LA MORTE IN PRIMA SERATA
di Pietro Favari e Augusto Zucchi
Personaggi
L’Attore
Il Conduttore
La Segretaria
L'Assistente
Il Coreografo
La Madre
Il Primo Amore
La Religione
L'Ateismo
Oliver Hardy
La Ragazza Mai Nata
Il Vecchio Attore
Il Prete
Danzatrici
Danzatori
Coreuti
Uno studio televisivo in gran fermento: tecnici, truccatori, sarte, assistenti. Si danno tutti da fare per gli ultimi ritocchi: sta per iniziare la prova generale di una trasmissione che andrà in diretta. L'elettricista sta sistemando alcuni riflettori, il direttore di scena controlla che l'attrezzeria sia al suo posto. L’Attore sta dando alcune indicazioni al Conduttore, più impegnato a seguire il trucco e la sarta che non ad ascoltare i suoi suggerimenti. Un giovane Assistente accanto all’Attore è pronto ad assecondare qualunque suo desiderio. Sul fondo della scena un Coreografo sta provando con il gruppo di Danzatori mentre sulla sinistra cinque Orchestrali stanno accordando i loro strumenti.
ATTORE
Con naturalezza e ironia...
CONDUTTORE
No, no, no... Meno fondo tinta, meno... Cipria... cipria sul mento.
ATTORE
Ma con toni ambigui...
CONDUTTORE
...La giacca qui a sinistra mi tira... troppo attillata.
SEGRETARIA
E' pronto il comunicato per la stampa.
ATTORE
Leggi.
SEGRETARIA
(Legge) “Va in onda in diretta e in prima serata una trasmissione televisiva che ha per protagonista la morte...”
ATTORE
(Al Conduttore) Qualche ammiccamento al pubblico, ma discreto.
SEGRETARIA
(Continua a leggere) “Ospite della trasmissione, un uomo, nel mezzo del cammino. Gli resta poco da vivere”.
ATTORE
Correggi in: “Gli restano poche ore di vita”.
SEGRETARIA
(Legge) “…ha espresso il desiderio che la sua fine venga ripresa dalle telecamere”.
ATTORE
Più diretto, più immediato... più forte...
“Sarà trasmessa in diretta la sua morte”.
Siete pronti con il coro?
ASSISTENTE
Il coro è pronto, manca una delle due corifee, l'Ateismo... è ancora al trucco.
CONDUTTORE
(Ripete a memoria) La morte questo mistero insondabile del nostro passaggio sulla terra. Un tema a tutti noto e a tutti ignoto.
ATTORE
Dio santo, più leggero... un sorriso... ironico... ammiccante.. Ecco così: "La morte, questo mistero insondabile..." ecco, come se dicessi: ”Ho proprio voglia di un gelato..." Chiaro?
CONDUTTORE
Chiarissimo. La morte. Molto semplicemente la morte. Questa paroletta di due sillabe che al tempo stesso non ci dice nulla ma che può dirci tutto fino al punto di sgomentarci. Già mi pare di vedervi, sorpresi, sorridere, cambiare canale...
ATTORE
...e fare ogni tipo di scongiuro...
CONDUTTORE
La morte. Non siete abituati a parlarne, vero? Quante volte vi capita a casa, di parlare di morte con i vostri figli, o con i vostri amici? Di tutto si parla: qual è l'ultimo film che hai visto? Di che segno sei? Sono ingrassato.... Io ho scoperto una dieta formidabile.... Ma di morte mai! Mai che si dica: chissà quando morirò oppure chissà come morirai?
ATTORE
Insisti con la parola, come se volessi ascoltarla ripetuta da milioni di spettatori. "Forza ripetete con me: Morte, morte, morte!"
CONDUTTORE
Quante persone in questo istante nel mondo stanno morendo? Venti, trenta, quaranta, cento? Sicuramente non meno di cento, almeno venti per continente, così sostengono le statistiche. Uno che di queste cose se ne intendeva, Stalin, ha detto: “Una morte è una tragedia, un milione di morti è statistica”.
E intanto un istante è già passato e altri cento, duecento, forse mille ci stanno lasciando. E così di seguito, senza sosta; la morte ogni secondo reclama le sue vittime. E quanti si stanno preparando a morire? Centinaia, migliaia.
Uno lo conoscete, e questa sera è tra di noi ed è lui stesso l'autore e protagonista di questa trasmissione. Unmale incurabile, giunto ad una fase terminale, lo condanna a pochi mesi, pochi giorni, forse poche ore di vita.
In genere ci si vergogna della propria morte, si cerca di tenerla nascosta ma lui invece vuole farla diventare spettacolo. E' un artista, e ha deciso di raccontarvi, a modo suo, la propria fine.
Quale omaggio più intimo, più generoso per il suo pubblico?
SEGRETARIA
Posso continuare col comunicato?
(L’Attore fa un cenno d'assenso e lei continua a leggere) “Un conduttore interroga l'ospite... Cosa si prova di fronte alla morte? Parlare della sua morte lo farà sentire meno solo, non gli farà vivere la condizione di emarginato, di ‘già morto’ a cui sono relegati i malati terminali e i moribondi.
L'ospite racconta i momenti più importanti della sua vita. Per lui, si balla, canta, si cerca di ridere, si festeggia. Un grande brindisi alla sua morte”.
Il Coreografo si avvicina al Conduttore.
COREOGRAFO
Vorrei rivedere con te l'ingresso...
CONDUTTORE
Proviamo.
Gli orchestrali ad un segnale partono con l'esecuzione dell'ouverture mentre al cenno del Coreografo i Danzatori avanzano dal fondo fino a raggiungere a passo di danza il Conduttore. Durante la battuta introduttiva il Coreografo dà indicazioni ai Danzatori.
CONDUTTORE
Buonamorte a tutti quelli che ci stanno seguendo. Non è questo l'augurio più importante che si possa fare? Così si salutavano fra di loro i teologi nel medioevo, così si salutano ancora oggi i religiosi di un certo ordine, mi pare i Trappisti... No! quelli quando si incontrano si dicono: "Ricordati che devi morire".
Ecco vedete in proiezione: la cartella clinica del nostro ospite.
Sul fondale viene proiettata l'immagine di una radiografia dell'intero scheletro dell'ospite a cui segue il grafico di un elettrocardiogramma e la riproduzione di alcune scopìe.
COREOGRAFO
Ecco per me va bene.
ATTORE
(Consegna un foglio al Conduttore) Leggi!
CONDUTTORE
Come qualcuno ha scritto: la vita è una grande sorpresa. Non vedo perché la morte non potrebbe essere una sorpresa anche più grande.
ATTORE
Ecco, a questo punto, io entro dalfondo... Attraversouna zona di penombra...
(Esegue il movimento, mentre l'elettricista alla consolle dà l'effetto di luce)
Come se uscissi dallo schermo... avanzo verso le telecamere... commento il grafico.
Ecco vedete: le transaminasi hanno valori allarmanti, la velocità di sedimentazione è altissima, globuli bianchi quasi spariti... non c'è trucco e non c'è inganno... sto proprioper morire.
(Al Conduttore) E tu con tono quasi distratto dici...
CONDUTTORE
Ed è un destino che ci accomuna: stiamo tutti per morire, è solo questione di tempo. Qualcuno ha detto: la vita non è altro che una morte lenta.
ATTORE
Io non avrei fretta... maper me oramai è questione di attimi. (Pausa) Mi dispiace lasciare Argo... il mio bassotto.
CONDUTTORE
Una dichiarazione che farà felici milioni di animalisti...
ATTORE
Non me ne importa niente degli animali... A me dispiace dover lasciare Argo.
L'Assistente di studio alza un cartello con scritto "Risate". Partono le risate registrate.
ATTORE
Qui non c'è niente da ridere...
ASSISTENTE
Chiedo scusa, avevo capito male.
ATTORE
A questo punto dirai la prima poesia.
CONDUTTORE
Quale?
ATTORE
Il tempo miserabile consumi...
CONDUTTORE
Non la so a memoria...
ATTORE
Leggila, allora leggila.
CONDUTTORE
(Legge con tono leggero e salottiero, ostentando un gran sorriso)
“La morte magra e seria ha nella voce
Un'armonia che pure io gusto tutta
Ma il mondo grasso l'ha scomunicata
E la disprezza”.
ATTORE
Ma cos'è? Cosa credi, di leggere, un giornaletto rosa?
CONDUTTORE
Ma tu mi hai detto...
ATTORE
Ma non qui, prima... Insomma, dipende... A volte devi scherzare e sdrammatizzare, a volte sei preso dal dramma, dalla tragedia che si sta compiendo.
CONDUTTORE
E io come faccio a sapere quando devo essere seria e quando devo scherzare... Bisogna che ti decidi...
ATTORE
Guarda me.. Ecco se faccio così… (Fa un segno con la mano destra) vuole dire che devi sdrammatizzare, quando faccio così… (Fa un segno con la mano sinistra) vuol dire che devi essere compreso, compunto, cupo e tragico.
Ora la prima domanda: C'è qualcosa che lei… - ricordati che in trasmissione ci diamo del lei, fa meno varietà - …C'è qualcosa che lei desidera dire, subito, a chi in questo momento ci sta ascoltando?
CONDUTTORE
C'è qualcosa che lei desidera dire, subito, a chi in questo momento, ci sta ascoltando?
ATTORE
(Come se fosse in onda) Sì! Non vi lasciate illudere che sia poco la vita... Bevetela a gran sorsi, non vi sarà bastata quando dovrete perderla. Non ricordo chi l'ha scritta ma suona bene.
(Al Conduttore) Vai con la seconda domanda.
CONDUTTORE
Cosa rimpiange?
ATTORE
Mi sarebbe piaciuto scrivere poesie, dipingere, leggere, leggere, leggere, e interpretare un bel ruolo drammatico, magari in Shakespeare... Ma ho sempre pensato che l'avrei fatto da vecchio.
(Pausa, poi si guarda intorno) C'è qualcosa di freddo, qui dentro, di troppo... non so... come di troppo perfetto.
ASSISTENTE
E' tutto come lo ha chiesto lei...
ATTORE
Ma allora sono circondato da imbecilli! Questo è quello che dirò in trasmissione: “C'è qualcosa di freddo...” al che la Conduttore risponde: “Si accettano consigli”.
CONDUTTORE
Sì, lo so, stavo per dirlo...
ASSISTENTE
Chiedo scusa, è colpa mia...
ATTORE
Forza allora, riprendiamo. (Si guarda intorno) C’èqualcosa di freddo, di troppo... non so... come di troppo perfetto. Forse troppo austero... solo bianco... solo nero...
CONDUTTORE
Si accettano consigli.
ATTORE
La morte io me la vedo a colori.
CONDUTTORE
Bella o brutta?
ATTORE
Bella... il corpo ... bellissimo... in carne.. rosea, soda... Il viso non so... ma il corpo uno schianto. Perché ce la immaginiamo sempre vecchia, brutta, ripugnante e coperta da un mantello nero?... Vorrei vederla nuda.
CONDUTTORE
(Piano all’Attore) Hai un piede nella fossa e pensi ancora al sesso...
ATTORE
Molte volte sono stato quasi innamorato… Di una facile morte.
Non l'ho detto io. L'ha detto un poeta.
(Al tecnico) Fai partire la musica. (Parte una musica).
(Al Conduttore, mentre muove la mano destra) E ora la presentazione.
CONDUTTORE
E questo signori è il nostro ospite, l'uomo che ci terrà compagnia in queste ore, le ultime della sua vita...
Sta morendo signori, il nostro ospite sta morendo, per lui non c'è più speranza...
ATTORE
Troppo... troppo frivolo
CONDUTTORE
Hai mosso la destra
ATTORE
Sdrammatizzare non vuol dire fare la parodia... vuol dire semplicemente parlare con naturalezza con un sottofondo leggero d'ironia...
CONDUTTORE
Senti perché non chiami qualcun'altro?
ATTORE
(Non raccoglie) Leggero, naturale!
Forza… dai! Vai avanti.
CONDUTTORE
Eppure vedete con che lucidità, con che forza d'animo parla del suo destino, della morte a cui sta andando incontro. Un esempio per tutti noi... un augurio per il futuro. Che l'uomo nuovo possa abbattere l'ultimo tabù: il tabù della morte.
Vi siete mai chiesti perché di morte si parla poco, perché si evita di parlarne? Un tempo si evitava di parlare di sesso. Forse ai più giovani sembrerà strano... ma non molti anni fa nelle case non si parlava di sesso, la televisione lo evitava, a scuola non lo si nominava, e quando di sesso si discuteva fra amici lo si faceva furtivamente... Il sesso era un tabù.... Ma quel tabù è stato abbattuto. Di sesso ora si può parlare liberamente ma è rimasto, più forte e più violento che mai, il tabù della morte. Ora cerchiamo di abbattere anche questo. Facciamo il funerale al tabù della morte.
L’Assistente faun segno, e sulla musica entrano i Danzatori in corteo funebre portando una danzatrice sdraiata in costume di Morte... L’Attore ferma tutto.
ATTORE
No. Non mi convince...
COREOGRAFO
Ma è stata una tua...
ATTORE
Sì, ma ho cambiato idea. Posso cambiare idea? Sono libero di cambiare idea?
COREOGRAFO
Certamente.
ATTORE
(al Conduttore) Ecco, allora tu dici: “Hanno tolto le mutande al sesso e l'hanno messe alla morte”.
CONDUTTORE
Hanno tolto le mutande al sesso....
ATTORE
…E le hanno messe alla morte.
CONDUTTORE
Ma cosa mi fai dire?
ATTORE
E' una metafora... non ti preoccupare. Devi dire: allora spogliamo anche lei. Facciamole fare il suo striptease. E a questo punto uno spogliarello...
CONDUTTORE
Scordatelo.
ATTORE
E' la morte che deve spogliarsi.
CONDUTTORE (confidenziale)
Hai messo gli occhi su quella ballerina e la vuoi vedere nuda.
ATTORE
(Si avvicina alla danzatrice in costume di Morte)
Molto lentamente, con molta sensualità, e facendo una leggera resistenza. (Ai Danzatori) Ve la sentite di improvvisare qualcosa?
Sale una musica, si accendono nuovi riflettori. I Danzatori improvvisano un momento di festa, di grande euforia. Poi, di colpo, la musica ritmata e festosa si trasforma in un fracasso temporalesco carico di bassi vibrati, cupi e ossessivi. I Danzatori si fermano attoniti come presagendo qualcosa di tremendo e dal fondo avanza austera e minacciosa, la Morte. Al suo avanzare tutti tentano di fuggire ma, attratti come falene dalla luce, vengono sfiorati dalla sua mano letale. Poi un ballerino avanza con passo leggero suonando un flauto. La musica è dolce e sensuale. La Morte sembra attratta dalla musica. I Danzatori le si avvicinano e cominciano a spogliarla, e lei si lascia spogliare. E' uno strip tease inquietante e magico, avvolto in un aura di mistero e di carnalità. La musica è "La tentation de Saint Antoine" di Orff.
COREOGRAFO
Era più bello il funerale, ci abbiamo lavorato per giorni... questo lo trovo volgare...
ATTORE
(Ignora il Coreografo, al Conduttore) Subito con la domanda. Senza dare tregua.
CONDUTTORE
Quando ha saputo di dover morire?
L’Attore va a cercarsi una luce che lo isoli dal resto della scena.
ATTORE
La prima volta avevo sette anni. No, forse sei... Fu mia madre ad emettere la sentenza... Sì, insomma, a condannarmi a morte. Era attraversata da periodiche crisi di follia, mia madre, una follia tranquilla, soave... Improvvisamente decideva di partire, e allora andava alla stazione senza avvertire nessuno, né me, né mio padre, né sua madre che viveva con noi, e senza portare con sé neppure uno spazzolino da denti, saliva su un treno scelto a caso...
Chissà poi se li sceglieva a caso, i treni, o forse era attratta da qualcosa in particolare. Fatto sta che il giorno dopo telefonava qualcuno da una stazione ferroviaria o da un posto di polizia e diceva a mio padre: "C'è qui una signora che dice di essere sua moglie. Si è persa e non sa come tornare a casa...". Magari la telefonata veniva da una città distante 500 o600 chilometri e quando la mamma tornava a casa in qualche modo, mia nonna le chiedeva: "Ma che ci sei andata a fare in quella città così lontana? Non conosciamo nessuno che abiti là." La mamma rispondeva che voleva appunto conoscere qualcuno da quelle parti. Una follia ragionevole, insomma, c'era del metodo in quella follia. Ma tutto questo non c'entra e ci porterebbe lontano, come i treni di mia mamma.
Dicevo che fu lei, ad emettere la sentenza di morte nei miei confronti. Sono passati tanti anni ma ricordo ancora la scena, perfettamente: ero nel corridoio della casa al mare, quelle vecchie case con corridoi lunghissimi, su cui si aprono le porte di tutte le stanze. Io amavo quel corridoio perché non ci arrivava mai la luce del sole e d'estate era fresco come in primavera. E poi era così lungo, il corridoio, che potevo usarlo come una pista per correre, persino per andarci in bicicletta.
Ecco, io ero nel corridoio, ero nell' età dei perché, quando si scopre il mondo, le cose, e di tutto chiediamo spiegazione per appropriarcene e farlo nostro, il mondo. Ero nel corridoio davanti alla cucina e mia mamma stava mettendo qualcosa nella ghiacciaia... Perché allora non avevamo ancora il frigorifero... Curioso, avevamo la televisione ma non avevamo il frigorifero... Chissà perché? Nella ghiacciaia bisognava mettere un grosso pezzo di ghiaccio tutte le mattine... Mi ricordo che lo portava un uomo con la tuta blu, come quelle dei meccanici... A me da grande sarebbe piaciuto portare il ghiaccio, ma solo d'estate, perché d'inverno mi sarebbero gelate le mani. Ho sempre avuto le mani fredde...
Mi viene in mente la prima ragazza con cui ho fatto l'amore, era d'inverno e quando le toccavo la pelle nuda con le mie mani gelate, urlava. "Non puoi dire che non ti faccio venire i brividi", le dicevo.
Mia mamma stava mettendo via qualcosa nella ghiacciaia, quando disse rivolta a mia nonna: “Hai sentito? L'ha detto la radio. E' morto Ollio... poveretto”. "Chi è morto?" disse mia nonna. "Ollio, come si chiamava? Oliver Hardy, quello di Stanlio e Ollio, hai capito? Quei due comici cosi buffi...". A me colpì quella parola, "morto", così rotonda, così piena... Era la prima volta che la sentivo pronunciare e chiesi alla mamma che cosa volesse dire. E lei, immagino fosse un po' imbarazzata, tentò di spiegarmela: "E' come quando ci si addormenta e si chiudono gli occhi.... Solo che non ci si risveglia più". "Come non ci si risveglia più?", chiesi io. "Non ci si risveglia più su questa terra e se si è stati buoni ci si risveglia in paradiso". "E anch'io diventerò morto, come il signor Ollio?". "Si dice morirò", disse mia nonna che era stata maestra e ai verbi ci teneva. "Certo anche tu morirai, ma c'è tempo, tanto tempo..". "E tu quando diventerai morta?", chiesi alla mamma. "Non lo so caro, quando piacerà al Signore. Adesso vai a giocare".
Ecco, fu così che venni condannato a morte, fino ad allora non sapevo che si doveva morire e quindi ero immortale. Da quel giorno in cui mi fu spiegato cos'è la morte persi l'immortalità, sapevo che prima o poi anch'io avrei chiuso gli occhi per sempre, come Ollio, e chissà se mi sarei risvegliato da qualche altra parte, come credeva mia mamma. Ed è stata proprio mia madre, che mi aveva condannato a morte, la prima persona che ho visto morire. Erano trascorsi due o tre anni dalla morte di Ollio e mia madre si era ammalata di un brutto male: era costretta a letto, non si muoveva più. Un pomeriggio ero solo in casa con lei, cominciò a lamentarsi, mi chiese le gocce... ma non feci in tempo. (Pausa)
Le chiusi gli occhi, l'avevo visto fare in un film.
CONDUTTORE
E poi?
ATTORE
Rimasi accanto a mia madre, le tenni la mano fino a che mio padre non tornò a casa.
Si ode un lamento prolungato.
MADRE
Mi sento soffocare... aiutami!
ATTORE
(Si avvicina al letto) Abbassate i riflettori: controluce!
La scena cala in un effetto particolare di controluce.
MADRE
Vieni tienimi la mano... Sto per addormentarmi in quel sonno da cui non ci si risveglia più. Ti devo lasciare, l'angelo custode mi chiama, a lui non posso dire di no. Ma dove vado è bellissimo... Sono serena... Chiudimi tu gli occhi come io l'ho aperti a te.
L’Attore è immobile. Fissa la scena della madre morta, assorto in un pensiero doloroso. I collaboratori sono fermi, in silenzio, come per rispettare quell'istante di raccoglimento. E' un momento inaspettato di tensione e forza drammatica. Poi improvvisamente, come per sdrammatizzare, l’Attore riprende il lavoro con tono energico e distaccato.
ATTORE
Vai con la registrazione.
Si ode un coro registrato che intona su un recitativo alcuni versi mentre cambiano le luci e sul fondale vengono proiettate alcune immagini, poi buio.
CORO
Verrà la morte,
ma senza i tuoi occhi,
i tuoi occhi già chiusi per sempre.
Verrà la morte,
ciò che la vita ha creato di più sicuro.
Verrà la morte,
un usanza che tutti prima o poi rispettare dobbiamo.
Verrà la morte,
una condanna, ma senza grazia
perché dalla vita non s'esce vivi.
Verrà la morte,
ma senza i tuoi occhi,
i tuoi occhi già chiusi per sempre.
La scena va a buio.
ATTORE
(Voce al buio) Siete pronti con la torta?
VOCI
(Al buio) Pronti. E' tutto pronto.
ATTORE
(Voce al buio) Via!
Nella penombra vediamo una gigantesca torta al chiarore di numerosissime candeline accese mentre i Danzatori intonano una canzone sulle note di "Happy birthday".
CORO
Buon compigiorno a te, buon compigiorno a te, buon compigiorno a chi se ne va e più non tornerà.
Si riaccendono le luci dello studio. I Danzatori sono intorno all’Attore.
ATTORE
(Finge stupore) Ma non è il mio compleanno!
CONDUTTORE
Infatti è il tuo compigiorno: oggi compi 18.279 giorni.
L’Attore cerca di spengere le candeline: gli occorrono tanti soffi.
ATTORE
(Realmente seccato) Ma quante ne avete messe?
ASSISTENTE
18.279!
ATTORE
Anche se ce n'è qualcuna di meno non se ne accorge nessuno!
ASSISTENTE
D'accordo!
I Danzatori riprendono la scena
CORO
Discorso... discorso!
ATTORE
(Si rivolge ai tecnici) Un occhio di bue che mi segue nei momenti particolarmente intimi, come una luce che mi stia spiando, che non mi voglia dar tregua. Che ne dite?
ASSISTENTE
Bellissimo.
A un cenno dell’Attore il Coro riprende.
CORO
Discorso… discorso!
ATTORE
Questo è forse il mio ultimo giorno di vita. Mi sopravviverete... vedrete film che io non vedrò mai... ascolterete canzoni non ancora scritte.. E' una grossa responsabilità che vi prendete.
(Al Conduttore, cambiando tono) La domanda!
CONDUTTORE
Come se la immagina la morte?
Una luce circoscritta e particolarmente bianca viene proiettata da un occhio di bue.
ATTORE
Qualcuno ha scritto che appena chiusi gli occhi appare un grande splendore, abissi di luce senza fine. Il cielo luminoso e gli astri in negativo, come macchie scure su un tessuto dorato... Detto così sembrano gli effetti speciali di un film. Ma forse Dio ha più fantasia di un regista di Hollywood. Altri hanno detto che l'al di là è un abisso orribile, senza fine, dalle pareti tappezzate di tenebre, nel quale in eterno vedremo forme orribili muoversi nell'ombra. Sembra il vecchio ascensore di casa mia.
CONDUTTORE
Si concede, si regala ancora qualche speranza?
ATTORE
Ho visto una volta in un filmato l'esecuzione in un carcere americano... L'iniezione letale. Dopo aver fatto indossare un pannolone al condannato per non farlo sporcare dopo la morte, lo hanno assicurato ad un lettino che assomigliava ad una croce, ma imbottita, per renderla più confortevole. Un infermiere gli disinfettava con alcol e cotone il braccio. Di che cosa avevano paura? Che potesse prendersi un’infezione? Era già sul lettino di morte e guardando il suo avvocato attraverso il vetro, ancora sperava che potesse arrivare la grazia. La grazia, la grazia. Forse arriverà all'ultimo istante, come nei film.
“Il mio avvocato me l'ha assicurato", probabilmente pensava mentre già l'ago mortale gli entrava nella vena. "L'ergastolo piuttosto. Un condannato a vita cammina ancora, respira, mangia, tossisce, piscia, ride, s'infuria, dorme, si sveglia. Vede il sole, anche tra una sbarra e l'altra". Questo pensava il condannato a morte mentre già l'ultimo sonno scendeva dentro di lui e lo allontanava lentamente dalla vita.
Ma io non ho più la possibilità dì sperare. Non può arrivare nessuna grazia per me.
(Pausa, poi nel tentativo di sdrammatizzare) Regalo... regalo... regalo!
CONDUTTORE
Ecco una poesia, ascolti, faccia attenzione alle parole. “Scegliere? Tra te e il mondo,
Tra te e il mondo suppongo.
Perdonami, non posso.
Non posso.
Devo andare.
Non sei la prima vittima
Né sarò io l'ultima.
Devo scegliere fra te e me.
Devo andare.
Perdonami, non posso”.
Ricorda questi versi?
ATTORE
Più che versi mi sembrano versacci.
CONDUTTORE
Sono suoi.
ATTORE
Impossibile.
CONDUTTORE
Una sera d'aprile... di tanti anni fa... pioveva…
ATTORE
E' facile che... in aprile...
CONDUTTORE
Lei e una ragazza.
ATTORE
Quale delle tante?
CONDUTTORE
Senza ombrello...
ATTORE
Piccolo come indizio.
CONDUTTORE
Per non bagnarvi siete entrati in un cinema... C’eravate solo voi in quella sala...
ATTORE
(Racconta quello che farà in diretta) A questo punto ho come un barlume di ricordo e cerco di nascondere il mio disagio.
CONDUTTORE
Poi, ad un tratto, la ragazza, esitando, le ha sussurrato qualcosa all'orecchio. Quella ragazza adesso è una donna... e quella donna ora è qui con noi.
Il Conduttore si gira verso il fondo per presentare qualcuno, che non c'è.
ATTORE
Avanti, fate entrare il Primo Amore.
ASSISTENTE
Stanno finendo di vestirla.
ATTORE
Non è possibile!
ASSISTENTE
Eccola, eccola.
Una donna di mezza età ma ancora piacente sta avanzando a passo veloce dal fondo.
PRIMO AMORE
Scusate!
ATTORE
Non va bene, il costume non va bene.
ASSISTENTE
Una donna borghese, madre di famiglia, forse casalinga. Così si era detto.
ATTORE
E' un vestito di oggi. Io la ricordo come era allora.
ASSISTENTE
Allora deve essere più giovane, una ragazza.
ATTORE
No, l'età va bene... ma vestita come allora. Io me la vedo così.
ASSISTENTE
Però, se posso permettermi, il pubblico capirà che è un’attrice, che sta facendo la parte di quel primo amore.
ATTORE
E allora le faccio dire: "Guarda, ho indossato il vestito che avevo quel giorno, mi va un po' stretto ma ce l'ho fatta".
PRIMO AMORE
Devo dirlo?
ATTORE
Sì!
PRIMO AMORE
Guarda, ho indossato il vestito che avevo quel giorno, mi va un po' stretto ma ce l'ho fatta.
Mi vado a cambiare?
ATTORE
Ora non importa andiamo avanti.
(All'Assistente) Domani voglio un abito semplice, anni Sessanta: vita stretta, giacca corta, collo ampio...
(Fa un cenno al Conduttore).
CONDUTTORE
Ecco il suo primo amore, la ragazza a cui d'inverno lei toccava la pelle nuda con le mani gelate. La ragazza urlava e lei le diceva: "Non puoi dire che non ti faccio venire i brividi”.
PRIMO AMORE
Tante volte in questi anni ho desiderato rivederti, e cosi ho approfittato di questa occasione...
ATTORE
Ma sì certo... ricordo.. Beh, in fondo non sei cambiata molto...
PRIMO AMORE
E quel pomeriggio lo ricordi? Quell'ultimo pomeriggio. Ti ho aspettato, aspettato...
ATTORE
(Cerca di volgere la situazione in battuta) Sei venuta per
recriminare? Un po' tardi mi pare.
PRIMO AMORE
Per ricordare. Soltanto per ricordare... quelle parole che ti sussurrai all'orecchio, quella sera d'aprile, al cinema.
"Ho ritirato le analisi... Hanno cercato di tenermelo nascosto... i medici, i genitori ma io ho sentito: un brutto male. Un male molto brutto..." E mi sono stretta a te.
E da quel giorno non ti ho più visto.
ATTORE
Dovevo partire per la tournée ricordi? Era importante per me... dovevo... ma ne ho sofferto anch'io... Io ti volevo bene.
PRIMO AMORE
Non abbastanza per accettarmi con quello che stava per succedermi, e che poi, come vedi, non è accaduto.
ATTORE
Ma cosa stiamo facendo? Una rubrica di cuori solitari? Bando alle nostalgie. Credevo di fare una trasmissione dove ci si diverte parlando di morte: la mia.
L’Attore ride, l'Assistente alza il cartello con scritto RISATE e tutti ridono.
ATTORE
No! Qui rido solo io. E' una risata d'imbarazzo la mia.
PRIMO AMORE
Ho aspettato... aspettato... Poi una lettera.. ed una poesia.
CONDUTTORE
Più che versi.... Versacci?
ATTORE
Beh, in fondo era la mia prima poesia... credo anche l'ultima.
PRIMO AMORE
Allora mi amavi davvero se i tuoi unici versi li hai scritti per me?
CONDUTTORE
C'è qualcosa che desidera confessare al suo primo amore?
ATTORE
Aspetta, dopo che lei dice: “Allora li hai scritti per me”, devi lasciare una pausa. Io non rispondo, turbato. Pausa.
CONDUTTORE
(Pausa) C'è qualcosa che desidera confessare al suo primo amore?
ATTORE
Non potevo sopportare di perderti. Non potevo accettare che quel male potesse separarci.
PRIMO AMORE
E hai preferito farlo tu.
Il Primo Amore gli sussurra qualcosa all'orecchio, poi si allontana verso il fondo. L’Attore guarda l'attrice allontanarsi, sembra turbato, poi si rivolge al Conduttore con tono confidenziale
ATTORE
L'ho cercata quella ragazza che quel giorno, in quel cinema, mi aveva sussurrato che di lì a poco sarebbe morta.
Non è morta, io so che è ancora viva. L'ho cercata, ho chiesto ai vecchi amici di allora, ma nessuno ha saputo rispondermi.
Doveva esserci proprio lei qui in trasmissione... doveva esserci lei.
CONDUTTORE
L'attrice mi pare brava, credibile.
L’Attore diventa serio, malinconico.
ATTORE
Ma non è lei, non è quel ricordo, quel rimorso che mi sono portato dentro tutta la vita: lo avrei voluto qui davanti a me. Avrei voluto lei per parlarle, per farmi perdonare.
Io la guardavo, quella sera in quel cinema e la vedevo già morta. Era come se mi avesse confessato che sarebbe fuggita con un altro. Mi tradiva, preferiva la morte a me...
CONDUTTORE
La morte come rivale in amore, romantica come immagine. Potrebbe funzionare, l'indice di gradimento salirà. Ma ora non siamo in trasmissione...
ATTORE
Non mi credi? Forse non mi credo neanch'io. Sto cercando di non dirmi la verità. Sono stato soltanto un cinico: non me la sono sentita di continuare ad investire il mio affetto su una donna che poteva morire da un momento all'altro. O forse la sua presenza sarebbe stata lì a testimoniare che il nostro destino è comunque morire. Sarebbe stata lo specchio anche della mia morte e io quello specchio 1'ho voltato.
Rivolto verso il fondo dove il Primo Amore è uscito di scena.
ATTORE
Resta ancora un po', lasciami spiegare... Certo, me ne sono andato, allora... Ma sai com'è per noi attori.. La mia prima tournée... Era importante, si decideva del mio avvenire, della mia carriera...
(All’Assistente) Portami le pillole.
L’Attore va a sedersi sulla poltrona. Il Conduttore si avvicina.
CONDUTTORE
Sei davvero convinto?
ATTORE
Di cosa?
CONDUTTORE
Di questa farsa macabra... Mettere in scena la propria morte di fronte a milioni di telespettatori. Non è mancanza di gusto?
ATTORE
Se devo morire, voglio farlo come piace a me.
CONDUTTORE
Sei un egocentrico senza pudore.
ATTORE
Il pudore non è mai stato il mio forte. Una volta feci ridere tutti a un funerale.
Mi ricordo, e come potrei dimenticarlo? Ero giovane allora, curioso di tutto e disponibile a tutto. Ero entrato in una compagnia che faceva teatro di ricerca...
Che cosa ricercassimo allora francamente non l'ho rnai capito. Il capocomico cercava sopratutto dei teatri che nessuno però gli dava. Capocomico! Si sarebbe scandalizzato a sentirsi definire così, con un termine che evocava quel vecchio teatro tanto disprezzato. Lui preferiva farsi chiamare l'animatore culturale del gruppo. Aveva investito tutto nella sua ricerca di un teatro totale, aveva impegnato il suo appartamento, costretto la moglie a recitare e la madre a tagliare e cucire.
Mi aveva preso a benvolere e io lo ripagavo facendo di tutto: suggerivo, smontavo e montavo le scene, facevo le luci, strappavo i biglietti e, qualche volta, recitavo.
Durante lo spettacolo lo spiavo. Credeva molto in quello che faceva, si impegnava, soffriva su quel palco come se ogni sera fosse la sua ultima occasione per uccidere il vecchio teatro borghese e invece fu lui una sera...
Beveva; a quei tempi era impensabile fare l'avanguardia e non bere. Quella sera non si reggeva in piedi. Pensavamo tutti che fosse ubriaco più del solito e il gruppo decise che in scena ci sarei andato io, al suo posto. Le battute le sapevo tutte a memoria, in realtà avrei potuto sostituire chiunque. Me la cavai discretamente. Ma mentre io lo sostituivo sul palcoscenico, lui in camerino pensò bene di morire.
Avevo salvato lo spettacolo, ma avevo impedito a lui di morire in scena come Molière, come tutti gli attori sognano di fare, anche quelli d'avanguardia. Chissà se me lo ha perdonato. E invece era lì in quella squallida cantina che lui chiamava "Il laboratorio delle invenzioni".
Era ancora seduto su una sedia, in quello sgabuzzino promosso a primo camerino, circondato dagli attori della sua compagnia: un travestito mezzo nudo con un cespuglio di piume che gli usciva dal sedere, una donna obesa con un frac rosa, un nano infilato in un parallelepipedo, tre o quattro fanciulle in perizoma. Davanti alla morte si vergognavano delle loro nudità avanguardistiche ma vegliavano la salma del gran sacerdote del teatro di sperimentazione... Malgrado l'assurdità di quei costumi la scena aveva una sua macabra sacralità, come se la morte riuscisse a conferire dignità comunque e dovunque.
I funerali furono celebrati due giorni dopo. Amici, colleghi, parenti. La moglie pensò di affidare a me il compito di pronunziare l'orazione funebre al cimitero. "Qualcosa - mi chiese - che possa ricordare il suo impegno per il teatro". Non sapevo cosa inventarmi e cominciai dicendo: "Con lui è morta l'avanguardia", provocando la reazione seccata dei teatranti presenti e sopravissuti.
(Interrompe il monologo per dare disposizioni allo studio)
A questo punto potremmo ricostruire quel momento al cimitero... Glielo voglio dedicare
COREOGRAFO
Allora usiamo la coreografia del funerale, è già pronta... non si butta via niente.
ATTORE
Voglio un funerale anni Settanta: pantaloni a zampa di elefante, camicie a fiori... Jimmy Hendrix...
COREOGRAFO
Camicie a fiori a un funerale?
ATTORE
Anche il funerale doveva rompere con la tradizione. (Riprende il racconto mentre i Danzatori si preparano)
Dopo la battuta poco felice non sapevo come recuperare... Poi, guardando la vedova che piangeva, un’idea folle mi passò per la mente.
“Muore il marito di un grande attrice. Al cimitero, mentre si svolge la mesta cerimonia, l'attrice si accascia e singhiozza fra le braccia di un'amica. Attorno a lei sono tutti commossi, qualcuno dice: Che dolore! Che lacrime! Che scena straziante! E l'attrice, sollevando la testa compiaciuta: E questo è niente, avreste dovuto vedermi nella camera ardente!”.
Ci fu il gelo. Qualcuno protestò, ma vidi uno dei presenti accennare a un sorriso. Fui incoraggiato a continuare.
“C'è un signore che va al cimitero, inciampa in una mano che spunta dal terreno. Una voce soffocata grida: Aiuto, mi hanno seppellito vivo. (Fa con il piede il gesto di schiacciare con forza e accanimento la mano per ricacciarla sotto terra dicendo) ...E pure male!”.
Mi guardavano stupiti, ma sentii distintamente una risata. Ne approfittai.
“Un bambino chiede alla madre; mamma è vero che quando si muore si ritorna polvere?
Sì, caro, polvere siamo e polvere ritorniamo.
E allora la cameriera ha appena seppellito un cadavere sotto il tappeto”.
Qualcuno si lasciò andare a una fragorosa risata. Qualcun'altro lo seguì... Fu un contagio. Alla fine ridevano tutti come pazzi, perfino la vedova, e non certo per le mie stupidissime barzellette: avevano tutti una gran voglia di seppellire davvero il caro estinto.
Il Coreografo ha organizzato con il corpo di ballo un movimento coreografico sul corteo funebre
ATTORE
Ma dove sarà ora quell'amico scomparso? Nel grande teatro che ha sempre sognato, oppure la sua tournée è finita, nella terra dove è sepolto?
CONDUTTORE
E' l'eterno dilemma dell'uomo fra Dio e il nulla, fra spirito e materia, fra evoluzione e dissoluzione, fra angeli e vermi.
ATTORE
Ecco, a questo punto, la trasmissione deve acquistare un tono più riflessivo. Due donne in costume entrano e si dispongono ai lati opposti della scena. Sono le due corifee, le voci di un dibattito sull'al di là. Poi entra il coro e si dispone al centro: lo schema della tragedia. E' chiaro?
CONDUTTORE
Chiarissimo.
ATTORE
Ripeti l'ultima frase e aggiungi: diamo voce a queste estreme convinzioni.
CONDUTTORE
E' l'eterno dilemma dell'uomo fra Dio e il nulla, fra spirito e materia, fra evoluzione e dissoluzione, fra angeli e vermi. Diamo voce a queste estreme convinzioni.
Le due Corifee ed il Coro entrano e si dispongono in scena.
RELIGIONE
Al di là della morte c'è un Dio. Un Dio che ci attende
Al centro della scena, mentre una musica sale, prendono posto i Danzatori che intonano a ritmo, come il coro di una tragedia.
CORO
Un Dio che ci attende
RELIGIONE
Non è l'ultima tappa, la morte.
CORO
Non è l'ultima.
RELIGIONE
Continuerà la vita. E’ un dono che ci sarà conservato.
CORO
Continuerà la vita.
ATEISMO
Siamo i figli dell'evoluzione. Prodotti da una necessità biologica… biologica... biologica...
CORO
Figli dell'evoluzione.
ATEISMO
Con la morte torniamo alla materia da cui veniamo.
CORO
Con la morte torniamo alla materia.
ATEISMO
La vita è un incidente. Un caso. Un caso che si dissolverà.
ATTORE
(Si avvicina al Conduttore, con tono confidenziale) Cosa ne dici?
CONDUTTORE
Beh... è interessante... Un momento di riflessione…
ATTORE
Non ripetere quello che ho detto io. Cosa ne pensi... sinceramente?
CONDUTTORE
Forse troppo "serio"? Cambiano canale.
ATTORE
La morte è una cosa seria.
(D'impulso,quasi come se gli scappasse detto) La morte fa paura. (Poi, tenta di sdrammatizzare) So che di qui a poco morirò... Beh, la trovo una cosa di cattivo gusto.
CONDUTTORE
Hai paura?
ATTORE
(Scherza) Io? No. (Pausa) Sì... (Pausa) Tanta! (Serio) Mi sento terribilmente solo. (Poi, come per scrollarsi di dosso tanta angoscia, raggiunge il centro del palcoscenico e si rivolge alle telecamere) La morte non mi fa paura. Ma quando verrà preferirei non esserci.
CONDUTTORE
(Raggiunge l’Attore ed imita il suo tono scherzoso) Facciamo un patto: noi non la lasceremo solo, le terremo compagnia fino alla fine...
ATTORE
E in cambio?
CONDUTTORE
Continuerà a parlarci della sua morte: cosa pensa, cosa vede, cosa sente.... Tutto.
ATTORE
D'accordo. Aiuto! Aiuto!
CONDUTTORE
Che succede?
ATTORE
Voglio che tutti mi ascoltino.
CONDUTTORE
La stanno osservando, in molti.
ATTORE
Mi sta venendo un dubbio: ma esiste davvero la morte? Forse non esiste, è soltanto una nostra invenzione. O forse esiste per davvero, ma noi possiamo seppellirla una volta per tutte.
Ad un cenno del Coreografo il corpo di ballo entra in scena e ripropone la coreografia del funerale.
ATTORE
Che cos'è?
COREOGRAFO
Hai detto: seppelliamo la morte. Mi pareva che si potesse riproporre la coreografia del funerale. E' la più riuscita.
ATTORE
Ma quante volte la vogliamo riproporre: cosa c'è in scaletta?
ASSISTENTE
(Legge) Continua il dibattito fra le due corifee.
ATTORE
E allora andiamo avanti con le corifee. (Gentile ma categorico) E se voglio cambiare qualcosa lo dico io.
COREOGRAFO
La morte è tua, fa un po' come ti pare!
ATEISMO
Sotto il silenzio
Seppelliamo la morte
Alla morte pensiamo
Come a qualcosa di morto
Eliminiamo la morte dalla vita.
CORO
Seppelliamo la morte.
RELIGIONE
Ma la morte si farà sentire
E giungerà inaspettata.
CORO
E noi
Colti di sorpresa
Grideremo: "Tremendo!"
ATTORE
E allora ammettiamo che alla fin fine deve pur esistere.
Dunque esiste. Aiuto! Allora non ho scampo, ho concluso, finito, terminato, me ne vado, parto, mi trasferisco, vi lascio.
L'altro giorno mi hanno detto: Pensa alle guerre, alla crisi economica, pensa al buco nell'ozono, pensa alla fame nel mondo.
Ma crepate tutti a torcicollo, ho pensato, non me ne frega niente di niente. E non fatemi ridere, che ho le labbra screpolate. L'ho pensato, ma non l'ho detto.
CONDUTTORE
Ma ora, qui, deve dire tutto quello che pensa.
ATTORE
Penso che voglio stare qui con voi amici miei... compagni di un'avventura che in fondo non ho chiesto e di una fine che mi è imposta.
(Piano, al Conduttore) Troppo serio?
CONDUTTORE
(Piano, all’Attore) Quando ci vuole ci vuole.
Improvvisamente l’Attore accusa un dolore al petto. Lentamente, in silenzio, raggiunge la poltrona a sinistra in proscenio. L'Assistente lo raggiunge, preoccupato.
ASSISTENTE
Come sta?
ATTORE
Più di là che di qua, ma per il resto bene.
(Poi alza la voce e si rivolge a tutti) Scusate ma la morte si fa sentire. Rivendica il suo diritto, bussa e mi ricorda che c'è poco da scherzare. La trasmissione può finire da un momento all'altro... Finirà per cause tecniche. "Scusate la trasmissione è interrotta...". Ma non si potrà dire: "Riprenderà il più presto possibile".
(All'Assistente) Vorrei starmene qui, fermo per qualche minuto, intanto voi andate avanti con la prova.
L'Assistente si avvicina alla Corifea che rappresenta la Religione e le mormora qualcosa all'orecchio. La Corifea dà inizio alla nuova scena.
RELIGIONE
Se io non brucio
Se tu non ardi
Se tutti e due non prenderemo fuoco
Chi mai dissiperà le tenebre?
CORO
Se io non brucio
Se tu non ardi.
RELIGIONE
Se tutti e due non prenderemo fuoco
Chi mai dissiperà le tenebre?
CORO
Se io non brucio
Se tu non ardi.
Le Corifee ed il Coro hanno concluso e restano in attesa di un cenno dell’Attore, ancora seduto, visibilmente stanco, con gli occhi chiusi. Il Conduttore è accanto a lui. Il tono è intimo, confidenziale.
CONDUTTORE
E tu, sei mai bruciato, sei mai "arso"?
ATTORE
Non so dirlo.
CONDUTTORE
Provaci.
ATTORE
Ti interessa saperlo?
CONDUTTORE
Mi interessa saperlo.
ATTORE
Ho bussato al muro tante volte, tentando di scoprire se c'era qualcuno dall'altra parte della parete, convinto che la vita dovesse avere un significato, che in quel momento mi sfuggiva. O forse sperandolo...
Ho bussato sempre più disperato... come uno che attende invano una risposta.
Bella vero? Non è mia…
CONDUTTORE
Forse quella voce che ti aspettavi di sentire dall'altra parte della parete è la tua. Forse sei tu che devi rispondere a quella domanda.
L’Attore fissa in silenzio il Conduttore, dà un cenno alle Corifee.
ATEISMO
Siamo tutti malati di morte
e dalla morte non si può guarire.
E allora non pensiamoci.
In fondo la morte non ha senso.
RELIGIONE
Ma se la morte non ha senso,
allora neanche la vita ha senso.
ATEISMO
E allora è un senso
che non sappiamo affrontare:
nascondiamolo fino a che si può.
RELIGIONE
E' tutto qui quello che sappiamo
escogitare
per consolarci?
CORO
E noi colti di sorpresa
Gridiamo: "Terrore!"
Coro e Corifee concludono la loro scena.
CONDUTTORE
(All’Attore) Ho un'idea: se a questo punto le due corifee facessero a gara per convincerti, contendendoti a passo di tango?
ATTORE
Mi piace! Ma ci vuole una controfigura. Non sono nella condizione di ballare e non ne sarei comunque capace... il tango poi!
CONDUTTORE
Eccomi. Sarò la tua controfigura. Io sarò te.
La Religione e l'Ateismo ballano con il Conduttore un tango.
RELIGIONE
Il credere è impresa difficile
che oltre la vita ci sia un'altra vita.
É impresa difficile e lunga
Perseguila, se di credere credi.
Diventa un credente
Fervente.
Esplora, indaga
e sciogli il mistero con Dio
ATEISMO
II non credere è impresa difficile
che oltre la vita
non ci sia una vita migliore.
E’ impresa difficile e lunga
perseguila se
di non credere credi.
Diventa un ateo fervente.
Esplora, indaga.
Sciogli col buio eterno
il mistero del nessun Dio.
Eri materia
materia tornerai.
ATEISMO e RELIGIONE
(Insieme) Ma non l'indifferenza,
scommetti,
i giochi sono aperti
alla roulette della vita e della morte.
Puoi credere o non credere
ma non l'indifferenza...
Finisce il tango.
CONDUTTORE
(All’Attore) I giochi sono aperti
alla roulette della vita e della morte.
ATTORE
Sei stato molto convincente nella mia parte.
CONDUTTORE
Ti ho fatto un'altra sorpresa. Vuoi vederla?
ATTORE
Sì.
CONDUTTORE
(Sirivolge allo studio) Allora ragazzi, bando alle tristezze... Il nostro ospite sta per morire... divertiamolo, facciamolo morire dal ridere...
Entra in scena il corpo di ballo. I Danzatori sono nei costumi dei vari personaggi del cinema comico muto: Charlot, Buster Keaton, Harold Lloyd, Ridolini, Stan Laurel e Oliver Hardy.
CONDUTTORE
I comici sono i nostri beniamini. Ci fanno divertire. I comici sono i benefattori dell'umanità. Con loro dimentichiamo che morire dovremo.
I Danzatori si esibiscono in una coreografia che ripropone le comiche del cinema muto americano: scivolate, calci, torte in faccia e gag d'ogni tipo, ma trasformate dalla musica e dalla danza in un movimento più sospeso e stilizzato, mentre il Conduttore declama come il direttore di un circo.
CONDUTTORE
T'arrabatti per anni
Giorni e minuti t'arrabatti
Per affermare la tua personalità
T'agiti e t'arrabatti
Per acquistare valore
Per acquistare potere
T'agiti e t'affanni
Per diventare
Qualcuno
Ti sforzi e t'affanni
Per diventare importante
T'arrabatti per anni
Per giorni e minuti
E poi....
Morire
C'è qualcosa di più comico della morte?
II danzatore vestito e truccato come Oliver Hardy si avvicina all’Attore.
OLIVER HARDY
Ma come ti permetti di usarmi nei tuoi stupidi ricordi di morte? Io sono morto ma faccio ancora ridere.
ATTORE
Tu non mi hai mai fatto ridere Ollio, ogni volta che ti vedevo mi tornava alla mente la condanna di mia madre.
OLIVER HARDY
C'è una canzone che cantavamo sempre con Stan, vuoi cantarla tu, ora, con me?
ATTORE
(Accenna a cantare) "Guardo gli asini che volano nel ciel...”?
OLIVER HARDY
Sì! Quella.
L'orchestra esegue il motivetto, il Attore e Oliver Hardy cominciano a cantare mentre sul fondale vengono proiettate le immagini di Stanlio e Ollio, in bianco e nero, che cantano la stessa canzone. Si compone così un curioso coro a quattro voci.
ATTORE e OLIVER HARDY
Guardo
gli asini che volano nel ciel
ma le papere sulle nuvole
si divertono a fare i cigni nel ruscel
bianco come inchiostro.
Vanno
i treni sopra il mare tutto blu
e le gondole bianche sbocciano nel crepuscolo
sulle canne dei bambù
du du du du du
Queste
strane cose vedo ed altro ancor
quando ticchete ticche ticchete ticche
ticchete sento che è guarito il cuor
dall'estasi d'amor.
Conclusa la canzone, Oliver Hardy raggiunge i compagni e tutti insieme, riprendendo la danza, escono di scena.
RELIGIONE
E' difficile starsene tranquilli
Tranquilli in una stanza
CORO
Chi dimenticare la morte vuole
il riposo deve evitare
agitazione deve cercare
rumore, agitazione e rumore.
RELIGIONE
Questo disperato bisogno di rumore
E’ bisogno disperato di soffocare la paura
CORO
Distraetevi, divagate,
Fantasticate, estraniatevi
Voltatevi, voltatevi, voltatevi.
ATEISMO
Voltatevi dall'altra parte
Dalla parte opposta
A quella che andando verso la fine
Solleva insolubili domande.
CONDUTTORE
I comici sono i nostri beniamini. Gli uomini che ci fanno divertire. I benefattori dell'umanità. Dimentichiamo con loro.
L’Attore applaude.
CONDUTTORE
La sorpresa continua. Ecco, questa ragazza è una tua fan.
Dal gruppo del coro si stacca una ragazza, giovane, bella, timida che esitando avanza verso l’Attore.
ATTORE
Ah, se avessi ancora qualche giorno di vita.
(Alla ragazza, come chi vuole attaccare discorso) Signorina, ma noi non ci siamo già conosciuti, da qualche parte? No? (Con galanteria) Un'occasione mancata.
CONDUTTORE
Non puoi che incolpare te stesso se non l'hai già conosciuta. La signorina ha un desiderio... ma non trova il coraggio...
ATTORE
Le consiglio di fare presto... ho i minuti contati.
RAGAZZA
Mi piacerebbe... sì insomma, con lei... con te, mi piacerebbe... recitare qualcosa.
ATTORE
Io vado a braccio... te la senti?
RAGAZZA
Ci posso provare.
ATTORE
Definiamo la fugacità della vita.
Allora: così la vita mia s'invola
Senza durare più che... un'ora.
(Alla ragazza) ...tocca a te.
RAGAZZA
Senza durare più che... lampo...
ATTORE
...che giorno…
RAGAZZA
...che sospiro...
ATTORE
...lamento...
RAGAZZA
...nebbia...
ATTORE
...polvere...
RAGAZZA
...ombra e fumo... luce e buio... pensiero... un pensiero d'amore... odio... amore e odio... l'esserci... l'esserci e il non esserci...
La Ragazza diventata triste e cupa si ammutolisce. Il Attore la invita a ballare.
ATTORE
(Rivolto all'orchestra) Non sono in grado di scatenarmi in un ballo moderno, quindi un lento, anzi un lentissimo... come andava di moda ai miei tempi.
L'orchestra esegue un motivo languido e sensuale. L’Attore ballando stringe a sé la Ragazza.
CONDUTTORE
Eccolo il rumore più assordante che tutto oscura e allontana, che ci isola e ci stacca dal cupo pensiero della morte: il sesso, il rumore più assordante.
Una luce avvolge l’Attore e la Ragazza isolandoli al centro della scena.
ATTORE
Ah, signorina, mi è bastato vedervi e, folle d'amore, ho sentito tutto me stesso tendersi verso la vostra sovrana bellezza. Ah, se solo avessi qualche giorno di vita... vi dimostrerei la mia passione venti volte di seguito... se ancora la vita mi sorreggesse... ah, se non fossi un povero moribondo signorina...
La Ragazza si stacca dall'abbraccio dell’Attore e parla con tono deciso.
RAGAZZA
Avrei potuto essere... e invece sono solo un tuo pensiero... sono stata ombra, nebbia e fumo... potevi chiamarmi ed io sarei venuta, luce sarei diventata... colori e suono e luce... ma non mi hai voluta.
Avrei potuto essere... un tuo pensiero... potevi chiamarmi ed io sarei venuta, una voce, sarei diventata... colori e voce e luce... per la tua paura solo un pensiero sono stata.
ATTORE
Ma chi sei?
RAGAZZA
Tua figlia. La figlia che avresti potuto avere. Non mi hai riconosciuta: non hai sentito l'odore di quel vuoto, non hai sentito il silenzio di quel mio grido disperato. Volevo nascere. Ma tu non ascoltavi.
ATTORE
(Al Conduttore) Che scherzo è questo? Non è divertente, non ci trovo nulla di comico. Questa sorpresa non mi piace.
CONDUTTORE
Non è uno scherzo. Abbiamo curiosato fra i ricordi della tua vita. Questo dobbiamo fare. Frugare nel tuo passato. Questo il pubblico vuole: sapere... conoscere i segreti dei suoi beniamini; e, fra le vecchie carte ingiallite, fra foto e ricordi si è fatta largo, a spintoni e spallate questa ragazza mai nata. Ha preteso di dire la sua... non sarebbe stato giusto impedirglielo... una seconda volta.
ATTORE
Ti ho detto che questa scena non mi piace.
CONDUTTORE
Eliminala dalla scaletta, cancellala dalla trasmissione, se ne sei capace, ora!
ATTORE
(Esita poi, cupo, si rivolge alla Ragazza) Non potevo... che vita avrei potuto offrirti ? Faticavo per vivere... per cercare lavoro...
RAGAZZA
Qualunque vita tu mi avessi offerto io l'avrei presa.
ATTORE
Ma cosa credi che sia la vita? Noia.
RAGAZZA
Ma piuttosto che il nulla avrei voluto annoiarmi.
ATTORE
Ma cosa credi che sia la vita? Miseria.
RAGAZZA
Ma piuttosto che il nulla avrei voluto soffrire la fame.
ATTORE
Ma cosa credi che sia la vita? Dolore.
RAGAZZA
Ma piuttosto che il nulla avrei voluto soffrire.
ATTORE
Ma cosa credi che sia la vita, alla fine? Morte. E non avresti voluto morire.
La Ragazza si allontana.
CONDUTTORE
Allora è per questo che non ti sei sposato, che non hai voluto avere figli? Per non dover sopportare l'idea che un giorno sarebbero morti? Cosa ne vuoi fare allora?
(Indica la Ragazza) Puoi cancellarla se vuoi, in fondo è un tuo pensiero.
ATTORE
In punto di morte scorre il film della vita con le scene dei momenti accaduti ma anche di quelli che non sono mai accaduti e che potevano accadere. La voglio con me in trasmissione. Ora che l'ho trovata deve tenermi compagnia, in questi pochi momenti che ancora mi restano. Ma occorre una conclusione, per il pubblico: una dichiarazione, una confessione, una... preghiera.
Ad un cenno del Attore le luci creano un suggestivo effetto di chiaroscuri che ricorda il gioco di luce che dall'alto piove all'interno delle chiese, mentre una musica d'organo riempie lo studio. L’Attore chiede un microfono: la sua voce risulterà amplificata e riverberata. La battuta dell’Attore, la sua preghiera, sarà alternata dal contrappunto di un coro, dal tipico timbro degli spiritual negri.
ATTORE
Figlia mia che sei nei cieli non sarà santificato il tuo nome.
CORO
Mai verrà il tuo regno.
ATTORE
Mai dividerò con te il mio pane quotidiano.
CORO
Rimetti a lui il suo debito.
ATTORE
Non ti ho fatto nascere per non rivivere in te i miei errori, le mie illusioni.
CORO
Non ti ha fatto nascere per egoismo, per paura.
Tu carne della sua carne, tu sangue del suo sangue.
ATTORE
Occasione desiderata e rifiutata. Mai ti insegnerò a vivere, come fece mio padre con me e come tu avresti fatto con tuo figlio.
CORO
Ti ha ucciso per troppo amore, ti ha ucciso per troppo odio, ti ha ucciso per non farti nascere, ti ha ucciso per non farti morire.
ATTORE
Perché vieni nei miei sogni, perché vieni nei miei incubi? Tu non ne hai il diritto, tu non esisti, perché cosi è stata la mia volontà.
CORO
Egli è Abramo che uccide Isacco ma la mano di Dio non ha fermato la sua volontà.
ATTORE
Io sono stato il tuo Dio spietato e non avrai altro Dio all'infuori di me.
Il figlio che uccide il padre si chiama parricida ma come si chiama il padre che uccide il figlio che non ha fatto nascere?
CORO
Ti lascio in eredità il mio odio, il mio amore. In saecula saeculorum, amen!
Il coro conclude il song.
CONDUTTORE
La ragazza avrebbe voluto fare l'esperienza della vita, avrebbe voluto fare l'esperienza della morte. Quindi la vita ha un significato.
Ma qual'èil significato della morte? La scienza non può. La filosofia non sa. Davvero nulla e nessuno potrà aiutare il nostro ospite a capire perché sta morendo?
ATEISMO
Provate a chiederlo
a questa signora cosi démodé
che chiamate religione.
CORO
Entrate nel caotico bazar
del divino
Dove ciascuno
magnifica il suo credo
Dove si acquista
la soluzione dei problemi
Entrate nel caotico bazar del divino.
ATEISM0
Promesse.
Ad ogni bancarella una promessa.
Acquisti senza garanzia.
RELIGIONE
Provate a chiederlo
a quella signora presuntuosa
che chiamate materialismo.
CORO
Entrate nel cinema triste
del materialismo
Dove si proietta
sempre lo stesso film
La trama è già nota
E non c'è il lieto fine.
RELIGIONE
La trama è noiosa
E non c'è il lieto fine.
CONDUTTORE
Che cosa ha scelto il nostro ospite?
Il film senza lieto fine o il bazar senza garanzia?
L’Attore sta prendendo accordi con il tecnico che proietta alcune immagini sul fondale.
ATTORE
(Al Conduttore)
Passiamo alla scena successiva, devo verificare alcuni dati tecnici.
CONDUTTORE
Non hai risposto alla domanda.
ATTORE
Risponderò. (Riprende la prova) Mi hanno chiesto di fare qualcosa per la scienza, dopo. Volete che doni i miei organi? "A lei chiediamo qualcosa di più". Surgeleranno il mio cadavere, come fosse un merluzzo, unquarto di bue. Poi un laser mi sezionerà in tante sottilissime fettine orizzontali, ognuna di queste verrà passata in uno scanner, verrà "scannata" - è il caso di dirlo - e quindi computerizzata. Così la scienza medica avrà il più completo e perfetto atlante anatomico mai disegnato. Il mio corpo vivrà in eterno, sepolto in Internet invece che restituito alla terra. Chi mi ha conosciuto, e chi non mi ha conosciuto, potrà vedermi, potrà consultare le mie ossa, le mie cellule, i miei organi schiacciando qualche tasto di un computer.
La reincarnazione che mi attende: un programma di software.
Sul fondale vengono proiettate le immagini dell’Attore di fronte, di spalle, di profilo destro e sinistro. Poi una zoomata e l’immagine si scompone e ricompone in tante sezioni, nella tipica grafica del computer. L’Attore viene sezionato, ogni sezione a sua volta scomposte in altre parti, e quelle ancora scomposte e ricomposte. Intanto il Coro esegue una coreografia astratta caratterizzata da movimenti geometrici e meccanici sul contrappunto di una musica, al contrario, calda e concreta. Il contrasto fra suono e immagine ci propone la suggestione di una difficoltà creativa, di un conflitto in movimento, come di qualche cosa che sta facendo fatica ad esprimersi ma che vuole esplodere. La coreografia non conclude ma si blocca come restando sospesa, anche la musica termina senza concludere. Poi un buio. Un istante. La scena si illumina di nuovo e tutto è scomparso. In scena solo l’Attore e il Conduttore.
ATTORE
Stavo pensando che potrebbe essere quello il finale della trasmissione. La verità lì sullo schermo... le immagini di quel computer... il corpo sezionato, tradotto in tanti puntini.
Rivendico il mio ultimo desiderio di condannato a morte: "Il mio ultimo desiderio! Lo pretendo. Ho lasciato il mio corpo alla scienza, lo hanno sezionato, lo hanno computerizzato... voglio rivedermi". E sullo schermo appare un computer acceso che trasmette le immagini di un atlante anatomico. Zoomata su un particolare. Una cellula che all’improvviso comincia a muoversi e a pulsare. A vivere. Cosa ne pensi?
CONDUTTORE
Non credo che sarà questo il finale della tua trasmissione. Hai chiesto l'opportunità di morire in diretta, e allora concedi spazio all'imprevisto, lascia che le immagini vengano anche da sole, non cercare di imbrigliarle tutte, di prevedere, organizzare, condurre... accetta di correre qualche rischio...
ATTORE
Hai un'altra sorpresa per me?
CONDUTTORE
Un attore già curvo sotto il peso di una veneranda età è qui con noi per interpretare uno dei più grandi protagonisti del teatro, per testimoniarci una delle più profonde riflessioni sul tema della morte: la morte di Cordelia nel “Re Lear” di Shakespeare.
Dal fondo entra un Vecchio in costume: un saio da mendicante, capelli fluenti bianchi, lunga barba. Con fatica trascina la Ragazza nelle vesti di Cordelia morta.
VECCHIO ATTORE
Urlate, urlate, urlate, urlate! Oh, voi siete uomini di pietra: se io avessi le vostre lingue e i vostri occhi, vorrei adoperarli in modo che la volta del cielo si dovrebbe squarciare. Lei è andata via per sempre. Io lo so quando uno è morto e quando vive ancora: lei è morta come terra! La mia povera bambina l'hanno impiccata! No, no, non più vita. Perché un cane, un cavallo, un topo, debbono aver vita e tu neanche un soffio? Tu non ritornerai più, mai, mai, mai, mai, mai.
ATTORE
(Applaude) Bravo, bravo! Ho sempre desiderato interpretare un ruolo come questo, magari da vecchio.
VECCHIO ATTORE
C'è sempre tempo.
ATTORE
Non per me.
VECCHIO ATTORE
Il tempo è per tutti.
ATTORE
A me restano pochi giorni.
VECCHIO ATTORE
E non ti bastano? In poco più di tre ore ogni sera sul palcoscenico io respiro la vita di un re.
ATTORE
Una vita di cartapesta: fondali dipinti, corona di latta, finte emozioni. La vita vera è un'altra cosa.
VECCHIO ATTORE
Anche la vita vera può avere finzioni e cartapesta. Lungo o breve che sia lo spettacolo della vita, importante è recitarlo con convinzione. E... senza prendere papere.
ATTORE
A me ora resta, questo ruolo di morto, e non mi piace, non sono capace di farlo, è una tinca, non ha sviluppi.
VECCHIO ATTORE
E' un ruolo difficile. Ci vuole tutta una vita per impararlo e recitarlo bene.
ATTORE
Ho paura di fare una brutta figura.
VECCHIO ATTORE
Non ti sei preparato, non hai studiato la parte.
ATTORE
Dammi qualche consiglio.
VECCHIO ATTORE
Non si può recitare tutto il tempo pensando solo all'ultima scena, quella comunque arriva. L'importante è recitare prima le altre... e bene. Tu sei sicuro di averle recitate tutte, con convinzione?
(Si rivolge all’Attore, con atteggiamento intimo e confidenziale) Quella volta al mare, c'eri solo tu sulla spiaggia e quell'uomo in acqua, urlava, chiedeva aiuto... Potevi soccorrerlo... avresti potuto salvarlo... se tu avessi avuto più coraggio avrebbe potuto essere un bel colpo di teatro. Invece tu pensavi al finale e quel pensiero di morte ti ha fregato un applauso a scena aperta.
ATTORE
Quel fatto non l'ho mai raccontato a nessuno. Come fai a conoscerlo?
VECCHIO ATTORE
Tutti quanti abbiamo qualcosa che ci vergogniamo di confessare. Ho tirato ad indovinare.
ATTORE
Come si può preparare l'ultima scena e allo stesso tempo recitare la vita senza pensare al finale?
VECCHIO ATTORE
Qualcuno mi ha domandato un giorno: che cosa provi a morire tutte le sere in scena?
ATTORE
Che cosa provi?
VECCHIO ATTORE
Quando si apre il sipario non so ancora che dovrò morire... gli ho risposto.
ATTORE
Non lo sai ancora, ma già lo sai.
VECCHIO ATTORE
L'attore lo sa, non lo sa il personaggio... e quando il sipario si chiuderà sull'ultima replica, non saprò se qualcuno mi affiderà un altro ruolo, o se in quel momento, quando le luci si spegneranno, la mia carriera sarà finita, ma devo avere la certezza di aver recitato bene e di non aver rovinato proprio l'ultima scena. L'importante è vivere: nessuno può sapere se ci aspetta qualche altra vita oppure la terra, la decomposizione, i vermi.
Il Conduttore prende per mano le due Corifee, le trascina al centro del palco.
RELIGIONE
Ma vivere è sapere
conoscere la morte
sapere che la morte
è liberazione
dal corpo e dalla mente
dalla gioia e dal dolore
dall'odio e dall'amore
dal sangue e dallo sperma
dal pianto e dal sorriso
è sublimazione
dalla vita e dalla morte.
CORO
Ma vivere è sapere
Conoscere la morte.
ATEISMO
Ma vivere è sapere
conoscere la morte
sapere che la morte
è dissoluzione
del corpo e della mente
della gioia e del dolore
dell'odio e dell'amore
del sangue e dello sperma
del pianto e del sorriso.
E' decomposizione
della vita e della morte.
ATEISMO e RELIGIONE
(Insieme) Ma vivere è sapere
Conoscere la morte.
CONDUTTORE
Ha sempre odiato scegliere. Decidere? Per lui era impossibile. Ma perché devo scegliere? si chiedeva. Non ha certezze. E' un uomo senza qualità. Non ha neppure scelto di non scegliere.
Ecco l'uomo.
L'eroe del nostro tempo.
Indeciso: indeciso a tutto.
Benvenuto tra noi.
Con le tue angosce
ATTORE
E' vero, non sono all'altezza del gran finale, non me la posso permettere la morte. Mi sento inadeguato: morite voi, io aspetterò.
VECCHIO ATTORE
Volentieri, ma purtroppo il chi è di scena l'hanno dato a te.
ATTORE
Mi devo ancora truccare... ancora un po' di bianco sulle guance.
VECCHIO ATTORE
Sei pallido abbastanza.
ATTORE
Non vedo nulla in scena. Non mi farete morire in piedi!
VECCHIO ATTORE
Morire a letto è da teatro borghese. Due spade, portatemi due spade.
L’Assistente porta due spade al Vecchio Attore che ne tira una all’Attore, che a fatica l'afferra.
VECCHIO ATTORE
Voltati cane d'inferno, voltati e difenditi.
ATTORE
Ma che dici vecchio pazzo?
VECCHIO ATTORE
Io non ho parole, la mia voce è nella mia spada, preparati a morire.
CONDUTTORE
(Suggerisce la battuta all’Attore) Cada la tua lama su cimieri vulnerabili...
ATTORE
Cada la tua lama su cimieri vulnerabili...
CONDUTTORE
...Io porto in me una vita incantata che non può cedere ad uno il quale non sia stato partorito da donna.
ATTORE
...Io porto in me una vita incantata... Tu non sei stato tramortito da tua nonna...
VECCHIO ATTORE
Dispera del tuo incanto, il demone che tu hai servito fino ad ora ti dica che MacDuff fu tratto innanzi tempo, con un taglio, dal grembo di sua madre.
ATTORE
Che cosa ha detto?
CONDUTTORE
Che malgrado la profezia ti può ammazzare.
Il Vecchio Attore fa il gesto di trafiggerlo, ma l’Attore si scansa.
ATTORE
Non mi piace, troppo complicato.
VECCHIO ATTORE
Allora... portate ventitré pugnali!
L’Assistente lancia un pugnale al vecchio mentre i Danzatori si muovono avanzando verso il Attore minacciosi con un pugnale ciascuno.
VECCHIO ATTORE
Parlate o mani per me...
Avanza verso l’Attore per colpirlo.
CONDUTTORE
(Suggerisce) Tu quoque Brute...
ATTORE
No. Ventitré... sonotroppi... Non ci sto.
VECCHIO ATTORE
E allora se non vuoi morire come Cesare ucciditi come Bruto, gettandoti sulla spada di Stratone.
ATTORE
Un suicidio?
CORO
Abbreviamo i tempi
Risolviamo il mistero
Corriamogli incontro
Di nostra mano diamoci la morte
Se non le troviamo posto
Ci minaccia
Ci angoscia
Anche i giorni migliori
di senso priverà.
Il Vecchio Attore è sempre con la spada puntata in attesa.
VECCHIO ATTORE
Gettati sulla spada di Stratone.
ATTORE
Ma chi è Stratone?
VECCHIO ATTORE
Sono io, il tuo servo fedele.
CONDUTTORE
(Suggerisce) Addio Buon Stratone. Cesare, ora riposa in pace: io non ti uccisi volentieri. Vai!
ATTORE
Ma come si fa a morire per mano di uno che si chiama Stratone? Mi viene da ridere.
VECCHIO ATTORE
(Perde la pazienza) Amleto, ti va bene Amleto? Il resto è silenzio. Mi pare buona come ultima battuta.
ATTORE
La battuta non è male ma sono contrario ad una morte violenta.
VECCHIO ATTORE
Ti va bene una morte tranquilla, serena, circondato da amici parlando di filosofia?
ATTORE
Ecco, forse ci siamo.
VECCHIO ATTORE
La fine di Socrate: una bella morte stoica.
ATTORE
Proviamo.
Il Vecchio Attore gli porge una ciotola.
VECCHIO ATTORE
Bevi.
L’Attore fa per bere. Poi schifato sputa.
ATTORE
E' amara come il veleno, ma che è? Cicuta?
VECCHIO ATTORE
Certamente.
ATTORE
Ma che schifo...
VECCHIO ATTORE
Se non ti va bene la cicuta, proviamo con l'Olio Santo. Sdraiati sul letto. Fate venire un prete. Morirai con i conforti religiosi.
CORO
(Intona una lamentazione funebre)
O frate meo
O frate meo
O frate meo belle
O frate meo
Come lo voglio bene, o frate
Mo te ne devi da ì o frate meo
Come ho da fà o frate
O frate meo o frate meo
Come face sine de te o frate?
Me ne devo da ì o frate
Ho da muri anche me o frate meo
O frate meo, o frate meo.
Entra il Prete e si avvicina al letto.
PRETE
Dio onnipotente ed eterno
In lui rifulse a noi la speranza
Della beata resurrezione
La certezza di dover morire
Ci consoli
La promessa dell'immortalità futura.
Figliolo chiedi perdono dei tuoi peccati.
ATTORE
Perdonatemi padre perché molto ho peccato...
(Ci ripensa e si alza) No non me la sento: non posso mentire proprio in punto di morte.
Il Coro cessa di recitare la litania e il Prete va via facendosi il segno della croce. I danzatori portano via il letto.
VECCHIO ATTORE
Sei proprio un disastro. Non hai saputo vivere, non sai nemmeno morire.
Che vergogna! Non abbiamo niente in comune. Come posso essere stato in passato un simile fallimento?
ATTORE
Io il tuo fallimento? Che significa?
CONDUTTORE
(All’Attore) Posso avere il piacere di presentarti te stesso? Il vecchio che non potrai essere, quello a cui avevi affidato i tuoi progetti futuri.
ATTORE
Un altro dei tuoi scherzi!
VECCHIO ATTORE
(Al Conduttore) Io me ne vado.
CONDUTTORE
(Indica l’Attore) Sololui può darti il permesso di andar via. Ma ha ancora bisogno di misurarsi con te, con le sue speranze, con i suoi fallimenti.
VECCHIO ATTORE
Mi sento inutile. Rimarrò un pensiero, un occasione mancata.
Da una parte e dall'altra l’Attore ed il Vecchio Attore si guardano in cagnesco come due ragazzini che hanno litigato e non intendono far pace. Il Conduttore cerca di rabbonirli.
CONDUTTORE
Ma un uomo é anche tutto quello che non è e che non sarà mai. Ha bisogno di te.
VECCHIO ATTORE
Non mi merita.
ATTORE
(Toccato) Ma chi ti trattiene... vattene. L'ospite della trasmissione sono io. Questo vecchio attore trombone...
(Declama facendogli il verso) "Il cane, il topo ...il cavallo... la vita... e tu... non respiri...”. Il cane sei tu!
VECCHIO ATTORE
(Lo indica) Eccolo il miopassato... il guitto che sono stato... le buffonate che non riesco a scrollarmi di dosso, che mi porto dietro come un rimorso. Sei un moribondo da telenovela.
ATTORE
E tu non sei nessuno.
VECCHIO ATTORE
Televisivo!
ATTORE
Sembri il fantasma del palcoscenico.
VECCHIO ATTORE
Impotente!
I due stanno per venire alle mani. La Ragazza e il Conduttore intervengono per evitare il peggio.
ATTORE
E ringrazia che sei un vecchio.
RAGAZZA
(Sussurra all’Attore) Non continuare a farci del male, a farti del male, a negarti... Noi siamo la parte migliore di te... la vita che non hai dato e la vita che non vivrai.
VECCHIO ATTORE
(Ancora sulle sue) Misono dovuto leggere tutto “Guerra e Pace”, “La Divina Commedia” e tutta la “Recherche” dì Proust... (All’Attore) Tanto poi me la leggo da vecchio eh?... E tutta si era impegnato a leggerla, prima o poi. E il “Capitale” di Marx. Comodo fare cosi! E i quadri che ho dovuto dipingere? E già, perché il signorino ci aveva pure questa velleità di fare l'artista, ma non aveva il tempo e rimandava alla vecchiaia… Avesse avuto almeno le idee chiare! No! Un giorno il figurativo, un altro giorno astratto... E poi le miniature, che mi ci sono perso la vista, e le poesie!... Dio quante inutili poesie! E tutte le cose che ha rimandato... Tanto questo lo faccio poi da vecchio: il comò da restaurare, la cantina da mettere in ordine... Avesse rimandato un incontro galante alla vecchiaia! No, per quelli trovava il tempo.
L’Attore sorride e addolcisce il suo dissapore.
ATTORE
(Si avvicina al Vecchio Attore e gli tende la mano) Scherzavo poco fa. Il topo, il cane, il cavallo... Un cavallo di razza, sei... Anzi, siamo... Anzi sarò. (Ci ripensa, cupo) Oforse dovrei dire sarei stato... o sarò stato?
(Al Conduttore) Ma com'è il condizionale futuro? Mia nonna che era maestra me lo diceva sempre di studiare i verbi. (Al Vecchio attore) Senti, toglimi una curiosità, ma quel viaggio che desideravo fare, l'hai poi fatto? Cioè l'avrei poi fatto da vecchio? Dimmi com'è, la California?
VECCHIO ATTORE
Non saprei… non ci sono stato. In fondo non lo desideravi veramente... era un moda a quei tempi...
(Canticchia) “...Ti penso California.." E la moda è passata.
Dimmi una cosa piuttosto: ti piaccio come vecchio? Sarei quello che si dice un bel vecchio? Così ti immaginavi, mi immaginavi?... Un bel vecchio vigoroso malgrado qualche acciacco insignificante. Lo so cosa ti stai chiedendo. Sì, ce la farei ancora. Ti sei perso un bel po' di scopate, morendo.
ATTORE
Davvero sarei diventato come te? Un vecchio laido che pensa ancora al sesso?
VECCHIO ATTORE
Già, i vecchi non hanno diritto al sesso. Ti turba questo argomento? Parliamo d'altro... Preferisci che ti reciti qualcuna di quelle poesie che tu non hai fatto in tempo a scrivere? Oppure vuoi che ti dica se in prossimità della morte sarei, saresti, diventato religioso, magari bigotto?... Tutte le mattine a messa, ogni giorno al confessionale, a inventare peccati che ti sarebbe piaciuto poter commettere ancora... Di cosa vuoi che ti parli? Decidi tu come saresti voluto diventare...
ATTORE
La morte... Alla tua età, che rapporto avrei avuto con la morte?
VECCHIO ATTORE
Vuoi sapere se la morte ti farebbe ancora paura? Certo che no, alla mia età ti farebbe compagnia, dopo tanti anni passati ad aspettarla, tanti anni che senza di lei non avrebbero avuto significato. Sarebbe diventata la tua amante segreta, amata, desiderata, odiata a volte, proprio come un'amante, sempre vicina al mio, al tuo fianco. A questo punto le chiederesti... le avresti chiesto... Sì, insomma, le chiederemmo di togliersi anche 1'ultimo velo, di mostrarsi com'è veramente... Il suo abbraccio finale ci farà soffrire oppure ci comunicherà una felicità sconosciuta?
ATTORE
Parli bene tu, sei vecchio. I vecchi muoiono, è legge di natura, io invece sono ancora... mi sento ancora giovane, voglio vivere tutte quelle cose che tu hai vissuto al posto mio. Me le hai rubate, ridammele! Le rivoglio, sono mie!
VECCHIO ATTORE
Sai che ti sei perso!... La vita, è anche noiosa, è soprattutto noiosa, fatta di gesti sempre uguali, monotoni. Se tu fossi arrivato alla mia età, sai quante volte ti saresti dovuto lavare i denti in più? Diciottomiladuecentocinquanta volte, sai che noia... E sai quante ore, in più, avresti passato dormendo? Settantatremila, ora più ora meno... E non sempre i sogni sarebbero stati piacevoli...
ATTORE
Li voglio, li voglio... Voglio tutti i miei sogni non sognati, voglio anche i miei incubi, i denti da lavare, gli spazzolini, i dentifrici mai consumati... li voglio! Non posso morire senza essermi lavato i denti altre diciottomiladuecentocinquanta volte, non sarebbe igienico...
RAGAZZA
E io? Io non me li sono potuta mai lavare, i denti, non so neppure come si fa, e per colpa tua: mi hai impedito di lavarmi i denti... di esistere.
VECCHIO ATTORE
Già, e a me hai impedito di avere dei nipoti. Mi sarebbe piaciuto portarli ai giardinetti: un maschio e una femmina. (Alla Ragazza) Come li avresti chiamati?
RAGAZZA
(Ci pensa) Il maschio come il nonno.
ATTORE e il VECCHIO ATTORE
(Insieme) Come me!
ATTORE
Io gli avrei insegnato a raccontare le barzellette. La sai quella di Pierinoche chiede: Papà perché... (Ci ripensa) Già,perché… l'età dei perché... perché si vive? perché si muore? ...e io cosa avrei potuto rispondere? No, no meglio senza nipoti... meglio.... senza perché.
La Ragazza prende per mano il Vecchio Attore e lo conduce verso il fondo per uscire di scena.
RAGAZZA
(Al Vecchio Attore) Come sono andata?
VECCHIO ATTORE
Non male, non male, ma se non ti decidi a perdere qualche chilo non riesco più a portarti in braccio.
Escono di scena. L’Attore osserva i due allontanarsi. Sta per richiamarli poi ci ripensa.
ATTORE
Meglio senza perché!
(All'Assistente) Fai entrare il coro con la canzone del "Perché". E' pronta la coreografia?
COREOGRAFO
E' pronta.
Il Coro inizia un movimento coreografico e si esibisce nella "Danza del perché".
CORO
Perché chiedersi perché?
Questo è 1’unico perché!
Perché chiedersi perché se la risposta non c'è?
Non fare domande
che resteranno senza risposta
lasciando nel dubbio soltanto l'angoscia
di avere chiesto perché.
L'unico perché è
perché chiedersi perché
il cane non si chiede perché
il cavallo non si chiede perché
il topo non si chiede perché
eppure c’è!
CONDUTTORE
Il cane non si chiede perché, il cavallo non si chiede perché, il topo non si chiede perché, eppure c'è! Ma tu, ci sei stato?
ATTORE
Io ho vissuto.
CONDUTTORE
Sei sicuro? L'hai bevuta davvero a gran sorsi la vita? Hai amato, odiato, goduto, sofferto? Hai ringraziato, bestemmiato, ti sei vendicato? Hai donato, hai cercato, hai trovato? O ti sei solo ingannato chiedendoti inutili perché? Hai mentito... a te stesso, ma a me non puoi mentire...
Dal fondo la voce della madre
MADRE
Non riesco a respirare… Il cuore!...
ATTORE
Mamma ti porto le gocce...
L’Attore versa delle gocce in un bicchiere mentre la Madre riprende a parlare.
MADRE
Non servono, io me ne sto andando. Vieni vicino, tienimi la mano... Sto per addormentarmi in quel sonno da cui non ci si risveglia più. Ti devo lasciare. L'angelo custode mi chiama, a lui non posso dire di no. Ma dove vado è bellissimo... sono serena... chiudimi tu gli occhi come io l'ho aperti a te.
ATTORE
No, non hai detto così, stronza! Me lo ricordo bene, Chi credi di prendere in giro? Hai urlato con tutto il fiato che ti restava in corpo, hai urlato che non volevi morire, che avevi paura... Non voglio andarmene!... gridavi... ho paura, c'é il buio... è terribile... aiutami ti prego... aiutami... non voglio morire. Ma io non potevo aiutarti. La tua ultima parola è stata una bestemmia.
La boccetta delle gocce gli cade di mano rompendosi a terra. Silenzio.L’Attore è immobile, immerso nel ricordo di quella scena primaria.Poi si rivolge al Conduttore.
ATTORE
La stai conducendo tu, ora, la trasmissione. Stai preparando il finale, non è vero?
CONDUTTORE
Senti questa: un uomo deve andare al capezzale di un amico che sta molto male. I parenti gli dicono. "Sta morendo ma lui non lo sa. Cerca di tenerlo su col morale... non fargli capire.... fa finta di niente... ma senza esagerare perché se no se ne accorge". Lui entra nella stanza, si avvicina al letto, mette una mano sulla spalla dell'amico e sorridendo gli dice: "Eh! vecchia pellaccia, si agonizza, eh?... Si agonizza? ".
Il Conduttore mette una mano sulla spalla dell’Attore.
ATTORE
Io l'avrei raccontata meglio.
CONDUTTORE
Potevi raccontarti meglio la vita. E invece te la sei raccontata male: l'hai sprecata, l'hai buttata via... Ti sei ucciso.
ATTORE
Come?
CONDUTTORE
Con la malattia.
ATTORE
La malattia è venuta da sé...
CONDUTTORE
Te la sei covata, l'hai nutrita, l'hai voluta, 1'hai cresciuta ed ora è matura...
ATTORE
E perché avrei dovuto volerla, con tanto accanimento?
CONDUTTORE
Per paura della morte, non hai amato, per paura della morte, non hai dato la vita e per paura che la morte ti potesse sorprendere hai preferito prevederla tu stesso.
Il Conduttore va verso il fondo.
ATTORE
Dove vai?
CONDUTTORE
A prendere una cosa... per te.
L’Attore resta solo in scena. Si guarda intorno: lo studio è vuoto. Batte le mani come per verificare la sonorità, l’acustica di quel luogo, poi, porta la voce, come per riempire lo spazio con le parole.
ATTORE
Ti ho voluta.... Tu sei davvero il mio parto, figlia mia malattia. Ti ho concepita con il mio non esserci. Ti ho concepito facendo all'amore con le mie angosce, con la mia paura di morire, con la mia paura di vivere. Ti ho dato la vita. Affinché tu potessi darmi la morte.
Il Conduttore rientra e porge un teschio che l’Attore prende e ponendoselo di fronte lo guarda e gli parla.
ATTORE
Mi pare di conoscerlo. Quest'uomo un tempo era un comico, con una fantasia inesauribile: mi voleva bene quest'uomo. Ecco, qui pendevano le labbra che sapevano parlare e fare ridere. E adesso a guardarlo mi si rivolta lo stomaco. Dove sono i tuoi scherzi, le tue pagliacciate, le tue capriole, le tue canzoni, le tue beffe che facevano scrosciare di risa intere tavolate? Nessuno da far ridere oggi, con il ghigno che hai? Ti sei smascellato dalle risa? Eh, si vede!
(Al Conduttore) Dimmi una cosa…
CONDUTTORE
Che cosa, altezza?
ATTORE
La senti anche tu, é arrivata, vero?
CONDUTTORE
E' sempre stata qui, con te, ma tu eri troppo impegnato a raccontarla, per vederla.
ATTORE
Ora la vedo.
CONDUTTORE
E com'è?
ATTORE
E' un’amica! Ma perché ha scelto il ruolo del conduttore?
CONDUTTORE
Lo hai scelto tu per me. Per farti condurre per mano là dove non c'è più posto per i ricordi né per i rimpianti.
ATTORE
E' strano, non mi fa paura.
CONDUTTORE
Come un grande Cavaliere, come i Cavalieri della Chanson de geste, tu puoi dire: guardatemi sto morendo.
ATTORE
I cavalieri?
CONDUTTORE
La morte non li doveva trovare imprepati. "Si alzò un Cavaliere della tavola rotonda e disse: sappiate che non vivrò altri due giorni".
ATTORE
Sappiate che non vivrò altri due giorni. Suona armonioso... importante!
CONDUTTORE
A Roncisvalle Orlando sente che la morte dalla testa gli sta scendendo verso il cuore.
ATTORE
Vedo e sento che la morte dalla testa scende verso il cuore.
CONDUTTORE
Sente che il suo tempo è finito.
ATTORE
Che il mio tempo è finito.
CONDUTTORE
Lancillotto si spogliò delle armi, si sdraiò tranquillamente per terra... Aprì le braccia a forma di croce con la testa rivolta verso Oriente.
ATTORE
Io sto per morire!
CONDUTTORE
Tu sei già morto.
ATTORE
Sono già morto? E dove sono?
CONDUTTORE
Dove ancora il pensiero per un istante sopravvive al corpo e rivede in un attimo i momenti più vitali della sua esistenza.
ATTORE
In uno studio televisivo? Che delusione! Mi aspettavo che avrei trovato qualcosa di meglio.
CONDUTTORE
Ognuno se lo immagina come vuole o come può. Qualcuno se lo è immaginato come una sala d'aspetto. Per non spaventarsi davanti a quello che non conosce ancora... per un istante ancora.
ATTORE
E poi?
CONDUTTORE
Chi morirà, vedrà, come si dice.
ATTORE
A questo punto non posso che dire addio alla vita. Ho sempre odiato gli addii.
CONDUTTORE
Questa vostra debolezza di non voler mai morire del tutto... Non sei riuscito a goderti la vita, cerca almeno di goderti la morte. La vita è breve è fugace ma la morte è costante, è duratura... la morte è più bella... io sono più bella! (Invita a ballare l’Attore) La morte è bella... è amica... ma la temete perché la mascherate, e la sua maschera vi fa paura. Senti come è dolce il mio nome: Morte. "Spegnersi, mancare, finire, venir meno”... in tutti i modi dite per non dire morire...
Tutti i personaggi si uniscono al ballo e ballando ripetono le parole del Conduttore.
CONDUTTORE e CORO
...Esalare l'ultimo respiro, passare a miglior vita, rendere l'anima, fare l'ultimo viaggio, chiudere gli occhi per sempre, riposare, lasciare il corpo, mutar vita...
ATTORE
Vado a cercare un "grande forse".
Ma questa era una prova generale: la trasmissione andrà in diretta.
CONDUTTORE
Noi siamo in diretta.
Ballando scompaiono tutti sul fondo, riapparendo sullo schermo, dove continuano a ballare mentre la scena cala nel buio. Poi anche le immagini sullo schermo lentamente svaniscono in un grande lampo di luce.
Poi tutto è
BUIO.