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Orazio Mercuri è nato il 4 luglio 1958 a Bassiano, piccolo borgo medievale sito nei Monti Lepini in provincia di Latina, opera in campo teatrale dalla metà degli anni ‟70, perfezionando negli anni quello che già da tempo sembra essere per lui una vera e propria vocazione, riscuotendo consensi nei panni di attore, regista ed autore, maturando così un‟esperienza che lo indirizza progressivamente verso un percorso creativo, e non coatto, grazie soprattutto anche alla sua appassionata ricerca interiore che lo ha visto in contatto con svariate tradizioni spirituali.
La sua originalità espressiva è apprezzata in varie occasioni e luoghi, dapprima nell‟ambito dei monti Lepini, e poi a Latina, Roma, Napoli, ed anche all‟estero, in Francia con fertili collaborazioni, gemellaggi e stage vari.
Nella “La Mel en Conì – Voilà” centra, con una satira acuta ed intelligente, temi spinosi del tessuto sociale, spingendo con eleganza e senza forzature lo spettatore verso una riflessione attenta e profonda in un brioso contesto di musiche e recitazione che spaziano dall‟avanspettacolo al “bistrot”.
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Lo spettatore sorride, ma nel contempo è colpito dal provocatorio messaggio degli attori che, come sospesi in un “non tempo”, si rivelano in tutta la loro umanità e sono pronti a “resuscitare” pur di far sentire l‟eco di protesta contro le bassezze di una società fondata sulla logica del profitto e della guerra che annienta sentimenti, valori e dignità umana. Nell‟amara consapevolezza dell‟impotenza del singolo di fronte all‟appiattimento dilagante emerge il ricorso all‟ironia come strumento di denuncia e rifiuto
nel riscatto di una coscienza collettiva che risvegliandosi dal torpore può comprendere e tentare di recuperare il valore dell‟uomo in ciò che realmente lo rende tale.
Miriam Duse
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PERSONAGGI
Petrollio
Giovanni
Antoinette
Cantante
Padre
Figlio
Karl
Valentine
Antoinette da giovane
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Giovanni da giovane
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I° ATTO
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(Mentre va il brano musicale “La mel en conì” si apre il sipario. I due vecchietti entrano frettolosamente.)
A.) Ma, Giovanni, ti sembra normale uscire di casa per andarsene in un cimitero a disturbare i morti!
G.) Non disturbiamo nessuno, stai pur tranquilla mia chere Antoinette. Anzi è un modo per onorarli i morti. Quello di rivolgersi ancora a loro per chiedere lumi, per chiedere aiuto.
A.) A me certe idee come questa: andare a “svegliare” chi riposa in pace non mi vengono! E io che ti seguo sempre, in ogni tua pazzia! (con rassegnazione)…E il bello che alla fine mi trovo coinvolta quasi più di te (sorridendo tra se)!
G.) Perché, anche se ti ci vuole un po‟ di tempo, alla fine capisci che io faccio le mie “pazzie” perché non penso solo per me.
A.) Si sii, Tu sei un altruista, un rivoluzionario!
G.) No, semplicemente uno che, nonostante l‟età, o se preferisci, nonostante che sia “vecchio”, ancora non rinuncia a cercare il senso della vita.
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A.) E“il senso della vita”tu lo vieni a cercare in un cimitero, tra i morti?
G.) Lo cerco ovunque.
A.) (Affettuosa) Non riesci ancora a trovare la pace. Sei un irrequieto caro il mio piccolo cheri!
G.) Giungendo a ridosso della tomba legge:
QUI GIACE
CHI PIU' NON GIACE
MA SE QUI GIACIO'
QUALCUN CE LO
PORTO'
A.) Quì giace chi più non giace, ma se qui giaciò qualcun ce lo portò!
G.) Ogni tanto qualcosa di sensato ancora si trova scritto in giro.
A.) Per fortuna. Almeno c'è ancora qualche speranza per non disperare.
G.) Tu poi, la disperazione ce l'hai sempre a portata di mano. Come la borsa della spesa.
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A.) La sportaaa! (Con insofferenza) La sporta si chiama! Visto che sei sempre così puntuale.
G.) Certo, la sporta. La sporta che sta dietro la porta e che serve per fare la spesa ma che sempre lì resta appesa, appesa dietro la porta, povera sporta che nessuno se la porta, finché qualcuno non chiude e richiude la porta e se la mette dentro la sporta che lì dietro era appesa ed esce per fare la spesa.
A.) (Stizzita) Uuh! Come sei spiritoso! Ormai penso che quel pò di "incoscienza" che basta l'avrò acquisita anche io dopo anni che siamo vissuti insieme.
G.) Sei diventata un pò italiana allora. Ti sei scrollata di dosso quella melanconia francese che in te era, veramente, un pò eccessiva.
A.) Tu però hai acquisito un pò di quella melanconia, come la definisci tu, e un pò più di capacità di stare con i piedi per terra e non sempre con la testa fra le nuvole e fare il perenne sognatore. La tua Gloria! La Gloire!
G.) Oooh, non ricominciamo con queste storie!
A.) Va bene! Evitiamo di beccarci. (Affettuosi. – Parte in sottofondo il brano musicale “LA mel en conì”) Anche questa vita è quasigiunta al termine lasciamo andare le solite cosettine.
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G.) (Sognanti) Però, devo dire, che quelle atmosfere che abbiamo vissuto sono state davvero notevoli. Solo se ripenso a quei viaggetti in Germania, quegli odori nelle birrerie…
A.) quell'umorismo acuto di Karl Valentine e dei suoi amici…
G.) e poi la tua Francia! Quell'atmosfere magiche dei bistrot, quelle canzoni così romantiche! Beh! Ora penso che sia proprio giunto il momento di comunicare quello che sta accadendo pure a chi già s'è fatto qualche viaggetto di andata e ritorno (musica va a svanire).
A.) Si. Conviene avvisarli e magari farci dare una mano a metterci mano.
G.) E una bocca per metterci bocca.
A.) Non fare lo spiritoso come al tuo solito!
G.) Va bene va bene. Bussa se devi bussare.
A.) Si, e canta se devi cantare. (Incredula) Ma che modi hai!? Io non so!
G.) cantando
Non so
non so
non so non so non so
non so
non so
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non so non so non so
non so
non so
quel che non sai io non lo so
non so
non so
quel che non sai io non lo so
quel che non sai
io proprio non lo so!
A.) Aaaah questa sera! Non riesci a fare una cosa seria, ma è possibile!? Non perdi occasione per prendermi in giro. Ti seppelliscono e ancora non ti togli questo vizio.
G.) Bando alle ciance. Bussa!
A.) Va bene. (Bussa alla tomba dalla quale risponderà Petrollio)
P.) Chi è!?
G.) Siamo i soliti.
P.) I soliti chi!?
A.) Noi!
P.) Noi chi?
G.) Noi.... noi
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P.) Aaa, vabbè! Ecché volete?
A.) Non l'avete sentito il botto?
P.) Embè!
G.) Guardate che quelli, quelli, quelli…
P.) Qualcuni.
A.) Eé, sono capaci di prendersela pure con i morti!
P.) Li mor...
G.) Oh, ma che ti bestemmi da solo!?
P.) C'ha ragione Ma tu guarda un pò! Ooo, 'namo che qua prima li botti, mo li rintocchi, tanto vale arzasse!
G.) Ecco bravi. Anzi visto che ti stai alzando, vai a chiamare anche i colleghi tuoi.
P.) Quali?
A.) Quelli dell'area Euro.
P.) Oh cost'euro. Apparecchiate và che fra poco arrivamo. Anche si ci'avemo l'ossa un pò anchilosate.
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G.) Non vi preoccupate, basta qualche piccolo ricordo di quelle atmosfere così intense.
P.) Va bene. Intanto se sgranchimo un pò l'ossa. Però nun pò esse che ogni vorta che succede quarcosa ce venite sempre a chiamà pe poi continuà a fà come ve pare. Dateve na regolata, na vorta pe tutte!
A.) Va bene. Ma sbrigatevi però!
P.) Oh, e ce darete tempo de ridasse 'na pittata! Eh, e che sta scappà er foco!?
G.) Quello è già scappato.
P.) Lo sapemo lo sapemo. Arrivamo. Musica maé!
(Parte una marcia funebre)
P.) Ooooh, a maé, ma li mor...
M.) Che c'è!?
P.) Ma che ce voi risotterà prima che rivenimo fori!?
M.) Ecché ne sò
P.) Ecché ne so, ecchennesò!? Tu nun sai mai niente! Ma fà 'na musichetta de quelle... de quelle che piacciono a me, insomma, nun certo 'na marcia funebre!
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G.) Maestro, non farli arrabbiare che questi sono capaci di farsi rivenire un infarto.
M.) Se vaaai! Ho capito va! Pronti? Un due tre...(parte la “Chanson”)
G.) Benissimo, sono proprio contento. Andiamo, sediamoci e godiamoci lo spettacolo.
(I vecchietti vanno a sedersi. Dall’angolo cimitero escono i ballerini accompagnati dal brano con effetti spettrali)
(Recitato dai ballerini)
P.) Arieccoci (gli altri gli fanno eco)
I°b) siamo tornati
II°b) per farvi rivivere
quelle atmosfere mai
mai dimenticate
III°) sempre sopite
I°b) sempre amate
II°b) sempre ambite
P.)Atmosfere da bal-tabarin
I°b) atmosfere da cafè
II°b) cafè chantant
III°b) cafè roman
P.) cafè cafè (eco)
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P.) Atmosfere romantiche
atmosfere semantiche
atmosfere di un attimo
dove un gesto è più di un che
atmosfere del
Cabaret!
(Parte un primo brano che verrà danzato dai ballerini. Al termine parte un secondo brano con effetti che accompagna i ballerini fuori scena mentre Petrollio appare uscendo dalla zona cimitero. Mentre parla si veste)
Ecchime
So Petrollio
La scusa de tutto st‟imbrollio
Se appaio e scompaio
Nun è certo pe dà cordollio
Se è de notte che me se vede
Bhè, è perché de giorno
Ce temo l‟imbrollio
A me
me basta aprì bocca che tutti me dicono
che già ciò parlato troppo.
Ecché volete chi capisce capisce
e come apro bocca m'han già capito tutti.
Che c'avran capito nun lo so
perché spesso
io sono distratto e annoiato.
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Ah si, de dirvelo l'avevo dimenticato
perché io sono un dimentico
veramente autentico
con un sonno arretrato
da defenirsi modello
io
dell'annoiato
e così io sbadiglio
sbadiglio sbadiglio
e quarche vorta ce pure piglio
e me dicheno
pensate
Bravo!
Stavorta c‟hai proprio azzeccato
Questo c'ha proprio annoiato!
E allora contento
io sbadiglio sbadiglio sbadiglio
solo che c'è un piccolo particolare
che per sbadigliare
la bocca per forza debbo spalancare
e allora ecco
che tutti me dicheno
Zitto
Che già c‟hai parlato troppo
E noi già c‟avemo capito
Tutto.
Che c'han capito nun lo so.
Macché volete
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chi capisce capisce
e chi capisce
capisce.
Capite?
'Na cosa solo me chiedo
Ma questi che capischeno tutto ar volo
ce capiranno quarcosa
de quello che dicheno loro?
Uaaaa che sonno
sbadiglio sbadiglio
a, scusate io ciò aperto la bocca
e voi già c'avete capito tutto
vero?
Ma mo, me tocca proprio svejamme.
pe corpa de quelli
qualcuni
che c'hanno appiccato le fiamme
e che te c'hanno fatto scappà er foco
e a quanto pare nun certo pe poco.
Che pe poco
Co quer botto
Me ce faceveno cascà
E ve lo immaginate
Che ber casca morto?
Roba da fattela sotto!
Sono un tipo scanzonato
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sono un dimentico
autentico
romantico
e me rinfranco solo
cor cantico.
(Cantato con fare scanzonato. I ballerini che erano andati a sedersi nella zona bistrot si alzano e danzano la Chanson).
Chanson
chanson
chanson du moment
chanson du jour chanson
chanson d'amour
Io vi canto la mia chanson
chanson
che dell'attimo
è l'esaltation
Chanson effimera
Chanson del nulla
Chanson che nulla è
Chanson
chanson
chanson du moment
chanson du jour chanson
chanson d'amour
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E‟ un lieve segno sul tuo viso
ècapace di far sorgere sorgere un sorriso
Chanson
chanson
chanson du moment
chanson du jour chanson
chanson d'amour
Or che nulla più son io canto al vent
che ad ognun si volge
e narra il mio canto
Nulla somiglia dopo un istante
morir non può
la mia chanson
|: Chanson, chanson
chanson du moment
chanson du jour
chanson d'amour
Io vi canto la mia chanson
che dell'attimo
è l'esaltation
(Recitato)
P.) Aaaa, a noi c'ha svejato la guera.
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A.) Se du persone se beccheno, là ce sta un diavolo.
G.) Eh no! Ce ne stanno due!
P.) E se er capoccia loro jé ordina de stasse boni e de fa la pace, allora si che c‟è da preoccupasse!
Aaaa, a noi c'ha svejato la guera.
Tutti insieme) Aaaa la guera, la guera.
P.) Stavamo tanto bene a dormì, a riposà in pace, 'nevece, dice. Abbiamo sentito un botto! Ma un botto!
BBUUU….e poi.,SCHHHHH (gesto dello sgretolarsi)
BBUUU...... SCHHHH
E poi sentimo BIN, BIN, BINBINBINBINBIN. B I N.
Ecche volete, ce semo svejati!
Se guardamo, se vissionamo se focalissamo, e se dissemo, sempre per mantenere vive le du ESSE, macchissò sti mocciosetti che stanno a sparà sti mortaretti li mor..., autocensura, questi non li posso nominà.
Bin, Bin, Bin......., altro che mortaretti, questo era il preludio al
BBUUU.....(gesto)SCHHH......
Un mio coinquilino me dice:
(Voce fuori campo)
Aoh, guarda che vonno a te!
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P.) A me!?
(Voce fuori campo)
A te, a te. Je piace er colore che te fai scivolà addosso. E poi je piace er nome che c'hai.
P.) Macche stai a dì? macche colore, che nome!? Sò vestito co 'n cappelo nero, 'na giacca nera, pantaloni neri, scarpe nere. Che c'è dde strano. E poi che nome e nome. Me chiamo solo PETROLLIO, PETROLLIO. So nero, so d‟oro so amato so ambito so cercato e rendo allegro chi m‟ha trovato! So Petrollio, Petrollio, PETROLL...
macché stà di, macché sta dì.
Macché vorresti dà la corpa a me de tutto sto mascello che ce sta in giro! Ao! Nun te ce provà che sinnò te tiro er collo e te lo faccio diventà lungo come quello de n‟oca!
(Voce fuori campo)
HEIL!
P.) Oh, e mica te lo tirato, eh! Ho detto SE, ecc. ecc.te tiro ecc. ecc. e te lo faccio ecc. ecc. “come quello DE N‟OCA!”
(Voce fuori campo)
HEIL
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(P. si spaventa) Se vabbè ho capito va. Cambiamo registro.Comunque na cosa è certa, e cioè che pe mme nun se danno certo tutte ste botte. Nzu. Ma chi ce crede! E che botte poi! Botte da orbi! Mbè è pure vero che a certe altezze è facile essere un pò orbi. Che vogliamo, non è così semplice vedecce bene. Oddio, è pure vero che loro c'hanno.... come se chiamano... le… come se chiamano le cose
là leee..
A.) Le bombe INTELLIGENTI!
P.) Si, le BOMBE IMNTELLIGENTI, e già! E siccome quelle sono INTELLIGENTI, non se sbajeno MAI! Però, come semo abituati a dì, se è vero come è vero che queste bombe sò così INTELLIGENTI e non se sbajeno mai, allora, dico, allora so proprio STRONZE! Eh sì, visto che ce sò venuti a trovà tuti sti poveracci! Aaaa, a noi c'ha svejato la guera!
Si la guera, la guera quella co 'na ere sola. No perché ancora non se sa si se sooo, non se sa si se so quelli qualcuni, dico, non se sa si se so, quelli qualcuni, tutti convinti a chiamalla GUERRA. No, perché in fondo pare, disce, disce, pare… che in fondo è solo „na retata. Si pe acchiappà qualche birbante che ancora, nonostante so passati qualche migliora d‟anni, pare, disce,disce, pare…che ancora fosse o stesse ostesse (sospira) che stresse comunque, fosse ancora „n giro. Si, infondo è „na retata. E per fortuna che de T ce ne stanno solo due, perché se ce n'erano sette o otto era 'na retatatatatata. 'Na GUERRA! Ma de quelleee…
Però, All'anima della retata! Nel giro de poco tra poco pe poco de spazio ce n‟è rimasto proprio poco. NUN CE S‟ ENTRA PIU‟! Stavamo tanto bene a riposà in pasce, invesce, disce, fesce....
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CHANSON
(Petrollio mentre canta va a sedersi. Parte il brano con effetti spettrali.)
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PADRE E FIGLIO DISCUTONO DELLA GUERRA*1
di Karl Valentine
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Padre e figlio entrano in scena mentre giocano alla guerra con soldatini, aereoplanini, carri armati ecc. Il Padre, entra con un aereoplanino imitando il suono del motore.
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Papà, è vero che la guerra è pericolosa?
Certo, è la cosa più pericolosa che ci sia!
E allora perché fanno sempre la guerra, se è così
pericolosa?
Mah! Tutti dicono che finché ci saranno uomini ci
saranno guerre.
E' vero, papà che quando un re o un imperatore
offendono un re o un imperatore di un altro paese
scoppia la guerra?
Piano, piano, non è mica così semplice.Prima ci
vuole il parere dei ministri della guerra e del
consiglio di guerra.
Allora se il ministro della guerra vuole la guerra, la
guerra scoppia?
No, prima viene convocato il Reichstag e poi i partiti
decidono per la pace o per la guerra.
Partiti? Per andar dove?
Stupidone! I partiti politici, che vengono eletti dal
popolo!
Allora lo chiedono anche al popolo se vuole la guerra
o no?
No, non lo chiedono al popolo, il popolo sono i
partiti, perché come farebbe a starci un popolo di
sessanta milioni nel palazzo del Reichstag? Per
questo il popolo ci ha i suoi rappresentanti.
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Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Anche il padre di Hammerle Maxe è un
rappresentante!
Cretino! Quello è rappresentante di una marca di
sigarette.
E a te non te le da le sigarette?
Ma no! In tempo di guerra non servono i
rappresentanti perché i prodotti sono scarsi.
Di' un po‟ papà, lo chiedono anche ai soldati se
vogliono la guerra?
Ma no, figurati se lo chiedono ai soldati! Loro hanno
l'obbligo di andare in guerra appena la si dichiara.
Solo ai volontari lo chiedono.
Anche i volontari devono sparare in guerra?
No, un volontario non è obbligato a sparare, un
volontario spara semplicemente perché in guerra si
deve sparare.
E allora devono sparare si!
Ma solo volontariamente!
Papà è vero che i fucili, i cannoni, le bombe e tutto
quello che serve per la guerra lo fa fare l'imperatore?
Naturalmente.
E costa un sacco di soldi, vero, papà?
Certo che costa un sacco di soldi, costa molti molti
miliardi.
Però l'imperatore li può pagare tranquillamente
perché è ricco.
Certo che è ricco, è l'uomo più ricco del paese!
E come ha fatto l'imperatore a diventare così ricco?
Perché c'è il popolo. Per tutte le tasse che ha pagato il
popolo.
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Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Ma non è mica ricco il popolo dell'imperatore!
No, non è ricco, ma quello che conta è la massa. Se
per esempio ciascuno dei sessanta milioni di
individui paga anche un solo marco di tasse all'anno,
ecco che son già sessanta milioni di marchi.
Allora i sessanta milioni sono dell'imperatore?
No, sono dello stato, e lo Stato ne dà un po‟ anche
all'imperatore, ma tutt'al più qualche milione,
insomma tanto da poter vivere bene lui e la sua
famiglia.
Qualche milione? Ma tu, papà, che fai l'operaio, non
guadagni così tanto, vero?
E no, io in un anno non arrivo neanche a duemila
marchi.
Però quando facevi l'operaio nelle industrie belliche
guadagnavi di più, eh?
Si, ma solo in tempo di guerra.
Ma allora per il guadagno non andava tanto male la
guerra?
Bè, insomma…però…
Però cosa?
Tutto sommato sarebbe meglio guadagnare meno e
vivere in pace.
Si, papà, ma se tu e gli altri operai non lavoraste mai
nelle industrie belliche non ci sarebbero armi, e allora
ci sarebbe sempre la pace, perché senza armi la
guerra non la si può fare.
Si, si hai ragione, ma allora gli operai di tutto il
mondo dovrebbero essere della stessa idea.
E perché non lo sono?
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Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Eh, bambino mio, tu sei ancora troppo giovane e
anche se te lo spiegassi non capiresti…Vedi, gli
operai sono truffati dai capitalisti.
Come truffati? Cosa significa?
Significa che si crea artificiosamente una
disoccupazione e dopo qualche anno, quando la
disoccupazione ha raggiunto il culmine, la guerra è
già vicina.
E allora cosa succede?
Allora si cercano di nuovo gli operai.
E gli operai saranno contenti di trovare ancora
lavoro.
Si, allora molti milioni di operai lavorano di nuovo
nelle fabbriche e fanno i pezzi per cinque milioni di
macchine da cucire.
Macchine da cucire? A cosa servono in guerra le
macchine da cucire?
E' quello che si dà da bere agli operai. In realtà non
fabbricano altro che mitragliatrici.
E gli operai ci credono? Com'è possibile con quelle
enormi canne di cannone?
Fanno credere agli operai che siano tutti cannocchiali
per gli osservatorii.
Ma dai, papà, nessun operaio può bere una balla del
genere!
Certo, è assurdo, ma le canne da cannone ci sono,
dunque gli operai le hanno pur costruite!
E tu l'hai bevuta?
Eh eh, io l'ho capito subito che sarebbero diventate
armi per la guerra!
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Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
E allora perché non hai scioperato?
Ma non posso mica scioperare da solo! Semmai
dovrebbero entrare in sciopero gli operai di tutto il
mondo e non dovrebbero più costruire armi, così si
che la si farebbe finita con queste dannate guerre.
E perché gli operai non scioperano?
Ragazzo mio, quante sciocchezze dici! Se io, dopo la
grande disoccupazione, non avessi lavorato nelle
industrie belliche, noi, io la mamma e tu, saremmo
morti di fame, e come noi anche tutti gli altri operai.
E va bene, hai lavorato, però anche oggi sembra che
siamo lì lì per morire di fame.
Via, non siamo mica a questo punto!
Ma se venisse un'altra guerra, tu lavoreresti di nuovo
nelle industrie belliche?
Cosa vuoi che ti dica, se ci turlupineranno ancora
tutto andrà di nuovo come nell'ultima guerra.
Ma papà, se le cose stanno come dici tu, non ci sarà
mai pace per sempre al mondo!
Mai. E infatti la gente dice: finchè ci saranno uomini,
ci saranno guerre.
Uomini? No, papà, in questo caso si dovrebbe dire:
finchè ci saranno operai, ci saranno guerre.
No, bisogna dire: finchè ci saranno simili truffatori
che continuano a imbrogliare gli operai, ci saranno
sempre guerre.
Allora la guerra c'è perché c'imbrogliano?
Si, è così, e quest'imbroglio lo chiamano capitalismo
internazionale.
Ma non lo si può eliminare?
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Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
Figlio
Padre
No! O solo con le bombe atomiche, che distruggono
tutto il mondo!
Già, papà, ma il punto debole è proprio questo: alla
fin fine chi è che le fa quelle bombe atomiche?
Sempre gli operai, naturalmente!
Ma se gli operai di tutto il mondo fossero d'accordo
ci sarebbe ancora lo stesso la guerra?
No, in questo caso non più; ci sarebbe per sempre la
pace.
Ma non si metteranno mai d'accordo, vero?
Mai!
(Parte il brano con effetti e sfuma verso il buio)
33
Entra la cantante che canta
LILI' MARLENE
Al termine della canzone esce di scena. Le luci si dirigono
gradualmente verso Petrollio)
34
P.) Aaaah la guera, la guera!
Ma chi c'avrà dato foco a stà miccia?
CI Avete riflettuto? Mah!
CI Avete pensato? Mah!
CI Avete telefonato? Mah!
Bin, Bin.......
E a noi CI A svegliato la guera!
Chi c'avrà dato foco, e perché poi!?
Pare, disce, disce è! Pe carità! Disce che quarcuno appena dopo er botto abbia sentito dì
(Voce fuori campo)
35
Aò dai che mo finimo de rimbambilli e se pure attrippamo!
P.) Buuu...schhh...
In fondo, li poveracci già se stavano a morì de fame da soli, ma proprio da soli è, senza che nessuno se sforzasse. Addirittura sò pure, come se dice, utili al sistema. Volendo te li poi godé pure pe televisione mentre te sgranocchi du noccioline e te ce bevi quarcosa accanto. Pensate, sò utili pure a li regazzi che studieno.
(Voce fuori campo)
Aa maaa, portame qualcosa da magnà che io nun me posso move. Stò a vede un servizio su quelli che morono de fame. Domani c'ho er compito in classe.
P.) Vedete l'interesse! L'intelligenza! Il dibattere per solidarietà! Bin, Bin......stà cavolo de miccia! BBUUU.....SCHHH....Ma chi
c'avrà dato foco dico io? E perchè poi? GUERA - PRE GUERA - POST, POST. - POST? - MA!
Battere e dibattere anche da soli ma per solidarietà. Il dibattere, la solidarietà. Sempre e comunque. E' commovente! Commovente! Quelli che ti commuovono di più sono quelli, quelli...., quelli
qualcuni che poverini possono intervenire solo POST. Al POST. Generosi, volenterosi, premurosi, poco numerosi, ma sicuramente ambiziosi. Ingegnosi, puntigliosi, ossequiosi, studiosi! Per solidarietà!
Studiano con attenzione il tempo per l'intervento e preferiscono... il POST. Quando ti serve qualcosa loro, quei qualcuni, te lo collocano nel POST. Aaa che servizio!
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E' commovente l'interesse da parte di...qualcuni. Di quelli qualcuni
che non sopportano le ingiustizie e che te farebbero scoppià na
guera se je dovesse capità de vedè n'ingiustizia! 'Na guera. Co na ere
però.
Perchéprimacidevonopensarebene.
(parte il brano musicale)
Al-massimo-quelli-che-non-sopportano-le-ingiustizie
quelli-che-non-possono-vedere-i-loro-consimili-litigare
quelli-che-non-possono-vedere-le-persone-vivere-di-stenti
quelli-quelli-quelli-insomma
quelli-qualcuni
al-massimo-ti-fanno-una-retata! TATATATATATA.
Bin, Busch, Bin Bin Busch TA TATTA TATTATTATATATTATA *2 Io sono docile, son rispettoso
Son obbediente, dolce e amoroso
Mi lascio reggere mi fò guidar, mi fò guidar mi fò guidar.
Ma se mi toccano
Dov‟è il debole
Sarò una vipera
Sarò una vipera
E cento trappole
Prima di cedere
Farò giocar.
Ma se mi toccano
Dov‟è il debole
Sarò una vipera
Sarò una vipera
E cento trappole
2 * da “L’aria di Rosina”
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Prima di cedere
Farò giocar.
Farò giocar.
E cento trappole
Prima di cedere
Farò giocar.
Farò giocar.
E cento trappole
Prima di cedere
Farò giocar.
Farò giocar.
E cento trappole
Prima di cedere
Farò giocar.
Farò giocar.
Bin Bin Bin...... BBUUU...SCHHHH.
SSSSSAAAA DDDAMMMM
So Petrollio!
BUIO. Brano con effetti.
(Parte il brano “La mel en conì” mentre si apre il sipario)
A.) Mmmmh! Certo che se questo lo toccano nel punto debole pare che si arrabbi.
G.) Però, a quanto pare, sà sorridere anche sulle situazioni meno belle.
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A.) Già, ma come si dice: “Il riso abbonda sulla bocca degli stolti”.
G.) Vero. Hai proprio ragione. Non per niente si dice: “Gente allegra Dio l‟aiuta”. Eh, mia piccola cherì…
A.) Si, si, godiamoci lo spettacolo và...
G.) Ecco si godiamoci lo spettacolo visto che un primo giretto lo abbiamo fatto.
A.) E‟ vero, un bel giretto! Anche se solo con la fantasia.
G.) Alla nostra età non pretenderai ancora di andare a zonzo, magari usando anche mezzi affollati. Non ti reggi più in piedi ormai, èh! E poi con questo macello che c'è in giro chi si fida!
A.) Hai proprio ragione. Qualche altro anno che c'è rimasto da vivere cerchiamo di vivercelo in santa pace. Se possibile.
G.) Se possibile. Comunque, perché non andiamo a bussare alla porta di qualcun'altro?
A.) Si si. Andiamo a disturbare qualcuno.
G.) Andiamo.
P. entra furtivamente coperto da un lenzuolo bianco a mò di fantasma)
BBU.... SCHHH
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(I ballerini si spaventano ed escono di scena. P. si toglie il lenzuolo e comincia ad indossarlo a mò di tunica da imperatore.)
Non fate rumore, qui ci sono bambini che stanno ancora svegli! Non sanno più cosa fare per farli addormentare, per "liberarli" da questa terribile insonnia, da questa immensa sofferenza. Non sanno più cosa fare. Sono preoccupati per questi bambini.
Non riescono a sopportare la sola idea che qualcuno resti sveglio!
Ci soffre! Allora sono disposti a tutto.
Si organizzano per tutto.
Si ingegnano su tutto.
Si inventano di tutto.
Si inventano di tutto.
Si inventano di tutto.
P. indossa la corona d’alloro)
Popolo, popolino, popolacchio, popolone mio, ioioio io ti amo, io ti adoro, io ti bramo!
G.) Bravo, bravo.
P.) Grazie, grazie. Dicevo, ti sbrano.
G.) No, ti bramo.
P.) Che popolo attento, che popolo puntiglioso, che popolino… sottile… che ciò! Eppure quarcosa da magnà io glie lascio, io glie
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lancio. Io glie dò. Ar popolo! E ancora è così sottile. Quasi quasi, mo m‟arrabbio!
N.) Come è simpatico, come parla bene.
G.) Bravo.
P.) Grazie!
P.) Che popolo amoroso che ciò, glie basta „no sguardo, „na parola, „na filastrocca e a chi tocca, tocca.
N.) Si, dilla.
P.) Subbito. “Sesterzo cò quer fiorino me ritrovo da „na lira sonato e penn‟euro co li matti internato”.
N. estasiata) Bravo bravo!
P.) Grazie grazie! Popolino mio, nun te preoccupà che a li sordi tua ce penso io, l‟imperatore tuo, er papà tuo. Lamentete pure che io sto qua sempre accanto a te pe ascortatte. Mai te lasso solo. G.) Bravo.
P.) Grazie. Lamentete pure popolino mio. La mentete, la vora, ecco, la vora piuttosto, che a spenne li sordi ce penso io, popolino mio. Nun te volé piglià tutte le brighe, famo na cosa a testa. Tu lavora e io spenno.
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G.) Bravo.
P.) Grazie. Te regalo pure la costituzione co tutti l‟articoli, che te deveno preservà da tutti quell‟articoli che stanno lì sempre pronti a magnà. Acchiappeno co la mano destra e accuseno coll‟indice della sinistra; poi lasceno passà „n po‟ de tempo e cambieno mano. Acchiappeno co la mano sinistra e accuseno coll‟indice della destra; e avanti così ad libitum. Cambieno le mano ma mica le bocche! Da questi bigna stà attenti che me se magneno tutto e me lasseno a pure digiuno.
G.) Bravo!
P.) D‟articolo ve regalo pure er 53 e lo faccio recità, si, comme fosse n‟attore, lo faccio recità proprio così, du punti: “Tutti sò tenuti a concore a le spese pubbliche in ragione della loro capacità de contribuì”. Oh, e questo recita proprio così, mica sto a scherzà sà “in ragione della capacità de contribuì”. C‟è bisogno d‟aggiunge artro?
N.) Evviva l‟Imperatore! Hai sentito quanto è buono.
G.) Bravo!
P.) Grazie. Chi ci‟ha tanti sordi nun ci‟ha la capacità de stà a digiuno e de vive senza vizi e senza stravizi, ergo chiaro est, chi senza sordi rest.
N.) Come parla bene!
G. sottovoce) Bravo!
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P.) (sottovoce) Grazie. Pe me potrebbe pure finì così. Ma che voi, popolino mio io so generoso e allora lo lascio continuà a recità pe conto suo.
N.) Peccato che recita solamente.
P.) Popolo amato, popolo ingrato, glie faccio sentì pure le recite a gratisse, e se lamenta sempre. Sempre. Ma nun ce fa niente, nun ce pensà perché io te vojo bene. Io m‟accollo tutto pe te. Tu pensa a lavorà…
N.) Che a spenne ce pensi tu.
P.) Brava.
N.) Grazie.
G.) Bravo.
P.) Grazie. Tu lavora e io tareggo li sordi. Però quarcosa pè magnà, quarcosa, tiettela nun posso mica pensà a tutto io!
Popoluccio mio, io penso pure a educatte
pensa che t‟ensegno pur‟anco l‟arte d‟arangiatte.
Te conduco ar bisogno
così te s‟aguzza l‟ingegno.
Un giorno me ringrazierai d‟avette insegnato l‟arte de nun dormì mai
D‟avette insegnato l‟arte de rimedià,
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l‟arte de cammuffà pe potette sarvà.
Così crescerai bene e sarai sempre pronto
Senza più pretese, riconoscente e
Purancunpoco,
Tonto!
Ma nun te preoccupà popolino mio perchè io nun te mollo mai, a costo de fatte imparà pure a rubà.
Io te penso, t‟adoro, te amo.
Io pe te m‟engegno, m‟encanto, m‟envento
Perché senza de te io …
Chemmenvento!?
G. N.) Bene, Bravo,
P.) Grazie
G. N.) Bene, Bravo,
P.) Grazie
G.) Bene
P.) Grazie
G.) Be…
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P.) Grazie
G.) B…
P.) Grazie
G. fa solo gesto)
P.) Grazie
(Chanson)
Eeeh, brava gente quella. Si preoccupa. E quanto si preoccupa! E
mica solo per i piccoli.
No no. Certo che no.
Anche per noi grandi.
Si si. Certo che si.
Fanno, prendono, rimediano, danno.
Danno di tutto.
G.) A danno di tutti?
P.) Aa bi ri cchi no, no no.
Danno solo Roba buona. E che Roba! Roba da mandarti in
EXTASI.
Leggerezza! questa è la parola d'ordine! Leggerezza nel corpo e nello spirito!
Svuotatevi di tutto! Dalle tasche alla mente!
Prima le tasche però.
Leggerezza! Questa è la piccola grande puntura di vitalità!
E Voila!
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Eee miei cari, la brava gente esiste! E pensa non solo ai bambini ma anche A NOI!
A NOI! (voce da fuori campo)
Uei! Non ricominciamo Eh!...Ambè!...Dicevo, pensa pure A NOI
A NOI! (idem)
Ancora!? Aaa ma allora è vizio! Eh!...Mbè!...Ridicevo, pensa pure...Ci pensa. A tutti.
BBU…SCHHH c'è troppa gente ancora sveglia. Non fate rumore, stà brutto, eh!
Eee, ma io sono sicuro che ce la metteranno tutta. E' gente altruista, quella! E determinata! Quando si mette una cosa in testa, non la smuove più nessuno. Insiste. Insiste. E' gente altruista! Pensa a...ci pensa, sempre. Giorno e notte. Notte e giorno. Pensa a come farci riposare. In pace possibilmente!
TIC TAC
TIC TAC
TIC TAC
Ogni cosa è buona per loro
per aiutarci a farci dormir
quanta grazia quanto amore quanto sforzo
loro debbono fare per noi
senza l'ombra di ricompensa
senza attendersi riconoscenza
solo altruismo amor lealtà.
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Troppo grande è il loro cuor
che trabocca trabocca trabocca
che trabocca trabocca d'amor.
Ma trabocca trabocca trabocca
tra bocca bocca e bocca
Qualche volta può capitar
di lor lassù
che in bocca in bocca in bocca
qualche boccon
si posson trovar
E qui qua giù
quaggiù quaggiù quaggiù
molti qualcun
senza mangiar
resteran.
E trabocca trabocca trabocca
tra bocca bocca e bocca
l'importante è non mettere bocca
per non disturbar
chi mette la sua bocca
per aiutar
l'umanità.
TIC TAC
TIC TAC
TIC TAC
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Un boccone di qua
un boccone di la
un boccone per volta
si può mangiar.
TIC TAC
TIC TAC
TIC TAC
E trabocca trabocca trabocca
tra bocca bocca e bocca
l'importante è non mettere bocca
su chi mette la sua bocca
per aiutar
l'umanità.
A CREPAR.
(Buio)
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DOVE SEI O UOMO!
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(Recitata da due voci fuori campo. Brano musicale. Ballerino/a in scena)
Dove sei o cuore mio
Nascosto per paura
Dov'è che poggiate lo sguardo
occhi miei
Nel vuoto
stanchi di piangere
Cerco di scorgere lo slancio delle dita
premurose mani
ma non riesco a vederle.
Dove sono
Nascoste nelle tasche
per paura di essere ancora strumento di distruzione e non più di creazione
Non vedo più il sole risplendere nel petto
Dov'è
Le mie spalle ricurve lo nascondono
per proteggerlo
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Non sento più scorrere libero il Soffio Vitale.
Perché
E' spezzato!
Vedo che è spezzato
per non farti scorgere il Cielo
Vedo che è spezzato
per spezzare l'Uno
Vedo che è spezzato
dalla tua paura di Amare
OUomo!
Vedo!
Vedo la tua testa volta verso il basso le tue spalle ricurve
le Tue mani nascoste! Ma vedo
vedo che il tuo Cuore non rinuncia ad accogliere l'Uomo!
O Uomo!
Il Cuore non rinuncia!
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A.) Siamo quasi giunti al termine!
G.) Uuuh! E basta con questa malinconia! Eh! E cambia un pò registro ogni tanto e un pò d'allegria! Ho capito che la vecchiaia è arrivata, ma allegria, ma petite!
A.) Ma... veramente io stavo dicendo che siamo giunti quasi al termine con i nostri ricordi.
G.) Salvata in calcio d'angolo, o in zona Cesarini, se preferisci!
A.) Non riesci ancora ad acettarmi così come sono (piagnucolando)
G.) Il fatto è che non sei cambiata minimamente.
A.) Tu non mi ami ancora. Hai ancora la tua Gloria in mente!
G.) Ancora!? Non ricominciamo!
A.) Sono sicura che è così! E' troppo nitido il ricordo di quando mi hai abbandonata per la tua Gloria!
G.) (Incredulo) Vivi prigioniera dei ricordi. E della tua immaginazione.
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A.) Sei tu che mi hai lanciata nel baratro della paura di essere abbandonata.
G.) Io ti ho sempre amata.
A.) Bugiardo! Ma non ti preoccupare porquoi je ne regrette rien.
G.) (Sognante, rievocativo) Je ne regrette rien... si quella canzone…Notevole, romantica… Quella si che mi ha conquistato all'atmosfera della tua Francia. Ma, nonostante tutto penso proprio che sia il caso di chiarire quanto io ti ho amata ed è bene rifare un pò di ordine nei nostri ricordi. Guarda.
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GLORIA
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I due vecchietti si rivedono da giovani.
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A.) Mon cheri, non lasciarmi, resta qui con me.
G.) Ma petite, je ne peux pas. Io non posso. Ho i miei ideali da far vivere! La bandiera, la patria, la libertà, la Gloria per me, per la famiglia, per il popolo. Per il popolo! Gloria!
A.) Tu non mi ami più. Dopo che ho lasciato la mia Parigi per te, ora vuoi abbandonarmi. A me basta poco. Non ti chiedo nulla. Solo una cosa: resta qui con me. Mon cheri. Non andare dalla tua Gloria solo perché è più formosa e più smorfiosa di me!
G.) Non dire così ma petite, mia piccola. Non scagliarti contro Gloria. Io non posso restare qui perché ho dato solennemente la mia parola! La mia vita sarà per te o patria. Per te o mia bandiera. Solo per te! Gloria!
A.) Nooo, non ripetere quel nome! Mi trafiggi il cuore!
G.) Con la bandiera?
A.) No, con la tua Gloria. Oh, sbadata che non sono altro, ora anch'io pronuncio il nome di colei che sta attentando al mio amore!
G.) Ma cara, non fare così. Devi essere invece contenta che il tuo "cheri", i tuoi figli sono disposti a morire per questi ideali così alti, per la libertà del popolo e dei popoli. Gloria!
A.) Oh mio amato, questi ideali sono per me così alti che non riesco a vederli (gesto con gli occhiali). Ma per amor tuo anch'io morrò anche se solo di Fame!
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G.) Jamais, ma petite, jamais! Dignité! Dignité! E non essere così drammatica. Ricordati, dignité pour la Gloire!
A.) Tu e la tua Gloria. Tuuu...
G.) Iooo, io io.
A.) Tu, tu tu tu.
G.) Io.
A.) Tu.
G.) Io io.
A.) Tu tu.
G.) Iooo.
A.) Tuuu, tu tuuuu ciuf ciuf....
G.) Ma insomma amore cosa fai!?
A.) Sono partita ormai. Tu tuuuuu. Dopo che hai deciso di
abbandonarmi, je suis parti! Tu tuuu ciuf.......
(Tango)
G.) Mah, cheri! Parti, per andare dove?
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A.) In lidi dove tutto respira gioia e amore. Amour. Mon, amour.
Giovanni prende a sé Antoinette e la conduce in un tango figurato:
-Ma, mon cheri perché non vuoi capire? Io ti abbandono, ma non ti abbandono. Ti amo, ma non ti amo. Ti parlo, ma non ti ascolto. Ti guardo, ma non ti vedo. E tutto questo solo perché voglio, fermement, il tuo bene. Solo il tuo bene, la tua serenità. E l'unico modo per darla, è toglierla! Questo è lo sforzo che io, perennement, faccio per te.
A.) Non ti capisco, mon cheri, non ti capisco!
G.) E' semplice se ti fidi e ti affidi a me.
A.) Ma io ti amo digià!
(Aria romantica)
G.) Come un fiore accarezzato dalla brezza
A.) Che accoglie la rugiada del mattino
G.) Che sorride al sole
A.) Che s'inchina alla luna
G.) E ama! Ama! Mai ti darò il mio amore perennemente. Mon amour.
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A.) Ma!...
G.) Il mio amore è troppo grande per te. Potrebbe travolgerti. Io ti toglierò questo amore così grande, te lo toglierò come un buon padre di famiglia lo toglie ai suoi cari. Come un buon pastore lo toglie al suo gregge, come un buon governante lo toglie al suo popolo perché mai, jamais, lascerà che il suo popolo soffra di una gioia incontrollabile!
A.) Perché mon amour?
G.) Pour amour mon amour. Solo così si eviterà di far regnare l'anarchia! Solo il dolore, la sofferenza tiene uniti! Questa è una verità elementare che tutti conoscono!
A.) E' terribile!
G.) Ma funziona!
A.) Ma è ancora più terribile!
G.) E' amore puro! O almeno - Pure - Credo.
A.) Non mon amour, non posso credere che il tuo cuore sia così crudele! Che toglie e taglia solo per un amor che non quaglia.
G.) Questa tua rima baciata richiama un bacio per te, mon amour! (bacio). E una pedata pour l'unité, mon cheri (pedata).
A.) Mah, non battermi!
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G.) Non ti batto, ti amo, perciò ti insinuo il dubbio. Ti confondo.
Per fondermi. Con te.
A.) Ma io non ti capisco!
G.) Ma io sò! E allora, senza preoccuparti, segui sempre me!
A.) Dove!?
G.) Non importa dove, tu vieni con me e basta. Resta qui. Io paladino, perno e quintessenza della libera patria, che della guida di un popolo conosce tutti i segreti, andrò, anche per te, a conquistar avec mes amis, il prestigio, la Gloria! La Gloire! Gloria!
A.) Oh no! Gloria! Gloire! In tutte le lingue invochi la tua Gloria. Ella ha ormai conquistato e offuscato la tua mente. Solo perché è più formosa e più smorfiosa di me. Solo perché si concede avec plus facilité. Et alor, mon cheri, corri, corri pure dalla tua Gloria, corri pure tra le sue braccia aperte che ti attendono spalancate.O viceversa.
Alez enfant! (inno francese).
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LETTERA D'AMORE*3
*di Karl Valentine 65
Parte la base musicale de “La Mel en Conì” in sottofondo
Mio caro amato,
con mani piene di lacrime prendo la penna nelle mie mani e ti scrivo.
Perché da tanto tempo non mi hai più scritto, quando ancora l'altro giorno mi hai scritto che mi avresti scritto tu se non ti scrivevo io? Ieri mi ha scritto anche mio padre. Scrive di averti scritto.
Ma tu non mi hai scritto una parola del fatto che lui ti ha scritto.
Se tu mi avessi scritto almeno una parola sul fatto che mio padre ti ha scritto, io avrei scritto a mio padre che tu gli avresti voluto scrivere, ma che purtroppo non avevi avuto tempo di scrivergli, altrimenti gli avresti scritto.
E' una cosa ben triste questo nostro scriverci, perché tu non hai scritto in risposta a uno solo degli scritti che io ti ho scritto.
Sarebbe diverso se tu non sapessi scrivere, perché allora io non ti scriverei affatto, tu invece sai scrivere però non scrivi lo stesso quando io ti scrivo.
Chiudo il mio scritto con la speranza che ora finalmente mi scriverai, altrimenti questo sarà l'ultimo scritto che ti ho scritto.
Se tu però anche questa volta non mi dovessi scrivere, scrivimi almeno che non mi vuoi scrivere affatto, così se non altro saprò perché non mi hai scritto.
Perdona la mia brutta scrittura, mi viene sempre il crampo dello scrivano quando scrivo, a te naturalmente il crampo dello scrivano non verrà mai, perché non scrivi mai.
Saluti e baci
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tua N. N.
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Entra la cantante che canta
NON, JE NE REGRETTE RIEN
(Al termine della canzone buio. Nenette esce di scena la cantante
resta.)
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LA MEL EN CONI - VOILA
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(Petrollio rientra in scena. I ballerini danzeranno “La mel en conì”)
P.) La mel en conì
La melanconì. Voila.
Le mon schhh erì
Le mon cherì. Voila.
Le pied, la main, la tete
Le pied la main la tete. Voila.
Pace que, pourquoi
Pace que pourqoi. Voila.
(Luce sulla cantante)
La melanconi de mon cheri
qui toujour elle vien, elle vien ici
et alor mon coer
il se rappel
tous chose qui
qui me pa reveille
Et alor moi elle dis
et alor moi elle dis
se s'il vous plait
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tu laisse moi
dans ma petite
ma petite bois
qui me contien
qui me retien
Pace qu'il n'ya pas
aucun sense
vivre la vie
avec toujour
toujour la tete
entre les mains
P.)
Ouvres tes mains
ouvres ton sourir
ouvres tes brace
ouvres ton coer
Leve le pied
et apres l'autre
et dance ici
un peux così
così così.
Cantante
E alor tu vedra
vedra qui la vite
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s'est pas comsa
plain des peurs
mai semplement
fille du moment
seul du moment
de chaque moment
Pace que la vite
eterne jeneusse
vive comme tu vive
est elle ton reflex
(Insieme)
Pace que la vite
eterne jeneusse
vive comme tu vive
est elle ton reflex
Elle plair quand tu plair
elle rire quand tu rire
elle chant quand tu chant
elle dance quand tu dance
Est elle ici
selment ici
toujour ici
semplement ici
(Insieme)
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E alor cheri
petite cheri
alé sourir
alé sourir
sourir a la vite
pace que la vite
vive maitenant.
I C I!
I due vecchietti durante la canzone vengono coinvolti nel ballo e si ritroveranno seduti nella zona bistrot abbracciati, sognanti. Risvegliandosi dal viaggio immaginario…
A.) Uuuh, quanti ricordi…(sospirando)
G.) Eh, si…! Quanti ricordi! …Belli, brutti…quanta polvere che abbiamo tolto da questi nostri ricordi…pianti, litigi e tanti sorrisi, ci siamo fatti… Ho riscoperto la joie de vivre, ma petite!
A.) Adesso che siamo giunti al termine riscopri la joie de vivre?? Non cambierai mai! Comunque, ora io preferisco ricordare soprattutto i sorrisi… (con complicità e malinconia. Si alzano e si dirigono al centro del proscenio)
G.) Ma ricorda soprattutto, ma petite, di non sentirti a disagio se il sorriso sgorga dalla tua joie de vivre. Non ce proprio bisogno che lo avvolgi per pudore, quasi fosse una colpa gioire, sorridere, nella mel en conì. Non dobbiamo assolutamente lasciare che qualcuno…
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A.) o meglio “qualcuni”
G.) Giusto! “Qualcuni” ci rubi anche il sorriso.
A.) Noi ce ne andiamo e con noi anche i nostri ricordi ma voi… voi,
G.) Accettate la joie de vivre…
A.) Continuate a sorridere…
G.) Non smettete di sorridere e non lasciate che la Mel (e tira fuori dalla tasca una mela) en Conì (e tirando fuori dall’altra tasca un cono), la Melanconie (sorridendo poggia la mela sul cono) –Voila
vipermetta di abbandonare il sorriso. Au revoir. A.) Au revoir.
I due vecchietti si dirigono all’uscita verso la zona cimitero, in silenzio. Si odono solo i loro passi. In prossimità dell’uscita parte la “CHANSON” che accompagna la chiusura del sipario.
FINE
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IL RISO ABBONDA SULLA
BOCCA DEGLI STOLTI
GENTE ALLEGRA DIO L’AIUTA
Orazio Mercuri è nato il 4 luglio 1958 a Bassiano, piccolo borgo medievale sito nei Monti Lepini, in provincia di Latina, opera in campo teatrale dalla metà degli anni ‟70, perfezionando negli anni quello che già da tempo sembra essere per lui una vera e propria vocazione, riscuotendo consensi nei panni di attore, regista ed autore, maturando così un‟esperienza che lo indirizza progressivamente verso un percorso creativo, e non coatto, grazie soprattutto anche alla sua appassionata
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ricerca interiore che lo ha visto in contatto con svariate tradizioni spirituali.
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