Luigi Pirandello
La morsa
Epilogo in un atto novembre 1892
PERSONAGGI
Andrea Fabbri
La signora Giulia
L'avvocato Antonio Serra
Anna, domestica
In un paese di provincia. Oggi.
Una stanza in casa Fabbri.
Uscio comune infondo. Uscio laterale a sinistra. Due finestre laterali a
destra.
Poco dopo alzata la tela, Giulia, che sta presso la finestra più infondo, con
le spalle al pubblico, a guardarfuori, fa un atto di sorpresa e si ritrae; posa
su un tavolinetto il lavoro a uncino che ha in mano e va a chiudere l'uscio a
sinistra, in fretta ma cauta, poi attende presso l'uscio comune.
Entra Antonio Serra.
Giulia (buttandogli
le braccia al collo, piano, contenta): Già qui?
Antonio (schermendosi turbato): No, ti prego!
Giulia: Non sei solo? Dove hai lasciato Andrea?
Antonio (sopra pensiero): Sono tornato prima: stanotte.
Giulia: Perché?
Antonio (irritato della domanda): Con una scusa. Era vero per
altro. Dovevo trovarmi qui di mattina, per affari.
Giulia: Non me n'hai detto nulla. Potevi avvisarmene.
Antonio (la guarda e non risponde).
Giulia: Che è avvenuto?
Antonio (a bassa voce, ma vibrata; quasi con rabbia): Che? Temo
che Andrea sospetti di noi.
Giulia (restando, con sorpresa piena di spavento): Andrea? Come
lo sai? Ti sei tradito?
Antonio: No: tutti e due, se mai!
Giulia (c.s.): Qui?
Antonio: Sì. Mentre scendeva... Andrea scendeva davanti a me, ti
ricordi? con la valigia. Tu facevi lume dalla porta. E io nel passare... Dio,
come s'è sciocchi talvolta!
Giulia (c.s.): Ci ha visti?
Antonio: M'è parso che si sia voltato, scendendo.
Giulia: Dio, Dio.... e sei venuto a dirmelo... Così?
Antonio: Tu non ti sei accorta di nulla?
Giulia: Io no, di nulla! Ma dov'è Andrea? dov'è?
Antonio: Dimmi: m'ero già messo a scendere, quando lui ti chiamò?
Giulia: E mi salutò! Fu dunque nello svoltare dal pianerottolo giù?
Antonio: No, prima, prima.
Giulia: Ma se ci avesse visti...
Antonio: Intravisti, se mai. Un attimo!
Giulia: E ti ha lasciato venir prima? Possibile? Sei ben sicuro che non
è partito?
Antonio: Sicurissimo, di questo, sicurissimo. E prima delle undici non
c'è altra corsa dalla città. (Guarda l'orologio.) Sta per venire.
Intanto in questa incertezza... sospesi così in un abisso... capisci?
Giulia: Zitto, zitto, per carità! Calma. Dimmi tutto. Che ha fatto?
Voglio saper tutto.
Antonio: Che vuoi che ti dica? In questo stato, le parole più aliene ti
pajono allusioni: ogni sguardo, un accenno; ogni tono di voce un...
Giulia: Calma... Calma...
Antonio: Sì, calma, calma, trovala! (Breve pausa. Si rimette un po';
quindi:) Qua, ti ricordi? prima di partire, discutevamo io e lui su la
maledetta faccenda da sbrigare in città. Lui s'accalorava...
Giulia: Sì, ebbene?
Antonio: Appena in istrada, Andrea non parlò più, andava a capo chino;
lo guardai, era turbato, le ciglia aggrottate... «S'è accorto!» pensai.
Tremavo. Ma a un tratto con aria semplice, naturale: «Triste, è vero?»
mi fa «viaggiare di sera... lasciar di sera la casa ... ».
Giulia: Così?
Antonio! Sì. Gli sembrava triste anche per chi resta. Poi, una frase...
(sudai freddo!) «Licenziarsi a lume di candela, su una scala ... ».
Giulia: Ah questo... come lo disse?
Antonio: Con la stessa voce: naturalmente: io non so ... Lo faceva
apposta! Mi parlò dei bambini che aveva lasciati a letto, addormentati; ma non
con quella amorosità semplice che rassicura e di te.
Giulia: Di me?
Antonio: Sì, ma mi guardava.
Giulia: Che disse?
Antonio: Che tu ami tanto i tuoi bambini.
Giulia: Niente altro?
Antonio: In treno, ripigliò il discorso, sulla lite da trattare.
Mi domandò dell'avvocato Gorri, se lo conoscevo: Ah, volle sapere tra l'altro
se era ammogliato (rideva): Questo, per esempio, non c'entrava... O ero
io che...
Giulia (pronta):Zitto!
Anna (s'affaccia all'uscio comune in fondo):Scusi,
signora. Non debbo andare a ripigliare i bambini?
Giulia: Sì... Ma aspetta ancora...
Anna: Non ritorna oggi il padrone? Le vetture sono già partite per la
stazione.
Antonio (guardando l'orologio):Sono già le undici, a
momenti.
Giulia: Ah sì? Di già? (Ad Anna:)Aspetta ancora un po'...
Te lo dirò io.
Anna (andando via):Sissignora. Intanto finisco
d'apparecchiare. (Via.)
Antonio: Sarà qui tra poco.
Giulia: E non sai dirmi nulla... non hai saputo accertarti di nulla...
Antonio: Sì! Sa fingere bene, se veramente ha il sospetto.
Giulia: Lui? Lui, così violento?
Antonio: Eppure! Che la mia diffidenza m'abbia reso insensato fino a tal
segno? Possibile? Più volte, vedi, attraverso le sue parole, m'è parso di
leggere qualcosa. Un momento dopo mi dicevo rinfrancandomi: «E la paura! ».
L'ho studiato, spiato tutti i momenti: come mi guardava, come mi parlava... Sai
che non è solito di parlar molto... eppure, in questi tre giorni, avessi
inteso! Spesso però si chiudeva a lungo in un silenzio inquieto, ma ne usciva
ogni volta ripigliando il discorso sul suo affare... «Era in pensiero per
questo?» allora mi domandavo, «o per ben altro?» «Forse ora parla per
dissimularmi il sospetto ... » Una volta mi parve finanche che non avesse
voluto stringermi la mano... Bada, si accorse che gliela porgevo! Si finse
distratto; era un po' strano veramente, il domani della nostra partenza. Fatti
due passi mi richiamò. «S'è pentito!» pensai subito. E infatti disse: «Oh,
scusa... Dimenticavo di salutarti... Fa lo stesso!». Mi parlò altre volte di
te, della casa, ma senz'alcuna intenzione apparente; così... Mi pareva tuttavia
che evitasse di guardarmi in faccia. Spesso ripeteva qualche frase tre, quattro
volte, senza senso comune... come se pensasse ad altro... E mentre parlava di
cose aliene, a un tratto trovava modo d'entrare bruscamente a riparlarmi di te
o dei bambini, e mi faceva qualche interrogazione ad arte? chi
sa! sperava di sorprendermi? rideva; ma con una gajezza brutta
negli occhi...
Giulia: E tu?
Antonio: Oh, io stavo sempre in guardia.
Giulia: Si sarà accorto della tua diffidenza!
Antonio: Se sospettava di già!
Giulia: Si sarà confermato, nel sospetto. Poi, null'altro?
Antonio: Sì... La prima notte, all'albergo (ha voluto prendere una sola
stanza a due letti), eravamo coricati da un pezzo, s'accorse che non dormivo,
cioè... s'accorse no: eravamo al bujo! Lo suppose. E bada; figùrati, io non mi
movevo, lì di notte... nella stessa camera con lui, e col sospetto che egli
sapesse... figurati! tenevo gli occhi sbarrati nel bujo, in attesa... chi sa!
per difendermi... A un tratto, nel silenzio, sento proferire queste precise
parole: «Tu non dormi».
Giulia: E tu?
Antonio: Nulla. Non risposi. Finsi di dormire. Poco dopo, egli ripeté:
«Tu non dormi». Io allora lo chiamai: «Hai parlato?», gli domandai. E lui: «Sì,
volevo sapere se dormissi». Ma non interrogava dicendo: «Tu non dormi»,
proferiva la frase con certezza ch'io non dormivo, ch'io non potevo dormire,
capisci? O almeno, m'è parso così.
Giulia: Nient'altro?
Antonio: Nient'altro. Non ho chiuso occhio due notti.
Giulia: Poi, con te, sempre lo stesso?
Antonio: Sì. Lo stesso.
Giulia: Tutte queste finzioni... lui! Se ci avesse visti...
Antonio: Eppure s'è voltato, scendendo...
Giulia: Ma non si sarà accorto di nulla! Possibile?
Antonio: Nel dubbio...
Giulia: Anche nel dubbio, tu non lo conosci! Dominarsi così, lui, da non
lasciar trapelar nulla. Che sai tu? Nulla! Ammetto pure che ci abbia visti,
mentre tu passavi e ti chinavi verso me... Se fosse nato in lui il minimo
sospetto... che tu mi avessi baciata... ma sarebbe risalito... oh sì!... pensa,
come saremmo rimasti! No, senti, no: non è possibile! Hai avuto paura,
nient'altro! Andrea non ha ragione di sospettare di noi. M'hai trattata sempre
familiarmente davanti a lui.
Antonio: Sì, ma il sospetto può nascere da un momento all'altro. Allora,
capisci? mille altri fatti avvertiti appena, non tenuti in alcun conto, si
colorano improvvisamente, ogni accenno indeterminato diventa una prova, e il
dubbio, certezza: ecco il mio timore.
Giulia: Bisogna esser cauti...
Antonio: Ora? Te l'ho sempre detto!
Giulia: Mi rinfacci adesso?
Antonio: Non rinfaccio nulla. Non te l'ho detto mille volte? Bada... e
tu...
Giulia: Sì... Sì...
Antonio: Non so che gusto ci sia, lasciarsi scoprire cosi... per
nulla... per una imprudenza da nulla ... come tre sere fa... Sei stata tu...
Giulia: Sempre io, sì ...
Antonio: Se non era per te...
Giulia: Sì... la paura.
Antonio: Ma ti pare che ci sia da stare allegri, tu e io? tu
specialmente! (Pausa. Passeggia per la stanza, poi fermandosi:)La
paura! Credi che non pensi anche a te? La paura... Se pensi questo... (Pausa.
Si rimette a passeggiare.) Cifidavamo troppo, ecco! E adesso tutte
le nostre imprudenze, tutte le nostre pazzie mi saltano agli occhi, e mi
domando come ha fatto a non sospettare di nulla finora! E come no? Amarci
qui... sotto gli occhi suoi, si può dire... traendo profitto di tutto, della
minima occasione... anche se lui si allontanava un po'; ma anche lui presente,
qui, coi gesti, con gli occhi... Pazzi!
Giulia (dopo una lunga pausa):Mi rimproveri adesso? È
naturale. Ho ingannato un uomo che si fidava di me più che di se stesso... Sì,
la colpa è mia, infatti, principalmente mia...
Antonio (la guarda, fermandosi, poi rimettendosi a passeggiare, dice
brusco):Non ho voluto dir questo.
Giulia: Ma sì, ma sì, lo so io! E guarda, puoi anche aggiungere che con
lui ero fuggita da casa mia, e che lo spinsi io, quasi, a fuggire, io, perché
l'amavo, e poi l'ho tradito con te! È giusto che ora tu mi condanni,
giustissimo! (Venendo a lui con febbre:)Ma io, senti, io ero
fuggita con lui perché l'amavo, non per trovare qua tutta questa quiete...
tutta questa agiatezza in una nuova casa. Avevo la mia; non sarei andata via
con lui... Ma lui, si sa, doveva scusarsi davanti agli altri della leggerezza
commessa, lui: uomo serio, posato... eh già! la follia era fatta, rimediarvi
adesso! riparare, e subito! Come? Col darsi tutto al lavoro, col rifarmi una
casa ricca, piena d'ozio... Così, ha lavorato come un facchino; non ha pensato
che a lavorare, sempre, non desiderando altro da me che la lode per la sua
operosità, per la sua onestà... e la mia gratitudine anche! Già, perché sarei
potuta capitar peggio. Era un uomo onesto, lui, mi avrebbe rifatta ricca, lui,
come prima, più di prima... A me, questo, a me che ogni sera lo aspettavo
impaziente, felice del suo ritorno. Tornava a casa stanco, affranto, contento
della sua giornata di lavoro, già in pensiero delle fatiche del domani...
Ebbene, alla fine, mi sono stancata anch'io di dover quasi trascinare
quest'uomo ad amarmi per forza, a rispondere per forza al mio amore... La
stima, la fiducia, l'amicizia del marito pajono insulti alla natura in certi
momenti... E tu te ne sei approfittato, tu che ora mi rinfacci l'amore e il
tradimento, ora che il pericolo è venuto, e hai paura, lo vedo, hai paura! Ma
che perdi tu? Nulla! Mentre io... (Si copre il volto con le mani.)
Antonio (dopo breve pausa):Consigli a me la calma... Ma
se ho paura... è per te... per i tuoi figli.
Giulia (fiera, pronta con un grido):No, tu non nominarli!
(Poi, rompendo in lacrime:)Poveri innocenti!
Antonio: Adesso piangi, me ne vado...
Giulia: Eh, ora sì! ora non hai più nulla da fare qua.
Antonio (pronto, grave):Sei ingiusta! T'ho amata, come tu
m'hai amato lo sai! T'ho consigliato prudenza... Ho fatto male?
Più per te che per me. Sì, perché io, nel caso, non perderei nulla l'hai
detto tu. (Breve pausa, poi, pigiando su le parole:)Non t'ho mai
rimproverato, né rinfacciato niente: non ne ho il diritto... (Si passa
una mano sugli occhi, poi, cambiando tono di voce e atteggiamento:)Su,
su... rimettiti... Andrea non saprà nulla... tu lo credi... e sarà così...
Anche a me ora par difficile che si sia potuto dominare fino a tanto. Non si
sarà accorto di nulla... E così... Su, su... nulla è finito... Noi saremo...
Giulia: No, no, non è più possibile! Come vorresti più ormai... No, è
meglio, è meglio finirla.
Antonio: Come credi.
Giulia: Ecco il tuo amore.
Antonio: Vuoi farmi impazzire?
Giulia: No, è meglio veramente finirla, e fin d'ora; qualunque cosa sia
per accadere. Tra noi tutto è finito. Senti, e sarebbe anche meglio, che lui
sapesse ogni cosa.
Antonio: Sei pazza?
Giulia: Meglio, meglio, sì! Che vita è più la mia? Te l'immagini? Non ho
più diritto d'amar nessuno, io! Neanche i miei figli! Se mi chino a dar loro un
bacio, mi pare che l'ombra della mia colpa macchi le loro fronti immacolate!
No... no... Mi torrebbe di mezzo? Lo farei io, se non lo facesse lui.
Antonio: Adesso non ragioni più!
Giulia: Davvero! L'ho sempre detto. Il troppo... è troppo... Non mi
resta più nulla, ormai! (Facendo forza a se stessa per rimettersi:)Ah!
Va', va', adesso: che lui non ti trovi qua.
Antonio: Debbo andare? lasciarti? Ero venuto apposta... Non è meglio che
io...?
Giulia: No, qua non deve trovarti. Torna però, quando lui verrà. È
necessario. Torna presto, e, calmo, indifferente, non così.... Parlami, davanti
a lui, rivolgiti spesso a me. Io ti seconderò.
Anna (dall'interno):Ecco il padrone! (Entrando con una
valigia che deporrà su una seggiola presso l'uscio comune:)Il padrone!
Giulia (si alza col lavoro in mano ostentando indifferenza, e si
avvia verso l'uscio).
Andrea (entra).
Giulia (tendendogli la mano):T'aspettavo. (Ad Anna:)Va' per i bambini.
Anna (esitando):Il padrone ha detto...
Andrea: Sono dalla mamma? Lasciali stare. Voglio disfare prima la
valigia. Così troveranno i regalucci.
Giulia: Come vuoi.
Anna (via).
Andrea: Sono così stanco... Ho mal di capo.
Giulia: Avrai tenuti aperti gli sportelli in vettura?
Andrea: No, tutto chiuso. Ma... il rumore... non ho potuto chiudere
occhio.
Giulia: Eravate in molti?
Andrea: Sì, in molti.
Giulia: Il mio guancialetto di piume?
Andrea: Oh guarda! Non c'è? L'avrò lasciato in treno! Senza dubbio...
Peccato! Che vuoi farci? Basta... Sei stata bene? I bambini?
Giulia (rimettendosi al lavoro):Bene tutti.
Andrea: E... m'aspettavi, hai detto? Te l'avrà detto Serra.
Giulia: Sì, è passato di qui poco fa. Tu non m'hai scritto neppure una
volta.
Andrea: È vero, ma per tre giorni... Serra è tornato jersera...
Giulia: Me l'ha detto; verrà a trovarti.
Andrea: Ah, verrà? Bene... Hai fatto bene a mandare i bambini dalla
mamma. Lei ci tiene. Tu non sei stata da lei?
Giulia: No, sai che ci vado solo con te.
Andrea: Sì, ma ormai...
Giulia (per cambiar discorso):Il tuo affare?
Andrea: Serra non te n'ha parlato?
Giulia: Sì, m'ha accennato... ma s'è trattenuto così poco...
Andrea: Oh, l'affare pare bene avviato... almeno... Però il nostro
signor Antonio m'ha lasciato in asso, là... Oh... sai! l'avvocato Gorri m'ha
parlato di lui, facendone un mondo di elogi! Sì, sì. Ha ingegno, ha ingegno,
quel tipo lì... Ha condotto l'affare come meglio non si poteva... Ah, per
questo, come meglio... (S'interrompe e attacca con altro tono:)e
se riesce tutto come dico io, come dovrebbe, del resto... indovina che penso?
Detto fatto, liquiderei qua ogni cosa, guarda! senza pensarci due volte... pst!
e via! Ah, non voglio più grattacapi, niente più lavoro! Fagotto, e via! in
città! Che ne dici? Andremo a stabilirci in città. Che ne dici?
Giulia In città?
Andrea: Toh, guarda! le dispiace...
Giulia: No.
Andrea: Ah! In città, in città! Voglio un po' anch'io far la vita del
signore, adesso! Godermela!
Giulia: Com'hai presa questa risoluzione?
Andrea: Risoluzione ancora no... Se mi riesce... Ma senti, oh! qua non
rimarrò di certo. Ah, sono stufo! Dopo quello che m'hanno fatto! E poi, va' là,
anche per te.
Giulia: Oh, per me lo sai, dovunque...
Andrea: Eh via adesso! Avresti qualche distrazione che la campagna non
può darti... Ne hai bisogno anche tu. Non foss'altro,
l'aria della città... il rumore. Poi, qua, c'è mia madre, e tu con lei...
Giulia: Non sarà per questo, spero, che vuoi andar via.
Andrea: No, non dico per questo.
Giulia: Sai bene, che è lei, tua madre, che non ha per me...
Andrea: Lo so, lo so, e sarebbe infatti anche questa una ragione. Ma ce
ne sono altre. (Breve pausa.)Sai, in città ho incontrato due
volte i tuoi fratelli e tutt'e due le volte...
Giulia: Che hanno fatto?
Andrea: A me? Niente! Che vuoi che mi facciano? Vorrei vedere che per
giunta... Niente. Ma, al solito, hanno fatto le viste di non conoscermi... Eh,
già! (Canterellando:)Èinutile! non la mandano giù!
Che superbia! Ma anche la rabbia, adesso. Sì, perché ora io non sono più
lo spiantato di una volta, capisci? Così, è mancata loro la soddisfazione di
vederti afflitta, pentita d'aver lasciata la loro casa per venire con me... Non
la mandano giù! E io, guarda, vado a stabilirmi in città, per loro! Così
godranno! Per loro! Anche Serra se ne verrebbe volentieri, credo... Che fa qui?
Giulia: I suoi affari...
Andrea: Sì. Grandi affari! Sì trattano in città... Se qua non c'è
nessuno; una mandra di bestie, andando via noi! Oh, a proposito: bisognerà
pensare adesso a ricompensarlo. Favori glien'ho fatti, parecchi, ma questo non
conta.
Giulia: Per lui forse conteranno.
Andrea: Nient'affatto! Gli affari sono affari, i favori non c'entrano:
si compra l'amicizia! Lo merita, del resto. Se sapessi che ragioni ha saputo
trovare a sostegno delle mie pretese: giuste, per altro! A momenti qua mi
negano anche il merito d'aver fatto del bene al paese... Ma se la
gratitudine... basta! Non dico di averlo arricchito e me ne potrei
vantare ma il merito, se non altro, d'averlo liberato dalla peste, dalla
malaria... Neppure questo?
Giulia: Non capiscono.
Andrea: Eh già! Quando si tratta di restar grati a qualcuno, non si
capisce mai. M'avevano ceduto una palude, tu lo sai, com'era, lo sai,
quando siamo venuti qua, lo ricorderai... scappati dalla città... Non produceva
che un po' di càrice acerba, che finanche le pecore rifiutavano. Vi rischio su
tutta la mia sostanza, cioè la tua, a essiccarla, a concimarla, a bonificarla;
la rendo il campo più ubertoso della contrada, e va bene! Scade il contratto
d'affitto e non solo m'oppugnano le pretese sui benefizii; ma anche l'onore
d'aver fatto risorgere il comune... «Vi siete arricchito!» Grazie! Chi s'è
cimentato? Per giunta, guarda, dovevamo impoverirci per loro... Eh via! Poi, il
danaro era tuo.
Giulia: Che vai a pensare adesso?
Andrea: No, era tuo. E se mi son fatto ricco, il merito è tuo.
Giulia: Io non ho lavorato.
Andrea: Ho lavorato io, questo sì, e coraggio ne ho avuto. Passando, in
treno, guardavo. Ammiravano tutti adesso l'opera mia. Allora mi davan
del matto. Una palude! Sì, per voi. Per me, la California! Era stata la mia
idea fissa fin da quando ero ragazzo. Pensare che prima qua si moriva come le
mosche di malaria. C'era giusto il vecchio Mantegna, con noi, in vettura, lo
conosci? Gli sono morte due figlie. Lo raccontava, piangendo. Anche la moglie
gli morì di malaria.
Giulia (sempre lavorando):Non stava più con lui.
Andrea: Eh sfido! Volevi che stessero ancora insieme, dopo che... (Ride.)Ma lui la piangeva più delle figlie. E tutti noi, naturalmente, ridevamo.
S'è mezzo rimbecillito, ormai, poveretto! In paese lo canzonano per
questo. Sai che lo bastonarono?
Giulia: Davvero?
Andrea: Eh sì! Non ora... L'amante della moglie lo bastonò. Ce lo
raccontava lui stesso, in treno, tutto per filo e per segno, tranquillamente.
Immagina le nostre risate. «E mettetevi un po' nei panni miei!»
diceva. Poi s'è rivolto al signor Sportini (c'era anche lui! vicino a me...
quello del dazio, sai?) «Ah signor Francesco» diceva, «lei solo qua mi può
compatire!» Quel che successe! Per fortuna, c'era con noi un giovanotto di questi,
sai?, ultima moda... pieno di mondo... Non mi ascolti?
Giulia: Sì volevo domandarti...
Andrea: D'andar di là? È pronto? Adesso andiamo. Dunque senti: questo
giovanotto prende la parola: «Sorprendere», dice. «Dio mio! Roba preistorica...
Che sugo c'è? Il signore qua si è fatto bastonare. Il solito viaggio
improvviso... la solita corsa sbagliata... mezzucci da' mariti vecchi che
vogliono dare a vedere d'aver perduto l'orario della ferrovia, mentre han
perduto invece la testa... Non c'è psi co lo gia! Mi spiego:
avete il sospetto, e volete la prova? E che bisogno c'è del fatto? E per di più
ridicolo. Disturbare due persone, che se ne stanno insieme così felicemente ...
» Spiritoso, non ti pare? «Se io», diceva, «avessi moglie, Dio me
ne scampi! e sospettassi di lei» (aveva l'aria di canzonar Mantegna) «io farei
le viste di non accorgermi affatto di nulla. Non cercherei prove, non la
disturberei prematuramente. Farei soltanto in modo e qui sta l'abilità!
che lei, tutta lei, divenisse, davanti a me, una prova vivente, la più
lampante, fino al momento opportuno.» È interessante... (S'accosta più a
lei, con la sedia.)Senti ciò che diceva. «Venuto questo
momento, mi rivolgerei a mia moglie, la inviterei a sedere, e poi, come se
nulla fosse, così a discorso, le racconterei con bella maniera una storiella di
questi amori... interessanti, ma "cittadina", mi spiego? e che
s'aggirasse intorno alla colpa di lei, stringendola in cerchi più sottili,
sempre più sottili... finché, a un certo punto (prende dal cestino del
lavoro uno specchietto a mano e lo mette davanti alla moglie), là,
le si mette sotto il naso uno specchietto a mano, e le si domanda con bel
garbo: "Mia cara, perché impallidite cosi?.» (Si mette a
ridere con certa stranezza.)Ah, ah, ah... è graziosissimo!...
«Vedete bene, vedete bene che so tutto ... »
Giulia (scarta con la mano lo specchietto, sorridendo a fior di
labbra, e si alza affettando indifferenza):Sciocchezze!
Andrea (strano):T'ho annojata, di' la verità? Non
t'interessa?
Giulia: Che vuoi mi interessi ... la moglie del Mantegna? (Fa per
andarsene.)
Andrea (c.s.): E allora Serra ...
Giulia (si volge appena, pallidissima, a guardarlo di su la spalla).
Andrea (dominandosi, cangiando tono):Sì, gli dirò:
senti, caro, con te, non so veramente come regolarmi... Senza cerimonie...
siamo amici... dunque, dimmi, dimmi quel che debbo darti e te lo darò.
Eh eh eh... come ti pare?
Giulia: Fa' come credi.
Andrea: Soltanto, sai? ho paura, che dicendogli così...
Giulia: Rifiuti?
Andrea (alzandosi, con un sospiro):Eh, la coscienza, mia
cara, ha curiosi pudori! Avendomi rubato l'onore, rifiuterà il danaro.
Giulia: Che dici?
Andrea (accigliandosi, ma contenendosi ancora, e quasi ridendo):Non è la verità?
Giulia: Sei pazzo?
Andrea: Non è vero? Guarda! Lo nega.
Giulia: Sei pazzo?
Andrea: Io sono pazzo? Ah, non è vero?
Giulia: Credi di farmi paura? Come puoi dirlo? Chi ti dà il diritto
d'insultarmi così?
Andrea (afferrandola):Io t'insulto? Se tremi!
Giulia: Non è vero! Che prove...
Andrea: Prove! Diritto! Sono uno sciocco? un pazzo? E tu innocente...
una vittima. Ma se ho veduto: io, io, capisci? Io, con questi occhi, mi sono
accorto...
Giulia: Non è vero! Sei pazzo.
Andrea: Ah sì? Tanto sciocco? Ho veduto, ti dico, con questi occhi, e
hai il coraggio di negare? Spudorata! Se hai tremato, alle mie parole... come
lui... come lui ... là... tre giorni l'ho torturato! è scappato alla fine...
non ne ha potuto più ... È venuto a dirtelo, è vero? è venuto a dirtelo? Io,
l'ho lasciato venir prima! Perché non sei andata via con lui? Nega, negalo
ancora, se puoi!
Giulia: Andrea... Andrea...
Andrea: Non neghi più, lo vedi?
Giulia: Per pietà!
Andrea: Pietà?
Giulia: Uccidimi! fa' di me quel che vuoi...
Andrea (afferrandola di nuovo, furibondo):Lo meriteresti,
infame! Lo meriteresti! sì, sì... non so chi mi trattenga... Ma no, guarda, (la
lascia)non voglio sporcarmi le mani... pe' miei figli! non voglio
sporcarmele! Non hai pensato a loro? Neanche a loro! Vile! Vile! (La
riafferra e spingendola violentemente verso la comune:)Va' via,
via! fuori di casa mia! via! subito! via!
Giulia (con disperazione):Dove vuoi che vada?
Andrea: Lo domandi a me? Dal tuo amante! Hai tradito anche i tuoi
fratelli, per venire con me, per fuggire con me... con me! Se ora ti chiudono
la porta in faccia, fanno bene... Va' dal tuo amante... Ti darò tutto, tutto...
Ci andrai col tuo danaro! Credi che voglia tenermi il tuo danaro?
M'insozzerebbe le mani, ora! Comincerò daccapo, pe' miei figli! Va' via!
Giulia: Andrea, uccidimi piuttosto! non parlarmi così! Ti chiedo
perdono, per loro; ti prometto che non ardirò più di guardarti in faccia... Per
loro...
Andrea: No.
Giulia: Lasciami in casa per loro...
Andrea: No!
Giulia: Sarò la tua schiava!
Andrea: No!
Giulia: Te ne scongiuro...
Andrea: No, no, no. Non li vedrai più.
Giulia: Fa' di me quel che vuoi...
Andrea: No!
Giulia: Ma sono pur miei!
Andrea: Ci pensi ora? Ora? Ci pensa ora!
Giulia: Sono stata pazza...
Andrea: Anch'io!
Giulia: Sono stata pazza; la mia colpa non ha scusa, lo so! Io non
accuso che me... Ma fu un momento di pazzia, credimi. Ti amavo, sì! Mi sono
sentita trascurata da te... Non accuso nessuno, me soltanto... Lo so, lo so...
ero fuggita con te... Ma, vedi che ti amavo?
Andrea: Per tradirmi! Di' che fui il primo che ti venne davanti: avresti
fatto lo stesso con tutti.
Giulia: No! Ma io non voglio scusarmi...
Andrea: Va' via dunque!
Giulia: Aspetta! Non so più che debba dirti... Sono colpevole verso di
te, verso i miei figli... sì... sì... è vero... ma se per te non posso fare più
nulla, lasciami almeno espiare per i miei figli la colpa che ho verso di
loro... A questo non puoi negarti... Non puoi strapparmi a loro...
Andrea: Ah, ti strappo io? Ma via! Vuoi che mi confonda a
raccogliere le tue parole? Non li vedrai più!
Giulia: No! No! Andrea! te lo chiedo per l'ultima volta, te ne
scongiuro, guarda... così... (Gli s'inginocchia davanti.)
Andrea (violento):No! ti ho detto no! Basta! Non voglio
più sentirti, non voglio più vederti. I figli sono miei unicamente, e restano
con me... Tu, via!
Giulia: E allora, tanto... uccidimi!
Andrea (scrollando una spalla, con indifferenza):Ucciditi.
(Va presso la finestra a guardar fuori.)
Giulia (rimane come schiacciata da una condanna; lentamente reclina
il capo, gli occhi le si riempiono di lagrime, quindi scoppia in singhiozzi).
Andrea (si volge un po' a guardarla, poi si rimette a guardar
fuori senza muoversi).
Giulia (finisce a poco a poco di piangere, breve pausa, quindi si
alza, pallidissima, e, col petto rotto a tratti da singhiozzi, si avvicina al
marito):Allora senti...
Andrea (si volge novamente a guardarla),
Giulia (scoppia di nuovo in pianto).
Andrea (voltandole le spalle):Scene!
Giulia: No! Senti. Se non debbo più vederli... neanche per un'ultima
volta... ora... Te ne supplico! te ne supplico!
Andrea: No, no, ti ho detto no!
Giulia: Un'ultima volta... il tempo di dar loro un bacio... di
stringermeli tra le braccia... e poi basta!
Andrea: No!
Giulia: Ah, come sei crudele! Ebbene... e allora... promettimi almeno
che ... quando verranno... e poi in seguito mai ... mai non dirai loro... male
di me ... promettimelo! Non sappiano mai nulla ... E quando...
Andrea (con voce strana, volgendosi a Giulia e invitandola col gesto):Vieni ... vieni... qua... qua...
Giulia (esitante, atterrita):Perché? (Poi ilarandosi:)Ah! Sono loro!
Andrea (l'afferra e la spinge a guardar fuori):No, no...
guarda... guarda ... là... lo vedi?
Giulia (aggrappandosi a lui):Andrea! Andrea! Per pietà!
Andrea (respingendola verso l'uscio a destra):Va' di là!
Per chi temi?
Giulia (c.s.): Te ne scongiuro, Andrea!
Andrea (c.s.): Di là! Di là! Temi per lui?
Giulia (c.s.): No! no! è un vigliacco...
Andrea (c.s.) Aspettalo di là... è come te!
Giulia (con le spalle all'uscio):No! No!... Addio,
Andrea! Addio. (Gli dà un rapido bacio in faccia e si precipita dentro,
richiudendo l'uscio.)
Andrea (resta perplesso, smarrito, dietro l'uscio, con le mani sulla
faccia.) Entra nel frattempo Antonio Serra; il quale, vedendo Andrea in
quell'atteggiamento, si tratterrà esitante sulla soglia. Si ode dall'interno un
colpo di rivoltella.
Antonio (dà un grido).
Andrea (volgendosi di scatto):Tu l'hai uccisa!
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