La lezione di inglese

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LA LEZIONE D'INGLESE

                      LA LEZIONE D'INGLESE

di

Astrid Agius & Gennaro Francione

        Una veranda di stile alpino con mobili di noce chiaro che dà su un giardino.

        A sinistra una credenza con vetri e una sedia a dondolo. A fianco un albero di Natale illuminato. In angolo un pendolo.

        A destra una libreria con sopra uno specchio, una televisione d'angolo, due poltroncine di vimini, un tronco di pino con sopra un telefono e  accanto penne.

        Sul tavolo di noce chiaro un libro, fogli, penne, matite. Astrid, la bella insegnante maltese bionda di mezza età, sta preparando un vaso con fiori.

        Bussano alla porta e Astrid va ad aprire, lasciando entrare Marisa una signora anziana sui 65 anni, capelli corti, mesciati, naso affilato, rossetto mal messo sulle labbra sottili. Indossa una pelliccia, un goffo cappellino e sotto due scarpe di ginnastica di due misure superiori alla sua.

ASTRID(con tipica inflessione di madrelingua):

  

        Oh Marisa eccoti qua!

MARISA(baciando Astrid):

        Scusami sono un po' in ritardo.

ASTRID:

        Non ti preoccupare!  Mettevo  a posto la veranda nel frattempo...

MARISA:

        Ecco Astrid, questo è per te. Ti ho portato il tronchetto della felicità, per il Natale.

ASTRID:

        Grazie, che bello! Thank you very much indeed.

MARISA:

        Indeed.

ASTRID:

        Indeed.

MARISA(scartocciando un altro pacchetto):

        E poi una bella crostata per te. Marmellata di albicocca... La facciamo noi. Ma dal Trentino ti porterò lo strudel, che pure è buono, come fatto in casa.

ASTRID:

        Grazie. Per crostata di marmellata. Mi piace lo strudel. (Avvicinandosi all'albero di Natale, seguita da Marisa) Ecco metto i tuoi doni vicino all'albero.

MARISA(guardando l'albero):

        Indeed. Che bell'albero!

ASTRID:

        L'ha fatto mio marito Renzo. Lui ci ha la passione.

MARISA:

        Beata te, col marito giovane. Il secondo bel marito. Il mio è uno solo, ed è pure vecchio e decrepito(ride in maniera in modo nevrotico).

ASTRID:

        Ma che dici. Hai un bel marito... Vieni dammi la pelliccia(aiuta Marisa a togliersi la pelliccia riponendola sulla poltrona, dove pure Marisa sistema il cappellino)e cominciamo subito la lezione, se non come l'altra volta l'ora passa e tu non impari nulla.

        Le due si accomodano a tavola.

ASTRID:

        Hai fatto mesce?

MARISA(toccandosi i capelli):

        Sì. Sono brutte?

ASTRID:

        No, no sono belle!

MARISA:

        La parrucchiera mi ha consigliato di fare le mesce così non c'è bisogno di andarci ogni quattro settimane.

ASTRID:

        Com'è la tua crescita?

MARISA:

        Lenta.

ASTRID:

        Allora come la mia. (Mostrando la testa). Guarda me io sono sei settimane che non faccio colore e vado bene.

MARISA:

        Tu sei bella! Stai sempre bene. Io devo pagare 80.000 lire di mesce per stare benino.

ASTRID:

        Anche tu sei bella pure senza mesce. Non dare retta ai parrucchieri che sono ladri.

MARISA(guardando tra i capeli di Astrid):

        Guarda tu qua davanti hai alcuni pezzi più chiari degli altri.

ASTRID:

        Sai perché? Perché sono bianchi. Tu non ne hai.

MARISA:

        No, no. Io ci ho rughe. Meglio i capelli bianchi che le rughe!

        Astrid sorride e prepara il libro, mentre Marisa rovista nella borsetta.

MARISA:

        Mio marito m'ha fatto... gli occhiali. Scommetto che per colpa sua li ho dimenticati.

        Cerca gli occhiali e li trova.

MARISA:

        Ah! Hai visto quel signore di mio marito? Mi ha sempre impedito di guidare. Si fa prendere i dolori quando mi deve accompagnare in qualche posto. Non sto bene. Mi sto rovinando la salute... Così sono venuta a piedi con questo freddo... ma almeno dovrebbe venire  a prendermi.

        Marisa tira fuori dalla borsetta un registratore portatile con cassette, un quaderno, una penna.

        Marisa ha la mania delle caramelle Victor's alla menta per respirare meglio, essendo presa come da mancanza d'aria. Ne offre ad Astrid che ora accetta ma poi rifiuterà cortesemente. Marisa getta la borsa sulla poltrona.

MARISA(masticando la caramella  e respirando, mentre armeggia col registratore):

        Brutta infanzia ho avuto io e brutto matrimonio. Erano altri tempi quelli, dopo la guerra. Con questa mentalità con quel padrino del sud, un pugliese, con l'idea bislacca che la donna deve stare solo a casa... ma i soldi della figliastra(si batte il petto) li prendeva e come! Ho lavorato da giovane io e volevo studiare, ma lui, il patrigno, me l'ha impedito(Pausa) Dico, me ne scappo. Prendo il primo che trovo e vado via da questo qui. Il marito non è che l'ho scelto male. Diciamo la verità, come l'hai detta tu, è un bell'uomo, ma silenzioso, riservato. A me piaceva un altro, sì, sì. E lui contraccambiava... (Sforzandosi con gli occhi)Pensa un po' mi ha chiesto d'incontrarlo e non sono andata all'appuntamento... (Ridacchia)

 

ASTRID:

        Perché no se ti piaceva e lui reciprocava?

MARISA:

        Perché avevo un vestito solo, che lavavo e stiravo... fino a farlo diventare brillante, lucido, luci,.. consumato. Ma era sempre lo stesso. Quello del lavoro... Avevo vergogna e ho lasciato perdere... che tragedia. Pensa un po'... io lavoravo - avevo vinto un concorso al ministero - e il patrigno mi portava via tutti soldi e non potevo comprare i vestiti.

        Poi avrei potuto lavorare da sposata, guadagnare per me da affrancata, ma mio marito non ha voluto che lavorassi proprio. Niente lavoro, niente soldi!

ASTRID(indicando i quattro libri sul tavolo):

        Ora facciamo la lezione, Marisa. Ther'are four storys on the table. Marisa, choose one of them and tell me the story in your own werds.

MARISA(indicando il libro di "Oscar Orange"[1], con pronuncia forzata, come dei bambini, caricata):

     I like this this... Allora... Acc... sai tre giorno fa mi hanno scippato la borsa con tutti gli occhiali...(Tira fuori dalla borsetta occhiali grezzi che inforca cercando invano di leggere sul libro)Ho comprato questi, terza misura, in farmacia ma non ci vedo quasi nulla!

     Astrid tira da sotto il tavolo un leggio  e vi poggia sopra il libro.

ASTRID:

     Prova così...

MARISA:

     Sì, va meglio. (Sforzandosi di leggere) I like this this...

ASTRID:

     Non non ce la fai proprio.

MARISA:

     Non leggo bene. I... i... i... Non vedo bene...

ASTRID:

     Allora devi fare una vista oculistica.

MARISA:

     L'ho fatta. L'ipermetropia è raddoppiata..

ASTRID:

     Allora hai bisogno di un altro paio di occhiali...

MARISA(tira fuori dalla borstetta un altro paio di occhiali consuemti):

     No non ce n'è bisogno. Metto un paio di occhiali sull'altro. Sono quelli vecchi...

ASTRID(ridendo):

     Ah! Marisa...

MARISA:

     So. Oscar, okay?

ASTRID:

     Okay. Who is Oscar, Marisa. (Marisa distratta guarda fuori, giocherellando coi doppi occhiali) Wh's Oscar? Marisa, who is Oscar?

MARISA(forzatissimo, con la faccia quasi su quella di Astrid):

     Oh yes! Orange!

ASTRID(battendo le mani):

     Articolo!

MARISA:

     An orange.

ASTRID:

     And...

MARISA:

     Oscar is not happy.

ASTRID:

     Why?

MARISA(con la mano scendendo sul tavolo  a indicare una cosa piccola):

     It's was short. (Pronunciando staccato e forzato)I wanted  be grow toller. Comparativo di tall!

ASTRID:

     Brava Marisa e... facciamo la grammatica... superlativo?

MARISA:

     Tollest! Toll, toller, tollest... Lo so bene perché conosco la grammatica italiana. Sì. Sì sì facciamo grammatica. La so bene. Mi piaceva studiare. Avrei voluto continuare dopo la terza media latino, italiano... sono brava io. Quando uno è bravo nella propria lingua capisce anche le altre. Mi piace! Mi piace! Mi piace!  Vuol dire tanto sapere l'italiano così si può imparare molto!

ASTRID:

     Brava! (Indicando il libro) Carry on! Continua.

MARISA:

    

     So i has many ideas.

ASTRID:

     No: aideas.

MARISA:

     Aideas. I may put his shoos...

ASTRID:

     His. Eus.

ASTRID:

     Dai Marisa pronuncia be. A, e, i, o, ooooh...

MARISA(grottesca, piena di smorfie):

     A, e, i, o, ooooh... Certo è strano quest'inglese.

MARISA(soffiando come asmatica):

     Ooh... Ooh... Ooh... under manure. Yes, yes.

    

ASTRID:

     Little manure?

MARISA:

     No.(Guardando fuori) Heap of manure. Montagna.

    

ASTRID:

     No. What's the mean of manure?

MARISA:

     Concime. Così cresce, cresce... (indica con la mano la bassezza) but it's remain short.

ASTRID:

  

     Aspetta Marisa facciamo una geometria della storiella e poi cerca di dire tutto. 

MARISA:

     Va bene.

ASTRID:

     Allora, Oscar è un'arancia e siccome ha il complesso di essere corto vuol crescere a qualsiasi costo e ha molte idee. Prima pensa di seppellire le scarpe sotto il concime così il giorno crescerà. Prova  e niente. Pensa allora di rimanere appeso per le braccia a un ramo per ore e ore così diventerà sicuramente più lungo e anche così fallisce. Rimanendo appeso ha solo l'effetto di farsi rosso rosso. His face gets  redder and redder.

MARISA:

     Redder and redder.

MARISA:

     Due volte?

ASTRID:

     Sì due volte. E' l'inglese.

MARISA:

     Mi piace! Mi piace ! Mi piace! L'inglese è bello, non l'americano che è volgare e non si capisce niente. L'inglese è bello come te, Astrid. Tu sei veramente una bella donna. Tu sai che ci hai?... Hai classe!

ASTRID:

     Anche tu hai classe Marisa.

MARISA(accavalla le belle gambe e se le guarda):

     Avevo classe... ma quello là... mi ha fatto perdere tutta lo charms.

ASTRID:

     Sei d'accordo che con la classe si nasce... che la classe non si acquista?

MARISA(guardando fisso Astrid):

     Certo, certo. Tuo marito ha saputo scegliere... che  bella donna!

ASTRID:

     Mia nonna materna apparteneva all'aristocrazia di Malta...

MARISA:

     Ah i cavalieri di Malta... Che razza! Anche i parenti di mia nonna appartenevano all'aristocrazia di Napoli. Mio nonno passava per via Roma  e tutti: "Cavaliere! Cavaliere! Che piacere vedervi! Forza Savoia!". Ma quello lì... il marito,  quel Renzo, lo odio. (Alzandosi e battendo sui piedi) Ti odio! Ti odio! Ti odio!

ASTRID:

     No, non così. Odiare molto  non produce niente, Marisa(Si alza e la fa sedere).

MARISA:

     No, no... E' vero, farò come fai tu. Tu sei positiva e bella.

ASTRID:

     Anche tu sei bella, Marisa.

MARISA:

     Credi?

ASTRID:

     Sì, te l'ho detto. (Si alza) Solo che stai meglio con le gonne che coi pantaloni(tira il pantalone all'altezza dei fianchi)perché vedi, qua è largo. Anche il petto è largo.

MARISA:

     Io ero una grande soprano. (Accenna un gorgheggio) Ma lui il patrigno non voleva farmi fare scuola con questa bella voce che avevo....

ASTRID:

     Sì hai una bella voce, ma con la gonna nei fianchi sarai ancora più bella.

MARISA:

     Ah si?!

ASTRID:

     Sì. E poi devi fare così(fa flessioni ritmate canticchiando).

MARISA(alzandosi e mettendosi al fianco di Astrid):

     Come si fa?

ASTRID:

     Lift up(alza le braccia), stretch(fa stiramenti, imitata goffamente da Marisa) così senti la vita che rientra.

MARISA(goffa scimmiottando i movimenti):

     Vero, rientra. Indeed.

ASTRID:

     Op, op.

MARISA(continuando a scimmiottare):

     Perché non venite tu e tuo marito da noi, a capodanno.

ASTRID:

     Dove?

MARISA:     

     In montagna. Noi abbiamo una bella casa in Trentino... Una bella casa con attico e superattico. Devi vedere com'è bello quando la neve scende giù  a fiotti e imbianca tutti gli alberi.  Bianco, bianco, bianco e anche le cascatelle dei ruscelli si ammantano di candore... Trentino... Val di Non. Felicità.

     (Declamando)

        Rinnovata dalle membra del ciel

     la girandola protende al creato.

     Variopinta, suggestiva, maestosa.

     E la casa inghirlanda festosa

     più leggiadro fa l'arcobleno,

     poi illumina una nuvola rosa

     che  vezzosa, convola al sereno.

     Viva musica della natura,

     singolare nella sua unicità,

     simultanea ai raggi di luna

     si diffonde con semplicità,

     galeotta, invita al piacere.

     Se altero amore regnerà

     ineluttabile perdurerà

     così statica felicità!

ASTRID:

     Bella. (Pausa) Non sappiamo sciare.

MARISA:

     Non importa. C'è neve, tanta neve bella.

ASTRID:

     Vedremo. Chiederò a mio marito... sai lui è del sud e preferisce il sole e i posti caldi...

MARISA:

     Abbiamo i riscaldamenti a pieno ritmo!

ASTRID:

     Dentro, ma fuori?

MARISA:

     Se no, potete venire col tempo bello quando escono fiorellini gialli... Andremo a raccogliere funghi porcini. Grossi così, grossi e saporiti...

ASTRID(smette di fare flessioni imitata da Marisa):

     Vedremo.  Sono contenta che sei è venuta oggi. Ho lasciato il messaggio in segreteria ieri e pensavo non venissi.

     Le due donne si risiedono.

MARISA:

     Sì, non c'eravamo, io e mio marito siamo andati a portare i fiori sulla tomba di mia figlia al cimitero.

ASTRID:

     Oh!

MARISA:

     Era bella mia figlia Daniela. Tanto bella che il fidanzato, innamorata, le stava  vicino, la baciava, la piangeva sino all'ultimo.

ASTRID:

     E' una storia dolorosa. Com'è successo, Marisa...

MARISA:

     Sì, dolorosa... A tredici anni Daniela ebbe un incidente col motorino guidato da una sua amica. Lei stava dietro, fu sbalzata  e colpì una macchina. In quel momento i medici non diagnosticarono nulla. Dico io benedetti uomini, vi limitate a fare una lastra. Perché non avete fatto una tac?

ASTRID:

     Tu non l'hai chiesto?

MARISA:

     E io cosa ne potevo sapere cara mia! Dopo un anno  e mezzo cominciò a svenire. Dicevano i professori che era lo stress. E lei: "Mamma, stress di che? Io sono felice, serena...". Era un tumore piccolo, piccolo, maligno, Astrid... Le diede tanti anni di vita ancora ma fu inesorabile. Non la videro i medici, quella punta di male. Poi se ne accorsero quando si fece un po' più grande. La operarono e stava bene. "Mama, sono guarita! Sono guarita!" gridava felice. Per un po'... poi si paralizzò alla parte destra. Ancora operata, operata operata... (Piangendo)Abbiamo girato tutto il mondo. Alla fine un pezzo di ragazza la dovevamo portare a spalla. E lei con un fil di voce gridava: "Perché proprio io? Che ho fatto di male"(Astrid asciuga le lacrime a Marisa, carezzandola). Quando Daniela è andata in coma (imita goffamente il coma con strabuzzamenti degli occhi e dondolii del viso) c'era tanto da fare. Anch'io ho avuto il mio calvario e da allora anche mio marito. Fu dai tempi di Daniela che non lo volevo più e lui non voleva me. "Pensa a Daniela. La medicina per Daniela. Dottore come sta Daniela. Andiamo all'ospedale. Chiama il medico....". E poi ogni piccola fuscello sembrava un trave... Lui crollò. Non ce la faceva più. Andava a prendere un panino  e tornava dopo un'ora. Ma si può fare così con una figlia che muore, una moglie estenuata...  "Abbi pietà di me, marito. Anch'io ho il mio calvario.  Credimi Astrid si aveva tanto bisogno de Il sole che scalda.

     (Declamando)

     Ride beffarda della sua natura

     tanto brutale avida sventura,

     tutta fatale aleggia, turpe il manto.

     Fiere battaglie coglie

     e duolo e pianto.

     Furace afferra le gaie primavere...

     Smorzandone beltà  di prime ebbrezze

     vuole ronzare a quelle giovinezze

     ancora profumate di chimere,

     ché ai dolci sogni,

     ghignerà  incertezze.

     Sommessamente sale una preghiera

     dal gramo labbro già una madre altera:

     l'insigne prece allevierà quel cuore,

     più supplice... del mistico dolore.

     Si forgeran così promesse vere

     tra perle intrise.... piene di candore

     e, scorreranno più imploranti le parole!

     Ma una sola

     sarà grande come il mare:

     l'angelo della casa vuole dare...

     quella radiosità del focolare.

ASTRID(applaudendo, commossa):

     Brava, Marisa. Brava.

MARISA:

     E poi... se colpa c'era era sua, di mio marito. Poveraccio anche lui, madre e sorella morte di tumore.

ASTRID:

     Era il destino. Fa male cercare le cause dei  mali a tutto e attribuirle a se stessi o a chi si ama. E Stefania?

MARISA:

     C'era Stefania, l'altra mia figlia, ad aiutarmi...   Stefania aiutava la sorella a sentire musica, a farle i capelli, a vedere un video insieme ma non aiutava Marisa. Non importa Stefania, basta che dai conforto a Daniela, e se pure mi maltratti o sei indifferente io sono contenta. (Pausa) Stefania la sedia a rotelle... portiamola in clinica! Stefania, Stefania, Stefania! (Esce qualche lacrima e si asciuga)Sentivo un gran sollievo dopo ch'era morta... Astrid, non ce la facevo più(Piange).

ASTRID(commossa, dopo una carezza lieve):

     Tu parli molto, Marisa. E poi parli di cose che ti fanno male, anche se belle... Così la lezione di un'ora durerà solo five minutes.

MARISA:

     Parlo molto perché a casa mia lo faccio di rado. Mio marito Renzo è muto. Qualche volta esco in giardino  e parlo alle stelle, parlo a Daniela. Con lei il dialogo non finisce mai.  Mi sembra di vederla ancora lei e Mariano, là sotto la luna argentata, a tenersi per mano, a baciarsi, dondolando sull'altalena davanti  a questi miei occhi pieni di felicità.  Li vidi e filtrata dal cristallo della loro tenerezza mano a mano scorsi l'Immensità.

     (Declamando)

     Aiuto chiedo alle stelle del cielo,

     che mi regalino ancora per ora

     un luminoso colore vero

     intenso, vivo, quasi irreale

     eppoi lo prestino a tutte le cose:

     a  brune chine o a olle chiare.

     E  all'avvincente azzurro del mare,

     per fare bello un amore sincero:

     i cari momenti più' trasparenti.

     Aiuto chiedo anche alla luna:

     essa mi serve piena di miele.

     Ammaliatrice, ammiccante, felice

     a propinare soavi chimere,

     sempre in simbiosi di puri valori

     per auspicar gioia e splendori.

     Vedo sorridere l'astro d'argento

     alle premesse più ardite del cuore:

     cela, sornione, le fiabe dorate

     di fate, castelli, di principi azzurri.

       Ataviche storie di candore...

     d'innamorati pargoli ed ave

     e di chi aspiri al dolce tepore

     d'una cornice "tutta  d'amore"!

ASTRID(applaudendo, commossa):

     Brava, Marisa. Brava.

MARISA:

     Io scrivevo poesie mentre mia figlia viveva, quando stava morendo. Poi è morta e non sono riuscita a scrivere più niente. E' come se la mia anima con la speranza spenta si fosse fermata non riuscendo più a percepire certi caldi feeling con le cose che ti circondano. Io parlavo col cuore con le poesie con Daniela, e parlo ancora adesso ma la poesia è finita. Solo il fidanzato ancora chiama, viene da noi, porta fiori sulla tomba... povero caro.

ASTRID:

     E con Stefania, c'è dialogo?

MARISA:     

     Daniela era dolce con lei avevo feeling. Questo maglione è suo, vedi... Ma Stefania alza le mani su di me e su suo padre!

ASTRID:

     Addirittura.

ASTRID:

     Sì, mia figlia Stefania si è sposata prima del tempo. Era incinta. Fortunatamente con un laureato, Marco... Anche se lui... aveva in testa l'impresa... Una fabbrica di pastasciutta andata in fallimento. Lui non voleva lavorare manualmente e allora si sono trasferiti in America, a Miami.

ASTRID:

     Stanno bene là, ora?

MARISA:     

     Mica tanto... Ma io perché imparo l'inglese? Sembra che Stefania voglia separarsi.

ASTRID:

     Addirittura!

MARISA:

     Mia figlia... divorzia c'è il governo federale di mezzo per i bambini... hanno tre bambini loro... e i genitori devono mettere una firma... così i bambini possono varcare la frontiera. Ma c'è un imbroglio (Sottovoce complice) Roba federale... Lui non ha la residenza. E' italiano... se viene fuori st'imbroglio lo mandano via subito. 

ASTRID:

     Perché non lo mettete voi in carcere, così vi liberate di lui!

MARISA:

     Dovrebbero... Dovremmo... Io dico a mia figlia: ma perché non va a lavorare. Santo ragazzo perché non vuoi lavorare? Dobbiamo mantenere sempre noi i tuoi figli? Noi siamo una famiglia integerrima... In questi tredici anni ti avremo mandato minimo 120 milioni in lire che in dollari non so quanto sono per non parlare della perdita sul cambio. Solo ora per Natale gli avrò mandato 3.500.000.  Noi siamo una famiglia integerrima...

ASTRID:

     Cos'è integerrimo? Non conosco questa parola.

MARISA:

     Senza macchia, Astrid. E la colpa ce l'ha quello là. Tua madre santo ragazzo ha un deposito di acqua e pesce e surgelati italiani. Vai a lavorare con lei e guadagni 1.000 dollari al mese e mantieni i bambini.

ASTRID:

     E' immaturo...

MARISA:

     Sono immaturi lui e  mia figlia.

ASTRID:

     Tua figlia lavora?

MARISA:

     Piccole lavoretti ma Stefania ha le mani bucate. Manca da mangiare ai bambini e compra le candele. La rimprovero  e mi dice: "Mamma per due dollari!". Due dollari  oggi, due dollari domani... Mia cara tu sai che la sera ci arrangiamo con cappuccino  e dei biscotti per mandare soldi a loro. (Pausa) Sto fatto del divorzio mi preoccupa...

ASTRID:

     Qualche volta le cose si aggiustano da sole.

MARISA:

     Io sono nata sotto una cattiva stella. Quando le cose nascono male...

ASTRID:

     Dai, pensa positivo.

MARISA:

     Sì. Io scappo via di casa. Dopo tutto quel che ho passato, non ce la faccio più. Pensa: prendersi cura di tre bambini!

ASTRID:

     Non prenderti troppa cura. Se Stefania viene ci pensa lei ai bambini, sa in che condizioni sei. Lavora, fa soldi e paga una    baby sitter. Tu sarai tranquilla...

ASTRID:

     Oh come sei brava! Come la fai facile tu... Io non ci arrivo a soluzioni così semplici e mi dispero. Appena so la cosa chiamo il padre che sta là sopra in mansarda e gli dico: "Scendi giù che ha chiamato tua figlia!". Scende e glielo dico: "Stefania sta per separarsi  e venire qui coi tre bambini. Datti da fare!" Si è dato da fare subito". Mi si avvicina e sussulta: "Dai facciamolo!" Ma si può? In una situazione così... Allora parla, quando la vuole, parla il prete. Poi ridiventa muto. Indefettibilmente... l'ho letto l'altro ieri sul vocabolario...

ASTRID:

     Muto?

MARISA:

  

     Sì come un pesce. Un pesce avariato. Lui voleva farsi prete, questa è la verità di Dio. Una volta andiamo in Trentino  e in macchina con una faccia tosta mi dice(Con vocione): "Lo facciamo il gioco del silenzio?". Capisci quanto lui è cattivo? Lui non parla mai con me  a casa e in viaggio mi dice di fare il gioco del silenzio. Sadicone! Puàh! Chi vuole parlare con te, essere puteolente?

ASTRID:

     Perché dici così, poverino. Avrà avuto le sue buone ragioni per starsene zitto.

MARISA:

     Certo! Non ha niente da dirmi. Di giorno è muto. La sera davanti al televisore a dormire. A meno che non c'è calcio. Solo il calcio lo tiene sveglio. Guarda sempre il calcio lui. Un giorno lo rompo quel televisore!

ASTRID:

     Forse il calcio è il suo hobby. Ha diritto a qualche svago, pover'uomo.

MARISA:

     Pover'uomo?! Povera donna! Io voglio parlare.. ho bisogno di parlare. Lui fa  così "Scccccc"(mette il dito sul naso) mentre guarda il calcio e io solo sfioro il pavimento. (Guardando con odio il televisore) Io lo odio quel televisore, lo rompo!

ASTRID:

     Dai calma,  armonia, Marisa.

MARISA:

     Calma? Lo lascio, o sì lo lascio come hai fatto tu col primo marito... beata te...

ASTRID:

     Non è stata così facile... è stata dura, credimi Marisa.

MARISA:

     Sì ma almeno per un po' cambi sei felice. Changez la femme. No lo lascio quello lì, ne cerco uno giovane come hai fatto tu, non un vecchio come lui. (Si alza e si porta allo specchio)Ma come posso prendere un giovane con tutte queste rughe? Me le ha fatte lui sai...

ASTRID:

     Le fa la vita quelle...

MARISA:

     Lui e la vita che fa rughe è la stessa cosa.(Massaggiandosi la faccia) Io voglio un giovane Non un vecchio perché vecchi  per vecchio prendo lui che è padre dei miei due figli...  Sai cosa fa?

ASTRID:

     No. Cosa fa?

MARISA:

     La notte prima della tivvù non vuole lavarsi i denti?

ASTRID:

     Perché?

MARISA:

     Dice sempre che lo farà dopo. Dopo i programmi. Poi si alza(si alza e imita il marito sonnambulo) tutto assonnato e  "Salgo sopra, buonanotte".

ASTRID:

     E tu lo segui?

MARISA:

     Segui? E dove? Lui vive in mansarda e io giù, in taverna.

ASTRID:

     Vai in mansarda, forse ti parla.

MARISA:

     No, la mansarda è fredda d'inverno e calda d'estate. Tutt'al contrario. E' storta come lo è lui.

ASTRID:

     E il giorno...

MARISA:

     La mattina si alza e strofina, strofina, strofina... Ah! Come strofina! Pensa, oggi nemmeno voleva farmi venire a lezione.

ASTRID:

     Perché?

MARISA:

     Mi dice "Abbiamo appuntamento alle 10 all'ospedale, l'hai dimenticato?". Certo che l'ho dimenticato! Abbiamo?! L'appuntamento ce l'aveva lui, mica io. Preso senza interpellarmi. "Non lo sai che alle 10 ho lezioni d'inglese, io?". (Vocione) "Eh no, proprio no!".

ASTRID:

     Lui non sa niente di te, tu niente di lui. Dovreste comunicare di più.

MARISA:

     Ecco brava, mia cara! Ci provo io, ma mi dice: "Sei vecchia, che ci fai con l'inglese?".

ASTRID:

     E' evidente che lui è geloso, invidioso. Non è all'altezza.

MARISA:

     Sì è vero è invidioso perché non riesce a spiaccicare una parola d'inglese. E poi geloso, sì geloso di me. Io me ne vado in America, col mio inglese, indeed! Trovo una casa, un amante...

ASTRID:

     E i soldi.

MARISA:

     Ho 600.000 lire al mese.

ASTRID:

     E che puoi fare con quei soldi?

MARISA:

     Ah ma noi abbiamo due case una in città e una montagna ne vendo uno faccio altri soldi e vado laggiù in America. E se c'è un giovane che mi vuole, me ne vado con lui, come hai fatto tu mia cara Astrid. (Grattandosi la testa)Io uno ce l'avrei... Faccio un corso di pittura a via del Corso e quello mi fa il filo... Ma non c'è feeling capisci  se senza feeling io non faccio nulla. Non mi piace. Non mi piace!

ASTRID:

     Marisa perché non ti concentri su tuo marito? Un poco poco di bene deve pure volertene.

MARISA:

     Ho fatto capir che malgrado io sto laggiù nella taverna, quando ha bisogno di me può venire. Però deve lavarsi la bocca. Bene. Anzi benissimo!

ASTRID:

     Marisa, se proprio hai bisogno di fare l'amore, non c'è bisogno di baciarlo...

MARISA:

     Me lo dice anche Stefania, mia figlia..."Mamma sei troppo schizzinosa". Ma io, se non bacio, non riesco a combinare niente. Lui sì, lui può ancora sai. Settant'anni e gli si drizza ancora(fa il gesto con la mano sopra). Pensa, mia sorella ha un marito di 15 anni più giovane del mio e non gli si drizza più. Tutto moscio laggiù... Scusami sono diventata un po' volgare...

ASTRID:

     No, no, no...

MARISA:

     Ma per dirti le cose come veramente stanno... Nell'intimo... Tu sei un angelo, capisci tante cose, e a te si può dire tutto.

ASTRID:

     Sei sicura tu di volerlo, tuo marito? Non è una scusa questa della bocca lavata?

MARISA:

    

     Forse... Da settembre sono andata in clinica  e la domenica invece di andare a casa, volevo essere portata al mare. Aria! Non lo desidero! Non lo desidero! Non sento niente per lui! Io sento che lui ancora l'attiro, ma lui non a me. Okay.

ASTRID:

     Non lo vuoi, non vuoi lui, ma desideri amore.

MARISA:

     Sì, amore. Tanto amore! Nella notte mi sveglio tutta sudata. Passo una intera nottata in bianco.  Sudata qua, sudata là, sudata sopra, sudata sotto.  Sono calda io, non posso non fare l'amore. Ho bisogno di carezze, affetto, amore,  queste cose.

ASTRID:

     Forse lui non ti carezza abbastanza. Se lo facesse tu, forse...

MARISA:

     Sai come è strano. Chissà come fa a sfogare... Carezze non le capisce. Mi stava vedendo mettere le calze(Fa il gesto),  ha visto un po' di coscia ed è saltato su di me. "Eh caro, " gli ho detto "adesso non è possibile, devo andare alla lezione di pittura. Tu vuoi fare il cattivo, l'antipatico. Devo andare alla lezione di pittura... La giornata è così lunga e tu proprio ora vuoi fare l'amore".

ASTRID:

     Pazienza Marisa. Così sono gli uomini. Così imprevedibili nei loro impeti.

MARISA:

     Lui no, lui. La macchina di Daniela la tengo in garage, ho la patente e lui m'impedisce di prenderla.

ASTRID:

     L'importante è che ti dia da mangiare.

MARISA:

     No lui non mi dà soldi. Li prendo dalla mia pensione. Devo chiedergli di darmi i soldi. Scrive e tiene i conti per ridarglieli. Vado al cinema con un amica, me li presta, li rivuole dopo una settimana. No io devo cambiare uomo, come hai avuto il coraggio di fare tu, mia cara. Perché io a quello lì lo odio, lo odio!(Astrid dà un segno lontano di fastidio) Ti vedo contrariata... forse perché continuo a identificarmi in te nella tua fuga d'amore...

ASTRID:

     No, no.

MARISA:

     Perdonami forse sono invadente.

ASTRID:

     Non ti preoccupare. Non sei la sola a mitizzare la mia fuga dal mio primo matrimonio verso il secondo. Potrei aprire un'agenzia di consolazione.

MARISA:

     Perché no. Tu puoi, puoi tutto tu. Sei bella Astrid. Una donna di carisma, occhi verdi, belle labbra...  e poi questi orecchini così grossi, eleganti... così intonati col maglione... certo. Quasi quasi sto pensando di andare a fare un po' così (fa le corna con le due mani e tira da due parti gli occhi e la bocca creando una maschera grottesca).

ASTRID:

     Anche tu sei bella. Non c'è bisogno di lifting.

MARISA:

     C'è bisogno del lufting. (Fa le corna con le due mani e tira da due parti gli occhi e la bocca creando una maschera grottesca).Tu sei il mio specchio mia cara... Lo so che non sono Mae West. Sono più bella col cappello. Io avevo tanti cappelli. Ma li perdo. Ne perdo tanti.

ASTRID:

     L'importante è che non perdi la testa!

MARISA(fissando nel vuoto sul giardino):

     Avevo un cappello... Com'era bello quel cappello...

ASTRID:

     Marisa...

MARISA:

     Un cappello con tanti fiorellini di primavera sopra...

ASTRID:

     Marisa, Marisa.

MARISA:

     Eh!

ASTRID:

  

     Marisa, impara ad ascoltare. Parli solo tu. Devi ascoltare me, se no devo gridare 10 volti per farmi sentire.

MARISA:

     Sì,ma erano colorati i fiorellini.  Ti sarebbero piaciuti, tu hai grazia...

ASTRID:

     Marisa dobbiamo fare la lezione... siamo indietro.

MARISA:

  

     Che begli alberi che hai.

ASTRID:

     Grazie. Il mandarino, l'albicocco, e il sacro squisito loto... Un fico l'abbiamo tagliato perché ci hanno detto che le radici sono talmente forti che s'infiltrano nelle fondamenta della casa.

MARISA:

     Anche noi l'abbiamo tagliato per lo stesso motivo, ma anche perché ci faceva molto ombra. Io ci ho il susino, gli aranci, le pesche, il ciliegio. Il susino ci fa frutti piccoli... lo taglieremo perché le foglie c'intasano il chiusino. Taglieremo anche il ciliegio...

ASTRID:

     Peccato.

MARISA:

     Sì, se lo mangiano tutto gli uccelli. Le pesche ce ne vengono poche...

ASTRID:

     Dai Marisa, la lezione...

MARISA:

     Sì siamo indietro. Dai dai...

ASTRID:

     I will read now... Riprendiamo da dove sospendemmo l'altra volta... And you listen, then we will read togheter.

MARISA(legge):

     What a smell! Penelope Strawberry put her lace handkerchief...

ASTRID:

     Marisa! Look at my mouth. I am going to read and you listen.

MARISA:

     Indeed. Indeed.

ASTRID:

     What a smell! Penelope Strawberry put her lace handkerchief...

MARISA:

     Handkerchief(pronunciato malissimo).

ASTRID:

     Hand-kerchief. Repeat after me. Hand-ker-chief

MARISA:

     Hand-ker-chief.

ASTRID:

     Very good. Syllabils. Hand-ker-chief... Hàndkerchief. O.k. Marisa, it's your turn!

MARISA:

     Hand-ker-chief(sostenuto dalle mani battute di Astrid e poi dà colpo secco invitandola a dire subito, mezzo mangiato, quasi uno starnuto). Handkerchièf.

ASTRID(leggendo):

     .handkerchief over her nose as she  hurried by.

     Marisa accosta sotto sotto alla bocca di Astrid il registratore come a voler catturare la viva voce.

MARISA:

     Brava! Brava! Bella pronunzia. Sentiamo com'è venuto.

     Armeggia invano ma l'apparecchio non funziona.

MARISA:

     Acc... il registratore me l'ha aggiustato mio marito. Poi deve essere successo qualcosa (tocca di lato, sembra che vada) Adesso, adesso, adesso. Repeat...

ASTRID(leggendo):

     The pea twins were nearly sick and Alice Apple(Viene fermata)

MARISA:

     Acc...  non funziona proprio. Porta sfortuna quell'uomo. Qualunque cosa tocchi lo guasta o se deve ripararlo si rompe più di prima. (Continua ad armeggiare sul registratore) Una volta in Trentino sono caduta e sono tornata col gesso. Sai chi è stato? Lui...

ASTRID:

     Lui.

MARISA:

     Indeed. Ho inciampato nella sua scarpa  e sono ruzzolata nella scarpata. Roba da non crederci. E poi...

ASTRID:

     E poi...

MARISA:

     A casa! A casa! Finita la vacanza. Anche se là ha fatto il suo dovere. Mi aveva rotto la destra e lui cucinava. E' un bravo cuoco sai. Ma io a tavola non gli davo la soddisfazione di dirgli quanto era buono. Lui muto e io più muta di lui.

ASTRID:

     Forse il silenzio al quadrato è il male, Marisa. Diceva Martin Luther King: "Io non temo la crudeltà dei malvagi, ma il silenzio degli onesti".

MARISA:

     Lui è malvagio e muto!(Continua ad armeggiare sul registratore).

ASTRID(sospirando):

     Lascia perdere quell'apparecchio Marisa. La lezione...

MARISA(ripetendo la frase di Astrid a scatti grotteschi):

     .handkerchief over her nose as she  hurried by.

ASTRID:

     Più dolce, Marisa. L'inglese è dolce, il tedesco è duro.

MARISA:

     E' la mia voce che lo fa duro quest'inglese. Un tempo era bella. (Fruga nella borsa e ne estrae caramelle che dà ad Astrid che rifiuta) Me l'addolcisco un po'. (Cercando nella borsa un fazzoletto) E' maleducato masticare caramelle davanti a una signora dei cavalieri di Malta... Ecco il fazzoletto così me ne libero...(Sputa la caramella nel fazzoletto che ripone in borsa). Aaah... io ero soprano... (accenna un gorgheggio) più alto... più alto gli acuti. (Il gorgheggio le si strozza in gola) I vicini di casa aprivano le finestre per sentire la mia voce... Che bella voce! Altro che usignolo, altro che Maria Callas, ancora meglio! Ma ora ho perso la voce... ci ho tutto una bronchite, qua, nel petto.

ASTRID:

     L'importante è che l'orecchio funzioni per sentire gli altri.

MARISA:

     Che?!

ASTRID:

     L'udito! Che funziona!

MARISA:

     Ah! Udito.

ASTRID:

     Per sentire tante belle voci melodiche... Voi italiani siete i maestri del canto...

MARISA:

     No, no, no! Assolutamente tutti sbagliano... E qua in Italia di più. Non è più come una volta. Tutti stonati, voci orrende! Rubbish. (Fissando il televisore con odio. Urlando) Io quello lo spengo!

     Astrid le si avvicina  e la calma.

ASTRID:

     Dai Marisa, calmati. Ripeti con me: "Sono circondata da armonia. Percepisco solo la serenità". Dici così Marisa.

MARISA:

     "Sono circondata da armonia. Percepisco solo la serenità"(Trema).

ASTRID(dando quaderno e penna):

     Quite. Scrivi e dici dietro di me. "Serenità! Serenità! Serenità!".

MARISA(scrivendo):

     Serenità! Serenità! Serenità!(Alzando la testa e gettandola all'indietro  e eccitandosi):

     Serenità! Serenità! Serenità! Sì lascia  a me... faccio così... mio marito m'insulta e io dico: Serenità! Serenità! Serenità!

ASTRID:

     Se ti provoca invece di rispondere mordi la lingua(Fa il gesto).

MARISA(si morde la lingua):

     Ah!

ASTRID:

     Piano..... Ecco così. Brava! Ritorniamo alla lezione d'inglese... alla nostra Alice Apple.

MARISA(si avvicina alla borsa  e la porta dal tavolo estraendovi un libro):     

     Oggi ho un'altra sorpresa. Ho trovato questo libro d'inglese, quello su cui studiava Daniela e l'ho portato!(Carezza il libro).

ASTRID(sfogliandolo):

     Bello. Utile.

MARISA(riprendendo il libro):

     Mi dici come si pronuncia questo? Anzi prima... ce l'hai una matita...

     Astrid si alza e si porta vicino al telefono, dove cerca tra le penne in un boccale.

ASTRID:

     Mia figlia le porta sempre via tutte(Tornando a sedersi). Usa la penna.

MARISA:

     No, il libro di Daniela! Ecco la matita...(si alza e le porta)

MARISA:

     Ma sono tutte senza punta!

ASTRID:

     Appunto... Marisa, fai male a legarti così alle cose della ragazza. L'importante che Daniela stia dentro il tuo cuore. Poi o sottolinei con la matita o con la penna cosa vuoi che cambi...

MARISA:

     Hai ragione sono troppo attaccata. Ma lei era bella come te... Daniela aveva gli occhi così... da cerbiatta(Sottolinea una parola) Ecco, dimmi come si pronuncia questa.

ASTRID:

     Jam, marmellata... La lettera j in inglese si pronuncia sempre. Jam.

MARISA:

     Jam. Facile. (Marisa ha sguardo assente, guardando in giardino e poi Astrid) Come hedg-ehogs(pronunciato a sillabe, con aspirazioni da attacco d'asma). Porcospino.

ASTRID:

     Hedge-hogs... Io cerco di parlare in inglese, Marisa. Ma se vedo il tuo sguardo stupido...

MARISA(ridacchiando):

     Mia cara non si dice stupido. C'è una parola in italiano... perplessa.

ASTRID:

     Va bene perplessa. Se non ti concentri, è inutile che io continui.

MARISA:

     Sì è inutile continuare con questa vita. (Riprende il libro e lo mette in borsa) Dici bene, Astrid... Io ero soprano... il più alto. (Fa acuti) Dov'è il più alto degli acuti?  I vicini di casa aprivano le finestre per sentire la mia voce... Che bella voce! Altro che usignolo, altro che Maria Callas, ancora meglio! Ma ora ho perso la voce... mio marito mi ha strozzato. Lui vuole fare il marito padre, il mio signore onnipotente, Renzo... Per farmi stare zitta metteva le mani così attorno al collo e io chiedevo... aiuto! E più gridavo più premeva... Lui la causa di tutto mi ha tolto le corde vocali.

ASTRID:

     Dai concentrati sull'inglese. Ecco prendiamo quest'altro libro che forse è più facile. Hickory Mouse[2] la ricordi no la storia dei tre topi di campagna che incontrarono il topone Hickory?

MARISA:

     Sì, sì.   Hickory prese a ridere da matti quando i tre gli dissero i loro nomi.

ASTRID:

     Jeremy, Miranda, Chestnut.

MARISA:

     E Jeremy, Miranda, Chestnut risero del topone che disse di chiamarsi Hickory.

ASTRID:

    

     E Hickory, gran spaccone, li convinse a far razzia in una casa di città (Mostrando il libro su cui Marisa segue).

ASTRID(canticchiando seguita da Marisa):

     I'm the bravest mouse,

     I'm the bravest mouse!

     I'm dancing on a rock.

     My name is Hickory,

     Hickory-Dickory,

     Hickory-Dickory-Dock!

ASTRID:

     Giunti in città, Hickory adocchiò una casa col formaggio. Dentro c'era un vecchietto che dormiva, ma la vecchia moglie si avvicinava. Allora Hickory, facendo un cenno d'intesa agli amici, si piazzò sul lucchetto.

ASTRID(canticchiando seguita da Marisa):

     I'm the bravest mouse,

     I'm the bravest mouse!

     I'm dancing on a lock.

     My name is Hickory,

     Hickory-Dickory,

     Hickory-Dickory-Dock!

MARISA:

     Io  ero soprano... più alto... più alto gli acuti.(Prova a fare un acuto ma esce una specie di espettorazione)Le corde vocali le ho proprio paralizzate fanno così... Io ho catarro, catarro, catarro... (Come se espettorasse) Ogni mattina scatarro (stridere come di zirlo) e va a finire che parlo con la faringe.

ASTRID(ridendo):

     Come sei simpatica, Marisa. E i topi entrarono da un vetro rotto per prendere il formaggio. E il vecchio dormiva sulla sedia a dondolo...

MARISA(baciando Astrid):

     Come sei cara! Ma un tempo non era così, sai... I vicini di casa aprivano le finestre per sentire la mia voce... Che bella voce! Altro che usignolo, altro che Maria Callas, ancora meglio! Ma ora ho perso la voce... Sono caduta... Sono venuti quelli dell'Enel,  hanno aperto la strada... (Mostra il naso affilato)  Stai vedendo cara, quattro punti qua e ah! mi sono rovinata... sono caduta e non posso più respirare... aah.... e non posso più cantare. Guarda, guarda qua, quattro punti... mi hanno rovinata. Ero una bella donna,io . E non posso respirare bene (Succhia aria. Mangia una caramella) Sinusite. E non posso più cantare. Ero una soprana io. Quello scemo di mio marito non ha insistito neppure di prendere soldi dall'assicurazione... Lui è come un salame. Guarda... Sono caduta nel buco in strada e lui mi guarda. (Gridando) Dai portami in ospedale! Dai, non vedi che sono caduta e mi sono rotta la voce?

ASTRID:

     Perché non hai denunziato l'Enel?

MARISA:

     Perché alla Polizia mi hanno detto di prendere una foto, oltre al certificato medico. Ma la denunzia l'ho fatta io, col gesso al braccio. Mentre mio marito quello è e rimane un salame,  non si muove nel momento giusto, va con calma. E' andato con la macchina fotografica e che foto poteva fare se la strada era chiusa di nuovo? Là dove c'era stato, ora non c'era nessun buco!

     Il pendolo suona le undici.

MARISA:

     Sono le undici. Che peccato, la lezione è finita.

     Marisa ripone nella borsetta il registratore portatile con cassette, il quaderno, la matita.

ASTRID:

     Sì anche stavolta è finito. E Hickory il bullo danzò sull'orologio...

MARISA(canticchiando seguita da Astrid):

     I'm the bravest mouse,

     I'm the bravest mouse!

     I'm dancing on a clock.

     My name is Hickory,

     Hickory-Dickory,

     Hickory-Dickory-Dock!

ASTRID:

     Brava!

MARISA:

     L'orologio segnò l'ora e il vecchio si svegliò e Hickory il bullo se la squagliò.(Guardando ancora l'orologio)Il tempo passa veloce, ma almeno qualcosa ho imparato.

ASTRID:

     Qualcosina.

MARISA:

     Mi è utile sai comunque, anche se Stefania si separa. Saprò poche parole ma almeno le pronuncerò bene... Sia la mia nipotina di 8 anni mi corregge di continuo. No! You don't say so. Good mornig not (proncia marcata)good morninn...

ASTRID:

     Lo fa perché ti vuole bene. Ti aiuta a pronunciare bene...

MARISA:

 

     No, tu mi vuoi bene. E' cattiva con me perché usa le parole che sbaglio per ferirmi. Tu sei il mio angelo... quante parole dolci mi dici. (A bassa voce)  L'ultimo figlio a Stefania gli è nato down... un pochino.  Con tutte quelle pillole che prendono gli americani!

ASTRID:

     Sì sono esagerati coi farmaci.

MARISA:

     Ma forse è colpa sua, del padre, se hanno avuto il figlio down. Lui fumava e non ha voluto smettere. Mia figlia è diventata fumatrice passiva e poi si è messa a fumare pure lei... ed era incinta! E il figliolo prendeva fumo fumo fumo tanto che è nato con l'asma. Ecco perché mi spaventa se vengono in Italia. Il down ogni tanto ha bisogno di respirazione bocca a bocca. E come posso io che sono malata di bronchite. No io scappo, scappo!

ASTRID:

     Accetta il destino, Marisa. Forse verrà forse non verrà... Cerca di vedere il lato migliore delle cose.

MARISA:

     Farò come dici tu. Il bambino è un leggero down... imparerò un po' d'inglese per comunicare almeno con lui che non mi riprende mai e non fa che sorridermi... (Sorride)

ASTRID:

     Ecco vedi. Esaminando il lato migliore delle cose ti senti già meglio.

MARISA:

     Sì, già meglio.  E poi     mio marito in pensione guadagna 2.500.000 di pensione. Ora guadagnerebbe di più se non gli avessi bloccato la carriera, a mio marito. Era ragioniere, voleva fare l'università. Lo minacciai: "Se vai all'università, mi perdi". Aveva tante donne lui. Avevo paura di perderlo. Forse amavo più io lui, che lui me. O forse volevo solo scappare di casa... Ora si arrangia  a fare i conti a un benzinaio, arrotondando 1 milione al mese. Io gli ho detto che coi bambini la mattina ci penso io e lui va dal benzinaio, il pomeriggio ci pensa lui e io vado ai corsi di pittura.

ASTRID:

     Quella è una terapia per te.

MARISA:

     Sì una terapia.

     Uno squillo alla porta.

MARISA:

     Eccolo è arrivato. Puntuale come un orologio. Per portarmi via di qui.

ASTRID:

     Aspetta vedo se è lui.

     Astrid esca di quinta  a sinistra. Rumore del pulsante del citofono. Astrid rientra.

ASTRID:

     Sì è tuo marito, Marisa. Gli ho fatto cenno di entrare, ma ha salutato e sta girando là fuori tra i giardini. E' timido.

MARISA:

     Timido?! Puàh!

ASTRID:

     Dai, non farlo aspettare. Fuori è freddo.

     Marisa si alza.

MARISA:

     Va bene, vado. Io parlo contro di lui, ma poi mi fa comodo. Io vado(Prende la pelliccia). Devo trovare il modo giusto di dirgli di lavarsi i denti, così potrò farci l'amore.

ASTRID:

     Sì cercalo il modo...

MARISA:

     Lo farò.(Ha difficoltà  a infilare la pelliccia).

ASTRID:

     Vieni cara, ti aiuto  a metterti la pelliccia.

MARISA:

     Anche la tua mano è lieve come la tua anima. Sei davvero un angelo.

ASTRID(carezzando il cappotto):

     Questo cappotto con la pelliccia dentro è bellissimo.

MARISA:

     Io ne avevo altre due di pellicce, soltanto che quello lì stava per portarli in custodia, li ha lasciati nel portabagagli e gliele hanno rubate. Non ne fa una giusta. Fa l'amministratore di dieci villini, ora che è in pensione, ma le nostre cose hai visto come le amministra! Pensa che una volta lui lascia il cancello aperto e una volta ho trovato gli zingari dentro casa mia, perché avevo lasciato le finestre socchiuse. Ma benedetto lasci il cancello aperto. Non vedi che io ho lasciato le finestre socchiuse...

ASTRID:

     Serenità, Marisa. Falla scendere su di te e non odiarlo troppo. In fondo è uno che ti deve stare vicino.

MARISA:

     Vero, mi deve stare vicino e odiare molto non produce nulla. Però preferirei che mi stessi vicina tu . Tu sei l'angelo mio. Mai sono stata positiva io, tutto negativo.

ASTRID:

     Non pensare negativo. Getta indietro il tuo passato. Domani è un altro giorno

MARISA:

     Sì, io sono negativa. E' come se mi fossi tirata addosso tutte le disgrazie, a una una, da quando ero piccola ad oggi. Una calamita... Tu sì, che sei positiva.(Segue lo sguardo di Astrid che le guarda le grosse scarpe).

MARISA:

     Ah! Sono grandi ma comode! E poi erano della mia povera Daniela...

ASTRID:

     Non ti ballano ai piedi?

MARISA:

     No, no, indeed. Con le scarpe grandi cammino benissimo, con le mie no.

ASTRID:

     Ma saranno almeno due misure più grandi delle tue!

MARISA:

    

     Perciò cammino bene. E poi queste sono le scarpe della povera Daniela... Le metto perché vado  a fare terapia. Ho la gamba destra che si gonfia e non mi funziona  più. E' troppo umida Casalpalocco...

ASTRID:

     Dai, fai presto che lui aspetta al freddo.

MARISA(mostra la guancia per essere baciata e Astrid la bacia):

     Bay, indeed, Astrid.

ASTRID(scostandosi):

     Dici solo bay.

MARISA(ricambia il bacio):

     Bay e good Christmass.

ASTRID:

     Happy Christmass.

MARISA:

     Ah! Non ce azzecco niente! Buon Natale, Astrid.

ASTRID:

     Buon Natale, Marisa. Ci vediamo dopo le feste per la lezione d'inglese.

MARISA:

     A meno che non venite in Trentino, tu  e tuo marito. Ci conto.

ASTRID:

     Grazie. Vedremo. (Canticchiando) Que serà serà e ciò che succederà...

MARISA(canticchiando):

    

     Senza te morirò, senza te cosa farò[3]. Addio, angelo.

     Marisa dà un bacio e scappa via.

     Astrid chiude la porta e va verso i libri che chiude.

     Chiusura sipario su musica triste.


[1]Oscar Orange, Stories and pictures by Jayne Fisher, Ladybird Books, 1983.

[2]Hickory Mouse, Sheila McCullagh, Ladybird Books, 1985.

[3]Senza te di Claudio Baglioni.