La macchia

Stampa questo copione

LA MACCHIA

Commedia in due atti

di Moreno Catozzi


Personaggi:

Efisio

Ampelio

Bagonda

Lidia

Glauco

Dumitru

Ester

Voci fuori campo:

Roberto

Anselma


PRIMO ATTO.......................................... 4

SCENA 1........................................... 4

SCENA 2........................................... 4

SCENA 3........................................... 6

SCENA 4.......................................... 12

SCENA 5.......................................... 16

SCENA 6.......................................... 17

SCENA 7.......................................... 22

SCENA 8.......................................... 28

SCENA 9.......................................... 36

SECONDO ATTO....................................... 44

SCENA 1.......................................... 44

SCENA 2.......................................... 50

SCENA 3.......................................... 53

SCENA 4.......................................... 61

SCENA 5.......................................... 66

SCENA 6.......................................... 70

SCENA 7.......................................... 74

SCENA 8.......................................... 79


PRIMO ATTO

SCENA 1

La sala è immersa nel buio totale. Si sente una voce femminile, che poi scopriremo essere quella di Bagonda, che recita una misteriosa litania in lingua romena.

Bagonda (voce): Născătoare de Dumnezeu, Fecioară, bucură-te cea plină de har, Marie, Domnul este cu tine. Binecuvântată eşti tu între femei şi binecuvântat este rodul pântecelui tău, că ai născut pe Christos, Mântuitorul sufletelor noastre. Preasfântă Marie, Maica lui Dumnezeu, roagă-te pentru noi, păcătoşii, acum şi în ora morţii noastre. Amin

NOTA: è il testo dell’Ave Maria in romeno.

SCENA 2

La sala è ora nella penombra. Si distinguono i contorni di un piccolo appartamento sobrio e ordinato: c’è un divano, una TV, uno specchio, un tavolino con sopra un computer portatile e un angolo cottura. È la casa di Efisio.

È notte fonda e dal piano di sopra si sentono provenire le grida dei vicini di casa: Ampelio, la moglie Ester e la figlia Lidia.  Stanno litigando furiosamente perché la ragazza è tornata a casa molto tardi.

Ampelio (voce): Io vorrei sapè chi sono quegli sfaticati che il martedi tornano a casa alle cinque del mattino!

Lidia (voce): Il concerto è finito tardi e abbiamo dovuto mettere a posto tutta l’attrezzatura

Ampelio (voce): T’hanno pagato stavolta almeno?

Lidia (voce): Il padrone del locale ha detto che oggi non ce li aveva. Ce li dà la prossima volta

Ampelio (voce): C’hai quasi vent’anni e stai ancora a non fa un cazzo! Sei solo brava a sta in giro tutte le notti cogli amici tuoi!

Ester (voce): Schhhh… svegliate ‘a gente. Ampè vieni a dormì

Lidia (voce): Ma guarda che non stavo a spasso, per me è un lavoro

Ampelio (voce): Un lavoro è quando vieni pagata!

Lidia (voce): E te allora? Che lavoro c’hai?

Ampelio (voce): Oh, non ti permettere

Lidia (voce): Hai cominciato te

Ampelio (voce): E senti che alito che tieni, hai pure bevuto?

Lidia (voce): Un cocktail. Ma guarda che so’ maggiorenne!

Ampelio (voce): Non sei maggiorenne dentro la testa!

Lidia (voce): E te invece sei esaurito nella testa. La notte non dormi e poi te la prendi con me e con mamma. Ma va al manicomio va!

Ester (voce): Aho, ma così se parla a tu padre?

Lidia (voce): Mi padre è un fallito!

Ampelio (voce): E te sei una… puttanella!

Si sente il rumore di uno schiaffo.

Ester (voce): Ampè, puttana a tu fija…

Lidia (voce rotta dal pianto): Ho lavorato tutta la notte e poi me devo pure prende gli schiaffi… io te denuncio…

Ampelio (voce): Non mi devi chiamà fallito

Lidia (voce rotta dal pianto): Mammaaaa, non ce la faccio più… voglio andà via de casa…

SCENA 3

È mattina. L’appartamento adesso è illuminato. Efisio esce dalla camera da letto, sbadigliando. È un uomo sui 35-40 anni, di gradevole aspetto. Indossa una maglietta e un paio di pantaloncini, con cui ha dormito. Ha l’aria molto sbattuta e zoppica vistosamente dalla caviglia sinistra.

Si mette a preparare il caffè con la moka, e nell’attesa del caffè prende il cellulare e telefona al suo collega Roberto.

Efisio: Pronto Robbè

Roberto (voce): Ciao Efisio

Efisio: Come stai messo?

Roberto (voce): Bene, e tu?

Efisio: Insomma. Ieri mi son preso una storta a calcetto e c’ho una caviglia che sembra un melone

Roberto (voce): Non c’hai più l’età

Efisio: Eh, mi sa che hai ragione. Oggi lavoro da casa, l’ho già scritto al capo, tanto è uguale. Come sei messo con il business plan?

Roberto (voce): Abbastanza bene. Penso che oggi completerò le stime dei clienti e ricavi. Poi per tutto il resto della settimana mi dedicherò solamente ai grafici

Efisio: Oh mi raccomando

Roberto (voce): Sì lo so. Belli, colorati, psichedelici, come piacciono a te

Efisio: No, più che altro come piacciono all’amministratore delegato. Comunque, lo sai che della parte di economics non ci ho mai capito un cavolo. Sono nelle tue mani

Roberto (voce): Abbi fede

Efisio: So che non mi deluder… aaa… (molla un enorme sbadiglio). Madonna che sonno…

Roberto (voce): Che hai fatto, le ore piccole?

Efisio: Macchè. I vicini di casa, quelli che stanno al piano di sopra, si son messi a litigare come pazzi, che saranno state le quattro e mezza dal mattino. Mi hanno svegliato e non ho ripreso più sonno. Ma sentissi che roba: urla, schiaffi, penso che fra un po’ si sparano coi kalashnikov

Roberto (voce): La famiglia media italiana

Efisio: Adesso mi faccio un litro di caffè

Roberto (voce): Va bene, allora buon lavoro

Roberto (voce): Grazie, buon lavoro anche a te

Efisio si versa il caffè nella tazza, a cui aggiunge un po’ di latte. Prende un pacchetto di merendine e si siede al tavolo di fronte al PC, addentando una brioche e dando un sorso alla tazza di caffelatte. Con una smorfia di disgusto, guarda la brioche morsicata.

Efisio: Nooo… ho preso le brioche con l’uvetta…

A un tratto, si sente una chiave che gira nella porta di casa. Efisio è sorpreso.

Efisio: Chi è?

La porta si apre, ed entra Bagonda, una donna sui trentacinque anni, piuttosto di bell’aspetto. È vestita in maniera semplice con un giacchino di cotone, leggins e ciabatte.

Bagonda: Oh, mi scusi, pensavo no ci fosse nessuno. Lei signor Efisio?

Bagonda parla con un forte accento romeno.

Efisio: Sì, piacere, e lei?

Lui si alza per darle la mano, zoppicando e con una smorfia per via della caviglia dolorante.

Bagonda: Piacere Bagonda, io cugina di Georgia. Lei oggi no può venire perché ha corso di parrucchiera e io venuta posto suo fare pulizie, ma non sapevo che lei era a casa

Efisio: A già, oggi era il giorno di Georgia, non ci avevo pensato

Bagonda: No problema, io vado via e torno altro giorno se vuole

Efisio: Ma no dai, resta. È solo che oggi devo lavorare da casa. Cercheremo di non darci troppo fastidio a vicenda, ok?

Bagonda: No problema, io faccio veloce e noi di sicuro non dare fastidio

Efisio: Perfetto. Io intanto finisco la colazione

Efisio si risiede al tavolo e riprende a sorseggiare il caffelatte e morsicare svogliatamente la merendina, rimuovendo l’uvetta. Intanto Bagonda sposta un tappeto e l’attaccapanni, quindi accende l’aspirapolvere, facendo molto rumore.

Bagonda: Ah, scusi. Io adesso do aspirapolvere

Efisio: (sorridendo) L’avevo capito

Bagonda: E poi do straccio qui in salotto

Efisio ripone la tazza nel lavandino.

Efisio: Allora io vado a lavorare in camera da letto e quando tu hai finito qui, passo in salotto e tu pulisci la camera, così non ci diamo fastidio. Ok?

Bagonda: Perfetto!

Efisio prende il Pc e se ne va in camera da letto.

Bagonda tira fuori dalla borsetta una piccola radiolina, l’appoggia sul tavolino e l’accende, sintonizzandosi su un canale di musica leggera italiana, e canticchiando riaccende l’aspirapolvere.

Bagonda (cantando):  ma ma ma mamma Maria ma, ma ma ma mamma Maria ma, ma ma ma mamma Maria ma…

A un tratto, Efisio si fionda fuori dalla camera da letto, tutto agitato, sembra scappare. Bagonda spegne l’aspirapolvere.

Bagonda: Cosa è successo?

Efisio: C’è un calabrone. È enorme!

In effetti si sente un cupo ronzio. Efisio segue con gli occhi la traiettoria dell’insetto, preoccupatissimo. Si protegge la testa. Nello scappare, urta contro un barattolino pieno di penne che era appoggiato sul tavolino, facendone cadere tutto il contenuto per terra.

Bagonda invece non si scompone per niente. Anzi, apre la finestra, e prova a scacciare via il calabrone con le mani.

Efisio: Ma con le mani? Sta attenta, è pericoloso!

Lei allora si toglie il giacchino, rimanendo in canottiera, e usando l’abito come straccio riesce a scacciare via l’insetto, richiudendo poi subito la finestra.

Efisio: Brava!

Bagonda: Mio padre a mio paese in Romania li schiacciava con pollicione (mima il gesto)

Efisio: Ah, io invece son terrorizzato. Forse perché non mi hanno mai punto. Che vergogna…

Efisio ha ancora il fiatone ma, per la prima volta da quando è entrata, sembra accorgersi che Bagonda è una donna attraente, soffermandosi con lo sguardo sulle sue forme per un po’ più del dovuto. Lei se ne accorge e tradisce un lieve imbarazzo.

Bagonda: Tu molto pallido, beve bicchiere d’acqua!

Efisio: Sì, è meglio

Efisio va in cucina a versarsi un bicchiere d’acqua dal rubinetto. Punta sulla vanità, Bagonda approfitta per guardarsi allo specchio e sistemarsi un po’ per sembrare più carina.

Efisio (dalla cucina): Proprio qualche giorno fa ho visto un documentario alla televisione. C’è una nuova specie di calabroni giganti che vengono dalla Cina. Sono molto aggressivi e la loro puntura può essere mortale

Bagonda non sembra prestargli troppo ascolto e si china per raccogliere il contenuto del barattolino caduto sul pavimento. Oltre alle varie penne e matite, c’è anche un tagliacarte che desta la sua curiosità, forse perché non sa di che oggetto si tratti.

Mentre allunga la mano per raggiungere una penna finita sotto il divano, sente Efisio lamentarsi dalla cucina.

Efisio (dalla cucina): Noooooo…

Bagonda: Cosa c’è adesso?

Efisio: (uscendo dalla cucina) Sulla parete della cucina c’è una macchia di umidità enorme, me ne sono accorto solo adesso. Vieni a vedere

Bagonda lo raggiunge in cucina. Dopo poco entrambi rientrano in salotto.

Efisio: Ci dev’essere stata una perdita d’acqua. Il guaio è che credo che provenga dal piano di sopra. Il padrone di casa non lo conosco, ma non mi sembra un tipo per niente simpatico. Ma mi tocca andare a parlarci, chissà se lo trovo in casa. Io salgo un attimo

Bagonda: Ok, io intanto finisco qui

Bagonda si china di nuovo per finire di raccogliere le penne. Ma a un tratto si blocca, come se avesse avuto un’improvvisa illuminazione.

Si alza e torna per un attimo in cucina. Poi prende la borsetta e ne tira fuori un piccolo santino. Guardandolo, si porta una mano sulla bocca e scoppia a piangere.

SCENA 4

Efisio e Ampelio entrano in casa. Il vicino di casa è un uomo sui 45 anni, piuttosto basso e tarchiato, con la barba, dall’aspetto un po’ rozzo. 

I due si dirigono verso la cucina, ignorando Bagonda, che si sta ancora asciugando le lacrime con un fazzoletto.

Efisio (dalla cucina): Ecco qua

Ampelio (dalla cucina): Mannaggia, ci dev’essere una perdita dalla lavatrice, mo’ la riparo

I due rientrano in salotto.

Efisio: E la macchia io come la tolgo?

Ampelio: Mah, basta dare na strofinata con un po’ di detergente, dovrebbe andare via

Bagonda: No, voi non strofinate niente!

Ampelio: Che c’è?

Efisio: Ah lei è…

Bagonda: Bagonda

Efisio: Bagonda, mi aiuta con le pulizie

Ampelio: (porgendo la mano) Piacere, Ampelio

Bagonda: (rifiutando la stretta) Voi promettete che non cancellate macchia, quella non è macchia normale!

Efisio: Perché?

Bagonda mostra loro il santino che aveva nella borsa.

Bagonda: Guardate bene

Ampelio: È la madonna

Efisio: Bagonda, non ti capiamo

Bagonda: Non vedete voi che macchia è tale e quale? Lei è apparsa noi! Născătoare de Dumnezeu!

Efisio: Cioè, tu ci stai dicendo che quella macchia non si può cancellare perché assomiglia alla Madonna? Scusa ma è ridicolo…

Bagonda: Ma no è ridicolo, perché tu non hai fede. Io è un mese che prega lei tutti i giorni a comunità ortodossa. E io so che lei è apparsa, lei dato noi messaggio!

Efisio: Che messaggio?

Ampelio: Dai, ricontrolliamo un attimo

I tre vanno di nuovo in cucina.

Ampelio (dalla cucina): Sì, in effetti una certa somiglianza c’è…

Efisio (dalla cucina): Ma dai, non ti ci mettere anche tu

Bagonda (dalla cucina): Ma tu perché no vuoi credere?

I tre ritornano in salotto. Ampelio in particolare sembra piuttosto pensieroso, come se stesso escogitando qualcosa.

Ampelio: Sentite, io avrei un caro amico vescovo. Adesso lo chiamo e gli dico se può venire a dare un’occhiata, così ci toglie il dubbio, ok?

Efisio: Mo pure er vescovo, a casa mia…

Bagonda: Sì sì, tu chiama lui, per favore!

Ampelio prende il cellulare e chiama. Dopo qualche secondo il vescovo, Monsignor Glauco, risponde

Glauco (voce): Sì?

Ampelio: (con tono molto ossequioso) Pronto, monsignore, sono Ampelio, il marito di Ester, la sarta

Glauco: Ah Ampelio! Sì, scusami, non ho ancora sentito il direttore sanitario

Ampelio: No no, non si preoccupi, non chiamo per quella cosa. È per un altro motivo. Sono qui a casa di un mio vicino e… insomma, è apparsa la madonna!

Glauco: Come?

Ampelio: Allora, le spiego meglio… in cucina, c’è una parete di cartongesso, e si è formata una grossa macchia di umidità che è tale e quale alla madonna. Noi le volevamo chiedere… un parere da esperto, cioè se può venire qui un attimo, quando ha tempo, così ci dice se effettivamente si tratta di un miracolo

Glauco: Ampelio, ma mi stai prendendo in giro?

Ampelio: (agli altri due) Non ci crede!

Bagonda prende il telefono.

Bagonda: (ancora in lacrime) Monsignore, creda a me, no è scherzo! Io sono donna romena di fede e prega lei tutti i giorni e lei apparsa me, sono sicura. Venga qua a vedere per favore!

Glauco: Va bene, ripassami Ampelio

Bagonda ripassa il telefono ad Ampelio.

Ampelio: È la donna delle pulizie. Ci scusi, è un po’ agitata

Glauco: Senti, io dopo pranzo ce li ho dieci minuti. Potrei fare un salto verso le due, va bene?

Ampelio: Verso le due va benissimo, grazie monsignore!

Efisio: Oh, ma il mio parere non conta niente? È casa mia!

Ampelio: Eeeeh, son dieci minuti! (rivolto al vescovo) Allora l’indirizzo lei se lo ricorda, monsignore, vero?

Glauco: Sì certo, me lo ricordo

Ampelio: Allora passi prima da casa mia, così magari parliamo un attimo anche di quell’altra cosa… E poi scendiamo dal vicino

Glauco: Va bene, a dopo

Ampelio: Grazie di nuovo, monsignore!

Ampelio chiude la telefonata.

Ampelio: Allora alle due puntuali, qui

Bagonda: (prendendogli la mano) Grazie! (poi si rivolge a Efisio) E grazie anche a te!

Efisio: Io veramente c’avevo un mucchio di lavoro da fare

Ampelio: Guarda che ho sentito che con questi miracoli, si può fare anche qualche soldino. Tu lascia fare a me, metti che è vero…  E poi il vescovo mi deve un sacco di favori, s’è fatto rifare praticamente tutto il guardaroba gratis da mia moglie! Allora, ci vediamo alle due, buon pranzo

Bagonda: (ancora singhiozzando, gli prende la mano) Grazie, ancora…

Ampelio: (a Efisio) E consola ‘sta ragazza, e che cavolo!

Ampelio esce di casa.

SCENA 5

Ampelio è appena uscito. Efisio e Bagonda si guardano un po’imbarazzati.

Efisio: Bagonda, penso che oggi per le pulizie puoi anche… (le fa cenno che può uscire)

Bagonda: Ma io voglio essere qui quando vescovo vede macchia!

Efisio: Ah, certo. E allora, ci vediamo qui alle due

Bagonda: Tu no pranza? Tu che programmi hai per pranzo?

Efisio: Bah, penso che andrò alla tavola calda qui di fronte

Bagonda: Tu no cucina?

Efisio: No, quasi mai. Non sono capace

Bagonda: Se vuoi mangiamo insieme, io preparo piatto tipico rumeno

Efisio: (tra sè) Pure il piatto romeno…

Bagonda: Tu conosce cucina rumena?

Efisio: No, ma sono… curioso

Bagonda: Io preparo sarmale. Sono involtini di verza con riso e carne macinata. Tu fidati. Io vado a fare spesa a supermercato e torna subito

Bagonda prende la borsetta, poi saluta Efisio abbracciandolo. Sembra euforica.

Bagonda: Torno presto, tu intanto continua a lavorare. Ciao

Efisio: A dopo

Bagonda esce di casa. Efisio rimane pensieroso.

BUIO IN SALA

SCENA 6

Efisio e Bagonda sono a tavola e stanno mangiando e bevendo vino. C’è una musica soft di sottofondo che proviene dal computer.

Efisio: Ma lo sai che è proprio buono questo sormale, complimenti

Bagonda: Sarmale. È piatto principale rumeno. Noi fare sempre a giorni di festa

Efisio: E dunque oggi è un giorno di festa?

Bagonda: Per me sì. Perché Madonna è apparsa tra noi

Efisio: Ah già. E… Lady Gaga invece quando arriva?

Bagonda: Eh?

Efisio: (sorride) Niente, niente…

Bagonda: Tu no credente, vero?

Efisio: Francamente no, per me sono tutte superstizioni. Ma io… rispetto la tua fede

Bagonda: E tu che lavoro fai?

Efisio: Lavoro per una grossa società di ingegneria

Bagonda: Società di ingegneria? E quindi tu cosa fa esattamente?

Efisio: Mah, progetti, studi… Adesso per esempio sto lavorando a un progetto che utilizza una flotta di droni per monitorare la sicurezza di una centrale idroelettrica. E venerdi lo devo presentare all’amministratore delegato, per questo ho tanto da fare

Bagonda: Troni? Cosa è troni?

Efisio: Droni. Sono delle macchine volanti, telecomandate. Una sorta di elicotterini. Anzi… tipo il calabrone che è entrato prima. Un po’ più grandi, ma neanche tanto

Bagonda: Scusa ma io no capisce niente queste cose. Tu… sposato, fidanzato?

Lui abbassa la testa, si capisce che non ha troppa voglia di parlarne.

Efisio: No…

Bagonda: Divorziato?

Efisio: No, neanche. Cioè, a dire il vero avrei una compagna, ma ci stiamo per lasciare. Anzi, direi che ormai mi ha proprio lasciato

Bagonda: Perché lei lasciato te?

Efisio: Mah, dice che sono troppo razionale, testardo, irremovibile, e che penso solo a me stesso

Bagonda: Per me donne italiane hanno troppe pretese. Se tu trovi uomo bello, onesto e lavoratore, tu no deve lasciare scappare

Efisio: (ride) Grazie. E tu, come sei… messa?

Bagonda: Mio marito lasciato me   

Efisio: Ah…

Bagonda si alza a riporre i piatti nel lavandino, forse per sviare il discorso.

Bagonda: Lui tornato a Romania due mesi fa. Dice che non piace vivere a Italia

Efisio: Non ha tutti i torti

Efisio si alza e si porta una mano alla testa, come se  avesse avuto uno svarione.

Efisio: Non dovrei bere vino a pranzo…

Quindi si avvia zoppicando verso il divano, si siede e appoggia la gamba dolorante sul tavolino.

Efisio: (con una smorfia di dolore) Ohuuu…

Bagonda: Tu cosa ha fatto a piede?

Efisio: Mi sono slogato una caviglia giocando a calcetto. È sempre più gonfia, mi sa che devo andare dal dottore

Bagonda: Tu fa vedere

Bagonda si sposta dal lavandino al divano, e si inginocchia davanti a Efisio prendendogli delicatamente la caviglia tra le mani.

Efisio: Ohuu… attenta!

Bagonda: Tu un po’ fifone, vero?

Lei inizia a massaggiargli la caviglia delicatamente.

Bagonda: Così melio?

Efisio: (con un’espressione di sollievo) Aahhh… Sì, che bello…

Bagonda: Io mi occupa di signore di ottantacinque anni e lui fa sempre massaggiare me sue gambe gonfie

Efisio: Ah, fai anche la badante?

Bagonda: Sì, e lui vuole sempre che io massaggia gambe, spalle, pancia… insomma lui vecchio porco!

Efisio: Ah, allora anch’io sono un vecchio porco?

Bagonda: No, tu giovane uomo affascinante. Vuoi che massaggia anche spalle?

Efisio: E come no?

Bagonda si porta dietro di lui e inizia a massaggiarlo alla base del collo. Efisio chiude gli occhi e va come in estasi.

Bagonda: Ma tu come passa tuo tempo libero, ha tanti amici?

Efisio: Bah, lavoro tanto. Il mio migliore amico credo che sia un collega che si chiama Roberto, ma lui vive a Torino.

Bagonda: E tu cosa fa con Roberto?

Efisio: Lavoriamo sempre insieme, siamo una squadra affiatata. Io mi occupo della parte più tecnica, progettuale, e lui del business plan

Bagonda: Business…

Efisio: Cioè la parte economica, le stime di costi e ricavi, il numero di clienti potenziali, queste cose qui

Bagonda: Ma tu cosa fai con lui in tempo libero?

Efisio: Qualche volta la sera videogiochiamo. Perché si può giocare anche a distanza, in cloud, cioè io a Roma e lui a Torino, ci facciamo le sfide

Bagonda: Che strano…

Efisio: (sospira di piacere) Aahhh… ma tu c’hai proprio le mani d’oro. Cucini bene, massaggi bene…

Bagonda: Grazie

Efisio: Io le mani le so usare praticamente solo per battere su una tastiera del computer

Bagonda: Io ti assicuro, se tu impara a fare massaggio come questo a una donna, nessuna ti lascerà più

Efisio: Davvero?

Bagonda: Vuoi provare con me?

Efisio: E proviamo

I due si scambiano di posto. Lei seduta sul divano e lui dietro. Inizia a massaggiarle il collo, ma pare un po’ impacciato.

Bagonda: Un po’ più giù

Efisio: (sposta le mani) Così?

Bagonda: Sì ma, un po’ più forte!

Efisio: Non vorrei farti male

Bagonda: Tu no fa male, io no sento niente

Efisio: (premendo un po’ di più) Così?

Bagonda: Ah sì… bravo. Adesso tu trova il ritmo… Bravo così. Aahh! (sospira), visto anche tu sa usare mani, no è difficile

La musica in sottofondo si fa sempre più ammaliante. Efisio le scosta le spalline della canottiera per massaggiarla meglio sulla pelle nuda.

Alla fine prende coraggio, si china su di lei e la bacia delicatamente sul collo. Lei non dice nulla, allora lui insiste e da dietro la abbraccia e le mette le mani sui seni.

SCENA 7

Improvvisamente entra il vescovo, Glauco, e li coglie sul fatto mentre amoreggiano sul divano. È un uomo sui 55 anni, basso e bruttino.

Glauco: (rivolgendosi all’indietro) Eh, te l’avevo detto che era meglio bussare

Lo segue Ampelio. Efisio e Bagonda si ricompongono velocemente, molto imbarazzati.

Ampelio: Scusate, ma abbiamo trovato la chiave sulla porta e pensavo che ci stavate aspettando

Efisio: (dando un’occhiataccia a Bagonda) Hai lasciato la chiave sulla porta?

I due si alzano in piedi per salutare il vescovo.

Ampelio: Vi presento il vescovo, monsignor Glauco

Glauco porge la mano a Bagonda, Ampelio con un cenno le fa capire che deve baciarla.

Bagonda: Piacere

Lei si china e sfiora con la bocca la mano del vescovo, ossequiosa. Quindi Glauco porge la mano a Efisio, ma lui gliela stringe virilmente senza baciarla.

Efisio: Piacere monsignore

Ampelio lo guarda male.

Ampelio: Dunque eminenza, la macchia di cui le parlavo è di là in cucina. Col suo permesso, l’accompagno

Tutti entrano in cucina eccetto Bagonda, che rimane in salotto, ansiosa, ad aspettare. I tre rientrano in salotto poco dopo. Il vescovo sembra piuttosto perplesso.

Glauco: Sì, in effetti devo ammettere che c’è una certa somiglianza. Però, francamente a me pare più frutto del caso, e definirei piuttosto azzardato gridare al miracolo

Efisio: Ah, finalmente uno che ragiona. Grazie monsignore!

Bagonda però prende il santino e lo mostra al vescovo.

Bagonda: Monsignore, deve fidare me quando io dico che è lei. Lo sento! Guardi, è identica a nostra Madonna di comunità ortodossa!

Glauco: Ah, lei è della comunità ortodossa?

Ampelio: (rivolto a Efisio) Ma che è, un’altra religione?

Efisio: Sì, ma è quasi uguale alla nostra, almeno credo

Glauco: Beh, figlia mia. Devo ammettere che la tua fede è ammirevole. Perché in realtà Dio è ovunque, per chi ha il cuore per accorgersene. È  nel sole, nella natura, nel sorriso della gente ci circonda. E allora tu puoi vederlo anche in questo divano, nel tavolino, e perfino in una macchia di umidità sulla parete, ma perché in realtà Egli è dentro di te!

Ampelio: Sì ma allora, in concreto come procediamo?

Glauco: Io direi che siccome la figliola è di fede ortodossa, può mostrare la macchia all’archimandrita della sua comunità e chiedere a lui un parere

Ampelio: (verso Efisio) A chi?

Efisio: (con sguardo perplesso) Boh…

Glauco: Ora mi dispiace ma, come vi dicevo, purtroppo da quando sono vescovo ho mille impegni e non posso trattenermi con voi ulteriormente

Glauco si avvia verso la porta.

Ampelio: Sì però monsignore mi fa sapere per quella cosa…

Glauco: Quale?

Ampelio: Per il posto di portantino al Bambin Gesù. Gliene ho parlato anche prima… (a Efisio, sottovoce) Questo fa sempre il finto tonto…

Glauco: Ma sì certo, come ti ho detto, appena mi è possibile ne parlerò col direttore sanitario, che è un mio caro amico. Ma anche lui ha un’agenda assai affollata, sai com’è

Ampelio: Allora io aspetto con grande fede, lei lo sa monsignore!

Glauco: Bravo! Allora vi saluto, cari fedeli!

Efisio: Ma fedele a chi?

Glauco è arrivato all’uscita quando sulla porta incrocia una ragazza. È Lidia, la figlia di Ampelio. Ha sui 18-20 anni ed è molto carina. È vestita leggera con una canottiera e pantaloncini corti.

Lidia: (sorpresa dalla presenza del vescovo) Mi scusi, Don… Papà, mi servirebbe la macchina, le chiavi ce le hai tu?

Ampelio: Ma che Don…! Questo è il vescovo, monsignor Glauco. È lui che ti ha battezzata e ha pure sposato mamma e papà, quando era ancora sacerdote

Lidia: Ah piacere…

Lidia porge la mano al vescovo.

Ampelio: No! Sei tu che devi baciare la mano a lui

Lidia: Ah…

Il vescovo le porge la mano e lei si china un po’ goffamente per baciargliela.

Glauco: (ad Ampelio) E dunque questa bella ragazza sarebbe tua figlia?

Ampelio: Sì, lei è Lidia. Ma penso che non la vede dai tempi della cresima. Non viene mai in chiesa, mannaggia… (alla figlia) Ma poi, come ti sei vestita, davanti al monsignore!

Lidia: Ma papà, che ne sapevo io, e poi fuori ci saranno trenta gradi!

Glauco: E che cosa fai nella vita, Lidia, studi?

Ampelio: Macchè, questa non studia, non lavora, è un’altra che mi fa disperare

Lidia: Come, non studio, non lavoro! Faccio la musicista,  la cantante

Ampelio: Sì, la cantante… Sta in giro tutte le notti, si ubriaca, e non porta a casa una lira

Lidia: Perché sono agli inizi! E poi non è vero, io non mi ubriaco

Ampelio: Lei pensi, monsignore, che per un po’ ha lavorato da Fouad, il pizzaiolo egiziano qua di fronte. Guardi quant’è carina, la pizzeria era sempre piena così, ma poi ha lasciato perché dice che non aveva il tempo di prepararsi per i concerti

Lidia: Sfornale tu duecento pizze tonde al giorno, cinquecento pezzi al taglio. Poi voglio vedere se ti reggi in piedi

Ampelio: Si chiama lavoro. A tutti ne tocca uno!

Lidia: E a te, allora?

Ampelio: Non ricominciare, porta rispetto a tuo padre!

Glauco: Calma! Sì, in effetti, Lidia, sei molto carina…

Le mette una mano sotto il mento sollevandole il viso. Lei sorride un po’ imbarazzata.

Glauco: E se davvero sei anche una brava cantante, stavo pensando che ho un caro amico alla RAI, che fa il direttore artistico per un programma del mattino, e mi pare che stia cercando delle coriste. Ti potrebbe interessare?

Lidia: Ma certo monsignore, lei mi può aiutare?

Glauco: Sì, ma ripeto, è un programma mattutino, bisogna alzarsi presto!

Lidia: Non è un problema, monsignore!

Glauco: Allora chiamerò il mio amico e penso che nel giro di qualche giorno non ci siano problemi a farti avere un provino

Lidia: Ma è bellissimo! Grazie!

Lidia si getta addosso al vescovo e lo abbraccia.

Ampelio: Lidia, ma che fai, col monsignore!

Glauco: Ma no, lasciala fare, che meravigliosa spontaneità!

Il vescovo sembra non volersi staccare, prolunga l’abbraccio e accarezza i capelli della ragazza.

Efisio: Ma non doveva andà via?

Ampelio: Monsignore invece, per la faccenda della macchia, lei dice che proprio…

Lidia: (ancora abbracciata al vescovo) Che macchia?

Glauco: Beh, per la macchia… direi che forse si può fare un tentativo. Per fugare ogni dubbio mi farò personalmente promotore di una inchiesta diocesana, e il caso sarà sottoposto al sommo Congresso dei Teologi, che poi dovrà pronunciarsi sull’autenticità del miracolo. E se il miracolo è autentico, sarà Dio a dircelo!

Ampelio: Ma lei è un santo, monsignore!

Anche Ampelio vuole abbracciare il vescovo. Ma lui con le mani gli fa cenno di stare indietro.

Glauco: (a Lidia) Noi ci sentiamo per il provino, mandami il tuo numero di telefono, il mio te lo dà tuo padre… Arrivederci!

Glauco si avvia verso la porta.

Ampelio: Senta monsignore, le volevo chiedere un’ultima cosa. Se per la macchia poi si trattasse di fare un po’ di pubblicità, non so, qualche servizio in televisione, qualche santino da stampare, come funziona poi per… (con le dita mima il gesto dei soldi). No, perché la casa è sua (indica Efisio), ma la macchia è stata generata dall’acqua che proveniva dalla mia lavatrice, al piano di sopra

Efisio: Vuole sapere a chi appartengono i diritti di immagine del “miracolo”

Glauco: Ah, in tal caso, direi… in aequas partes! Arrivederci!

Il vescovo esce.

Ampelio: Che ha detto?

Efisio: Credo che abbia detto metà e metà

Ampelio: Perfetto, allora siamo soci in affari, sei contento?

Ampelio gli porge la mano.

Efisio:  Guarda, francamente, preferivo che sulla casa mi fosse cascato un meteorite!

Ampelio: Grazie!

Visto che Efisio non gli porge la mano, Ampelio gliele prende entrambe scuotendole vigorosamente.

SCENA 8

È sera. Efisio rientra in casa con un cartone di pizza e una birra da 66cl.,pronto per una cena da scapolo.

Si piazza davanti alla TV e la accende col telecomando. C’è una partita di Champions League, Juventus contro Bayern Monaco.

A un tratto però suonano il campanello. Va ad aprire.

Efisio: Chi è?

Ampelio: Ampelio

Efisio sbuffa ma apre la porta. Ampelio entra con in mano due magliette.

Ampelio: Senti, visto che in affari siamo fifty fifty, o, come diceva il vescovo? Equam…

Efisio: Aequas partes

Ampelio: Ecco, sì, ti volevo chiedere quale tipo di maglietta preferisci, questa o questa?

Gli mostra le magliette. Una delle due rappresenta la macchia di umidità così com’è, nell’altra è riprodotta con uno stile grafico che ricorda le serigrafie di Andy Warhol.

Ampelio: Questa, mi hanno detto che è fatta con lo stile di un artista… un certo… Uendi… Uouò

Efisio: Andy Warhol

Ampelio: Ecco sì, è la mia preferita, tu che dici?

Efisio: Anche la mia, però anche quella semplice ha il suo perché

Ampelio: Io però volevo pensare anche a qualche frase da scriverci sopra, tipo, mi suggeriva mia figlia… (prende un foglietto dalla tasca) “keep calm and pray Madonna”. Ci volevo ragionare un po’ con te, che sei uno che ha studiato. Che dici, mi aiuti?

Efisio: (indicando la TV) Ma stavo mangiando e c’è la partita!

Ampelio: Ma che sei pure juventino?

Efisio:

Ampelio: Annamo bene…

Efisio: E tu?

Ampelio: (alzando i pugni) Napoli! Napoli! Vabbè, soprassediamo. Comunque, ti volevo anche dire che sabato viene qui una troupe televisiva, per fare un servizio sulla macchia

Efisio: Una troupe televisiva? Ma gli hai dato il permesso senza consultarmi?

Ampelio: Eh, te lo sto dicendo adesso!

Efisio: E di che canale? La RAI?

Ampelio: No è una tv locale di qui… del litorale, si chiama TeleOstia, e approfittando del nome si concentra molto sulle tematiche religiose. Comunque, gli dobbiamo raccontare come abbiamo scoperto la macchia e sarebbe meglio che ci fosse qui anche… cosa… come si chiama… la donna delle pulizie

Efisio: Bagonda

Ampelio: Sì Bagonda. Ma che nome del cazzo…

Efisio: Eh già…

Suonano di nuovo il campanello.

Efisio: (sbuffa) E adesso chi è?

Si avvicina al citofono.

Efisio: Chi è?

Bagonda: Bagonda!

Efisio: (rivolto ad Ampelio) Oh, parli del diavolo… (al citofono) Prego entra!

Bagonda entra in casa, ma non è sola. Con lui c’è un uomo giovane sui trent’anni, atletico e di bell’aspetto. È suo cugino Dumitru.

Bagonda: Efisio, io venuta qui con Dumitru, mio cugino. Anche lui fa parte di nostra comunità ortodossa, anzi lui è uno di grandi leader

Dumitru: (dà la mano a Efisio) Piacere, Bagonda ha parlato molto bene di lei

Poi la porge ad Ampelio.

Ampelio: E di me invece? Io suo socio fifty fifty, capito?

Dumitru: Capito, capito. Potrei vedere macchia?

Efisio: Certo

Bagonda: Accompagno io

Efisio: Ok

Bagonda porta Dumitru in cucina.

Dumitru (dalla cucina): Oh! Născătoare de Dumnezeu!

Dalla cucina si sentono Dumitru e Bagonda che pregano in rumeno.

Dumitru e Bagonda (dalla cucina): Fecioară, bucură-te cea plină de har, Marie, Domnul este cu tine. Binecuvântată eşti tu între femei şi binecuvântat este rodul pântecelui tău, că ai născut pe Christos, Mântuitorul sufletelor noastre…

Ampelio: Ma che è?

Efisio: Sarà una preghiera

Ampelio: Inquietante…

Dumitru e Bagonda (dalla cucina): Preasfântă Marie, Maica lui Dumnezeu, roagă-te pentru noi, păcătoşii, acum şi în ora morţii noastre. Amin

Efisio: Sembra finita

Ampelio: Meno male

Dumitru e Bagonda riescono dalla cucina. Entrambi sono quasi in lacrime.

Dumitru: Il motivo che io sono qui, è che secondo noi ci pare che in vostri affari no abbiate tenuto in considerazione anche diritti di nostra comunità ortodossa

Ampelio: Che diritti?

Dumitru: Macchia si è rivelata per prima a Bagonda, che è donna di fede ortodossa, e non a voi. E poi ricorda tale e quale icona di madonna presente in chiesa di nostra comunità

Mostra a Efisio e Ampelio il santino.

Ampelio: Vabbè, questo l’abbiamo visto tante volte

Dumitru: Noi pensare che posto giusto per macchia è chiesa di nostra comunità

Ampelio: Cioè?

Efisio: Tu vorresti staccare la parete e portarla via da qui?

Dumitru: Io visto, macchia è su pannello di cartongesso. È facile da staccare, basta svitare, si porta via come quadro

Efisio: Ma magari! Basta che poi mi date una ripittata alla parete

Dumitru: No problema, io so fare

Ampelio: Ma che dici? Dovrete passare sul mio cadavere! La macchia appartiene a me e a lui fifty fifty, l’ha detto il vescovo e fino a prova contraria è così

Dumitru: L’ha detto vostro vescovo cattolico, lui no tenuto conto di interessi di nostra comunità

Ampelio: (rabbioso) Senti, io facevo il riparatore di elettrodomestici e ho perso il lavoro proprio per colpa di quelli come voi, che non siete nati in Italia e avete invaso il mercato di schiavi che lavorano per un tozzo di pane, senza un minimo di dignità. E mia moglie, che non trova neanche un vecchio a cui fare da badante perché tutti preferiscono le… p… pp… puttanelle come… (sembra accennare a Bagonda)

Dumitru: Tu non ti permettere!

Efisio: Stai esagerando

Ampelio: Macchè esagerando, voi intellettuali di sinistra state sempre lì a difenderli…

Efisio: Perché intellettuale di sinistra?

Ampelio: Perché si vede. E mia figlia, che va a cantare gratis nei locali gestiti dai Casamonica e ha come migliore prospettiva lavorativa quella di andare a sfornare pizze per un padrone egiziano!

Dumitru: Ma che c’entra noi con Casamonica e con egiziani?

Ampelio: Voi venite qui e ci volete rubare tutto, adesso anche le reliquie religiose!

Dumitru: Noi non rubare nulla, solo volere ciò che ci spetta

Ampelio: Per quanto mi riguarda, vi spetta solo un gran calcio in culo!

Ampelio e Dumitru stanno per venire alle mani, ma Efisio e Bagonda si interpongono tra i due.

Efisio: Calma! Allora, sentite. Io di questa macchia ho già le tasche piene. Non mi interessa, non ci credo, e rinuncio anche al mio cinquanta per cento di diritti di sfruttamento dell’immagine. Ampelio, è tutta tua. La puoi staccare e te la vedi tu con loro

Ampelio: Ah, grazie. Però dimentichi il servizio di TeleOstia

Efisio: Perchè?

Ampelio: Eh certo, dobbiamo raccontargli come è comparsa la macchia, in che modo. Che gli mostro, un pezzo di parete staccata?

Efisio: E quand’è che vengono?

Ampelio: Sabato, te l’ho detto

Efisio: Ok, allora aspettiamo fino a sabato, facciamo sto cavolo di servizio, dopodichè la macchia sarà staccata e consegnata a Ampelio, che per i diritti se la vedrà con voi

Ampelio: E voi non la vedrete mai!

Bagonda: Efisio, ti prego. Consenti a noi di portare nostri amici di comunità qui a vedere la macchia

Efisio: I vostri amici, e quanti sono?

Dumitru: Bah, trentacinque, quaranta…

Ampelio: Cioè vogliono fare un pellegrinaggio di romeni a casa tua? Allora, in qualità di detentore dei diritti della macchia, dico che devono pagare un biglietto

Efisio: Cioè, devo trasformare casa mia in un museo?

Ampelio: Ma per un giorno, mamma mia, quanto sei rigido…

Efisio: Allora, sabato facciamo il servizio per la TV. Domenica, se vogliono, i vostri amici possono venire qui a vedere la macchia, ma solo domenica, e gratis

Bagonda: Tu tanto buono!

Dumitru: Sì, lui buono, avevi ragione

Efisio: Poi però, come dicevo, la macchia sarà staccata e consegnata ad Ampelio, così io non ci avrò più nulla a che vedere, se Dio vuole. Ok?

Ampelio: Perché hai detto se Dio vuole?

Efisio: Non lo so, era un modo di dire. In effetti non lo uso mai. Perché?

Ampelio si è fatto insolitamente pensieroso. Gli altri tre lo guardano perplessi.

Ampelio: Infatti mi è suonato strano, boh. Allora, ci vediamo sabato per l’intervista. E voi (rivolto a Dumitru e Bagonda) mi raccomando niente scherzi, non sapete con chi ci avete a che fare!

Dumitru: Nemmeno tu!

Ampelio: In campana!

Ampelio esce.

BUIO IN SALA

SUONO DI CAMPANE, CHE LENTAMENTE SFUMA

SCENA 9

Siamo in sacrestia. Un ambiente spartano con un tavolino, due sedie e un vecchio confessionale.

Entrano Glauco e Lidia.

Lidia: È la prima volta che faccio un provino in una sacrestia

Glauco: Ma, non è proprio un provino ufficiale. Me l’ha chiesto il direttore di vederci qua, così stiamo più tranquilli. Lui è un grande frequentatore della chiesa, ha detto che arriverà a minuti

Lidia: Ok

Lidia e Glauco si siedono. Lei sembra un po’ a disagio, si guarda intorno.

Glauco: Sei nervosa?

Lidia: Sì, un po’

Glauco: Ti posso offrire un po’ di vino?

Lidia: Vino?

Glauco: Sì, così ti rilassi. Ma senza esagerare

Lidia: Ok grazie, vada per il vino

Glauco prende una caraffa di vino rosso e due bicchieri da una credenza. Dopo aver riempito a metà i due bicchieri, ne porge uno alla ragazza.

I due iniziano a sorseggiare la bevanda.

Glauco: Non è male, vero?

Lidia: No, però io non me ne intendo, il vino lo bevo molto di rado

Glauco: È quello per le sacre funzioni

Lidia: Cioè il vino della messa, macchè davero? (ride)

Glauco: Sì, ma devo ancora benedirlo, quindi lo possiamo bere anche così

Lidia: Se lo dice lei io mi fido…

Glauco: Allora, in attesa che arrivi il direttore, mi fai ascoltare qualcosa?

Lidia: Volentieri! Ce l’ha un microfono?

Glauco: Credo di sì

Il vescovo si rialza e dalla stessa credenza prende un microfono e lo porge a Lidia.

Glauco: Ecco

Lidia: È quello per la messa, giusto?

Glauco: Certo, lo vuoi collegare?

Lidia: No, no, non c’è bisogno, mi serve solo per fare il gesto (si porta il microfono alla bocca). Le piace Amy Whinehouse?

Glauco: Credo di non sapere chi sia

Lidia: Allora le faccio sentire qualcosa. Un attimo che trovo la base su Youtube…

Lidia prende il cellulare e avvia la base di una celebre canzone di Amy Whinehouse, e inizia a cantare:

Lidia: (cantando) For you I was a flame, Love is a losing game, Five story fire as you came, Love is a losing game, Why do I wish I never played, Oh what a mess we made…

A un tratto però è distratta da uno squillino sul cellulare, che interrompe la base musicale.

Glauco: Guarda, guarda pure…

Lidia controlla il messaggio, e subito sbotta.

Lidia: Ma che… stronza!

Glauco: Ah, ah, ah!

Lidia: Oh, mi scusi…

Glauco: Che è successo?

Lidia: No, guardi, lasciamo perdere. È proprio… scandalosa

Glauco: Ma chi?

Lidia: Guardi, non è il caso

Glauco: Ma su, raccontami. Qualche scaramuccia tra adolescenti?

Lidia: (sospira) La bassista…

Glauco: La bassista?

Lidia: Sì. Ecco vede, io suono in un gruppetto e siamo in quattro, due ragazze e due ragazzi

Glauco: Ah, situazione pericolosa… Dimmi, dimmi…

Lidia: Sì perché, allora c’è un chitarrista e un batterista. Poi ci sono io che canto e suono la tastiera e quest’altra ragazza che canta e suona il basso. Al canto ci alterniamo

Glauco: E con lei non vai d’accordo, giusto?

Lidia: No, perché, a parte che secondo me è anche una bassista pessima, io ho un repertorio del tipo Amy Whinehouse, Janis Joplin, Tori Amos e lei invece… Lady Gaga, Rihanna, Miley Cirus! (su quest’ultima enfatizza molto)

Glauco: Mi dispiace ma non ho idea di chi siano queste persone

Lidia: Miley Cirus è quella che fa… (cantando) I came in like a wrecking ball, I never hit so hard in love…

Lidia nel cantare accenna a ballare il celebre twerking, che è una danza che si fa dimenando le natiche in maniera sensuale.

Glauco: (ride) Ah ah ah, carino però

Lidia: Sì, ma un gruppo non può fare prima una canzone di Whinehouse e poi una di Miley Cirus. Insomma, litighiamo sempre per il repertorio

Glauco: Solo per il repertorio?

Lidia: No…

Glauco: Anche per gli altri due ragazzi, vero?

Lidia: (sorride) Ecco, dunque. C’è il chitarrista che è caruccio ma è molto timido, invece il batterista è… come dire…

Glauco: Come dite voi? Un figo della madonna?

Lidia: Ecco, bravo! Ma che ha bestemmiato?

Glauco: No, io posso!

Lidia: E allora, martedi scorso mi hanno fatto incazz… re

Glauco: Perché?

Lidia: Abbiamo fatto un concerto in un locale, e lui mi aveva detto che al ritorno mi avrebbe riaccompagnato a casa con la sua macchina. Ma aveva un posto solo perché dietro c’era tutta l’attrezzatura, ma mi aveva garantito che avrebbe riportato me e non lei…

Glauco: Invece…

Lidia: Invece, non lo so. All’ultimo mi hanno detto che c’era stato un malinteso e mi hanno lasciata a piedi. Prendi un taxi, m’hanno detto

Glauco: E allora, sei tornata col taxi?

Lidia: No, mi ha dato un passaggio il proprietario del locale, dopo la chiusura, ma sono tornata a casa alle cinque del mattino, e mio padre s’è infuriato.  E adesso lei mi manda i selfie sorridente col batterista. Mi provoca, ‘sta bastarda!

Glauco: Ah!

Lidia: Scusi…

I due restano per un po’ in silenzio.

Glauco: Eh, sicchè sei tornata col proprietario…

Lidia: (un po’ in imbarazzo) Sì

Glauco: E la storia finisce qui?

Lidia: Come?

Glauco: No, perché ho l’impressione che hai qualcos’altro da confessare…

Lidia: Oh, ma lei è proprio un… prete!

Glauco: Beh, un po’ di esperienza con le persone ce l’ho. Raccontami pure se vuoi…

Lidia: No, è un po’ imbarazzante

Glauco: Se vuoi andiamo nel confessionale. Così poi ti assolvo

Lidia: Io veramente non mi confesso da una vita

Glauco: Da quando hai fatto la cresima, vero?

Lidia: Eh già

Il vescovo si alza e fa cenno alla ragazza di seguirlo nel confessionale.

Glauco: E allora rimediamo. Dai, coraggio…

La ragazza lo segue e si siede. Il vescovo si siede dentro il confessionale e non è più visibile.

Glauco: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen

Lidia: Amen

Glauco: Il Signore, che illumina con la fede i nostri cuori, ti dia una vera conoscenza dei tuoi peccati e della sua misericordia. Prego, figliola. Ti ascolto

Lidia: Dunque, alla fine nel locale siamo rimasti soli io e il proprietario. Lui avrà avuto trent’anni. E insomma, era un bell’uomo, e mi ha detto che prima di riaccompagnarmi doveva rimettere un po’ a posto le sedie, e dare una spazzata. Allora mi fa sedere al bancone e mi offre un cocktail. Ne aveva già offerto uno a tutto il gruppo, come pagamento per il concerto. Insomma ero già mezza brilla, ma quel secondo cocktail mi ha proprio stesa e, non lo so, forse ci aveva messo anche qualcosa dentro. Insomma io sono lì al bancone e non capisco più niente, mi gira la testa. Eravamo soli, lui a un tratto si è seduto di fianco me e…

Glauco: Eh?

Lidia: Eeeeh! (come a dire che era evidente ciò che era successo)

Glauco: Ci ha provato?

Lidia: Sì!

Glauco: E tu ci sei stata?

Lidia:

Glauco: Eh… come ci ha provato?

Lidia: In che senso?

Glauco: Come ha tentato l’approccio, ti ha baciata?

Lidia: No, dicevo, si è seduto di fianco a me. Ci siamo messi a chiacchierare, e a un certo punto ricordo che mi ha posato una mano sulla gamba. Poi, non so bene… ripeto, ero ubriaca

Glauco: E la gamba… era nuda?

Lidia: Come?

Glauco: Cioè, come eri vestita? Indossavi una minigonna, dei pantaloncini corti?

Lidia: Ma no, un paio di jeans, come questi!

Glauco: (ansimando) E poi? Te li ha tolti? O te li sei tolta da sola? Vi siete spogliati insieme?

Lidia: Ma io… ma che è così la confessione? Senta scusi, forse è meglio se interrompiamo

Glauco: (ansimando ancora di più) No, no, ti prego! E poi avete scopato? Gli hai fatto un pompino?

Lidia si rende conto che il vescovo si sta masturbando nel confessionale.

Lidia: Monsignore, io vado!

Glauco: (urlando) Sì, va via. Vai via, per favore!

La ragazza, atterrita, si alza e scappa via.

BUIO IN SALA

FINE PRIMO ATTO


SECONDO ATTO

SCENA 1

Appartamento di Efisio. È notte fonda. Si sente il russare di Efisio provenire dalla camera da letto. Un uomo vestito di nero forza delicatamente la finestra che dà sul salone ed entra in casa.

È Dumitru. Dalla tasca del giubbotto estrae un panno ripiegato e una boccetta di cloroformio, e lentamente, cercando di non fare rumore, entra nella stanza di Efisio.

Il russamento per un attimo ha una interruzione, cambia ritmo, poi riprende.

Dumitru esce dalla stanza ed entra in cucina e, dai rumori che fa, si intuisce che sta smontando il pannello di cartongesso contenente la macchia.

Infatti, dopo un po’ ritorna nel salone tenendo il pannello sottobraccio come se fosse un quadro. Si avvia lentamente verso il portone di casa, lo apre, ma proprio sul momento di uscire gli si fa incontro Ampelio, che lo affronta a brutto muso.

È in pigiama, ma sotto la manica tiene un oggetto oblungo che potrebbe essere una pistola.

Ampelio: Fermo lì, o ti faccio saltare le cervella!

Dumitru: Il cervello

Ampelio: Nei film dicono sempre “le cervella”. Boh, forse sono un’altra parte del corpo. Comunque, sta fermo lì sennò t’ammazzo come un cane, meglio? Posa la macchia, lentamente

Dumitru obbedisce. Nel frattempo dalla porta principale entra anche Bagonda. È  sconvolta.

Bagonda: Dumitru tu perché qui, tu cosa ha fatto?

Ampelio: Ah siete venuti in forze, tutta una famiglia. Lo sai bene cosa ha fatto, si chiama furto con scasso. Gli daranno almeno dieci anni, spero col rimpatrio in Romania

Dumitru: Io no torno in Romania

Bagonda: Tu avevi promesso me di no fare più questo

Ampelio: Ah, allora sei un esperto! Sei un ladro d’appartamenti di professione. C’era da immaginarselo, quelli della vostra razza non sanno fare altro

Dumitru: Tu smettila di insultare romeni. Io no ladro, io adesso ho lavoro onesto

Bagonda: Sì, lui lavora da commercialista. Lui ha gran testa, genio coi numeri

Ampelio: Se sapessero, quelli che ti fanno trattare i loro soldi, che sono nelle mani di un topo d’appartamento, di un criminale di professione!

Dumitru: Io ti assicuro che più grandi ladri sono proprio gli italiani!

Ampelio: Stasera non si direbbe proprio. Comunque, fermi tutti e due. Non muovete un muscolo, che adesso chiamo la polizia

Dumitru: (a Bagonda) Ma tu perché venuta? Come hai fatto a sapere che ero qui?

Bagonda: Perché tu ieri mi ha chiesto se avevo chiavi di appartamento di Efisio e io stanotte ripensato e mi sono insospettita. Ho provato a richiamare te ma tu non rispondevi e allora ho pensato che tu potevi già essere venuto qui. Ma dov’è Efisio?

Dumitru: Tranquilla, è in camera sua che dorme

Ampelio: Ammazza però, c’ha il sonno pesante!

Bagonda: Tu dato lui cloroformio, vero?

Dumitru: (china la testa) Sì, non si sveglierà per almeno dieci ore

Si sente un grande sbadiglio. Efisio esce dalla sua stanza, sembra molto stordito.

Efisio: Ma è un incubo o per davvero siete piombati tutti dentro casa mia nel cuore della notte?

Dumitru si prende la boccetta dalla tasca e la osserva.

Dumitru: Mio cloroformio dev’essere scaduto. È davvero tanto che no usava…

Ampelio: Questo delinquente si è intrufolato qui dentro di soppiatto, ti ha drogato e voleva portarsi via la macchia, il nostro capitale!

Ampelio indica il pannello, che è appoggiato per terra sul divano.

Efisio: (guardando Dumitru) Davvero hai fatto questo?

Dumitru china la testa.

Ampelio: Dai, aiutami a non farli scappare. Adesso chiamiamo la polizia e li facciamo sbattere in galera tutti e due. Anche lei, che fa tanto la buona ma di sicuro è complice

Efisio: Ma che hai sotto la manica?

Dumitru: Tutto tranne che pistola

Ampelio sbuffa, e da sotto la manica estrae una bambolina.

Ampelio: Scusate, ma non avevo pistole giocattolo, ho avuto solo una figlia femmina…

Efisio: Ma tu come hai fatto ad accorgerti che mi erano entrati in casa. Te ne stavi accampato qua davanti?

Ampelio: No… ti ho messo in cucina una microcamera con sensore di movimento

Efisio: Cioè, tu mi hai messo una microspia dentro casa senza dirmi niente?

Ampelio: Perché lo sapevo che non avresti approvato. Ma era per proteggere il nostro capitale, visto che tu te ne freghi!

Efisio: Ma io la polizia dovrei chiamarla anche per te, altro che!

Ampelio: Ma se non era per me avremmo perso la macchia

Efisio: Magari!

Ampelio: Ma guarda che socio…

Efisio: Sentite, io non ho la minima voglia di passare il resto della nottata in commissariato. Non chiamerò la polizia, (rivolgendosi a Dumitru) se tu mi prometti che non ci proverai più, ok?

Bagonda: Tu tanto buono, grazie!

Ampelio: Eccoli, i “buoni”, sono la rovina di questo paese!

Efisio: E se tu togli immediatamente quella telecamerina del cazzo dalla mia cucina, ovunque tu l’abbia messa!

Ampelio: Io volevo solo proteggere ciò che è nostro. Massì invece, lasciamoli fare, facciamo tutti come te. “Poverini, c’hanno bisogno”, dite voi, e intanto questi zitti zitti si prendono tutto, si diffondono ovunque come un cancro!

Dumitru: Tu non ti permettere di dire questo!

I due si avvicinano a brutto muso, stanno per picchiarsi. Efisio si interpone.

Efisio: Fermi! O se proprio volete picchiarvi, andate a farlo fuori. Io voglio solo tornare a dormire, domani ho un sacco di lavoro da fare

Ampelio: Tanto la chiamo io la polizia. Li denuncio io, furto con scasso

Efisio: E allora io dirò che non c’è stato nessun furto e nessuno scasso. La macchia è ancora lì (la indica)

Dumitru: Ma tu domenica darai la macchia a lui come hai detto?

Efisio: Non lo so, fatemi pensare, fatemici dormire sopra

Dumitru: Lui non merita macchia, non ha nessuna fede religiosa. Vuole solo per fare soldi!

Efisio: Francamente, non sono un grande intenditore di fedi religiose, ma ho il sospetto che anche tu la voglia solo per prenderti una rivincita contro gli italiani

Dumitru non risponde.

Efisio: Adesso per favore, tornate tutti a casa, fatemi riposare

Bagonda abbraccia Efisio.

Bagonda: Grazie

Dumitru e Bagonda escono.

Ampelio: Io però prima di andare la voglio rimontare al suo posto

Efisio: Bravo, ma cerca di non fare rumore, e togli la telecamerina

Ampelio entra in cucina e dai rumori si capisce che sta rimontando il pannello.

Ampelio: (dalla cucina) Sai, non era una brutta idea quella cosa che hai detto

Efisio: Cosa?

Ampelio: L’idea di accamparsi qui. Possiamo fare dei turni di guardia per proteggere la macchia. Dormiamo un po’ per uno

Efisio: Bravo, però il primo turno lo fai tu

Ampelio: Posso stare sul divano?

Efisio: Dove ti pare

Efisio si avvia in camera.

Efisio: Buona notte

Ampelio: Quanto lo facciamo durare il primo turno?

Efisio: Direi fino a domattina alle nove, almeno

Ampelio: (smoccolando dalla cucina perché non riesce a rimontare il pannello) Mannaggia a sto romeno di merda…

Efisio: E cerca di fare piano, ci sono i vicini che dormono. Buonanotte!

Ampelio: Buona notte, socio…  

SCENA 2

Mattino, Efisio è a casa sua. Ha una tazza in mano, si siede sul divano, prende il telefono e chiama il suo amico Roberto.

Roberto (voce): Pronto

Efisio: Pronto Robbè, come va?

Roberto (voce): Bene, e tu? Hai finito il documento?

Efisio: Quasi, tra un po’ te lo mando. Senti però, ti volevo dire… ho un problema

Roberto (voce): Dimmi

Efisio: Una macchia di umidità

Roberto (voce): Una macchia di umidità? Dove?

Efisio: In cucina, su un pannello di cartongesso

Roberto (voce): Ma, ci sarà una perdita d’acqua. E comunque di solito basta strofinarla con un po’ di detergente

Efisio: No,  no, non hai capito, non è quello il problema. È che la macchia assomiglia alla Madonna

Roberto (voce): Alla Madonna?

Efisio: Sì, però non si capisce se è una Madonna cattolica o ortodossa. Perchè la mia donna delle pulizie, che è romena, dice che è tale e quale a un’icona della Madonna che si trova nella chiesa che lei frequenta abitualmente. Poi però c’è il vicino di casa, che è colui dalla cui lavatrice si è generata la perdita d’acqua che ha creato la macchia. E lui sostiene che la macchia è per metà sua e mia, e che dunque è una macchia cattolica

Roberto (voce): Senti, ma di che ti sei fatto stamattina?

Efisio:  Lo so, sembra una cosa pazzesca, ma è tutto vero. I romeni vogliono la macchia per loro, e mi sono già entrati in casa la notte per tentare di rubarla. E io gliela darei pure, perché a me di quella macchia non me ne importa nulla. Solo che il vicino la vuole per sé perché pensa di poterci fare i soldi, con magliette, servizi televisivi, biglietti di ingresso, eccetera

Roberto (voce): Ma tu sei sicuro che non ci si può guadagnare?

Efisio: Sì, ma non è quello il punto. Per me è solo una scocciatura in più da gestire e io non la voglio. Perchè, se dò la macchia al vicino, rischio di subire la rappresaglia dei rumeni. Sai, questi… “spaco botilia, amazo familia”. Poi ci sarebbe anche la donna delle pulizie che ha le chiavi di casa e dovrei come minimo cambiare la serratura. E, detto tra noi, lei non è neanche male e un giorno me la stava quasi per dare e possibilmente vorrei concludere. Poi però c’è il vicino di casa, che è un bruto, ancora più cattivo dei romeni. Credo che picchi la moglie e la figlia,  e se dò la macchia ai romeni chissà che mi fa. Magari mi taglia le gomme della macchina o mi infama alle riunioni di condominio, a cui peraltro non vado mai. D’altra parte, se invece non faccio nulla e mi tengo la macchia in casa, casa mia diventa una specie di Gerusalemme, una meta di pellegrinaggio di cattolici e ortodossi. Insomma, tu che mi consigli?

Roberto (voce): Scusa, ma sei sicuro che la macchia è per metà del vicino? A me pare un po’ strano

Efisio: Sì, l’ha detto il vescovo

Roberto (voce): Ah, c’è pure un vescovo?

Efisio: Sì, è stato qui, ha visto la macchia e ha detto che si deve riunire il collegio dei saggi o qualcosa del genere, per stabilire se si tratta di un vero miracolo. Nel frattempo i diritti di sfruttamento della macchia vanno ripartiti “in aequas partes”, cioè metà e metà, tra me e il vicino. Dai, dammi un consiglio…

Roberto (voce): Dunque… ammesso che tu non ti sia fatto di crack per colazione e ammesso che, come dici tu, non ci sia siano reali possibilità di guadagnarci qualcosa. Però, premetto che, se mi dai un po’ di tempo per ragionarci sopra, potrei ipotizzare un’analisi di costi e ricavi e fare una stima di payback…

Efisio: No, no. Per carità lascia perdere!

Roberto (voce): Ok. Quindi, come giustamente hai spiegato, i casi possibili sono tre. Caso uno: dai la macchia ai romeni, ma con ciò ti attiri la rappresaglia del vicino. Caso due: dai la macchia al vicino, ma con ciò ti attiri la rappresaglia dei romeni. Caso tre: ti tieni la macchia, ma poi casa tua diventa come Gerusalemme.  Giusto?

Efisio: Perfetto

Roberto (voce): Allora direi… distruggi la macchia!

Efisio: La distruggo?

Roberto (voce): Sì, fai il pazzo. Fai finta di andare in estasi, dici che è stata la Madonna stessa a comandarti di distruggerla, che ha deciso di sacrificarsi per porre fine ai contrasti tra romeni, cattolici, vescovi, donne delle pulizie e via dicendo. Mi sembra una cosa molto… cristiana, che dici?

Efisio:  E come la distruggo?

Roberto (voce): Non lo so, in un modo qualsiasi. Passaci sopra una mano di vernice, fagli esplodere vicino la pentola a pressione! L’importante è che devi essere convincente, devi fare il pazzo, come rapito da una sorta di estasi mistica, una specie di kamikaze

Efisio: Ma mi ci vedi a me a andare in estasi mistica?

Roberto (voce): No, per niente, ma devi farlo, recita bene

Efisio: Potrei tirargli addosso la candeggina, un flacone intero di candeggina. Dovrebbe cancellarsi

Roberto: Sì, con la candeggina dovrebbe funzionare

Si sente bussare alla porta.

Efisio: Chi è?

Ampelio: Ampelio!

Efisio: È arrivato il vicino. Ti saluto Roberto, grazie dei consigli. Allora io faccio il pazzo, eh?

Roberto (voce): Pazzo furioso, vai!

Efisio: Vado!

Roberto: In bocca al lupo

Efisio: Crepi

SCENA 3

Efisio si prepara a ricevere Ampelio.

Efisio (tra sè): Ok, allora faccio il pazzo… La candeggina, dov’è

Va in cucina a controllare che ci sia la candeggina.

Efisio (tra sè): Perfetto, è sotto il lavello. Appena è il momento, vado in cucina e la tiro addosso alla macchia

Il campanello suona di nuovo, Ampelio è impaziente.

Efisio: E arrivo!

Efisio si avvia verso la porta per aprire.

Efisio (tra sè): Faccio il pazzo, faccio il pazzo…

Apre la porta. Entrano Ampelio e sua moglie Ester. È una donna sui quaranta, tozza e corpulenta, aspetto da popolana.

Ampelio: Buongiorno Efisio, lei è mia moglie, Ester

Ester: (porgendo la mano) Piacere

Efisio: Benvenuti in questa casa benedetta dal signore

Ampelio e Ester si guardano perplessi.

Ampelio: Allora senti, ho portato lei perché dovrà fare la parte della donna delle pulizie, come si chiama…

Efisio: Bagonda

Ampelio: Bagonda, sì. Perché io, dopo quello che è successo l’altra notte, coi romeni non ci voglio più avere niente a che fare. Raccontiamo che era lei qui a fare le pulizie, e che è stata lei a scoprire per prima la macchia. Ok?

Efisio: La letizia è scesa miracolosamente in questa casa e mi fa piacere che a beneficiare di questa buona novella siano quante più persone possibili

Ampelio rimane basito.

Ester: (al marito) O, m’avevi detto ch’era un po’ scorbutico, ma questo me pare che non ce sta proprio con la testa

Ampelio: Allora Efisio, m’hanno detto alla TV che, per rendere più interessante il servizio, non possiamo raccontargli la storia semplice così com’è, che la dobbiamo colorire un po’. Cioè, ci dobbiamo inventare qualche altro miracolo, tipo… qualche guarigione miracolosa compiuta dalla macchia, un po’ come a Lourdes. Ti viene in mente qualcosa?

Efisio: Mmm… ma non c’è niente da inventarci. Guarda me, per esempio. Ero uno storpio, con la caviglia maciullata

Ampelio: Ma… parli della storta che ti sei preso a calcetto?

Efisio: Avevo quasi perso l’uso della gamba. I medici mi avevano detto che non avrei più potuto camminare in maniera normale, e avrei vagato per il resto della mia vita col bastone, come un mendicante e… chiedendo l’elemosina, e invece guarda adesso, la mia gamba è come nuova!

Per dimostrare la guarigione batte forte il piede sul pavimento, ma fa subito una smorfia di dolore.

Efisio: Ou!

Ampelio: Ah bravo, a parte il mendicante forse… e io invece?

Efisio: Tu… non so, avevi forse qualche problema di salute?

Ampelio: Io no, sano come un pesce!

Efisio: Qualche preoccupazione che ti attanaglia?

Ester: A’ tenaglia? Che c’entra?

Ampelio: Ah, però ripensandoci… ho fatto le analisi del sangue tre mesi fa e c’era un dato un po’ alto, mi pare le transaminasi

Efisio: Le transaminasi… dunque il fegato. Allora… sì lo vedo… tu eri una vittima dell’alcoolismo, disperato per la tua condizione di disoccupato, vagavi sotto i ponti senza una speranza…

Ampelio: Vagavo, pure io?

Efisio: Sì, vagavi senza una meta, come un barbone, con un male che ti divorava dentro. Perché a causa dell’alcolismo avevi sviluppato una grave forma di cirrosi epatica. Ma da quando è apparsa Lei, il male è miracolosamente guarito, e adesso sei un uomo nuovo, splendente!

Ester: E’nsomma

Efisio: Grazie a Lei sei ritornata una persona piena di salute, speranza e gioia di vivere!

Ampelio: Bravo! Oggi sei particolarmente collaborativo. E lei? (indica la moglie) Ce l’hai un miracolino anche per lei?

Ester: O a me m’hanno portato quindici magliette da calcio della squadra de qui, de Primavalle, ce devo cucì sopra la toppa con lo sponsor. Se ce po’ pensà la Madonna, me fa solo che piacere

Efisio: Ma allora perché non citare anche Lidia, vostra figlia? Una ragazza con il sogno di diventare una cantante, aveva visto spazzare via ogni sua speranza da una tremenda malattia… un polipo alle corde vocali

Ampelio: Un polipo?

Ester: Na piovra? Na piovra sopra le corde vocali?

Efisio: Una malattia che l’aveva resa muta, privata della qualità che la rendeva più speciale,  un usignolo senza più il suo canto. Invece adesso, grazie a Lei, ha recuperato la voce, più bella di prima, ed entrerà a far parte del coro dell’orchestra polifonica della RAI!

Ampelio: A proposito, chissà come è andato il provino. Il vescovo, sono tre giorni che lo chiamo e non mi risponde. Forse l’ha fatto arrabbiare… Allora, tu che dici, facciamo partecipare anche Lidia all’intervista con TeleOstia?

Efisio: Certamente, se il miracolo c’è stato

Ampelio prende il telefono e chiama Lidia.

Ampelio (al telefono): Pronto, Lidia, puoi scendere qui un attimo da Efisio, il vicino di casa? È urgente (chiude) Dice che arriva subito

Ester: Ahò, ma la fate vedè anche a me sta macchia, che nun l’ho ancora vista. ‘ndo sta, lì un cucina? (a Efisio) Posso?

Efisio: Certo

Ester va in cucina.

Ampelio: Il vescovo non mi ha fatto sapere più niente. Si doveva riunire quel consiglio… come si chiama?

Efisio: Il Congresso dei Teologi

Suona il campanello. Ampelio apre, entra Lidia.

Ampelio: Lidia, come è andato il provino con la RAI?

Lidia: Ah… e, non so, credo che in realtà cercassero… qualcos’altro

Ampelio: Ma che canzoni gli hai fatto? Quelle cantanti drogate che piacciono a te? Senti, comunque abbiamo deciso che anche tu parteciperai all’intervista con TeleOstia, quella sul miracolo

Ester (dalla cucina): Ahò, ma io mica la vedo sta madonna, vedo solo na cosa brutta, nera…

Ampelio: (alla moglie) Ma no, guarda bene, è tale e quale, si vedono il viso, il velo…

Ester: Io nun vedo gnente

Ampelio sbuffa e va in cucina. Lidia e Efisio per un attimo rimangono soli.

Lidia: (bisbigliando) Il vescovo… (scuote la testa)

Efisio: Cosa?

Lidia: È un porco

Efisio: Ah

Ampelio (dalla cucina, urlando): Efisio!

Efisio: Che c’è?

Ampelio: Vieni!

Efisio e Lidia vanno in cucina.

Ampelio: C’ha ragione, la macchia s’è cancellata, non si vede più!

Efisio: Non s’è cancellata, s’è allargata, è più grossa, più scura, non me ne ero accorto. Io non gli ho fatto niente, giuro!

Ampelio: Ester, per caso hai attaccato la lavatrice?

Ester esce dalla cucina, a testa bassa, dopo di lei tutti gli altri.

Ampelio: Dì la verità, hai attaccato la lavatrice. T’avevo detto di non farlo, finchè non la riparavo, non m’era ancora arrivato il pezzo!

Ester: E, nun c’ho pensato!

Ampelio: Ma porca puttana!

Ester: M’hanno portato ste quindici magliette, ancora tutte zozze, puzzolenti. A mezzanotte, nun ce vedevo più dal sonno, l’ho buttate in lavatrice senza pensacce

Ampelio: Ma perché non mi stai mai a sentire, non mi sta mai a sentire nessuno in quella casa! Sei la rovina mia, (si porta i pugni alla testa, alza ancora la voce), siete la rovina mia!

Si avvicina alla moglie con fare minaccioso.

Ester: No, adesso ricomincia, io non ce la faccio più!

Ester esce di casa, piangendo. Ampelio fa per inseguirla ma viene bloccato da Efisio e Lidia.

Lidia: Papà, datti una calmata!

Ampelio: Una buona non me la fate fare, mai!

Lidia: Papà, ti devo dì na cosa

Ampelio: Cosa, adesso? Che hai combinato?

Lidia: Ho parlato con Fouad, il pizzaiolo

Ampelio: Ah

Lidia: Torno a lavorare da lui mezza giornata

Ampelio: Ah!

Lidia: Sì, però nel frattempo continuo a suonare, e a fare i concerti la sera, e torno a casa quando mi pare, ok?

Ampelio: (china la testa) Eehh… vabbene

Lidia: E tu però non ti azzardare più ad alzare una mano su di me o sulla mamma, sennò ce ne andiamo via di casa tutte e due, e ti denuncio. Tu devi capire che ci siamo noi. Io lavoro, mamma pure, è la sarta più brava del mondo, lo sai. Qualche soldo a casa lo portiamo e tu hai tutto il tempo per cercarti un lavoro. Non ti devi assillare, non sei il capofamiglia, non è più come cinquant’anni fa. Non devi pensare che ti porti tutto sulle spalle. Siamo una squadra, ok?

Ampelio: Siamo una squadra… ma io mi sa che sono il più brocco

Lidia: E dai, diciamo che sei un po’ fuori forma…

Ampelio: (a Efisio) Forte, vero?

Efisio: Non credevi?

Ampelio: Scusami Efisio se ti ho invaso la casa, in questi giorni. Non ci stavo con la testa

Efisio: Figurati

Ampelio: (alla figlia) Andiamo a chiedere scusa alla mamma

I due si abbracciano, ed escono di casa.

Efisio: Oi, però ripara la lavatrice

Ampelio: Certo, quando mi arriva il pezzo

Efisio: Ah e… TeleOstia?

Ampelio: Boh, li chiamo e gli dico che abbiamo avuto tutti un’allucinazione, che siamo un branco di drogati. Non so, qualcosa mi invento

Efisio: Buona serata

Ampelio: Buona serata Efisio, stammi bene

Lidia: Ciao!

Efisio sembra un po’ dispiaciuto dall’uscita dei due. Il gioco è finito.

SCENA 4

Dopo qualche ora, a casa di Efisio arriva Bagonda. È vestita elegante, in nero, con una camicetta, una gonna corta e degli stivali. Con sé ha anche un pacco.

Bagonda: Ciao, Efisio

Efisio: Wow, che eleganza!

Bagonda: Tu vista me sempre vestita da donna di casa. Per una volta…

Efisio: Stai benissimo

Bagonda: Grazie. Io portato pensierino per te

Gli porge il pacco.

Efisio: Cos’è? (annusa il pacco) Che profumo!

Bagonda: Fatto dolce rumeno, prajitura cu stafide

Efisio: Ah, sarebbe?

Bagonda: Ciambellone con uva passa. Tu piace uva passa, vero?

Efisio non risponde. Posa il dolce sul tavolo.

Efisio: Prendi qualcosa da bere?

Bagonda: Un bicchiere d’acqua

Efisio: Solo?

Bagonda: Sì, solo. Grazie

Efisio va in cucina e dopo poco rientra con il bicchiere in mano, lo porge a Bagonda che nel frattempo si è seduta sul divano. Lei sembra molto felice, eccitata, come in attesa di qualche bella notizia.

Efisio: Ecco qua

Bagonda: Grazie

Lei dà un breve sorso al bicchiere, poi i due rimangono un po’ in silenzio, in una fase interlocutoria.

Bagonda: E dunque…

Efisio: Ti ho chiamata perché volevo farti vedere una cosa

Bagonda: Cosa?

Efisio: Vieni

Efisio la porta in cucina.

Efisio (dalla cucina): Guarda

Bagonda (dalla cucina): Ma, cosa successo a macchia?

Efisio (dalla cucina): La moglie di Ampelio per sbaglio ha riacceso la lavatrice, c’è stata un’altra perdita d’acqua e la macchia si è sformata

Bagonda esce dalla cucina, triste, a capo chino. Efisio dietro di lei.

Bagonda: Ma no è possibile!

Efisio: Era solo una macchia di umidità

Bagonda: Tu vuoi dire che io sono cretina. Tu pensato sempre questo di me!

Efisio: No, è solo che avevi trovato una speranza irrazionale a cui aggrapparti. Può capitare in certi momenti della vita 

Bagonda: Perché tu no hai sentimento. Io sicura che lei è comparsa, e adesso è andata via perché noi comportati male, stati cattivi!

Efisio: Ma insomma, ma vuoi ragionare un po’?

Bagonda: Ma perché tu deve sempre ragionare su tutto e no avere mai fede in niente?

Efisio: Perché ho fede nella mia ragione, è tutto ciò che abbiamo. Quella era solo una macchia d’umidità che per puro caso assomigliava alla Madonna, e nemmeno tanto, direi. Era uno scherzo del destino

Bagonda: Era un segno del destino!

Efisio: Maddai!

Bagonda: Quindi tu… no prova niente per me?

Efisio: Che dici?

Bagonda: Allora tu ragione, io proprio sbaliata

Efisio: Che stai dicendo?

Bagonda: Io ti ho spiegato che mio marito lasciato me sola con due filie e tornato in Romania. Io pregato tutti i giorni madonna perché lei facesse trovare me uomo a posto, onesto, affidabile. E siccome lei comparsa qui, pensavo che mi aveva risposto

Efisio: Cioè allora… gli involtini, il massaggio, il dolce con l’uvetta, erano solo per quello. Mi volevi accalappiare?

Bagonda: Cosa è accalappiare?

Efisio: Ero io il segno del destino? Pensavi che potevo prendere il posto di tuo marito?

Bagonda tace. Efisio per un attimo scoppia a ridere.

Bagonda: Io grande stupida, tu fai bene ridere di me. Ma io fatto tutte quelle cose con piacere, ma perché credevo erano cose giuste, che io no stavo perdendo tempo, perché madonna mi aveva indicato che c’era un senso

Efisio: Ma guarda che non c’è mai nessun senso. Perché non ci liberiamo una buona volta di questa idea che ci sia un destino, un ordine superiore? Un uomo ti piace, ci vai a cena, vi massaggiate, scopate, state bene. Basta, finisce lì

Bagonda: Cioè, noi come animali?

Efisio: Ma quali animali, noi siamo esseri pensanti! E, mi dispiace dirtelo, l’unica cosa in cui puoi credere sei tu. Te stessa. Tuoi marito ti ha lasciata? E sti cazzi, non startene lì a piangere, tira fuori le palle, datti da fare, sei una donna del duemilesedici, per Dio!

Bagonda lo guarda male.

Efisio: Scusa

Bagonda: Tu ha ragione, io devo imparare a essere più razionale

Efisio: Brava!

Bagonda: Ah, senti. Georgia ha finito suo corso di parrucchiera. Mi ha detto che da prossima settimana può tornare lei a fare pulizie. Per te va bene?

Efisio: Se per voi è ok, anche per me. Allora… non ci vediamo più?

Bagonda: No, se fa piacere… possiamo vederci

Efisio le prende una mano, e lentamente si avvicina, provando a baciarla sulla bocca. Lei lo respinge.

Bagonda: No

Efisio: Scusa

Bagonda: Io vado adesso

Efisio: Non abbiamo neanche assaggiato il dolce!

Bagonda: Io mangiato tante volte. Meglio se vado a casa, grazie

Bagonda si avvia verso la porta.

Efisio: Per qualsiasi cosa, se hai bisogno, se ti vuoi sfogare, chiamami, anche stasera!

Bagonda: Sì, tu molto gentile

Efisio: Ciao

Bagonda: Ciao!

Bagonda lo saluta agitando la mano, come se fosse un saluto definitivo, quindi esce.

SCENA 5

È passato qualche giorno. Efisio è a casa da solo, seduto sul divano, sembra molto annoiato. Col cellulare attiva un piccolo drone che dal pavimento si alza in volo, ronzando come una grossa zanzara.

Lo fa svolazzare un po’ nella stanza con fare indolente. A un tratto però, più o meno volontariamente, ne perde il controllo e lo manda a sbattere contro il muro. Il drone cade pesantemente a terra. Efisio sbuffa, sembra non avere alcuna voglia di rimettersi a giocare.

Allora fa una telefonata.

Roberto (al telefono): Pronto

Efisio: Pronto Robè, come va?

Roberto (al telefono): Alla grande, ti è arrivato il minidrone?

Efisio:

Roberto (al telefono): È una figata vero? È tutta la mattina che ci gioco

Efisio: Anch’io

Roberto (al telefono): Sono stati carini a regalarcelo

Efisio: Sì, senti, allora stasera c’è il torneo di Dangerous City, che facciamo, partecipiamo?

Roberto (al telefono): No, stasera veramente ho un altro impegno, mi dispiace

Efisio: Aaahh… e che impegno, qualche figa per le mani?

Roberto (al telefono): No… vado a una conferenza sugli arcani maggiori

Efisio: Su che?

Roberto (al telefono): Sui tarocchi. C’è un’associazione culturale che frequento da un po’ di tempo, facciamo I Ching, yoga, biodanza…  e oggi c’è una serata speciale dedicata ai tarocchi

Efisio: Ma pure tu ti sei messo a fa ‘ste cose? Non mi sembravi proprio il tipo

Roberto (al telefono): Sì guarda, anch’io ero scettico, ma i tarocchi se li sai interrogare bene ti dicono tutto, ma proprio tutto. Guarda, ti confesso, che ci ho anche ricavato le analisi di costi e ricavi per il progetto sui droni

Efisio: Che? Cioè, tu mi stai dicendo che tre giorni fa abbiamo presentato al nostro amministratore delegato un progetto per milioni di euro, con le stime di costi e ricavi fatte interrogando i tarocchi?

Roberto (al telefono): Ma te l’ho detto che dicono tutto. E poi, parliamoci chiaro, le cifre dei piani di business sono sempre ricavate a cazzo di cane. Nessuno è in grado di prevederle. È molto più serio ottenerle così, credimi

Efisio: Vabbè, l’importante è che il progetto sia stato approvato. Allora divertiti coi tuoi tarocchi

Roberto (al telefono): Ma ci sarà anche a Roma qualche associazione dove li studiano. Prova

Efisio: Senz’altro, ciao…

Efisio chiude la telefonata. Sembra ancora abbattuto. Si alza e va verso la scrivania, dove  si siede e accende il computer. Dal computer si sentono provenire ansimi e grida di piacere, si deduce che si è messo a guardare un video porno.

Rimane assorto sullo schermo per un po’, ma poi si rialza di scatto come se avesse avuto un’idea. Decide di fare una telefonata alla sua ex, Anselma.

Anselma (al telefono): Pronto

Efisio: Pronto Anselma, come va?

Anselma (al telefono): Bene, e tu?

Efisio: È un po’ che non ci vediamo

Anselma (al telefono): E già

Efisio: Mi domandavo che programmi hai per stasera

Anselma (al telefono): Non lo so, e tu?

Efisio: Boh, magari potremmo vederci… una pizza, un cinemino

Anselma (al telefono): Che per caso è uscito un altro film coi supereroi?

Efisio: Veramente sì, ci sarebbe “Terminator contro l’Incredibile Hulk”, ti interessa?

Anselma (al telefono): Tu che dici?

Efisio: Ma possiamo anche vederne un altro, scegli tu

Anselma (al telefono): Guarda è inutile, sui film ormai lo abbiamo capito, se piacciono a te non piacciono a me, e viceversa

Efisio: E allora facciamo qualcos’altro

Anselma (al telefono): Tipo?

Efisio: Mmm… ti voglio stupire. Ti invito a cena a casa mia, e cucino io

Anselma (al telefono): Ma se non hai mai cucinato in vita tua!

Efisio: Lo so ma adesso ho imparato una ricetta. Me l’ha insegnata la mia donna delle pulizie, è un piatto romeno, ma ti assicuro che è buonissimo

Anselma (al telefono): Tu che cucini un piatto romeno, non ci voglio pensare

Efisio: E dai, dammi questa chance. Fidati, vieni, facciamo stasera alle otto e mezza?

Anselma (al telefono): Alle nove

Efisio: Ok, alle nove. Fidati, a dopo

Anselma (al telefono): Il dolce lo porto io, a dopo

Terminata la telefonata con Anselma, Efisio sembra molto ringalluzzito. Telefona subito a Bagonda.

Bagonda (al telefono, si sente un brusio di gente): Pronto

Efisio: Pronto Bagonda, come stai? Che fai?

Bagonda (al telefono): Bene, sono a farmacia, poi vado da signore ottantacinquenne

Efisio: Senti, ti volevo chiedere un favore, se mi dai la ricetta di quel piatto romeno, come si chiama, sormale, sarmale…

Bagonda (al telefono): Ricetta? Tu lo vuoi preparare?

Efisio: Sì, stasera

Bagonda (al telefono): Tu detto che no cucina

Efisio: Sì, ma… stasera ho invitato a cena la mia ex, e lei mi diceva sempre che mi rifiutavo di cucinare perché ero un vecchio maschio tradizionalista, insomma vorrei darle una prova che sono cambiato

Bagonda (al telefono): Ma sarmale no è tanto facile da cucinare, tu no puoi fare bella figura a primo tentativo

Efisio: E allora?

Bagonda (al telefono): Io adesso a farmacia, stasero vado da vecchio signore, ma prima posso venire a casa tua e aiuta a preparare sarmale. Poi vado via e tu deve solo mettere in forno

Efisio: Davvero, lo faresti?

Bagonda (al telefono): Certo, no problema. Tu stato molto buono con me

Efisio: Sei troppo gentile

Bagonda (al telefono): Allora io dopo farmacia passa a supermercato a comprare ingredienti, poi vengo a casa tua, va bene?

Efisio: Perfetto, a dopo!

Bagonda (al telefono): A dopo!   

SCENA 6

Passano un paio d’ore. Efisio apre la porta. È Bagonda.

Efisio: Ciao cara

Bagonda: Ciao

I due si salutano con dei casti bacini sulle guance. Lei è vestita in maniera semplice e porta un paio di borse della spesa, che appoggia sul tavolo.

Bagonda: Io portato tutti ingredienti

Efisio: Brava

Lei inizia a tirare fuori gli ingredienti dalla borsa e a riporli in cucina.

Efisio: Allora, come vanno le cose?

Bagonda: Mmm… abbastanza bene

Efisio: E Dumitru come sta?

Bagonda: È un po’ che non vede lui. Io va poco a comunità ortodossa ultimamente

Efisio: Come mai?

Bagonda: Posso aprire finestra?

Efisio: Certo

Bagonda apre la finestra.

Bagonda: Io adesso va a corso di web designer, organizzato da comune

Efisio: (sorridendo con sorpresa) Web designer?

Bagonda: Sì, io volio imparare a fare bei siti internet. Così faccio qualche soldino

Efisio: Brava, potresti aprire un blog sulla cucina rumena

Bagonda: Anche, perché no

Efisio: Ma insomma, mi fai vedere come si prepara ‘sto sarmale, o vuoi fare tutto tu?

Bagonda: Certo. Vieni qui

Efisio si avvicina.

Bagonda: Io adesso scaldo olio e cipolla dentro pentola per soffritto. Tu prende verza e carne macinata che insegno a fare involtini

Efisio infila le mani in una delle borse della spesa, e intanto osserva Bagonda che prepara il soffritto

Efisio: Ma dunque, la carne  prima va soffritt… aaahh! (grido di dolore)

Si sente un cupo ronzio. Efisio si prende una mano con l’altra.

Bagonda:  Che cosa successo?

Efisio: C’era un calabrone nella carne macinata, mi ha punto. Che dolore…

Bagonda: Tu sta calmo che adesso dolore passa presto

Efisio: Sì, passa presto. Devo solo stare calmo…

Sempre tenendosi la mano, Efisio va verso il divano, cercando di sedersi. Sembra soffrire molto, respira pesantamene.

Efisio: Passa subito, passa subito…

Bagonda: Efisio, tu sta bene?

Efisio inizia a tossire, ma la sua tosse si trasforma rapidamente in convulsioni. Si siede sul divano, respira sempre più a fatica, non riesce a controllarsi. Si porta le mani alla gola.

Efisio: (con voce strozzata) Chiama qualcun…

Bagonda: Efisio?

Efisio infine si accascia sul divano, svenuto.

Bagonda è nel panico. Esce di corsa sul pianerottolo e inizia a strillare.

Bagonda: Ampelio! Ampelio!

Poi suona il campanello.

Bagonda: (al campanello) Efisio sta male, lui svenuto sul divano! Tu scende, per favore!

Bagonda si siede sul divano di fianco a Efisio, che non dà segni di vita, e prova a rianimarlo con degli schiaffetti sulle guance.

Bagonda: Efisio, Efisio!

Ampelio arriva subito.

Ampelio: Che cosa è successo?

Efisio: Lui punto da calabrone e poi sta male

Ampelio: Shock anafilattico!

Ampelio si siede di fianco a lui sul divano. Gli tocca il collo con le due dita, e poi gli apre gli occhi.

Ampelio: È in arresto cardiaco. Aiutami a stenderlo.

I due stendono Efisio sul pavimento. Ampelio inizia a praticargli un massaggio cardiaco.

Ampelio: Chiama il 118

Bagonda prende il cellulare e compone il numero.

Bagonda: Pronto, serve ambulanza. Uomo punto da calabrone, adesso è in arresto cardiaco. La via? Come si chiama questa via?

Ampelio: Via Giuseppe Cenciarelli 11

Bagonda: Via Giuseppe Cen… cia…?

Ampelio: Cenciarelli!

Bagonda: Cenciarelli 11. Va bene… sbrigatevi per favore! (ad Ampelio) Dice che ambulanza arriva subito

Ampelio: Speriamo…

Ampelio continua a praticare il massaggio cardiaco a Efisio, alternandolo con delle soffiate in bocca.

Bagonda: (disperata) Come sta?

Ampelio: Non si rianima

Bagonda: Io posso aiutare?

Ampelio non risponde.

Bagonda: Ampelio, io cosa posso fare adesso?

Ampelio: (spazientito) Dì l’Ave Maria!

Bagonda si zittisce. Ampelio continua forsennatamente a tentare di rianimare Efisio.

BUIO IN SALA

SCENA 7

L’appartamento ora è vuoto. Efisio entra in casa. è vestito in tuta da ginnastica e ha una borsa da palestra che molla pesantamente sul pavimento. Zoppica e pare molto affaticato. Sbuffando, si affossa sul divano.

Efisio: Non c’ho più l’età per queste cose. Uff… sono morto

Improvvisamente, entra in casa il vescovo, vestito di tutto punto, con l’abito talare.

Glauco: Pace a questa casa e ai suoi abitanti

Il vescovo inizia a benedire la casa con l’aspersorio.

Efisio: Ma scusi lei che ci fa qui? È già periodo di benedizione pasquale?

Glauco: (con tono grave) No figliolo, questa non è la benedizione pasquale. Sono venuto qui per darti l’estrema unzione

Il vescovo estrae una boccetta d’olio da sotto la tonaca e prova a fare il segno della croce sulla fronte di Efisio, ma lui lo respinge.

Efisio: Ma come sarebbe l’estrema unzione, è impazzito?

Glauco: L’hai detto anche tu che sei morto

Efisio: Ma era un modo di dire!

Glauco: No, non era un modo di dire. Guarda…

Il vescovo indica a Efisio l’ingresso della cucina. Da dove prima c’era la macchia, ora proviene una luce fortissima, una sorta di tunnel luminoso. Efisio lo fissa e rimane come in trance.

Efisio: Grazie… adesso ci credo

Il vescovo inizia a benedire la fronte di Efisio con l’olio santo, formulando il rito della estrema unzione.

Glauco: Per questa santa unzione e per la sua piissima misericordia, ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo e, liberandoti dai peccati…

Improvvisamente entra in casa Ester, la moglie di Ampelio. Ha in mano una tonaca rossa sgargiante.

Ester: Monsignò, scusi il disturbo, come li vole i bottoni?

Il vescovo interrompe l’estrema unzione e si avvicina a Ester, che gli mostra alcuni tipi di bottone che ha sul palmo della mano.

Glauco: Mmm… vediamo, questi non mi dispiacciono. Ma lei che dice, saranno forse un po’ troppo appariscenti?

Ester: Ma no, per me con questi ce fa un figurone

Glauco: Però anche questo modello, guardando bene, devo dire…

Efisio: Monsignore, ma le pare il caso di interrompere un’estrema unzione per scegliersi dei bottoni?

Glauco: Eeeh… un attimo! Tanto poi c’avrai tutta l’eternità! (indica il tunnel)

Ester: Io glie devo preparà la tonaca per la pentecoste, sennò nun faccio in tempo!

Glauco: Eh!

Efisio: E vabbè

A un tratto dal bagno esce Lidia, coperta solo da un asciugamano intorno al corpo.

Lidia: Mà, ma è accesa la caldaia?

Ester: Ma ‘ndo vai così, o svergognata, nun lo vedi che c’è er monsignore?

Glauco: Ma no, che male c’è. Beata la freschezza e la spontaneità di queste giovani creature. Lidia, già che sei qui, perché non ci canti una delle tue canzoncine?

Lidia: Volentieri, che le faccio, Amy Whinehouse? (Inizia a cantare mimando di avere un microfono in mano) They tried to make me go to rehab but I said 'no, no, no'

Il vescovo sembra essersi dimenticato della tonaca e ora applaude, sorridente.

Glauco: Brava, brava!

Efisio: Ma monsignore, io che faccio intanto, vado? (indica il tunnel)

Glauco: Eh un attimo, ma quanta impazienza, pure in punto di morte! Falle almeno finire la canzone!

Qualcuno bussa alla finestra.

Efisio: Chi è?

È Dumitru, che senza attendere il permesso apre la finestra ed entra in casa. Dietro di lui, sempre passando dalla finestra, entra Bagonda.

Efisio:  Un’altra volta!

Dumitru: Io venuto qui per salvare te! (rivolgendosi al vescovo). Lei non può dare lui estrema unzione cattolica, quello è tunnel ortodosso!

Efisio: Ancora con ‘sta storia!

Dumitru: Lì c’era macchia di madonna ortodossa, e quello è tunnel di religione ortodossa che porta a paradiso ortodosso. Lei non può benedire lui!

Bagonda (a Efisio): Paradiso ortodosso è melio, fidati!

Efisio (al vescovo): Lei che dice, è vero?

Glauco: Ah, non saprei, la mia giurisdizione finisce qui. E poi anche sul paradiso io non è che possa garantire…

Efisio: Ah, dunque potrei andare anche all’inferno?

Glauco: Insomma questa estrema unzione la vuoi o non la vuoi? Non farmi perdere tempo che devo scegliere i bottoni, poi ho un battesimo, poi…

A un tratto entra in casa Ampelio, inferocito.

Ampelio: Ancora qui? Sempre a prendervi quello che è nostro, pure il tunnel di luce!

Dumitru: Quello è tunnel ortodosso!

Ampelio: Risolviamola da uomini, una volta per tutte!

Dumitru: Sì, una volta per tutte!

Dumitru estrae dalla tasca un coltello a serramanico e minaccia Ampelio.

Le donne urlano.

Ampelio si guarda intorno alla ricerca anche lui di un’arma. Sfila il tagliacarte dal portapenne che si trova sul tavolo, e lo impugna a mo’ di coltello. I due si studiano per un po’, brandendo le rispettive armi.

A un tratto Ampelio sferra il primo colpo, ma Dumitru agilmente lo evita.

Bagonda: Născătoare de Dumnezeu!

Dumitru prova a colpire, ma Ampelio gli blocca la mano. Il romeno riesce a liberarsi e indietreggia.

Ester: Oh mamma mia, sta attento!

Ampelio e Dumitru si studiano ancora, in attesa di un altro attacco. Ma Efisio decide di interporsi tra i due.

Efisio: Non voglio spargimenti di sangue in casa mi…

Troppo tardi. Ampelio ha già sferrato il suo colpo e per errore colpisce Efisio su una natica.

Efisio:(grido di dolore) Aaaaaaahhhh!

Efisio si accascia terra, gli altri gli si fanno intorno.

BUIO IN SALA

SCENA 8

Efisio è seduto sul divano, in mezzo ad Ampelio e Bagonda. Ampelio gli dà degli schiaffetti sulle guance.

Bagonda: Come sta?

Ampelio: È fuori pericolo, tranquilla

Bagonda: Efisio, come stai?

Efisio: Cosa è successo?

Bagonda: Parla!

Ampelio: Sei stato punto da un calabrone, e hai avuto uno shock anafilattico

Efisio: Sono svenuto?

Ampelio: Sì. Abbiamo pure chiamato l’ambulanza, (si guarda l’orologio) più o meno trentacinque minuti fa…

Bagonda: Tu deve ringraziare lui, lui ti ha salvato vita. Ha fatto massaggio cardiaco e respirazione bocca bocca!

Efisio: La respirazione bocca bocca?

Ampelio: Sì. Ma in realtà se non era per lei non ti avevamo salvato

Efisio: Per Bagonda?

Ampelio: Raccontagli

Bagonda: Lui era lì con te che tentava rianimarti, ma tu non svegliava e allora io chiesto lui, cosa posso fare? E  lui mi ha risposto prega Ave Maria! E allora io pensato Ave Maria, Ave Maria…  Adre… nalina! Mi è venuto in mente che avevo questo in borsa!

Bagonda mostra a Efisio una siringa di adrenalina autoiniettante.

Bagonda: Io oggi stata farmacia per vecchio signore, e lui ha terrore di attacchi cardiaci perché già avuto uno e allora mi ha fatto comprare questa, ma io non ricordava che aveva in borsa!

Efisio: Dunque, mi avete fatto una puntura di adrenalina? Sul cuore, come in Pulp Fiction?

Ampelio: No, sulla chiappa

Efisio si tocca la natica, ancora dolorante, quella che nel suo sogno pre-morte era stata infilzata dal tagliacarte.

Efisio: Ah già, sulla chiappa…

Bagonda: È stato proprio un miracolo

Efisio: Un miracolo?

Ampelio: E chi lo sa?

Efisio: Abito in questa casa da dieci anni, e fino a una settimana fa non avevo ancora mai rivolto parola al mio vicino di casa, e neanche alla mia donna delle pulizie. E adesso mi hanno salvato la vita. Sì, possiamo definirlo un miracolo

Squilla il cellulare di Efisio. È un messaggio.

Efisio (a Bagonda): Mi prendi il cellulare, per favore?

Bagonda si alza e prende il cellulare, porgendolo a Efisio. Efisio legge il messaggio.

Efisio: Anselma. ‘Scusami ma il mio capo mi ha incastrato all’ultimo con una presentazione urgente e stasera devo lavorare, sarà per un’altra volta!’ (posando il cellulare) Deve lavorare…

Ampelio: Di sabato sera?

Efisio: Sempre che sia vero… Che facciamo, ceniamo insieme stasera? Abbiamo un piatto romeno buonissimo, sormale, sarmale…

Ampelio: E che roba è?

Bagonda: Involtini di verza con riso e carne macinata

Ampelio: Ok, ma per primo come li vedete anche due spaghettini cacio e pepe?

Efisio: E perché no

Ampelio: Dai, saliamo da me, che io li faccio speciali. Tanto ormai stai bene

I tre si alzano e si avviano verso la porta. Ampelio sorregge Efisio per un braccio.

Efisio: E l’ambulanza?

Ampelio: Quando arrivano, se ci è avanzato un po’ di sormale glielo offriamo pure a loro

Efisio: Prendi tu la roba Bagonda?

Bagonda: Sì

Bagonda prende la pentola con il soffritto e le borse della spesa. Gli altri due sono già usciti. Sulla porta, rivolge uno sguardo verso la parete dove si trovava la macchia, e ha un breve cenno del capo, come un sommesso ringraziamento, quindi esce e chiude la porta.

La casa è rimasta nel buio. A un tratto il tunnel di luce si illumina, come nel sogno. Si sente una MUSICA CELESTIALE.

FINE


NOTA: Nel 2005, a Chicago, in un sottopassaggio, è comparsa una macchia di umidità somigliante alla Madonna. La voce ha cominciato a circolare in città e del caso si è occupata anche una televisione locale. Questo ha generato un vero pellegrinaggio da parte di curiosi e fedeli,  tanto che la polizia è dovuta intervenire per regolare con transenne l'afflusso di persone che portavano candele e fiori a  quella che è stata battezzata “La Vergine del Sottopassaggio”.