La lettera di Natale

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di Andrea Oldani

Commedia di Natale in un solo atto, nata dalla lettura di un articolo sulla lettera scritta dalla piccola Virginia O'Hanlon al New York Sun nel 1897 e sulla successiva risposta del capo redattore del giornale Francis Pharcellus Church che è entrata negli annali del giornalismo.

Le lettere sono, pertanto, le uniche cose reali di questa favola di Natale, che ho voluto ambientare in tempi pseudomoderni, quando ancora usavamo la carta per trasmettere le nostre sensazioni.

La commedia ha debuttato a Marcallo con Casone (MI) il 07 dicembre 2014.


PERSONAGGI

Enzo: fattorino del Gazzettino

Anna: segretaria factotum

Direttore: direttore del Gazzettino

Franco: giornalista rampante


Atto Unico

Scena: redazione di giornale addobbata per le festività natalizie. Anna è già in scena e sta riordinano delle carte. Entra Enzo.

Enzo:         (entra dalla porta verso l'esterno, ha con se un sacco pieno di posta) Buongiorno Anna, già operativa?

Anna:        Buongiorno Enzo, naturalmente. Devo preparare tutto prima dell'arrivo del direttore. Ogni cosa al suo posto. Articoli da leggere, bozze, altri quotidiani, giusto per vedere cosa fa la concorrenza. Tutto in ordine, ogni cosa al suo posto.

Enzo:         Tu lo coccoli il direttore.

Anna:        Ma no. Però è giusto aiutarlo.

Enzo:         E io arrivo a scombussolarti i piani. Ecco un bel sacco di posta. (appoggia il sacco sulla scrivania) Mi chiedo perché la gente scriva ancora ai giornali.

Anna:        E non sai quanti lo fanno.

Enzo:         Eh lo so, lo so. Tutti i giorni arrivo con un bel sacco pieno. Quello che mi sfugge è il perché?

Anna:        Non so. Probabilmente per dire la loro opinione. Per sfogarsi. Per sentirsi vivi.

Enzo:         Sfogarsi? Addirittura.

Anna:        Eh, non sai quante lettere di insulti riceviamo.

Enzo:         Mah. Per fortuna il mio compito finisce con la consegna. Agli sfoghi risponderà il tuo direttore

Anna:        E non lo invidio.

Enzo:         E per Natale hai già deciso? Andrai da tua madre come al solito?

Anna:        Come ogni anno da mamma. Ne approfittiamo per rivedere tutti. Almeno una volta l'anno.

Enzo:         E per gustare la sua ottima cucina.

Anna:        Davvero, la cucina di mamma è sempre insuperabile.

Enzo:         Bravi, è quello che ci vuole. Noi invece andremo in montagna. Tempo permettendo.

Anna:        Bravo, porti anche le bimbe?

Enzo:         Sì. Così riusciamo a sfruttare un po' la casa. Se non lo facciamo in queste occasioni!

Anna:        E fate proprio bene.

Enzo:         Ora devo scappare, altrimenti in tipografia mi danno per disperso. Buona giornata.

Anna:        Buona giornata a te, Enzo. A presto.

(Enzo esce, Anna apre il sacco con le lettere)

Anna:        Enzo ha proprio ragione, le lettere sono davvero tante. Aumentano giorno dopo giorno. La gente si diverte proprio a scrivere al giornale. Diverte? Non so se sia la parola giusta. Scrive qualche insulto. Contro il governo, contro l'opposizione, contro il traffico, contro la nazionale di calcio. Si sfoga e poi dorme serena. E al povero direttore tocca leggerle tutte. Non lo invidio davvero.

Direttore: (entra dalla porta, ha guanti e cappotto) Brrr, che freddo. È arrivata presto la neve quest'anno. Buongiorno Anna.

Anna:        Buongiorno Direttore.

Direttore: (si toglie cappotto, cappello e guanti) Ci sono novità?

Anna:        Il solito. Qualche omicidio, furti, crisi di governo. Niente di nuovo.

Direttore: Nemmeno per Natale si danno una calmata.

Anna:        Pare proprio di no. E poi...

Direttore: Poi?

Anna:        Poi ci sarebbe anche qualche lettera.

Direttore: Qualche?

Anna:        (indica il mucchio di buste tolte dal sacco) Qualche...

Direttore: Però! Vedo che la verve poetica dei nostri amici non accenna a diminuire.

Anna:        A quanto pare.

Direttore: E va bene, mettiamoci subito al lavoro.

Anna:        Le porto un caffè?

Direttore: Volentieri, ti ringrazio. Ho proprio bisogno di scaldarmi un po'.

(Anna esce, il direttore inizia a sfogliare le carte sul tavolo)

Direttore: Sempre brutte notizie. Sempre lo stesso schifo. Questa società sta scivolando verso il baratro. Figlio uccide madre. Madre uccide padre. Padre uccide suocera. Bèh, forse qui l'attenuante possiamo anche dargliela. Furto in centro. Furto in periferia. Incidente, tre morti. Mi chiedo perché la gente compri ancora il giornale.

Anna:        (rientrando col caffè) Per abitudine.

Direttore: Abitudine?

Anna:        Abitudine, vizio. Lo chiami come preferisce. Caffè e giornale. In molti non ne possono fare a meno. (versa il caffè) Attenzione che scotta.

Direttore: Bèh, il caffè lo capisco. Soprattutto in giornate fredde come questa. Indispensabile per poter cominciare la giornata. Ma il giornale? Con queste notizie, poi.

Anna:        Ma la gente mica le legge le notizie.

Direttore: Come non legge le notizie?

Anna:        Ma vuole scherzare? Troppa fatica. Qualche titolone in prima pagina. Di quelli belli grandi. I risultati della propria squadra di pallone. E poi l'oroscopo.

Direttore: (sbigottito) Ah.

Anna:        Ah, e le lettere al direttore.

Direttore: Le lettere al direttore?

Anna:        Le lettere al direttore sono tra le più lette.

Direttore: Non prendermi in giro.

Anna:        Ma glielo assicuro.

Direttore: Ma chi vuole che legga queste lettere piene di rabbia ed astio, di superficialità, di spocchiosità. di... di...

Anna:        Nulla?

Direttore: Di nulla. La gente scrive ai direttori dei giornali per parlare di nulla. Dovrebbero sopprimerla come rubrica.

Anna:        La gente scrive perché si vuole sfogare.

Direttore: E proprio con me si vuole sfogare?

Anna:        Certo. E con chi altri?

Direttore: Direi che c'è l'imbarazzo della scelta.

Franco:     (entra dalla porta interna) Direttore carissimo, come sta.

Direttore: Bene Franco, bene.

Franco:     Anna, buongiorno. Tutto pronto per la partenza?

Anna:        Buongiorno, Franco. Sì. Partiremo nel primo pomeriggio. Subito dopo il lavoro.

Franco:     A casa da mamma, vero? Non oso pensare quali prelibatezze ha in serbo per il cenone.

Anna:        Eh, sì. Come ogni anno.

Franco:     Che meraviglia. Che meraviglia. E lei, direttore. Dove passerà il Natale?

Anna:        Franco!

Direttore: E dove vuoi che lo passerò? A casa. Da solo. Come ogni anno.

Anna:        Ecco...

Franco:     Mi scusi. Domanda inopportuna, ha ragione.

Direttore: Nessuna domanda inopportuna, non ti preoccupare. Solo una constatazione.

Franco:     Capisco.

Direttore: Comunque non siamo qui per parlare dei programmi di Natale. Hai completato i pezzi che ti avevo chiesto?

Franco:     Li sto finendo. Tra poco li avrà sulla sua scrivania.

Direttore:    Bene, che oggi voglio chiudere il tutto con un po' di anticipo. Domani è Natale ed è giusto che anche giù in tipografia se ne tornino a casa in orario decente.

Anna:        Giusto. (ritira il caffè)

Direttore: Quindi tutti al lavoro senza perdere ulteriore tempo prezioso.

Franco:     Al lavoro, al lavoro. (esce)

Anna:        Porto di là il caffè e torno subito, direttore.

Direttore: Non c'è fretta. Devo prima trovare la forza di affrontare queste. (indicando le lettere)

Anna:        Un minuto, solo un minuto e torno a farle da supporto.

Direttore: Morale o tecnico.

 Anna:        Facciamo tutti e due. (esce)

Direttore: Bravo. Proprio bravo. Così faccio la figuri del fifone. Dài. Coraggio. Prendiamone una. Mica mordono. Ecco. Un bel respiro. Tranquillo. Piano. Piano. Così (prende una lettera e squilla il telefono) Ahhh!!!

Anna:        (entra di corsa) È il telefono, è il telefono. Tutto sotto controllo. (risponde) Pronto. Sì. Chi lo desidera? Un attimo solo. È Bottazzini degli esteri. Glielo passo?

Direttore: Passamelo, passamelo. Tanto so già cosa vuole. (alza la cornetta) Pronto Bottazzini. Sì. Sì qui tutto bene. Sì ho visto il pezzo. Sì, dalle Barbados, un caso di omicidio. Ho visto. Sì. Sì sì va benissimo. Cosa? Come dici? Fa freddo Bottazzini, fa freddo. È la vigilia di Natale, come vuoi che sia il tempo? Eh? Ah, lì è caldo? Davvero? Bottazzini, toglimi una curiosità. Ma com'è che ogni Natale trovi un pezzo da scrivere in luoghi da sogno? Eh, Bottazzini? Lo scorso anno alle Mauritius, quello prima Cuba. Me la togli questa curiosità, Bottazzini? Eh... Pronto... Pronto... Ha riagganciato. Che nervoso mi fa venire questo.

Anna:        È Natale, signor direttore, non si innervosisca.

Direttore: Hai ragione Anna, è Natale, è Natale. Però qualcuno sembra non essersene accorto. (indicando le lettere)

Anna:        E come può saperlo? Magari sono tutte lettere di auguri.

Direttore: Auguri?

Anna:        Sì, auguri. Buon Natale, buone feste.

Direttore: Buone feste?

Anna:        Eh...

Direttore: Anna, in dieci anni che lavoro in questo posto gli unici auguri che ho ricevuto sono quelli di finire velocemente al...

Anna:        Ho capito, ho capito. Non aggiunga altro.

Direttore: Su, dài coraggio. Andiamo. Presa! (prende una lettera). Cosa potrà mai farmi, dopotutto.

Anna:        Bravo direttore.

Direttore: Non morde mica, no?

Anna:        Ma proprio no.

Direttore: Allora. Il signor... Marcello mi scrive. "Carissimo Direttore..."

Anna:        Vede? L'inizio è incoraggiante.

Direttore: "...le scrivo in merito al suo articolo del 12 ultimo scorso. E mi devo veramente congratulare con lei..."

Anna:        Ottimo!

Direttore: (si impettisce) "... per la sua classe, per la sua capacità, per il suo talento..."

Anna:        Ma che bello, meritatissimo! (applaude)

Direttore: "... per la sua abilità nel saper condensare, in un articolo, tutte quelle fesserie che ha scritto. Lei è un incapace..."

Anna:        Oh no!

Direttore: "un idiota, un vero e proprio..."

Anna:        (gli prende la lettera) Basta così, basta così! Passiamo alla prossima.

Direttore: Ma quale prossima? Cosa vuoi che cambi?

Anna:        Non può arrendersi dopo una sola lettera. È stato... sfortunato. Ecco, sì. Sfortunato è la parola giusta. (prende una lettera dal mucchio) Prenda questa e vedrà che andrà meglio.

Direttore: (apre la lettera, la guarda perplesso) Meglio, dici?

Anna:        No?

Direttore: Giudica tu. (rivolge il foglio verso il pubblico con un'enorme scritta "LADRI")

Anna:        No...

Direttore: Dobbiamo rassegnarci. O chiudiamo la rubrica o la censura farà chiudere noi.

Anna:        Sono solo due su... quante lettere abbiamo qui? Cinquanta? Cento?

Direttore: Sono tutte uguali Anna. Tutte. Dalla prima all'ultima.

Anna:        No! Non è così. Ne sono certa.

Direttore: Allora prova! Prendine una tu.

Anna:        Io?

Direttore: Sì. Coraggio. Fammi vedere cosa può fare il tuo ottimismo.

Anna:        Ma veramente.

Direttore: Ah! Ti tiri indietro eh?

Anna:        No. Ecco. Ne prendo una a caso. (prende una lettera)

Direttore: Vedrai che è come le altre.

Anna:        (apre la lettera, la legge, l'espressione da preoccupata passa a sorridente) No. Questa no.

Direttore: Cosa?

 Anna:        Non è come le altre. Ha visto che avevo ragione?

Direttore: Non è possibile. Fammi vedere. (le prende la lettera) Ma è una pubblicità di termosifoni!

Anna:        Le ho detto che non era come le altre.

Direttore: Ma così non vale!

Franco:     (entra) Ecco i pezzi che mi aveva chiesto. Puntuale come un orologio svizzero.

Direttore: Grazie Franco, lasciameli pure lì. Adesso gli do un'occhiata.

Anna:        No, adesso no. Adesso deve aprire altre lettere.

Direttore: No. Abbiamo detto basta con le lettere.

Anna:        Non abbiamo detto nulla di tutto ciò

Franco:     Che problema abbiamo con le lettere?

Direttore: (prende una lettera di quelle aperte e gliela passa) Tieni, leggi.

Franco:     (legge la lettera) Non capisco.

Direttore: Cosa non ti è chiaro?

Franco:     Dobbiamo prendere un termosifone?

Direttore: Cosa? (guarda le lettere) No, ho sbagliato. Tieni queste.

Franco:     (legge) Capisco. Ma lei non può farci nulla. È solo... È solo una valvola di sfogo.

Direttore:    Una valvola di sfogo? Una valvola di sfogo? E io con chi dovrei sfogarmi? Eh, a me non pensa mai nessuno? Nessuno? Cosa dovrei fare per sfogarmi? Dovrei chiamare Bottazzini alle Barbados? Eh, ditemelo voi. Io lo chiamo. Lo chiamo! (alza la cornetta senza fare il numero e grida) Bottazzini sei un idiota! (e si lascia andare sulla sedia)

Anna:        (dopo un attimo di silenzio) Ecco, ora che si è sfogato possiamo riprendere con le lettere.

Direttore: No.

Anna:        Non faccia i capricci.

Franco:     Su, su. Da bravo.

Direttore: No, No. Ho detto no.

Anna:        (prende una busta) Ecco che arriva l'aeroplano per il signor direttore. Chi vuole l'aeroplano. Eh? Chi vuole l'aeroplano?

Direttore: E va bene, va bene.

Franco:     Bravo direttore! E brava Anna!

Direttore: Ma solo una.

 Franco:    Come una?

Direttore: Una!

Anna:        E va bene, una.

Direttore: (apre una lettera e rimane fisso ad osservarla. La legge e la rilegge)

Franco:     Allora?

Anna:        C'è qualche problema?

Direttore: (resta in silenzio e continua a fissare la lettera)

Anna:        Direttore...

Direttore: (accartoccia la lettera e la getta a terra) È uno scherzo...

Franco:     Come?

Direttore: Uno stupido scherzo. Ne ho abbastanza di tutto questo.

Anna:        Ma come uno scherzo?

Direttore: Vogliono prendersi gioco di me. Non gli basta insultare. Ora vogliono burlarsi di me. Di noi. Di tutti. (esce dalla porta interna)

Franco:     Ma cosa c'era nella lettera?

Anna:        Non capisco. Lasciami vedere. (raccoglie la lettera accartocciata e la legge)

Franco:     Allora?

Anna:        Che carina.

Franco:     Carina?

Anna:        È bellissima. È dolcissima.

Franco:     O mio Dio, ora si mette a piangere.

Anna:        "Caro direttore, ho otto anni. Alcuni dei miei piccoli amici dicono che Babbo Natale non esiste. Mio papà mi ha detto: "Se lo vedi scritto sul Gazzettino, sarà vero". La prego di dirmi la verità: esiste Babbo Natale? Virginia"

Franco:     Cosa?

Anna:        È la lettera. Non la trovi tenerissima?

Franco:     Ahahahahah, ma è davvero uno scherzo.

Anna:        Non è uno scherzo. È la letterina di una bambina.

Franco:     La letterina di una bambina? Ma Anna, anche tu? È uno scherzo. Ha ragione il direttore.

Anna:        Non è uno scherzo, la piccola ha fatto una richiesta sensata. Credo la più sensata tra tutte le lettere presenti nel sacco. Il direttore dovrebbe risponderle.

Franco:     Risponderle? Risponderle? Sai quante risate? Dopo qualche giorno salterà fuori che a scriverla è stato un cinquantenne di Borgomanero. Te l'immagini la figu-raccia?

Anna:        Secondo me è vera.

Franco:     Ammettiamo che sia veramente una bambina. Ammettiamo per un istante che questa Virginia esista. Perché non ha scritto direttamente a Babbo Natale come fanno tutti i bambini?

Anna:        Bèh, perché... (si interrompe improvvisamente)

Franco:     Perché non esiste. Ecco perché.

Anna:        Non è vero.

Franco:     Ah, non è vero? Ah, quindi dobbiamo rispondere dicendo "Cara Virginia, Babbo Natale esiste." E giù tutti a ridere.

Anna:        Che ragionamento stupido.

Franco:     Stupido? Stupido? È stupido il fatto che stiamo qui a ragionare sopra una lettera fasulla. Questo sì che è stupido.

Anna:        Non è fasulla. Almeno.... Non credo lo sia.

Direttore: (entra) E ora mettiamoci seriamente al lavoro.

Franco:     Come le ho anticipato le ho portato i pezzi che mi ha chiesto.

Direttore: Li leggo subito. Così tengo la mente impegnata ed evito di arrabbiarmi nuovamente.

Franco:     Benissimo. Mi faccia sapere se occorre una modifica prima di mandarli in stampa.

Direttore: Non ti preoccupare. E grazie.

Franco:     Grazie a lei. A dopo. (esce)

(i due lavorano in silenzio per qualche istante, poi...)

Anna:        Direttore.

Direttore: Sì.

Anna:        Posso permettermi di dire una cosa?

Direttore: Dimmi.

Anna:        Secondo me sbaglia.

Direttore: In merito a cosa?

Anna:        Alla lettera.

Direttore: Non torniamo sul discorso. Per favore.

Anna:        Ho espresso solo la mia opinione. Forse non era richiesta. Ma non importa.

Direttore: Ti ringrazio per la tua opinione ma il capitolo è chiuso.

Anna:        D'accordo. (riprende a sistemare dei fogli, dopo qualche istante riprende) Però...

Direttore: Avevamo detto "capitolo chiuso".

Anna:        Mi scusi ma, anche per un solo istante, si è mai posto il dubbio che possa essere vera?

Direttore: Sì, me lo sono posto.

Anna:        Bene.

Direttore: Anzi, ti dirò di più. Io ho quasi la certezza che quella lettera sia vera.

Anna:        E allora perché non risponde?

Direttore: Già, perché?

Anna:        Lo chiedo a lei.

Direttore: Vedi Anna, non rispondo perché il mondo è dominato dai "piccoli amici".

Anna:        Piccoli amici? Non capisco.

Direttore: Come li ha chiamati Virginia. I "piccoli amici", quelli che non credono nell'esistenza di Babbo Natale. E non solo non ci credono. Non sono contenti solo di questo. Ci tengono anche a fartelo sapere. Capisci quello che ti sto dicendo?

Anna:        Credo di sì.

Direttore: Ne hai parlato con Franco, vero?

Anna:        Sì.

Direttore: E lui cosa ne pensa?

Anna:        Lui...

Direttore: Sì?

Anna:        Credo che lui sia un "Piccolo amico"...

Direttore: E come lui in tanti. Attendono al varco, una tua debolezza, un tuo vacillare, e sono pronti a saltarti addosso. Ad additarti. Vedi Anna, qualsiasi cosa rispondessi alla piccola Virginia sarebbe per loro occasione di critica, di scherno. Per questo è più comodo pensate che Virginia non esista. Che sia una burla, uno scherzo. Tutto qui.

Anna:        C'è solo un piccolo problema...

Direttore: Che Virginia esiste...

Anna:        E attende le sue parole. I suoi timori sono più forti della possibilità di deluderla?

Direttore: Virginia capirà che il mondo dei grandi è crudele. E questo è il primo passo.

Anna:        Però non è giusto.

Direttore: È così Anna, il mondo non può sempre essere giusto. E ora cerchiamo di chiudere questo numero e di andarcene tutti a casa. Domani è Natale, e tu devi partire con la famiglia questo pomeriggio.

Anna:        Sì, appena dopo il lavoro.

Direttore: Allora sbrighiamoci. Abbiamo tutti bisogno di qualche giorno di ferie.

Anna:        I suoi "qualche giorno di ferie" si ridurrà ad uno solo, la conosco troppo bene.

Direttore: E forse hai ragione.

Anna:        Ed è proprio perché la conosco bene che so che non lascerà cadere la richiesta nel vuoto.

Direttore: Quale richiesta?

Anna:        Lo sa benissimo.

Direttore: Io non so proprio nulla.

Anna:        Non ci casco, so che risponderà alla piccola Virginia.

Direttore: Tu vuoi proprio farmi arrabbiare anche la vigilia di Natale?

Anna:        Non si arrabbierà, signor Direttore. Comunque, se preferisce non ne parlo più.

Direttore: Brava.

Franco:     (rientrando) Allora, allora? Come sono i miei pezzi? Vanno bene.

Direttore: Sì, Franco. Vanno bene. Grazie.

Franco:     Tutto qui?

Direttore: Tutto qui Franco. Per caso volevi il Pulitzer?

Franco:     No, però...

Direttore: Vanno bene e ho già messo l'approvazione alla stampa. Non ti preoccupare.

Franco:     Ma...

Direttore: Cosa "ma"?

Franco:     Li ha letti?

Direttore: No, non li ho letti. Conosco il tuo lavoro e mi fido. Non li ho letti.

Franco:     Io lo so perché non li ha letti.

Direttore: Cosa sei diventato, un paragnosta? Eh? E sentiamo, allora: perché mai non li avrei letti?

Franco:     Perché sta ancora pensando alla lettera della bimba.

Direttore: Non sto pensando ad alcuna lettera.

Anna:        Direttore non menta.

Direttore: Ma vi siete coalizzati contro di me? Ma bravi. Complimenti.

Anna:        Signor direttore, perché non risponde? Dopotutto è una lettrice come tutti gli altri.

Franco:     Rispondere? Ma non diciamo fesserie.

Anna:        Non sono fesserie. Lo sai come la penso.

Franco:     Lo so, ed è per questo che dico che sono fesserie.

Anna:        Deve rispondere!

Franco:     Non deve rispondere!

Direttore: Allora! La finiamo? Mi sembrate l'angioletto e il diavoletto delle vignette umoristiche. Ho riflettuto. Ho pesato le due opzioni. Ho ponderato le scelte...

Anna:        E?

Direttore: E ho deciso.

Franco:     Cosa?

Direttore: Non risponderò.

Anna:        No...

Franco:       Ottima scelta!

Anna:        Ma perché?

Direttore: Non c'è un perché, o forse ce ne sono troppi. Credimi Anna. È meglio così.

Franco:     Questa è una scelta molto intelligente.

Direttore: Non so se sia intelligente o meno. Sicuramente è saggia.

Anna:        Non è una scelta saggia. Non vedo nulla di saggio nel deludere una bimba. Proprio il giorno di Natale, poi.

Franco:     Ma quale bimba? È uno scherzo. Non hai ancora capito. Questa parla ancora di bimba. Apri gli occhi. Glielo dica direttore.

Direttore: Non lo so. Può essere come può non essere.

Anna:        Lei sa che lo è. Lo sa benissimo.

Direttore: Ho deciso di non rispondere. E su questo sono irremovibile. E da questo momento vi ordino di non parlare più dell'argomento. Avanti. Abbiamo pochi minuti e un'edizione da chiudere.

Franco:     Io avrei finito.

Direttore: Allora puoi andare.

Franco:     Vuole una mano per la rubrica della posta? Ha scelto a quale rispondere?

Direttore: Non risponderò ad alcuna lettera. E forse non risponderò più. Non mi piace la deriva che ha preso la rubrica.

Anna:        Ma non può interrompere così la rubrica.

Direttore: Era un po' che ci stavo pensando e credo che oggi abbiamo toccato il limite. È il momento di dire basta.

Franco:     Discutibile ma condivisibile.

Direttore: E ora voglio la bozza da spedire in tipografia e poi, buone vacanze a tutti.

Anna:        (guarda l'orologio) Eh sì, si è fatta l'ora.

Franco:     Bèh, a questo punto, se nessuno ha qualcosa in contrario io me ne andrei.

Direttore: Nulla in contrario, Franco. Vai pure. E Buon Natale.

Franco:     Buon Natale anche a lei, e se non ha nulla da fare la aspettiamo da noi per Santo Stefano.

Direttore: Siete molto gentili, ma ho delle cose da sbrigare.

Anna:        Direttore, è Natale. Non vorrà passare tutte le feste da solo, o al lavoro?

Franco:     Davvero, saremmo lieti di averla con noi.

Direttore: Ci penserò.

Franco:     Ci conto. Buone feste a tutti. (esce)

Anna:        Buone Feste. Sono contenta che passerà le feste con Franco.

Direttore: Non ho ancora deciso.

Anna:        Sì che ha deciso.

Direttore: Anna, oggi hai deciso di personificare la mia coscienza?

Anna:        È che ormai ho imparato a conoscerla bene.

Direttore: Intendi dire che sono troppo prevedibile.

Anna:        Prevedibile no, ma so per certo che chiamerà Franco per Santo Stefano e...

Direttore: E?

Anna:        E che scriverà la risposta alla piccola Virginia.

Direttore: Avevamo detto argomento chiuso!

Anna:        Sì, sì. Argomento chiuso. Chiedo perdono.

Direttore: Perdonata.

Anna:        Ora mi scusi ma partirei anch'io. Ci aspetta un bel viaggio.

Direttore: Vai pure. Divertitevi e riposatevi. Buon Natale Anna.

Anna:        Buon Natale, signor Direttore.

(Anna esce, il Direttore rimane solo nell'ufficio)

Enzo:         (entra) Signor Direttore, è ancora qui?

Direttore: Ciao Enzo, sì volevo finire un'ultima cosa.

Enzo:         Devo ritirare le bozze da portare in stampa.

Direttore: Lasciamele ancora un attimo. Pochi minuti.

Enzo:         Allora ritorno dopo.

Direttore: Grazie. Ah, Enzo.

Enzo:         Mi dica.

Direttore: Se non ci vediamo ti auguro Buon Natale. A te e a tutta la famiglia.

Enzo:         Anche a lei Direttore. Anche a lei. (esce)

(Il direttore fissa la macchina da scrivere, si siede, le luci si abbassano. Inizia a battere sui tasti.)

Direttore: Cara Virginia, i tuoi amici si sbagliano. Sono stati contagiati dallo scetticismo tipico di questa era piena di scettici. Non credono a nulla se non a quello che vedono. Credono che niente possa esistere se non è comprensibile alle loro piccole menti. Tutte le menti, Virginia, sia degli uomini che dei bambini, sono piccole. In questo nostro grande universo, l'uomo ha l'intelletto di un semplice insetto, di una formica, se lo paragoniamo al mondo senza confini che lo circonda e se lo misuriamo dall'intelligenza che dimostra nel cercare di afferrare la verità e la conoscenza.

Sì, Virginia, Babbo Natale esiste. Esiste così come esistono l'amore, la generosità e la devozione, e tu sai che abbondano per dare alla tua vita bellezza e gioia. Cielo, come sarebbe triste il mondo se Babbo Natale non esistesse! Sarebbe triste anche se non esistessero delle Virginie. Non ci sarebbe nessuna fede infantile, né poesia, né romanticismo a rendere sopportabile la nostra esistenza. Non avremmo altra gioia se non quella dei sensi e della vista. La luce eterna con cui l'infanzia riempie il mondo si spegnerebbe. Non credere in Babbo Natale è come non credere alle fate! Puoi anche chiedere a tuo padre che mandi delle persone a tenere d'occhio tutti i comignoli del mondo per vederlo, ma se anche nessuno lo vedesse venire giù, che cosa avrebbero provato? Nessuno vede Babbo Natale, ma non significa che non esista. Le cose più vere del mondo sono proprio quelle che né i bimbi né I grandi riescono a vedere, Hai mai visto le fate ballare sul prato? Naturalmente no, ma questa non è la prova che non siano veramente lì. Nessuno può concepire o immaginare tutte le meraviglie del mondo che non si possono vedere. Puoi rompere a metà il sonaglio dei bebè e vedere da dove viene il suo rumore, ma esiste un velo che ricopre il mondo invisibile che nemmeno l'uomo più forte, nemmeno la forza di tutti gli uomini più forti del mondo, potrebbe strappare. Solo la fede, la poesia, l'amore possono spostare quella tenda e mostrare la bellezza e la meraviglia che nasconde. Ma è tutto vero? Ah, Virginia, in tutto il mondo non esiste nient'altro di più vero e durevole. Nessun Babbo Natale? Grazie a Dio lui è vivo e vivrà per sempre. Anche tra mille anni, Virginia, dieci volte diecimila anni da ora, continuerà a far felici i cuori dei bambini. Buon Natale.

F i n e