La licenza di Natale

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U CUORR PARLOND

La licenza di  Natale

Sottotitolo: Ma quale miracolo?

Versione in VERNACOLO MATERANO

           Commedia in due atti di Carmelo Gaudiano

 

                                                 Personaggi:

     

1)    San Giuseppe Artigiano               protettore di casa Cardiano;

2)    Peppino Cardiano                         padrone di casa;

3)    Nannina                                         sua moglie;

4)    Checchino                                      il loro figlio “ritardato”;

5)    Angelina                                         la figlia;

6)    Saverio                                            marito di Angelina;

7)    Don Oronzo Stronzillo                  padre di Saverio;

8)    Donna Rosaria                               sua moglie;

9)    Michelino                                        fratello di Peppino Cardiano;

10)  Dott.ssa Tuttunpezzo                     medico della famiglia Cardiano;

11)  Vincenzo                                          l’amante di Angelina;

12)  Comare Caterina                            madrina di Angelina;

13)  Titina                                               vicina di casa;

14)  Peppinello (bambino/fantoccio)             figlio di Angelina e di…?

Premessa

Questa storia comincia laddove termina funestamente “Natale in casa Cupiello” del grande Eduardo, e vuol essere un omaggio tangibile al nobile “pensiero” che innalza tutti i suoi capolavori teatrali. Le vicende qui narrate, pertanto, evolveranno in situazioni tragi-comiche, anche soprannaturali, di assoluta ed originale fantasia.

LA TRAMA

La storia si svolge in una casa di un artigiano di Matera, nel 1950/51.

In “Natale in casa Cupiello” il protagonista napoletano (Lucariello), venuto fortuitamente a conoscenza della infelicità coniugale della figlia, verrà prostrato da un ineffabile malore psico-fisico che lo porterà alla paralisi…

Eduardo non sancirà esplicitamente la sua morte, ma quando il medico visiterà Lucariello nel tragico epilogo, così sentenzierà gravemente verso i familiari: “solo un miracolo…”.

Da detta frase è scaturita una domanda: a “Chi” poteva stare a cuore la vicenda umana di Peppino Cardiano, il nostro nuovo protagonista materano?

Egli è un attempato falegname analfabeta che ha sempre condotto, insieme ai propri cari, una vita improntata all’onestà e a sani principi morali.

Nel tempo libero, la principale occupazione di Peppino è quella di adoperarsi continuamente nel perfezionare il Presepe di Natale – antica tradizione di famiglia - per testimoniare la grande devozione nei confronti del Santo Protettore degli artigiani.

Di conseguenza, ad accollarsi tutti gli onerosi affari di famiglia è sempre stata sua moglie Nannina; oltre al matrimonio sbagliato della figlia Angelina, c’era da gestire la delicata situazione relativa al “ritardo mentale” dell’altro figlio Checchino, nonché la problematica, sconveniente presenza in casa del cognato Michele,  fratello scapolo del marito.

Ma quando il nostro Peppino si troverà “in bilico” tra la vita e la morte, comprenderà le proprie umane manchevolezze e vorrà porvi rimedio. Se solo potesse tornare indietro…

Da qui la risposta al quesito formulato e la nascita della nuova storia: sarà proprio San Giuseppe a venire in soccorso di Peppino, ritenuto meritevole in virtù del suo “Credo”, di godere di una licenza speciale che gli permetterà di sanare le situazioni terrene irrisolte e prepararsi ad un più sereno e degno distacco.

Così la Fede lo salverà…

PRIMO ATTO

E’ il 28 dicembre 1950.

La scena è ambientata nell’ingresso-soggiorno della casa di Peppino e Nannina, dove per “l’occasione” è stato montato un letto singolo per Peppino ed è stato adagiato per terra un materasso sul quale dorme Checchino, il figlio “ritardato” dei coniugi Cardiano.

La scenografia vista dal pubblico, presenta al centro una finestra con veduta sulla cattedrale (o sulla città vecchia), mentre sul centro destra esiste un pannello/disimpegno che porta all’ingresso della casa, nascosto alla vista. Da una quinta sul lato destro della scena, si accede alla cucina e agli altri vani interni, mentre dal lato sinistro si accede alla cameretta di Michelino, fratello scapolo di Peppino. Inoltre, nello spazio libero a sinistra verrà posizionato un bel Presepe appoggiato su dei mobili bassi o su cavalletti.

PRIMA SCENA

Da poco si è fatta l’alba. Il nostro Peppino, avendo reso l’anima a Dio nella nottata, è già vestito “da morto”. Nella stanza ci sono la moglie Nannina, il figlio che dorme, il fratello e i vicini di casa che fanno la veglia funebre; qualcuno parla e altri dormono sulla sedia.

TITINA (vicina di casa) – Eh, Nannina maj, jè brjtt a pjgghiors v’lan! Assìch m’rì u priaor… Quonn u diciomm cha s nar f’scjt Zarafjn, cr’pò ngurp j stott bun ch’mber…

NANNINA – Uam!... T’njv  na  sar  ca  fescj  la  f’scjt  cu  zjt?

TITINA – …Ma cià capjscjt Nannìn?  (ride)  Zarafjn jev na pech’r!!!

NANNINA – Caom com?  Attond  mers  p  na  pech’r?...

TITINA – Afferz Nannjn!  U  priaor  schutt  char  t’nav!  La  cr’sciav  junda  ches…

NANNINA – Povrjdd!  S  vad  ca  la  v’lav  ban  com  a  na  fugghj...

TITINA – Com a na fugghj! La cr’sciav p ch’cjnè la pjgnèt a Natel (piatto a base di pecora). La  pech’r  sparjscì,  yudd  mers,  j  nij  n  mangiomm  schutt  pen  j  cjpaodd…

NANNINA – Uam, cè p’cchèt!...  Invacj  P’ppjn  mij  ì  cadjt  malet  p  Jang’lyn fuggh’m: ma  pjr  judd  s pjgghiev  v’lan  pu  pech’r…

TITINA –  Pu pech’r? …Nannjn, ma marutt faciav u mest d’oscj, mjch faciav u pastaor…

NANNINA – Titì, ma nan u pech’r avv’ramend: chjr ca staon jund o pr’sepij sij (lo indica)

TITINA – Pu pech’r du pr’sepij?... Nannjn, perà P’ppjn marutt jev prepij com n crjatijr

NANNINA – Sjn bon a sar, jev com n crjatijr! Checchjn fuggh’m u faciav d’sp’rè, j judd fjgn all’ota dì, s’azev ch la f’ssazzian: cj u pech’r nan av’n diciaott (18), sjccjdav u tramat…

Ad un tratto nella stanza entra qualcuno illuminato da una “Luce”; ma i vivi non lo vedono e vengono oscurati; è entrato San Giuseppe che si pone al centro della scena.

SAN GIUSEPPE – Tu che puoi sentire la mia voce, alzati e vieni al mio cospetto…

PEPPINO – (si sveglia dal letto di morte, invisibile per gli altri presenti, e, seguito anch’egli da una “Luce”, si avvicina a S. Giuseppe)         Sto qua!... Ma lei chi siete?

SAN GIUSEPPE – Come chi sono? Possibile che non mi riconosci?

PEPPINO – Scus, ma cj ij nan t so’ vust mej… afferz tì canaoscj?

SAN GIUSEPPE – Come? “Proprio tu” non sai chi sono?... Io sono San Giuseppe…

PEPPINO – Ah?… E io sono il Re Maggio! Ma nan djcionn f’ssarij: u vu djscj prepj a mà? San G’sepp tan u capudd j la vorv biongh; jè n vecchj cu bastaon, j jè pjr nzjch scjmm’rjt…

S. GIUSEPPE – Leggende popolari! Così mi raffigurate nel Presepe, ma in “realtà” io sono così. Vediamo se ti convinco: tu sei Giuseppe Cardiano detto Peppino e fai il Presepe da 50 anni, da quando morì tuo padre Checchino, anche lui mio devoto. Tuo figlio lo hai chiamato Checchino come tuo padre, ma tu non gli hai ancora insegnato a fare il Presepe… Qui rischiamo di interrompere la tradizione, e questo non deve mai succedere!!!

PEPPINO – San G’sepp mij (si inginocchia), adesso vi creda!…J cj su mmagg’nev?... Perà, p cur fott…  vij u sapjt ca fuggh’m stè malet: quanda vet vì c’rchèt la jrozj?... Cj chjr nan tan chep d fè u pr’sepj, mjch jè chelp la maj!

SAN GIUSEPPE – Be’, non hai tutti i torti! Ma adesso alzati e veniamo a noi: (prende un foglio e controlla)Giuseppe Cardiano di Matera, Giuseppe Cardiano di Matera… Niente! Ti comunico che c’è stato un errore: tu non sei iscritto in questo elenco…

PEPPINO - Che orroro? Che alenco? Scusot’m S. G’sepp, ma ij nan v capuscj prepj!.... (tra sé in dialetto) Ma so’ cos d lot mjnn…

SAN GIUSEPPE – Proprio così: sono cose dell’altro mondo! Questo è l’elenco dei Giuseppe scaduti, cioè morti, che ho chiamato oggi, ma tu non ci stai…

PEPPINO – Non ci sto?  Allar so’ murt p sboglj?

SAN GIUSEPPE – Oppure per scherzo! Questo è il tipico “scherzo da prete”…

PEPPINODa preto? No, no: dà o jess stet angun fyggh d bona momm com ì l’js, oltr ca sterj… Wè San G’sepp, ij m cr’dav ca alman dè sjs faciuvv u cos gjst…

S. GIUSEPPE – Infatti! Appena l’ho saputo sono sceso di corsa ad avvisarti. Perciò adesso non te la prendere con me…

PEPPINO – Ij v r’ngozj San G’sepp, ma m’ttu’t’v nelle mie panne: ch cj mj lj pigghiè ij pov’rjdd?

S. GIUSEPPE – Con me non di certo! La colpa è di quei due preti che lavorano all’Ufficio Assunzioni: hanno sempre la testa fra le nuvole…

PEPPINO – L’Officio Assonzione? Cj è com a chjr d Mathar, stochj a pest!... San G’sepp, vij v sjt a spjcciè, ca dè jund s’acch’menz a send n fjzz d cuen murt (na tonf d catov’r)

SAN GIUSEPPE – (annusa) E’ vero: faccio subito! Ma prima devi sapere che quelli di nome Giuseppe li chiamo solo io e li chiamo al momento giusto; ma se tu muori oggi, solo Dio lo sa come va a finire!!!    Figlio mio, tu stai proprio inguaiato…

PEPPINO – Naaaa! San G’sepp, nan avost la fr’catjr ca so’ avjt? Stochj pjr nguajet? Ma piccià, cè ì fott?

S. GIUSEPPE – Che hai fatto? Ma lo sai in che condizioni lasci la tua famiglia? E’ pur vero che si occupava di tutto tua moglie Nannina, ma almeno prima quella poveretta aveva un marito; adesso è rimasta vedova e con tutti quei problemi che le hai lasciato…

PEPPINO – (mortificato) Jè b’rdet! Mà ì capjscjt, mà ca so’ murt! Pov’ra Nannjn... San G’sepp, la singera verità: ij quonn cambev, r scanzev u problam, non li voleva vedere…

S. GIUSEPPE – Perché avevi gli occhi chiusi!… Adesso ti faccio vedere…

PEPPINO – No, no; ma ij l’ucchj r t’nav bun! San G’sepp, angar t stè sboglj pjr tij?...

S. GIUSEPPE – Peppino! Non dire eresie! Ora ascoltami: visto che sei pentito e comunque sei stato sempre un mio devoto, ti meriti una licenza! Ti concedo un anno di tempo per soccorrere la tua famiglia…“Fino a Natale dell’anno venturo” (fa per andarsene)

PEPPINO – (non capisce) Cè stet? “Fino il Natale se l’hanno venduto?”

S. GIUSEPPE – (torna indietro e si spiega in dialetto) Nan a capjt njdd P’ppjn! N v’djm u Natel d l’onn cj van! Com t lì djscj fyggh mij… (continua in italiano) Tu vivi ancora allo stato brado, tu stai proprio ucciso con l’italiano…

PEPPINO – Sjn, San G’sepp, chjr  ì  stet  u  brad  ca  fescj  m’gghier’m  cha  mò  accìs

S. GIUSEPPE – (ancora in dialetto) Ma cè stè dì P’ppjn! Wè, perà sì prepj gnorond!… Va bene, ho capito! Con l’italiano, al momento opportuno una mano te la darò io,  ma fra un anno, al prossimo Natale, tornerò a riprenderti!               

PEPPINO – N’onn schutt? San G’sepp, nan cradj ca avost: tij u saj u sc’scjocchj ca t’njm junda ches… Tij u saj ca ij nan tond m soccj spatt’ddè…

SAN GIUSEPPE – E io che ci sto a fare Peppì?... Aiutati che il ciel ti aiuta!

(mentre esce,  la “Luce” resta solo su Peppino e l’accompagnerà finchè torna sul letto)

PEPPINO Aiutati che il cielo ti aiuta? Abbess cè v’lav djscj?... Boh?... (Si mette a letto per pochi secondi; torna la luce di scena generale. Quindi Peppino si sveglia di colpo, rialza il busto e alla vista delle persone intorno si spaventa)

PEPPINO – Madenn du Corm’n!... (Tutti, terrorizzati, si alzano di scatto dalle sedie e si allontanano da lui facendosi la croce) Wè, wè, cè v’ljt da mà? Cè stet a facjt tutt quond dà? Cè ì sìccjdjt?... Cè foccj da catov’r ca t’njt…Wè, parlet j f’rnut’l d forv la craoscj… Andato via da casa mia!… Nannina, Nannì, ma cè vel’n chjss cr’stion’r?...  E pure tu: firniscila di farti la croce e famm accapire…

NANNINA – (si fa coraggio) P’ppjn, P’ppjn mij: t sì r’v’gghièt!!!...  Miracolo… M’roch’l!!!… J com t sund?...  (tremante gli va vicino e gli tasta la fronte)...  Marjt mij, tì stè mb’tret com a n stuzz d ghioccj!...

PEPPINO – Afferz Nannjn, dà s mar d frudd!... P piaciar, mutt’m tre-quott ch’part ngudd, j mutt do lian jund o camyn: j cè stem al Pollo Mort?...  J paj a caccè mbrym a chjss cr’stion’r, ca stochj cuquet j m sendj a s’ggjziaon… (mentre la moglie gli mette addosso alcune coperte, si guarda addosso e scopre di essere vestito “a festa”)

…Ma vjd com stev mbriech aijr sar, ca m so’ cuquet cu ponn ngudd…

MICHELINO – Fret mij, j com no saj p’ccià stem tutt quond dà? Jascj jat il 28 di dicembro, tre dìj depp u Natel… Dè stè angar u pr’sepij ca fè semb tij…

PEPPINO – U pr’sepij mij?...  (si gira e lo vede) Angar dè stà?... Quond ì bell!... Nannjn, ma la dèt na cuntrullet o pech’r?

NANNINA – (lo tranquillizza) Sjn, lì ch’ndèt stanett: so’ semb diciaott (18)…

PEPPINO – Manu mel!... Wè, m sendij la chep ca ma ho schattè, com cj jin mò det tand cupr… J paj stochj a merij d fem: Nannì, purt’m do v’scutt…

CHECCHINO – (al solito) E io voglio pane e pimmidoro!...

NANNINA – E’ angora presto a mamma, dormi un altra pochettina…

CHECCHINO – E che so’ più fesso di papà? (grida) Vegghj pen j p’mm’daor! 

PEPPINO – Nannì, tegn la chep ca no vegghj send mica mich d fr’nd’chè!... P piaciar, fè pen j p’mmdaor a tott j dij, j purt’m pjr na bella cammomulla scallend…

NANNINA – Ma caom marjt mij! (rivolgendosi agli astanti) P piaciar, scet o ches vest… Ngrozj assaj assaj… Mà ì chiamè mbrym la dottorass… M’càl, fiscj j fiscj a chiamè alla dottorass,… dilla che Peppino s’ha svegliato e dilla di correre urgenza al suo  “capèzzolo”…

PEPPINO – Sjn, M’càl! A b’dà com ò fiscj... Onz, dilla che a Peppino (stanotte) so’ cr’scjt “u mann” (i seni); ò fiscj chep j noscj d cudd… Nannì, si dice “capezzàlo”, (e non “capèzzolo”)  quonn ta mbarè? Mej!

NANNINA – J va boun! Cè fescj? I’ sbaglièt ‘nzych l’accenda;  l’assinzialo  ca s capuscj …

PEPPINO – … J paj Nannì, affomm send: p cì o b’nì la dottorass? P mach? Ma ji stochj bun! Schutt ca tegn fem, j paj ì b’dà cj m poss cuss d’laor d chep...

MICHELINO – Fret mij, allar nan t’arr’curdij prepij la fr’catjr ca’avjt?... (di nuovo ai vicini che non se ne vogliono andare) P piaciar, v l’ho dutt pjr canot’m: sciat vunn o chos’r vest, ca nij t’njm da fè u cozz’r nust… ohhh!

NANNINA - (sollevata) Ji v duchj ngrozj ca m sjt fott cumbagnij pjr stanett… Abbess stet ngriscjt com a mà… Ma a b’dà a P’ppjn mij, mì passet tutt la stancazz… (sottovoce ad una vicina) La Madenn d la Bryn (d Mathar) mò fott la Jrozij…

TITINA – Nannìn jè raggian: n scem mbrym!… Beh!… Com s djscj? Tutto bene ciò che firnesce bene…. Combà Peppì… Mantenetevi forte forte!… La Madenn v’acch’mbogn!… (escono tutti salutando;  Nannina va in cucina a preparare la colazione)

SECONDA SCENA

PEPPINO – Sjnd nzjch fret mij, ma cè v’lav djscj ch’mmà Titin quonn ho dutt… ”tutto bene ciò che firnesce bene”?… Ma piccià u caus p’tav’n f’rnascj malamend?… S pot sapà piccià stuvv tutt quond azzjs attjrn attjrn a mà?

MICHELINO - (riprendendo il discorso) Fret mij, tij sì stet p tre dì “in egonia”, j stanett… (fa il segno solito con le tre dita in circolo)… Aijr sar v’nì p l’ut’ma vet la dottorass… j depp’t venn pjr u prep’t…. (Peppino tira fuori le braccia, fa le corna per scaramanzia e tocca “ferro” sotto le coperte) Ecch: ha vust com t muv bun?... Aijr tij stjv ques tutt palarizzato (paralizzato), t’njv la vocca tert, j nan rijscjv mongh a gnott nzych d brad coll ca t fescj mjgghier’t...

PEPPINO - (in preda ad una amnesia confusionale) M’càl, chass schutt m’arr’cherdj: cur brad ca fescj Nannjn, m f’rnascj d’accjd, (cur brad) jà com o pjsciatjr; wè, tij tu vjv da saop j chjr s nj ess da saott… Boh!  Fret mij cè tì djscj: tegn la chep com a n chijmm, j nan m’arr’cherdij njdda chij…

(Nannina rientra portando su la colazione su due piatti)

CHECCHINO – Mammè, jev raggian papè: jè mogghij quonn fè la corn, j non quonn fè cur brad a pjsciatjr…

NANNINA - (mentre porta la colazione a Peppino) Assich ho dutt attond? U saj cè duchj ij? Acch’nd’ndot’v du brad ca la corn vè cher… Ecche la cammomulla scallenda e pane e pimmidoro al signore grande (poi andando verso il figlio)… ed ecche il pane e pimmidoro al signore piccolo....

PEPPINO - (sorseggia la camomilla e la sputa) Nannì... cè jat chassa purquarij? Brad d cjquar?... E ilzicchiro te l’hai scordato?

NANNINA – No, s’è propito firnuto!

PEPPINO – Wè, ma piccià nan mu dì opprjm?... Ho capito: vuol dire che oggi la cammomulla, mj lì gì fè o borr (si siede sul letto e comincia ad addentare il pane)

NANNINA – P’ppjn mij: avv’ramend t sjnd d scì o borr?... Tij opprym t m’ttjv bregogna… B’n’djtt Dij: sì azèt ch nata chep! (si mette in ginocchio di fronte alla Madonnina che ha sul comò) Ngrozj Madenna maj, ngrozj a tà, j a tutt u Sond du Paravjs (a queste parole “Santi del Paradiso”, il nostro Peppino ha un sobbalzo e si batte la mano sulla fronte; la nebbia della confusione si dirada…)

PEPPINO – U Sond du Paravjs?... I Sandi del Paradiso? Sjn... Mè m’arr’cherdij tutt caus! Sjn, San G’sepp mij: so’ uarjt! … M’càl, fomm u piaciar, purt’t  nzych  a  Checchjn,  ca  ì djscj  na  cos  mbortond  a  Nannjn …

(il figlio fa una domanda, perché ha sottratto degli oggetti al padre che era ammalato)…

CHECCHINO – Eccome? Ma cj aijr tutt quond djciov’n: “Jè  d’ffucjl  ca  P’ppjn  s  solv… Cj vè tutt bun… rimane palarizzato nel letto”…

NANNINA – Neee, assì s djscj a attond? Tu apprima di parlare devi contare fin a tre! D’scrazièt! (poi al cognato) M’càl purtatull, j depp ca chiamèt la dottorass “Tuttnstuzz”, vè chiem pjr a Jang’ljn, ca char la capuscj ban quand porl…(la dottoressa)

MICHELINO – Gnorsì!  Checchì, mà loss u ppen j vyst’t mbrym…

CHECCHINO – Uffaaa! (Checchino poggia la fetta di pane e si veste in pochi secondi)

PEPPINO - Nannjn, ì  stet  avv’ramend  n  m’roch’l!... Tu  duchij  ji,  nan  abb’segn  ca van  la  dottorass!... J paj, nan ì stet la Madenn a form la jrozijè: ì stet San G’sepp u marjt… (guarda il Presepe)

NANNINA – P’pp’n, ma  cè  t  sì  s’nnèt?... Ma  si  s’chjr  ca  t  sjnd  bun?

PEPPINO – S’chjr?… S’chjr com la mert Nannì! Aspjtt ca mà tì ch’ndè u fott…(bisbiglia) J parlèt prepj ch San G’sepp, che stava vivo in piedi!!!...(d paond)

Checchino è pronto per uscire; si riprende il pane e lo addenta, ma “afferrate” le ultime parole del padre gli si avvicina incuriosito. Zio Michelino, quindi, è costretto a trascinarlo con la forza…

MICHELINO – Sciam nunn Checchjn… (gli prende la mano e lo tira)

CHECCHINO – (parla con la bocca piena) J aspjtt nzych ca vegghj send  u fott….

MICHELINO – Ma gì chiamè la dottorass j a ser’t… (lo spinge dalle spalle)

NANNINA – Purt’t bun a momm, ca mò ca vjn arrat ti dè n muzz’ch d ppen cu zicch’r…

CHECCHINO – Ma cè t crjd ca so’ fess?... Zicch’r nan n stè chì!

MICHELINO – U ma gì accattè nij, Checchì… Ma gì j ma b’nì! (escono di scena)

TERZA SCENA

PEPPINO – (appena soli) Allar Nannjn, t stev a djciav… ji so’ s’chjr al 1000 per cento!… Mà j capjscjt piccià stov’n tutt chjr cr’stion’r junda ches … Jè b’rdet! Ji stanett m n so’ gjt all’ot mjnn, Nannì… (con enfasi) è successo un miracolo…

NANNINA – P’ppjn mij, nan m facionn stè jund o spyn: cè ncendr San G’sepp? Cund’m u fott…

PEPPINO – Mò te lo condo: quonn so’ st’nnjt u pjt, m so’ s’ndjt l’ggjr l’ggjr, come se ero una foglia. Ho lasciato il corpo mio sopr il letto, j m so’ mjs a v’lè jund a chessa stonz.  Nannì, mentr ca tij m m’ttjv u ponn nouv, ij t uardev da sjs: tì dèt n ves a tà j a Ch’cchjn, j m n so’ gjt… M’arr’cherdij ca so’ trasjt jund a n tjbb lugn lugn, gnjr gnjr, ca alla paond s v’dav schutt na ljscja p’ccjnann... Chara liscj jaev u Paravjs! Sjn, jev u Paravjs!... La liscj d’v’ndev chiù jronn, semb chiù jronn, fign a quonn, v’lonn v’lonn so’ arr’vet jund a na tarr ca nan f’rnev mej…

NANNINA – Com alla tarr d Manfrad’?     (ricchissimo proprietario terriero del luogo)

PEPPINO - Dj chìj, assaj dj chìj…

NANNINA – Com alla tarr d Manfrad’ chìj char d Malvezz? (altro ricchissimo…. etc.)

PEPPINO - Di più, angora di più… Jev na tarr chiù jronn du mer, chiena chian d fiar d tutt ch’laor. Dè stov’n a migliaia, cè duchj a migliej? A migliardi! Cè duchj a migliord? A migljn d cr’stion’r ca m uardov’n… i ij uardev a lar ch la vocch apart... Dè stev na liscj troppo forta, ca dà nan li vust mej: p mull vet la liscj du saol… Nannì, ij u sapav ca jev mourt, ma nan m n fr’chev prepij njdd… J paj ì s’ndjt na vaocj ca mò chiamet….

NANNINA –  Cj tò chiamèt?...

PEPPINO – Jev San G’sepp, ca mò dutt: “tu che mi sendi la voce mia, alzati e vieni vicino a me”…

NANNINA – Joz’t? (alzati) Jccaom, opprjm ha dutt ca v’ljv in orij? (volavi in aria)

PEPPINO – Opprima volavo, ma depp(t) m’acchiev arrat sop o ljtt. M so’ azet, j m so’ mjs mboccj a judd: cj u v’djv Nannì, n pjzz d cr’stien jirt, giaov’n j fert, ch na vorva gnara gnar.

NANNINA – Jccaom? Jund o Pr’sepj nan cj per prepj? (non ha quell’aspetto)

PEPPINO – Jund o Pr’sepj! Ma cj u vjd com stè mà Nannì, ti fa preggiare quand’è bell…

NANNINA – Avv’ramend?.... J tij cè la dutt?

PEPPINO – Li dutt…: ma lei chi siete?  Perché non l’ero canisciuto… Dè j fott na fijr d mard Nannì, nan n parlem… Paj San G’sepp ho pjgghiet n fuglj d cort, j m’ho dutt (con enfasi): “Chi ti ha chiamato? Qua sta un orrore. Tu non stai nell’alenco dei Giuseppe che scatono oggi  (mima tre dita in circolo)… Tutti quelli che si chiamano Giuseppe come a te, è penziero mio; non si fanno questi scherzi da preto”…

NANNINA – Cè so’ chjss scharz da prep’t?

PEPPINO – Nannì, cuss fott nan lj capjscjt mongh ij!... Mò affammi condare il fatto prima che mi scordo…

NANNINA – J cund, cund u fott…

PEPPINO – M’ho dutt: “Proprio a te ti hanno chiamato che fai il presepio da 50 anni, tutti gli anni… No, non è il momendo; hai lasciato a quella poveretta di tua moglie sola sola con questi guai grossi che tenete… So’ venuto per darti una “licenza” perché dovete mettere tutte le cose a posto… Ci vediamo a Natale dell’anno che viene”… Inzomma Nannì, mò det n’onn d l’cenz…

NANNINA – N’onn d l’cenz? E tu non lo potevi “tirare” (contrattare) un altro poco?

PEPPINO – A San G’sepp?... J cè l’avar a t’rè? La vorv?   

NANNINA – Ma n’onn jè tropp pucch: cè ma fè u brad? Dà jet assaj u donn: tij o mun’m problam t myn ndarr… com ma fè, marjt mij…

PEPPINO – Nannin u soccj, jè raggian!... Perà San G’sepp mo dutt pjr: “non ti proccupare, tu aiutati (da sotto) che il cielo ti aiuta (da sopra)”… Boh… Abbess cè s’gnuf’ch?

NANNINA – J cè s’gnuf’ch? (pausa) Chjr abbess, San G’sepp, sep tutt caus! Chjr u sep ca Jang’ljn nan vè d’accherd cu marjt; u sep cha frott sì piazzet dà, j nan s n val scj chìj; u sep ca Checchin fuggh’t  s  n vè cu r’tord (è ritardato)… S’gnuf’ch ca nij ma fè ciò ca p’tjm fè, j addà nan arr’vem nij, o b’dà judd com o fè… (nij saott i judd da sjs)

PEPPINO – Brev Nannì! Chjss jat u sygnjf’chèt!… J paj m’arr’cherdij ca quonn stev mourt, m s’ndav djspiacjt p na caus ca nan t so’ dutt mej… Nannì nan tegn mongh n n’paot ca s chiem com a mà…

NANNINA – Neee… pyr ij ogni tond u fozzj cuss p’nzjr P’ppìn; ma cj chara pov’redd d Jang’lyn stè a tecch d sogn (si odia) cu marjt, è mogghj ca nan n foscjn criatarr… J paj, sop a Checchjn nan n p’tjm fè affjdamend fret mij…

PEPPINO – Jè raggian: tegn n d’laor o char p cur fugghj… (si gira verso S. Giuseppe) Nannì, m stev a sch’rdev: San G’sepp stev nzich nagazzèt ch mà, piccià cj merij ij, dè njscjn sep fè u pr’sepij... Onz, Checchjn u sch’fescj prepij…

NANNINA – Ma cj a chjr nan l’aijt u s’nd’mend?... No scj m’ttonn ‘ngroscj a cur fugghj…

PEPPINO – Allar cj rjmen?... Schutt tij!

NANNINA – Ji? Ji nan tegn tjmb mongh p r’sp’rè fret mij; mò mi metta a fare il presepio…

PEPPINO – … Allar ì fè la prav a ch’nvungj a M’càl frot’m…

NANNINA – Ah! Cj mur tij chjr o stè dà, “p fè u pr’sepj a tà?” Assich ì djscj o cr’stion’r?... Frott s nò jess scjt da dà, prjm ca sia possub’l. Ha capjscjt?

PEPPINO – Jè raggian arrat Nannì! Nan cj stè da fè njdd! (pensa) Perciò mò devo uscire: ì gì a Mest Pentassjggh, ì gì accattè n quodr d San G’sepp bell jronn; pjr cj marij ij, alman u quodr o stè semb app’nnjt (junda ches)…

NANNINA – P’ppjn, ma addò a gì tij, sjl sjl?… Aspjtt alman ca van la dottorass: s’ndym cè djscj jadd… (la moglie non crede del tutto al marito; lo asseconda, ma se fosse stato solo un sogno?... La dottoressa doveva dirlo!... Nel mentre bussano alla porta: è proprio la dottoressa accompagnata da Michelino e da Checchino.  Peppino si mette subito a letto vestito com’era, mentre Nannina nasconde il materasso di Checchino)

(A Matera, all’epoca, la porta d’ingresso era sempre aperta o con le chiavi nella toppa; pertanto chi bussa o suona, lo fa per annunciarsi ed entra senza attendere di venire accolto)

QUARTA SCENA  

DR.SSA TUTTUNPEZZO –Buon giorno signora Nannina. Vostro cognato mi ha detto di Peppino e dei progressi che avete riscontrato, ma può essere pure una leggera miglioria… (guardando Michelino, dice piano con tono funereo): prima della morte”... (poi, comincia a togliersi il paltò e ad aprire la borsa). Come vi sentite Peppino?

PEPPINO – Bene dottorè!...  Ma non ho capito ciò che siete detta zitta zitta a mio fratello

NANNINA - Pure io non so’ capita dottorass... Questa non è ‘na leggera miglioria... Aieri sera non ci stava più sparanza e mi siete detta “solo un miracolo”… Ma lui già stamatina dice che si senda bene: il braccio che teneva “accinquato” (paralizzato) adesso si move bene; la faccia che teneva “sciancata” (storta) adesso sta di nuovo dritta come apprima; l’è passato pure la febbra... e s’ha mangiato una bella fedda di pane e pimmidoro... Io, una “guarita” così non l’ho vista mai!… Dottorè, per noi è stato avveramende un miracolo!

CHECCHINO - (la solita spia, stavolta conta fino a tre) Uno, Due e Tre… La dottorass opprjm ho dutt: (imitando lo stesso tono funereo) “una miglioria… prima della morta” (Peppino fa le corna e tocca ferro sotto le coperte)

NANNINA – Neee, Crjst mij! Checchino a mamma, piccià t so’ dutt di condare fign a 3?...    Piccià paj ta stè ciutt!!!    

CHECCHINO – …E se mi sto zitto, mammina, poi mi dai un mozzico di pane e zicchero?

NANNINA – Sine, basta che la finisci, ché mò dobbiamo sentire la dottoressa Tuttunpezza

DOTTORESSA – Signora Nannina, Peppino ha avuto una bella batosta, ma in alcuni casi la malattia si risolve positivamente... Adesso lo visito per bene e poi posso provare a dirvi qualcosa di più preciso... (Nannina, Michelino e Checchino, si dispongono sul lato lungo del letto di fronte al dottoressa, ansiosi di capire l’andamento della visita; la dottoressa dirà) POLSO?    

(conta le pulsazioni di Peppino mentre questi le nasconderà la manica della giacca)

NANNINA, MICHELINO E CHECCHINO  (N. M. e C. ripetono in dialetto)  U Pilz?

DOTTORESSA - BUONO!

N.-M. e C. –  (i tre “assistenti”, sempre all’unisono ed in dialetto) Vè bun!

DOTTORESSA – PUPILLE? (controlla gli occhi dilatando le palpebre di Peppino)

N.-M. e C. - Pupull?

DOTTORESSA – NORMALI!

N.- M. e C. - Normel!

DOTTORESSA – LINGUA? (Peppino tira fuori la lingua al massimo)

N. - M. e C. – (Anche loro la tirano fuori e parlano con la lingua tra i denti) La langhu?

DOTTORESSA – BUONA!

N. M. e C.Stè ban! (sempre con la lingua tra i denti)…

DOTTORESSA – POLMONI?... (si appresta ad auscultarlo e tirerà giù le coperte)

N. M. e C.U P’lmjn?

DOTTORESSA – … Madonna Santa che impressione! Chi ti ha vestito da morto?

NANNINA – Da murt? Peppino sta vestito coi panni nuovi perché vuole uscire…

DOTTORESSA – Vuole uscire? (a Peppino) Ma siete uscito pazzo? Ve lo devo dire io quando potrete uscire…Ma roba da manicomio!...      ADESSO DITE  “33”!

NANNINA, MICHELINO e CHECCHINO – (sempre insieme)  Trentatrà!

DOTTORESSA –  (arrabbiata)… E che facciamo… una visita di gruppo?… Ho detto 33!… Mica 99!… Deve rispondere solo Peppino!…

NANNINA – Scus dottorass… non emmo capito… Noi vi volemm aiutara…

DOTTORESSA – Mi aiutate solo se state zitti! (ora da del “tu” a Peppino)… DICI  “33”!

PEPPINOTrentatrà!…

DOTTORESSA – VA BENE!

N. M. e C.Vè di luss!

DOTTORESSA – CUORE? (gli ausculta il cuore)…

N. M. e C.U char?

DOTTORESSA – VA BENONE!

N. M. e C. - (contenti) Stè bun prepj!

DOTTORESSA – BRACCIA? (gliele fa muovere e le tasta)...

N. M. e C.U vrozz’r? (istintivamente le muovono anche loro)…

DOTTORESSA – SONO MOBILI!

N. M. e C.Movibili! 

DOTTORESSA – GAMBE? (gliele fa muovere e le tasta)...

N. M.e C. – (come sopra, le muovono anch’essi)… U iomm?

DOTTORESSA – ANCHE!

PEPPINO – (equivoca)  Dottorè, io ciò le “anche” anchilessate da quando ero giovane; figuriamo (penzatevi) adesso!…

DOTTORESSA – E che me ne importa delle anche?… Avete capito male! Volevo dire che muovete le gambe… come anche le braccia… “benedetta ignoranza”…

CHECCHINO - ... (conta fino a tre e dice) 1, 2 e 3: Maledetta gnoranza papà…

NANNINA – Checchì, mò devi aspettare a mangiare: tjn la chep testa test com a n p’zzaon!

CHECCHINO – Mammè, ma ij tegn fem!!!

NANNINA – J allar mutt’t n topp alla vaocch! (Checchino mogio mogio va in cucina)

DOTTORESSA – (guarda i tre accigliata) Meno male che abbiamo finito…PIEDI?

(Glieli tasta per bene)

NANNINA E MICHELINOU pjt?    

DOTTORESSA -  (rilassata per il buon esito della visita)... Giustizia vi vuole venire Peppino: (questi piedi) puzzano di cane morto!!!

NANNINA – E’ vero Peppì: afetano com o quondr...

PEPPINO - (ridendo di scherno e mostrando le calze sporche)… Ah... Ah... Ah... Volevo vedere a voi al posto mio... dopo 3 giorni in un fondo di letto... J va bun!… (guardando il Presepio)… San G’sepp, domm tij la pacienz…

DOTTORESSA – Copritevi Peppino, vi faccio i migliori auguri... Ritenetevi un uomo fortunato... Questa volta il cuore ha retto bene, ma non cantate vittoria. (a Nannina) Signora, è stato un piccolo infarto, ma adesso il suo cuore si è messo di nuovo a battere come un orologio svizzero e questo spiega la ripresa funzionalità motoria...

NANNINA - (dispiaciuta) Dottorè, cè p’cchèt!... Noi ci credemmo che era un miracolo di S. Giuseppe e della Madenna (della Bruna di Matera)…

DOTTORESSA - (guardando Peppino e Nannina)... Ma quale miracolo!... Per Peppino si è verificata una cosa rara ma non impossibile per la scienza medica... I miracoli io non li ho visti mai... Ma se a voi fa piacere di pensare ad un miracolo... fatelo pure!... Ognuno è libero di vederla come crede: tanto non costa niente... Né io ci tengo a farvi cambiare parere…

NANNINA - Ma allora voi dottorè... non lo credete il Paraviso!... Non li credete ai Sandi... Non lo credete quell’altro mondo?

DOTTORESSA - I Santi?... Il Paradiso?... L’altro mondo?... Ah... Ah... Ah... Cose dell’altro mondo veramente!... Roba da sprovveduti! ... SePeppino è guarito è perché dispone ancora di un fisico forte... Adesso vi faccio un esempio: Peppino fa il falegname; se fosse incorso in un brutto incidente sul lavoro e avesse perduta una mano... e quella mano fosse ricresciuta durante la notte... allora... io per prima avrei gridato al miracolo... Niente e nessuno ci avrebbe potuto smentire...  Avete capito adesso?

(A questo punto Peppino, illuminato da lieve luce celeste, viene “ispirato” dal Santo

PEPPINO – Ho capito Dottorè: che bell’esempio che ci avete fatto... Perché la mano è una cosa materiale... la vediamo, la tocchiamo (lo fa) e tutti sanno che non può mai ricrescere... Io ho ascoltato il vostro parero, e il ragionamento fila “che ‘na bellezza”. Adesso però, se premettete dottorè… sentite la mia piniona...

Secondo me ci sono due specie di persone: quelli che cianno la Fede e quelli che non ce l’hanno... Ma la Fede non è una cosa che si può toccare con le mani... sta nella testa dei cristiani... sta dentro al cuore…

La Fede è un segreto (mistero) di Dio... e Lui non le fa (ri)crescere le mani... perché ci ha lasciato la libertà di credere e di non credere (in Lui)… Se faceva crescere le mani... (e Lui lo può fare)... noi dovevamo essere dei pupazzi tutti uguali, tutti quanti pieni di Fede... (senza poter scegliere, senza libero arbitrio)     Che mondo doveva essere?

Dovevamo essere tutti devoti! Senza bene e senza male, senza verità e senza bugia…

Sapete che differenza ci passa tra uno che crede a Dio e uno che non Lo crede?...

Mò, dottorè… vi faccio pure io l’esempio...

Chi crede a Dio... spera sempre che gli ricresce la mano... o su questa terra… oppure all’altro mondo!...

Chi non crede a Dio...  sta condannato a rimanere invalido...  su questa terra… eppure all’altro mondo! …. E io ci tengo che dovete credere pure voi dottorè! … Questo è il mio dovere di “Cristiano”!…

DOTTORESSA - (meravigliata) …E bravo Peppino!Complimenti! Pure voi avete fatto unbell’esempio; ma io rimango del mio parere, anche se rispetto il vostro punto di vista... Comunque, vi raccomando di non uscire: riposo assoluto per almeno 10 giorni... Adesso devo proprio andare...  Signora Nannina, continuate a dargli quelle gocce...

NANNINA - Grazie Dottoressa!... Se ho di bisogno vi devo chiamare…

(porge il paltò alla dottoressa e questa esce)...

QUINTA SCENA

CHECCHINO - (esce dalla cucina con un tappo di sughero nell’orecchio e un coltello nella mano destra per fare uno scherzo alla mamma; le farà credere di essersi tagliato una mano, ritirando la mano sinistra all’interno della manica della giacca)

1, 2 e 3… Mammè! Mammè! M so’ tagghièt na mèn!... Cè dì tij?… Mò crescj arrat?

NANNINA – Madenna Sond!… (poi accorgendosi della finzione)… Chjss mò fè m’rì d crepachar ... Gjstjzzij ta va b’nì (darross sia Signaor!)…

MICHELINO - (a Checchino) La vu f’rnascj,  stubbito ribbambito!… Depp dj attond, cè la vu v’dà mert pjr a mom’t?... Bah…

NANNINA – Checchjn ben a momm, vè loss cur ch’rtjdd, senò oggi “facciamo diggiuna”

CHECCHINO - (mentre esegue avvilito) Wè, nan s pot sch’rzè mich, ca mbrym penz’n alla mert, e “facciamo diggiuna”… (digiuno)  

NANNINA - …P’ppjn mij, ij m fozzj ammaravugghj du raggiunamynd ca fott: parljv “a per a per” ch la dottorass; onz p maj, l’ha mjs prepij a “cappott”...(K.O. = Knock Out)

CHECCHINO - (distratto, mentre rientra dalla cucina)Papè, ij u “cappott” tij, nan li tuccuet prepij......  I’ stet zì M’càl! Cur mariul appat’ndèt…

NANNINA – Cè ncendr “u pal’ttan” mà? … Chjr stè app’nnjt  o ttaccaponn! Ma cè tjn la cod d pogghj?...

PEPPINO – (si alza dal letto e va verso il figlio) Dimmull cià fott, ca nan t fozzj njdd…

NANNINA – (protegge Checchino) Affo’ scì, mò m la vadj ij ch fuggh’t…

MICHELINO –  Fret mij, pjr ij m n so’ avv’rtjt! Opprjm ha parlet com a n pr’v’ssaor?... Ha dutt cert paral ca nan la dutt mej, com cj porl natatjn!...

PEPPINO – Avv’ramend? (ha capito e guarda il presepe) Boh? Ij mongh m’arr’cherdj ciò ca so’ dutt… Wè, nan m facjt pard tjmb, ca ì gì acchiè a Mest Pentassiggh…

MICHELINO – P’ppjn, addò a gì tij? L’ha s’ndjt cioccò dutt la dottorass?... (anche lui ha la coda di paglia)...

NANNINA – Jè b’rdèt P’ppjn! La dottorass nan val ca ha assì. Fesc frudd j chiaev pjr…

PEPPINO – (deciso) Nannì, mò la dottorass capisce di più di S. Giuseppe? Ji ì assì afferz! M’ch’ljn, vjn ch mà, ca ma gì b’dà chara casaredd ca s futt a Via Fiorendjn… Mà m pugghj u cuappjdd j u mbrell j n scem... (va verso l’attaccapanni, poi guarda nel porta ombrelli e non trova né uno e né l’altro)

NANNINA – P’ppjn, cè stet? T’abbisogna anguna cosa?...

PEPPINO – Anguna cosa?... Dà nan cj stè chìj nu cozz d njdd Nannì!... (guarda Michelino e Checchino) Adess tutt e due “sjt a scjttè u v’lan da ngonn”… (fuori ombrello e cappello)

MICHELINO – Fret mij: quonn fè assich m spjzz u vrozz’r! (indicando Checchino) Tij u saj cj r fesc chjss caus jund a chessa ches…

CHECCHINO – Wè, wè, nan acch’m’nzet a uardè a mà: ij nan m so’ arr’bbèt njdd!...

NANNINA – Ho capito Peppì! Mò vaco a vedere nella stanza di Michelino, angora “per caso” si trova anguna cosa…  

PEPPINO – Vè vjd sora maj: nan s sep mej, cert vet…

MICHELINO – …Cert vet P’ppjn, u saj cè m mongh jund a chessa ches?...

PEPPINO – S’ndym, cè t mongh?

MICHELINO – M mongh… la f’dicj!...   (la fiducia!)  

NANNINA – Cappello niento, ma so’ cchièt u mbrell … (lo porge al marito)

PEPPINO – … M’ch’lìn, u saj piccià t mongh la f’dicj? Piccià a mà m manghev cuss mbrell! Ma possub’l ca jund a chessa ches, appan jin s’aggjr d chjl, lu frach’n tutt caus!... J mà m mongh u cuappjdd… (arrabbiato) Mà vegghj u cuappjdd mij!…

CHECCHINO – 1, 2 e 3… Papè, ho dutt la dottorass ca nan ta ngazzè  “angora ti piglia una joccia” … J paj, quonn stjv amm’rtjscjt, dà jund so’ trasjt cuen j purcj…

MICHELINO – Chassa vet jev raggian Checchjn. P’ppjn, ma crad, u mbrell tij mu so’ asch’nnjt  p  nan  forl  fr’chè  a “qualche ficcanes”...  Ma tu giurascj: u cuappjdd tij, no soccj prepij addò stà!..

PEPPINO – … Nannì, addò l’acchiet u mbrell?

NANNINA – Stev asconnuto dendr alla fodera du pastren... M’càl, ma cè na pjgghiet p stud’ch?… Tu ti devi sloggiare a un’altra vanna!.... Vegghj discj: j cì P’ppìn m’rav? Tij cj avara fè junda ches ch mà?… Noi ci siamo canati!... Ma ncj pjnz o malalangu?

CHECCHINO – Zizì, i canati nan pot’n stè ‘nzemm!... Ti devi sloggiare subbito perchéstanno le malalangue…

MICHELINO – Jè raggian Nannì! Tu giurascj: prim ca mar P’ppjn, da dà mj nj ess scjt …

CHECCHINO – (spontaneo) Zizì, j cj mur opprjm tij? (lo zio fa le corna)

NANNINA – Ciutt tij a momm! M’càl, t na gì mà ca stem vjv tutt quond… Cè bù angun mas d tjmb?... N per d mjs? O t’vost n mas schutt?...

MICHELINO – Nannì, ma nan avost ciò ca t so’ dutt? Vù prepij la scadenz? J va bun! M n vochj la sjmmena prjm ca mar (judd)…  (guarda Peppino)

PEPPINO – (fa le corna) Neeee! J cè capuscj!!!M’càl, ma tij cè bù pj sciurt’n? La bona assjt? Njdd d man, vù ess avv’set la sjmmena prjm ca stennj u pjt… J cj ij schottj tott na vet, com a stanett, com j fè?

MICHELINO – Va bun P’ppjn, ma tij mjch sì murt! Tij ha cambè cjnd’onn! (ironico) J paj stè fuggh’t ca tutt u Natel t fescj la latt’r, j t’allunguascj la vjt…

PEPPINO – J tij vè angar drat a chjss f’ssarij?… Uffa M’càl, m so’ prepij jngrjscjt; chass jè l’ut’ma vet ca t’avvusij: jicchjt nata ches ca dà nan put stè chìj!.... Onz, scem a b’djm cj l’acchièm moppjnd… (escono)

SESTA SCENA

NANNINA – (commenta) Wè, cj u caondij (a) angunjn, nan mò crad! (poi al figlio) J com jà ca nan van Jang’ljn (ser’t) Sjt scjt alla ches?

CHECCHINO – (profittatore) J cj tu duchij, m la dè na fedd d ppen j zicch’r?

NANNINA – Fygghj mij, ca quonn jàt ca t sì mangièt ppen j p’mm’daor? (rivolgendosi al pubblico) Cuss fugghjca tegn, cj raggiunev com mongj, avar jess n scenziet… (al figlio) Cj vù u ppen ha r’sponn: la sjt chiamet a Jang’ljn?

CHECCHINO - Nan cj stev alla ches. Allar mendr z’zì ì gjt a p’scè drat a n’orv, ch’mmà Catarjn sì adanzèt alla f’nest, j mò add’mmannet… “a cè aor stè u funerel a papè?”…

NANNINA – U funerel a papè? J tì ce la dutt?

CHECCHINO – Cè lì dutt?  (fa il gesto ad ombrello) Né u funerel a papè! … Li dutt: Papè sì s’nnet a San G’sepp j jè “mb’v’scjt”... (resuscitato)…

NANNINA – Assìch a dutt? Disonest! Cè tjn nghep? La canugghij tr’mbet? (crusca)  Doveva dira che ha guarito!!!  (poi verso il pubblico) Ma piccià lì amm’n’zzè a cuss fugghj? Cè chelp tan judd? Pov’r uagnaon; vij no sapjt piccià fescj assì: totta chelp d l’assrjmm… Quonn t’nav descjonn (10) s cr’scjav n bell cuen jronn ca s’ chiamev Billo (Billy). Quonn s v’lav’n ban tutt j dij! T faciov’n pr’scè! Ma (na dji) u cuen cadì malet, mbaccjscì j u muzz’quò la jomm: no lassev chìj chìj: tutt u sogn ndarr… Checchjn schamev cur fugghj, ma l’atten nan er capescj d l’b’rorl; allar P’ppjn p’gghì u f’cjl da coccj i lu sparò o cuen… Pov’r Checchjn nust com chiangiav: sj chiangiav la jomm j sj chiangiav u cuen. Tond jev l’assrjmm ca tr’mm’lev suzz suzz… Inzomm: nan r’bbambì u uagnaon?  I’ r’bbambìt u uagnaon!  Cur d’stjn d’scraziet!... Quanda chiond ca n sjm fott... Ch cj t la pigghiè? Ch chara putten d la sf’rtyn!…

CHECCHINO – (estraniato) Mammè, ij t lì det la r’spest: mà vegghj ppen j zjcch’r!…

NANNINA – Sjn bell d momm, aspjtt nata zzych: cj t f’rnuscj u ppen, cè n ma mangè a menzadij? (poi continua il discorso di prima riferito al figlio sfortunato) Eh… u soccj ij a quanda dottyr u sjm p’rtet a cuss amer fugghj; tutt ca diciov’n: “Tipende tutto dal cilibbro! E chi lo sape? Abbess cràj, pjsscrà, pjscrùtt”... So’ passet chìj d v’ndonn, ma Checchjn tan semb descjonn, j nan ì stet chì normel!... Ma ij j P’ppjn na n’rr’nnjm: ij priascj alla Madenn j judd priascj a San G’sepp…

BUSSANO ALLA PORTA (entra Titina la vicina)

SETTIMA SCENA

TITINA – C’è premmessa commà Nannì? (reca un manufatto cilindrico di argilla cotta)

NANNINA – Tres, tres Titjn…

TITINA – Commara mia, “la p’l’zzij jè p’l’zzij” (la pulizia è pulizia!) U vjd cuss “quondr?” Dè jund sjm fott u fott’r nust (cagato) pj trend’onn…U saj cè ì fott? I’ ch’cjnet n bell brad vegetel p marutt, ma dazz ca nan l’avev addò matt, lì mjs dà: sjnd com ì profumet!... “La p’l’zzij jè p’l’zzij” (nel “quandro” si sono depositati i “bisogni corporali” delle famiglie materane fino al dopoguerra avanzato, quando si abbandonarono i “Sassi”)

NANNINA – Wè, ngrozj assaj commà Titjn, ma purtatull arrat a coss’t, piccià p nij jascj jè fest, j n ma mangè la corn, alla foccj du t’rnjs j d cj r caondj…

TITINA – Ah, v manget la corn? Piccià P’ppjn jè mb’v’scjt?...

NANNINA – Che imbiviscito? Ha guarito! L’ho dutt pjr la dottorass… Wè Titjn, no djcionn a njscjn (che è imbevisciuto), ca senò  tutt u cr’stion’r son a fè la pr’c’ssian a ches…

TITINA – Nannjn, ma cj stanett a marutt l’ha v’stjt pjr a murt…

NANNINA – Piccià lì v’stjt a murt? Chjr d’rmav a sunn chijn! U t’nav da cangè l’un’ch pjggiem ca af’taev, j lì mjs u ponn nuv…

TITINA – Boh! Ij nan capuscj njdda chìj!... Commà, allar nan n vù brad? (senza attendere risposta) J allar nu mangem nij!  ... Tante belle cose… (esce)

NANNINA – Tante belle cose: jngrozj pu p’nzyr (pausa)… Ma cos da poccj: s pot p’rtè u brad a ches du cr’ston’r, jund o quondr?... Paj s send d faott ca la duscyn “Titjn la sch’scjlend”… (soprannome di Titina)

SUONA IL CAMPANELLO (E’ Angelina con comare Caterina)

COMARE CATERINA – C’è permesso commà Nannì? Cè dochij fastudij?

NANNINA – Ma cè fastudij! Tres, tres… Jang’lyn, ma fott fr’nd’chè a momm...

ANGELINA – (ha una mano fasciata e qualche cerotto) E Papà?... (guarda verso il letto e vede che è vuoto) Mamma, allora è vero quello che ha detto Checchino alla commara!...  Papà sta bene!...

NANNINA – Sjn fygghia maj: attond stè bun!... Stamatyn sjbb’t  “haguarito” tott na vet… nò fott pjgghiè u tecch…

CATERINA – Commà Nannì, tij u saj ca m fozzj semb u fott’r mij, ma Checchjn fuggh’t mò dutt ca P’ppjn (marutt) sì s’nnet a San G’sepp …

NANNINA – A San G’sepp?... Nooo, cur fugghj nan sì sapjt spieghè: P’ppjn sì s’nnèt “la sar d G’sepp” (la sorella di Giuseppe), no a San G’sepp…

CATERINA – Ahhh! La sar d G’sepp, no San G’sepp… Ma cì àt cuss G’sepp j la sar?...

NANNINA – Nan r canuscj ch’mmè: so’ f’r’styr…

CATERINA – Ah, so’ forestieri... Jè stren perà ca sì uaryt assìch, piccià (stamatjn sjbb’t) o m’rchet so acchiet a ch’mmà Tjtin, j mò dutt ca P’ppjn all tra (3) stanett jev murt, tond ì var ca tij l’ha v’stjt cu ponn nouv …

NANNINA -  Sjn, Catarjn, ma ij lì v’stjt piccia m so’ sbaglièt; P’ppjn na stev mourt, chjr d’rmav a sunn chjn, ma ij cè n sapav? Mjch so’ gìt alla schal? Depp’t ì chiamet la dottorass Tuttunpezza che è accertata la guarita…

ANGELINA – Mamma, non ci posso credere, ieri sera papà stava più morto che vivo: sono così contenta… Questo è stato un miracolo….

NANNINA – O m’roch’l o no (m’roch’l), l’mbortond ca attond stè bun: ognjdjn ì com la penz…

CATERINA – Be’ Nannì, manu mel com ì gjt... Eh, ij u soccj cè s’gnuf’ch a stè vad’v (vedova). La v’rdèt, ij tj ev giè pr’paret u “cunz”, (il conzo, ovvero il consòlo: pranzo per i parenti del morto) com facjst tij quonn mers la bonon’m d Rocchjn marut’m; cè m so’ sch’rdet ciò ca m p’rtust a ches, p n mas sen sen?

NANNINA – Eh, u dovar è dovar; onz Catarjn, speriem ca nan m r’cambjyscj mej… (adesso guarda bene la figlia) Fyggh d momm, ma tij tjn la foccj tott abb’farèt; cè jà chessa men affascièt, cè jà cuss gn’r’quaor sop o jomm, sop o vrozz’r? Ma cè t s dr’pèt do schel?

CATERINA – Oldr ca schel ch’mmè. Tij u saj com ngj tegn a fuggh’t: ij lì vatt’sciet j la vegghj ban da quonn ì net. Jang’ljn mò dutt tutt caus: la chelp jat d cur d’scraziet du marjt…

NANNINA – Cè uej brjtt ca sjm angappet ch’mmera maj; p chass stev a schattev cur amer P’ppjn. Ij m cr’dav ca Saverj (sc’n’r’m/mio genero) jav n bun uagnaon, d famugghja ban…

CATERINA – Ch’mmè, ij tegn n pàs sop alla cuscienz; nan t v’lav dyscj njdd p nan acchiorm mmynz, ma vust cu caus ston malamend pj Jang’ljn, j marutt stev a cr’pev pu stess mutìv, t lì dyscj prepij: ij a “donna Rosaria”, la momm d Saverj, la tegn sop o stem’ch… Eh, com s d’vart u diov’l: char jov’t prepj o cust d ches… Char stragh vè sparl’tton assaj sop a fuggh’t, j vè djcionn pjr ca vij sjt na famugghia brjtt...

NANNINA – J parloss semb, cè pozzj fè ij pov’redd? Com ston u caus mà, nan la pozzj r’ spaonn! Ch’mmè, a nij n canaoscjn tutt quond: Jang’ljn ò matt mbrjm la chep o pest, piccià sop a mà j a P’ppjn nan pot parlè njscjn…

CATERINA – Ca cè no soccj Nannjn… Nij n sjm semb r’sp’ttèt, p chass m sendj d ropij…Allar ij, a R’sorj j o marjt, don Araonz (Oronzo), r  tegn  sotta condraoll… Wè Nannjn, da quonn sì sp’set (Saverj) u fugghj, so’ r’mes sjl sjl alla ches, j nan vaon chì d’accherd: s so’ rjbbuscièt tott j dij…

NANNINA – S so’ rjbbuscièt?... J cj t lò dutt?

CATERINA – Da ches, quonn foscjn lyt, s send tutt caus. Opprjm don Araonz, dij o tre vet alla s’mmen, s n sciaev far alla massarj ca tan (sop la vij d M’gghjun’ch); mà s n vè far tutti i giorni, j cert vet nan s r’tyr prepij… J quonn s r’tyr, nan mongj chì ch la m’gghiar, nooo: ch l’amacj’r, s vè fescj um’zz’qujcchj alla candjn d Ponz a Cr’denz.

NANNINA – Alla candjn d Ponz a Cr’denz? Ma sì s’chjr?

CATERINA – Sin, u soccj s’chjr, piccià jund a chassa bella “compagnia” stè pjr cur d’scrazièt d Tonjn frot’m, u scap’laon. A don Araonz u foscjn mbriachè semb, j chjr sparl’ttascj condr a R’sorj la m’gghiar, ca no trott chìj “da marjt”. Allar l’amacj’r su pert’n a “lascj u giurnel” (capisci a me) a “Matrona Cesira”, a chara ches addò ston chjr famm’n, nan sà?... (le prostitute)

NANNINA – Neee!...Cryst mij!!!   L’atten ho pigghièt u stess vuzij du fugghj!!!

ANGELINA – (in dialetto se possibile) Cè p’cchet ca nan l’abbaott l’oucchj, a “donna Rosaria”, assì m’avara capuscj “la sjgnaor”, ciò ca possij (ij) cu fugghj…

CATERINA – Macher! Ma s’rech’t  jet assej fourb; don Araonz (depp’t ca lò s’dd’gnet la m’gghiàr), nond o cr’stion’r, stè pjr dalla port du tourt…

NANNINA – Afferz jaev tourt (u marjt)! Ston sp’set da trend’onn: cè val fè semb “u spusjn nnammuret?”... A na cert etè, s d’vend com “fret j s’rjr”…

CATERINA – Sjn, ma nan a chjss condjzzijn… Nannì, allar nan a capjt njdd! La signora Rosaria al marito lo “siddica” (caccia) perché lo mette le corne…

NANNINA – Lu matt u chern?... Madenna Sond! J a cj s’ tan?  (chi è l’amante?)

CATERINA – “Si tiene” a Giuacchjn u v’ccjr!…

NANNINA – Giuacchjn “u zambr”? (il caprone)... E la “signora” tan u stem’ch d’avv’cjnors a cur vecchj purch cjnghiel?

CATERINA– Sine Nannì! A chara disonest lì vust ch l’oucchij mij! Quonn ì avà u tjmb, tì ch’ndè tutt u fott pund j vurch’l. P piaciar ch’mmè, nan m facionn acchiè ‘mynz, ma chara chadd lò f’rnascj d scj dicionn ca fuggh’t jàt na famm’n d ‘mynz  alla vij…

NANNINA – Chara brjtta puzzulend! Jang’ljn jà p’ccjnann angar, ma R’sorj tan cjnquandonn, j nan ò fè la prof’ssorass du cov’l nond a mà... Ch’mmè, ngrozj p la nutuzj; put stè sch’tet ca nan tì n’mnè mej… Cuss fott d Jang’ljn lì arr’ggjttè, j tegn da arr’gg’ttè com ì l’js pjr a chara ljnguaccyt… (d “donna R’sorj”)

CATERINA – Ahhh! Mà m sendj mogghj, Nannì, m so’ l’vet cuss pàs do stem’ch…Wè, mà m nì fiscj cha tegn cè fè… La Madenn v’acch’mbogn, stot’v bun…

NANNINA – Stott bena ban… (poi alla figlia) A s’ndjt cè vè dicionn s’rech’t?

ANGELINA – Mamma, a me dei miei suoceri non m’importa niente. Ieri sera Saverio mi ha picchiata (sfrecata) di nuovo!... Ma mi può anche ammazzare; non otterrà niente da me: io non lo voglio più!...

NANNINA – Totta chelp d cur “uagnaon” ca t’ho fott pard la chep! (Vincenzo l’amante)  Tij ha p’nzè a fè la pescj ch marutt, j a “cuddot sjgnaor” nan l’ha b’dà chìj! Ha capjscjt?

ANGELINA– Infatti, Vincenzo ieri sera se n’è andato e non tornerà mai più, grazie a tutti voi che non volete comprendermi... Mamma, ti vuoi convincere che quando mi sono sposata ero troppo giovane e non capivo quello che facevo?… Avevo 19 anni, ero ancora una bambina ed io l’amore vero non sapevo cosa fosse... Chi può dire l’età giusta per incontrare il vero amore? C’è chi l’incontra a 15 anni, chi a 30, chi a 50 e chi lo cerca per tutta la vita e non lo trova mai. Voi mi consigliaste di sposarmi con Saverio perché di famiglia ricca ed io non sapendo a cosa andavo incontro ho accettato, povera stupida...

E adesso, dovrei subire tutta la vita per quell’errore?... Da quando sono sua moglie, mai una parola affettuosa, mai un gesto gentile, mai un fiore… E poi, lui non ha mai smesso di ubriacarsi e di frequentare quelle donne di malaffare... Molte mogli chiudono gli occhi ma io no! Adesso ho detto basta... ho detto ba-sta!…

(Peppino entra non visto, posa il quadro di S. Giuseppe e ascolta la fine del dialogo…)

NANNINA– (quasi piangendo) Ben a momm, nan cj parlonn assìch: ciò sjccjad jund a ches nest? U chep scjscjocchj?… Cè son a djscj u cr’stion’r cj v lasset ch marutt?

ANGELINA – Mamma, non me ne importa niente della gente!... Anche se ci lasciamo, meglio sola che con quel marito ubriacone, violento e infedele…

(Angelina appena vede suo padre gli corre incontro piangendo e lo abbraccia)

Papà, papà mio… sia ringraziato il Cielo!…

PEPPINO – Jang’ljn maj, (bell d papè) nan ngj chiangionn... Da jascj ho cangè tutt caus!... Nan parlonn  chìj: m’avost’n chjr pucch paral ca ì s’ndjt giè (le guarda la mano e i lividi in faccia) j ciocch ca stochj a vadj mà… (la consola carezzandole i capelli).

NANNINA - (previdente, si apparta col figlio per scoprire la verità sul cappello di Peppino ed evitare che questi si arrabbi di nuovo) Fygghj mij, (mà ca nan send niscjn) dinciull a mom’t: l’ha pigghiet tij u cuappjdd d’attond?... (Il figlio non risponde) J cj t dochj na bella fedd d ppen, m l’ha dyscj? (Checchino si guarda intorno e dato che gli altri non guardano, fa cenno di sì con la testa; così Nannina continua)  J allar djmmull!

CHECCHINO – (memore della “fregatura“ precedente) Noun!!! Opprjm vegghj u ppen!

NANNINA – (corre alla dispensa e gli porta una fetta di pane) Né, mà ha parlè!

CHECCHINO – (addenta il pane, va verso l’uscita e si ferma; poi con la bocca piena grida per farsi sentire da tutti) U cuappjdd d papè… mu so’ v’nnjt! (e corre fuori scena)  

NANNINA – (lo rincorre arrabbiata) G’stjzzj ta va b’nì, cuss brjtt anjmaloccj

FINE  PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Il 2° atto riprenderà a distanza di un anno, proprio il giorno di Natale del 1951. Siamo nel corso della mattinata in attesa che tutta la famiglia Cardiano si ricomponga per il rituale pranzo Natalizio.

Michelino alloggia sempre in casa di Peppino; Angelina vive ancora insieme al marito, grazie alle intermediazioni di Peppino e Nannina che sperano nella loro riappacificazione.

Inoltre Angelina ha partorito un bambino che si  chiama come suo padre, Peppinello; poi capiremo il perché. Il bambino ha tre mesi poiché fu concepito proprio a Natale dell’anno prima. Tutti pensano o credono di sapere, ovviamente, che sia figlio di Saverio ma solo Angelina e lo stesso Saverio sanno con sicurezza che non è vero. La lontananza di Vincenzo, che è stato per breve tempo l’amante di Angelina, rende sopportabile la rabbia di Saverio che resta con la moglie solo per salvare le apparenze. Tuttavia, continua ad annegare sempre più la propria insoddisfazione nell’alcool. Di conseguenza continua a picchiare la povera Angelina, la quale, dopo avergli dato diverse possibilità di riscatto, decide di scrivere un telegramma a Vincenzo per informarlo in merito al figlio…

La scenografia è praticamente la stessa; viene rimosso il letto di Peppino e si predispone un tavolo per il pranzo natalizio di 7 persone.  Inoltre, ci sarà un divano, una poltrona e un tavolinetto.

Nannina, come di consueto è alle prese con i fornelli; Peppino è alle prese con gli ultimi ritocchi al Presepe, mentre Checchino e Michelino litigano di continuo poiché alle prese con accese partite di scopa napoletana…

OTTAVA SCENA

CHECCHINO – J muv’t, myn ndarr “zizì”, ca tjn dusp’r mmen! (e raccoglie tutte le carte dal tavolo a fine partita)

MICHELINO – Cur purch du diov’l!               (si accinge a contare le poche carte)

CHECCHINO – (sfottente) Ma cè stè cund zizì? U cort a bastaon? (mostrando le tante carte prese)  U quott pjnd ston tutt dà…  (ride) (E mò so’ dieci…)

MICHELINO – Mannegghj o cjdd! Rjr cr’tjn, rjr, ca mà tì fè chiongj…

PEPPINO – (si avvicina) Ma duchj ij, M’chàl, jascj jet u Natèl… E’ possub’l ca ta avv’l’né u sogn d chessa manar? Ma la vust ca vangj semb judd? Tan chjr men svalt svalt, ca nan t fescj accap’zzè njdd. Chass jè l’ort ca sì sp’cializzet: la scopa napoletana…

CHECCHINO – E tu il presepio!!! Ij alman m fozzj na cos d t’rnjs, j tij?

MICHELINO – Jè svalt a fè “u mariul”, P’ppjn! (mima il gesto del “rubare”) Pugghj u cort do tov’la quott a quott, j cj u vegghj cuntrullè s’offend, nan val sciuquè chì! J paj, cè jat cuss fott co fè cort semb judd?...M’ho jabbèt descj partjt, a dascj lyr l’jn, so’ cjnd lyr ca m’ho fr’chet... Mà perà, mì r’fè… Mì r’fè afferz!…

CHECCHINO – Ca com nan ta r’fè?… Ma cj vu sciuquè ch mà, a caccè opprjm u cjnd lyr ca p’rdjt, j la dè mmen a papè…

MICHELINO – (al fratello) Chiom’l fess a fuggh’t… (al nipote) Oll’jt’m, cj pardj tì paiè: attond stè p t’st’menj… (al fratello) Ha capjscjt: nan s fyd du zien!

CHECCHINO – Naon, nan m fudij d tà! Cè so’ stud’ch?... Cj dà ch’mmannev ij, t’avar a jess giè cacciet…

MICHELINO – Ah, disonest! (sorvolando sulla faccenda della casa)… P’ppjn, né u cjnd lyr ca ì p’rdjt, perà ji a fuggh’t lì addr’zzè... Mà fè n piaciar schutt: mutt’t drat a judd, j cuntrulluscjl quonn fescj cort… Wè, u pr’cjnjdd (sett a d’ner) nan lì vust mongh na veta cjchet…

PEPPINO – Mongh na vet jund a dascj partjt? Nan pot ess!... Checchì, avost a m’schè: fè cort!

CHECCHINO – (sentendosi braccato, si inventa una scusa) Ehm, ehm… Wè, m so’ sch’rdet d scj accattè n riel (du Natel) a momm! Papè, domm u cjnd lyr d’ zì M’càl, ca nan tegn mongh l’ucchj p chiongj…

MICHELINO – (inviperito) Ah!!! D’scraziet farabbutt!  Allar tjn prepj la foccj d la pipì… Stjv pjr senza t’rnjs, bjsciord!... J cj p’rdjv, com m’avjv a paiè?

CHECCHINO – J com s fescj a pard ch tà? I’ t’nà u men attacchet?Zizì: tu sei ciuccio… (e raglia) I-oh… I-oh…

MICHELINO – (offeso) Checchì, mà tu duchj nond a attond la dij du Natel: tì fè sch’ndè tutt u cupr ca nan tò det judd… Checchì, ij tì addr’zzè u spodd… (e poi al fratello) P’ppjn, fuggh’t nan m pert r’spìtt! M fescj gnanè u sogn ‘nghep!

PEPPINO – M’ch’ljn! Ma piccià t’annatariscj assìch? T mutt “a per a per” ch n’paott; cè no canuscj? Cj no u suppurt chì, vattunn! Inzomm, piccià nan t vè cjrch nata chom’r a penzian! Mò se ne viene il raggionamendo d Checchjn: ma cè n stè pugghj pu chjl?

CHECCHINO – Papè, “chjss dà” nan s n vè chìj!... “Chjss dà” ho m’rì junda ches! (poi continua piagnucolando)… Ma ij no vegghj v’dà u tavjt (la bara) junda chesa nest, per colpa la sua…

PEPPINO – J mà f’rnusc’l a papè! Ca cè no sep zizì ch’ò m’rì pjr judd? J cè t’rapjd ca sì d’v’ndet… (la mette sullo scherzoso) Al preposito: là mys a zì M’càl, jund a la latt’r ca fè semb u Natel?…

CHECCHINO – Piccià? Char jè schutt p la famugghia nest. Zì M’càl è ospito, e l’ospito depp tre dì afat... Yudd so’ tre onn ca stè jund a chera stonz: u fjzz ca nan s pot trasì! (J cè tan? U colar?)

MICHELINO – Pjr cass ma dutt? Delinquend!… Io paco la fittanza e non puzzo!… Io paco “prefumatamente” e perciò…. “addoro”!!!

PEPPINO – M’càl: l’addoro ca s send, jè l’agnjll cu paten ca stè fescj Nannjn canott! Addaor judd! Io paco! Che pachi? Quattro soldi, senò t l’avar jess acchiet na chom’r p cund tij… Jè ca t cumbyn…

MICHELINO – Cè parjnd f’tjnd: semb a r’nz’què, semb a r’nz’què! (si avvicina al quadro di S. Giuseppe) Ahhh!  Ma cj San G’sepp m fescj chera jrozij…

CHECCHINO – Mò sì fess mà! Cuss San G’sepp jat u nust, j tij dà, nan cjndr njdd...

MICHELINO – (al fratello) Ma u stè sjnd cè mò dutt? Mà nan so’ mongh lub’r d cjrchè na jrozij a San G’sepp, ca ì add’mmannè opprjm u p’rmass a judd!…

(Troisi, in un celebre film “citò” la lettera di Totò; qui vorrei umilmente “citare” Troisi)

PEPPINO – A judd naon! Ma a me si! Mà jev raggian u uagnaou... Cuss San G’sepp tan da agg’stè u fott’r d chesa maj…

MICHELINO – Boh!... Ij soccj cu Sond’r apparten’n a tutt quond!... Allar, vust ca sì g’ljs du Sond tij, ì fè assìch: dazz ca ogni d’man’ch vochj alla chiaes d San G’sepp, la pross’ma vet lì cjrchè tre njm’r p fè n bell tarn: schutt assìch m pozzj salvè do sfrott vust…

CHECCHINO – Papè, jè biscìj ca vè a San G’sepp: la d’man’ch vè semb alla chiaes d San Giuonn. (rivolgendosi al quadro di S. Giuseppe) San G’sepp, nan r scj donn u njm’r a cuss b’sciord, piccià jè f’det a San Giuonn!…

MICHELINO – (con le mani giunte, sempre guardando il quadro) Jè folz!… San G’sepp, no danna denz a cuss delinquend! Cj duchj la biscìj, vegghj scì sop na sedj a rotall!…

CHECCHINO – San G’sepp, ha s’ndjt cè val? Fangiull chessa jrozij: a fo’ scì sop na sedj a rotall, ca depp’t lì fè r’zz’lè tutt u schel...

PEPPINO – Checchjn, mè avost! Mà ha passet u lum’t! (guardando il pubblico, prende il fazzoletto dalla tasca e si asciuga il sudore dalla fronte) Wè, quonn s matt’n a joccj d sogn na r put mant’nà... tegn la cammjs totta s’dèt (di nuovo verso i due litiganti) Ma cè v sjt mangèt, u chjl d la jaddjn? (a cazian) M’càl, ma cè t crjd ca u sond’r si potono ascomotare pu njm’r du laott?... Ma cos da poccj!

CAMPANELLO

Entra Angelina con il figlio nella carrozzella;  nonna Nannina e nonno Peppino corrono verso il nipotino e lo prendono in braccio: hanno gli occhi solo per lui e passano inosservati pure i soliti lividi che Angelina porta sul corpo…

In questa scena, se possibile, si mostrerà per pochi secondi un “vero” bambino di tre mesi (o più) per poi sostituirlo con un bambolotto. Così facendo, nella scena finale“indurremo” il pubblico a pensare che si tratti del vero bambino mostrato in questa occasione.

NONA SCENA

ANGELINA – Ciao papà, ciao ma’... vedi chi sta qua?

NANNINA – (esce dalla cucina) Wè, ì arr’vet la gioia nest... u passarjdd mij, bell d nonna soj... Ma cè stè derm? (guarda dentro la carrozzella e vede che è sveglio) Na, stè ch l’ucchj schacchèt: u vegghj pjgghiè ‘mbrozz… (lo prende)

PEPPINO – (sorridente) Nannjn, chjss jat u passarjdd mij, piccià s matt P’pp’njdd com a mà; j cì l’avar a discj cò prjm chelp so’ stet “pjnd’ddèt”(chiamato). Nan l’ho fott u fugghj mosch’l, j l’ho fott la (figlia) famm’n! Jè b’rdet: cj Crust t lev na caus ch na men, paj t dè na caus ch lota men… Nannì, vè ch’cjn tij, j lassamull u bell mij (Nannina, lascia il bambino in braccio al marito e guarda la figlia accorgendosi dei nuovi lividi)

NANNINA – Jang’ljn, arrat cj arrat? Tjn la foccja coloret com n paglioccj! Ma inzaomm, pjr u Natel a gì agg’ronn com u cuarn’vel?... Pov’ra fugghj: afferz d chiongj tjn du jucchj rjss rjss com o fuch… P’ppjn, ma la vust a fuggh’t?

Nannina prende il bambino dalle braccia di Peppino e lo mette nella carrozzina. Angelina lo porterà in cucina dove il bambino verrà sostituito da un bambolotto. Michelino, vista la situazione delicata, smette di giocare a carte e porta Checchino fuori di casa…

MICHELINO – Nij n scem a facjm quott poss... Vjn a zizì: andiamo al circolo equestro dove stanno gli “altri” animali; (tra sé) capescj ca fè am’ciuzj, j t lossj apprjss a lar (escono)

PEPPINO – Nannì, com nan lì vust a fuggh’m! Ma char stè sp’set: cè n ma gì cuquè ch lar? U saj com diciav u priar?: ”U finn d la caller la sep schutt la ch’cchier” (ovvero:“solo il mestolo conosce il fondo del pentolone”, per dire che solo i coniugi possono sapere quello che succede tra le loro mura domestiche) Ma chjss, da quonn ston sp’set, ston jund o mbjrn. Cè pozzj fè ij? Mì chumbrumatt ch Saverij j la famugghj? Dymm tij...

NANNINA – Allar com so’ agg’stè cuss problam? Affomm send!!! Piccià fuggh’t nan pot ch’nt’nuè a pjgghiè cupr ogni sanda dij!

PEPPINO – Ma vjd cè situazian! Ij m mongj la chep Nannjn, nan soccj prepj com mì cumburtè: Saverj jè com Crust l’ho fott, jè b’rdet, ma fuggh’t  t’nav pjr u ch’mber... Djcjm u fott com jat: “pjr Jang’ljn ho sbagliet”…

NANNINA – Ho sbagliet, sjn! Ma u saj com la penz ij? Cj tij la nett t r’trjv mbriech, j m djv cupr senza raggian, pjr ij m p’tav sbagliè com a jadd, cher P’ppjn!

PEPPINO – Ah!... A fott bun ca m la dutt Nannì: da jascj, n b’cchjr d mjr, j (paj) avost…                    

A questo punto Angelina esce dalla cucina: è il momento giusto per parlare ai genitori

ANGELINA – Papà, mamma, vi devo parlare di una cosa importantissima! Promettetemi di non interrompermi e di non agitarvi; sedetevi, state calmi ed ascoltatemi. Sapete che non vorrei mai causarvi dolore: quante volte per non farvi soffrire ho chiuso gli occhi, ho represso il mio orgoglio, il mio amore e sono andata avanti per quieto vivere. Ma adesso basta, adesso ba-sta. Vedete questi lividi? Sono di 5 giorni fa. Ma adesso non è per me che ho paura: ho paura per il bambino… Papà, lo sai perché mio figlio si chiama come te?

PEPPINO – Ecco, veramende… (Peppino accenna a rispondere ma Angelina non lo fa parlare e continua come un treno)

ANGELINA – No, non è stato un regalo di Saverio. Papà, forse non ti ricordi, ma a Natale di un anno fa, quella sera che eri moribondo, mi chiedesti di salvare il mio matrimonio e Vincenzo era lì ad ascoltare. Quella sera lui rispettò la tua volontà e se ne andò per sempre col rimorso di aver causato il tuo malore. Prima di andarsene mi accompagnò sotto casa. Ma a casa mi aspettava Saverio come sempre ubriaco. Appena entrai mi picchiò ancora e scappò. Vincenzo mi sentì gridare e quando vide fuggire Saverio, pensò al peggio e venne a soccorrermi. Ci amammo per la prima e ultima volta e ci dicemmo addio!… Vincenzo non sapeva che avevamo concepito il nostro bambino…

A questo punto Peppino e Nannina portano il capo all’indietro e le mani sul cuore. Angelina, previdente, corre subito a chiamare la dottoressa che aveva portata con sé ed aveva pregato di aspettare nel pianerottolo

DECIMA SCENA

ANGELINA - Dottoressa, è arrivato il momento, entrate, presto…

La dottoressa entra velocemente con qualcosa nelle mani

DOTTORESSA – (mentre fa annusare “i sali” a Nannina e Peppino) Angelina, nelle tasche ho due boccettine già preparate. Prendile ed agitale un po’: devono berle subito!.....

(la dott.ssa lascia i sali e stappa le boccettine. Una di esse la porge ad Angelina) Questa falla bere a tuo padre (la dottoressa, dopo aver fatto bere il contenuto della boccettina a Nannina, le guarda le pupille, le tasta la giugulare, le dà qualche schiaffetto perché si riprenda dal torpore) Signora Nannina…  forza… dai... dai... dai... sveglia... sveglia... riprenditi....... dai... dai… coraggio…… respira forte… si… così… così va bene!…

ANGELINA – (imita il dottoressa adoperandosi verso il padre: gli guarda le pupille, gli tasta la giugulare senza sapere esattamente cosa fare e lo schiaffeggia con buona energia, pensando di sortire prima l’effetto voluto) Papà… dai... dai... dai... sveglia... sveglia... riprenditi... dai... dai... coraggio… respira forte…. si… così… così va bene!

NANNINA – (Seguono secondi convulsi in cui la dottoressa va da Nannina a Peppino; poi Nannina ricomincia a parlare dando i primi segni di ripresa grazie alle cure immediate)  ...Mò merij u char: mà ho schattè. Cè p’cchet ì fott ij, p m’r’torm cuss scjscjocchj brjtt?…

PEPPINO – (anche lui dopo la crisi, sembra riprendersi) Nannì… nan avost chessa bella nutuzij? Noun! M son fott pjr na bella foccj d schoff... Mò merij!… S. G’sepp mij, quond ì amer chessa “m’stjr” (la pozione di coramina, notoriamente acre)…

NANNINA – Dottorass, ma cè na fott vav? Il fielo ca son det a Crust (sop) alla craoscj?…(piagnucola) P’ppjn mij, Jang’ljn stè nguajet! Nij mà ajtè a jadd j pjr a chedd’on’m  annocend d P’pp’njdd…J cì nu djscj a nij ca Saverj nan s la pugghj cu crjatijr?

ANGELINA – (continua con calma sperando che, superato il momento critico, possa terminare di parlare) Saverio lo sa bene che Peppinello è figlio di Vincenzo e perciò lo odia! L’altro giorno, quando mi ha picchiata, io tenevo il bambino in braccio e non lo so chi Santo lo ha salvato!… (Peppino e Nannina girano lentamente la testa verso il quadro di S. Giuseppe e si fanno tre volte la croce) Papà, quante botte mi sono presa quando mi impuntai per chiamare il bambino come te!… Dottoressa, posso? (guarda la dottoressa chiedendole  se può continuare; quindi la dottoressa fa un cenno affermativo col capo ) Adesso tenetevi forte: devo dirvi un’ultima cosa…

NANNINA – (non perdendosi mai di spirito) Dottorass, quanto dura l’affetto di questa mestura che ni siete data?

DOTTORESSA – E chi lo sa?... Dipende… (ad Angelina)  Angelina, non abusare…

PEPPINO – Vè nnond a papè, ormej sjm acch’m’nzet; mogghj ca porl mà ca stè la dottorass… (prima che scade l’affetto della medicina) J paj, ij j mom’t, stem jund o men d San G’sepp: yudd nò dè la ferz!

ANGELINA – …Sappiate che 5 giorni fa, dopo l’ultimo litigio con Saverio, ho fatto un telegramma a Vincenzo dicendogli del nostro bambino e di te papà, che hai superato quell’infarto dell’anno scorso…

PEPPINO – D l’onn passet? J chjr da mà cè jat?

ANGELINA – (continua inflessibile) Vincenzo mi ha risposto subito dicendomi di essere felicissimo del bambino e mi preannunciava il suo arrivo qui a Natale per vederlo. Lui mi ama ancora più di prima e non ha mai smesso di pensarmi… E poi è felice per te papà, perché viveva col rimorso di aver causato la tua morte (Peppino, quando sente quella parola fa istintivamente le corna) Verrà qui oggi anche per (farvi gli auguri di Natale e) farsi perdonare da te e da mamma…

PEPPINO – (sussulta e si alza in piedi) Madenn du Corm’n! J cè ho sjccjad cj s’incuntrascj ch marutt dà? Ho s’ccjad n tramat du mbjrn putten!…

NANNINA – (anche lei si rialza, punta da una tarantola) Wè, ciò ca val sjccjad sjccydoss. P’ppjn, mà nan la fozzj chìj! Nij stem jund a chesa nest, j cj angunjn stè schem’t, s nj scioss, j f’rnum’l na vet p semb chessa cummedij!…

PEPPINO – Jè raggian Nannjn, mà ì capjscjt com mì cumburtè: da emm’n abbaset com è dovar… J San G’sepp mò uidè da sjs!!! (all’u’t’m pien)

DOTTORESSA – Parole sante… Ehm… scusate, ma vedo che vi siete ripresi bene, perciò me ne vado. Oggi è Natale: vedo che avete già la tavola apparecchiata… Angelina, spero che non ce ne sia bisogno ma per qualsiasi cosa mi trovi a casa mia, se non sto ancora da “zia Teresina” quella trattoria che sta in via Ospedale Vecchio… Vi faccio tanti auguri!

ANGELINA – (riconoscente, mentre Nannina e Peppino si mostrano d’accordo) Dottoressa, rimanete a mangiare con noi! Non ve ne andate in quella trottoria sola sola anche oggi che è Natale. Vi vogliamo ringraziare per quello che avete fatto per noi!…

NANNINA – Jè b’rdet dottorass! Dot’n cuss onaor: oggi mangete con noi. (la dottoressa è ancora indecisa; sentito quello che potrebbe accadere vorrebbe andarsene) Che ve ne andate, mi facete rimanere con la vocca amara…

PEPPINO – Dottorass, j faciut’n stè ch’ndend…

DOTTORESSA – Be’, se proprio insistete…

PEPPINO – Oh, che bella cosa! Nannjn, dazz ca tegn pjr ij la vocch amer, pugghj do b’cch’rjn j u r’selij, ca vegghj fè n brund’s ch la dottorass… (Nannina esegue)

ANGELINA -  Dottoressa, datemi il cappotto e la borsa, mettetevi comoda…

Nannina apre la bottiglia e versa il rosolio

PEPPINO – (pensa alla rima da fare) Allar v’djm: alla saljt du dottaor, ca nò salvet u char (ridono insieme e bevono un sorso, ma Peppino ha un altro brindisi)  Nata tjn: Cu ssel j la m’stjr, nì passet la pajr (bevono ancora facendo cin-cin)

Bussano alla porta: è Michelino con Checchino di ritorno dalla passeggiata

UNDICESIMA SCENA

CHECCHINO – (corre dal nipotino come ha visto fare dai genitori) Addò stè P’pp’njdd, u passarjdd bell d z’zìj, chò vegghj pjgghiè mbrozz…

ANGELINA –  Checchino, lo sai che ho paura e non voglio che lo prendi in braccio! Però sveglialo che è l’ora della pappa. Quando stai vicino tu, mangia che è una bellezza…

PEPPINO – Ca chjr u crjatjr jè pjccjnunn, ma mjch jè stud’ch! U sep ca cj nan s spuccj a mangè u semoljn,  su mongj tutt zì Checchjn…

MICHELINO – Dottoress buon giorno. Allora poi siete trasuta! Io diceva: ma perché la dottoressa non ci trase e aspetta sul pianerotto…

PEPPINO – (per nascondergli i fatti precedenti) Afferz! La jomm jnv’tet a mangè dà, ma jadd s cr’dav ca ev arr’vet tropp sjb’t, j asp’ttev doffar…  è vero dottoress?

DOTTORESSA – (complice) Certo, certo… E poi dicono che i dottori non vogliono mai andare a casa dei pazienti e se ci vanno, arrivano sempre in ritardo…

PEPPINO – (approfitta per far visionare il Presepe alla dottoressa; ai due si accoda Michelino) Dottoress venite a vedere; giacché voi conoscete le case di tutti, la siete visto mai una cosa così? Questa è la passione mia da quando tenevo 8 anni; prima aiutavo mio padre e quando lui morse io ho continuato questa tradizione della famiglia; è vero Michelino? Lui lo sa… (Michelino fa segno di sì con la testa e lui continua) Un “penziero” che ciò sempre è proprio questo qua: quando muoio io, chi la deve continuare la tradizione? Mio fratello Michelino è proprio annecato… (negato)

MICHELINO – E’ vero dottoressa, che ngi pozzo fare? Io so’ proprio “annecato” per il Presepio…

CHECCHINO – (che dalla cucina ascoltava) Che pure io sto annecato! Papè, a ma u pr’sepj tij… m fescj prepj schjf! (e rientra in cucina)…

PEPPINO – Ciutt tij, parlaquando piscia la gallina (si rivolge al quadro) San G’sepp mij, quonn la agg’stè la chep a chjr? Come faccio a impararlo a fare il presepio? (alla dr.ssa) Ecco quello è l’altro “penziero” mio: di bravo è bravo, ma voi lo sapete che è un poco ritardivo… Ma però non lo sfugge niende, niende! 

NANNINA – No sfiscj njdd! Come si dice…”Sfryscj u pascj… j ten a mend alla jott… (frigge il pesce e tiene a bada il gatto)

DOTTORESSA – E’ così espansivo! (poi, riferendosi al Presepe) Caro Peppino, che gran bel Presepe! Non ho mai visto niente di più affascinante!  Sei un vero artista, non c’è che dire… Ti ammiro per questo, Peppino: tu hai Fede e lo dimostri in tutto quello che fai... E poi devo confessarti una cosa: in questo anno, dopo quella improvvisa guarigione ho pensato spesso a quello che mi dicesti… Ti ho osservato con attenzione ed ho visto che sei veramente cambiato... Tu che eri così infantile, adesso sei un uomo con la testa sulle spalle… Quasi quasi comincio a credere anch’io nei miracoli…

PEPPINO – (estasiato e commosso) Dottorass, m sjt a crad: sjt la prjma cr’stien, depp cinquond onn, ca mò fott prjscè d chessa manar… So’ prepj ch’ndend!... J pjr cj sjt nzich esageret, ji v ringrozj u stess… Cert vet n cr’stien jev abb’sugn dj ess accrjscjlet, dj ess dutt na paral ban... Dottorè… S. Giuseppe vi deve ricambiare!…

Suona il campanello.

Dato che non entrano subito è segno che sia gente non “di casa”. Nannina ha timore che sia l’amante di Angelina, così va a guardare dallo spioncino; quindi  avvisa che invece si tratta dei consuoceri (don Oronzo e Rosaria). Pertanto Angelina se ne va in cucina con la carrozzina, seguita dalla dottoressa, da Michelino e da Checchino. Quindi Nannina va a ricevere gli “ospiti”…

DODICESIMA SCENA

NANNINA – (gentile, nonostante tutto) Avandidon Oronzo, signora Rosaria, avandi…

DON ORONZO – (sforzandosi di parlare italiano) C’è permesso? Buon giorno! Mò veniamo dalla casa di Saverio ma non ci stava nessuno, allora siamo penzati di venirlo a trovare qui per farlo gli auguri di Natale…

PEPPINO – (idem) Al proposito, tandi ouguri a voi…

(Si scambiano gli auguri, ma donna Rosaria si mostra scostante)

NANNINA – Che pure noi l’aspettamo a Saverio per mangiare tutti inziemi la famiglia…

PEPPINO – (spontaneo) Volete mangiare con noi?

NANNINA – (verso il pubblico) Mò ho fè scuppiè la uarr… (si riprende) Mò in gapa a te, il giorno di oggi non tengono già addove andare…

DON ORONZO – La singera verità, stiamo invitati a casa di mio figlio grande Rocchino…

ROSARIA – Perciò, dazz che Saverio non ci sta, noi ce ne andiamo ché è tardi…

NANNINA – Ma mò deve venire, statevi 5 minuti; non ni vediamo da tando tempo… Azzidetevi, così potiamo parlare un poco dei figli nostri...       (li fa accomodare)

ROSARIA – Wè Nannì, ma che mi vuoi arrovinare il Natalo? Io già sto troppo arrapiata per questo fatto… Saverio è stato preso “per fesso” da Angelina e per colpa la vostra, “pure noi” siamo finito in bocca a tutte le malalengue di Matera …

DON ORONZO – Tiene raggione mia moglia, non lo poteteannecare! L’ultima cosa è stato quando Saverio m’ha cercato il permesso di metterlo un nome moterno al figlio; siccome io ciò già 2 nipoti che si chiamano Oronzo, l’ho detto si… (guardando Peppino) Quando poi siamo saputo che l’erano chiamato “Peppino” come a voi, mia moglia ha fatto il diavolo a quattro…

ROSARIA – Per forza! Qua “ci colpa” di nuovo Angelina vostra, e mò Saverio non ni guarda più in faccia e al criaturo non nge l’ha fatto vedere mangh nella fetocrafia…

PEPPINO – Naaa, io non sapeva niende… Angora lo volete vedere, P’pp’njdd stè dà…

ROSARIANo così!... Saverio e tua figlia ni devono cercare prima scusa, e poi, quando stiamo a comoto nostro, il criaturo ce lo “devono” annucere (portare) a casa mia

DON ORONZO – Tiene raggione mia moglia: inzomma, che figura so’ fatto io e tutta la famiglia Stronzillo? Eccome, mi è nato un nipoto maschio, da mio figlio maschio, e lo mettono come il padre della mamma, “G’sepp”… E questo è il nome moterno? Se è per questo era più bello e moterno “Oronzo”…

PEPPINO – (più ironico che“ispirato”) Su questa cosa vi do ragione, don Oronzo: il nome vi aspettava a voi. Per me è stato un recalo e una gioia che non me l’aspettavo… Ma non dovete dire che “Giuseppe” è brutto, eh! Non dovete dire che Oronzo è un nome moterno, eh!…Ma inzomma, ci penzate al bene del criaturo? Ci penzate a quando quel figlio crescerà e gli altri bambini lo vorranno sfottere!... Quello già si mette “Stronzillo”, e non solo!... “Oronzo” fa pure la rima con… (stronzo)  Ecco, io non l’ho detto, ma tutti quanti lo siamo penzato…   Cè ma fè?...

NANNINA – J cè ma fè?... Ognuno è come la penza… Ma non lo penziamo più il nome, penziamo alle cose serie… Diciamo com’è il fatto: Saverio beva, beva assai e “la spesa” la fa Angelina… La sjt vust com la sconcia a quella povera figlia?…

ROSARIA – (irata, passa al dialetto) P  chuss  fott  Saverij  fescj  bun,  piccià  fuggh’t,  u m’ttav  u  chern …

NANNINA – P djscj la v’rdet d Crust, fuggh’t l’ho sfr’chet senza raggian, dalla dij cha sp’sor’n… Na m’gghiar ca pugghj u cupr senza mutìv, paj su ciarch u mutìv…

ROSARIA – J sjn! P fè d’spìtt o marjt, sì acchièt u ch’mber!

NANNINA – No p d’spìtt! P d’sp’razian!... Ma vij cè n sapjt ciò cu poss p la chep a jin?... A jin ca s’aspett n ves, j jnvacj jev n schoff?

ROSARIA – No soccj j no vegghj sapà!!!

NANNINA – E io si!... Jè b’rdet: Jang’ljn “è presa un poco una sbendata”, ma Saverj vust, opprjm n duss ca la p’rd’nev, j paj invacj lò ch’nt’nuet a trattè “a pezz da pjt”… Eppure mò continua… pjr mà ca stè n’onjm annocend mmynz!...

PEPPINO –  Pjr Saverj ho sbagliet! Piccià lo f’rnascj d’azè semb u men, s nouch jè mogghj ca s loss’n…

ROSARIA – Mogghj ca s loss’n?... Mà ston sp’set, j nan s pot’n lassè chìj, nan val Gesì… Cè son a gì o mbyrn?…

PEPPINO – Chiù mbyrn d mà? Ma nghep a vij, u Patr Atarn val ca marjt j m’gghiàr son a stè nzemm a chjss condjzzjn? Ca u marjt alla m’gghiàr, brjtt o ban, lò sfr’chè semb?

ROSARIA – Ciò ca fescj fuggh’m stè bun fott!!! La chelp jè tott la vest j d marut’m, ca nan mò v’ljt send mej: ij nan v’lav ca Saverij s p’gghiev a chara sfacciet d fuggh’t…

PEPPINO(“ispirato”) Sfacciet fuggh’m? Nan sjt a parlè str’ppiet!.. Opprjm s’gn’rij a parlet bun!  La colpa è solo la mia che non ho penzato alla base principale: jnvacj d p’nzè all’interess, avara b’dà cj u gjv’n s v’lov’n ban avv’ramend… Piccià jund a na ches, u prablam s pot’n aggjstè schutt quonn s vè d’accherd…

NANNINA – Jang’ljn ì stet semb na uagnaredd brev j jngianu’; sj sp’set a diciannav onn, j fign j tond ì stet semb a ches ch mà. Cj ho sbagliet ì piccià la sjm spjngjt nij a sp’sors ch fuggh’t… Nij no sapamm ca Saverij s’mbrjachev, senò non lo facevo sposare a mia figlia…

ROSARIA – Mia figlia e mia figlia! Per voi è un “onoro” a tenere di genero a Saverio; la famugghia vest stet nguaiet d problam: t’njt pjr “Checchjn alla bun” ca vè dicionn ca San G’sepp stè schutt a d’sposjziona vest…

PEPPINO – (si alza e va da S. Giuseppe) S. Giuseppe, hai sendito? La pross’ma vet, fè ciò ca tjn da fè, j nan djcionn njdd a n’scjn, mongh a mà, ca chjss n puggh’n a carjcatjr… Affò v’dà, fomm cuss piaciar: fai un miracolo zitto zitto, (alla ciutt alla ciutt) ma non lo voglio per me… Per esembio, se tu a Saverio lo fai perdere quei brutti viziacci che tiene…

DON ORONZO – Arrat ch chjss vuzj? Dà la ma f’rnascj d’acchiè semb schjs! Dà niscjn stè senza p’cchèt!... P’ppjn, ma se Saverio non teneva qualche difettuccio, j mich s pjgghiev a fuggh’t Jang’ljn, ch chera daot d murt d fem…

ROSARIA – (rincara) J pjr puttanedd!

NANNINA – (si alza in piedi alterata) Wè R’sorj, mè avost! Mà ti ch’ndè u R’sorij avv’ramend. Nan ngj djcionn chìj (chjr) paral a fuggh’m… perché io non tengo da stendere fazzoletti gialli, e quando mi serve il porco (o la salsiccia) io vado dritta dritta alla macilleria. J cj nan la f’rnuscj, ij so’ capescj d tr’mbort com o ppen… (le va vicino minacciosa)

ROSARIA – (arretra) Wè, nan m scj tuccuonn! Oronzo, sciam nunn da dà… chass jè poccj… ij dà, nan ì acch’stè chìj…

DON ORONZO – (alla moglie) Cè sond chjss facc’lett?... Cè ncendr u pourch (la salsuzz)?

ROSARIASciam nunn na vet p semb!!!   (escono di corsa)

NANNINA – Sin, sciat vunn ch’è mogghj!... (pausa) Tenziaon alla scalina rotta!!! (si sente rumore per le scale e una donna che grida: Rosaria è caduta) Bon bott! Così s’inzegna!!!

PEPPINO – (con ironia) Wè, cur scualan jè p’rjch’ljs: dychj semb ca lì agg’stè … Bah!... Nannì, ma cè la dutt a char? (Mongh o fugghj ho asp’ttet) S nì f’scjt tott na vet cu pap nghjl!

NANNINA – Nan a capjscjt? La signaor, quonn tan u “vjrm”, vè stenn alla f’nest n facc’lett gioll, p djscj o v’ccjr  “purt’m la salsuzz a ches”… S crad ca u cr’stion’r so’ tutt fjss. Lì sapìt s’chjr da ch’mmè Catarjn, ca jov’t prepj o cust sij; cè nan lò vust (tutt l vet) u vèjvjn du v’ccjr… (viavai del macellaio)

PEPPINO – Ah, la disonest!... Nannì, s vad prepij ca tan la caod d pogghj, onz d pourch…

NANNINA – Ha capjscjt! Char ca s’assraomm du mbyrn…

PEPPINO – Nannì, char nan s’assraomm du mbyrn! Char, o diov’l, r fescj fjscj a zymbarjdd...

TREDICESIMA SCENA

ANGELINA – (esce dalla cucina con gli altri) Papà, mamma, meno male che vi avevo raccontato tutto: grazie per avermi difesa…

PEPPINO – Figlia mia, nij la sjm ‘mbr’gghjlet la matoss, j nij la ma str’cchjlè!!!

NANNINA – Scuset dottorass se vi siamo fatta sendire queste parole brutte, ma quand ci vuole ci vuole… Adessa però è l’ora che si mangia: “chi si trova trova”…

CHECCHINO – Chi si trova trova mamma; anzi è meglio che Saverio non ci viene, così mi freco pure il piatto suo…

PEPPINO – Dottorè, sjt vust?... Mio figlio vede sempre “il bicchiere mezzo pieno”, è vero si o no?

Checchino prende una lettera e la mette sotto il piatto di suo padre…

SUONANO ALLA PORTA  

CHECCHINO – (niente bis) Cuss cozz d cuambanjdd lì sfascè prepj…

NANNINA – Crjst mij, speriem ca nan facjm p’cchèt…   (entra Saverio)

QUATTORDICESIMA SCENA

SAVERIO – (entra barcollante perché “alticcio”; inoltre, dimostra di essere alquanto seccato di dover presenziare al solito pranzo natalizio) … Buon giorno…

TUTTI – Buon giorno…

(Nannina gli passa vicino e sente puzza di alcool; così lo comunica a gesti al marito)

PEPPINO – (capisce e lo avvicina) Buon giorno, Saverio… e buon Natale… Buon Natale pure da tuo padre e tua madre, se venivi 2 minuti prima…

SAVERIO -  E’ stato meglio che non li ho incontrati: si sono pure “ribassati” a venire qui… Che volevano? (Peppino lo annusa mentre Saverio si toglie la giacca) …

PEPPINO -  E che volevano? Oggi è il Natale, ti volevano fare l’auguri perciò si so’ “ribbassati”…(quindi, pensa a voce alta, rivolgendosi al pubblico) Cuss jozj  u  j’v’t  a prjma  matyn… (alza a sua volta il gomito e mette il pollice in bocca)

SAVERIO – (capta il brusio e si gira di scatto) Avete detto qualcosa?…

PEPPINO – (per metterci una pezza) Ah, ho detto che… a prima matina il braccio mi faceva così male, che non potevo alzare il comito… Ma adesso m’è passato (fa qualche movimento col braccio) Ohhh… dazz ch’è è arrivato Saverio, possiamo mangiare!… Sta pure la dottoressa con noi… Oggi ci da l’onoro di essere ospita nostra … Accomotiamoci…

SAVERIO – (risponde ironico, farfugliando un po’ le parole)  Oh,  sta pure la dottoressa! Anche voi ospita al pranzo di Natale in casa Cardiano? Un giorno lo potrete raccontare in giro … E sentiamo: il padrone di casa vi ha già mostrato il suo presepe “speciale”?…

DOTTORESSA – Certamente! Io lo trovo davvero “speciale”, voi no?

NANNINA – (per troncare la risposta di Saverio) Allora, io ingomincio a portare i tecamini cu r’cch’tedd o sjch!… Jang’ljn, cj u crjatijr ho f’rnjt d mangè, mutt’l jund la carruzzell, j loss’l jund a la ch’cjn, assìch s’addr’mmascj…

ANGELINA – Si, mamma; Peppinello ha mangiato tutto, ha fatto il ruttino e adesso gli si chiudono gli occhi: questo dormirà tutto il pomeriggio…

NANNINA – B’n’djzian vol avà! A momm, ajt’m a pigghiè u tjcamjn dalla ch’cjn…

CHECCHINO – (in vena di esternazioni) … Papà, io e zio Michelino, nan n ma sp’sè mej… perché le femmine ni fanno schifo!…

MICHELINO – (stando allo scherzo) Natu cozz mà! A me le femmine non mi fanno schifo; Checchjn, porl p cund tij… Ma u saj quanda zjt t’nav all’atà tua?… Ij nan m vegghj sp’sé prepj!…

PEPPINO – (ad alimentare l’allegra discussione) E si: quando la volpe non arriva all’uva dice che è verda, non è vero Michelino?…   E tu, Checchino… la tjn la zjt?

CHECCHINO – No, io non mi voglio “prendere veleno” tutti i giorni!…Muuuhhh! (fa il verso del bue e, con le mani, si “pone” le corna in testa, mentre Saverio ha un primo gesto di stizza) … Papà, ma se Angelina muore, r’men alla ches, o la son p’rtè a chesa nest? (Saverio ha un altro gesto di stizza)

PEPPINO – Ma che dici Checchino… Tua sorella è più giovane di te e tiene ‘na salute di ferra… Come t ven’n nghep cert traschjrs…  Il Natale si sta condendi: s mongj, s bav j s derm… ohhh…

CHECCHINO – (pensa un attimo e poi dice) Papè, P’ppjn pjcc’nunn ho pjgghièt da mà: mongj j derm semb… (altro gesto di stizza di Saverio)

PEPPINO – (rivolgendosi alla  dottoressa) Che vi ero detto? E’ potende. Non lo sfugge niende. Nan tan pjl sulla lengua. (poi al figlio) E’ vero a papà: P’pp’njdd è come a te, ma nan t n pr’scionn, piccià p n crjatijr d tre mjs jè normel… ma per te no!…

(Intanto il tegamino è finalmente davanti a tutti. Peppino e Nannina si fanno la croce e dicono la consueta preghiera con il capo abbassato)

PEPPINO – (terminata la preghiera, rialza la testa insieme con Nannina) Buon appetito!

TUTTI – (annuiscono ma non rispondono perché hanno la bocca piena)

NANNINA – Bon app’tjt? Chjss mà su f’rnascjn u tjcamjn!!!

PEPPINO – (non sa chi rimproverare)… M’càl, la r’ngraziet a Crust ca t fescj mangè arrat?

MICHELINO – (deglutisce)… Eccome no! J dutt “Gloria Patre”…

CHECCHINO – Così si spiccia subbito…

PEPPINO – J cè ma fè la caors?

NANNINA - Angar poss u cammarjr j s pugghj u piott!... Bah…

PEPPINO – Cià fè?... (borbotta, poi alza il piatto) Ah, vedi che sta qua! La letterina di Natale di Checchino! Brev cur fugghj!   Mò a papà, la devi leggere…

CHECCHINO – (fa il ritroso) Ma cè lì lascj nond a tutt quond?…

TUTTI -  (meno Saverio)…  Si, si....

CHECCHINO - ... J quonn ma dè?

PEPPINO –  10 lire! (comincia l’usuale, divertente trattativa)

CHECCHINO – 10 lire?... J  cè  a  Natel  s  mongj  u  brad?... Voglio 100  lire!

PEPPINO – E’ assai! Ti do 20 lire a papà…

CHECCHINO – 80!

PEPPINO – 30!

CHECCHINO – 70!

PEPPINO – 40!

CHECCHINO – 60!

PEPPINO – 50 lire, j nan s n porl chìj!

CHECCHINO – 50 lire? E va bene!  (prende la letterina dal padre e la legge)…

(sale in piedi sulla sedia)                Letterina di Natale

Caro papà e cara mamma, questo Natale è nato arreto Gesù Bambino, però la pancia della Madonna non era tonna tonna come a quella di Angelina… Perché?… Boh?… Quest’anno che trase, vi prometto che farò il bravo, e perciò voi mi dovete promette(re) di farmi mangiare tutte le volte che tengo fame…        Oh!...       E’ finita!

PEPPINO – (battimani) Bravo Checchino a papà… Beh, adesso fanni sentire la “Poisia”

CHECCHINO – Wè, quonn s matt all’aracchj. Domm opprjm u t’rnjs (li va a prendere)

PEPPINO – E come no, ij tegn na paral schutt… (gli da una banconota da 50 lire)

CHECCHINO – (risale in piedi sulla sedia e legge) Poisia:

Ma com jè focjl cuss’onn la poisia

Stochj schutt  ij, P’pp’njdd e mamma mia

P chass Crjst mij, jè injtjl ca t’ donn

Schutt a nij na fè cambè cjnd’onn

J d lot cè m n frech a mà?

Papè tan la l’cenz du Natèl  

ma chjr giè ì vecchi, quonn pot cambè?

Jang’ljn chiongj d sar j d matyn

J so’ s’chjr co fè na brjtta fyn!

(altro gesto insofferente di Saverio che sbatte il tovagliolo sul tavolo)

Pu rrest, put fè ciò ca vu fè

L’imbortond, ca tegn semb da mangè….    Oh!...     È finita!              (battimani)

MICHELINO – Ecch, lo sapeva io: a tuo zio Michelino non mi metti mai! E’ vero?

CHECCHINO – No! Aquonn t so’ fr’chèt: tì mjs all’ota poggjn... (gira pagina)

MICHELINO – Bah, j affomm send: ma fè cambè?

CHECCHINO – Ma coome!!!

…J paj, affò cambè nata zzjch a zì M’ch’ljn…

Ma dè u tymb ca lì sp’nnè “com na jaddjn”.   Ohhhh!...       Mò è finita avveramende!

(si ride di zio Michelino, “sorvolando” sul resto)

MICHELINO – (sarcastico) Wè,grazie nipote mio, che bell ouguri che ni hai fatto a tutti quandi. Ma a fott mel u chjnd, ‘mbrigghian! Ij o cort ch taj, nan ì sciuquè chìj!...

CHECCHINO – (arrabbiato) Pescj p tà, fess! Ji t scangell prepj da sop la pojsij (strappa il foglio)  Mur fjgn j stasar, vaffangurp!... Così t’inzegni…

NANNINA – …Checchjn a momm, mà sì fott jronn: avost ch chjss sterij…  Addò sì vust mej n bacch’tton d chessa fott, ca fescj angar la latt’r du Natel?…

PEPPINO - Nannì, nan fescj mè njdd u uagnaon! Quond la fescj na caus, t’njm’l ch’ndend!… E’ promesso pure che farà il bravo l’anno che viene: è vero o no?

CHECCHINO – L’onn cj van s penz!… (si ributta sul tegamino) Mò merj d fem…

SAVERIO – (acido) Perciò pensa a mangiare, ché non sei capace di fare altro…

A questo punto Checchino fa una innocente constatazione che innesca dei ragionevoli dubbi. La battuta sul “colore dei capelli” di Angelina, Saverio e il bambino, se non risulti attuabile, verrà sostituita dall’analoga battuta riferita al “colore degli occhi” ...

CHECCHINO – … Mammè, ma piccià Jang’ljn j Saverj, cianno i capelli neri neri (o gli occhi “castagna”), invacj P’pp’njdd cià i capelli chiari chiari? (o gli occhi celesti)  

(Quindi, inconsapevolmente, insinua il dubbio che il bambino somigli ad una terza persona, ovvero all’amante di Angelina, Vincenzo…) 

(Saverio si alza in piedi, prende il tovagliolo e lo sbatte sul tavolo… Vorrebbe dire qualcosa ma poi ci ripensa e si risiede)...

NANNINA – Checchjn, mè avost a fè chjss dumond, piccià quonn s mongj nan s porl, ca angunjn s pot straf’cuè! ... Mongj j ciutt!!!

Suona il campanello… Tutti si guardano in faccia; quelli che sanno rabbrividiscono al pensiero che possa essere Vincenzo.

QUINDICESIMA SCENA

PEPPINO – (risoluto) Vado io… (E’ proprio Vincenzo. Peppino gli chiederà di salutare ed andarsene subito perché Saverio potrebbe esplodere; poi rientra sorridente con lui e dice) Scusate un secondo, ma questo amico mio è di passaggio e tiene “folla” (faodd) di andarsene: ì gnanet schutt p forn l’ogurij… Jè b’rdèt?

VINCENZO – Proprio così: auguri di buon Natale e buon pranzo!… (Si gira per andarsene. Spera di vedere suo figlio ed Angelina in un momento migliore)

SAVERIO – (parla da “guappo”, ma il vino gli fa biascicare le parole) Don Vincenzo… non fate la scena: tenete una bella faccia tosta per tornare a Matera; ed io che mi credevo che ve ne foste andato per sempre…(passa al Tu) A chi vuoi pigliare per culo? … Se sei venuto qui è per un preciso motivo che sappiamo tutti e due, anzi, io tu… e Angelina… Si, Angelina! Sei stata tu! Ti ho seguita l’altro giorno, quando (dopo l’ultimo litigio) sei scappata all’Ufficio Postale… (urla minaccioso)  Con te faremo i conti a casa! Stavolta ti  faccio maledire il giorno che sei nata!!!

PEPPINO – (“illuminato” dal Santo) E no, mò basta!… Caro Saverio, adesso sei tu che devi fare i conti con me. E già! Quel suocero fesso, che era capace di fare solo il Presepio, nan asust chìj, jè murt… Peppino Cardiano adesso è cambiato! Quanto ha dovuto piangere, quanto ha dovuto sopportare mia figlia per farmelo capire… Lo ammetto: io il primo ho sbagliato che l’ho convinta di sposarti perché tenevi “la proprietà”… Tu dicevi che la volevi bene e ci avevi promesso di farla stare contenta e felice… Ma al cuore non si può comandare!... Io non lo so se prima vi siete voluti bene, anche solo un giorno: so solo che adesso vi odiate e vi volete distruggere uno con l’altro… Perché vi volete rovinare l’esistenza? Siete giovani angora: ciavete una vita davanti!… Non vi avvelenate più e non ci fate soffrire pure a noi che vi stiamo vicino!…

SAVERIO – (gli batte le mani) E bravo mio suocero... che si era preparata la paternale! Ma io me ne faccio un baffo!… L’ho sempre saputo: siete tutti d’accordo contro di me. Per conto mio puoi continuare a dedicarti al tuo “presepio” e alle tue fissazioni, ma non ti intromettere nel mio matrimonio… (rivolto a Angelina) Prendi subito il bambino e andiamocene. Io in questa casa di infami non ci metto più piede…

NANNINA – Saverij, tij stè mbriech, j fjgn a quond nan t poss, Jang’ljn j n’paot’m son a stè dà… J mà t’avvusj: nan gj sfr’conn chìj a fuggh’m, j nan t p’rm’ttonn d tercj n capudd o crjatijr,  senò te la vedrai pure con me…

SAVERIO – (Sordo, va verso Angelina e le stringe un braccio) Andiamo!!!

ANGELINA – Lasciami! Mi stai facendo male!

SAVERIO – Questo non è niente: vedrai a casa che ti succede oggi!!! Muoviti,  andiamo a casa sgualdrina, obbedisci a tuo marito… (ora la prende per i capelli)

PEPPINO – (corre in difesa della figlia mentre gli altri restano sbigottiti) Lasciala!… Ti dutt d lassorl!… J mà vattunn a coss’t, prjm ca chiomij u Carabb’njr…

SAVERIO – (corre veloce in cucina e prende in braccio il “pupazzo” avvolto nella coperta… Peppino e gli altri lo seguono, ma sono costretti a fermarsi allorché Saverio ricompare uscendo dalla cucina facendosi scudo col bambino ed impugnando un coltello a serramanico… Tutti indietreggiano verso la tavola e gli si mettono di fronte a distanza di sicurezza temendo per il bambino e per se stessi… Saverio è fermo davanti alla porta della cucina e rotea il coltello in segno di sfida. Peppino vorrebbe affrontarlo ma la moglie lo trattiene, così come Michelino trattiene Vincenzo, il quale, da padre disperato prende anch’egli un coltello dalla tavola, con l’intento di mettersi in pari col rivale.

Gesto estremo imitato subito da tutti gli altri… ma non da Checchino che appare inerme

ANGELINA – (piange disperata) Saverio no! Non lo fare!La colpa è mia, non del bambino! E’ me che devi uccidere… Io verrò con te, ma lascia qui il bambino, ti prego…

SAVERIO – (fuori di sé)Adesso mi preghi?Lurida!…Tu moriresti per lui, è vero?

PEPPINO – (brandendo il coltello da cucina)… Loss u crjatijr!… No facionn mel!… Loss u crjatijr j paj vattunn p semb da chessa ches…

VINCENZO – (con il coraggio e la decisione di chi difende un figlio da uno squilibrato)... Pensa a quello che fai… noi dopo ti faremmo a pezzi… Lascia il bambino e noi ti lasceremo andare!…

SAVERIO - (vistosi perduto) Questo non è figlio mio!!! (allo stesso tempo, con un gesto disperato e squilibrato prende il “pupazzo” e lo lancia in aria, nell’unico angolo libero della sala, ovvero verso il lato sinistro dove è situata la camera di Michelino)

Mentre tutti sono bloccati dallo spavento, Checchino, con intuito e prontezza unica, si lancia verso il “bambolotto” con le braccia protese per prenderlo al volo...

ANGELINA E GLI ALTRI – (gridano insieme mentre capiscono che Saverio sta per lanciare in aria  il “bambino”)…No… No… No… (guardano terrorizzati ed impotenti il “fantoccio” in volo, ma poi si rendono conto che Checchino si è lanciato per tempo al recupero del nipote)… Sì…  Checchino… bravo… (Angelina corre a prendereil figlio dalle braccia di Checchino dicendo)

ANGELINA - Figlio mio... figlio mio bello... Sei salvo!... Sei salvo!...

Saverio è consapevole di aver fallito; ormai ha perso la moglie ed anche la faccia. Stranamente nessuno lo degna di uno sguardo né cerca la vendetta; sono tutti intorno al bambino per accertarsi che sia incolume… Per fortuna il “bambolotto” sta bene: i gesti  a soggetto dei personaggi non lasciano dubbi. Così Saverio, senza che nessuno gli sbarri la strada, brandendo il suo coltello si dà alla fuga, gridando:

SAVERIO - Me ne vado per sempre… non mi vedrete mai più… è finita… è finita!!!…

(Peppino, dopo aver visto salvare il nipotino e fuggire Saverio, al termine dello stato di grandissima tensione emotiva, ha un altro malore e si abbandona privo di forze sul pavimento… La dottoressa e tutti gli altri lo soccorrono. Nel frattempo Angelina, che ha in braccio il fantoccio, mentre il pubblico è distratto per la concitazione causata dal  malore di Peppino, “potrebbe” entrare in una quinta per pochi secondi e fare il cambio col bambino vero, da tenere in braccio per le brevi fasi finali...

In questi secondi convulsi, si recita ancora a soggetto e le parole lasciano il passo ai gesti ed alle occhiate di intesa sul da farsi…

Michelino e Vincenzo, aiutati da Checchino, sollevano Peppino e lo adagiano sul divano vicino… La dottoressa si prodiga come prima, con sali e coramina, ma la situazione è disperata; l’emozione è stata troppo forte per Peppino che fatica a respirare e si porta la mano sul cuore. La dottoressa scuote la testa facendo capire che ormai non c’è più nulla da fare. Tutti si portano le mani nei capelli per l’epilogo atroce che si sta consumando ai danni di Peppino Cardiano. Nannina e Checchino che erano abbracciati, arretrata la dottoressa, vanno ad abbracciare Peppino, il quale sembra parlare con S. Giuseppe)

PEPPINO – (con voce debole, illuminato dalla “luce”) San G’sepp mij, … so’ praond!… Nannì… merij ch’ndend… Nan ngj chiangionn... (sorride) P’pp’njdd sì salvet!….…. Jang’ljn, V’cjnz…

ANGELINA – (Gli prende la mano) Papà, papà mio… (piange e non riesce a parlare)

VINCENZO  - (commosso) …Non sforzatevi, lo so: la renderò felice… (ve lo giuro)

PEPPINO – (poi al fratello) M’chàl…u p’nzjr a Checchjn… Giurjscj…

MICHELINO – (con commozione e fermezza) Sjn fret mij!… Tu giurascj sop a tatè nust… A Checchjn lì v’lè ban com a n fugghj…

CHECCHINO – (stava inginocchiato vicino al padre e alla madre, ma a queste parole si alza e abbraccia lo zio) Zio Michele, pure io ti devo volere bene, ti devo rispettare come un padre… (poi rivolto al padre)  Papè, nan t scj proccuponn: la tradizian lì ch’nt’nuè ij! (piange) U pr’sepij lì fè p tà, tutt l’onn… p tà… ( j  p  San G’sepp) 

(Questo non è da “Checchino”; tutti si meraviglieranno del prodigioso “cambiamento”)

ANGELINA – (per dargli l’ultima, grande consolazione) Papà, lo hai sentito?… Checchino è ritornato normale …  (è tornato sé stesso)

NANNINA – (lascia il marito, abbraccia il figlio e lo bacia) Fyggh mij bell!

(poi corre ad inginocchiarsi sotto il quadro di S. Giuseppe: “deve” fare l’estremo tentativo)

A questo punto, come nella scena iniziale, “la Luce” si sposterà su Nannina, mentre gli altri rimangono fermi in penombra.                        

(Nannina implora il Santo)

San G’sepp, p’rdun’m cj nan t so’ prjet mej! La mena taj ì stet jronn; ij t r’ngrozj p tutt ciò ca fott p nij… Mà, perà, t priascj fert fert: solv a P’ppjn mij…

Nan tu p’gghionn: chjr t vel ban ch tutt u char…

(piange disperata)

    Puggh’t a màch o pest sij, sjn, puggh’t a mà’!!!...

J CJ MAR JUDD, CJ LO MBARE’ A CHECCHJN A FE’ U PR’SEPIJ?

                    La risposta “silenziosa” di S. Giuseppe non si farà attendere…

Adesso “La Luce”, lentamente, da Nannina si sposta e si concentra su Peppino che si trova disteso sul divano.

PEPPINO – (rialza piano il busto) Dottorè, ma lo sapete che questa medicina vostra… è miracolosa? (si alza in piedi) Mi ha fatta di nuovo effetta: ij m sendj arrat bun!!! Benone!!!   Di luss!

(non sa ancora che S. Giuseppe ha ascoltato la preghiera di Nannina “alla ciutt alla ciutt”, silenziosamente, come lui Gli aveva chiesto in precedenza)

Esplode l’entusiasmo. Al suono di un’allegra tarantella Nannina ballerà con Peppino e Checchino, Vincenzo ballerà con Angelina, Michelino ballerà con la dottoressa.

FINE

Il sipario si chiude, ma…

LA LICENZA CONTINUA

Breve nota finale dell’autore

Non vorrei ripetermi: il messaggio è chiarissimo.

Verso la fine degli anni ‘80 un giornalista chiese ad Andreotti:

“Presidente, non crede che la Democrazia Cristiana dopo 40 anni di potere sia ormai logora?”

Egli rispose: “Il potere logora chi non ce l’ha!”…

Stesso discorso per la Fede!….

   Per ogni evenienza contattare l’autore al seguente recapito:

  Carmelo Gaudiano

              Piazzetta Ignazio Silone, 4

     75100 – MATERA –

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                         e-mail: gaudianocarmelo@alice.it

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