La maledizione delle stelle

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LA MALEDIZIONE DELLE STELLE

Commedia in un atto

di LORD DUNSANY

Versione italiana di Vinicio Marinucci

PERSONAGGI

IL RE

IL CIAMBELLANO

IL GRAN PROFETA

UNA BAMBINA

UN RAGAZZO

LE SPIE

IL PRIMO PROFETA

IL SECONDO PROFETA

LA PRIMA SENTINELLA

LA SECONDA SENTINELLA

UNO STRANIERO

UN SERVITORE

Dinanzi alla grande porta della Reggia, in Zericon - Qualche tempo prima della caduta di Babilonia.

Commedia formattata da

 (Due sentinelle passeggiano in su e in giù, quindi si fer­mano, ciascuna da un lato della grande porta).

La prima Senti­nella         - E' una gior­nata maledettamente afosa.

La seconda Senti­nella     - Vorrei star­mene a nuotare lun­go il Gyshon, dalla parte fresca, all'om­bra degli alberi da frutto...

La prima sentinella          - E’ un'aria da terremoto.

La seconda Sentinella     - Rinfrescherà di sera. Dov'è il Re?

La prima Sentinella         - Nella sua barca dorata, a re­mare in compagnia di ambasciatori, o a confabulare con i generali sulle guerre future. Le stelle lo proteggano!

La seconda Sentinella     - (Perché dici « le stelle lo proteggano »?

La prima Sentinella         - Perché se una maledizione scende improvvisamente dalle stelle sopra di un re, di­vora lui e il suo popolo e tutte le cose intorno a lui, e la sua reggia crolla, e le mura della sua città e della fortezza; le scimmie vengono dalle foreste e le belve dal deserto, finché non si direbbe più nemmeno che un re abbia vissuto in quel luogo.

La seconda Sentinella     - Ma perché dovrebbe cadere sul Re una maledizione dalle stelle?

La prima Sentinella         - Perché egli le trascura.

La seconda Sentinella     - Ah! L'ho sentito dire anch'io.

La prima Sentinella         - Che cos'è un uomo, per di­sprezzare le stelle? Esse che governano il tuono, la pe­ste e i cataclismi, perché dovrebbero trattenerli, se non per le grandi preghiere? Il Re sta sempre con ambasciatori e generali, venuti da terre lontane, con prefetti di città e uomini di legge, e mai con i sacerdoti delle stelle.

La seconda Sentinella     - Ehi! Era un tuono?

La prima Sentinella         - .Credi a me, le stelle sono adirate. (Entra uno straniero. Si viene avvicinando alla porta della reggia, guardandosi intorno).

Le Sentinelle                   - (alzando le loro lance contro di lui) Indietro! Indietro! Lo Straniero   - Perché ?

La prima Sentinella         - E' la morte, per chi tocca la porta del Re.

Lo Straniero                    - Io sono uno straniero venuto dalla Tessaglia.

La prima Sentinella         - E' la morte, anche per uno straniero.

Lo Straniero                    - La vostra porta è stranamente sacra.

La prima Sentinella         - E’ la morte, per chi la tocca. (Lo straniero esce girovagando. Entrano due ragazzi tenendosi per mano).

Il Ragazzo                       - (alla sentinella) Voglio parlare col Re per pregarlo di regalarmi un cerchio. (La sentinella sor­ride. Il ragazzo spinge la porta. Alla bambina) Non posso aprirla. (Alla sentinella) Sarà lo stesso se pregherò la porta del Re?

La prima Sentinella         - Sì, sarà proprio lo stesso. (All’altra sentinella) C'è nessuno in vista?

La seconda Sentinella     - (facendosi ombra agli occhi) Nient'altro che un cane, e anche lui lontano nella pia­nura.

La prima Sentinella         - Allora possiamo chiacchie­rare un poco e fiutare una presa...

Il Ragazzo                       - Porta del Re, voglio un piccolo cer­chio. (Le sentinelle prendono una polverina tra il pollice e l’indice e fiutano la droga).

La Bambina                     - (indicandole) Mio padre è un soldato più alto di quelli.

Il Ragazzo                       - Mao padre sa scrivere. Ha insegnato anche a me.

(La Bambina                    - Oh, sapere scrivere non fa paura a nessuno. Mio padre è un soldato.

Il Ragazzo                       - Ho un pezzetto d'oro. L'ho trovato nella corrente che scende fino al Gyshon.

La Bambina                     - Io ho una poesia. L'ho trovata nella mia testa.

Il Ragazzo                       - E' una poesia lunga?

La Bambina                     - No, ma avrebbe potuto esserlo, se avessi trovato altre rime con «salire ».

Il Ragazzo                       - Come dice, la tua poesia?

La Bambina                     - Un uccello di porpora vidi un giorno salire e andare contro il cielo, sempre in alto, e sparire.

Il Ragazzo                       - Poi, lo vidi morire.

La Bambina                     - Questo non c'entra.

Il Ragazzo                       - Oh, che importa?

La Bambina                     - Ti piace la mia poesia?

'Il Ragazzo                      - Gli uccelli non sono di porpora.

La Bambina                     - Il mio lo era.

Il Ragazzo                       - Ah!

 La Bambina                    - Oh, non ti piace la mia poesia!

Il Ragazzo                       - Ma no, mi piace.

(La Bambina                    - No, non ti piace. Ti sembra orribile!

Il Ragazzo                       - No, non è vero.

La Bambina                     - Si, sì, è vero. Perché non hai detto subito che ti piaceva? E' la sola poesia che ho scritto...

Il Ragazzo                       - Mi piace. Sì, mi piace.

La Bambina                     - No, no, non ti piace!

Il Ragazzo                       - Non ti .arrabbiare. La scriverò per te sulla porta.

La Bambina                     - La scriverai?

Il Ragazzo                       - Sì, io so scrivere. Mio padre mi ha in­segnato. La scriverò col mio pezzetto d'oro. Fa un segno giallo sulla porta di ferro.

La Bambina                     - Oh, sì, scrivila! Mi piace, vederla scritta, come una vera poesia. (Il ragazzo comincia a scrivere, la bambina lo osserva).

La prima Sentinella         - Vedi bene che presto ci sarà da combattere nuovamente.

La seconda Sentinella     - Solo una piccola guerra. Con la gente delle colline non si hanno che piccole guerre.

La prima Sentinella         - Quando un uomo va a com­battere, i veli degli dèi scendono più fitti che mai tra i suoi occhi e il futuro; egli può andare tanto ad una piccola che ad una grande guerra.

La seconda Sentinella     - Non ci può essere altro che una piccola guerra con la gente delle colline.

La prima Sentinella         - Eppure, qualche volta gli dèi ridono.

La seconda Sentinella     - Di chi?

La prima Sentinella         - Dei re.

La seconda Sentinella     - Perché ti senti turbato da questa guerra sulle colline?

La prima Sentinella         - Perché il Re è più potente di tutti i suoi antenati e ha più guerrieri, più cavalli e più ricchezze di quanto avrebbero potuto riunire suo padre e suo nonno, e recare in dote le loro regine e le loro figlie; ogni anno i suoi minatori portano tesori sempre più grandi dalle cave di opale e di turchese. E' diventato molto potente.

La seconda Sentinella     - E allora, piegherà ancora più facilmente la gente delle colline dopo una piccola guerra.

La prima Sentinella         - Quando i re divengono molto potenti, le stelle divengono molto gelose.

Il Ragazzo                       - Ecco, ho scritto la tua poesia.

La Bambina                     - Oh, davvero?

Il Ragazzo                       - Sì, te la leggerò. (Legge) Un uccello di porpora vidi un giorno salire e andar contro il cielo, sempre in alto e sparire. Poi, lo vidi morire.

La Bambina                     - Questo non c'entra.

Il Ragazzo                       - Oh, non importa. (Entra furtivamente una spia, che attraversa la scena ed esce. Le sentinelle smettono di parlare).

La Bambina                     - Quell'uomo mi fa paura.

Il Ragazzo                       - Non è altro che una spia del Re.

La Bambina                     - Non mi piacciono, le spie del Re. Mi fanno paura.

Il Ragazzo                       - Vieni, allora, corriamo via.

La prema Sentinella         - (notando di nuovo i ragazzi) Via, via! Il Re sta per venire, vi mangerà. (Il ragazzo getta un sasso alla sentinella e scappa via con la bam­bina. Entra un'altra spia, che attraversa la scena. Entra una terza spia, che nota lo scritto sulla porta. Lo esa-mina, e manda un fischio come un gufo. Il numero 2 ritorna. Non parlano. Entrambi fischiano. Viene il nu­mero 1. Tutti esaminano la porta. Entrano il Re. e il suo ciambellano. Il Re indossa un manto di porpora. Le sen­tinelle passano con eleganza le loro lance nella mano sinistra e riportano le destre sul fianco; quindi abbas­sano le lance finché le punte sono a pochi centimetri dal suolo e nello stesso tempo alzano le loro destre sopra il capo. Rimangono così per alcuni momenti, poi ab­bassano le destre sul fianco, rialzando al tempo stesso le lance. Nel movimento successivo, prendono le lance nella destra e abbassano le estremità di esse verso terra, com'erano prima, rimanendo con le lance lievemente in­clinate in avanti. Entrambe le sentinelle devono muo­versi strettamente all'unisono).

La prima Spia                  - (corre verso il Re e si inginocchia, ab­bassando la fronte, contro terra) Qualcosa è stato scritto sulla porta di ferro.

Il Ciambellano                 - Sulla porta di ferro!

Il Re                                - Sarà stato qualche pazzo. Chi è venuto qui da ieri?

La prima Sentinella         - (fa scivolare la mano un po' più in alto sulla lancia, la porta al fianco e chiude i talloni, tutto in movimento; poi fa un passo indietro col piede destro, quindi si inginocchia! sul ginocchio destro. Quando ha fatto ciò parla, ma non prima) Nessuno, Maestà, tranne uno straniero della Tessaglia.

Il Re                                - Ha toccato la porta di ferro?

La prima Sentinella         - No, maestà; ha tentato di farlo, ma noi lo abbiamo scacciato.

Il Re                                - Fino a che punto si è avvicinato?

La prima Sentinella         - Quasi fino alle nostre lance, maestà.

Il Re                                - Per quale motivo cercava di toccare la porta di ferro?

La prima Sentinella         - Non lo so, maestà.

Il Re                                - Da che parte è andato?

La prima Sentinella         - (indicando a sinistra) Da quella parte, maestà, un'ora fa. (// Re mormora con una delle sue spie, poi prende a esaminare il terreno e si allontana. La sentinella si alza).

Il Re                                - (alle altre due spie) Che cosa dice quello scritto?

Una Spia                          - Noi non sappiamo leggere, maestà.

Il Re                                - Una buona spia dovrebbe sapere tutto.

La seconda Spia              - Noi osserviamo, maestà, e noi cer­chiamo, maestà. Noi leggiamo le ombre, noi leggiamo le impronte, e sussurriamo in luoghi segreti. Ma non sap­piamo leggere la scrittura.

Il Re                                - (al ciambellano) Guardate di che si tratta.

Il Ciambellano                 - (va e legge) E’ un tradimento, maestà.

Il Re                                - Leggete.

 Il Ciambellano                - Un uccello di porpora vidi un giorno salire e andare contro il cielo, sempre in alto, e sparire. Poi, lo vidi morire.

La prima Sentinella         - (a parte) Le stelle hanno parlato.

Il Re                                - (alla sentinella) E' stato qui nessun altro, all'infuori dello straniero della Tessaglia?

La prima Sentinella         - (inginocchiandosi come prima) Nessuno, maestà.

Il Re                                - Avete visto nulla?

La prima Sentinella         - Nient'altro che un cane lon­tano nella pianura e i bambini della guardia che gio­cavano.

Il Re                                - (alla seconda sentinella) E voi?

La seconda Sentinella     - (inginocchiandosi) Nulla, maestà.

Il Ciambellano                 - Questo è strano.

Il Re                                - E' un avvertimento segreto.

Il Ciambellano                 - E' un tradimento.

Il Re                                - Viene dalle stelle.

Il Ciambellano                 - No, no, maestà. Non viene dalle stelle, no, qualche uomo l'ha scritto. Tuttavia, la cosa dovrebbe essere interpretata. Devo chiamare i profeti delle stelle? (Il Re fa cenno alle spie. Esse accorrono a lui).

Il Re                                - Cercatemi qualche profeta delle stelle. (Le spie escono) Temo che non potremo andare più, mio ciambellano, lungo i tortuosi sentieri dell'impareggiabile Zericon, né giocare al dauri con le palle dorate. Ho pen­sato più al mio popolo che alle stelle, a Zericon più che al cielo ventoso.

Il Ciambellano                 - Credetemi, maestà, qualche ozioso l'avrà scritto passando. Le vostre spie lo troveranno, e il suo nome sarà presto dimenticato.

Il Re                                - Si, sì. Forse avete ragione, benché le senti­nelle non abbiano visto nessuno. Non c'è 'dubbio che sarà stato qualche mendicante.

Il Ciambellano                 - Sì, maestà, certamente l'avrà fatto qualche mendicante. Ma guardate, ecco che vengono due profeti delle stelle. Ci diranno che non è nulla di grave. (Entrano due profeti e un ragazzo che fa loro da servi­tore. Tutti si inchinano profondamente dinanzi al Re. Le due spie scivolano dentro di nuovo e rimangono indietro).

Il Re                                - Qualche mendicante ha scritto una poesia sulla porta di ferro, e, poiché vi sono familiari i modi poetici, vi ho fatto chiamare, più come poeti che come profeti, per dirmi se in essa vi è un qualche significato.

Il Ciambellano                 - Non è altro che un'oziosa poesia.

Il primo Profeta               - (si inchina di nuovo e si avvicina alla porta. Osserva lo scritto). Vieni avanti, servo di coloro che servono le stelle. (Il servitore si avvicina) Porta i nostri mantelli dorati, perché questa può essere causa dì gioia; e porta anche i nostri mantelli verdi, perché può significare cose nuove, belle e giovani, con le quali un giorno le stelle allieteranno il Re; ma porta anche i nostri mantelli neri, perché può essere una ma­ledizione. (Il ragazzo esce; il profeta si dirige alla porta e legge solennemente) Le stelle hanno parlato. (Il ra­gazzo rientra con i mantelli).

Il Re                                - Vi dico che è stato qualche mendicante, che l'ha scritto.

Il primo Profeta               - E' scritto con oro puro. (Indossa il mantello nero sul corpo e sul capo).

Il Re                                - Che cosa dicono le stelle? Che avvertimento ci mandano?

Il primo Profeta               - Non posso dirlo.

Il Re                                - (al secondo Profeta) Venite voi, allora, e diteci qual è il significato.

Il secondo Profeta           - (si dirige alla porta e legge) Le stelle hanno parlato. (Indossa il mantello nero).

Il Re                                - Che significa? Che cosa è?

Il secondo Profeta           - Noi non sappiamo, ma viene dalle stelle.

Il Ciambellano                 - Non è niente di pericoloso; non c'è nessun pericolo in esso, maestà. (Perché gli uccelli non dovrebbero morire?

Il Re                                - Perché i profeti si sono ricoperti di nero?

Il Ciambellano                 - Sono gente misteriosa e cercano sempre i significati segreti. Non c'è nessun pericolo.

Il Re                                - Essi si sono coperti di nero.

Il Ciambellano                 - Non hanno parlato di alcuna cosa di male. Non ne hanno parlato.

Il Re                                - Se il popolo vedrà i profeti coperti di nero, dirà che le stelle sono contro di me e crederà che la mia fortuna sia mutata.

Il Ciambellano                 - Il popolo non deve saperlo.

Il Re                                - Qualche profeta deve chiarirci la maledi­zione. Mandate a chiamare il Gran Profeta delle stelle.

Il Ciambellano                 - (andando verso l’uscita sinistra) Chiamate il Gran Profeta delle stelle che guardano Zericon.

Voci fuori scena              - Il Gran Profeta delle stelle. Il Gran Profeta delle stelle.

Il Ciambellano                 - Ho chiamato il Gran Profeta, maestà.

Il Re                                - Se interpreterà giustamente lo scritto, porrò intorno al suo collo un collare di turchesi con opale delle mie miniere.

Il Ciambellano                 - Non fallirà. E’ un interprete acu­tissimo.

Il Re                                - E se invece si coprirà anche lui con un man­tello nero e andrà via mormorando, senza parlare, len­tamente, col capo chinato, finché la nostra paura si esten­derà alle sentinelle, e le farà gridare dal terrore?

Il Ciambellano                 - Non esiste nessuna maledizione; è stato qualche ozioso scribacchino che ha scritto le sue insolenze sulla porta di ferro, sprecando la sua verga d'oro.

Il Re                                - Non è per me che temo la maledizione, non è per me ; ma io ereditai una terra rocciosa, arida e ven­tosa, e la resi fertile fino alla prosperità attraverso anni di pace, ed estesi i suoi confini attraverso anni di guerra; il mio popolo è 'felice, ed ecco, le stelle sono adirate!

Il Ciambellano                 - Non sono le stelle, non sono le stelle, maestà, perché i profeti non hanno saputo inter­pretarle. Non è stato altro che un ozioso che ha spre­cato il suo oro. (Nel frattempo entra il Gran Profeta delle stelle che guardano su Zericon).

Il Re                                - Gran Profeta delle stelle che guardano su Zericon, vorrei che interpretassi la poesia scritta su quella porta.

Il Gran Profeta                - (va alla porta e legge) Viene dalle

stelle.

Il Re                                - Interpretala, e avrai grandi turchesi con opali dalle miniere delle montagne ghiacciate.

Il Gran Profeta                - (si avvolge anch'egli come gli altri in un gran mantello nero) Chi può vestire la porpora in un Paese se non il Re, e chi si leva contro il cielo, se non colui che ha turbato le stelle, trascurando la loro an­tica devozione? Quest'uomo è andato sempre più in alto, crescendo in ricchezza e in potenza, costui è salito al disopra delle corone di coloro che lo precedettero, e costui le stelle maledicono, le divine stelle. (Pausa).

Il Re                                - Chi è stato a scrivere?

Il Gran Profeta                - E' oro puro. Qualche dio l'ha scritto.

Il Ciambellano                 - Qualche dio?

Il Gran Profeta                - Qualche dio che vive tra le stelle immortali.

La prima Sentinella         - (a parte, alla seconda sentinella) L'altra notte vidi una stella fiammeggiante andare ver­so oriente.

Il Re                                - E' un avvertimento o una maledizione?

Il Gran Profeta                - Le stelle hanno parlato.

Il Re                                - Allora, è una maledizione?

Il Gran Profeta                - Le stelle non fanno; mai delle beffe.

Il Re                                - Sono stato un grande Re. Lasciate Che si dica di me : « Le stelle lo rovesciarono, e mandarono un dio per la sua maledizione ». Perché io non ho mai in­contrato un mio pari tra i re, sì che nessun uomo avrebbe potuto mai rovesciarmi.

Il Gran Profeta                - E' meglio essere umili dinanzi agli dei che orgogliosi di fronte al nemico.

Il Re                                - Che le stelle mi ascoltino ancora., ed io sa­crificherò un ragazzo ad esse: una bambina alle stelle che brillano ed un ragazzo a quelle che non splendono, alle stelle dagli occhi fissi. (Alle spie) Portate un ragazzo e una bambina per il sacrificio. (Una spia esce da destra, guardando le impronte) Accetterai questo sacrificio al dio che le stelle hanno mandato? Si dice che gli dei amino i 'bambini.

Il Gran Profeta                - Non posso rifiutare nessun sacri­ficio alle stelle ne agli dei che esse mandano. (Agli altri profeti) Preparate i coltelli per il sacrificio. (I pro­feti estraggono i coltelli e li affilano).

Il Re                                - Conviene che il sacrificio abbia luogo dinanzi alla porta di ferro dove il dio mandato dalle stelle ha sostato, oppure deve compiersi nel tempio? (Da destra, fuori scena, si ode M fischio simile a quello del gufo. L'altra spia esce correndo verso di esso) Sarà sufficiente questo sacrificio a scongiurare la maledizione?

Il Gran Profeta                - Non so.

Il Re                                - Io temo che nonostante questo la maledi­zione si abbatterà ugualmente.

 Il Gran Profeta               - Sarebbe stato saggio sacrificare qualche cosa di più grande.

Il Re                                - Che cosa può offrire di più, un uomo?

ili Gran Profeta                - Il suo orgoglio.

Il Re                                - Quale orgoglio?

 Il Gran Profeta               - Il tuo orgoglio che è andato con­tro il cielo e ha turbato le stelle.

Il Re                                - Come potrò sacrificare il mio orgoglio alle stelle?

Il Gran Profeta                - Che? sopra il tuo orgoglio che la maledizione cadrà, e porterà via la tua corona e distrug­gerà il tuo regno.

Il Re                                - Io sacrificherò la mia corona e regnerò tra di voi senza di essa, così potrò salvare il mio regno.

Il Gran Profeta                - Se sacrificherai la tua corona che è il tuo orgoglio, e se le stelle l'accetteranno, forse il dio che esse hanno mandato potrà cancellare la maledi­zione e tu potrai ancora regnare nel tuo regno, benché umiliato e senza corona.

Il Re                                - Devo bruciare la mia corona insieme con incenso o gettarla nel mare?

Il Gran Profeta                - Lasciala appesa qui, alla porta di ferro dove è venuto il dio che ha scritto con l'oro la maledizione. Quando egli verrà di nuovo nella notte per abbattere la città o per introdurre un nemico attraverso la porta di ferro, vedrà il tuo orgoglio abbandonato e forse l'accetterà e porterà la corona alle stelle trascu­rate.

Il Re                                - (al ciambellano) Richiamate le mie spie e dite che non farò più il sacrificio. (// ciambellano esce da destra. Il Re si toglie la corona) Addio, mia       - (fragile gloria; i re ti hanno cercato, le stelle ti hanno invidiato. (La scena si oscura).

Il Gran Profeta                - Il sole che nega le stelle è tramon­tato, ed è Unito il giorno, nelle cui ore gli dei non si allontanano. E’ quasi il tempo in cui gli spiriti e tutte le cose invisibili errano per la terra, e i volti celati delle stelle si rivelano ai campi. Poggia la tua corona e andiamo via.

Il Re                                - (depone la corona dinanzi alla porta di ferro; poi, alle sentinelle) Andate! E che nessun uomo si avvicini alla porta durante la notte.

Le Sentinelle                   - (inginocchiandosi) Sì, maestà. (Ri­mangono inginocchiate finche il Re è andato via. Il Re e il Gran Profeta si allontanano).

Il Gran Profeta                - Era il tuo orgoglio. Fa che lo si dimentichi. Possano le stelle accettarlo. (Escono da si­nistra. Le sentinelle si alzano).

La prima Sentinella         - Le stelle lo hanno invidiato!

La seconda Sentinella     - E' una corona antica. La portava bene.

La prima Sentinella         - Possano le stelle accettarla.

La seconda Sentinella     - Se non l'accetteranno, quale maledizione si abbatterà su di lui?

La prima Sentinella         - Improvvisamente sarà come se non fosse mai esistita una città di Zericon, né due sen­tinelle come tu ed io fossero mai state dinanzi alla porta.

La seconda Sentinella     - Oh! E tu, come lo sai?

La prima Sentinella         - Così hanno agito sempre gli dei.

La seconda Sentinella     - Ma non è giusto!

La prima Sentinella         - Come potrebbero fare gli dei a saperlo?

La seconda Sentinella     - Succederà stanotte?

La prima Sentinella         - Andiamo! Dobbiamo vigilare il palazzo. (Escono da destra. La scena diventa sempre più scura. Il ciambellano rientra da destra, attraversa la scena ed esce da sinistra. Le spie rientrano da de­stra, attraversano anch'esse la scena, che è ora quasi buia).

Il Ragazzo                       - (entra da destra, vestito di bianco, con le mani un po' tese, dicendo supplichevole) Porta del Re, porta del Re, voglio il mio pic­colo cerchio! (Si avvicina alla porta. Quando vede la corona del Re, man­da un soddisfatto) Oooih! (La prende, la poggia in terra e, spingendola avanti a se con lo scettro, alla ma­niera di un cerchio, esce da dove è entrato. La grande porta si apre; c'è luce all’interno; una spia scivola fuo­ri furtivamente e vede che la corona non c'è più. Un'altra spia lo raggiun­ge. Le loro teste chine si avvicinano).

La prima Spia                  - (in un fioco sus­surro) Gli dei sono venuti! (Cor­rono indietro attraverso la porta, che richiudono. Poi essa si apre di nuovo ed escono il Re e il ciambellano).

Il Re                                - Le stelle sono placate.

FINE