La morte?! Roba da ridere

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COMMEDIA IN ATTO UNICO

COMMEDIA IN ATTO UNICO

DI

GIOVANNI AMATO

Autore: GIOVANNI AMATO Via Giuseppe Paratore n. 33 - Palermo

           Posizione SIAE 44208. (All copyrights reserved).

LA MORTE?!

ROBA DA RIDERE.

PERSONAGGI:

Pasquale Mortisio;

Vita Decana (moglie di Pasquale);

Primo Mortisio (loro figlio);

Santa Novembre (moglie di Primo);

Attilio Leggina (Notaio);

Mara Langui (Cugina pettegola);

Natale Defunctis; (Impresario casseforti)

Orazio De Fortis (Impresario pompe funebri);

Luca (lo scemo del paese);

Primo addetto ambulanza;

Secondo addetto ambulanza;

Paolo (ex fidanzato di Santa).

SCENOGRAFIA

La scena rappresenta una stanza arredata in maniera molto semplice con arredo, ove siano presenti: un tavolo a centro, un divano o salottino sulla destra con accanto un mobiletto con televisore e telefono, un lettino in fondo sulla sinistra della parete di fondo, una credenza posta alla parete a destra della finestra di fondo, varie sedie, quadri ed altro.

Le pareti presentano: la porta della comune a destra, una porta comunicante con le altre stanze a sinistra, un'ampia finestra a centro sulla parete di fondo.


SCENA PRIMA

Si apre il sipario ed attraverso i vetri chiusi della finestra si intravede un lampo, poi si ode il rumore di un tuono.

VITA:                (Distesa sul lettino di fondo) Ahi! Mamma mia, sta iniziando male questa giornata.

PASQUALE:     (Avviandosi verso la finestra a scostare la tendina) E' vero, c'è il cielo completamente coperto, fra poco pioverà.

VITA:                E' inutile, non cambi mai, sei sempre il solito menefreghista. Ma che me ne frega del tempo, dicevo che sta iniziando male perchè sono io quella che sta male. Ahi! sono morta, sto morendo!

PASQUALI:      Se tu fossi morta tutte le volte che hai detto che stai morendo, ti avrebbero scritta nel guiness dei primati.

VITA:                Disgraziato, vedi di aiutarmi piuttosto.

PASQUALI:      Che ti senti?

VITA:                Il telegiornale....-Non lo sai di cosa soffro? Il solito attacco di nervi.

PASQUALI:      Ti faccio un bel tè caldo?

VITA:                E che ti sei laureato alla Suorabona? Scecco!!, non lo sai che il tè è citanti?! Mi vuoi proprio morta?, vai a prendermi due pillole di valeriana.

PASQUALE:     Sono finite ieri sera, non ce ne sono più. Per forza, le mangi come fossero caramelle! Scendo quaggiù in farmacia e vado a comprarle.

VITA:                No, non mi lasciare sola, ho paura di morire, affacciati alla finestra, vedi se, per caso, il farmacista è davanti la porta.

PASQUALE:     (Si affaccia) Non c'è anima viva! (Riguarda) Anzi, sta passando Luca.

VITA:                Chiamalo, chiamalo, meglio lui che nessuno.

PASQUALE:     (Chiamando) Luca, ohhhh! Lucaaa.

LUCA:               (Voce in lontananza, da fuori scena, non chiara, da scemo) Che vu..vuole, Zio Pa..., Zio Pa....ale.

PASQUALE:     Mia moglie sta male.

LUCA:               (Come prima) E pe...pe..chè...ore.

VITA:                Che ti ha detto?

PASQUALE:     E perchè non muore!!

VITA:                Fallo salire questo scemo, digli che gli fai un regalo.

PASQUALE:     Luca, sali. Sali che ti faccio un bel regalo.

VITA:                Madre Santa, Signore mio Dio, San Giuseppe, Santa Rita, Santa Rosalia, Padre Pio aiutatemi voi...

PASQUALE:     Hai menzionato tutti. Stai attenta che hai dimenticato solamente San Pasquale e quello si può offendere. Me, me dovrebbero aiutare, che sono stanco. E' da una vita che ti sopporto con questa lagna continua. (In crescendo)Vita!, Vita! Vita! non ne posso più, ti hanno messo il nome di Vita per avvertirmi che ti dovevo sopportare per tutta la vita.

VITA:                Senti chi parla, che l'ho avuto per trentanni come un peso sullo stomaco! Senti, non farmi parlare che per te è meglio. Non farmi dire tutto quello che ho sulla punta della lingua.

PASQUALE:     Non inghiottire, sputa.. sputa.. che è tutto veleno. In due secondi saresti già morta.

SCENA SECONDA

LUCA:               (Entra in scena, malvestito, piuttosto brutto, naso rosso a patata, faccia da...poco intelligente, poco chiaro nel parlare, ma bonaccione e quanto mai simpatico. Capisce tutto, ma a modo suo.) Già mo,mo, morta? E' mo... morta già sua moglie?

VITA:                (Fa il segno delle corna con entrambe le mani, facendo una smorfia e rimanendo distesa immobile).

PASQUALE:     (Pasquale si gira a guardarla, poi rispondendo a Luca): Ancòra no, ma ci manca poco.

VITA:                Tocco ferro!!

PASQUALE:     Non puoi, non ne hai mai avuto!

VITA:                Quand'è così, il tuo è stato sempre ferro vecchio. Uhhhhhhh!! Mi giro sennò scoppio. (Si gira di scatto con la faccia rivolta al muro, porta il cuscino sulla testa e si mette in posizione arcuata lasciando in primo piano il sedere).

PASQUALE:     (Girandosi a guardarla, facendo una lieve mimica a soggetto, mentre lo stesso fa Luca): Invece, questo non ti è mancato mai!.

LUCA:               (Rivolto a Pasquale, con espressione libidinosa) Mihh!!, ma sua mo..moglie è bona! E' booona ohhh!

PASQUALE:     (Facendo segno di sputargli in un occhio) Puuhhh! Zitto tu, abbassa gli occhi!, abbassa gli occhi!.

                          (Mentre Luca fa il muso lungo, abbassa la testa e Vita, sempre nella medesima posizione, volendosi sistemare il cuscino sulla testa, fa leggeri movimenti con il fondoschiena, Pasquale si avvia verso il posto dove si trova il telefono per prendere la penna e scrivere sul blocchetto degli appunti. Luca e Pasquale danno luogo ad una sequenza mimica, di improvviso controllo da parte di Pasquale e di tentativo di sbirciare Vita e nascondersi da parte di Luca, con segni di apprezzamento della veduta. Pasquale scrive sul blocchetto, ne strappa un foglietto e ritornando verso Luca dice):

                          Luca, vediamo se sei in gamba come dicono, tieni questo biglietto, vai dal farmacista e compra le medicine per mia moglie. Gli consegni il biglietto, lui ti da le pillole di valeriana e tu me le porti. Hai capito?

LUCA:               Capìo, capìo, fammacia, fammacia.

PASQUALE:     E bravo Luca!, allora, visto che sei così bravo vai pure dal tabaccaio accanto e mi compri i cerini, va bene?

LUCA:               (Sbattendo una sedia) Vo..io un regalo, (continua a sbattere) regalo, regalo, regalo....

VITA:                Cosa sbatte?

PASQUALE:     Niente! E' il vento, sono le imposte.

LUCA:               (Ripete) I..poste, si si i..poste, i..poste.

PASQUALE:     (Infilando la mano in tasca) Ti do i soldi, non perderli, il resto è per te, e non dimenticare i cerini.

LUCA:               (Risbatte la sedia in segno di contentezza) Bello, bello, i soldi, regalo.

VITA:                Ancòra st'imposte!?.

LUCA:               I..poste, i..poste.

PASQUALE:     Luca vattene ora, sbrigati, medicine e cerini, capito?

LUCA:               Si ca... capìo, regalo, i..poste, ...icine.. cerina. (Si avvia lentamente verso l'uscita).

PASQUALE:     Manco i pompieri corrono così veloci! Dagli il biglietto, il biglietto, attento che non è roba da mangiare. (Gli volta le spalle e si avvia verso la moglie).

LUCA:               (Guarda il biglietto) Bi...etto, io mangi bi..etto. (Lo mette in bocca ed esce masticando) Buono bi..etto buono!

SCENA TERZA

PASQUALE:     Girati di poppa e finiscila di lamentarti. Devo parlarti di una cosa importante.

VITA:                (Girandosi) Cosa vuoi? Non mi disturbare chè sto male?

PASQUALE:     Vita!, ora basta! Mi stai facendo incavolare davvero! Con questa lagna continua mi hai fatto ammalare di cuore. Ma che ti lamenti a fare, se non hai niente?! Dovrei lamentarmi io che ieri sera stavo per morire per un infarto. Per fortuna, Gesù ha voluto aiutarmi e dopo un pò mi sono ripreso. E' stato inutile telefonare per l'ambulanza; fosse dipeso da loro puzzerei già come una carogna.

VITA:                Sentiamo cosa hai da dirmi di tanto importante.

PASQUALE:     Visto che oggi ritornano tuo figlio e sua moglie dal viaggio di nozze, avevo pensato di invitare a cena, per stasera, anche i genitori di nostra nuora. Che te ne pare?

VITA:                Mi era sembrato strano che tu dovessi parlarmi di una cosa importante! Dovevo immaginarlo. Appena ti viene in'idea, si parla sempre di organizzare pranzi o cene. Tanto, c'è la serva che prepara tutto. No! no! e poi no! Per questa sera non me la sento proprio, sto troppo male, vuoi capirlo o no?

                          (Voce da fuori scena)

                          Primo, Santa, siete tornati?, come state?, vi siete divertiti?

                          (Pasquale, avviandosi ad affacciarsi alla finestra) Eccoli quà, sono arrivati.

                          Mi raccomando Vita, cerca di trattenerti dalle lamentele e non dargli il benvenuto a modo tuo, lagnandoti.

VITA:                La grazia di farti restare muto, mai devo riceverla! (Si siede sul letto cercando di ricomporsi i capelli e di riaquistare la calma).

                          (Mentre Pasquale fa segno di mordersi l'indice della mano destra e scrolla la testa):

SCENA QUARTA

PRIMO:             (Da fuori scena) Papà, mamma, siamo tornati.

                          (Carichi di due enormi valige, vestiti elegantemente, entrano in scena Primo e Santa, gli sposini di ritorno dal viaggio di nozze. Pasquale da loro il bentornato, abbracciandoli, dicendo):

PASQUALE:     Quanto siete belli, figli miei, sembrate due sposini.

PRIMO:             Papà, stiamo ritornando dal viaggio di nozze, non abbiamo festeggiato i cinquantanni di matrimonio. (Rivolto alla madre, andandola a salutare) Mammina bella, come stai?

VITA:                Potrei stare meglio, ma ora che siete tornati voi, vedrai che starò bene.

SANTA:            (Andando, pure lei, a salutarla) Buongiorno, mamma, che bella cera che ha!.

                          (Vita abbozza un sorriso che sa tanto di smorfia. Santa rimane accanto al letto, mimando di chiacchierare con la suocera, mentre Primo e Pasquale si portano al centro della stanza).

PASQUALE:     Vieni quà, figlio mio, siediti, ....allora, vi siete divertiti?

PRIMO:             Bellissimo, non puoi neanche immaginare quanto mi sia divertito. Abbiamo girato mezza Italia dai grandi ai piccoli centri, pensa che sono stato vicino Bolzano ad Auna Di Sopra.

PASQUALE:     Beatou tu! Io è da così tanto tempo che non vado di sopra a una, che l'ho dimenticato.

PRIMO:             Ah! Pure tu sei stato a "Auna Di Sopra"?

PASQUALE:     (Fa cenno tentennante con la testa e con la mano mima il tanto tempo fà, facendo poi con le mani il segno del numero due).

PRIMO:             Capisco, sarà stato almeno venti anni fà.

PASQUALE:     (Si gira a guardare verso la moglie, poi rivolto al figlio, con espressione triste, tentennando la testa, mima con la mano destra il segno di "allincirca").

PRIMO:             Siamo stati anche a Ras-un Di Sopra e Ras-un Di Sotto.

PASQUALE:     E m'immagino, col friddo che c'era, (fa il segno di capovolgere le mani l'una sull'altra) un di sopra e un di sotto vi riscaldavate.

PRIMO:             Hai ragione papà, a Bolzano fa un freddo pazzesco.

SANTA:            (Intervenendo) Parlando dei centri minori, stavo raccontando a mamma che abbiamo fatto anche Olgiate Olona ed Olgiate Comasco.

PASQUALE:     Orgiate all'una coi maschi!?, questo non dovevate farlo!.

SANTA:            Papà, lei scherza sempre, sono due centri vicino a Varese ed a Como. (Poco prima che Santa pronunzi la parola Como, entra, inosservato, in scena Luca e, zitto zitto se ne sta sull'uscio ad ascoltare).

VITA:                Allora, vicino Milano?

PRIMO:             Proprio così, mamma. (Sollevando una delle due valige per porla sopra il tavolo) Siamo stati a Como, Pisa...

PASQUALE:     Come pesa?! Aspetta che ti aiuto.

SANTA:            Abbiamo visitato anche Genova-Nervi.

VITA:                Ah! Pure tu ti sei fatta visitare a Genova per i nervi?. Tale padre, tale figlio. Ha fatto fare nervi pure a te? No, non dirmi nulla che faccio ancor più bile! Tuo suocero mi sta facendo ammalare di bile. Ahi! Mamma mia, mi gira pure la testa!, Santa, vieni quà, fammi distendere sul letto.

                          (Santa, rivolta di spalle, starà vicina al letto con la suocera, mentre, Primo, rimarrà al centro della stanza a cercare di calmare il padre. Luca se ne sta imbambolato ad ammirare ed ascoltare.)

PASQUALE:     (Sbottando) Ora la devi smettere con questi nervi!  Mi hai avvelenato la giornata ed ora vuoi avvelenarla pure ai ragazzi. Ma non potevo morire di notte, che andavo a riposarmi!.

VITA:                La morte deve pensarci!

PASQUALE:     Ah!! Mi vuoi morto?

VITA:                Per meeeeee dicevo, per meee!. (E si impala sul letto, mentre Santa la soccorre battendole il viso).

PASQUALE:     (Barcollando e portandosi una mano al petto) Mihhhh! Mi fulminò! (E si accascia fra le braccia del figlio, senza che Santa, indaffarata a soccorrere la suocera, si accorga di niente).

PRIMO:             Madonna Santa, così si muore?

SANTA:            Ma che morire!!, è il solito attacco di nervi.

PRIMO:             Ma che nervi e nervi, a me sembra troppo grave.

SANTA:            Non fare l'esagerato, ora passa, ci vorrebbero due bei ceffoni per rimetterla a posto.

PRIMO:             (Si china su suo padre, che sta disteso per terra, e gli pratica la respirazione bocca a bocca).

LUCA:               (Che era rimasto, inebetito, a guardare ed ascoltare, ad alta voce esclama:) Mihh!... si stanno ba..baciando!

SANTA:            (Girandosi) Chi si sta baciando? (Strattonando la suocera) Papà!... papà!

VITA:                (Scattando a sedere sul letto) Con chi si sta baciando?, questo porco? (Si precipitano entrambe ad inginocchiarsi accanto a Pasquale). Madonna!!, che tragedia!!

SANTA:            Primo, di corsa, telefona all'ambulanza, quà ci penso io. (Inizia a dare un pugno sul petto del suocero, praticandogli, come può, un massaggio cardiaco).

VITA:                Ma che fai, gli dai pugni!?, io...io devo darmeli, i pugni. (Incomincia a darsi, alternativamente con entrambe le mani, pugni sul petto gridando di disperazione:) Aaaahhhh! Aaaahhhh!

LUCA:               Pare Hulk.

PRIMO:             (Al telefono, mentre Luca gli va vicino) Pronto... pronto..., è il pronto soccorso? C'è un caso urgentissimo, un infarto, rischia di andare in coma.

LUCA:               (Velocemente) A Como, a Como.

PRIMO:             Mandate subito un'ambulanza, ...si...Pasquale Mortisio Via Due Novembre, 47, primo piano. ...Come dice? Sta già arrivando...mahh! (Perplesso, posa la cornetta).

SANTA:            Che hanno detto?

                          (A questo punto, Santa, Vita e Luca si trovano in piedi davanti al corpo, disteso a terra, di Pasquale nascondendolo alla vista di chi entra dalla comune).

PRIMO:             Sta già... (si sente il suono della sirena) sta già... arrivò. E poi dicono che la Sanità non funziona! (Si porta vicino all'ingresso).

SCENA QUINTA

                          (Rumori e voce da fuori scena)

                          Permesso, permesso (Entrano in scena due infermieri con una barella).

I° INF.               (Da davanti l'uscio, forte) Ieri sera..., avete chiamato voi per l'ambulanza?

PRIMO:             (Stupito) Non funziona, non funziona.

I° INF.               No, funziona. Questa sola funziona, tutte le altre ambulanze sono rotte.

VITA:                (Andando incontro agli infermieri gridando) Muovetevi, finitela di chiacchierare, sono morta, sto svenendo, sto sveneee....ndo. (Così dicendo, cade svenuta fra le braccia di uno dei due infermieri che, prontamente, la adagia sulla lettiga ed aiutato dall'altro la conducono via).

PRIMO:             (Gridando) Ma che fate? Tornate indietro, mio padre dovete portare via.

                          (Prontamente, i due infermieri rientrano in scena e scaraventano, con poca delicatezza, Vita sul divano. Nella foga della premura, il primo infermiere inciampa su una delle due valige e, per nulla dispiaciuto, va a finire fra le braccia della procace Santa ruzzolando a terra su di essa. Cercano di rialzarsi aggrappandosi l'uno all'altra ma, così facendo, l'uno tira addosso a sè l'altro. Luca, che è rimasto a guardarli con espressione libidinosa fantozziana, accenna a volersi buttare nel mucchio, dicendo:)

LUCA:               Che bello, che bello, pure io, pure io. (E va per abbassarsi, ma viene afferrato da dietro, per il colletto, da Primo, che strattonandolo lo ammonisce:)

PRIMO:             Dove vai tu, levati da quì. (Ciò dicendo, spinge con foga il povero Luca che, perduto l'equilibrio va a cadere sulla barella, distendendovisi).

PRIMO:             (Non accorgendosi di quanto sopra descritto, perchè indaffarato, insieme all'altro infermiere, ad aiutare i due a rialzarsi, rivolto agli stessi infermieri:) Sbrighiamoci a portarlo in ospedale, sbrighiamoci.

                          (Gli infermieri, ancòra frastornati, l'uno davanti e l'altro dietro, si precipitano alla barella, portando via Luca):

LUCA:               Che bello!, la passeggiata!.

PRIMO:             Ma che fate? L'ammalato è mio padre, lo state facendo morire quì per terra. (Prontamente si premura a fare scendere Luca dalla barella, invitando lo stesso ad aiutarli a trasportare l'ammalato): Scendi dalla barella ed aiutiamoli pure noi.

                          Presto, prendiamolo, mettiamolo sulla barella.

                          (Primo stesso ed un infermiere si apprestano a prendere ciascuno uno dei manici posteriori della barella, l'altro infermiere afferra con sveltezza uno dei due manici anteriori, per cui, Primo invita Luca ad aiutare l'infermiere ed a prendere l'altro bracciolo dicendo:)

                          Luca, prendi l'altro braccio, aiutalo.

                          (Luca, capendo a modo suo, afferra il braccio dell'infermiere che gli sta accanto, sicchÞ nel modo di alzare, la barella si ribalta ed il povero Pasquale viene scaraventato a terra).

                          (Lo risistemano sulla barella, ponendolo con il capo rivolto verso il lato posteriore dove si trovano Luca e Primo. Mentre questi si attarda un attimo a spiegare a Luca cosa deve fare,

                          Devi afferrare il manico della barella, hai capito?

                          prontamente, i due infermieri afferrano i braccioli anteriori della barella, ove Pasquale ha rivolti i piedi, ed alzandola violentemente sfilano la barella da sotto a Pasquale il quale rimane ancòra una volta disteso per terra).

                          (Mentre Vita è rimasta, intontita, a lamentarsi sul divano e non si è accorta di nulla):

SANTA:            Ma che fate?, lo state ammazzando!

I° INF.               Signora, è tutta colpa di queste due valigione che gli avete preparato. Dove doveva andare, al viaggio di nozze? E' vero che negli ospedali non abbiamo neanche le lenzuola, ma fargli il corredo a 12 -a- 12 mi pare  esagerato, bastava un pigiama, no questa gran valigia in mezzo ai piedi. (Ciò dicendo, sferra, per rabbia, un calcione alla valigia ed, impedendo a gesti di essere aiutati da altri, insieme al collega pone Pasquale sulla barella e, da soli lo stanno portando via, mentre Santa si dispera):

SANTA:            'Sto bestia!, il bel lume di vetro murano mi avrà rotto!!

II° INF.              (Mentre vanno via, meravigliato) Nmahh!. Pure il lume gli hanno preparato! (Escono di scena).

SCENA SESTA

VITA:                (Rinvenendo e ponendosi a sedere sul divano) Dove siete?, aiutatemi.

PRIMO:             Santa, tu bada a mamma, io vado in ospedale. (Ed esce, mentre Luca si va a sedere al lato sinistro del tavolo ed assisterà con la mano alla guancia ed il gomito poggiato sul tavolo alla scena seguente).

SANTA:            (Accorrendo dalla suocera) Mamma che si sente?

VITA:                Il festival di Sanremo.... Dov'è, dov'è tuo suocero? Questo è la mia rovina. (Si sente da fuori il suono della sirena). Quanto sto male! Mi fischiano le orecchie!, mi sento una sirena alla testa!.

SANTA:            Ma che sirena alla testa!, lei è ammalata di suggestione, questo è il suono della sirena che sta portando papà in ospedale.

VITA:                Speriamo che il Signore lo aiuti e lo faccia tornare sano e salvo.

                          (Muove il capo sù e giù) Lo fa tornare.....lo fa tornare..... (Si ferma un attimo sovrappensiero) magari fra un mesetto....(breve pausa e riprende a muovere la testa come prima).... lo fa tornare.

SANTA:            Ma che dice fra un mese!. Vedrà che, appena arrivato in ospedale, gli diranno che sta bene e lo rimanderanno indietro.

VITA:                E' meglio se resta là.

SANTA:            Ma che dice?, mamma!

VITA:                Così lo curano bene...., si calma..., si riposa..., (fra sè) e ci riposiamo tutti.....Dov'è Luca?, è tornato? Mi doveva portare le medicine?

SANTA:            E' tornato, se ne sta seduto al tavolo. (A Luca) Luca, hai portato le medicine per mia suocera?

LUCA:               Si... pottato.... iposte...cerina. Tieh! Tieh! (Consegna uno scatolo a Santa).

VITA:                (Rivolgendosi a Santa) Dai quà, così mi prendo una pilloletta, e mi calmano i nervi. (Santa le consegna lo scatolo, quindi, tirando fuori le medicine, strabuzzando gli occhi esclama): Altro che pillolette!. Pillolone!!!

SANTA:            (Togliendole lo scatolo dalle mani, leggendo il nome delle medicine) Luca!, ma che cosa hai portato? Le supposte di glicerina?

LUCA:               Pasquale..... i disse....ipposte...erina.

VITA:                Ma che dice? Mio marito diceva che sbattevano le imposte e che voleva comprate i cerini.

LUCA:               E io dice fammacista...ipposte i cerina.

VITA:                Santa accompagnami di là che vado aprendermi un pò d'acqua. (preoccupata) Come faccio senza acqua, che riempiono una bocca questi pilloloni.

SANTA:            Ma quale acqua!? Queste si mettono.... (Guardando Luca le bisbiglia nell'orecchio).

VITA:                Mai! Manco morta! Di questi pilloloni non ne ho mai preso e neanche ne prendo. (Si avviano ad uscire per la porta di sinistra, mentre Santa raccomanda a Luca:)

SANTA:            Luca non aprire le valigie, capito? (Escono).

SCENA SETTIMA

LUCA:               Capìo, capìo.....aprire ...valige. (Si aggira un po' per la casa, si sofferma davanti alla valigia posta sul tavolo, la guarda ripetendo:)

                          Aprire... valige (ed inizia ad aprire la valigia. Tira fuori un paio di mutandine da donna, le odora, si porta la lingua sotto al naso) Uhhh! Bello.. odore! Bello! (si sbottona la camicia e le conserva all'interno all'altezza del petto, ripetendo la scena con altri indumenti fino a quando non avrà assunto le forme di un prosperoso seno. Si riabbottona la camicia e continuando a cercare dentro la valigia trova uno specchietto, una trousse, si trucca alla meno peggio, mette un forte rossetto, quindi trova un foulàr e lo lega alla testa poi indossa una lunga vestaglia, infine trova un elegante ventaglio, per cui, così conciato, comincia a muoversi atteggiando movimenti prettamenti femminili. Nel momento in cui si trova a centro stanza, rivolto di fianco verso la porta d'ingresso, petto in fuori mostrando il prosperoso seno, con il ventaglio che gli copre il viso fin sotto gli occhi, compare sulla porta d'ingresso Paolo, ex fidanzato, ed ancòra pretendente, non corrisposto, di Santa).

PAOLO:             (Fermo davanti alla porta) Santa sono venuto a salutarti.

                          (Luca, sempre nella stessa posa di prima, si ferma a guardarlo, con gli occhi languidi, mentre Paolo accenna un sorriso di complicità, poi, Luca rotea il ventaglio a coprirsi dal naso in s¨ e mettendo in evidenza le carnose labbra truccate manda un bacio a Paolo, che risponde con lo stesso gesto, e mentre gli fa cenno con l'indice di avvicinarsi gli gira le spalle riportandosi il ventaglio a coprire il viso fino agli occhi e resta immobile).

PAOLO:             (Portandoglisi alle spalle senza sfiorarlo) Santa, ho visto uscire tuo marito e con la macchina andare dietro l'ambulanza e non ho saputo resistere alla tentazione ed al desiderio di venirti a salutare. Francamente, non speravo che mi accogliessi in questo modo. Dall'ultima volta che ci siamo visti, quando mi hai detto che non volevi più saperne di me, che ti eri innamorata di Primo e che lo avresti sposato, ho forzato me stesso sacrificandomi per il tuo bene. Ho capito che lo amavi veramente e mi sono tirato in disparte, soffrendo, ma pensandoti sempre. Non ho dimenticato i nostri momenti belli passati durante gli anni del nostro fidanzamento e quando mi hai detto che non provavi più nulla per me, mi è caduto il mondo addosso. Adesso ero venuto solamente per salutarti, per farti gli auguri di una vita felice insieme a tuo marito, ma dal tuo sguardo languido, dall'accenno del bacio e dai tuoi ammiccamenti, ho capito immediatamente che ti sei resa conto di avere sposato l'uomo sbagliato. Hai capito anche tu che noi due siamo fatti l'uno per l'altra e sono sicuro che anche tu mi ami come io ti amo. Santa, ti prego, se è vero che mi ami, fammi anche un piccolo cenno e mi farai felice. Dimmi si, Santa, dimmi si.

LUCA:               (Luca, portato, per sua natura, a ripetere le ultime parole che gli vengono dette-e ad agire secondo esse, abbassando il capo, ripete):

                          Si...Si.

PAOLO:             (Fuori di sè, vinto dal desiderio represso da tanto tempo, esplode in improvviso ardore ed afferrando da dietro il povero Luca cingendogli le mani sul finto seno ed iniziando, sempre standogli alle spalle, a tentare di baciarlo su un lato del collo):

                          Finalmente, non ne potevo più di aspettare

LUCA:               (Dimenandosi, ma non riuscendo a svincolarsi dalla presa) Lasciami.... lasciami.

                          (Entra Santa e resta, davanti la porta, immobile, scioccata).

PAOLO:             No, non ti lascio, ho aspettato troppo tempo, voglio averti subito.

LUCA:               Che...fare a me? ...Lasciami.

SANTA:            (Ritornando in sè) Paolo, brutto schifoso depravato, lascialo, cosa gli vuoi fare?

PAOLO:             (Sorpreso ed incredulo) Ma io.....veramente.

SANTA:            (Zittendolo) Tu cosa?, stai zitto, brutto porco. Ho visto giusto quando di te non ho voluto saperne più nulla. Ho capito che in te c'era qualcosa che non andava, ma non mi sarei mai immaginata che tu fossi un simile depravato. Guarda un pò come ha conciato quel povero sventurato.

PAOLO:             Ma io...

SANTA:            Non fiatare, non hai come giustificarti!. Fuori, fuori da questa casa e non farti mai più vedere. Fuori!... fuori!.

LUCA:               Fori!.... Ta ta t’ammazzo,..... connuto.(E sferra un gran calcione al malcapitato Paolo, che zoppicante e come un cane bastonato guadagna sveltamente l’uscita).

SANTA:            Luca, vieni di là nel bagno che ti levo questo trucco. (Escono e dopo qualche attimo si sente squillare il telefono).

SCENA OTTAVA

VITA:                (Da fuori scena) Santina, suona quel coso, vai a rispondere al telefono.

SANTA:            (Sempre da fuori scena) Mamma, ci vada lei che io sono nel bagno.

VITA:                (Entrando in scena e portandosi lentamente verso il telefono che continua a squillare) Un attimo che arrivo, ...basta, ....ho sentito ...sto venendo. (Alzando la cornetta e mettendola al contrario) Come si mette 'sto coso, non l’ho ancòra capito. (Rigirandola per il verso giusto) Io sono quà chi suonava. Io? ma che io se suonavi tu. Santina, com’è 'sto coso? Ho chiesto chi è che suonava e mi dice tu..tu..tu..tu..tu..tu..

SANTA:            (Da fuori) Lo posi. O è caduta la linea o hanno riattaccato.

VITA:                Lo posso posare, allora?

SANTA:            (Da fuori) LO posi che ora chiamano nuovamente.

VITA:                (Posa la cornetta, sta ancòra con la mano poggiata su essa, per accertarsi di averla posata bene, quando immediatamente risquilla il telefono facendola trasalire) Morte subitanea!, la scossa mi stava attaccando! Ma quella come faceva a sapere che suonava nuovamente?! (Alzando la cornetta, tocchettandola prima, perchè timorosa di prendere la scossa, e tenendola all’altezza del viso ma distante dall’orecchio, parla con voce piuttosto bassa come se chi stesse ad ascoltarla le fosse presente) Io sono pronta chi è di là. Chi mamma? Ma se mia madre è morta da dieci anni!... Ah! dicevi io sono, mamma!,... Primo sei?...E che vuoi, figlio mio, non ti avevo riconosciuto. Il telefono lo abbiamo da pochi giorni ed io è la prima volta che lo prendo, non ho fatto l'abitudine.. Dove sei? si.... (Alzando improvvisamente la voce) Ah! Lontano sei?, In ospedale?.....Scusami, figlio mio, nun ti volevo rompere i....i cosi.... i tamponi, ecco! Mi pareva che eri lontano e non mi sentivi, (accostando la cornetta alla bocca e dicendoglielo piano) ora parlo più piano...... (ascolta), (-la punteggiatura sta a segnalare brevi intervalli d’ascolto-) e come sta ora.....quel che vuole Dio, siamo nelle sue mani........te li faccio preparare da Santa, allora,...... Vuoi venirli a prendere chissà lo ricoverano?....... Va bene ora glielo dico,... il pigiama ed altre cose che pensa possano servire... Si, si, ...lo posso posare, ti saluto ciao. (Riattacca con un po' di preoccupazione e chiama la nuora) Santa! Santina, vieni a vedere se l'ho attaccato bene, 'sto coso.

SANTA:            (Entrando seguita da Luca) Chi era al telefono?

VITA:                Ma questo ancòra quà è?

SANTA:            Lo lasci stare, mamma, è meglio che ci si abitua, perchè Luca è mio cugino e io gli sono molto affezionata. (Prende dei soldi da un borsello nella valigia e, dandoli a Luca.) Prendi questi soldi, Luca caro, vai a comprarti un gelato e poi torni. Hai capito? Un gelato.

VITA:                Non c’è bisogno che glielo spieghi. A Luca caro! Trattandosi di regali e di gelato, capisce sempre.

LUCA:               Compi a io gelato e poi viene ah!, poi viene io.(Ed esce).

SANTA             Le avevo chiesto: chi era al telefono?

VITA:                Era mio figlio.

SANTA:            Poteva dire: era tuo marito. Ancòra non si è abituata all’idea.

VITA:                Mi stai facendo sentire il peso di avere vissuto inutilmente, non mi sono abituata a niente: al telefono, a tuo cugino, a tuo marito e chissà se dovrò abituarmi a restare vedova.

SANTA:            Ma che vedova! Non si preoccupi.Piuttosto, visto che la casa è grande ed io e mio marito resteremo a vivere quà con voi, si dovrà abituare a stari più in compagnia. Stia tranquilla che io le porterò rispetto più che a mia madre. Poi, magari, verranno i nipotini e le faranno dimenticare tutti i pensieri e le preoccupazioni che ha avuto fino a questo momento. Vedrà che guarirà anche (Rimarcando) "dai nervi".

VITA:                Tutta colpa di tuo suocero se sono ridotta in questo stato.

SANTA:            Lui dice che è per colpa sua se si è ammalato di cuore. Mettetevi daccordo!.

VITA:                Tuo marito dice di preparare qualche pigiama ed altro che possa servire, se mai dovessero ricoverare tuo suocero. Dice che ora torna a prenderseli. Ma, questa valigia perchè è aperta?.

SANTA:            Niente! Stavo cominciando a disfarla. Mamma, venga quà che le devo fare vedere una cosa bella. (Tira fuori un bellissimo golièr di brillanti).

VITA:                Mamma mia!,mamma mia che bello! Ma ch'è finto?.

SANTA:            Ma che finto, mamma, è costato tanti milioni.

VITA:                Milioni? e chi li ha visti mai!, dove li avete presi?

SANTA:            Al Casinò.

VITA:                Al casino? Che vergogna! Da te non me lo sarei mai aspettato! Ma, mio figlio non ti ha rotto le gambe?.

SANTA:            Ma che ha capito, mamma?, Là ci vanno tutti quelli che hanno i soldi, i ricchi.

VITA:                Che vergogna!, che vergogna!, Per i soldi ti sei messa con quelli ricchi!.

SANTA:            Non capisca sempre le cose a modo suo e lasci che mi spieghi bene.. Mio marito ed io, tutti e due, non io sola....

VITA:                Madonna mia, pure mio figlio! L'ho sentito dire che pure i maschi....

SANTA:            Basta!, vuole stare zitta e mi lascia parlare. Quella che ho da dirle, è una notizia troppo bella. Io e mio marito, siamo stati in un posto che si chiama Saint Vincent e siccome io sono stata sempre un tipo fortunata, ho proposto a mio marito di andare al Casinò (Vita sta per parlare e Santa le chiude la bocca parandole una mano davanti) che è un locale frequentato dalle persone ricche dove si gioca a carte e ad altri giochi come la roulette, poi le spiego cos'è, con le slot machines, e questo glielo spiego pure dopo etc etc. Insomma, mamma, mi sono messa a giocare per tutta la notte ed ho vinto la bella cifra di settecentotrentamilioni.

VITA:                (Balbettando) Sett... settece... settecent.......soffiami, soffiami che sto svenendo.

(Santa estrae dalla valigia un pugno di carte da centomila, la soffia e gliele pone sotto al naso)

Ch'è 'sto profumo? Uhh! che buono!, sto rinvenendo, sto rinvenendo. Quanti soldi!, che bello! siete ricchi, siete ricchi.

SANTA:            Mamma, siamo ricchi! Perchè noi siamo una sola famiglia.

VITA:                Ora mi spiego perchè mio figlio ha telefonato a suo padre e gli ha detto di parlare con quello delle casseforti per metterne una nella vostra stanza da letto.

SANTA:            A proposito, gli avete parlato?

VITA:                Si, ci ha detto che sarebbe venuto oggi ma ancòra non s'è visto. (Si mette a piangere).

SANTA:            Perchè piange? Perchè è contenta?

VITA:                Penso a mio marito...........Non arriva a goderseli questi soldi.

SANTA:            Ma che fa l'uccelo del malaugurio? La smetta, vah! Piuttosto, si distragga, accenda il televisore e veda qualche bel programma allegro. Io, intanto vado a preparare le cose che servono per l'ospedale e poi mi faccio una bella doccia, che ne avverto il bisogno. Vuole distendersi a letto come fa mio suocero ed io le accendo il televisore?.

VITA:                No, no, grazie, ci penso io. Mi siedo sulla sedia, ci sto più comoda. Quel comodista di tuo suocero vuole a tutti i costi che io lasci questo lettino fra i piedi. E' proprio un bel vedere. Intanto dice che quì ci sta ben disteso comodamente mentre su un divano non si sentirebbe a proprio agio. Mentre guarda la televisione se ne sta ben disteso a riposarsi la colonna vertebrata. Vai a sbrigarti le tue faccende e non fare caso se sono costretta a mettere il volume troppo forte, lo sai che non sento tanto bene.

SANTA:            (Mentre mette in atto quello che va dicendo) Allora inizio col sistemarmi queste valige. Questa da fastidio, per adesso la sistemo sotto al lettino, poi torno a prenderla. Quest'altra, che è già aperta, la porto di là. Ci sono cose da conservare più urgentemente. Speriamo che quel tizio della cassaforte non tardi a venire. Con permesso, mi vado a fare la doccia. (Esce).

SCENA NONA

(Vita, si affaccia alla finestra, si aggira un pò per la casa, si sta dirigendo per accendere il televisore quando dalla comune compare Mara, vestita, velatamente zingaresca, con un gran borsone, tipo da spesa, in mano).

MARA:              Comare Vita, è permesso, posso entrare?

VITA:                Ah!, siete voi, siete venuta? Entrate, comare Mara.

MARA:              Chi c'è?, siete sola o ci sono visite?.

SANTA:            No, c'è soltanto mia nuora, ma è di là. Sta facendosi il bagno. Possiamo stare tranquille.

MARA:              Siccome, mentre andavo in farmacia, ho visto entrare nel portone di casa vostra Paolo, l'ex fidanzato di vostra nuora, credevo fosse venuto a farvi una visita.

SANTA:            Non si è visto. Può darsi che sia andato nello stesso pianerottolo quà di fronte, dal notaio. (Con improvviso tono supplichevole) Comare, mi dovete aiutare voi. Ve l'ho detto tante volte: mi avranno fatto una fattura,ecco perchè sto sempre male e non vado più daccordo con mio marito. Già ho pronte tutte le cose che mi avete detto di preparare.

MARA:              Svelta, andate a prenderli e ci sbrigheremo in cinque minuti.

                          (Mentre Vita esce dalla porta interna, Mara, sveltamente, si porta alla credenza ed arraffando degli oggetti, anche se di poco valore, li nasconde dentro la sua capiente borsa. Poco dopo, entra Vita, portando una vasca di zinco che andrà a posare a centro tavolo).

MARA:              Brava comare. Chiudete bene la porta altrimenti vostra nuora ci sente. Non abbiate paura. Ora risolviamo tutti i vostri problemi definitivamente. Io ho già lavorato per voi. Questa notte passata, che è stata notte di luna piena, ho tenuto esposti sul balcone tutti gli amuleti che ho comprato per vostro conto e che serviranno a scacciare il malocchio da voi e dalla vostra casa. Mi sono costati un sacco di soldi, comare, ma ne vale la pena.

VITA:                Se non vi sono bastate le cinquecentomilalire che, a poco a poco, vi ho date in acconto, dopo vi darò il resto. In unica soluzione, problemi di soldi noi non ne abbiamo mai avuti. Basta che mi liberate da questi nervi.

MARA:              Comare, voi sapete bene che io non sono mai stata attaccata ai soldi, ma sapete com'è, (scandendo con cantilena) purtroppo devo pagare, le code di serpente....e queste costano.....devo pagare gli occhi di gufo....e questi costano.....devo pagare i cavallucci marini.....

VITA:                (Con la stessa sua cadenza) E questi costano...

MARA:              Costa tutto caro, in questo mestiere. Comare, questa è la dodicesima volta e perciò è l'ultima, quella decisiva ca vi libererà definitivamente da tutti i vostri malanni. Possiamo cominciare la seduta? Pensate che vostra nuora ci sentirà?

VITA:                Nun vi preoccupate, è nel bagno e poi sa che io ho acceso il televisore. Se sentirà parlare penserà che siano le persone che sono chiuse dentro il televisore. Incominciamo questa seduta,....vi potete sedere.

MARA:              Sedete voi, (La fa sedere a centro stanza, la pone seduta ritta con le braccia tese e le mani poggiate sulle ginocchia, estrae dalla borsa, un vecchio portacandele con delle candele inserite, le accende e lo pone davanti ai piedi di Vita, prende un lungo nastro rosso e le crea un cerchio attorno, va a spegnere le luci e portandosi alle sue spalle comincia a declamare) io devo stare alle vostre spalle, per scacciare gli spiriti maligni che la gente che vi vuole male vi manda per pugnalarvi alle spalle. (Le pone una mano sulla testa, alza l'altra come se stesse interpretando una recitazione Shakespeareana). Spiriti del bene,.... forze benigne,.... io vi chiamo.....Eccoli....li vedo....stanno arrivando....si posano sulla vostra testa per liberarvi (posa anche l'altra mano sulla testa di Vita e continua:) ....Venite a proteggere questa povera disgraziata che è afflitta da una nervatura alla bocca dello stomaco, (si ferma a fare un forte erutto) per causa della gente malvagia che la vuole male. Liberatela e proteggetela sempre fino a quando non muore. (Altro erutto più forte). Voi siete liberata, comare, con questi due erutti, io mi sono succhiati gli spiriti maligni, e con l'aiuto delle forze del bene li ho seppelliti sotto terra. ...Ora.... passiamo alla seconda operazione, per scacciare il maligno da questa casa. Alzatevi e fate quello che vi dico io. (Vita fa tutto come se fosse un'automa, si alza e si sposta accanto a Mara che intanto si è portata, prendendo con sè il borsone, dietro al tavolo centrale su cui sta poggiata la vasca, che contiene un grosso batuffolo di bambagia intriso di alcool. Prende dal borsone un largo fazzoletto rosso e se lo lega sulla fronte, prende un grosso corno rosso legato con un laccio e lo indossa per collana, prende una treccia d'aglio e la pone attorno al collo di Vita, poi le fa coprire gli occhi con le mani. Quindi, si sposta ad accendere da una delle candele un pezzo di corda colorata trecciata. Volge le spalle alla porta d'ingresso dalla quale, intanto entra Luca che si porta non visto alle sue spalle e la seguirà, mimando gli stessi suoi movimenti, senza che le due donne si accorgano di lui. Tenedo la corda accesa come fosse una torcia incomincia a muoversi stile danza indiana canticchiando): Pappatù, pappatù, il maligno farà buumm!... Pappatù, pappatù, il maligno farà buumm!...(Si sposta, seguita da Luca che resterà zitto alle spalle delle due donne, nuovamente dietro la vasca e dicendo) Farà buumm, farà buumm (getta la corda accesa dentro la vasca che si illuminerà di fuoco, poi, in tono diverso, a cantilena in ritmo crescendo, muovendo in assonanza le braccia, riprende): San Crispino e Santa Rosa, liberate questa casa, Sant' Ignazio e San Pancrazio cancellate questo strazio; San Lorenzo e San Vincenzo il maligno levate di mezzo, se è nell'armadio o sotto il letto liberate questo tetto...., se 'sta bomba fa un botto, basta un grido di San Luca che il maligno mette in fuga. (Grida fortemente), Bhuuuummm!!!

LUCA:               (Lancia un forte grido di spavento) AAhhhhhhhhh! (e corre, non visto ad infilarsi sotto al letto, mentre entrambe le donne lanciano un urlo di terrore).

VITA:                Comare, morta sono, ma perchè gridate così. Dritta in ospedale mi mandate.

MARA:              Da come avete gridato voi, direttamente al camposanto mi stavano purtando. Levate tutto, abbiamo finito. (Va ad accendere la luce).

VITA:                Vado a nascondere queste cose prima che venga mia nuora. (Prende la vasca e la porta all'interno, mentre Mara raccoglie tutte le sue cose e le infila nel borsone).

SANTA:            (Voce da fuori scena) Mamma, che sono queste grida?

VITA:                (Da fuori scena) Niente, niente, gridavano in televisione, erano seduti, l'ho spenta. (Rientra in scena e dando centomilalire a Mara) Comare, per ora prendete questi, poi vi faccio avire gli altri, se ce ne vogliono ancòra.

MARA:              Solo altri quattrocento e basta. Lo sapete....(a cantilena) le code costano....i

SANTA:            (c.s.) I cavallucci costano.......Basta, basta, conosco il ritornello. Ora andatevene che io vado a distendermi un poco sul mio letto dopo lo spavento che mi avete fatto prendere. Vi saluto...

MARA:              Vi saluto... (e si avviano entrambe verso le porte opposte. Santa esce prima, Mara sentendo un rumore provenire da sotto il letto si gira a guardare e scorge i piedi di Luca) (fra sè) Ahhhh! Ecco dov'è finito Paolo, l'amichetto di quella santarellina di Santa! Altro che notaio! E la suocera, poverina, non si è accorta di nulla! (Luca si tira più in dentro i piedi fino a nascondersi completamente)

SCENA DECIMA

PRIMO:             (Da fuori la porta) Santa... Santa... (ed entra in scena chiamando) Santa.... Oh.... signora Mara, lei che ci fa quà?

MARA:              Niente!, niente! (e mentre dice questa parola solleva il braccio destro e roteando il polso, anzicchè sollevare il solo pollice ed indice come si suole fare per dire "niente", solleva anche il mignolo ad accennare il segno delle corna, poi continua ritmando un verso del ritornello) ... se è nell'armadio o sotto il letto liberate questo tetto.....se 'sta bomba fa un botto..., Ehhhhhh! Ehhhhhh!(si mette a ridere fortemente ed esce di scena).

PRIMO:             (E' rimasto a guardarla, di stucco, poi, si fa pensieroso e riflette ad alta voce) Ma.... disse, niente! niente! (e fa il segno con l'indice ed il pollice) oppure, niente! niente! (e fa il segno delle corna). (Toccandosi la fronte aggiunge) Non l'ho capito bene. (Riflette) Se è nell'armadio o sotto il letto, scoppia una bomba.....Mihhhh!, ma allora mi ha messo le corna! (Arrabbiandosi) A me!......... Cornuto!...... una strage faccio!. Quà c'è lo zampino di Paolo, l'ex fidanzato di mia moglie. (Gridando ad alta voce) Io perdo il lume della ragione. (Dopo queste parole spunta in scena Santa) Ho perso il lume...., se lo trovo sotto il letto, parola mia che lo rompo, lo spezzo in due.

SANTA:            No, Primo fermati!. Non fare questa pazzia. Perchè? Perchè?

PRIMO:             Dov'è ssotto il letto? Lo rompo.

SANTA:            Ma perchè ti è presa questa pazzia improvvisa?  E va bene, è sotto il lettto, ce l'ho nascosto io, ma tu non lo rompi, perchè a me è piaciuto fin dal primo momento che l'ho visto e l'ho voluto per tenermelo in camera da letto.

PRIMO:             Ah! Disgraziata!, ecco perchè non sei venuta subito quando ti ho chiamata.

SANTA:            Ti ho sentito, ero nuda e mi sono vestita alla svelta.

PRIMO:             Allora è tutto vero?!. Sei rea confessa, ma io ammazzo prima a lui e poi te. (Si precipita sotto al letto e mentre tira per un piede il povero Luca) Ah! sei quà!? Esci fuori, cornutaccio, che ti ammazzo di botte!. (Sta per sferrare un pugno, quando, vedendo il povero Luca, rimane fermo con il braccio sollevato ed il pugno chiuso). E tu che ci fai nascosto sotto il letto?

LUCA:               La bomba, la bomba, paura ...filato... sotto il letto.

SANTA:            Ora ho capito, io sono rea e tu sei il fesso. Cretino!, ma di quale lume parlavi? Io ti ho sentito dire ho perso il lume, lo rompo, e pensavo che tu volessi rompere il bel lume di vetro murano che abbiamo comprato a Venezia, che è messo dentro la valigia sotto il letto.

PRIMO:             Mi darei schiaffi, schiaffi, mi darei. Ma quanto sono cretino!, ma come ho potuto minimamente dubitare di te, amore mio, scusami. (Dopo ciò, compare in scena Vita, la quale, ascoltando le successive parole, inventa una scusa per nascondere la sua verità). Tutta colpa della signora Mara!, è successo un equivoco, parlava di uno nascosto sotto il letto e di una bomba.

SANTA:            Ecco perchè Luca diceva di essersi impaurito per una bomba e si è nascosto sotto il letto!.

VITA                 Vi spiego tutto io. Mia comare Mara, mi raccontava che le stava scoppiando la bombola del gas, come fosse una bomba. E disse ad alta voce Bhuuummmmm! (A questa espressione, Luca si riinfila sotto al letto, mentre tutti scoppiano a ridere),... forse Luca sentendo questo rumore si sarà impaurito e si è infilato sotto al letto, proprio come ha fatto adesso. Sicuramente mia comare se ne sarà accorta, mentre io, non vedendolo più, ho pensato che fosse andato via.

PRIMO:             (Aiutandolo ad uscire) Esci Luca, esci. (Alla moglie) Santa, mi hai preparato l'occorrente da portare in ospedale?

SANTA:            Si, vado a prenderlo. (Ed esce).

VITA:                Hai lasciato tuo padre da solo. Dov'è?

PRIMO:             Al pronto soccorso. C'è una folla tale che mi sembra di essere allo stadio. Mentre aspettavamo ho visto Nicola, il figlio dello zio Giovanni e l'ho pregato di fargli compagnia in mia assenza. Visto che abitiamo nelle vicinanze dell'ospedale non mi dovranno attendere per molto tempo. Speriamo, invece, che queste cose non ci servano e che lo dimettano subito. (Entra Santa con un borsone in mano e glielo consegna) Ciao, ciao, me ne scappo via.

(Esce).

SCENA UNDICESIMA

VITA:                Io, figlia mia, non capisco cosa mi stia succedendo, non ho la forza di restare in piedi.

SANTA:            Mamma, sa cosa le dico, scendiamo quaggiù in farmacia. Le faccio misurare la pressione, chissà che non sia dovuto a questo.

VITA:                Dio te ne renda merito, facciamo come dici tu. Non occorre che mi cambi d'abito, la farmacia è proprio accanto al portone di casa nostra.

SANTA:            Luca, noi andiamo in farmacia, tu aspetta quà e non muoverti. Hai capito? Non ti muovere.

LUCA:               Non mi movi io. (Santa e Vita escono; Luca si mette a centro stanza a braccia conserte. Suona il telefono e Luca, immobile, fa finta di non sentire; risuona il telefono, Luca si gira a guardarlo, fa cenno di no con la testa dicendo): Non mi movi io...(Qualche secondo dopo che ha smesso di squillare il telefono, inizialmente lo si sente parlare da fuori e poi compare sull'uscio della comune il notaio Attilio Leggina).

NOTAIO:           E' permesso, è permesso, sono il notaio Leggina, posso, (si affaccia) c'è nessuno? (Luca, nè parla nè si muove) Scusi, c'e la signora Vita o Don Pasquale. (Nessuna risposta) Com'è imbalsamato?! Senta, venga quà le devo chiedere una cosa.

LUCA:               Non mi movi io.

NOTAIO:           Ah! Non ti muovi?, allora vengo io. (Gli va vicino) E neanche parli?

LUCA:               No, non mi movi io, ma io parli, io.

NOTAIO:           Allora dimmi, c'è qualcuno in casa?. Dov'è Don Pasquale?

LUCA:               Pa..pascale morto, ospedale, la bomba... il gas, si baciava con un maschio.

NOTAIO:           Dio mio quanto mi dispiace! Don Pasquale è morto, ho capito bene ciò che vuole dire questo poveraccio. Hanno tentato di salvarlo in tutti i modi: con la respirazione bocca a bocca, dicendo bombola del gas, intendeva dire di sicuro con la bombola d'ossigeno. Mi voglio accertare meglio, voglio chiederglielo di nuovo, dimmi: Don Pasquale è morto?

LUCA:               (Ripete pappagallescamente) Don Pascale morto.

NOTAIO:           (Amareggiato) E pensare che ero venuto a chiedere se gentilmente, come sempre, stamattina, in mia assenza, mi avessero ritirato la posta. Che amarezza!, Siamo polvere,... e questo sventurato è rimasto pietrificato dal dolore. Mi dispiace, quanto mi dispiace. (E così dicendo si avvia all'uscita).

LUCA:               (Sempre a braccia conserte, immobile, sternutisce, poi, sternutisce una seconda volta) Non soffi naso io, non mi movi io. (Intanto rientrano Vita e Santa).

SANTA:            Luca soffiati il naso, prendi il fazzoletto. Mamma, ha visto che aveva la pressione bassa, vada di là a distendersi un pò sul suo letto. L'accompagno.

(Mentre le due donne, dirette verso la porta interna, gli girano le spalle, Luca infila la mano in tasca, estrae il fazzoletto, lo apre a sventolarlo, poi asciuga il naso, prima su una manica, poi sull'altra e riposa il fazzoletto in tasca. Poco dopo, riesce Santa).

                          Luca, ora vattene a casa. Tua madre ti aspetta, vai a mangiare e poi, se ti va di tornare, torni. (Mentre Luca esce, Santa va a telefonare.) Pronto, mamma,...... ciao...come stai?....papà sta bene?.....si... siamo tornati da poco....si è stato bellissimo, poi ti racconto, ho una magnifica notizia da darti ma per telefono non possiamo parlarne,...... stasera vi veniamo a trovari...... purtroppo io suocero è stato male e Primo lo ha accompagnato al pronto soccorso, speriamo che non sia nulla di grave.

SCENA DODICESIMA

(Intanto si ode una voce da fuori che chiede):

E' permesso?, posso entrare?.

                          (Compare in scena, a fermarsi sulla soglia d'ingresso, l'impresario delle pompe funebri, uno spilungone smunto, vestito di nero dalla testa ai piedi, occhiali scuri, con un mazzo di fiori in mano, con la vocina flebile e flemmatica).

IMPR. FUN.:     Scusi signora l'introduzione, ma quando siamo chiamati, non possiamo fare a meno di presentarci per fare il nostro mestiere, sono quello delle casse.

SANTA:            Scusi un attimo. (Riparlando al telefono) Mamma scusami ti devo lasciare perchè è arrivato l'impresario delle casseforti, dopo ti spiego tutto. Ciao. (Riaggancia). Prego accomodatevi.

IMPR. FUN.:     Se permette, signora, ho portato, per l'occasione un mazzo di fiori.

SANTA:            Grazie, troppo gentile. (Prende i fiori e li va a posare sul tavolo) Ma cosa vi è successo?, mi sembrate sconvolto.

IMPR. FUN.:     Ho appreso dal notaio, la triste notizia della perdita di un così caro amico e non posso fare a meno di essere sconvolto.

SANTA:            La capisco, quando si perde una persona cara si soffre tanto. (Compatendolo) Poveretto le si legge in faccia che sta soffrendo. Ma cosa ci possiamo fare, purtroppo la vita è questa e dobbiamo soffrire. Ma si ricordi che la vita continua e bisogna tirare avanti.

IMPR. FUN.:     Esatto, bisogna rassegnarsi. Poi il dovere ci chiama, perchè dobbiamo pur vivere, ed eccomi quà a pensare per la cassa.

SANTA:            Bene, come intende sistemarla.

IMPR. FUN.:     In una bella buca a muro. La infiliamo là dentro, al riparo da tutto, perfino dai ladri. Sa quante ne aprono di casse signora! Anche se ben custodite in un luogo appartato, di ladri ce ne sono tanti, in cerca di cose d'oro o quanto altro possa interessarli.

SANTA:            Senta, noi vogliamo una bella cassa robusta a prova di ladri.

IMPR. FUN.:     Signora, modestamente la mia impresa ha sempre fornito un ottimo servizio. Noi prima di chiudere la buca a muro, facciamo una bella saldatura alla cassa, e per riuscire ad aprire una delle nostre casse, deve essere proprio una combinazione. Poi ci mettiamo un bel quadretto davanti ed il servizio è pronto.

SANTA:            Quando verrete a portarla?

IMPR. FUN.:     Il tempo di avvertire i miei collaboratori e di caricarla sulla macchina. Con permesso. (Si gira mestamente e va lentamente via).

SANTA:            Pover' uomo! Si vede, e come, che soffre, doveva essere un amico suo d'infanzia. (Mentre si porta vicino al lettino per tirare fuori la valigia che vi aveva infilata, si rivolge, ad alta voce alla suocera) Mamma, come si sente?

VITA:                (Da fuori) Sto ancòra male.

SANTA:            (Parlando ad alta voce con Vita) Ora vado a posare questa valigia nella mia stanza da letto e dopo scendo giù dal farmacista. Mi faccio dare delle pillole per farle alzare la pressione. (Esce un attimo per andare a posare la valigia e rientrando, ad alta voce): Io scendo giù, fra poco torno. (Esce per la comune).

VITA:                (Da fuori scena) Non mi portare pure tu dei pilloloni come quelli di prima.

SCENA TREDICESIMA

(Un attimo dopo compare sull'uscio il notaio).

NOTAIO:           E' permesso, signora Vita, si può. Signora Vita.

VITA:                (Da fuori) Chi è?

NOTAIO:           Signora Vita, io sono, Attilio Leggina, il Notaio.

VITA:                Scusi un attimo, notaio, fra poco arrivo. (Mentre il notaio, esprime a gesti il suo dispiacere per la morte di Don Pasquale, così come egli è convinto, Vita rientra in scena) Mi deve scusare notaio, ma mi ero distesa un attimo sul letto, capirà, con questa giornata d'inferno che abbiamo avuta! Ha saputo di mio marito?

NOTAIO:           Ho saputo, signora cara, vostro marito era una gran brava persona. Mi è sembrato rubato, così all'improvviso, tanto che mi sono incontrato con quello delle casse da morto e nemmeno lui sapeva ancòra la triste notizia. Si è tanto dispiaciuto, poverino, dice che tra poco viene. (Vita, mentre, il notaio parla, ha sgranato gli occhi, ha tentato inutilmente di parlare, ma le parole le si sono strozzate nella gola, e si è accasciata su una sedia).

DA FUORI:       (Voce femminile, sdolcinata) Attilio, Attilio vieni.

NOTAIO:           Le faccio le mie condoglianze, signora. Mi scusi, devo andare, mi chiama la mia segretaria. (Esce).

SCENA QUATTORDICESIMA

VITA:                (Piange, e parla da sola).Ma chi s'aspettava questa disgrazia!. Ho perso un bravo marito!. (Dopo queste parole comparesulla soglia d'ingresso, l'impresario delle casseforti, vestito di nero dalla testa ai piedi, occhiali scuri). Ch'era bravo! ....Ch'era gentile con tutti! ....Ma ch'era un'angelo! .....Quanto ci volevamo bene!....... Sembravamo due colombelle!!!!

CASSEFORT.:  Scusi signora l'introduzione, ma quando siamo chiamati, non possiamo fare a meno di presentarci per fare il nostro mestiere, sono quello delle casse. La capisco, quando si perde una persona cara si soffre tanto. Pure io, cara signora, ho subito un grave lutto, ma ad un certo punto bisogna rassegnarsi, il lavoro ci chiama, perchè dobbiamo pur vivere, ed eccomi quà a pensare per la cassa.

VITA:                Dove dice di sistemarla?.

CASSEFORT.:  In una bella buca a muro. Nella stanza da letto di suo figlio.

VITA:                Ma poi non fa troppa puzza?.

CASSEFORT.:  Non si preoccupi, signora, la puzza si potrà sentire solo al momento della saldatura dentro la buca, poi non si sentirà più niente.

SANTA:            Ma se mio figlio, per combinazione, dovesse avere paura.

CASSEFORT:   Non si preoccupi di nessuna combinazione, signora, suo figlio ne sarà a conoscenza e non avrà paura di nulla. La mia impresa ha sempre fornito un ottimo servizio. Di ladri che hanno tentato di rubare le nostre casse, sono pieni i cimiteri.

SANTA:            Non c'è più posto, allora? Per questo vuole metterla nella stanza da letto?.

CASSEFORT:   Mi creda, signora, non c'è posto migliore. In un angolino della stanza da letto, la cassa se ne starà sicura come un morto in una tomba.

VITA:                Senta, noi vogliamo una bella cassa robusta e di figura.

CASSEFORT:   La facciamo di acciaio massiccio.

VITA:                Ma non sarebbe meglio di mogano?

CASSEFORT:   Ma che dice signora?! Modestamente, la mia impresa ha sempre fornito un ottimo servizio. Noi prima di chiudere la buca a muro, facciamo una bella saldatura alla cassa, e per riuscire ad aprire una delle nostre casse, deve essere proprio una combinazione. Poi ci mettiamo un bel quadretto davanti ed il servizio è pronto.

VITA:                Giusto. Ci mettiamo una bella fotografia di mio marito.Quando venite a portarla?

CASSEFORT.:  Arrivo al deposito e la carico sul furgone. Con permesso. (Si gira va via).

VITA:                E sembrava una persona fine! Cafone! "La carico sul furgone" Il furgone! Una carrozza con quattro cavalli bianchi merita mio marito! Cafone! Nè ha portato i fiori, nè mi ha fatto le condoglianze. (Nel frattempo entra Santa e si ode il suono della sirena).

SCENA QUINDICESIMA

PRIMO:             (Entra, infervorato) Stanno purtando papà.

(Entrano in scena i due infermieri di prima che riportano Pasquale disteso, immobile, in barella).

VITA:                (Piangendolo per morto) Pasquaaaale!!! Che famiglia rovinata!!!

I° INF.               (Fermandosi davanti la porta) Signora, l'ha tolto quel valigione che era fra i piedi?

SANTA:            Lo abbiamo tolto, lo abbiamo tolto! Piuttosto lei stia attento a ciò che combina.

II° INF.              Dove lo sistemiamo?

PASQUALE:     (Sollevandosi e facendo le corna) Nel centro della stanza. E ch'è, sono morto? O le sembra che sia albero di natale e mi vuol sistemare con le palle?!

VITA:                Pasquale! Vivo sei? M'avevano detto che eri morto.

PASQUALE:     Ora capisco perchè facevi la commedia della famiglia rovinata!

II° INF.              Mi scusi, intendevo dire, dove lo portiamo, non mi sono espresso bene.

VITA:                Un'altra volta faccia l'espresso meglio, ed impari il vocabolario.

I° INF.               Signora, non gli dica nulla perchè non prende caffè. Abbreviamo, dove dobbiamo metterlo?.

VITA:                (Indicando il lettino all'angolo) Sistematelo sul lettino, cioè, fatelo distendere sul lettino. Accidenti! Pure me fate sbagliare.

PASQUALE:     (Facendo le corna) Volete finirla con questo "Sistemare". Alt! Fermi tutti! Fatemi scendere che vado a piedi. (Si mette a sedere sulla barella, poi scende).

PRIMO:             (Rivolto agli infermieri) Grazie di tutto, signori, e scusate.

II° INF.              (Mentre stanno per uscire) Ch'è gentile la signora! L'avrà morsa un cane idrofobo!

IMPR. FUN.      (Entrando) Ancòra vivo è?, Non si fa più il funerale? Quand'è così...(Va, sveltamente, a prendere i fiori da sopra il tavolo e, portandoseli via, esce).

PASQUALE:     (Gridandogli dietro) Scusi se non sono morto!. Ah!

NOTAIO:           (Spuntando dalla comune, sorpreso) Vivo è?

PASQUALE:     (Alzando il braccio destro e tenendo aperte tre sole dita della mano) Sono resuscitato.

DA FUORI:       (Voce femminile, sdolcinata) Attilio, Attilio vieni.

NOTAIO:           (Sorpreso e confuso) Devo andare, mi chiama la mia amante, cioè la mia segretaria, mi sono confuso....scusate. (Esce).

PASQUALE:     (Gridandogli dietro) Non ci faccia caso, notaio, quando uno si ubriaca dice sempre la verità.

CASSEFORT:   (Spuntando dalla comune) Possiamo salire la cassa?

PASQUALE:     (Tirandogli una sedia e sputando) Puhhhh, cornuto, se ne vada o l'ammazzo. (Il malcapitato si mette in fuga per la comune). Ma ci sono gli avvoltoi?

SANTA:            Com'è andata?

VITA:                Giene hanno date speranze?

PRIMO:             Mamma, Santa, non temete, si è ripreso bene. Ci hanno detto che forse dovrà operarsi ma che non si tratta di nulla di urgente. In ogni caso dicono di non aver posto manco se stesse per morire il primario. Lo hanno messo a turno ed appena possibile chiameranno loro.

VITA:                Pasquale, come ti senti?

PASQUALE:     Mi è bastato restare un pò lontano da te e già sto meglio.

VITA:                Gli esce miele dalla bocca?!!

SANTA:            Certo, per dimetterlo, avranno riconosciuto che non è poi tanto grave.

PASQUALE:     O mi dimettevano loro o me ne scappavo io. Non mi farei toccare manco con uno spillo da questo primario del reparto di cardeo cuore orgìa. Sapete cosa mi ha detto una persona in ospedale?: "E' bravo 'sto primariou!,...E' bravo a riparare le scarpe!". Gli aveva ucciso il padre sotto i ferri!. Ciabattino!!, e gli infermieri del pronto soccorso, uguali al primario, ancòra più ciabattini specializzati di lui!. Mentre Primo era tornato a casa per prendermi il pigiama, mi hanno sbattuto dentro una stanza e mi hanno lasciato ad aspettare. Mi avevano detto che mi dovevano fare un cardiochilogramma, invece, per sbaglio, il chilogramma lo hanno fatto ad uno che era sulla lettiga accanto alla mia che eveva un blocco intestinale perchè aveva mangiato tre chili di fichidindia ed a me hanno infilato (Fa segno con la mano) un beccuccio così e mi hanno fatto un clisterone di un litro. Per fortuna che è ritornato mio figlio e mi ha levato dai guai.

VITA:                Ed a me è andata peggio che a te con quei pilloloni che mi ha portato Luca!. Altro che valeriana!, e che calmarmi i nervi!

PRIMO:             E finitela con questa parola, "nervi", non posso più sentirla pronziare. E' stato questo il vostro pomo della discordia, è per questo motivo che i vostri rapporti si sono incrinati.

PASQUALE:     Ma che inchinati!, si sono rotti completamente,.anzi è da così tanto tempo che si sono interrotti "i rapporti" con tua madre che neanche ricordo più come si faceva ad averli. Non c'era dolcezza o tesoro di quà e tesoro di là che tenessero. Una volta era stanca, una volta le faceva male la testa. Non mi parlare più di rapporti perchè questa parola l'habbiamo cancellata dal nostro vocabolario. Dopo il viaggio di nozze, forse sei nato per sbaglio, non abbiamo più viaggiato, altro che "Una di sopra e una di sotto". Sei nato tu per combinazione.

PRIMO:             A proposito di combinazione, cambiamo discorso. Sono venuti ad installare la cassaforte?

SANTA:            Ancòra non l'hai capito che sono venuti per tutti i tipi di casse?

VITA:                Compresi quelli delle casse da morto!.

PASQUALE:     (Tocca ferro e fa le corna) Fatemi mettere a letto, è meglio.

SANTA:            Portiamolo di là nella stanza da letto.

SCENA FINALE

(Escono tutti di scena, le luci si abbassano gradatamente fin quasi a spegnersi, poi la scena si riillumina, pian piano, a giorno. Dalla finestra si vede fioccare la neve. Squilla il telefono, esce dalla porta del corridoio delle stanze interne Primo e, mentre, si reca dalla parte opposta ad alzare la cornetta, sfregandosi le mani esclama):

PRIMO:             Mamma mia, che friddo stamattina!, E' venuto presto l'inverno!. (Portandosi al telefono e rispondendo con calma e gentilezza) Pronto, pronto, ... si casa Mortisio, ... chi parla? ... Ah! Il reparto di cardiochirurgia!... dice che dobbiamo venire urgentemente sennò perdiamo il posto?! (Guarda la cornetta, mostra i denti come a volersela mangiare, incomincia a gridare come un pazzo) Com’ è urgente? E voi dopo sei mesi mi venite a dire che è urgente! Sa cosa le dico: andate al diavolo, mio padre è morto. (Riattacca e si accascia sulla sedia a scrollare la testa).

PASQUALE:     (Entrando in scena, facendo il segno delle corna con entrambe le mani). Tieeehhh!!! A chi hai detto che sono morto?

PRIMO:             Dopo sei mesi ti hanno convocato per operarti. Se non fossimo andati, di corsa all'estero, puzzeresti già come una carogna. Fortunatamente, ora stai bene e sei guarito.

PASQUALE:     Scrivetevelo bene nella mente. Pasquale Mortisio è duro a morire. La morte! Roba da ridere!.

VITA:                (Entrando in scena). Giusto!, la mala erba non si secca mai.

PASQUALE:     (Girandosi a guardarla e portandosi le mani al petto) Mihhh!!!!. mi fulminò!. (Si accascia, fingendo, su una sedia ed esce la lingua di fuori).

LUCA:               (Che era entrato un attimo prima).

                          Alle solite siamo...!

SANTA:            (Entrando arrabbiata) Ora basta, mi avete stufato, da questo momento in poi pretendo che in questa casa si viva tranquilli, perchè voglio che mio figlio cresca in un ambiente sereno. Non sarà, magari, il momento adatto ma voglio dirvelo lo stesso, sono incinta, aspetto un bambino.(Luca resta imbambolato, Primo corre ad abbracciare Santa, Vita salta di gioia e Pasquale scatta dalla sedia dicendo):

PASQUALE:     Mi sono guarito! Oh!

VITA:                Pure io. (Incredibile ma vero, Pasquale e Vita si abbracciano e si baciano)

PASQUALE:     Vita, Dio è grande, aspettavamo la morte ed in questa casa è entrata la vita.

(Si abbassano le luci, una nuvola di fumo, e la scena si immobilizza come in un quadro. Il tempo di ricevere gli immancabili applausi, poi):

PRIMO:             (Mentre tutto resta fermo alle sue spalle, avanzando lentamente a portarsi sotto un faro del proscenio, rivolto al pubblico):

                          Aveva ragione Luca a dire "Alle solite siamo!", è intelligente... capisce le cose a modo suo ma è intelligente. Questa volta però ha capito bene. Ha capito che la vita, in fondo, non è altro che routèn. Si mangia, si dorme, si lavora, per chi ha lavoro o per chi non gli spara, si litiga, si soffre, si prega, aspettando la morte, ma qualche volta si ride e non ci si pensa alla morte. E quando tutto sembra finito e senza speranza: non sono i maghi che rubano i soldi a risolvere i nostri problemi ma, spesso interviene la Provvidenza Divina e ritorna la vita. Noi abbiamo tentato di sminuire la paura della morte, di smitizzarla, e sono sicuro che in questo momento quel signore, che da due ore non fa altro che ridere, sta pensando: La morte? Roba da ridere! (Ride fortemente e si tira indietro).

CALA IL SIPARIO