La morte lieta

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Arlecchinata in un atto

di  Nicolaj Nicolajevic EVREINOV

Versione italiana di Lorenzo Gigli

da IL DRAMMA Nuova Serie n. 5

del 15 gennaio 1946

PERSONAGGI

ARLECCHINO

COLOMBINA

PIERROT

IL DOTTORE

LA MORTE

Questa commedia non può essere rappresentata, ristam­pata, messa in onda alla radio, sceneggiata per il cine­matografo. L'autore ne ha tutti i diritti. Schiarimenti in proposito può dare solo la direzione di « Il   Dramma ».


Usci a destra e a sinistra. In fondo, contro il muro, un letto. Sopra il letto, una grossa pendola che segna le otto. Sotto la pendola un termometro su tavoletta e, a sinistra, una chitarra. Sul davanti, a destra, un tavolino con una lampada: ai lati due sedie. A sinistra una piccola scansia con bottiglie, bicchieri, pane e frut­ta. Uno sgabello accanto al letto, e la messa in scena è completa.

(All'aprirsi del velario, Arlecchino dorme sul letto, le braccia strette al corpo. Ha i capelli grigi. Ronzio di mosche. Pierrot, con l'estremità delle sue lunghe ma­niche, le scaccia dal volto di Arlecchino, non senza sfiorare il naso del dormiente. Poi si avanza verso il pubblico e gli fa un cenno con le mani).  

Pierrot       Silenzio... In punta di piedi, prego. Rag­giungano i loro posti senza far rumore: cerchino di non parlare e di non muoversi sulle poltrone. Se qual­cuno è stato condotto qui da un amico ingenuo ed è troppo serio per interessarsi ad una arlecchinata, è su­perfluo che lo confidi all'assemblea, alla quale, in fondo, non importa nulla de' suoi gusti personali. Del resto, Arlecchino dorme... I signori lo vedono! Zitti.. Spie­gherò tutto più tardi. Per ora non lo risveglino, mi raccomando. E quando comparirà Colombina non si mettano ad applaudire come pazzi al solo scopo di mo­strare ai vicini che loro la conoscono, che hanno ini­ziato un intrigo con lei e che sanno apprezzare certi talenti. Li prego con tutta l'anima. Non c'è da ridere: Arlecchino è molto malato. Stiano a sentire: nel delirio egli parla di Colombina, benché non ci sia proprio nulla di comune tra lui e lei, si capisce, perché Colom­bina è mia moglie. E questo dice tutto. Ho forti ra­gioni di credere che Arlecchino non vivrà sino al mat­tino. Una cartomante gli ha predetto, infatti, che il giorno in cui egli avrebbe consacrato più tempo al son­no che alla bottiglia sarebbe morto a mezzanotte in punto. Ora, come vedono, sono le otto di sera ed egli dorme sempre... Povero, povero Arlecchino! Chi avreb­be potuto pensarlo? Io gli ho voluto molto bene. È il mio migliore amico. Ciò, d'altra parte, non mi ha impedito d'esser sempre un poco geloso di lui. Ognuno sa, infatti, che io sono Pierrot soltanto perché non ho potuto essere Arlecchino. Io non sono, malgrado l'appa­renza, così ingenuo come il mio costume può far cre­dere. Sono andato a cercare un medico, parola mia.

Cosa evidentemente inutile, poiché Arlecchino saprà morire anche senza medico. Ma questo si usa tra la gente per bene, e non bisogna fare gli originali. Se io non agissi come tutti, sarei il baldo, l'allegro Arlec­chino che si fa beffe delle leggi; e invece non sono che il povero, il timido Pierrot, il cui carattere si chiarirà davanti a loro nel seguito dell'azione, se tuttavia il ri­spettabile pubblico rimarrà sino alla fine della recita e non prenderà la fuga immediatamente in ragione delle mie chiacchiere... Motivo per cui la pianto subito; però prima voglio comunicar loro un progetto che mi è ve­nuto in mente senza l'aiuto di alcuno. Se Arlecchino deve morire quando mezzanotte scoccherà a questa pen­dola, non gli si renderebbe un servizio da amico ritar­dandola, per esempio, magari soltanto di due ore? Mi è sempre piaciuto burlarmi del prossimo, e trattandosi di farla alla Morte e ad Arlecchino nello stesso tempo, a detrimento della prima e a profitto del secondo, penso che il mio progetto meriti la qualifica di geniale. Avanti, dunque! La rappresentazione ha inizio. (Sale su uno sgabello e ritarda la pendola di due ore)  Povero, povero Arle... (Cade rumorosamente)  Povero Pierrot!

(Resta inginocchiato e si stropiccia la schiena con viso dolente. In questa, Arlecchino si sveglia, sorride, prende Pierrot per il mento e lo bacia con tenerezza).

Pierrot        (con aria  ingenua)    Forse ti  ho destato?

Arlecchino  Perché non l'hai fatto prima?

Pierrot       A che scopo?

Arlecchino  Le mie ore sono contate.

Pierrot       Taci!

Arlecchino  Ed io voglio viverle.

Pierrot       Le vivrai.

Arlecchino  Invece tu sei stato li lì per farmele dormire.

Pierrot       Credevo...

Arlecchino  Che ora è?

Pierrot        Le sei.

Arlecchino               Soltanto?

Pierrot       Sì. Come ti senti?

Arlecchino  Sto per morire.

Pierrot       Il tuo timore esagerato mi fa proprio ri­dere.   (Si  mette a piangere).

Arlecchino  Non piangere! Sono ancora vivo, mi pare! Cosa hai fatto in questo tempo? La pendola cam­mina,  no?

Pierrot       Sono andato a cercare il medico. Resta coricato, devo prenderti la temperatura. (Stacca il ter­mometro dal muro).

Arlecchino  Sei andato a cercare il medico! (Ri­de)  Ma sì, hai fatto bene, in fondo, mi distrae...

Pierrot       Scosta il braccio! Così. (Colloca il ter­mometro)  Mi pare che venga qualcuno. (Si allontana ma torna immediatamente accanto al letto. Il termo­metro ha preso fuoco).

Arlecchino  Questo termometro è molto esatto.

Pierrot        (toglie precipitosamente il termometro, lo spegne e lo rimette a posto).

Arlecchino   (si alza, fa schioccare le dita e si gira)  Eh! Eh! Rimane ancora ad Arlecchino un po' di calore!

Pierrot        (con tono corrucciato)   Non hai fatto che rovinare il termometro!

Arlecchino   (prende la chitarra)   Mi rimane poco tempo, è vero, ma... (Alza la chitarra)  Quante corde spezzate, guarda, e le altre logore! Bah! Ciò non mi impedisce di sonare l'introduzione della serenata. (Suona. Musica ingenua, primitiva. Da sinistra un ru­more  di  passi).

Pierrot       Senti? È il dottore. Posa la chitarra e rimettiti subito a letto. È lui. Possono camminare così soltanto coloro che volano al soccorso del prossimo..

Arlecchino    Coloro che corrono dietro al denaro.

(Bussano  all'uscio. Arlecchino si corica).

Il Dottore    (enormi occhiali, calvo, grosso naso ros­so, una siringa sotto il braccio. Si ferma e canta rivolto al pubblico) 

Quando mi chiamano

 mi affretto a correre,

anzi a volare,

pronto a curare

il ricco e il povero.

Sì, volo, volo.

Volo sollecito,

ma poi  - nasconderlo

perché? - guarire

non so. Vuol dire

che per il povero

non sarò duro.

Dio me ne liberi!

Che cosa prendergli?

L'ultimo spicciolo.

Il ricco e il povero

quando mi chiamano...

Buon giorno,  caro Arlecchino. Cosa c'è?

Arlecchino  Sta a lei giudicare.

Il Dottore   Avete perfettamente ragione. (A Pierrot, sottovoce) Non bisogna mai contraddire i malati. (Ad Arlecchino)   Vi hanno preso la temperatura? (Si siede sullo sgabello).

Pierrot        (accasciato)   Meglio non parlarne.

Il Dottore   Che cosa vi sentite insomma?

Arlecchino  Un accesso.

Il Dottore   Di tosse?

Arlecchino  D'ilarità.

Il Dottore   Che cosa vi fa ridere?

Arlecchino  Lei. (Scoppia a ridere).

Il Dottore    (a Pierrot)   Non crede alla medicina?

Pierrot       Sì, penso, ma non a lei.

Il Dottore   Strano malato. (Ad Arlecchino)  Datemi il polso. (Con la mano destra estrae l'orologio e con la sinistra prende la gamba che Arlecchino gli presenta) 

Oh! impossibile contare le pulsazioni! (Abbandona la gamba)  Mostratemi la lingua.

Arlecchino  A chi?

Il Dottore   A me.

Arlecchino  A lei? Con piacere. (Allunga la lingua e fa delle smorfie).

Il Dottore   Basta, basta!

Arlecchino  La prego, non faccia complimenti. (Ri­tira la lingua).

Il Dottore   È necessario che vi ausculti.

Arlecchino  Di che cosa devo parlare?

Il Dottori    Ma no, dicevo che è necessario che vi ausculti.

Arlecchino  Ed io le domando: «u quale soggetto?

Il Dottore   Non mi capite.

Arlecchino  Non la capisco? Gl'individui come me penetrano da parte a parte gl'individui come lei, ma gl'individui come lei non capiranno mai, scommetto la lesta, gl'individui come me.

Il Dottore    (a Pierrot)   Delira. (Ad Arlecchino)  Sia! Permettetemi tuttavia di appoggiare la mia testa sul vo­stro petto. È necessario per...

Arlecchino  La sua signora non sarà gelosa?

Il Dottore   (dopo aver auscultato Arlecchino da ogni parte)   Ha un febbrone. È un miracolo se il mio orecchio e la mia guancia non sono rimasti ustionati. (Ad Arlecchino)  Sì, sì, siete molto malato, ma dobbiamo spe­rare che possiate cavarvela. (A Pierrot)  Nessuna speran­za, la macchina è logora. (Ad Arlecchino, auscultandolo ancora)  Vivrete a lungo. (A Pierrot)  Morirà prestissimo. (Ad Arlecchino)  Avete fatto bene a chiamarmi. (A Pier­rot)  Avrebbe fatto meglio a chiamare il beccamorti. (Ad Arlecchino)  Il vostro organismo è robustissimo. (A Pierrot)  Ma non resisterà. (Ad Arlecchino)  Basta curarvi. (A Pierrot)  Niente da fare.

Arlecchino  Allora cosa mi consiglia?

Il Dottore   Di coricarvi di buon'ora. Nessuna eccita­zione. Non bere assolutamente nulla. Non mangiare nulla d'acido, di salato, di grasso, di drogato, di piccante, di lievitato, di troppo freddo, di troppo caldo, di troppo zuccherato, di troppo nutriente. Esercizio moderato. Nes­suna emozione. Guardarsi sempre dalle correnti d'aria. Stare lontano dalla gente.

Arlecchino  Che malattia è dunque la mia?

Il Dottore   La vecchiaia.

Arlecchino  Ma se posso passare per suo figlio!

Il Dottore   Siete troppo impertinente per questo. Arrivederci. (Saluta e si avvicina a Pierrot. Sottovoce) 

Chi mi pagherà la visita?

(Pierrot indica col gesto Ar­lecchino. Il dottore saluta di nuovo Arlecchino) 

Arrivederci.

Arlecchino    Arrivederci. 

(Il Dottore s'allontana esitante, poi ritorna) 

Ha  dimenticato qualche rosa?

 Il Dottore  E voi non avete dimenticato nulla?

Arlecchino  Io, nulla, mi ricordo esattamente tutti i suoi consigli... Non abbia timore.

Il  Dottore  Hum!... Ma voi vi siete scordato di pagarmi.

Arlecchino  Possibile!  Com'è strano...

Il Dottore   Non voletemene, ve ne prego.

Arlecchino  Oh! le pare?...

Il Dottore    (salutando di nuovo)   Dunque, arrivederci!

Arlecchino   (stringendogli la mano con sentimento)  Arrivederci, dottore.

Il Dottore   Ricadete nella medesima dimenticanza.

Arlecchino  Sì, sì, è proprio strano! Lei ha perfet­tamente ragione. Sarebbe audacia sostenere il contrario.

Il Dottore    Dunque... il denaro?

Arlecchino  Lei lo avrà quand'io mi sarò rimesso... quando m'avrà guarito.

Il Dottore   Sì, ma... Dero avvertirvi che io mi in­carico di guarire tutte le malattie, salvo le incurabili, e la vostra...

Arlecchino  Bene, allora quando verrà il miglioramento, quando i suoi consigli avranno servito. Senza ciò, chi sa?... E se lei mi avesse ingannato? Perché dovrei  pagare?

Il Dottore   In tal caso devo dirvi che, a giudicare dalle condizioni del vostro organismo, non arriverete a domani.

Arlecchino   (balzando dal letto)   Che? Allora per che diavolo dovrei pagare?

Il Dottore   Ma quando sarete morto, chi mi pagherà?

Arlecchino  E per quale ragione pagarvi, vorrei saperlo!

Il Dottore   Come, per quale ragione?

Arlecchino  Se muoio davvero entro oggi, cosa vale la sua arte la quale non può salvarmi dalla morte? E se sopravvivo, vale gran cosa dato che la sa meno lunga delle cartomanti?

Il Dottore   Non sono venuto qui a fare della filosofia.

Arlecchino  Io so perché lei è venato.

Il  Dottore  Vi prego, meno sottintesi.

Arlecchino   (a Pierrot)   Li chiama sottintesi! (Tira fuori del denaro da tolto il cuscino)  Ecco perché è ve­nuto!   (Scompare  dietro  un  uscio  e  porge  il denaro).

Il Dottore    (tendendo la mano verso il denaro)  Vi ringrazio.

(Arlecchino sparisce ridendo da un uscio e riappare immediatamente dall'altro. Il Dottore gli si precipita dietro. Arlecchino sparisce dall'uscio oppo­sto girando attorno al Dottore. Compare di nuovo da destra, poi sparisce da sinistra, e così due volte di se­guito, finalmente si ferma davanti al Dottore e gli dà il denaro).

Arlecchino  Che ne dire della mia agilità? (Si sentono dei colpi che somigliano ai battiti di un cuore).

Il Dottore   Ebbene, mio caro, che il Signore vi colmi de' suoi benefici nell'altro mondo. È la prima volta che vedo un moribondo del vostro tipo. Ma cos'è questo rumore?

Arlecchino  È il mio cuore che batte. (Si sente l'ansimare d'una locomotiva).

Il Dottore   E questo?

Arlecchino  I miei polmoni che respirano.

Il Dottore   E voi siete tuttora in piedi!

ArlecchinoSì, caro dottore, e mi conservo abba­stanza allegro per attendere coraggiosamente la morte desiderata.

Il Dottore   Desiderata?

Arlecchino  Arriva al momento giusto. Per chi ha vissuto saviamente, la morte è sempre desiderata.

Il Dottore   Voi parlate per indovinelli.

Arlecchino  Ma la gente come lei... (Ride, sottin-tendendo che il Dottore teme la morte).

Il Dottore   Cosa ne sapete voi?

Arlecchino  Vuole che le dica come lei morirà?

Il Dottore   Sentiamo anche questa.

Arlecchino   (torna a letto, trema in tutte le membra e sospira)   Ah! Oh!... Uh!... Sono ancora tanto gio­vane... Non ho ancora avuto tempo di vivere come bi­sogna... Perché ho trascorso la mia esistenza nella ri­nuncia? Ho un cumulo didesideri d'ogni sorta... Av­vicinatemi alla finestra... Non sono ancora stanco di questo mondo... Salvatemi. Non sono riuscito a fare la metà di ciò che volevo. Non mi sono mai affrettato a vivere perché dimenticavo la morte. Salvatemi, sal­vatemi! Non ho goduto nulla! Risparmiavo continua­mente la mia salute, le mie forze, il mio denaro per l'indomani. Lo riempivo, questo indomani, con le mi­gliori speranze e lo facevo rotolare come una palla di neve, sempre più grosso, più grosso. Può darsi dun­que che l'indomani sia già sparito senza ritorno dietro i limiti del possibile? È scivolato a valanga lungo il pendio della mia folle saggezza vitale... Ah! Oh! Uh! (fa un ultimo sforzo, trema e sembra che stia per spirare. Il Dottore piange; Arlecchino si alza e batte le  mani)   No, no. Arlecchino non morirà così.

Il Dottore    (con voce piagnucolosa)   Allora, cosa fare?

Arlecchino   (tende la mano)   Favorisca, per il consiglio...   Io mi faccio pagare prima.

Il  Dottore  Quanto?

Arlecchino  La medesima tariffa sua.

Il Dottore    (restituisce il denaro ricevuto)   Dunque?

Arlecchino  (con gravità)   Vada e viva, ecco tutto.

Il Dottore   Cosa significa?

Arlecchino  Se lei non capisce, vuol dire che è incurabile. Vada e viva, le ripeto; ma non viva come se fosse immortale, bensì come un uomo che può mo­rire  domani.

Il Dottore    (incredulo, scuole la testa)   Hum... mi proverò. (Si asciuga gli occhi)  Addio, signor Arlecchino.

Arlecchino    Addio, signor Dottore.

Il Dottore    (esce puntandosi un dito in fronte e canticchiando la stessa aria  dell'entrata)   Quando mi  chiamano

m'affretto a correre...   ecc.

Arlecchino   (a Pierrot)   Ebbene, cosa ne dici Pierrot?

Pierrot       Nulla, se non del male.

(Scende la sera).

Arlecchino Il vecchio scimmiotto s'immaginava che io non avessi il presentimento della morte! Come se un uomo che ha dedicato più tempo al sonno che alla bottiglia possa dubitare dell'approssimarsi della morte! Ma che ora è? (La pendola segna le otto)  Questa pen­dola non ritarda? Andava sempre col passo con me, ed ecco ora...

Pierrot       Tu sei troppo sospettoso, Arlecchino.

Arlecchino  Non  sono  tutti  come te.

Pierrot       Cosa vuoi dire?

Arlecchino  Lo saprai presto. Aiutami a preparare la tavola  per la  cena.

Pierrot        (correndo alla scansia)   Col massimo piacere.

Arlecchino  Bisogna mettere tre coperti.

Pierrot       Tre?

Arlecchino               Sì.

Pierrot       Il terzo per chi è?

Arlecchino  Per la Morte.

Pierrot       Siederà a tavola con noi?

Arlecchino              Se tu non la spaventi

Pierrot       Basteranno due bicchieri. Io non ceno con voi.

Arlecchino  Bah, bah! Scherzavo. La Morte ce­nerà con le mie ossa, le basteranno. Malgrado tutto, metti tre coperti.

Pierrot       Il terzo per chi è?

Colombina   (canta dall'interno, a sinistra)   

Da mio  marito, al chiaro di luna,

io me ne fuggo in buona fortuna.

Desiderio vietato

è due volte più  gustato.

Ah! il mio cuor trasalisce,

trema, si smarrisce,

che d'improvviso mio marito veda,

apprenda,  sappia...

Pierrot       Cos'è? La voce di Colombina... La voce di mia moglie...

Arlecchino  Adesso sai per chi è il terzo coperto...

Pierrot        (tragico)   Ah! perfida! Ah! traditore! Quella è dunque la tua amicizia!

Arlecchino  Calmati. Non è ancora accaduto nulla.

Pierrot       Non ci mancherebbe che questo!

Arlecchino  E se ti dicessi che è proprio questo che mi manca?

Pieerot       E osi dirmi che mi ami?

Arlecchino  Io amo te e lei. E tu vorresti che non amassi che te;  è per questo che sei geloso?

Pierrot       Tu comprendi benissimo di chi sono ge­loso e perché.

Arlecchino  Sii ragionevole. Se mi ami o ami Co­lombina dovresti essere contento per noi due. Sai che ti vogliamo bene entrambi. Di che cosa dunque ti rat­tristi? Metti il terzo coperto!

Pierrot       No, non sono così stupido. Presso la gente come si deve ciò non è ammesso. Non mi resta che vendicarmi di te.

Arlecchino  In che modo?

Pierrot       Con la morte.

Arlecchino  Ma essa verrà presto da sé: le mie ore sono contate. Chi ti impedirà poi di dire a tutti e a ciascuno che la mia morte è stata opera tua?

Pierrot       Sia...

Arlecchino  Allora siamo d'accordo. Metti il terzo coperto.

Pierrot        (pensieroso)   E tuttavia...

Arlecchino  Su, su, il tempo stringe.

(Pierrot esita ancora un secondo, poi va a cercare il terzo co-perto, ma inciampa e lo lascia cadere)  Oh! il maldestro! Era impossibile che non fracassasse qualche cosa!

Pierrot        (isterico)   Non tocca a te rivolgermi un rimprovero;  tu hai spezzato la mia felicità!

Arlecchino   (mettendoil terzo coperto)   Ti prego. niente frasi. Tu sei da molto tempo in freddo con Colombina  e sei geloso soltanto perché  usa  così,  ma... zitto...

Colombina    (canta ancora dall'interno)  Colombina ha  messo la maschera e s'è vestita  di vivi colori, deve vedere Arlecchino, e teme d'incontrare Pierrot. Ah! il suo cuor trasalisce, trema, si smarrisce... che all'improvviso suo marito veda, apprenda, sappia!

Arlecchino  Vado incontro a Colombina. Tu ag­giusta la lampada. (Esce da sinistra).

Pierrot        (perplesso)   Humm!... Aggiusta la lampada! (Improvvisamente si batte la fronte)  Non sarebbe me­glio aggiustare la pendola? (Sale sul letto e porta avanti la lancetta delle ore)  Ebbene, se la morte d'Ar­lecchino deve essere opera mia, lo sia! Signore e si­gnori, voi siete testimoni! Io non lascerò fatti simili senza vendetta. Porto avanti la lancetta di due ore... (Eseguisce)  Ah! Arlecchino, nessuno può sottrarsi alla propria sorte! (Scende dal letto)  Adesso sono comple­tamente tranquillo. Sono vendicato.

(Va su e giù per la scena fregandosi le mani. Da sinistra giunge il canto di Colombina) 

Sono curioso di vedere con quali occhi mi guarderà.

(Si ferma, non lontano dall'uscio, a gambe aperte, le mani sui fianchi e il busto chino in avanti) Venite, venite, traditori!

Arlecchino  Non aver timore, Colombina. Entra senza paura. L'ho catechizzato, e ti giuro ch'egli ha consentito.

Colombina(entrando)   Ha consentito? Ah! è così?... Consentito!... Come, buono a nulla, apprezzi così tua moglie? Il suo tradimento non ti tocca? Non ti tocca affatto? Rispondi! (Si getta su Pierrot, con gli occhi sfolgoranti di collera, e lo percuote).

Pierrot        (sbalordito)   Ma ascolta, Colombina...

Colombina   Come! Dovrei anche ascoltarti? Ascoltare il marito più buono a nulla di tutti i mariti buoni a nulla?...

Pierrot       Ma, Colombina…

Colombina    Imbecille!   fantoccio!

Pierrot       Non mi lasci dire una parola...

Colombina(percuotendo Pierrot)   Non hai scusa... Ed io, disgraziata, che ho sposato un simile cialtrone che gli ho consacrato il fiore de' miei giorni!... E lui non sa neppure difendere il mio onore! (Lo percuote)  Piglia! piglia! piglia! fannullone!

Pierrot        Finiamola, insomma! Arlecchino, difendimi!

Arlecchino  Ho troppa educazione per immischiar­mi nelle faccende degli altri.

Colombina(a Pierrot)   È così, dunque, che tu mi ami! È così che sei geloso! Dove sono i tuoi giura­menti, uomo senza timor di Dio?

Pierrot        (riavendosi)   È inaudito, che il diavolo mi porti! Come, donna svergognata, vieni ad un appunta­mento e osi parlare!...

Colombina   Basta! Taci! Io conosco i sistemi degli scellerati tuoi pari! Quando sono in difetto, se la pren­dono con gl'innocenti per avere il sopravvento. Ma tu non me la dài ad  intendere, malnato!

Arlecchino   (intervenendo)   Cari amici, non sciupiamo un tempo prezioso! La cena è servita. Mette conto di  guastarsi l'appetito?

Colombina   È inaudito!

Pierrot       È inaudito!

Arlecchino  Io non amo che le discussioni si prolunghino.

Pierrot        Non è colpa mia!

Colombina   Non è colpa mia!

Arlecchino  Meglio fare la pace. Gli innamorati litigano ma poi si riconciliano.

Pierrot        Per nulla al mondo!

Colombina   Per nulla al mondo!

Arlecchino  Che  testardi!

Pierrot       Io sono offeso ne' miei sentimenti più intimi.

Colombina   Io sono offesa ne' miei sentimenti più intimi.

Arlecchino  Via, finitela!

Pierrot       No!

ColombinaNo!   Bisogna   che  prima   aia   punito.

Arlecchino  In che modo?

Colombina   Abbracciami, Arlecchino. Mio buono, mio caro Arlecchino...

Arlecchino  Per non offenderti rifiutando... (L'ab­braccia)  Io sono sempre stato un galante cavaliere. (L'abbraccia)  Inoltre ho il cuore tenero. (L'abbraccia)  Infine devo essere gentile coi miei invitati (l'abbraccia)  soprattutto quando si tratta (l'abbraccia)  del bel sesso. (L'abbraccia).

Pierrot        (al pubblico)   Disgraziati! Essi non sospet­tano che io sono già vendicato e che, per conseguenza, posso essere  intieramente  tranquillo.

Colombina   Coprimi di baci più ardenti, più forti ancora;  mordimi quasi senza sosta.

Pierrot        (a Colombina)   Di grazia, fate come se io non ci fossi! (Al pubblico)  La mia coscienza è pura: io ho difeso il mio onore, non ho nulla da rimproverarmi.

Colombina(ad Arlecchino)   Bacia i miei occhi, la mia fronte, le mie gote, il mio mento, le mie tempia.

Pierrot        (al pubblico)   Signore, signori, voi siete testimoni ch'io mi sono vendicato.

Colombina(ad Arlecchino)   Baciami la nuca, alla radice dei capelli, dove i baci fanno correre dolci brividi.

Pierrot       Me ne infischio. Ho compiuto il mio do­vere di marito oltraggiato, e mi sento perfettamente a posto.

Colombina (a Pierrot, battendo il piede)   Dunque, manigoldo,  non te ne importa proprio nulla?

Pierrot        (al pubblico)   Li farò impazzire col mio sangue freddo.

Colombina   Allora danziamo, per esasperarlo, la nostra danza d'amore!

Arlecchino  Non oso dirti di no, ma...

Colombina   Ma?

Arlecchino  Ma se Pierrot fosse tanto appassio­nato della danza da dimenticare tutto?

Pierrot        (ad entrambi)   Ve ne prego, non fate com­plimenti. (Al pubblico)  Io sono vendicato d'ogni cosa in anticipo, e non devo lasciarmi commuovere checché succeda.

Arlecchino   (porgendo la chitarra a Pierrot)   Non vorresti accompagnarmi?

Pierrot        (prende la chitarra e siede) Col più grande piacere, se lo desiderate. (Al pubblico)  Io spero che le signorie vostre comprenderanno quale scarsa impor­tanza abbia tutto ciò per un marito che ha saputo difendere il proprio onore offeso.

Colombina   Guerra!

Pierrot       Dio! Come si ha l'animo tranquillo quan­do ci si è vendicati e nessuno ha il diritto di burlarsi di voi! (Suona con brio).

(Arlecchino e Colombina dan­zano con entusiasmo la « Danza d'Amore ». Improvvisa­mente Arlecchino si ferma, barcolla e, respirando a fatica,  cade sul letto. Pierrot smette di suonare).

Colombina    Cos'hai?  Che  ti succede?

Arlecchino   (con la mano sul cuore)   Nulla... nulla. (Si sente di nuovo un'enorme palpitazione, come se sparassero il cannone, e l'ansimare d'una locomotiva).

Colombina(spaventata)   Come batte il tuo cuore! E come respiri!

Pierrot        (allegro, al pubblico)   Arlecchino non si regge più! Arlecchino non ce la fa! Rallegratevi con me, mariti  sfortunati le cui mogli corrono l'avventura!

Colombina(ad Arlecchino)   Non ti era ancora ca­pitato nulla di simile?

Pierrot        (al pubblico)   Oppure no, affliggetevi con me, perché, infine. Arlecchino è il mio migliore amico, e ciò dice tutto. Non c'è davvero motivo di guastarsi con lui per una fraschetta qualunque! E se Colombina lo preferisce a me, la colpa non è sua, ma di Colom­bina, la quale ha cattivo gusto. Del resto, io dico ciò per  invidia.  (Diventa pensieroso).

Arlecchino   (si alza ridendo)   Ti ho spaventata. (Abbraccia Colombina)  Perdonami. (Guarda la pen­dola che segna le undici passate)  Presto tu ne saprai la  vera  ragione.

Colombina   Cosa c'è?

ArlecchinoMettiamoci a tavola. La danza mi ha stuzzicato l'appetito ed io mi sento benissimo. (Siedono).

Colombina   Cosa  mi  nascondi?

ArlecchinoBevi questo vino. Colombina; bevilo! Quando c'è del buon vino in tavola bisogna mettere da parte ogni preoccupazione. (Bevono, si abbracciano e ridono).

Pierrot        (al pubblico)   Mio Dio, ho dei rimorsi in­credibili. Pensate al male che ho fatto ad Arlecchino. E perché? perché? Non riesco a mandar giù un boc­cone e non posso guardare il mio amico. Vorrei con­fessargli la mia cattiva azione, ma ahimè! non è pos­sibile, perché dove sarebbe allora la mia vendetta? Ed io non potevo non vendicarmi. Io sono un marito in­gannato, dovevo vendicarmi, perché questo è l'uso nella buona società. Ah! come sono infelice! Come vorrei piangere! (Mostra il pugno al pubblico)  Brutta gente, gente senza cuore, siete voi che avete inventato que­ste regole stupide! È per causa vostra ch'io ho dovuto accorciare la vita del mio migliore amico! (Volge bru­scamente le spalle al pubblico).

Arlecchino   (a Colombina)   Perché sei arrivata in ritardo stasera?

Colombina   È il dottore che mi ha fatto far tardi. L'ho incontrato non lungi da qui.  (Dall'interno giunge l'aria del dottore)  Danzava barcollando: era ubriaco e si aggrappava a tutte le ragazze.

Arlecchino  Davvero?

Colombina  Mi supplicava di dargli la felicità. Mi assicurava d'essere stato pieno di forza e molto bello trent'anni or sono. Io mi affannavo a dimostrargli che non sono uno storico che il passato posta affascinare. E perciò  sono arrivata  in  ritardo.

Arlecchino   (al pubblico)   Povero dottore! Pec­cato che non sia venuto prima a chiedermi consiglio!

Colombina   Mi faceva molta pena.

ArlecchinoIl  tempo delle ciliege è trascorso.

Colombina   Piangeva e ripeteva: « Il diavolo sa perché risparmiavo le mie forze! ». Ed io gli rispon­devo: « Le vostre rughe m'ispirano il rispetto, ma non la passione ».

Arlecchino  Ma non sai. Colombina, ch'egli è più giovane di me, pur avendo il doppio d'anni?

Colombina   Non ti  capisco, Arlecchino.

Arlecchino Perché non hai mai riflettuto alla vera vecchiezza. (Battendo sulla spalla di Pierrot)  Che fai? non bevi, non mangi, non prendi parte alla con­versazione...

Colombina   Vuol guastarci la sera, il balordo, ma non ci riuscirà.

Pierrot        (piangendo)   Disgraziata, tu ignori che Arlecchino muore.

Colombina   Come, « muore »?! Ti venga il ma­lanno! Hai forse versato del veleno nei nostri bicchie­ri? Ma no... (con disprezzo)  i tuoi simili sono incapaci di atti di questo genere.

Pierrot        (sempre piangendo)   Povero Arlecchino, i tuoi minuti sono contati.

Colombina   Cosa dice?  Che storie va inventando?

Arlecchino   (guardando la pendola)   Sì, Colombi­na, è la verità. È giunto il momento di dirtelo: sento chiaramente che presto morirò.

Colombina(tristemente) Arlecchino! mio amato! (Piange).

Arlecchino  Non piangere. Colombina. Io me ne vado col sorriso sulle labbra. Voglio morire come ci si addormenta quando è tardi e si è stanchi ed è l'ora di riposare. Io ho cantato tutta la mia canzone. Ho danzato tutta la mia gaiezza. Ho sparso tutto il mio riso... Ho speso allegramente le mie forze, la mia sa­lute, il mio danaro. Non sono mai stato avaro, per que­sto sono sempre stato gaio e spensierato. Sono Arlecchi­no e morirò da Arlecchino. Non piangere, mia Colom­bina. Rallegrati ch'io non muoia come gli altri, ma colmo di gioia, contento della mia sorte e di ciò che ho  fatto. Preferiresti vedermi aggrappato alla vita con lo sguardo avido e supplicando? No. Arlecchino è di­verso. Ha compiuto il suo cammino e muore tran­quillo. Non ho, in verità,  dispensato i miei baci a chi ne aveva  sete?  Non ho speso il mio spirito a vantag­gio degli altri? Quante spose disgraziate non ho conso­lato! E quanti di coloro che si ritenevano saggi non hanno ceduto ai miei scherzi! Qual è il numero di quelli che ho ridestato col mio canto appassionato o con la mia spatola? A quanti sono stato d'esempio! Ormai ho vissuto la mia vita, e la morte non  avrà che il mio involucro. « Afferrare l'attimo », fu sempre la mia divisa. E non sono stato pigro ametterla in pra­tica! Ne ho afferrati tanti di attimi e di minuti che non ne ho più bisogno. Sì,  ancora un bacio, ancora una stilla di vino, ancora una lieta  risata... e che tutto sia  finito.

Colombina   Ma come, non hai paura?

Arlecchino  Era più terribile nascere! Adesso me ne ritorno.

Colombina   Piombare nel nulla, così!

Arlecchino  Se è il « nulla », perché averne paura?

Colombina   Eppure, io ho paura!

Arlecchino  Il tuo bicchiere non è vuotato e tu temi di non averne il tempo.

Colombina                Ma pensa solamente...

Arlecchino  « Lei » penserà per noi.

Colombina   E noi?

Arlecchino  Ricordiamoci del fuggire delle ore... del fuggire precipitoso delle ore! Spìcciati, Colombina. Spremi i grappoli della vita. Trasformali in vino. Non respingere la vita, sì che al giungere della morte tu ne sia sazia. (Afferra la chitarra)  Spìcciati anche tu, caro Pierrot, te pure ne sei capace.

(Pierrot, invece di rispondere, scoppia in singhiozzi. Arlecchino ride) 

No, no, non così! Non mi hai compreso!

Pierrot       La lampada vacilla...

Arlecchino               (triste) Non c'è più olio qui.

Colombina    Ma arde tuttora! Arde!

Arlecchino   (allegro)   Arde, Colombina! Arde! (Si accompagna e canta)  Ascolta, ascolta il mio canto e ritienine il senso! Tutta la vita l'ho cantato ed anche adesso Io canto... il mio canto d'amore, il mio canto d'amore... (Le corde si spezzano, il canto cessa).

Colombina    (triste)   Le corde sono saltate.

Arlecchino   (allegro)   La mia canzone è detta! (Bussano)  Chi è?

(Bussano ancora) 

Pierrot, va a vedere. 

(Pierrot prende la lampada e apre l'uscio).

La Morte    (entra. È uno scheletro d'un biancore ab­bagliante, in un ampio vestito trasparente,fatto come quello di Colombina. Tende trionfalmente la mano in direzione di Arlecchino. Pierrot trema e fa vacillare, come se stesse per spegnersi, la fiamma della lampa­da. Colombina rimane immobile sullo sgabello, le brac­cia penzoloni e gli occhi chiusi, come Pierrot).

Arlecchino   (si alza e va incontro alla Morte. Dice galantemente)   Benvenuta, Signora. Arriva in tempo. Si stava parlando proprio di lei. È stata molto gentile davvero a non farsi attendere. Ma perché questi gesti tragici? Si guardi attorno. Signora. Lei è in casa d'Ar­lecchino dove si sa ridere di ciò che è tragico, i suoi gesti compresi.

(La Morte, con gesti d'eroina di bassa lega, si avvicina alla pendola e tende le braccia verso di essa) 

Basta, basta, Signora! In verità se non avessi speso tutto il mio riso, lei mi farebbe morir dal ridere nel senso esatto della parola. Come! Vuol fermare la pendola? C'è tempo, Signora, c'è tempo. Per quanto io ne so, la mia ora non è ancora scoccata. Oppure crede che io voglia lottare con lei? No, non sono uno di quegli stupidi borghesi... Onore e posto alla bella dama! Io non intendo contrariarla e non ho forza per lottare: ho speso tutto. Ma la sua danza tradizionale, Signora, la sua danza del buon tempo antico, quando la gente sapeva ancora morire e la morte era per essa un divertimento: la prego umilmente, Signora, danzi quella danza. La mia richiesta la sorprende? Sì, oggidì Arlecchino è quasi unfossile. Suvvia, bella dama, non si ostini. 

(Si sente una deliziosa musica di violini con­trappuntata di note acute di xilofono e di castagnette).

La  Morte      (danza).

Arlecchino  Colombina, Pierrot, aprite gli occhi, apriteli presto! Guardate che bellezza! (Applaude rit­micamente, poi afferra con tenerezza Colombina per la vita e siede con lei sul letto. La  danza termina).

La Morte    (si ferma davanti ad Arlecchino e gli met­te la mano sulla spalla, mentre Pierrot tutto tremante si dirige furtivamente verso l'uscio a destra).

Arlecchino   (alla Morte)   Aspetta, mia cara, aspet­ta, lasciaci dire addio alla terra in maniera terrestre, Ancora un bacio, nulla più che un bacio. Colombina!... Pierrot, dove vai, poltrone? (Si alza)  Se sei troppo pigro per farci lume (solleva la lampada e la consegna alla Morte)  a te, Signora Morte, rischiaraci la strada. C'è ancora una goccia d'olio. (Ritorna da Colombina).

La Morte    (col suo mantello isola la coppia abbrac­ciata. Si odono baci, languidi sospiri. Giunge da lon­tano il ritornello d'Arlecchino).

Colombina(come in sogno)   Arlecchino, mio amato...

(La lampada si spegne; all'ultimo bacio la lampada si spegne; qualche secondo di oscurità e di silenzio, poi la scena si illumina d'un bel chiaro di, luna freddo. La pendola segna mezzanotte. Colombina è inginocchiata accanto al letto funebre d'Arlecchino).

Pierrot        (compare da destra. Al pubblico)   Che si­tuazione è la mia! Non so positivamente chi devo piangere. Arlecchino? La perdita di Colombina? Op­pure la mia triste sorte personale? O la vostra, cari signori, davanti ai quali si è rappresentato il lavoro d'un autore così poco serio? Non capisco. Io sono lo sciocco, il coscienzioso Pierrot, e non spetta a me giu­dicare un lavoro in cui ho sostenuto una parte poco brillante. Mail vostro stupore aumenterà ancora quando saprete ciò che mi ha incaricato di dire, a mo' di con­clusione, il responsabile di questa strana, sia detto tra noi, presa in giro del Pubblico... Sst!... Ascoltate: « Quando il geniale Rabelais fu in punto di morte, si raccolsero intorno al suo letto alcuni monaci i quali lo esortavano a pentirsi dei suoi peccati. Rabelais, per tutta risposta, sorrideva. E allorché giunse il suo ultimo momento gridò con voce irritata:  Abbassate il si­pario, la farsa è terminata. E morì ». Attore obbe­diente, io grido: « Chiudete il velario, la farsa è ter­minata ».  

(Il velario si chiude).

Pierrot        (esce alla ribalta davanti al velario chiuso)   

Signore e Signori, mi scordavo di dire che i loro applausi o i loro fischi non potrebbero essere presi sul serio da un autore il quale sostiene che nulla a questo mondo va preso tal serio. Ed io penso che, s'egli dice il vero, la sua opera deve essere tanto meno presa sul serio in quanto Arlecchino ha già abbando­nato il suo letto di morte e, assumendo un bell'atteg­giamento, aspetta gli applausi. Gli è che, credano, gli attori non devono rispondere dei liberi modi di pen­sare dell'autore.  (Esce).

F I N E