La lunga notte

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LA LUNGA NOTTE
dramma psicologico di

RENO BROMURO
(posizione SIAE n.35791)



personaggi

Pierrot - che diventa
Uomo - che diventa
Il Capo - che diventa
Gallo - che ritorna... 
Uomo 


L'azione si svolge ai giorni nostri


Scena 1

Buio in sala. Al buio totale la canzone Lily Marlen, in crescendo, fino all'ossessività; si accavallano ad essa, in un incrociarsi di mixasage, altre canzoni degli anni quaranta, quali: Parlami d'amore Mariù, Serenata a Marirosa, Vincere e Signora illusione.
Il caos ossessivo sfuma lentamente per lasciare, isolata e chiara, la canzone Caro papà di Manlio e Filippini, mentre un riflettore rotea come un faro, dal palcoscenico alla platea.
Infine si leva la voce di Pierrot, accompagnata dalla musica di O mein papà di Burkhard-Ardo.
Al proscenio Pierrot, accartocciato a palla, viene sfiorato dal riflettore roteante, dà la sensazione della tragica realtà del momento e forse dell'esistenza umana nell'avvenire.

Pierrot
Io non sono stato allevato da mio padre:
era in guerra.
Mia madre inchiodava strisce di tomaie
tagliate da borse in disuso 
su pezzi di legno che chiamava zoccoli 
per procurarci qualche patata.
Per sfamarci erano buoni anche i lupini.
Non sono stata allevata da mio padre:
era in guerra.

Scena 2

Musica assordante: Mixage di colpi di cannoni, mortai, scariche di mitraglia, deflagrazione di bombe e la Cavalcata delle Walkirie di Richard Wagner.
Pierrot e faro roteante sembrano impazziti. Danza sulla musica della Walkiria. Buio improvviso. Pierrot scompare. 
Luce rossa, violenta, decrescente. La musica continua.
Luce fioca di un lampione, in crescendo. Pierrot ai piedi del lam-pione vestito del solo costume di Toulle sfarfallante, in atteggiamento marziale: gambe a squadra, mani chiuse a pugno sui fianchi, testa alta, labbra serrate. Un lampo seguito da tuono. Subito tutto tace di colpo. Silenzio pesante e drammatico.

Pierrot (Rotola fino al proscenio)
Che stronzata la vita! Prima la donna che ti ha concepito, è in apprensione perché il frutto del suo ventre maturi, nel modo più naturale. Dopo la nascita si dà da fare perché non sopravvengano malanni e costringe il suo uomo e sé stessa a lavorare sempre di più, affinché non ti manchi nulla. (risata folle) Così mia madre! Non sono stato allevato da mio padre!... (piange dentro) Molti ragazzi andarono a scuola... Se mio padre fosse rimasto a casa, anch'io saprei.

Si accartoccia a palla, ridendo fragorosamente.
Un rullo di tamburi seguito da una musica indiavolata. Come preso da un raptus, danza freneticamente.
Nella danza descrive la fanciullezza tormentata e solitaria, rifiutan-do le mani che si tendono.
La danza, com'éra iniziata, finisce. Pierrot si trova al centro del proscenio e piange.

Pierrot
La considerazione della straordinaria complessità della vita:la lotta, il conflitto, la miseria e la confusione che da queste considerazioni derivano...
Buio. Cambio di luci e cambio di costume e atteggiamento.

Pierrot (Ha tolto il costume sfarfallante. Indossa una giacca doppiopetto)
Per capirla la vita, non si può prenderla a frammenti altrimenti di-venta soltanto una costante dipendenza dagli altri. Era bella Maddalena, direi bellissima, dentro e fuori. Aveva un solo difetto: mi amava troppo! Il troppo amore fa diventare assillanti. Mi ricordava maledettamente mia madre! (Imitando l'atteggiamento morboso della madre) Mi raccomando, non fare tardi stasera. La notte non è fatta per passeggiare. Se esci, copriti bene. E poi stai attento, con tutte le rapine e i sequestri di persona che ci sono oggi... (Se stesso) Era bella Maddalena, anzi bellissima, direi;dentro e fuori... (Imitando l'atteggiamento e la voce di altra donna [Maddalena]) Dimmi, amore, che non andrai con altre donne! Dimmelo che non ci andrai mai, mai, mai. (Se stesso) Non ti preoccupare, gioia mia, semmai andrò con gli uomini. Era bellissima Maddalena, dentro e fuori e... piangeva! (Imitando Maddalena) Ma non insistere, vedrai sarà più bello la notte delle nozze! Ho tanto desiderio!... (Se stesso). Dentro e fuori era bellissima, Maddalena. Ma dopo che avevo eiaculato fra le sue cosce, s’infuriava, Maddalena. (Cattivo imitando Maddalena). Ma io non esisto? Ma che sono io, un oggetto per le tue brame sessuali? (Se stesso). Com'éra bellissima, Maddalena... fuori, sì! Ma dopo la sfuriata mi lasciava e... andava a letto con Emanuele. (Ironico) Era proprio... bellissima, fuori, però! (buio).

Scena 3

Un cono di luce, centrale. Un Clown, barcollante: ubriaco di dolore. Canta una canzone (che sembra) senza senso.

Pierrot - Clown 
Era bella Maddalena
dolce, pazza e spensierata.
Le piaceva fare l'amore
sopra l'erba di un bel prato.
Preferiva l'ombra di un albero d'olivo
era gaia e lampeggiante come lucciola
illanguidiva al chiaro di luna
e sul mio petto si crogiolava
ma al momento di fare l'amore
s'arrabbiava
strepitava
strillava
e menava...
Com'era bella Maddalena
ma anche frigida e falena
Maddalena, Maddalena
dolce pazza e spensierata.
Com'era bella Maddalena
dolce, pazza e spensierata
ma al momento di fare l'amore
s'arrabbiava
strepitava
strillava
e menava.
Menava Maddalena
perché l'orgasmo non raggiungeva.
(La luce cambia tonalità. Il Clown, prima è pensoso, poi si accascia come burattino cui tagliano i fili a uno a uno)
Era bella Maddalena, ma anche frigida e cattiva. (dissolvenza)

Scena 4

Dagli altoparlanti giunge la voce di Pierrot, registrata, col sottofondo musicale di O mein papà di Burkhard-Ardo.
Pierrot è accartocciato a palla, in penombra, al centro del palco. 

Registrazione

Io non sono stato allevato da mio padre
era in guerra.
Mia madre inchiodava strisce di tomaia
tagliate da borse in disuso 
su pezzi di legno che chiamava zoccoli.
Per sfamarci erano buoni anche i lupini.
Non sono stato allevato da mio padre
era in guerra. (fine registrazione)

Pierrot
Molti ragazzi andarono a scuola.
Se mio padre fosse rimasto a casa
anch'io saprei.

La luce in crescendo, quando sarà al massimo Pierrot balzerà in piedi, in un bianco latteo e accecante. La figura appare diafana.

Pierrot (Scatta in piedi. Parla e agisce imitando i personaggi che si susseguono nel monologo, caricaturizzandoli, con ironia amaramente tragicomica)
Finalmente sono impiegato! Mi sono assicurato il pane. Mi sono assicurato il... pane? Che tristezza! Sono diventato un numero. Ce la farò ad annullare la mia personalità? Ce la devo fare se voglio sopravvi-vere. Come farò a distinguere la percezione dell'azione senza concetto? Riuscirò ancora a trovare l'attività del centro del sé, del me; dell'Io, della libido,l'osservatore, il censore, il controllore, il soggetto pensante, il soggetto sperimentale? Saprò scindere il conflitto pensante da quello reale? E come la prenderanno quando... e se dovessi trovarmi ad osservarmi? Quando mi osservo, vedo il pensiero e il sentimento muoversi con estrema rapidità. Quando si vive così, la vita ha una bellezza completamente diversa; vi regna il grande amore che non è né piacere, né desiderio. Il desiderio e il piacere sono legati al pensiero. L'amore è prodotto del pensiero. 
Pierrot-Capo 
Sono fiero di lavorare con te, sei una persona eccezionale. Più che un collega, sei un amico. (piangendo) Con te mi posso aprire: sono a terra. Mia figlia si sposa! Mia figlia, il mio angelo... Senza preavviso, si sposa. E' bella, mia figlia! 
Pierrot 
Come Maddalena! 
Pierrot-Capo 
Che stai dicendo? 
Pierrot 
Farneticavo, non ci faccia caso. 
Pierrot-Capo (piange)
Ci giocavo... agli innamorati, con mia figlia! 
Pierrot
... La paura di essere vuoto, di essere solo. La paura di diventare consapevole di questa sua agitazione. Intanto c'éra un cornuto in aggua-to ... 
Pierrot-Capo (La voce è spezzata, da profondi singhiozzi) 
Era dolce quando la domenica, mi diceva: Esci con me, ti pago il caffè. Ero felice di uscire con lei e non perché mi avrebbe pagato il caffè, tanto lo pagavo sempre io. E' il mio mondo, mia figlia! 
Pierrot 
... L'amore non è prodotto del pensiero. E intanto il cornuto era sempre in attesa. Ma in attesa di che? 
Pierrot-Cornuto (Viscido come un serpente. Per metterlo in risalto la esse viene pronunciata sibilante) 
State attento, é viscido... Vedrete, si approfitterà della vostra amicizia, si sentirà subito protetto e farà ciò che vorrà. 
Pierrot-Capo 
E' puro e semplice. E' pulito dentro, tu che dici? 
Pierrot 
La mediazione e lo svuotamento completo della mente! Allora si ha bisogno di grande armonia fra la mente, il cuore e il corpo, e non si cerca una forma di esperienza. Sapevo della separazione e dell'annullamento, lo sentivo, però non muovevo un dito, non profferivo parola perché so che il tempo è breve e non mi pareva di essere in grado di trovare il modo di badare a ciò. L'amore non è oggetto! E si può non necessariamente amare una sola persona nella vita. Ma non avevo capito che, perché ciò si avveri deve necessariamente essere solo amore, senza compassione, senza gelosia, ambizione successo. Non sapevo che solo attraverso la negazione viene alla luce il positivo. 
Pierrot-Capo (autoritario)
Quando capitano queste cose, guarda caso, ci sei sempre tu!
Pierrot 
Il cornuto aveva mirato e... colpito. E c'è di nuovo il conflitto! Non in me. Tra me e l'umanità. L'armonia continua, è una contraddizione. L'a-more non appartiene al tempo. Dobbiamo essere avidi e difenderlo quando siamo certi di averlo. L'armonia discontinua è realtà, se è continua diventa meccanica. Una mente armoniosa non si chiede: Avrò un domani? Il cornuto mostrava orgogliosamente le sue corna, come la moglie le cosce... spalancate, sopra una scrivania. La mia compassione è molto diversa dal mondo, mentre dovrei essere io, il mondo. Ma come si può avere la pace in sé stessi quando il mondo soffre?

Scena 5

Musica descrittiva, senza retorica. Pierrot si alza lentamente e danza. Il balletto descrive la società attuale. Incomprensione, incomu-nicabilità, automatismo, meccanicismo, isolantismo. La vita quotidiana nei suoi conflitti eterni: dolore, sofferenza, gioia e delusione. Alla vista, immaginaria, di una creatura meravigliosa, avviene il cambiamento della società, perché lui stesso sta cambiando. Finisce la danza e...

Pierrot 
Sognare... Sognare! Gagliarda, dentro e fuori era gagliarda! Era veramente gagliarda, ma mi piaceva sognare anche se oggi non è più possibile. Però sarebbe bello, mentre te ne stai a letto, al calduccio, allungare una mano abbassare un tasto e dare ordini, mentre senti che in cucina i congegni elettronici hanno già messo in funzione la caffettiera automatica e l'apparecchio per preriscaldare il motore dell'automobile. Oppure chiedere che ti venga letto il giornale e la posta dal computer. Ma lei era gagliarda! Gagliarda, veramente gagliarda! (Ironico in falsetto, imita una voce di donna, acida e isterica) Dormiglione! Poltrone che non sei altro, lo sai che sono le sette? Poi fai sempre tardi. Lo sai che con il freddo che fa, in questi giorni, il motore si avvia con difficoltà? (Se stesso) Sì, sì ho capito! Sei gagliarda, ma incivile. Potresti svegliarmi con più dolcezza. (Ironico, in falsetto come sopra) Povero coniglietto! Anche la dolcezza, ora!? (Se stesso) Costa tanto essere più civile? (Ironico, in falsetto come sopra) Civile con te? Perché anche tu sei una parte della società? Non farmi ridere, mezzo uomo! Che se ne fa di te, la società? (Sé stesso) Non capiva che la mia opera è non soltanto valida in seno alla società, ma indispensabile... (canta)

In questa società di super-super
di mastodontici giganti, non si sa
perché restano in vita chi lo sa
gli omini piccolini a vegetar.
Vanno in giro per farsi vedere
col cappello e tacchi alti
camminando a passettini
come tante formichine.
In questa società automatizzata
immunizzata
pillolizzata
abortizzata
divorziata
ribattezzata
consumistica e industrializzata
indebitata e affamata
che ci fanno gli omini piccolini
che camminano a passettini
tra i giganti di questa bella
florida e affannata società.

Questa canzone era diventata un'ossessione. Mi svegliavo, con quella maledetta canzone nelle orecchie. A pranzo mi rovinava la digestione; la sera, la notte... ruppi la radio. Però cominciai a meditare e decisi di vendicarmi, feci quella campagna. Mobilitai tutti gli omini piccolini e decidemmo di pagare una lira in più sulle bollette della luce, del gas, del telefono e delle tasse, per far saltare il sistema. (Oratorio, come se parlasse ad un gruppo di persone, un poco enfatico) Voi sapete che la funzionalità dei computer di tutte le istituzioni sociali e governative, non è autogestita perché tutto è programmato in preceden-za, sui dati forniti dall'ISTAT e che, l'IRI e altre società sono gestite dai computer, compreso la SIP, l'ENEL e l'ITALGAS? Quindi se nel prossi-mo futuro saremo migliaia, molte migliaia a versare una sola lira in più, paralizzeremo il sistema amministrativo. I loro computer impazziranno davanti a migliaia di piccole differenze non previste fra la somma dovuta e quella versata. Sì, perché si può incriminare un utente che non paga, o che paga meno del dovuto, ma non chi paga di più. 
Pierrot-Capo (autoritario) 
Ma guarda caso, quando accade qualcosa, ci sei sempre tu! 
Pierrot 
Il cornuto ha vinto. Ha stravinto e va in giro, trionfante, mostrando le corna; come la moglie, mentre con le cosce per aria, supina sopra una scrivania, sognava di essere femmina; illudendosi di non essere ninfomane. Ma il figlio del cornuto, è figlio suo? 
( Stacco. Buio.)
Scena 6

Pierrot, accartocciato nel dolore, si alza lentamente contorcendosi come l'olivo e, come questo da virgulto diventa albero forte e provato dà i suoi frutti, così Pierrot, superato il dolore, dopo la medita-zione cerca disperatamente di ritrovare la volontà di vivere. Mentre dagli altoparlanti si spande, nella platea, la sua stessa voce:

Registrazione 

Mi ricordo un volto ansioso
un moschetto, baionetta e giberne
e non andai a scuola.

Cambia costume. Ne indossa uno piumato, ricorda tanto un gallo che ha appena vinto la disputa con un altro gallo. E' disteso sul pavimento come morto. Poi lentamente si trascina per terra, come un rettile.

Pierrot (Vestito da galletto)
...Mi ricorda tanto il comportamento del cornuto, del suo compare e della moglie del cornuto con le cosce per aria, con la schiena sulla scrivania e quello del Capo-Ufficio con la figlia. O forse è la bellezza di Maddalena? No, no, no! è la gagliardia di Carmen. La solitudine!... Io non sono stato allevato da mio padre...

Inarca la schiena, muove le braccia come per tentare un volo impossibile. Cade di schianto e grida. Un grido agghiacciante e improvviso. Rotolando per terra ripete fino all'ossessione:

Pierrot-Capo (C.S.) 
Guarda caso ogniqualvolta accade qualcosa, ci sei sempre tu!

Stanco, sfinito si mette seduto in posizione yoga, al centro del palcoscenico.

Pierrot (Galletto) 
E' stato abile, più del serpente che tentò Eva. Ci sei sempre tu! (Lentamente, in crescendo, viene assalito dai ricordi e si comporta come se dovesse perdere la ragione) Era bella Maddalena, anzi bellissima, dentro e fuori... Poi andava a letto con Emanuele perché le faceva raggiungere l'orgasmo. Carmen, Carmen! (Con voce di donna, dolce) Metti almeno la maglia di lana. Di notte fa freddo e non è salutare andare in giro da soli...

Sale la Cavalcata delle Walkirie di Richard Wagner. Il galletto si dimena e disperatamente tenta di volare. Finalmente le ali acquistano ritmo e inizia il volo, però senza mai staccarsi dal suolo. Mentre vola parla e mima scene erotiche.

Pierrot 
Su, vieni micina mia! Un gallo e una micina, immagina! Ho le ali incollate al pavimento... può un gallo diventare gabbiano? Con te mi sento Gabbiano... sono libero, libero, libero! Volo!(Si mette seduto e ride istericamente) Volo? Volo con le ali per terra? Un gabbiano può diventare galletto, quando monta la femmina. (Supino, le spalle per terra e le braccia e le gambe per aria) Un gallo non diventerà mai gabbiano se ha le ali per terra e una femmina che lo cavalca. Cavalcami, micina, la cavalcata è bella! Quante Oasi vedo!? 
Pierrot-Capo 
Guarda caso, quando accade qualcosa ci sei sempre tu. (In falsetto con voce di donna acida e isterica) Dimmi, amore mio, che non andrai con altre donne. (Isterico) Ma perché andava a letto con Emanuele? (Improvvisamente calmo, troppo calmo) Io non sono un gallo. Credevo di essere un Gabbiano! Ma sono un gallo, forse cappone. Un gallo castrato dalla ninfomania di Carmen. 
Pierrot-Cornuto (folle) 
Non datele retta è un attore, farà ciò che vuole! 
Pierrot-Capo 
Io con mia figlia, faccio all'amore;giochiamo agli innamorati ed ora, improvvisamente... 
Pierrot (ride tragicamente) 
Sono le cosce della moglie del cornuto che mi hanno castrato, e tarpato le ali. (Si alza in piedi, imponente, maestoso) Perché ridi? Io sono un uomo! Non puoi ridere se un uomo muore, anche se finge di essere un gallo, quando vorrebbe tanto essere Gabbiano!

Si toglie il costume da gallo. Rimane in slip. Dalle spalle scende un mantello di organza nero, come una coda. Passeggiando da destra verso sinistra e viceversa.

Pierrot 
Poi venne lei, la fatalona! Dimenticai di essere Pierrot, di essere gallo, di essere gabbiano: dimenticai di essere... Era lei, la fatalona: gallo, gabbiano, albatro, vita. Non avevo più problemi, se non quello di sopravvivere. (Arrogante) Non ridere! Non puoi ridere, è morto un uomo, tu non lo conoscevi, ma non puoi ridere! (Troppo calmo. Si rimette il costume di Pierrot) Una sera mi invitò, pioveva... cadeva tanta acqua che sembrava Dio volesse il secondo Diluvio Universale. Mi imprigionò nella sua cinquecento, la sua automobile rosso sangue. L'ansimare del respiro era più forte dell'acqua che cadeva dal cielo e grida-va, gridava dammelo, dammelo ti prego. Mi passò una pomata sulle ali e smisi di volare. Mi trovai nel suo letto. Sulla destra del letto c'éra un disegno: tre colombe, tre uomini e tre donne. Le donne: una stava supina e aperta come un trono in attesa del suo re; l'altra appagata, ai piedi di un albero. (Nervoso si ferma di colpo come fulminato) Maddalena amava fare l'amore all'ombra di un albero d'olivo e quello del disegno era un olivo! (Pausa. Immobile come una statua) Che sa la fatalona, di Maddalena? (Calmo, riprende il passeggio) L'altra donna aveva un pancione! Quello che mi ha annichilito è un paio di forbici, vaganti nell'aria, che tagliano le ali ad una colomba bianchissima. (Lentamente si innervosisce fino alla follia) Io non sono stato allevato da mio padre, era in guerra! Ma perché tagliare le ali alla colomba? 
Pierrot-Capo (Piange)
Giocavamo agli innamorati, io e mia figlia! Mi ha detto a brucia-pelo: mi sposo. Capisci? Parlo a te non come al collega, ma all'amico. All'amico?... (Sempre piangendo, imitando la voce di donna) Ma io chi sono? Un oggetto per le tue brame sessuali? (Smette il pianto) Sempre tu, sempre tu! 
Pierrot (Ormai folle) 
Sono le cosce della moglie del cornuto, fossero almeno belle!... Ma il figlio di chi é ?
(stacco. buio.)

Scena 7

Danza. Il ballo rappresenta la violenza della guerra, delle strade, la violenza su noi stessi attraverso la droga, l'alcoolismo, la cultura, lo spettacolo, la televisione; lo sforzo, le pene della nostra orribile brutalità. Lentamente, da questa danza nasce l'ordine come com-prensione del disordine. Occorre tener presente, però, che é il processo stesso che alimenta il disordine, ma anche il suo opposto, cioè la mancanza del controllo che alimenta il disordine stesso.

Uomo
Avete presente un cane? Un cane cui hanno lanciato diverse palle, in una sola volta, che corre disordinatamente dall'una all'altra, si arrabbia e non trova una condotta definitiva? Giocavo agli innamorati con mia figlia e ora si sposa... Le cosce per aria, nel vuoto... Le forbici che tagliano le ali... Il cornuto che ride soddisfatto... Ma il figlio di chi é ? (dissolvenza. buio).

Scena 8

Come la scena 2. Musica assordante. Mixage di colpi di mortai, di cannoni, scariche di mitra, deflagrazione di bombe e La cavalcata delle Walkirie di Richard Wagner. Pierrot e faro roteante sembrano impazziti. Buio improvviso. La musica continua. Luce di un lampione da fioca in crescendo. Dagli altoparlanti la stessa voce di Pierrot 

Registrazione

Io non sono stato allevato da mio padre
era in guerra.
Mia madre inchiodava strisce di tomaie
tagliate da borse in disuso 
su pezzi di legno che chiamava zoccoli
per procurarci qualche patata.
Per sfamarci erano buoni anche i lupini.
Non sono stato allevato da mio padre
era in guerra.
Stacco. Silenzio. Una musica... in sordina

Pierrot
Gli atti indifferenti alla realtà sono da sopprimere, da semplificare, devono essere coscienti, volontari. E' sempre l'idea che li provoca. Qual è il loro influsso sull'uomo e in che misura sono necessari all'uomo, e qual'è il loro influsso sul sentimento? Ed è vero che il loro influsso, la loro soppressione distruggono il sentimento e la loro ripetizione diminuisce l'emozione e aumenta il desiderio? Aumenta il desiderio! Giocavo agli innamorati con mia figlia... Ecco la mancanza del processo sessuale dell'uomo compromesso da conflitti di deviazione... Era gagliarda Maddalena! Ninfomane Carmen! E la fatalona? E' fuori causa!? Mi sentivo un gabbiano, ma per lei solo un gallo con le ali tarpate. La sessualità non si sviluppa sincronicamente nel suo insieme. Era bella, Maddalena! Ti prego non fare tardi e metti la maglia di lana, la notte è umida. Mi piaceva succhiare il pollice... Mamma! Mi piaceva succhiare il pollice... mamma, era bella Maddalena, anzi bellissima!...
Pierrot - Capo
Guarda caso, ogniqualvolta succede qualcosa, ci sei sempre tu!
Pierrot
Ma chi sono io, un oggetto?... Fossero almeno belle quelle gambe per aria!... La legge dell'uomo è di vincere sempre, ad ogni costo. Seguire l'istinto, sempre, senza discuterlo. L'invito del piacere... L'uomo, deve necessariamente essere bestia? L'uomo non è una bestia! L'uomo deve preferire la coscienza al piacere. Il cornuto non ha coscienza... Di nuovo il conflitto! Lotta perenne, dunque? 
Pierrot - Capo
Tu non sei un collega, sei un amico. 
Pierrot
Un amico? Dipende da me l'agire, ma la necessità di quest'azione mi si impone? Cos'è questa strana unione di libertà e di necessità? Mi hanno tagliato le ali! Ero un Gabbiano! Perché solo in me, questa legge morale? (cade pesantemente in ginocchio. Con se stesso) Io sono! Io vivo! Io sento! Io penso! (lentamente si distende per terra. Vorrebbe rialzarsi, ma gli mancano le forze. Striscia, arranca, si fa forza ripetendosi fino all'ossessione). Io sono un uomo e vedo uomini correre febbrilmente dietro al denaro, al piacere, alla potenza, alla gloria; ma sono queste le cose necessarie? La cosa, l'unica cosa necessaria è l'amore!... (Rotolando, fa uno sforzo su sé stesso, con disperazio-ne,come chi si trova per essere inghiottito dalle sabbie mobili. Grida con quanto fiato ha in corpo) Io sono... sono... e amo! A-M-O! (balza in piedi, improvvisamente) Sono, penso, agisco. Sono un essere umano, umano!

Inizia una danza, prima incerta, poi sempre più sicura. Una danza che è un canto di gioia, di felicità; la stessa che sente l'essere umano quando ha la certezza di essere tale, con tutti i suoi pregi e i suoi difetti: una felicità che lo trascina verso l'infinito. Stacco.

Scena 9

Luce rossa accecante. Lentamente la luce passa attraverso tre stadi: arancione, giallo-arancio smorto; giallo vivo. Dal fondale e dai lati filtra una luce azzurra. L'Uomo indossa un costume giallo-oro, lungo la schiena una criniera multicolore che finisce a coda. Una musica elettrizzante, indiavolata. L'Uomo non se ne cura. E' calmo, sereno. A mano a mano che la musica e la luce gialla si intensificano, l'Uomo cammina sempre più con incertezza e fatica. Il sole torrido lo schiaccia, egli reagisce sempre più debolmente.

Uomo-Pierrot
Conflitto? Il vivo, é passato; il vivo é, questo é giusto, questo è sbagliato; questo é vero, questo é falso, questo é bello.
(E' in ginocchio. Nel vuoto accarezza un corpo. Scene erotiche: il coito dall'inizio, ma quando sta per raggiungere la fine rotea su sé stesso e diventa una palla sul pavimento, ripetendo all'infinito, fino allo stordimento totale).
La donna s'era gettata fuori... impallidì, barcollò!...Per amor di Dio, mamma, non fare tragedie. Un figlio! C'éra anche un cane... un cane al posto del figlio, sarebbe la cosa migliore. Non fare scenate, mamma! Ti supplico, non perdere la testa. Ho pensato! Ho guardato... Ho pensato... Gli uccelli iniettati! Li avrai visti cadere, no? Erano uccelli iniettati, come frecce spazzavano i Gabbiani, li hanno uccisi tutti, i Gabbiani! Io sono... Un essere umano? Un Gabbiano? Ero un Gabbiano! Mi hanno tagliato le ali! (balza in piedi come una molla) In garage... In garage come una vecchia automobile! Come una vecchia automobile? Sì, nel garage... bisogna liberarsi dell'idea del sé, liberarsi dei dubbi... Io non vivo nel futuro. Il futuro è ciò che proietto ora. L'ora è il passato. Io ora vivo nel passato perché il passato mi guida, mi forma. I ricordi del passato mi guidano nell'azione. Ma vivere così non è essere liberi nel tempo. Il tempo, in questo caso, è il dolore più grande.

La luce si dissolve. La sera, la notte. Bagliori, rumori, voci isolate e in coro gridano parole senza senso: è musica disordinata disarmonica, saltuariamente attimi di armonia. La sequenza scenica deve rappresentare l'orrore e la gioia, nello stesso tempo, che l'uomo prova quando è teso alla ricerca del proprio io. 
Piroetta qualche passo di danza, ma appena ci sono attimi di luce, generata dai lampi, rimane immobile come statua, mentre la danza continua al buio. 
La danza diventa sempre più stanca. 
Le voci si intensificano e si accavallano unendosi con quelle della natura. 
Proiettati sul fondale, come ombre cinesi: draghi giganteschi, pipistrelli, sanguisughe; una, due, mille risate fragorose e beffarde in un susseguirsi quadrifonico, come un'eco interminabile. 
Pierrot si spoglia. Mentre si spoglia dà la sensazione di volersi aprire il corpo in due parti, fermandosi nella sua maestosa nudità, al centro del cono di luce più intenso. Rimane qualche attimo sta-tuario, imponente. La scena orribile e orripilante smette di colpo, nell'attimo stesso in cui l'Uomo splende nella sua statuaria presenza. Sul suo corpo si accendono, a intermittenza, delle lampade che formano, in vari colori, la parola: Amore! Io sono l'amore! 
La luce in dissolvenza. Ora è solo un'ombra.
Pierrot -Ombra 
Il castello! Eccolo il mio conflitto! Maddalena, Mamma, Carmen, il Capo, il cornuto, la moglie del cornuto.

Abbraccia nel vuoto, a uno a uno i fantasmi evocati, poi tutti insie-me; prima con dolcezza, poi con forza, fino a stritolarli in un abbraccio mortale. 
Dall'altoparlante si levano voci agghiaccianti, ossessive, fino all'in-verosimile. 
Come finisce l'eco delle grida, buio totale, poi subito una luce tenue. 
Musica e luci danno il senso dell'appagamento e della serenità. L'Uomo è in piedi, indossa un abito da sposa, lungo fino al ginocchio; ai piedi stivali, in testa un elmetto nazista, baffetti alla Hitler, pugni stretti sui fianchi, labbro inferiore sovrapposto a quello superiore, mento pronunciato, sguardo allucinato. 
Un fascio di luce grigio gli piove addosso, poi un fascio fiammeg-giante l'avvolge. 
Una risata incomprensibile, subito buio.

Reno Bromuro 11/09/78 

© 1978 – 1983 - 1988 – 2002 – Reno Bromuro