La metamorfosi

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METAMORFOSI

Emmanuele Tremolada

LA  METAMORFOSI

PERSONAGGI

SAMSA: il tafano storpio

PADRE DI SAMSA

SORELLA DI SAMSA

FANTE DI FIORI:    il funzionario dell’ufficio di collocamento

REGINA DI CUORI:  l’inquilina in affitto, fidanzata del Fante di fiori

COSTUMI

SAMSA TAFANO: canottiera bianca malconcia su cui campeggiano macchie rosse di sangue, pantaloni bermuda color sabbia, maschera nera, bandana nera.

SAMSA UOMO: camicia candida, pantaloni sportivi ordinati, senza bandana e maschera.

PADRE DI SAMSA: divisa da fattorino con giacca blu dai bottoni dorati e cappello con distintivo, anch’esso dorato.

SORELLA DI SAMSA: scamiciato sgualcito con grembiule in vita.

FANTE DI FIORI: vestito elegante nero con cravatta nera, 24ore.

REGINA DI CUORI: vestito elegante e provocante rosso; di notte indossa una vestaglia rossa.

SCENOGRAFIA

Il dramma è ambientato nella casa di Samsa

Su un lato del palco un tavolo e quattro sedie rappresentano il soggiorno; al centro del tavolo  un cesto di mele.

Sull’altro lato la camera di Samsa con una parete formata dal fondo del palco, sulla quale si possono notare una finestra con tende, uno specchio e un quadro raffigurante “La Dama Impellicciata”; le altre pareti sono costituite da una sequenza di sbarre disposte in modo da formare  una gabbia; questa gabbia comunica con il soggiorno tramite una porta; al centro il letto disordinato di Samsa.

All’esterno della gabbia la camera da affittare, composta soltanto da un altro letto, rifatto alla perfezione, e da un comodino.

(In scena Samsa, il Padre e la Sorella.

Samsa, seduto sul proprio letto, gioca a carte da solo

 Gli altri due sono seduti al tavolo: il Padre rotea insistentemente il proprio cappello tra le mani, la Sorella studia un libro di grammatica francese.

Sorella (cadenzando le frasi): Io amo leggere, j’aime lire;

io amo viaggiare, j’aime voyager;

io amo la mia famiglia, j’aime ma famille;

io sono felice, je suis heureuse…(sospirando ripete malinconicamente) je suis heureuse.

Padre (interrompendo lo studio della figlia, parlando con tono grave):  Ho riflettuto parecchio:

la nostra situazione economica sta diventando davvero insostenibile.

Quando, alla nascita di tuo fratello, ho dovuto lasciare il mio impiego di commesso viaggiatore, potevo contare su un discreto patrimonio:

negli anni precedenti con fatica ero riuscito a costruire, grazie al mio proficuo lavoro, un  importante gruzzolo;

poi, però, in poco tempo questo tesoro è stato divorato dalla sopravvivenza di quel tafano, di quell’inutile e orribile creatura che per il mondo fuori non esiste nemmeno…

tu pensa che a causa della nostra vergogna non è neppure stato iscritto all’anagrafe:

(Breve pausa;  poi, con un sospiro,  riprende)

Ed eccomi, anziano, a dover faticare come fattorino per i funzionari di quella maledetta banca, alti e insolenti come papaveri in un pascolo.

E tu, povera piccola, di giorno a strapazzarti in negozio, tormentata dalle pretese di insulse clienti, ridotta poi a studiare la sera.

Come se non conoscessi la tua insoddisfazione,

la tua tristezza per aver abbandonato il sogno di frequentare il conservatorio,

di suonare il violino….

E lui di là cosa fa?

(Samsa, capendo di essere l’oggetto del discorso, aiutandosi con la stampella si avvicina alla porta per sentire meglio).

Padre: Lui, quando non gioca a carte, scrive commedie….

commedie che non ci daranno mai un soldo, mai un aiuto!

commedie che non potrà mai rappresentare:

te lo immagini al momento degli applausi…”Signore e signori, ecco a Voi l’autore!”,

ed il pubblico si vede uscire quella bestia là.

(Breve pausa, poi riprende)

Abbiamo venduto gli ori della mamma, ma non basta;

potremmo affittare la camera vuota (indica il letto degli ospiti),

ma chi vorrebbe come coinquilino un essere così disgustoso?

Anche se lo tenessimo nascosto,

prima o poi chiunque si chiederebbe cosa c’è oltre quella porta,

cosa sono quei sinistri rumori che si sentono quando lui, camminando con il suo incedere maldestro, travolge ogni ostacolo.

(Altra breve pausa, poi riprende)

Credo che l’unica soluzione per le nostre finanze  sia di farlo lavorare;

sì, deve lavorare  anche lui!;

se siamo rovinati, dopo tutto, è solo colpa sua.

Lo so, lo so,… sarà necessario renderne pubblica l’esistenza;

lo so, non potrà fare molti lavori nelle sue condizioni.

Per questo ho voluto interpellare un funzionario dell’ufficio di collocamento,

gli ho già spiegato a grandi linee la situazione; vedrai, sicuramente saprà trovare l’impiego più consono al suo stato…

Ho già preso un appuntamento:

domani mattina alle nove verrà a casa nostra, gli presenteremo Samsa, e parleremo tutti insieme seduti a questo tavolo.

Sorella: Ma forse dovremmo avvisare Samsa, come fa a sapere che domani riceverà una visita?

Padre: Figurati, in questo momento starà sicuramente origliando dietro la porta.

Sorella: Però è l’unico modo che ha di partecipare alla vita della famiglia.

Padre: Bene! Da domani parteciperà anche in un altro modo alla vita della famiglia: lavorando e spaccandosi la schiena come facciamo noi due!

(Samsa, sbigottito, lascia cadere la stampella, che si rompe provocando uno schianto fragoroso, il Padre e la Sorella si voltano verso la porta della camera).

Padre (innervosito dal forte rumore): Si può sapere adesso cosa sta combinando?

(Samsa cerca allora di dirigersi rapidamente verso il letto ma, non potendosi aiutare con la stampella, cade rovinosamente: suo malgrado si adatta a  raggiungere il letto “gattonando” lentamente  e trascinando con sé la stampella rotta)

Samsa (sbuffando):  Non ricordavo così lungo questo tragitto;

sciupare tutte le forze nel viaggio di andata:…

che leggerezza hai commesso, (percuotendosi con una mano il capo)  stupido tafano che non sei altro!

(Samsa, arrivato al letto, ci sale a fatica; poi riprende il suo solitario a carte;

nel frattempo la Sorella riprende a leggere il libro di francese, questa volta in silenzio,

ed il Padre tende progressivamente ad addormentarsi seduto a tavola)

Samsa (continuando a giocare a carte): Eccomi qua, costretto a condividere un’altra interminabile sera con le mie quaranta amiche.

Oh! Buona sera, cara regina di cuori;

ti ho cercato per tre mani, dove ti eri nascosta?

Sei come la più seducente delle donne:

non ti fai trovare, ti piace farti inseguire, farti desiderare…

Se solo fossi il re di denari… subito ti rapirei e ti porterei nel mio castello… tu e tutte le altre donne del mazzo.

Beh anche se fossi il re di picche non sarebbe male:

certo, qualche soldo in meno; certo, qualche lusso in meno… ma che occasione dimostrare la propria virilità tra le pareti essenziali di una solida fortezza!...

…e invece eccomi qua, misero e storpio insetto,

costretto a camminare con l’aiuto del nodoso asso di bastoni (mostra il moncone più grosso della stampella rotta; poi mostra anche il pezzo più piccolo)

Oh, guarda….adesso è diventato un due di bastoni!

(breve pausa, poi riprende)

Come sarebbe bello poter essere qualcosa d’altro,

essere qualcun altro,

o quanto meno essere…

(Samsa solleva sul palmo della mano il mazzo di carte, come se fosse il teschio di Amleto, e comincia a declamare con voce impostata)

Samsa: Essere o non essere, questo è il problema.

Sorella (ancora seduta a tavola, interrompendo il fratello): Verbo essere, infinito: être; presente: je suis, tu es, il est…


Samsa (riprendendo): Che cos'è più nobile,

soffrire nell'animo per i sassi e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna,
o impugnare le armi contro un mare di affanni
e combatterli fino a farli cessare?
morire,  
(sbadigliando) dormire...  niente più

(si corica e dorme, nella sua camera si abbassano le luci)

(a tavola ci sono ancora il Padre, ormai addormentato, e la Sorella, ancora intenta a studiare francese)

Sorella (osservando il Padre dormiente, lo accarezza sulla manica della giacca e gli parla sussurrando):  Papà, è tardi, devi andare a letto, il campanile ha già battuto le dieci.

Padre (con aria assonnata): Ancora cinque minuti, poi vado

Sorella (in tono esortativo, con aria “materna”): Su, su, forza…devi andare a letto subito;

lo sai che dormire sulla sedia non è un sonno giusto.

E poi domani ci dobbiamo alzare presto:

c’è l’appuntamento con il funzionario.

(Il Padre si alza dalla sedia e, cammina strisciando i piedi,  sorretto dalla figlia)

Padre (bofonchiando con voce legata dal sonno): Questa è la mia vita... Questa è la pace che mi è concessa in vecchiaia...

 (I due escono dalla scena. Si spengono le luci anche del soggiorno).

(Dopo pochi istanti un bagliore proveniente dalla finestra annuncia l’alba; la Sorella entra  in soggiorno e  provvede alle pulizie domestiche del locale, mentre  Samsa dorme ancora; suona il campanello, la Sorella riordina frettolosamente le ultime sedie, il Padre entra in soggiorno visibilmente agitato)

Padre (urlando): E’ il funzionario dell’ufficio di collocamento…

dov’è Samsa?…

(bussando energicamente alla porta della camera) Samsa, sveglia! Ci sono visite per te!

Fante di fiori: E’ permesso?

Sorella (con riverenza): Buongiorno signor funzionario, siate il benvenuto.

Fante di fiori (accennando  un inchino e un baciamano): Buongiorno a lei,  gentile signorina; è  dunque lei che mi ha chiamato? In cosa vi potrei esserle utile?

Sorella: Ecco, in realtà è stato mio padre a chiamarvi…

si tratta di mio fratello;

vedete… beh, forse è meglio che attendiate un attimo… per favore, aspettate qui!

Vi  chiamo subito mio padre.

(rivolta al genitore) Papàa!, papàa!

(Nel frattempo Samsa, svegliatosi a causa del frastuono proveniente dal soggiorno,  si  alza di scatto ma, dimenticando di aver rotto la stampella, cade rumorosamente; si rialza però, nella fretta, ricade più volte, provocando ulteriore fracasso. Il Padre bussa di nuovo, con estrema  insistenza, tanto da aumentare a sua volta la confusione nella casa)

Padre (urlando): Samsa! Samsa, sveglia! Veloce, non fare aspettare gli ospiti!

(Samsa  continua ripetutamente a cadere;

nel frattempo, per guadagnare secondi, il Padre offre del caffè al funzionario)

Padre (rivolto al Fante di fiori): Gradireste una tazza di caffè caldo?

Mia figlia lo ha appena preparato…

Fante di fiori: La ringrazio; più che volentieri.

Padre (facendo sedere l’ospite): Prego, accomodatevi

(Il Padre versa il caffè, e lo porge al Fante di fiori, che comincia a sorseggiarlo, seduto al tavolo con le spalle rivolte alla porta della camera)

Fante di fiori: Eccellente, davvero eccellente. Sua figlia è un’autentica regina del caffè.

Padre: Vi ringrazio infinitamente, ma regina lei… non direi proprio.

Guardatela: la sua condizione vi sembra quella di una regina?

Sorella (davanti alla porta chiusa della camera, con aria preoccupata): Samsa, stai bene?

(Poi, rivolta al padre) Papà, forse Samsa si è ferito,

forse dovremmo chiamare un medico,

forse anche un fabbro per aprire la porta.

(Né il Padre, né il Fante di fiori considerano quanto detto dalla donna)

Fante di fiori: Dunque, mi dica… mi spieghi il motivo di questo incontro.

Padre: Beh, ecco… si tratta di mio figlio… vorremmo trovargli un impiego.

Fante di fiori ( prendendo un modulo dalla 24ore, e compilandolo): Bene, nome?

Padre: Samsa.

Fante di fiori: E’ il nome o il cognome?

Padre: Fa lo stesso; tutti e due.

Fante di fiori: Vabbè. Età?

Padre: Trentaquattro… trentasei.

Fante di fiori: Trentaquattro o trentasei?

Padre: Trentacinque.

Fante di fiori: Vabbè.

Titolo di studio?

Padre: Nessuno, ha studiato da autodidatta

Fante di fiori: Vabbè.

Curriculum vitae? Altre esperienze lavorative?

Padre: Nulla

Fante di fiori: Vabbe. Ditemi allora che genere di impiego cercate per vostro figlio?

Padre: Dunque… in realtà noi non avremmo preferenze sul tipo di lavoro;

anche se fosse umile e di poche soddisfazioni, andrebbe bene lo stesso.

L’unico, ma enorme, limite è che mio figlio è handicappato.

Fante di fiori: Diversamente abile! Si dice “diversamente abile”!

Comunque, mi descriva l’handicap di suo figlio; è mentale?

Padre: Nooo! Assolutamente… Almeno credo.

Lui scrive commedie di teatro, quindi un briciolo di intelligenza dovrebbe averla.

Fante di fiori: Ah! E sono belle queste commedie?

Padre: Non lo so; e chi le ha mai lette.

Fante di fiori ( con aria stupita): E quando vi parlate, le sembra normale?

Padre: Non saprei; non parliamo mai. Resta sempre chiuso laddentro.

Samsa (dalla sua camera, parlando tra sé e sé): Già, come se fosse mia la volontà di rimanere chiuso quaddentro.

Fante di fiori: Quindi psicologicamente labile?

Padre: Beh, forse un po’; ma in realtà non è il primo problema che salta all’occhio.

Fante di fiori: Disfunzione motoria?

Padre: Veramente… un po’ più che disfunzione.

Fante di fiori (scrivendo sul modulo): Handicap motorio! È paraplegico? Tetraplegico?

Padre: No, è solo un po’ zoppo…, molto zoppo… cammina con una stampella.

Ma soprattutto non è bello; è brutto.

Fante di fiori: Ah, ma allora grossi problemi non ce ne sono:

abbiamo diverse soluzioni da proporre; vediamo un po’:

(estrae dalla 24ore un opuscolo e comincia a consultarlo)

Fante di fiori: cooperativa di posteggiatori cerca personale, anche senza esperienza,

contratto di formazione e buone prospettive di assunzione definitiva.

Oppure: edicola in centro storico cerca impiegato otto ore lavorative,

contratto a termine, possibilità di rinnovo.

Senta qua: mobilificio cerca venditore.

Sorella ( con aria preoccupata): Samsa, stai bene?

(Poi, rivolta al Padre, interrompendo la conversazione dei due )

Papà, forse Samsa sta male,

forse dovremmo fare qualcosa…

Padre (riprendendo la conversazione, senza considerare quanto detto dalla figlia): Ma signor funzionario, non è brutto… è molto brutto.

Non credo che sia una buona idea un impiego a contatto con il pubblico.

Fante di fiori (continuando a consultare l’opuscolo): Allora: industria produzione bottoni cerca centralinista;

albergo due stelle cerca lavapiatti.

 Padre: Ma no! Ma no! È troppo brutto anche per restare vicino ad eventuali colleghi di lavoro.

Fante di fiori: E se trovassimo un lavoro in televisione?

Del resto in tv non sempre servono grosse capacità.

A volte è sufficiente essere o molto belli, o molto brutti;

anche se non sei capace di fare niente,

la giusta spinta (sfregando pollice e indice per indicare il denaro)

e qualcuno riesce a piazzarti in qualche programma leggero.

Sa, le facce brutte comunque fanno ridere.

I telespettatori si sentono consolati nel vedere qualcuno conciato peggio di loro.

Padre: Veramente io avrei pensato ad un lavoro che possa evitare qualsiasi contatto con estranei; magari un lavoro in casa.

Fante di fiori: Per esempio un lavoro on-line? Un lavoro di consulenze?

Padre: Ma anche qualcosa di meno complesso;

che ne so, per esempio, infilare i cordoncini negli alberelli deodoranti,

imbustare biglietti di auguri, eccetera.

Fante di fiori: Mi perdoni la franchezza, ma mi sembra che lei sminuisca troppo la figura di suo figlio.

Penso che, proprio perché disabile e  brutto, meriti una possibilità di riscatto, una chance per affermarsi, per misurarsi con il mondo esterno.

(Finalmente Samsa riesce raggiungere e ad aprire la porta e, sempre con incedere barcollante e continue cadute, a fatica raggiunge la tavola dove rimane  appoggiato per mantenere l’equilibrio . A questo punto il Fante di fiori lo vede e, con aria allibita e disgustata, lascia cadere la tazzina sul modulo compilato)

Fante di fiori ( schifato): Oh, mio Dio! Che ripugnante creatura.

(Samsa cerca maldestramente di afferrare la tazzina caduta, ma questo movimento porta le sue mani vicino all’ospite, che, spaventato, si alza repentinamente e indietreggia di un passo).

Fante di fiori ( ritraendosi): Allontanati subito, non mi toccare!

Padre: Ecco… signor funzionario, lui sarebbe mio figlio Samsa; sarebbe colui per cui  vi avrei disturbato…

(Samsa, per presentarsi,  porge la mano al Fante di fiori, ma questi, terrorizzato, si scansa)

Fante di fiori: Non mi toccare!... non mi toccare! (scappa dalla casa)

(segue un attimo di silenzio, dove tutta la famiglia rimane disorientata dall’accaduto; poi il Padre comincia a inveire contro Samsa, urlando e colpendolo con calci; Samsa cade e, cerca di rifugiarsi carponi nella propria stanza mentre il Padre da lontano lo colpisce ripetutamente con un lancio di mele)

Padre (urlando): Farabutto! Guarda cosa hai combinato!

Tutti ora sapranno di te;

noi saremo coperti dalla vergogna,  

nessun uomo vorrà in moglie tua sorella,

nessuna persona vorrà affittare la nostra camera,

nessun esercente ci farà più credito,

nessuno ci guarderà più in faccia!

E tu, buono a nulla?

Continuerai a pesare sulla nostra economia;

continuerai a pesare sulle nostre vite! Sparisci!

Samsa ( ogni volta che viene colpito da una mela, urla di dolore): ahia!

No, basta!

Non volevo!

Ahia!

Non è colpa mia!

(finalmente riesce a raggiungere la propria camera e a chiudere la porta, quindi stramazza sul pavimento.

Il Padre si lascia cadere seduto sulla sedia, la Sorella si copre il viso con le mani; dopo poco il Padre si addormenta e la Sorella prima raccoglie le mele, poi comincia a studiare  in silenzio)

Samsa (seduto sul pavimento della propria camera, ispezionandosi il tronco): Oh, vediamo: è il momento di fare l’inventario di queste nuove ferite…

ecco qua, questa credo che sia colpa di una mela…

questo, un calcio….

questa… no, questa e vecchia…

uh! guarda guarda: un pestone qui, sul ginocchio sarà certo il timbro di qualche caduta.

Che bel campionario di cicatrici; ho più ferite io che un Cristo in Croce!

E tutto merito di quel bel manichino del funzionario….

Bello e raffinato come il fante di fiori…

Bello e curato come il fante di fiori….

Bello ed effeminato come il fante di fiori…

(scimmiottandolo) "Allontanati subito, non mi toccare!

Non mi toccare! Non mi toccare!”

E io insolente l’ho offeso porgendogli la mano.

(spostandosi un poco)Ohi ohi! Mi duole tutto… morirò!

Ma va là, non succederà nemmeno questa volta, il tafano è una bestia grama!

meglio dormirci sopra…

(impostato) morire, dormire, niente più…

neanche mangiare mi sa, questa sera… dopo tutto il macello che ho combinato.

(si addormenta per terra)

(In soggiorno si ripete la scena della sera prima)

Sorella (osservando il Padre dormiente, lo accarezza sulla manica della giacca e gli parla sussurrando):  Papà, è tardi, devi andare a letto, il campanile ha già battuto le dieci.

Padre (con aria assonnata): Ancora cinque minuti, poi vado

Sorella (in tono esortativo, con aria “materna”): Su, su, forza… devi andare a letto subito;

lo sai che dormire sulla sedia non è un sonno giusto.

E poi domani ti devi alzare presto:

devi andare a lavorare!

Padre (bofonchiando con voce legata dal sonno): Questa è la mia vita... Questa è la pace che mi è concessa in vecchiaia...

( I  due escono dalla scena.

Dopo qualche istante la Sorella rientra con un vassoio, apre silenziosamente la porta della camera di Samsa, lo scorge addormentato a terra, appoggia il vassoio e gli sussurra parole di conforto)

Sorella ( rivolta a Samsa dormiente): Mi si spezza il cuore, fratello,  vederti  ferito e stremato,

sdraiato sul pavimento gelido,

inchiodato in un corpo che non ti permette neanche di fuggire dalle ire di nostro padre.

E lui ti comanda con regole assurde,  lontane dalla naturale indole di genitore;

ma lui ritiene unico suo dovere  il nascondere agli altri la tua esistenza,

senza avere mai un gesto di tenerezza, o, almeno, di delicatezza.

Volessero i Santi del Cielo darti un po’ di sollievo e pace!

(dopo una breve pausa)

Questa cena l’ho portata di nascosto da nostro padre…

non è molto, solo qualche avanzo, ma non potevo diversamente:

lui vorrebbe darti solo pane ed acqua,

il minimo indispensabile per vivere…

visto che per lui sei solo un peso morto.

(La Sorella esce dalla camera di Samsa, e si incammina fuori dalla scena;

dopo qualche istante Samsa si sveglia annusando nell’aria il “profumo”  della cena)

Samsa: Formaggio?

Oh, incredibile, la cena… mai ci avrei sperato.

(Raggiunge gattonando il vassoio, lo scoperchia, e solleva una lisca di pesce)

Samsa: E che cena! Una autentica delicatezza…

D’altronde lo so, sorellina mia… solo grazie a te posso godere di questa cena,

solo grazie a te posso godere di un minimo di dignità che mi dà la forza di esistere,

e te ne sarò grato sempre.

(Mangia qualcosa, poi ricopre il cibo avanzato nel vassoio, e sale sul letto. Comincia quindi a sfogliare le carte, fino a quando trova il fante di fiori)

Samsa: Eccoti qua, fante di fiori… sei proprio uguale a quel bastardo damerino di oggi.

(assumendo ironicamente un’aria cerimoniosa) Ed io,

re incontrastato dell’immondizia più immonda,

nonché unico padrone di questo mazzo di carte,

ti condanno a morte per il reato di vilipendio di tafano.

(straccia la carta e ne getta all’aria i  frammenti;

rientra in camera la Sorella; Samsa si sdraia repentinamente, fingendo di dormire.

La Sorella scoperchia il vassoio per controllare quanto cibo sia avanzato)

Sorella: Anche questa sera hai mangiato poco… morirai se continui a digiunare:

guarda come sei dimagrito;

guarda come sono sciupate le tue membra.

(dopo una breve pausa) Sai cosa penso?

Che questa camera troppo buia ti rattristi ancor di più:

domani cercherò di cambiarti le tende, di prenderne di più luminose;

poi voglio anche togliere lo specchio e quel orrendo quadro della “Donna Impellicciata”…

messi lì incupiscono tutta la parete…

(La Sorella esce dalla camera di Samsa, e si incammina fuori dalla scena;

dopo qualche istante Samsa si alza di scatto e raggiunge il quadro, lo stacca e lo guarda)

Samsa: La “Donna Impellicciata” no! È mia!

È l’unica donna capace di guardarmi senza mostrare ribrezzo;

è l’unica persona che veglia su di me la notte.

Lei resterà sempre con me!

Dove posso nasconderti, mia cara?

Ecco, mi è venuta un’idea.

(la nasconde sotto il letto, poi si corica)

Ma che razza di essere mi tocca essere!…

Costretto a corteggiare un dipinto;

costretto a dover difendere il mio amore … un orrendo dipinto…

a volte vorrei morire…

morire, dormire, niente più. (si addormenta)

(Si spengono tutte le luci del palco; si scatena un temporale:  dalla finestra di Samsa si vedono i fulmini. Samsa, nel proprio letto, trascorre una notte estremamente agitata:  nei movimenti inconsulti del sonno, appena visibile grazie alla luce dei lampi,  si leva maschera e bandana.

Il buio, i lampi e i tuoni si prolungano per qualche minuto.

Finalmente è mattina:  un bagliore proveniente dalla finestra annuncia l’alba; la Sorella entra  in soggiorno e  depone sul tavolo la tazza  del caffè per il Padre.

Entra il Padre)

Sorella: Ciao papà! Ecco la tua colazione (lo bacia sulla guancia. Il Padre le sorride e, senza parlare, si siede a tavola davanti alla tazza, apre il giornale e sorseggia il caffè durante la lettura.

La Sorella intanto si dedica alle pulizie domestiche del locale)

(Samsa si sveglia trasformato in uomo, senza bandana e maschera)

Samsa (seduto nel letto con aria assonnata): Che nottataccia…

Mi sa che stanotte abbia avuto un gran  febbrone…

Forse la cena di ieri sera…

Beh, ora sembra andare tutto decisamente meglio:

non mi dolgono nemmeno i pestoni.

 (Ancora assonnato si alza non più storpio, si stira e, facendo questo movimento si stupisce di mantenere una postura corretta: si guarda e si tocca le cosce, il torace e la faccia; si precipita quindi davanti allo specchio, ma, appena vede riflessa la propria nuova immagine, si ritrae stupito e spaventato; si riavvicina quindi cauto allo specchio, e comincia ad analizzarsi  meticolosamente)

Samsa:  Normale?... Sono normale?... Sono un uomo come tutti gli altri?

Mio Dio! Cosa mi è capitato… Non sto sognando.

(Agitandosi, alla ricerca di un qualcosa di non definito) E adesso cosa faccio?

Adesso chi lo dice a papà?

Come reagirà adesso nel vedermi in questo stato?

Chissà se saprà perdonarmi per questa novità?

Chissà se mi accetterà anche così?

(Breve pausa) Cercherò  di apparirgli in condizioni migliori;

proverò ad indossare dei vestiti nuovi.

(Samsa sfila da sotto il letto una camicia candida ed un paio di pantaloni sportivi ordinati, quindi li indossa; poi và subito a specchiarsi. Nel frattempo il Padre,  ancora seduto a tavola, chiude il giornale)

Padre (rivolto alla Sorella): Come mai di là c’è tutto questo silenzio?

Perchè non si sente il frastuono dell’incedere rovinoso di quel mostro?

Sicuramente starà ancora dormendo, il lazzarone.

(La Sorella si avvicina alla porta di Samsa e bussa)

Sorella (con aria preoccupata): Samsa, sei sveglio? Stai bene?

(rivolta al padre)  Papà, forse Samsa si è ferito, sai…ieri sera... (additando il cesto di mele)

forse dovremmo chiamare un medico,

Samsa (ad alta voce): Sto bene, sto bene… arrivo!

(Tra sé e sé) E’ inutile nascondersi; devo affrontare il problema.

Tanto, prima o poi qualcuno aprirà questa porta. (Apre la porta ed entra in soggiorno con aria risoluta)  Eccomi! Mi cercavate?

Sorella:  Ma… Ma… Normale?... Sei normale?... Sei un uomo come tutti gli altri?...

E adesso cosa facciamo? (Fa il Segno della Croce)

Padre: Samsa! Cosa hai combinato! Che diavoleria è mai questa.

Esigo una spiegazione: perché ti sei voluto trasformare!

Samsa ( sulla difensiva): Ma io non l’ho voluto… cioè, sì, l’ho sempre voluto, pero adesso…

Non lo so; non saprei… Cosa devo fare?...  Io non ho fatto niente per diventare così…

Non so nemmeno se mi piaccia  poi così tanto il mio nuovo aspetto.

Padre: Suvvia, a chi la vorresti dar da bere: ieri orrendo tafano, oggi uomo normale.

Ripeto: esigo una spiegazione.

Samsa: Ma papà… davvero non lo so, sono diventato un uomo normale senza conoscerne la benché minima ragione.

Padre: E, certo; in una notte ti trasformi completamente, e non ne conosci il motivo…

Almeno inventati qualcosa… La fatina di Pinocchio…Ti è apparsa in sogno la mamma…

Samsa (con aria più risoluta):  Senti, papà; davvero non lo so.

Del resto, se uno scrittore dello spessore di Kafka non si prende la briga di spiegarci come un uomo, in una sola notte, possa trasformarsi in un orrendo insetto, che cosa possiamo pretendere da un Tremolada qualsiasi per il percorso inverso? (breve pausa)

Ed ora, posso finalmente sedermi al tavolo con voi per un caffè?

Padre: Ma…Veramente…

Sorella:  Vado subito a prenderti una tazza nuova e un pacchetto di biscotti al burro.

Intanto siediti.

Che bello poter parlare tutti radunati a questa mensa.

Dopo riordinerò la tua stanza: c’è bisogno di luce, di aria nuova, di serenità.

(Esce dalla scena; rientra subito dopo con una tazza e un pacchetto di biscotti, che appoggia sul tavolo davanti al fratello)

Samsa:  Grazie mille!

Dopo colazione ti aiuterò io a risistemare la stanza.

(Samsa comincia a mangiare)

Samsa: Ma come è buono questo cibo;

non avrei mai immaginato che potessero esistere delle simili prelibatezze.

Padre: Va bene; credo che sia una bella novità… almeno, lo spero;

però adesso devo proprio andare al lavoro:

comunque c’è una giornata da guadagnare.

Stasera, tutti insieme, cercheremo di puntualizzare bene questo cambiamento.

(Si mette il cappello ed esce dalla scena.

Samsa intanto continua la propria colazione)

Samsa: Sai, sorellina cara, quando ero tafano ti ho spesso osservata,e ti sono molto grato:

molto grato perché tu sei davvero stata l’unica persona capace di volermi bene.

Perché sei stata l’unica persona che mi ha accolto nei suoi pensieri.

Pur vittima della situazione, pur costretta a forti rinunce, hai saputo non serbare rancore nei miei confronti… Se non era per te che mi portavi la cena e pulivi la tana, forse a quest’ora sarei già morto.

Solo grazie a te ho potuto godere di un minimo di dignità che mi ha dato la forza di esistere e resistere.

Di questo te ne sarò grato sempre.

(Samsa si alza ed abbraccia la Sorella, che rimane immobile ed imbarazzata; allora Samsa scioglie l’abbraccio e  i due si spostano in camera senza sparecchiare la tavola)

Sorella: Sparecchierò dopo:

ora voglio regalarti la più bella delle camere, il più morbido dei giacigli…

Non  dovrai mai più ritirarti in un’orribile tana.

Samsa:  Luce, luce! Voglio tanta luce…. Via queste tristissime tende

(Stacca le tende, apre la finestra e da questa  entra una luce più forte)

Samsa: Sole, calore…via tutto il grigio da qui

(Nel frattempo la Sorella comincia a rifare il letto; Samsa invece prende un panno e pulisce lo specchio)

Samsa: Che piacere specchiarsi e vedere un uomo…

tu specchio, compagno sincero ma ostile della mia vita, della mia prigionia, finalmente non mi spaventi più:

voglio che tu sia lucido e splendente, perché da ora in poi rifletterai una persona nuova.

 

(Intanto la Sorella prende la scopa e, pulendo il pavimento, trova  sotto il letto il quadro della “Donna Impellicciata”)

Sorella: Questo quadro, lo vuoi conservare?

Samsa: Dammi qua, ci penso io (prende in mano il quadro)

prendi il volo, squallido amore del mio mostruoso passato,

d’ora in poi voglio solo donne in carne ed ossa;

donne che mi attendano a casa alla sera,

che mi accolgano con il calore di un abbraccio,

che mi regalino il piacere di una carezza.

(getta il quadro dalla finestra)

Sorella: Attento, ci sono i passanti!

(Samsa si affaccia preoccupato, poi si gira verso la Sorella)

Samsa: Tranquilla, nessuna vittima… tranne la “Donna Impellicciata”:

si è rotta in mille pezzi… Non ha spiccato il volo… così è precipitata… morta… per sempre.

L’ho sempre detto che aveva un’esistenza piatta, insulsa e taciturna.

Meritava di morire, (breve pausa).

E adesso le mandiamo anche la legna per costruirsi la bara.

(getta dalla finestra anche i due monconi della stampella)

 (Samsa si avvicina al letto, e annusa il cuscino appena sistemato dalla Sorella)

Samsa: Che buona fragranza di pulito, che luce di primavera

(I due ritornano in  soggiorno)

Sorella: E adesso cosa vuoi fare? Come hai intenzione di vivere?

Samsa: Come vivrò la mia nuova vita  non lo so ancora;

ti posso dire come voglio vivere questo primo giorno: lo voglio vivere!

Sono rimasto trentaquattro, forse trentasei anni chiuso a svernare in quella gabbia…

Ora voglio uscire! Voglio spremere la mia normalità:

Voglio vedere come è la strada vista dalla strada.

Voglio vedere come è una finestra vista dal di fuori.

Voglio salutare le persone; voglio che le persone mi salutino.

Voglio corteggiare una donna vera.

Voglio stringere la mano al Fante di fiori, senza che lui scappi…

Sorella: Al Fante di fiori?

Samsa: Si, quel bel manichino del funzionario dell’ufficio di collocamento…

Bello e raffinato come il fante di fiori…

Bello e curato come il fante di fiori….

Bello ed effeminato come il fante di fiori…

(scimmiottandolo) “Allontanati subito, non mi toccare!”...

Ma ora è arrivato il grande momento:

un passo ancora e mi tufferò nel mondo di tutti…

a più tardi (esce)

Sorella (seguendo con lo sguardo l’uscita di Samsa) : Stai attento!

La fuori non ci sarà nessun muro che ti riparerà; nessun vetro che ti isolerà:

sei un pulcino appena uscito dal guscio, non sei ancora abituato a vivere…

Samsa (facendo capolino con la testa dalla porta): Succeda quel che succeda!

È la vita, la mia vita.

Sorella: Ma il mondo ti può travolgere in ogni momento:

freddo, caldo, tempeste, scioperi, rivoluzioni…

sono cose di cui tu hai solo sentito parlare…

Samsa (sempre facendo capolino con la testa dalle quinte): Beh, allora penso proprio che sia arrivata l’occasione di poterle toccare con mano, anche se scottano, anche se mi bruceranno.

L’anima di una cicatrice di guerra batte forte e con dignità;

quella di un livido lasciato da una buffa caduta o da una maledetta mela è solo ingloriosa e ridicola. (esce definitivamente)

Sorella: Mah, che Dio ti protegga.

(Raccoglie le stoviglie della colazione ed esce dalla scena.

Dopo qualche istante entra il Padre, con meticolosità comincia ad ispezionare il letto della camera degli ospiti)

Padre: Gambe e rete in buone condizioni, lenzuola e coperte pressoché nuove, cuscino in ottimo stato… molto bene.  

(con aria visibilmente compiaciuta si siede quindi a tavola e comincia a leggere il giornale;

entra in scena la sorella)

Sorella: Ciao papà, sei rientrato più presto del solito.

Padre: Sì, bambina mia. Sono venuto a controllare la nostra camera vuota:

sai al lavoro ho saputo che la nipote del vice-direttore viene a vivere in città per studiare;

mi sono quindi offerto di ospitarla.

Questa nuova entrata ci potrà garantire una maggiore sicurezza economica;

in questo modo, se tutto va bene, riuscirò ad andare in pensione l’anno prossimo.

(Entra Samsa)

Padre: Oh, ciao Samsa. Come ti senti?

Samsa: Bene, decisamente bene.

Padre: E, racconta: cosa hai fatto in queste prime ore della tua  vita?

(Nel frattempo la Sorella sistema le sedie intorno al tavolo, poi esce dalla scena)

Samsa: Tante cose. Prima di tutto mi sono guardato in giro:

ho potuto osservare l’azzurro del cielo, i pesci in una fontana, la gente che lavorava…

così ho pensato che anch’io avrei dovuto lavorare.

Padre: Oh, bravo, molto bene. E quindi che cosa hai fatto?

Samsa: Sono andato all’ufficio di collocamento, e qui ho  incontrato il Fante di fiori.

Padre: Il Fante di fiori?

Samsa: Si, quel bel manichino del funzionario che era venuto a casa nostra…

Bello e raffinato come il fante di fiori…

Bello e curato come il fante di fiori….

Bello ed effeminato come il fante di fiori…

(scimmiottandolo) “Allontanati subito, non mi toccare!”...

Padre (in tono preoccupato): E ti ha riconosciuto? Ti sei fatto riconoscere?

Samsa: Ma papàaa! Io farmi riconoscere…

Non ero stupido prima, non lo sono diventato adesso.

Cosa avrei dovuto dirgli: “Buongiorno, si ricorda del tafano? ”

Padre ( sempre preoccupato): Ma lui, comunque,  non ti ha riconosciuto?

Samsa: Abbi pazienza, come avrebbe potuto?

Padre (con aria sollevata): Per fortuna; e allora cosa ti ha detto?

Samsa: Mi ha chiesto i documenti, e siccome non ne ero in possesso, mi ha mandato agli uffici comunali per richiederli.

Padre: E lì cosa ti hanno detto?

Samsa: Che non risultavo iscritto all’anagrafe.

Padre (abbassando lo sguardo con aria colpevole): Hai ragione: a suo tempo la nostra vergogna ci bloccò dal renderti ufficialmente vivo. (Breve pausa)

E quindi, come hai risolto questo problema?

Samsa: Sono andato all’anagrafe per iscrivermi.

Padre: E ti hanno iscritto?

Samsa: Si.

Padre: Con che generalità?

Samsa: Ho deciso di continuare a chiamarmi Samsa.

Padre: Di nome o di cognome?

Samsa: Di cognome.

Padre: Come mai?

Samsa: Sai, la scelta di chiamarmi “signor Samsa” è legata a non voler dimenticare quello che sono stato; 

Samsa è proprio un nome da insetto: con tutte quelle esse ti sembra di sentire il fastidioso ronzio delle ali che ti volano intorno alle orecchie;

inoltre due volte “sa” in una parola così corta ti fanno proprio pensare al disgustoso crepitio che fanno i tafani quando vengono calpestati dalle suole di cuoio…

Padre: E che nome hai scelto?

Samsa: Gregorio

Padre: Gregorio? Un nome importante.

Perché proprio Gregorio?

Samsa: Beh, ho voluto avere un nome che potesse dare in qualche modo nobiltà alla mia nuova immagine:

Samsa per non dimenticare, Gregorio per vivere in grandezza da qui in poi.

Padre: Sei tornato poi agli uffici comunali e alla lista di collocamento?

Samsa: No, papà; si era fatto troppo tardi e ho trovato tutto chiuso.

Ci tornerò domani.

Padre: Sai Sam…, ehm… Gregorio, stavo accennando a tua sorella la possibilità di affittare la nostra camera vuota: la nipote del mio vice-direttore ne ha giusto bisogno.

Avrei pensato di tenerla a pensione;

questa sera l’ho invitata a cena per vedere di raggiungere un accordo economico… tu non hai niente in contrario, vero?

Samsa:  No, papà; però so che vuoi questo per raggiungere più in fretta la pensione.

Ma io vorrei, con i soldi che guadagnerò non appena avrò trovato un impiego, pagare finalmente il conservatorio per mia sorella e aiutare anche te, così da non doverci portare in casa una forestiera.

Padre: Apprezzo il tuo gesto, figlio mio… ma non è proprio una forestiera… c’e suo zio a garantire.

Senza contare che a questo punto potremmo sfruttare entrambe le fonti.

La vita in questi anni mi ha insegnato una cosa:

anche se ti senti sicuro del tuo lavoro,

anche se dormi sereno per la tua solida base economica,

in ogni momento può colpirti un fulmine (indicando la porta della camera di Samsa) e in un attimo la tua esistenza viene stravolta.

Non ti resta che rimboccarti le maniche e ricominciare da capo.

Facciamo in modo che se un domani dovesse colpirci un altro fulmine,

la ripresa possa essere un po’ più agevole.

Ma ora sbrighiamoci ad apparecchiare… a breve arriverà la nostra ospite.

(Rientra la Sorella con una pigna di piatti, i tre apparecchiano la tavola, poi Samsa e il Padre escono insieme, la Sorella sistema gli ultimi particolari della tavola)

Sorella: Che strana sensazione:

per la prima volta la nostra tavola apparecchiata per quattro…

neanche quando c’era la mamma…già, perché…

(indica la porta della stanza di Samsa, poi con aria gioiosa ed euforica)

Sembra quasi che ci debba essere una festa.

(esce anch’essa dalla scena)

(Dopo qualche istante suona il campanello, entra la Sorella e riordina frettolosamente le ultime sedie, il Padre entra in soggiorno visibilmente agitato, arriva anche Samsa)

Regina di cuori: E’ permesso?

Samsa (con un sospiro di meraviglia): La Regina di cuori?... come è bella.

Padre  (con cortesia): Buongiorno signorina, siate la benvenuta.

Regina  di cuori (accennando  un inchino): Buongiorno a voi,  gentili ospiti.

Padre: Siete voi dunque la nostra nuova inquilina?

Vostro zio mi ha parlato tanto della sua nipotina in termini davvero entusiastici.

Regina di cuori: Oh, lo zio è sempre tanto buono con me.

Padre: Indiscutibilmente vostro zio è di buon animo e di cortesia esemplare

Una persona davvero squisita…

E anche la nipote sembra fatta della stessa pasta.

Regina di cuori: Oh, anche lei è molto buono;

così mi fa arrossire.

Padre: Bene, ma ora bando ai convenevoli, passiamo alle cose concrete.

Vi prego, seguitemi, vi mostrerò la vostra camera.

Regina di cuori:  La seguo, mi faccia strada

(Tutti e quattro si spostano nella camera degli ospiti)

Samsa (sottovoce rivolto alla sorella): Hai visto?

Sembra la regina di cuori... come è bella.

Potrei innamorarmi di lei…

Sorella (sottovoce, rivolta a Samsa): la Regina di cuori?

Non ti bastava il Fante di fiori?

Vuoi costruirti un mazzo di persone in carne ed ossa?

Padre: Ecco, questa, se volete, diverrà la vostra dimora.

È molto sobria, ma accogliente…

Se poi doveste di notte aver bisogno di qualcosa,

vi basterà bussare a questa parete:

dall’altra parte dorme mio figlio Gregorio, e sarà lieto di aiutarvi.

Samsa (con galanteria): Onorato di servirvi.

Regina di cuori: In effetti la camera non è male;

qualora il prezzo dovesse essere alla mia portata…

Ma per concludere l’affare, se non le dispiace, mi sentirei più tranquilla se fosse presente anche il mio fidanzato:

l’ho pregato di raggiungerci a fine cena.

Samsa (sottovoce rivolto alla Sorella) : un fidanzato?

Dunque mi ritrovo subito un avversario.

Ma d'altronde, questo è l’amore.

Potrebbe essere lei la donna che mi attende a casa alla sera,

che mi accoglie con il calore di un abbraccio,

che mi regala il piacere di una carezza.

Vincerò

Sorella (sottovoce sorridendo): Ma quanto corri Gregorio

Padre: Bene, allora possiamo dunque accomodarci a tavola

(I quattro ritornano in  soggiorno;

Samsa, con galanteria, sposta la sedia per far sedere l’ospite, poi a sua volta si siede in contemporanea al Padre; la Sorella nel frattempo va in cucina e torna con la zuppiera)

Padre (rivolto alla Regina di cuori): Gradireste una tazza di brodo caldo?

Mia figlia lo ha appena preparato…

Regina di cuori: La ringrazio; più che volentieri

(La sorella versa la zuppa prima all’ospite, poi agli altri e si siede anch’essa, fa il Segno della Croce)

Sorella: Benedici o Signore il cibo che stiamo per prendere,

e fa che ai poveri non ne manchi mai…

E grazie per la pace che hai finalmente donato a questa famiglia

tutti: Amen

( tutti e quattro fanno il Segno della Croce)

Padre: Bene, possiamo incominciare… Buon appetito a tutti.

Samsa, Sorella e Regina di cuori: Grazie

(Incominciano a cenare)

Regina di cuori: Eccellente, davvero eccellente. Lei è un’autentica regina dei fornelli.

Sorella ( con evidente imbarazzo): Vi ringrazio infinitamente, ma regina io… non direi proprio.

guardatemi: la mia condizione vi sembra quella di una regina?

Padre: Dunque signorina, voi vi stabilite in città per motivi di studio?

Regina di cuori: Sì, a breve cominciano le lezioni all’università.

Samsa: E che cosa studiate?

Regina di cuori: Economia

Samsa:  Economia? Onestamente avrei immaginato una facoltà umanistica;

una bella ragazza come voi che vive immersa tra freddi numeri, teoremi e leggi finanziarie…

sembra così strano.

Regina di cuori:  E’ zio che vuole così: si sente ormai vicino alla pensione, ed è attanagliato dalla paura di lasciare a qualche sconosciuto tutto quello che ha costruito in una vita.

Samsa:  Sì, ma la vostra, di vita?

Regina di cuori: La mia vita?

Erediterò una fortuna,

sarò ricca,

avrò un’esistenza agiatissima.

Mi sembra un valido motivo per vivere immersa tra freddi numeri, teoremi e leggi finanziarie.

Ma parliamo di lei: di che cosa si occupa?

Intuisco che lei invece abbia una cultura di stampo umanistico… che studi ha compiuto?

Samsa: Sono autodidatta; sono un commediografo autodidatta.

Purtroppo non ho potuto seguire un iter scolastico regolare per… diciamo motivi di salute;

ho dovuto divorare in solitudine mille saggi di letteratura,  ma ora per fortuna sono guarito, e pronto ad aprire il cuore al mondo.

Regina  di cuori: Un letterato malaticcio… una sorta di novello Leopardi…

Samsa: Sinceramente non so il perché, ma mi sento più vicino a  Kafka.

Il dualismo uomo-insetto ha sempre trovato terreno fertile nella mia mente,

Regina  di cuori: Che idea stupida: un uomo non può diventare un insetto, lo sanno tutti;

la scienza, con i suoi freddi numeri e teoremi, non riesce ancora a trasformare una creatura in un’altra;

se lo vuol fare la letteratura con la fantasia dei suoi scrittori, lo faccia,

ma darà vita solo a qualche fiabetta, pasto di illusioni per ingenui sognatori.

Prevedo per loro tristi risvegli.

Samsa:  Forse, talvolta, l’artista ai più appare ridicolo,

ma la sua mente è capace di enormi slanci, grazie ad un’innata superiorità su tutte le alte persone: è questo il vero cibo del poeta.

Vi voglio citare “L’Albatros”, una poesia di Baudelaire

(si alza e per declamare la poesia)

Padre: Oh, adesso basta, Gregorio.

Stai infastidendo la nostra ospite.

Non essere maleducato.

E poi lei ha ragione,

il suo punto di vista mi sembra ineccepibile.

Samsa ( restando in piedi imperterrito, comincia a declamare):

Per dilettarsi, sovente, i marinai

Catturano degli àlbatri, grandi uccelli marini,

Che seguono, indolenti compagni di viaggio,

Il bastimento che va scivolando su amari abissi.

E li hanno appena posti  sul ponte

Che questi re dell'azzurro maldestri e vergognosi,

Abbandonano miseramente le grandi ali bianche

Trascinate come remi sul pelo dell’acqua.

Questo alato viaggiatore com'è goffo e imbelle!

Lui, poco fa sì bello, com'è brutto e comico!

Qualcuno con la pipa il becco qui gli stuzzica;

Là un altro scimmiotta, zoppicando,l'infermo che volava!

Il poeta è come il principe dei nembi

Che avvezzo alla tempesta, si ride dell'arciere.

Ma esiliato sulla terra, fra scherni,

Camminare non può per le sue ali di gigante.

Regina di cuori ( con ironia): A parte il fatto che la definizione usata da Baudelaire di “indolenti” dà proprio l’idea del sudore versato per fare questo lavoro…

Samsa: Perché? Voi pensate che uno scrittore non faccia fatica?

Regina di cuori: Mi dica lei quanta:

di più o di meno rispetto all’anziano fattorino di una banca?

E poi, tornando a Baudelaire, l’albatro, bello in cielo, cioè da lontano, non può volare in continuazione, e quando ha bisogno di riposarsi e di diventare terreno, ecco che da vicino e a contatto con i freddi numeri quotidiani diventa brutto e perde ogni suo fascino:

è questo il triste risveglio di cui le parlavo… (breve pausa)

Sembra quasi che lei per un secolo abbia vissuto lontano dal mondo, senza avere mai visto

come è la strada vista dalla strada,  come è una finestra vista dal di fuori, come è la gente che lavora…

Padre (in tono autoritario): Adesso basta, Gregorio.

Continui a infastidire la nostra ospite,

sei maleducato.

E poi lei ha proprio ragione,

il suo punto di vista è assolutamente ineccepibile.

Samsa: Va bene, andiamo avanti con la cena…

(rivolto alla Regina di cuori, allungando il cesto delle mele) Gradite una mela?

I grandi scienziati sostengono che la frutta faccia bene allo spirito… Addolcisca l’animo.

Regina di cuori: La ringrazio; più che volentieri

(La Regina di cuori prende una mela, Samsa appoggia il cesto sulla tavola)

Regina di cuori: E lei non ne prende una?

Anche lo scrittore talvolta avrebbe bisogno di addolcire la propria vena tagliente.

Samsa: No, vi ringrazio; le mele proprio non le digerisco…

(massaggiandosi il dorso e lanciando un’occhiataccia al Padre)

Mi fanno persino venire il mal di schiena!

Regina di cuori: Mi tolga una curiosità, lei non ha degli hobbies?

Samsa: Non ho cosa?

Regina di cuori: Degli hobbies, dei passatempi.

Io credo che talvolta, per evadere da freddi numeri, teoremi e leggi finanziarie sia molto più utile un’attività all’aperto, a contatto con la natura,

di quanto possa essere qualsiasi volo tra le polverose pagine di un libro.

Il nostro fisico ha bisogno di aria, di ossigeno;

e la nostra mente ha bisogno di mangiare realtà, freddi numeri.

La letteratura per il cervello è come la cioccolata per lo stomaco:

al momento ti piace, ma poi ti massacra con gastriti e brufoli.

(breve pausa) Credo che lei abbia bisogno di aria, di sport…

Samsa: Penso di aver capito:

certo che ce l’ho un’attività all’aria aperta;

giustappunto ritorno or ora da una passeggiata.

Regina di cuori: E in che cosa consisterebbe questa attività?

Samsa: Guardare l’azzurro del cielo, i pesci nelle fontane, la gente che lavora…

Regina di cuori: E pensare di lavorare anche lei, no?

Samsa: A onor del vero, sono alla ricerca di un lavoro, di qualcosa di concreto,

ma la mia salute fino ad ora me l’ha impedito.

Però per fortuna adesso mi sono ristabilito.

Regina di cuori:  Se vuole sfruttare l’occasione, a breve ci raggiungerà il mio fidanzato.

Lui è un funzionario dell’ufficio di collocamento,

possiamo vedere se può fare qualcosa.

Samsa: Un funzionario dell’ufficio di collocamento?

A dir la verità quando ero malato ho avuto un incontro con un funzionario,

ma non andò propriamente bene…

Regina di cuori: Perché? Cosa accadde?

Samsa: Diciamo che il mio fisico non era ancora pronto per lavorare.

Padre (perentorio, ma preoccupato): Gregorio, adesso basta!

Hai già oltrepassato i limiti della buona educazione con la signorina.

Taci subito!

Non raccontare le tue sventure passate, non ci interessano.

(poi, in tono più addolcito, rivolto alla Sorella) per favore, mia cara,

puoi sparecchiare e preparare il caffè, nell’attesa che arrivi il fidanzato della signorina?

Sorella: Subito, papà!

(Si alza, sparecchia ed esce dalla scena)

(Dopo un istante suona il campanello)

Fante di fiori: E’ permesso?

Regina di cuori: Ecco, vi presento il mio fidanzato

Samsa (sottovoce): Il fante di fiori? Quel bastardo del fante di fiori?

Padre (con riverenza): Buongiorno, siate il benvenuto.

Fante di fiori (stringendo la mano sia al Padre che a Samsa): Buongiorno a tutti voi…

Ma… ho come l’impressione di essere già stato qui, di avervi già incontrati:

è possibile?

Padre(preoccupato): No… non credo.

Samsa, con aria decisa: No, signor funzionario.

Noi due ci siamo conosciuti questa mattina all’ufficio di collocamento.

Fante di fiori: Ah, ecco, ora ricordo. Il signore che non aveva i documenti

Samsa:Esatto!

Fante di fiori: Eppure questo luogo mi ricorda qualcosa.

Non è forse qui che ho incontrato una creatura bestiale e cattiva?

Samsa e il Padre (all’unisono): Nooo!

Padre: Qui non c’è mai stata nessuna creatura bestiale…

Samsa: …E cattiva

Fante di fiori: Vabbè

Padre: Ma noi siamo qui per un altro motivo,

per stipulare un contratto…

Vi prego, seguitemi, vi mostrerò la camera della vostra fidanzata.

Fante di Fiori: La seguo, mi faccia strada

(Tutti e quattro si spostano nella camera degli ospiti)

Padre: Ecco, questa, se vorrete, diverrà la dimora della vostra fidanzata.

È molto sobria, ma accogliente…

se poi la signorina dovesse aver bisogno di qualcosa di notte,

le basterà bussare a questa parete:

dall’altra parte dorme mio figlio Gregorio, e sarà lieto di aiutarla.

Samsa (con galanteria): Onorato di servirvi.

Fante di fiori: in effetti la camera non è male;

tu, amore, cosa ne pensi?

Regina di cuori: Qualora il prezzo dovesse essere alla mia portata…

Padre: Bene, allora possiamo dunque accomodarci a in soggiorno per discutere

(I quattro ritornano in  soggiorno;

Samsa, con galanteria, sposta in sequenza le sedie della Regina di cuori e del Fante di fiori per far sedere gli ospiti, poi a sua volta si siede in contemporanea al Padre; la Sorella nel frattempo entra con la caffettiera)

Padre (rivolto al Fante di fiori ed alla Regina di cuori): Gradireste una tazza di caffè caldo?

Mia figlia lo ha appena preparato…

Regina di cuori e Fante di Fiori  (all’unisono): La ringraziamo; più che volentieri

(La Sorella versa il caffè  prima al Fante di fiori, poi alla Regina di cuori, infine agli altri e si siede anch’essa. Tutti cominciano a sorseggiare)

Fante di fiori: Eccellente, davvero eccellente. Lei è un’autentica regina del caffè.

Sorella (con evidente imbarazzo): Vi ringrazio infinitamente, ma regina io… non direi proprio.

Guardatemi: la mia condizione vi sembra quella di una regina?

Fante di fiori:  Bene, torniamo a parlare del contratto.

Da quello che ho potuto vedere, la camera non è male;

qual è la sua richiesta?

Padre: trecentocinq…

Fante di fiori: Ma siete davvero sicuri che il mostro non abitasse qua?

Padre: Duecento euro al mese, vitto e alloggio.

(Samsa fa un cenno al Padre, per chiedergli se è pazzo)

Fante di fiori: Beh, mi sembra una richiesta molto onesta;

tu, amore, cosa ne dici?

Regina di cuori:  Sono assolutamente d’accordo.

Fante di Fiori: Bene, accettiamo

Padre (sottovoce rivolto a Samsa): Non sono impazzito…

È lui che ha capito che qui prima c’era il taf…

Beh, insomma, hai capito…

Ho dovuto un po’ svendere, perché se si spargesse la voce di che cosa succedeva in passato…

(Breve pausa in cui tutti finiscono di sorseggiare il caffè, poi la Sorella si alza, sparecchia ed esce dalla scena)

Fante di Fiori: Dunque, signor…?

Samsa: Gregorio.

Fante di fiori: Dunque, signor Gregorio.

Visto l’ottimo trattamento che suo padre ha riservato alla mia fidanzata, credo di potermi interessare personalmente ed in modo veloce  riguardo la pratica di cui abbiamo parlato questa mattina.

Non mi è di nessun disturbo, se lei è già in possesso dei documenti, compilare adesso il modulo di richiesta di impiego.

Sarà quindi mia premura domani mattina inoltrare la sua domanda, senza darle neanche la scocciatura di venire in ufficio.

Samsa: Davvero gentile, un’attenzione di questo tipo non l’avevo mai ricevuta.

Fante di fiori ( prendendo un modulo dalla 24ore, e compilandolo): Bene, nome?

Samsa: Gregorio

Fante di fiori: Cognome?

Samsa: Samsa.

Fante di fiori: Samsa? Il nome non mi sembra nuovo; vabbè. Età?

Samsa: Trentacinque

Fante di fiori: Bene.

Titolo di studio?

Samsa: Nessuno, ho studiato da autodidatta

Fante di fiori: vabbè.

Curriculum vitae? Altre esperienze lavorative?

Samsa: Nulla.

Regina di cuori: Il signor Gregorio è un commediografo, ma per motivi di salute non è mai riuscito a costruirsi un vero e proprio lavoro.

Ma ora si sente decisamente meglio

Fante di fiori: Un commediografo?

Mi dica, ma le sue commedie hanno successo?

Samsa: Non lo so. Nessuno le ha mai lette, né tantomeno rappresentate.

Fante di fiori (perplesso): Chissà perché tutto questo non mi giunge come nuovo.

Vabbè; ditemi allora che genere di impiego cercate?

Samsa: Non saprei.

Qualcosa dove poter uscire, viaggiare

Lavorare all’aria aperta

Fante di fiori: Ah, ma allora grossi problemi non ce ne sono:

abbiamo diverse soluzioni da proporre; vediamo un po’:

(estrae dalla 24ore un opuscolo e comincia a consultarlo)

Senta qua: mobilificio cerca venditore.

Padre: Ma anche qualche cosa di meno complesso,

tipo un lavoro da posteggiatore, da edicolante

Fante di fiori: Mi perdoni la franchezza, ma mi sembra che lei sminuisca troppo la figura di suo figlio. Un uomo di cultura, anche se non sancita da un titolo di studio riconosciuto, merita di far volare la propria mente come uno splendido albatro sopra le onde del mare.

Lei conosce Baudelaire?

Padre: Ne ho sentito parlare.

Però l’albatro, bello in cielo, cioè da lontano, non può volare in continuazione, e quando ha bisogno di riposarsi e di diventare terreno, ecco che da vicino e a contatto con i freddi numeri di tutti i giorni diventa brutto: è questo il triste risveglio che temo per lui.

Fante di fiori: E se trovassimo un lavoro in televisione?

Del resto in tv servono sempre idee nuove;

potrebbe diventare, per esempio, un autore

A volte è sufficiente essere dotati di spirito di iniziativa;

anche se non si ha una preparazione specifica,

la giusta spinta (sfregando pollice e indice per indicare il denaro)

e qualcuno riesce a piazzarti in qualche programma di spessore.

Samsa: Questa prospettiva in effetti mi alletta;

mi rendo conto però che il successo non riuscirebbe ad arrivarmi senza la giusta spinta (sfregando pollice e indice per indicare il denaro), ed io purtroppo non credo di poter disporre di tali spinte.

Fante di fiori: Bene; potrei allora proporle un posto come insegnante di sostegno in un doposcuola.

Padre: Dovrebbe quindi aiutare un handicappato?

Fante di fiori: Un ragazzo diversamente abile! Si dice “diversamente abile”!

Padre: Comunque, descrivetemi l’handicap di questo ragazzo; è mentale?

Fante di Fiori: No, è solo un po’ zoppo…, molto zoppo…cammina con una stampella.

Ma soprattutto non è bello; è brutto.

Samsa: Così brutto da far scappare la gente?

Così brutto da non poterci lavorare insieme?

Così brutto da non potergli nemmeno stringere la mano?

(breve pausa)  Beh, non importa, in ogni caso accetto.

È un lavoro che mi si cuce addosso,

e poi voglio lavorare, guadagnare, rendermi utile alla famiglia e alla società.

Mi spieghi cosa devo fare, e lo farò.

Fante difFiori: Cominciamo a inoltrare la domanda, poi le farò sapere.

Samsa: Vi ringrazio, signor funzionario.

(Breve pausa)

Padre: Vista l’evoluzione positiva delle nostre trattative, signorina cara, decidete voi quando stabilirvi qui.

Intanto, se volete, potete ritirarvi  in camera con il vostro fidanzato per organizzare le prime cose;

noi vi aspettiamo di qua senza fretta

Fante di fiori e Regina di cuori (all’unisono): La ringraziamo; più che volentieri

(Il Fante di fiori e la Regina di cuori raggiungono il letto a lei destinato, cominciano ispezionarlo; poi passano a controllare il  comodino;

Samsa raggiunge la propria camera;

il Padre si siede a tavola e comincia a leggere il giornale,

Di li a poco si addormenta.

Entra la Sorella)

Sorella (osservando il padre dormiente, lo accarezza sulla manica della giacca e gli parla sussurrando):  Papà, è tardi, devi andare a letto, il campanile ha già battuto le dieci.

Padre (con aria assonnata): Ancora cinque minuti, poi vado… E poi ci sono gli ospiti.

Sorella (in tono esortativo, con aria “materna”): Su, su, forza… devi andare a letto subito;

lo sai che dormire sulla sedia non è un sonno giusto.

E poi ci pensiamo io e Gregorio agli ospiti.

(Il Padre si alza dalla sedia e, cammina strisciando i piedi,  sorretto dalla figlia)

Padre (bofonchiando con voce legata dal sonno): Se Dio vuole mi è concessa un po’ di pace in questa vecchiaia...

( i due escono dalla scena; la Sorella rientra e raggiunge Samsa nella sua camera, entrambi si siedono sul letto)

Samsa (sottovoce rivolto alla Sorella): Hai visto come è bella la Regina di cuori?

Potrei innamorarmi di lei…

Peccato per il suo fidanzato… già quel bel manichino del Fante di fiori.

Hai visto come ha cambiato il suo atteggiamento adesso che sono normale?

Mi ha dato la mano,

mi ha anche trovato un lavoro.

Comunque nutro ancora un enorme rancore per quanto successo l’altro giorno.

Voglio conquistare la Regina di cuori, sia per amore che per vendetta.

Potrebbe essere lei la donna che mi attende a casa alla sera,

che mi accoglie con il calore di un abbraccio,

che mi regala il piacere di una carezza.

E questa sarà anche la mia rivincita:

vedere il Fante di fiori sconfitto dal tafano.

Sorella (sottovoce sorridendo): Ma quanto corri Gregorio.

Sono fidanzati, sono innamorati;

come puoi misurarti con uno che abita già nel suo cuore?

Come farai tu ad entrarci?

Samsa: Beh, lei abita già nel mio… e anche nella mia casa;

e poi questa sera, dopo la mela, mi sembrava più addolcita, meno fredda.

Del resto quelle mele che non mi hanno ucciso, mi hanno fortificato

Sorella: Non correre troppo, Gregorio.

Potresti avere un triste risveglio.

L’amore  ti può travolgere in ogni momento:

passione, tenerezza, abbracci, sesso…

sono cose di cui tu hai solo sentito parlare…

Samsa: Beh, allora penso proprio che sia arrivata l’occasione di poterle toccare con mano, anche se scottano, anche se mi bruceranno.

L’anima di una cicatrice d’amore batte forte e con dignità;

quella di un livido lasciato da una buffa caduta o da una maledetta mela è solo ingloriosa e ridicola.

Sorella: Mah, che Dio ti protegga.

(Esce dalla camera di Samsa, riordina le sedie del soggiorno ed esce dalla scena)

(Il Fante di fiori e la Regina di cuori, finito di riordinare, si siedono sul letto e cominciano a parlare; Samsa se ne accorge e si mette ad origliare il discorso dei due)

Fante di fiori: La sistemazione è davvero ottima e conveniente;

non ti nascondo però un mio timore:

sono sicuro che in questa casa io sia già venuto,

e qui abbia incontrato una creatura bestiale e cattiva.

Regina di cuori: Che genere di creatura?

Fante di fiori: Un tafano, un tafano zoppo e orribile;

due giorni fa.

Credevo che fosse stato solo un sogno, un incubo.

Il mio incontro con l’insetto fu concitato, ha cercato di aggredirmi, ma sono scappato.

Ogni istante di questa sera mi ha fatto rivivere alcuni dettagli precisi, troppo precisi per essere un sogno.

Regina di cuori: E perché mai saresti venuto qui due giorni fa?

Fante di fiori: Fui chiamato dal padre per trovare un lavoro

Regina di cuori: A chi?

Fante di fiori: Al tafano.

Regina di cuori ( ridendo): Un tafano che lavora?

E cosa ti ha detto di preciso il padre:

“venga che c’è un tafano in cerca di lavoro”

Fante di fiori: No,  che era per suo figlio che era disabile.

Era  solo un po’ zoppo…, molto zoppo…camminava con una stampella.

Ma soprattutto non era bello; era brutto.

Regina di cuori ( ridendo):  Quindi il padre avrebbe un figlio tafano nascosto in casa?

Non credi di confonderti con il ragazzo che verrà assistito da Gregorio?

Fante di fiori: No, io il mostro l’ho visto;

sono sicuro.

Regina di cuori:  Guarda che qui l’unico figlio è Gregorio, che non è di certo un tafano; (ridendo ) tutt’al più  un albrato.

Poi, un mostro? Al limite Gregorio è solo bruttino, un albatro bruttino.

Chissà cosa hai visto quella sera.

Non è che avessi bevuto qualcosa di strano?

Samsa (guardandosi allo specchio): Eh, già!

Un albatro bruttino,

guarda qui, spelacchiato e con la pancetta.

Fante di fiori: Vabbè, adesso andiamo.

Assicurami però che quando sarai qui, se avrai bisogno chiamerai Gregorio.

Forse è un po’ sognatore, ma mi sembra intelligente e pronto di spirito.

Regina di cuori:  Effettivamente ha colpito anche me:

sognatore, però quando vola in cielo è davvero molto elegante.

(Samsa sorride)

Fante di fiori: Di’ un po’, non ti starai  per caso innamorando di lui?

Regina di cuori (ridendo):  Ma dai! Non vedi che comunque l’albatro quando è a terra diventa bruttino, spelacchiato e con la pancetta?

(Samsa fa una smorfia di delusione)

Fante di fiori: Vabbè, andiamo

(I due si spostano in soggiorno)

Fante di fiori: E’ permesso?

C’è nessuno?

(Arriva Samsa)

Samsa; Scusate mio padre, ma è crollato dal sonno.

State uscendo?

Fante di fiori: Si, per oggi abbiamo finito.

Regina di cuori:  Da domani pomeriggio mi trasferirò qui.

Samsa: Benissimo, vi aspettiamo.

Fante di fiori: Grazie ancora per il trattamento;

per il discorso “lavoro”, non appena saprò qualcosa, mi farò vivo.

Le prometto il massimo interesse.

Samsa: Grazie a voi, e arrivederci.

(Il Fante di fiori stringe la mano a Samsa;

poi esce dalla scena insieme alla Regina di cuori;

Samsa ritorna nella propria camera)

Samsa ( davanti allo specchio): Effettivamente l’albatro ha la pancetta…

e quattro peli, pardon, quattro piume sulla testa.

Mi si complica la vita.

Sarà difficile lottare contro quel bel  manichino.

Manichino stupido, ma bello…

Ed io non sono l’essere che avrei voluto essere…

Questo è il problema.

Mi toccherà ancora soffrire nell'animo per i sassi e i dardi scagliati dall'oltraggiosa fortuna;
mi toccherà ancora impugnare le armi contro un mare di affanni,

 e combatterli fino a farli cessare.(si corica a letto) e se domani mi risvegliassi di nuovo tafano?

Meglio non pensarci… piuttosto preferirei morire.

Morire,  (sbadigliando) dormire... niente più.

(Si addormenta. Tutte le luci si spengono)

(Dopo qualche attimo un bagliore proveniente dalla finestra annuncia l’alba; la Sorella entra  in soggiorno e  provvede alle pulizie domestiche del locale, poi posa  sul tavolo due tazze  di caffè.  Entra il Padre)

Sorella: Ciao papà! Ecco la tua colazione (lo bacia sulla guancia.

Il Padre le sorride e si siede a tavola davanti alla tazza, e comincia a sorseggiare il caffè.

La Sorella intanto riprende le pulizie domestiche del locale)

Padre: Gregorio si è già alzato?

Sorella: No, non ancora.

Padre: Speriamo di non imbatterci  in un triste risveglio

(La Sorella si fa il Segno della Croce)

(Intanto nella sua camera si sveglia Samsa;

si alza,  si guarda e si tocca le cosce, il torace e la faccia;

si precipita quindi davanti allo specchio)

Samsa: Normale!... Sono rimasto normale... per fortuna.

Magari un po’ spelacchiato, magari con un po’ di pancetta, ma normale.

(toccandosi la schiena) Ohi! Ohi!... non sono abituato a dormire potendomi muovere nel letto.

La mancanza del mio ventre concavo mi ha fatto venire un mal di schiena…

(La Sorella si avvicina alla porta di Samsa e bussa)

Sorella (con aria preoccupata): Samsa, sei sveglio? Stai bene?

Samsa: State tranquilli, tutto a posto.

(Esce dalla camera per andare in soggiorno, la Sorella intanto riprende le pulizie domestiche del locale)

Padre:  Normale!... Sei rimasto normale...

Per fortuna.

(Samsa  si siede a tavola davanti alla tazza, e comincia a sorseggiare il caffè)

Padre: E adesso cosa vuoi fare? Come hai intenzione di vivere questa tua giornata?

Samsa: Beh, visto che non devo andare dal Fante di fiori…

Padre: Gregorio smettila con questi soprannomi!

Rispetta colui che ti sta cercando un lavoro.

Rispetta il fidanzato della nostra inquilina;

del resto cosa ti ha fatto di male quella persona?

Samsa: Cosa mi ha fatto di male?

Non rammento (con aria ironica) forse in un’altra vita;

forse mi ha offeso,

ho come un pallido ricordo…

(scimmiottandolo) “ripugnante creatura, non mi toccare!

Non mi toccare! Non mi toccare!”...

E giù mele sulla mia schiena come fosse grandine.

Padre: Non cambiare discorso. Oggi cosa hai intenzione di fare.

Samsa: Vuoi sapere come voglio vivere questo secondo giorno: lo voglio vivere!

Sono rimasto trentaquattro, forse trentasei anni chiuso a svernare in quella gabbia…

Ora voglio uscire! Voglio spremere la mia normalità:

Voglio vedere come è un fiume visto dall’argine.

Voglio vedere come è un’osteria vista dal di dentro.

Voglio bere vino insieme ad altre persone; voglio che altre persone bevano con me.

Padre: Ho un presentimento… che tu possa ficcarti in qualche guaio.

Là fuori non ci sono muri che ti ripareranno; né  vetri che ti isoleranno:

sei come un insetto appena uscita dal bozzolo, non sei ancora abituato a vivere…

Samsa: Succeda quel che succeda!

È la vita, la mia vita.

Padre: Ma il mondo ti può travolgere in ogni momento:

freddo, caldo, tempeste, scioperi, rivoluzioni…

sono cose di cui tu hai solo sentito parlare…

Samsa: Beh, allora penso proprio che sia arrivata l’occasione di poterle toccare con mano, anche se scottano, anche se mi bruceranno.

L’anima di una cicatrice di guerra batte forte e con dignità;

quella di un livido lasciato da una buffa caduta o da una maledetta mela è solo ingloriosa e ridicola.

Padre: Ma ora hai delle responsabilità da prenderti;

hai fatto delle promesse, hai preso degli impegni

Samsa, (alterandosi): Senti chi mi viene a parlare di responsabilità, di impegni.

Fino a due giorni fa hai considerato la mia infermità come l’infamia della famiglia;

in casa mi hai fatto vergognare di essere,

fuori casa mi hai impedito di essere.

Padre  (anch’esso alterandosi): Non ti azzardare a parlarmi in questo modo!

Sono tuo padre e pretendo rispetto!

Impara da tua sorella: a diciassette anni ha patito tante frustrazioni quante se ne potrebbero vivere in due vite.

E tutto questo senza mai una lamentela, soffocando nel silenzio i suoi pianti,

di giorno a strapazzarsi in negozio, tormentata dalle pretese di insulse clienti,

ridotta poi a studiare la sera.

Come se non conoscessimo la sua insoddisfazione,

la sua tristezza per aver abbandonato il sogno di frequentare il conservatorio,

di suonare il violino….

E tutto questo a causa tua!

Ma questo discorso lo dobbiamo affrontare con calma:

adesso devo proprio andare al lavoro:

comunque c’è una giornata da guadagnare,

e se aspettassimo te…

(esce dalla scena)

Samsa (rivolto alla Sorella): Ma perché ce l’ha ancora con me?

Sorella:  Non ce l’ha con te… non ce l’ha mai avuta con te.

È  solo che è all’antica:

vuole essere un patriarca sovrano,

un padre rigido;

ma ti vuole bene.

Samsa: Eppure, nel momento più buio della mia precedente esistenza una voce amica mi ha sussurrato che le si spezzava il cuore nel vedermi così ridotto dalle ire di mio padre;  che costui era così lontano dalla naturale indole di genitore, senza mai accennare un gesto di tenerezza, o, almeno, di delicatezza nei miei confronti.

Se questo è voler bene?

Sorella: Suvvia Gregorio, la tua malattia ha spiazzato un po’ tutti noi.

Sicuramente tuo padre ha spesso sbagliato, ma la prova a cui era sottoposto era davvero gravosa.

Samsa: La prova a cui era sottoposto lui?

Forse stiamo dimenticando che il tafano ero io!

Sorella: Si, ma la carovana la tirava avanti lui.

Certamente ha spesso mancato di amore paterno,

ma tu e i tuoi problemi eravate chiusi la dentro,

mentre lui era solo a lottare sulle barricate:

lui ha ripreso a lavorare, nonostante l’età;

lui ha dovuto guadagnare i soldi per vivere;

lui… cioè, noi abbiamo anche perso la mamma.

Samsa: Ok, è evidente:

quando una persona si ammala, le conseguenze ricadono anche su chi le sta vicino…

Questo lato della sventura, in effetti,  non l’avevo mai preso in considerazione così profondamente;

ma lui si vergognava di me, che comunque sono ed ero un membro della famiglia!

Lui non aveva mai il coraggio di guardarmi in faccia…

Era così lontano dall’indole di genitore!

Se non fosse stato per te, chissà adesso che fine avrei fatto!

(piccola pausa)

Ma per fortuna c’eri tu, ancora così piccola, eppure così forte;

tu, unica a portarmi cibo e affetto;

tu, unica a non spaventarti per il mio aspetto disgustoso;

tu eri l’unica mia vera famiglia, e te ne sarò grato sempre.

Sorella: E tu sei il mio vecchio fratellone, tafano o albatro che sia.

Però il mio fratellone non mi deve far preoccupare.

Non deve uscire solo per potersi tuffare nel freddo, nel caldo, o in mezzo a tempeste, scioperi e rivoluzioni. Non deve per forza vivere tutto subito.

Quello che vorremmo suggerirti io e papà è che vivere la vita non vuol dire per forza vivere gli eccessi.

Ora che sei normale hai tempo per godere di ogni lato bello della vita,

non devi bruciare le tappe.

Ti ho visto determinato in un sentimento profondo verso una donna appena conosciuta,

solo perché è la prima che hai conosciuto.

Ti assicuro che ci sono tante donne fuori di qui.

Samsa:  Ma lei mi ha stregato!

Sorella: No! Non ti ha stregato. Ci sono vari motivi per cui ti piace:

l’hai conosciuta nel nostro appartamento, abita da noi, per cui è obbligata a frequentarti; questo per te vuol dire giocare in casa.

E poi non negarmi che nel tuo cuore arda un sentimento di vendetta verso chi ti ha gravemente offeso.

Samsa: Eppure quando la vedo mi emoziono e mi batte forte il cuore,

Fante di fiori si, Fante di fiori no.

È così bella!

Sorella:  Bene, ascolta con attenzione quanto ti dico, prima che ti possa far male

Un tempo ho conosciuto un amico, il più grande amico che io abbia mai avuto.

Questo amico, per raccontarmi  una forte delusione subita, usò una splendida metafora;

mi disse che lui aveva un giardino, e in questo giardino c’era un fiore bellissimo, il più bello di tutti. A questo fiore lui dedicava costantemente attenzioni particolari, e ogni istante il fiore splendeva sempre di più ai suoi occhi.

Un brutto giorno purtroppo arrivò un’altra persona, e gli strappò il fiore.

Per lui fu un fortissimo schianto al cuore, vedeva il suo giardino vuoto, non si rassegnava, voleva a tutti i costi  riprendersi il fiore per ripiantarlo.

Io lo vedevo stare male, e mi dispiaceva non riuscire ad aiutarlo. Mi accorgevo che nel tentativo di riprendere il fiore, si feriva aggrappandosi al gambo pieno di spine, ma non potevo fare niente. Volevo dirgli “guardati intorno: ci sono tanti altri fiori; se li curerai anche loro riusciranno a diventare bellissimi. Guarda quanti fiori senza spine” .

Ma tutto questo non serviva.

Nonostante le mani piene di tagli e il cuore a pezzi non riusciva a staccare il suo pensiero da questo fiore.

Samsa:  Ho capito quello che vuoi dire. Ma credo che nessuna logica sia in grado di stabilire il momento in cui mollare il gambo, o il momento in cui dedicarsi ad altri fiori.

Prevale sempre quel sentimento irrazionale,  violento, cinico e cattivo che si chiama amore.

Sorella:  Beh, se esci però rifletti su quando detto… prova a cercarti qualche altro fiore.

Samsa:  Va bene!  Prometto che seguirò il tuo consiglio, o, quanto meno, ci proverò.

A più tardi (esce dalla scena)

Sorella: Mah, che Dio ti protegga.

(Riprende a riordinare il soggiorno)

(Entrano il Fante di fiori e la Regina di cuori, con una valigia in mano)

Fante di fiori: E’ permesso?

Sorella (con riverenza): Buongiorno, siate i benvenuti.

Fante di fiori (accennando un inchino): Buongiorno a lei.

Ho aiutato la mia fidanzata a portare i propri effetti.

Non voglio intrattenermi a lungo, toglierò quanto prima il disturbo.

Sorella (con riverenza): Non volete davvero fermarvi?

Neanche il tempo per un caffè?

Fante di Fiori: Beh, per il tempo di un caffè dei vostri…Vabbè,

la ringrazio; più che volentieri

(La Sorella esce; il Fante di fiori e la Regina di cuori nel frattempo portano la valigia in camera, la appoggiano sul letto, e cominciano a togliere i vestiti e a riporli)

Fante di fiori: Eppure questo ambiente continua a inquietarmi.

Regina di cuori: Ancora con la storia del tafano… e smettila adesso!

(La Sorella rientra con due tazze e la caffettiera, e versa il caffè nelle tazze)

Sorella (ad alta voce dal soggiorno):  E’ pronto il caffè!

Fante di fiori e Regina di cuori (all’unisono): Arriviamo subito!

(Il Fante di fiori e la Regina di cuori abbandonano momentaneamente sul letto la biancheria non ancora riordinata, raggiungono il soggiorno, si siedono a tavola e devono il caffè)

Fante di fiori: Eccellente, davvero eccellente. Lei  è un’autentica regina del caffè.

Sorella (con evidente imbarazzo): Vi ringrazio infinitamente, ma regina io… non direi proprio.

Guardatemi: la mia condizione vi sembra quella di una regina?

Fante di fiori: Beh, c’è sempre una possibilità per ogni Cenerentola.

Sorella: Forse, se Gregorio trovasse un buon lavoro, qualche opportunità in più l’avrei, ma non credo che si presenterà mai da me un principe azzurro.

In questa casa abbiamo già un brutto anatroccolo che si è svegliato albatro… non credo che ci sia spazio per altre favole.

Fante di fiori: Per quanto riguarda il lavoro di suo fratello, la consideri cosa fatta.

Ma mi creda, per la vita di ogni persona ci può essere sempre un lieto fine.

 Sorella (sempre con imbarazzo): Voi parlate molto bene e sapete infondere coraggio, e di questo ve ne ringrazio infinitamente.

Ma non voglio crearmi false illusioni: non voglio poi avere tristi risvegli.

Adesso vogliate scusarmi.

(Raccoglie caffettiera e tazze vuote, ed esce dalla scena.

Il Fante di fiori e la Regina di cuori tornano in camera, e riprendono a sistemare la biancheria)

Fante di fiori: Scusa la mia insistenza, ma ne sono sempre più convinto: quell’orribile creatura l’ho incontrata proprio qui.

Ricordo l’aroma di quel caffè davvero indimenticabile, lo sguardo timido e triste della signorina, sempre rivolto verso terra, la divisa del padre.

Non ho assolutamente dubbi.

Regina di cuori (ironica): E dai, smettila. In questa casa ti hanno chiamato per trovare un lavoro prima a un tafano, poi a un albatro… settimana prossima sarà la volta di Cenerentola?

Fante di fiori: Ma guarda che io sono sicuro…

Regina di cuori ( seccata): Adesso basta! Ne ho abbastanza.

Vengo a vivere in una città non mia,

in una casa non mia, dove ogni passo che faccio non sono mai in completa libertà.

E tu arrivi a crearmi nuovi problemi?

Di questa storia non ne voglio parlare più!

(Il Fante di fiori abbassa lo sguardo; i due continuano a riordinare la biancheria in silenzio)

(Il Padre entra in salotto, si siede a tavola, e comincia a leggere il giornale; entra la Sorella)

Sorella: Ciao, papà. Sei gia tornato?

Padre: Si, oggi fortunatamente ho finito presto.

E Gregorio è già rincasato?

Sorella: No, non ancora.

Però ci sono di là in camera il funzionario e la signorina a riordinare le ultime cose.

Padre (chiudendo il giornale e alzandosi): Oh, molto bene. Vado subito a dare il benvenuto agli ospiti.

(Il Padre raggiunge i due)

Padre (con riverenza): Buon giorno signor funzionario, benvenuta signorina.

Procede tutto bene?

Fante di fiori e Regina di cuori: Tutto bene, grazie.

Regina di cuori: Abbiamo finito proprio ora di riporre i miei effetti personali.

Devo ammettere che la sistemazione che lei mi ha messo a disposizione è davvero eccellente.

Padre: Oh, mi sembra il minimo per un’ospite come voi.

A breve sarà pronta la cena; signor funzionario, volete fermarvi con noi?

Fante di fiori:  La ringrazio, ma non voglio esserle ulteriormente di incomodo.

E poi ho del lavoro arretrato da terminare.

Non ho ancora visto invece suo figlio…

Padre: Effettivamente è insolito che sia così in ritardo.

Fante di fiori: Bene! Chiedo allora a lei la cortesia di riferire che ho già parlato con la famiglia del ragazzo diversamente abile.

Avvisi suo figlio di raggiungermi in ufficio domani mattina alle sette, così  lo presenterò ai suoi nuovi datori di lavoro.

Ora voglia scusarmi ma devo proprio scappare.

(Stringe la mano al Padre, poi si rivolge alla Regina di cuori,  baciandola)

Ciao amore, ci vediamo domani.

Regina di cuori: Ciao amore; a domani.

(Il Fante di fiori esce dalla scena.

Entra la Sorella, e inizia ad apparecchiare la tavola; poi esce di nuovo)

Padre:  Bene, signorina; visto che quel lazzarone di mio figlio non si vede, proporrei di cominciare a cenare noi.

Non è giusto che per i suoi capricci la nostra minestra si raffreddi.

(I due si spostano in soggiorno, si siedono a tavola)

Regina di cuori:  Non se la prenda. Si sa che gli artisti sono distratti e hanno un carattere particolare.

Se l’albatro ha spiccato il volo…

Padre ( prendendo in mano una mela e mimando il gesto del lancio): So io come farlo atterrare!

(Entra la Sorella con la zuppiera)

Padre ( rivolto alla Regina di cuori): Gradireste una tazza di brodo caldo?

Mia figlia lo ha appena preparato…

Regina di cuori: La ringrazio; più che volentieri

(La Sorella versa la zuppa prima all’ospite, poi al padre e a se stessa, quindi a sua volta si siede, fa il Segno della Croce)

Sorella: Benedici o Signore il cibo che stiamo per prendere,

e fa che ai poveri non ne manchi mai.

(tutti e tre fanno il Segno della Croce)

tutti: Amen.

Padre: Bene, possiamo incominciare… Buon appetito a tutti.

Sorella e Regina di cuori: Grazie.

(Incominciano a cenare)

Regina di cuori: Questo brodo è davvero eccellente. Lei  è un’autentica regina dei fornelli.

Sorella ( con il solito imbarazzo): Vi ringrazio infinitamente, ma regina io… non direi proprio.

Guardatemi:  la mia condizione vi sembra quella di una regina?

Padre: Oh, adesso basta, mia cara.

Stai preoccupando la nostra ospite.

Non rattristare l’atmosfera.

Regina di cuori (rivolta al Padre): Mi perdoni la franchezza, ma mi sembra che lei sminuisca troppo il problema che affligge sua figlia.

Penso che, sebbene non io conosca la situazione che la avvilisce così, lei meriti una possibilità di riscatto, una chance per affermarsi, per misurarsi con il mondo.

Forse più  lei che suo fratello.

Sorella: Vi ringrazio. Ma per spiccare il  volo devo usare le ali di mio fratello:

se lui riuscirà a volare, allora anch’io forse volerò con lui.

Regina di cuori: Ma è questo che non è giusto. Una donna deve emanciparsi;

lei deve decidere di volare quando vuole, non quando glielo dicono gli altri.

Sorella: Una donna deve fare la donna, non l’uomo.

Oltre ad accudire alle faccende domestiche, di giorno lavoro come commessa in un negozio.

Regina di cuori: Certo! Ma una donna fa la donna anche se comanda.

Immagino che lei, in questo negozio, venga continuamente tormentata dalle pretese di insulse clienti,

Mi tolga una curiosità, lei non ha dei sogni?

Sorella: Dei sogni?

Regina di cuori: Sì, dei sogni.

Io credo che talvolta, per evadere dalla ripetitività della propria esistenza sia molto più utile un’attività che liberi la mente.

La nostra mente ha bisogno di mangiare sogni, passioni.

La  ripetitività per il cervello è come la pasta scondita per lo stomaco:

anche se non darà mai dei problemi alla digestione, al momento di alzarsi da tavola resteremo comunque insoddisfatti.

(breve pausa) Credo che lei abbia proprio bisogno di sognare.

Sorella: Penso di aver capito:

credo di avere dei sogni…

Regina di cuori: E in che cosa consisterebbero questi sogni?

Sorella: Ho sempre sognato di suonare il violino, di frequentare il conservatorio.

E poi, quando ho tempo, mi diletto a studiare francese: sono autodidatta.

Regina di cuori: Molto bene! Allora cosa aspetta a liberare in volo i propri sogni,

a dedicare la vita intera alla musica?

Sorella: Come vi dicevo, per spiccare il mio volo devo usare le ali di mio fratello:

se lui riuscirà a volare, allora anch’io forse volerò con lui.

Purtroppo le condizioni economiche in cui versiamo non mi consentono di abbandonare il lavoro.

Inoltre non potrei certo sopportare la vista di mio padre anziano che si spezza la schiena al lavoro, mentre io non muovo un dito.

Padre: Oh, adesso basta, mia cara.

Stai preoccupando la nostra ospite.

Non rattristare l’atmosfera.

Regina di cuori:  Lei mi insegna una grande verità!

Sono  fortunata a provenire da una famiglia agiata:

Posso studiare senza problemi,

posso ritagliarmi dei momenti all’aria aperta,

posso sognare senza temere tristi risvegli.

Speriamo che il mio fidanzato risolva il problema a suo fratello,

in modo da dare speranze anche a lei.

Sorella: Speriamo davvero!

Padre: Già.

(La Sorella si alza per sparecchiare; la Regina di cuori si alza anch’essa e le ferma dolcemente le mani)

Regina di cuori: La prego, lasci stare: questa sera vorrei risistemare io.

Sorella: Ma voi scherzate! Non potrei mai permettervelo

Padre: E nemmeno io potrei permetterlo.

Regina di cuori: Ma sono io che la supplico!

Almeno facciamolo insieme.

(Le due donne raccolgono una prima parte delle stoviglie e le portano fuori dalla scena, poi rientrano e cominciano a radunare il rimanente;

entra Samsa, visibilmente ubriaco)

Padre (arrabbiato): Gregorio! Dove sei stato fino a quest’ora?

Ti aspettavamo per la cena; hai mancato in educazione verso la nostra ospite.

Samsa: Voi non potete capire.

Ho trovato degli amici, dei veri amici.

Con loro ho celebrato il mio debutto in società.

Regina di cuori (ironica): Ah si, e chi erano questi suoi amici:

il Gatto e la Volpe o Pinocchio e Lucignolo?

Samsa: No, siamo la confraternita dei “Cavalieri di Bacco”, devoti al sacro nettare della felicità e della trasgressione.

Regina di cuori ( ironica): E adesso si sente felice?

Samsa: Felice? Felicissimo! Mi sembra di volareee! (Mima il volo di un uccello)

Regina di cuori: Ecco il nostro albatro.

Anzi, direi meglio: in questo momento lei mi ricorda molto “Le Bateau Ivre”…

conosce Rimbaud?

Samsa ( declamando con voce impostata): “Appena cominciai a scendere i Fiumi impassibili

Mi accorsi che i bardotti non mi guidavan più…”

E bla bla bla bla…(avvicinandosi alla Regina di cuori)

Ma poi dice anche:

“Sognai la notte verde dalle nevi abbagliate

Bacio che sale lento agli occhi degli Oceani…”

(abbraccia la Regina di cuori)

Regina di cuori (con aria decisa, ma ritraendosi un po’): Allontanati subito, non mi toccare!

Samsa  (cercando di abbracciare nuovamente la Regina di cuori): “…E la circolazione delle linfe inaudite

E, giallo e blu, il destarsi dei fosfori canori…”

Regina di cuori ( ritraendosi, questa volta con aria spaventata): Non mi toccare!... non mi toccare!

Padre (frapponendosi tra i due): Samsa, sei impazzito? Fila subito nella tua camera!

(La Regina di cuori si rifugia tra le braccia della Sorella di Samsa)

Samsa: Gregorio! Mi chiamo Gregorio! E voglio dal mondo tutto quello che non ho mai avuto.

voglio il calore di un abbraccio, il piacere di una carezza, ma anche il sussulto del sesso.

Perché quello stupido manichino del Fante di fiori ha tutto questo, e io no?

Regina di cuori: Fante di fiori?

Sorella: E’ una storia lunga… ma nulla di importante.

Padre: Samsa, sparisci subito nella tua stanza.

Samsa: Ho detto che mi chiamo Gregorio!

Padre, urlando: Sparisci!

Ricordati solo che domani alle sette in punto hai un appuntamento di lavoro con il fidanzato della nostra ospite. 

(Il Padre  afferra il cesto delle mele incomincia di nuovo a lanciarle contro Samsa, che si rifugia nella sua stanza, urlando ogni volta che viene colpito, poi, una volta entrato,  stramazza a terra.

Il Padre si lascia poi cadere o sulla sedia, la Sorella si copre il viso con le mani e cerca l’abbraccio della Regina di cuori.

Quest’ultima si libera in fretta dalla presa della Sorella, e si avvicina in modo minaccioso al Padre)

Regina di cuori: Da questo momento dichiaro, che, tenuto conto della disgustosa situazione esistente in questa casa e in questa famiglia do disdetta immediata di questa stanza.

S'intende che, per il giorno trascorso qui, non pagherò un soldo; anzi, mi riservo di esaminare l'eventualità di richiederle per via legale un indennizzo, che, mi creda, non avrò nessuna difficoltà a motivare

Padre ( supplicandola): Mi scuso immensamente, ma credetemi, è la prima volta che mio figlio si comporta in questo modo. E’ anche la prima volta che lo vedo ubriaco.

Vi prego, dategli… dateci una seconda possibilità;

sono disposto anche a farvi uno sconto del trenta per cento sull’affitto…

e per questo mese non pagherete nulla.

Regina di cuori: E sia. Ma lo faccio solo per lei e per la lealtà che ha  sempre dimostrato nei confronti di mio zio.

Padre (supplicandola): E vi prego, anche di non riferire nulla al vostro fidanzato.

Regina di cuori: Già, il mio fidanzato.

Immagino che sia lui il Fante di fiori.

Bel soprannome;

bel riconoscimento che ha suo figlio nei confronti di chi lo aiuta.

Certo che lui non saprà nulla, sennò…

Padre (con riverenza): Vi ringrazio infinitamente.

Regina di cuori: Bene, ora mi ritiro.

Esigo che Gregorio, o Samsa, o come diavolo si chiama, venga chiuso a chiave nella sua stanza.

Buona notte.

Sorella: Provvederemo subito; buona notte.

Padre: Buona notte.

(La Sorella chiude a chiave la porta di Samsa; poi finisce di sparecchiare.

La Regina di cuori raggiunge la propria camera, si infila una vestaglia di raso rossa, quindi si corica.

Il Padre comincia a leggere il giornale, poi si addormenta sulla sedia, nel frattempo la sorella studia francese)

Samsa:  Nulla è cambiato: rieccomi ancora a fare l’inventario di queste altre ferite…

Le prime della mia nuova vita

E per di più rinchiuso nella mia vecchia prigione.

Ecco qua, questo livido credo proprio che sia colpa di una mela…

(spostandosi un poco) Ohi ohi! Mi duole tutto… morirò!

Ma va là, non succederà nemmeno questa volta, il battello è una macchina robusta!

Già, il battello,

le bateau,

“Le Bateau Ivre”… Rimbaud!

(impostato) “Ma basta, ho pianto troppo! Le albe sono strazianti.

Ogni luna mi è atroce ed ogni sole amaro:

L’acre amore mi gonfia gli stordenti torpori.

Oh, la mia chiglia scoppi! Ch’io vada in fondo al mare!”

Che stronzate… meglio dormirci sopra….

(raggiunge il letto, si corica eriprende a parlare con voce impostata) morire, dormire, niente più… (si addormenta, si abbassano le luci nella stanza di Samsa)

Sorella (come tutte le sere, osservando il Padre dormiente, lo accarezza sulla manica della giacca e gli parla sussurrando):  Papà, è tardi, devi andare a letto, il campanile ha già battuto le dieci.

Padre (con aria assonnata): Ancora cinque minuti, poi vado

Sorella (in tono esortativo, con aria “materna”): Su, su, forza… devi andare a letto subito;

lo sai che dormire sulla sedia non è un sonno giusto.

E poi domani ti devi alzare presto:

devi andare a lavorare!

Padre (bofonchiando con voce legata dal sonno): Questa è la mia vita... Questa è la pace che mi è concessa in vecchiaia...

 (I  due escono dalla scena; si spengono tutte le luci)

(Dopo qualche attimo un bagliore proveniente dalla finestra annuncia l’alba; la Sorella entra  in soggiorno e  provvede alle pulizie domestiche del locale; si alza anche la Regina di cuori, e, ancora in vestaglia, raggiunge gli altri in sala da pranzo. Samsa dorme ancora; la Sorella riordina frettolosamente le ultime sedie, il Padre entra in soggiorno visibilmente agitato)

Padre (urlando): Dov’è Samsa? Non si è ancora alzato quel farabutto!

Sono le sette e mezza, e lui aveva appuntamento con il funzionario alle sette…

(Bussando alla porta di Samsa) Samsa, brutto pezzo di lazzarone, apri questa maledetta porta!

(Samsa  si alza di scatto, ma cade ripetutamente a causa dei postumi della sbornia)

Samsa: Accidenti, l’appuntamento… arrivo subito

(La Sorella, apre la serratura della camera di Samsa, ma lascia la porta chiusa)

Sorella (con aria preoccupata): Gregorio, stai bene?

Padre (urlando): Samsa, sbrigati!

(Samsa  continua a  cadere  ripetutamente, sempre  a causa dei postumi della sbornia. Suona il campanello)

Padre (urlando): E’ il funzionario dell’ufficio di collocamento…

dov’è Samsa?…

(bussando energicamente alla porta della camera) Samsa, è arrivato, c’è qua il funzionario!

Fante di fiori: E’ permesso?

Sorella (con riverenza): Buongiorno signor funzionario, siate il benvenuto.

Fante di fiori (accennando  un inchino e un baciamano): Buongiorno a voi.

(Poi si avvicina alla Regina di cuori) Ciao amore, come è andata la notte? Tutto bene?

Regina di cuori ( guardando il Padre e la Sorella di Samsa): Si, tutto bene.

(Il Padre e la Sorella tirano un sospiro di sollievo)

Fante di fiori: Sono esterrefatto,  aspettavo suo figlio mezz’ora fa in ufficio.

Padre (urlando): Samsa! Samsa, sveglia! Veloce, non fare aspettare gli ospiti!

(poi, rivolto al Fante di fiori) dovete scusarlo, ma sa, questa mattina è indisposto.

Fante di fiori (sottovoce, rivolto alla Regina di cuori): Samsa?, ma non si chiamava Gregorio?

Regina di Cuori (sottovoce): Non saprei, anche ieri sera il padre lo chiamava Samsa, e lui si indispettiva… sarà il cognome.

(Nel frattempo, per guadagnare secondi, il Padre offre del caffè al funzionario e alla Regina di cuori)

Padre: Gradireste una tazza di caffè caldo?

Mia figlia lo ha appena preparato…

Fante di fiori: La ringrazio; più che volentieri.

Padre (facendo sedere l’ospite): Prego, accomodatevi

(Il Padre versa il caffè, e lo porge al Fante di fiori e alla Regina di cuori, che cominciano a sorseggiarlo, seduto al tavolo con le spalle rivolte alla porta della camera)

Fante di fiori: Eccellente, davvero eccellente. Sua figlia è un’autentica regina del caffè.

Padre: Vi ringrazio infinitamente

Sorella (con aria preoccupata davanti alla porta della camera di Samsa): Gregorio, stai bene?

(Poi, rivolta al padre) Papà, forse Gregorio è ferito,

forse dovremmo chiamare un medico…

Samsa: Arrivo, arrivo!

Ci mancava il funzionario in casa:

la prima mancanza subito va a scatenare i più atroci sospetti,

come se fossi l’ultima delle canaglie;

come se fossi l’assenteista di turno.

(poi davanti allo specchio) Ma che scuse stai cercando!

Guarda che faccia hai, stupido battello ubriaco.

Sei solo capace di gettare imbarazzo su tutta la famiglia,

altro che vergognarsi di essere tafano.

Fante di fiori: Signor Gregorio, trasecolo, davvero trasecolo. Credevo di conoscerla come persona posata e ragionevole, ed ecco che invece sembra volersi mettere a far sfoggio di ghiribizzi.

Samsa (urlando):  Ma signor funzionario, porco Giuda! Sto arrivando.

Padre: Gregorio, la tua maleducazione trascura ogni ragionevole prudenza.

Vergognati per l’atteggiamento che stai dimostrando.

Samsa:  Signor funzionario, vi apro all'istante. Un lieve malessere, un capogiro mi ha impedito di venire subito; sono ancora coricato, ma ormai mi sono rimesso. Ecco, sto scendendo dal letto, pazienti ancora un minuto

(Samsa si specchia un ultima volta e raggiunge gli altri in soggiorno)

Fante di fiori (alzandosi): Ma lei è orribile;

lei è orribilmente ubriaco, si vergogni.

Samsa  (avvicinandosi e porgendo la mano):  Ma signor funzionario…

Fante di fiori: Mi rimanga lontano, non mi tocchi, non mi aliti addosso.

Ha l’alito che puzza di kerosene…

Il suo atteggiamento imbarazza davvero la sua povera famiglia;

le ripeto, si vergogni.

Samsa:  Vergognarmi io?

Ma guardatevi, bel manichino che non siete altro:

Bello e raffinato come il fante di fiori…

Bello e curato come il fante di fiori….

Bello ed effeminato come il fante di fiori…

Ma quali sono i suoi traguardi?

Sposare una donna bella e ricca, che vive immersa tra freddi numeri, teoremi e leggi finanziarie?…

Fante di fiori: Fante di fiori?

Regina di Cuori: Non si azzardi a parlare così a me e al mio fidanzato, inutile commediografo da strapazzo… altro che albatro… almeno quello quando vola è elegante.

Lei è un fannullone, suo padre ha ragione.

Dovrebbe imparare cos’è il sudore sulla fronte, cosa vuol dire dover faticare come fattorino per i funzionari di quella maledetta banca, alti e insolenti come papaveri in un pascolo, oppure cosa vuol dire di giorno  strapazzarsi in negozio, tormentato dalle pretese di insulse clienti, ridotto poi a studiare la sera.

Samsa: Bene, allora tolgo il disturbo, non meritate le mie attenzioni.

La vita è mia, e ne faccio quello che voglio, e oggi voglio salire sulle barricate,

voglio combattere, insieme ai miei nuovi amici, i “Cavalieri di Bacco”, devoti al sacro nettare della felicità e della trasgressione.

All’inferno tutti voi!

Regina di cuori: Buon viaggio nel paese dei balocchi…

(Samsa esce dalla scena)

Sorella: Gregorio!...nooo!

(Il Padre si lascia poi cadere o sulla sedia, la Sorella si copre il viso con le mani e si siede anch’essa. Questa volta la Regina di cuori la abbraccia per consolarla)

Fante di fiori: Da questo momento dichiaro, che, tenuto conto della disgustosa situazione esistente in questa casa e in questa famiglia diamo disdetta immediata di questa stanza.

S'intende che, per i due giorni trascorsi qui, non pagheremo un soldo; anzi, ci riserviamo di esaminare l'eventualità di richiederle per via legale un indennizzo, che, mi creda, non avremo nessuna difficoltà a motivare.

Regina di cuori:  Ma non dire stupidaggini; abbi la delicatezza di capire il momento.

Non vedi che queste povere persone sono distrutte?

Fante di fiori: Ma io lo dicevo per te, per la tua tranquillità.

Non vorrai mica vivere a contatto di parete con una persona bestiale e cattiva come lui?

Regina di cuori:  E chi ti credi di essere tu per giudicare gli altri? L’uomo perfetto?

Guardati,  bel manichino che non sei altro:

Bello e raffinato come il fante di fiori…

Bello e curato come il fante di fiori….

Bello ed effeminato come il fante di fiori…

Ma quali sono i tuoi traguardi?

Sposare una donna bella e ricca?…Fare un lavoro  stupido e alienante per tutta la vita?

Fante di fiori: Ma io lo dicevo per te, per la tua tranquillità.

Regina di cuori:  E allora, per la mia tranquillità, lasciami stare; voglio rimanere qui;

tu torna al lavoro, io oggi non andrò in università.

Rimango con la mia famiglia che ha bisogno di coraggio.

(Il Fante di fiori esce)

Regina di cuori (rivolta al Padre, accarezzandogli la manica della giacca): adesso lei deve proprio andare al lavoro: comunque c’è una giornata da guadagnare… lo sa come sono fatti quelli della banca. Resto io a casa con sua figlia.

Padre: Siete davvero  una persona stupenda, non so come ringraziarvi.

Regina di cuori: Non deve ringraziarmi, per me è un piacere.

Padre: Bene, allora a dopo. (esce)

Regina di cuori ( rivolta alla Sorella di Samsa): Basta piangere adesso.

È arrivato il momento di ricostruire tutto.

Sorella: Voi siete tanto gentile con me, perché lo fate?

Regina di cuori: Faccio quello che ogni essere umano dovrebbe fare: aiutarci a sopravvivere.

Non so perché, ma credo che lei nella vita abbia sofferto davvero molto.

Sorella: Sì: c’è un segreto nella nostra famiglia…

Beh, non so se faccio bene a raccontarvelo.

Si tratta di mio fratello… ecco, lui fino a pochi giorni fa non era normale.

Regina di cuori: Si, me l’ha detto: era malato.

Sorella: Veramente era molto più che malato.

Regina di cuori: Diversamente abile?  Disfunzione motoria?

Sorella: Veramente… un po’ più che disfunzione.

Regina di cuori: Handicap motorio! Era paraplegico? Tetraplegico?

Sorella: No, era solo zoppo…, molto zoppo… camminava con una stampella.

Ma soprattutto non era bello; era brutto, molto brutto.

Era un tafano! Un disgustoso tafano

Regina di cuori: Un tafano? Ma allora il mio fidanzato…

Oh mamma mia.

E adesso è normale? È diventato normale?

Sorella: Sembrerebbe proprio di si

Regina di cuori: Ma come è possibile: per una vita orrendo tafano, poi, di colpo, uomo normale: ci deve essere una spiegazione.

Sorella: Io davvero non lo so, e anche lui stesso non se lo spiega.

Regina di cuori: Eh, certo; in una notte si trasforma completamente, e non ne conosce nemmeno il motivo…

Almeno si sarebbe potuto inventare qualcosa…

La Fatina di Pinocchio…

Sorella:  Io credo davvero che non lo sappia.

Del resto, se uno scrittore dello spessore di Kafka non si prende la briga di spiegarci come un uomo, in una sola notte, possa trasformarsi in un orrendo insetto, che cosa possiamo pretendere da un Tremolada qualsiasi per il percorso inverso?

Regina di cuori: Va bene, non voglio insistere sull’argomento.

Gradisce un caffè?

Sorella (alzandosi): Ma veramente…

Regina di cuori: Per favore, non si incomodi.

Questa volta ci penso io

Sorella(risedendosi): Vabbè, se la mettete così…

Vi ringrazio, molto volentieri.

(Entra il Padre tutto trafelato)

Padre: Gregorio, è già tornato Gregorio?

Sorella: No, papà; ma cosa succede?

Perché sei così agitato?

Padre: Ho saputo che c’è stata una rissa, una grossa rissa in una taverna del centro…

Ho un bruttissimo presentimento.

(Entra Samsa barcollante; si tiene un fianco)

Sorella: Gregorio, cosa ti è successo?

Samsa: Un coltello, un maledettissimo coltello.

Chiamate un medico!

Padre: Un medico? Se chiamiamo un medico arriverà anche la polizia, e la nostra reputazione sarà rovinata per sempre.

Fila in camera e non farti più vedere.

Samsa: Ma papà, così morirò!

Padre: Tanto meglio. E se devi morire, fallo evitandoci qualsiasi disturbo.

Samsa (facendo qualche passo verso il Padre): Non voglio morire da solo

Padre: Samsa, Non mi toccare! Sparisci subito nella tua stanza.

Samsa: Mi chiamo Gregorio!

Padre, urlando: Sparisci! 

(Il Padre  afferra il cesto delle mele incomincia di nuovo a lanciarle contro Samsa, che si rifugia nella sua stanza, urlando ogni volta che viene colpito, poi si lascia cadere a terra)

Padre: Temo che la polizia possa averlo seguito.

Suggerisco di saltare la cena e nasconderci tutti a luci spente,

cosi crederanno che non ci sia nessuno in casa.

Sorella: E Gregorio? Se dovesse aver bisogno? Se dovesse star male?

Padre: Non credo che possa morire… e comunque, anche se succedesse, se l’è cercata lui.

Sorella: Hai ragione, dobbiamo liberarcene: anch’io non ce la faccio più.

Prima per un motivo… ora per un altro, ci sta distruggendo tutti quanti.

(I tre escono, si spengono le luci)

(Si scatena un temporale:  dalla finestra di Samsa si vedono i fulmini)

Samsa (sdraiato a terra):  Tremolada, bastardo!

Mi hai creato mostro sofferente e, quando mi hai trasformato in uomo, in che uomo mi hai trasformato? In un uomo mediocre con cuore orribile e bestiale.

E poi? Poi mi fai morire, solo come la più infima delle creature.

E ancora adesso mi chiedo: per te, autore dei miei stivali, chi sono? Chi sono stato?

E soprattutto, ne è valsa davvero la pena di scrivermi addosso questa stupida opera?

(Urla, poi reclina il capo, privo di vita; il temporale si protrae per qualche minuto)

(Finalmente è mattina:  un bagliore proveniente dalla finestra annuncia l’alba; la Sorella entra  in soggiorno e  depone sul tavolo le tazze  del caffè. Entrano  il Padre e la Regina di cuori)

Padre: Samsa si è già svegliato?

Sorella: Non l’ho ancora sentito, vado a controllare.

(Entra nella camera di Samsa e scopre il corpo riverso per terra)

Sorella (strattonando il corpo di Samsa): Gregorio, Gregorio svegliati: è mattina

(La Sorella rigira il corpo di Samsa e si accrege che è morto)

Sorella: Oh Cielo! Oh mio Dio!

(Corre dal padre) Papà! Papà! Gregorio è morto.

(Il Padre e la Regina di cuori si alzano e vanno nella camera di Samsa.

Visto il cadavere, il Padre di Samsa abbraccia la Sorella, la Regina di cuori apre la finestra, da cui entra una luce abbagliante; tutti e tre poi tornano in sala da pranzo)

(dopo una breve pausa)

Padre (rivolto alla Regina di cuori): Signorina, io e mia figlia oggi vogliamo prenderci un giorno di vacanza. Vogliamo andare a fare un giro in campagna con il tram:

abbiamo bisogno di distrarci e restare un po’ all’aria aperta.

Vi chiedo la cortesia di pensare voi al corpo e, se vorrete, proponete al vostro fidanzato di trasferirsi anche lui da noi: potete abbattere la parete tra le due stanze, formando così una unica camera matrimoniale.

Regina di cuori: Lei è davvero una persona gentile.

Credo che il mio fidanzato mi raggiungerà presto,

non si preoccupi, al corpo ci penseremo noi.

Padre: Grazie ancora e a più tardi.

Sorella: A più tardi.

Regina di cuori: A più tardi.

(Il Padre e la Sorella di Samsa escono; subito dopo entra il Fante di fiori)

Fante di fiori: E’ successo qualcosa? Ho visto i tuoi locatori uscire con gli occhi lucidi.

Regina di cuori: E’ morto Samsa.

Fante di fiori: Chi? Il tafano?

Regina di cuori: Già,  il tafano. (breve pausa)

Il padre mi ha chiesto di proporti di venire a vivere anche tu qui: possiamo abbattere la parete tra le due stanze, formando così un’unica camera matrimoniale.

Fante di fiori: Mi sembra un’idea eccellente; tu cosa ne pensi?

Regina di cuori ( abbracciando il fidanzato): Sarebbe bellissimo.

Fante di fiori: Bene, mettiamoci dunque al lavoro.

(I due spostano ai margini della scena il corpo di Samsa, smontano la parete a gabbia e uniscono i due letti, nel frattempo si scambiano delle opinioni)

Regina di cuori: Questa notte ho sentito Samsa che inveiva contro l’autore;

secondo te, per quale motivo?

Fante di fiori: Vedi, Tremolada è un uomo di scienza, che ha avuto la presunzione di raccontare a teatro un immaginario esperimento scientifico:

ha preso una creatura estremamente sfortunata, e l’ha posta ad un livello superiore.

Volutamente però non l’ha lanciata all’apice,

ma l’ha portata da un livello molto basso ad un livello normalissimo.

Questa creatura, fino a quel momento colpita da mille sventure, trovandosi di colpo normale, ha creduto di poter conquistare il mondo, di poter ottenere in un solo istante tutto quello che la sua condizione precedente le aveva sempre negato.

Ed è a questo punto che sulla testa di Samsa si sono abbattute nuove frustrazioni, diverse da quelle subite fino a quel momento.

L’effetto è stato devastante: i vizi hanno subito preso il sopravvento su un carattere fragile ed indifeso.

A questo punto Tremolada si è reso conto di avere fallito: di aver tentato un esperimento impossibile. Ma come poteva tornare indietro?

Non poteva certo trapiantare nessuna ipofisi come aveva fatto Bulgacov,

e nemmeno dire che aveva scherzato nello scompaginare le tessere di un puzzle, e che ora le avrebbe tutte riordinate.

Regina di cuori: E allora?

Fante di fiori: Allora non gli è rimasta che un’unica soluzione:

visto che Samsa non poteva né rimanere così, né tornare come prima, Tremolada lo ha dovuto uccidere, sanzionando così definitivamente il proprio fallimento: la sua opera era naufragata, ma  era troppo tardi per scriverne una nuova.

Doveva comunque accontentarsi di questa.

Regina di cuori: E secondo te, ha fatto bene scrivere quest’opera?

Fante di fiori: A mio parere sì, ma il verdetto finale resta sempre e comunque quello del pubblico.

(breve pausa) Beh, ora basta perdersi in chiacchiere; abbiamo finito di sistemare la nostra nuova camera e a breve i nostri locatori saranno di ritorno: propongo di andare  ad accoglierli al capolinea del tram.

Regina di cuori:  Mi sembra un bel gesto:

la vita di Samsa è finita, ma la loro no.

Nonostante il problema maggiore si sia risolto,

penso che ora dovranno superare grosse difficoltà psicologiche.

La loro tranquillità è ancora molto lontana.

(breve pausa) Andiamo!

(I due escono trascinando fuori anche il corpo di Samsa.

Si spengono tutte le luci)

Fine.