LA MORTE
Un atto di G. Testori
a Giovanni Corti
personaggi
IL FIGLIO
LA MADRE
ALBERTO
LA SIGNORINA DEL PUBBLICO
SCENA:
Una panca sulla quale si trova sdraiato Figlio moribondo; a fianco – a sinistra una sedia appoggiata; la madre
Il resto della scena è “vuoto”
ALBERTO: (entrando sul proscenio, mentre la tela è chiusa) – Buonasera, signori… già voi stasera siete venuti a teatro per divertirvi, per dimenticare, come è giusto, quelle preoccupazioni che durante la giornata vi hanno soffocato, come una enorme cappa di piombo, e invece… questa sera non vi divertirete affatto. Meglio dircelo subito: tant’è poi vi accorgereste da voi. Oh! Ma non guardatemi così male! Io infine che colpa ho? Rivolgetevi all’autore, lui sì. Noi non facciamo altro all’infuori di quello che ci comanda di fare, ci muoviamo e parliamo né più né meno di come lui vuole. Oh, ma che facce scure santo cielo! Non penserete alle volte che io voglia ricordarvi da qua, dal palcoscenico, i vostri affari, i calcoli di oggi che non tornavano, i debiti, i crediti, i bambini da mantenere, la cucina, gli abiti da rammendare, no, no: questo lo lascio a voi per domani. Stasera parleremo un po’ assieme, così tra buoni amici, di cose molto, ma molto più importanti, più vere, di cose… bè senza nemmeno accorgersi siamo arrivati proprio alla porta della casa che ci interessa. Chi c’è? Ststst (segno di fare silenzio) … (sottovoce) qui c’è una mamma che prega per un figlio che muore.
(Lentamente si apre il sipario. Alberto indicando la scena si ritira)
MADRE: (Dritta in piedi, appoggiata alla sedia recita il rosario. Si riuscirà a percepire, oltre al mormorio continuo, qualche breve parola)
FIGLIO: (gesticolando, quasi per voler afferrare qualche cosa, con accento trasognato e indefinito) – Mario?!… Mario… ti ricordi di quando andavamo giù al torrente, con le barche, a piedi nudi… a piedi nudi risalivamo il corso dell’acqua, tra il folto delle piante… Correvamo per cercare le fragole nell’umido… (in un impeto di gioia, rialzandosi con voce tremendamente acuta) Mamma ho trovato una fragola… (accorgendosi che attorno c’è vuoto, abbattuto, con fare stanco e strascicato) Mario si sono avvizzite tutte le fragole, sono diventate gialle… Non correre Mario!… Perché vai avanti?… ( di nuovo alzandosi e indicando) Non vedi la grotta?… (gridando con le mani all’orecchio) Non entrare!… (calmandosi) … allora avevi paura della grotta, mi dicevi “Fa il bravo, non avvicinarti. C’è buio, come di notte, lì dentro” … Ci allontanavamo… (gridando) Non entrare! No, Mario… era così bello fuori, con il sole,con tanto sole, e le barche… (affettuoso) hanno le vele rotte, sai, Mario, le barche, e non sono più bianche come allora… sono diventate tutte nere, di polvere… Con tanto sole, e l’aria, e i mazzi di fiori per la mamma… (brevissima pausa) … (rizzandosi in piedi urlando, ma con affanno) Mamma è vero che si muore?
MADRE: (sempre sottovoce, impassibile) – Sì figlio.
FIGLIO: (riprendendo il tono indefinito e trasognato, a volta a volta, stanco e vibrante) Lisa… ti ricordi? Ecco, proprio come allora… il sentiero che si snoda tra i boschi… la luna… Oh! Lisa, la luna, anche stasera è tornata, ess, come allora, noi stretti vicini, così, andiamo avanti… quante stelle guarda? (con la mano indica il cielo), brillano tutte per noi brillano tutte per noi… Brillano tutte… (urlando con affanno) Mamma si muore nella notte o all’alba?
MADRE: (sottovoce, sillabando, quasi con freddezza) – Nella notte o nell’alba, figlio, secondo che noi avremo vissuto nella notte o nell’alba.
FIGLIO: - Brillano… (quasi sorridendo) e tu canti, e ci sembra che tutto il cielo sia nostro, vorremmo riempirlo col nostro canto… (scoraggiato) ma tu sei lontana, e le stelle non ci sono più, e l’aria è pesante, cupa… si fa fatica a respirare… si soffoca… Mamma! Mamma, non s’è mai dato che qualcuno vissuto nella notte sia morto all’alba?
MADRE: (c.s.) - Sì figlio, purché l’abbia disperatamente cercato, e Dio l’abbia voluto.
FIGLIO: (riprendendo il tono indefinito, ecc.) - … e poi ci siamo seduti… “c’è un po’ d’aria” tu dicevi… e io ti coprivo… poi tu nell’acqua cercavi i riflessi della luna, cercavi di sera le mammole… Ridevi se ne trovavi una; cogliendola l’annusavi forte, forte cercavi il suo odore… (lento) Mamma, come hai detto??!!…
MADRE: - Qualora l’abbia disperatamente cercato.
FIGLIO: (gridando) – Mamma dammi la disperazione! Voglio cercarla, voglio sentire l’odore dell’alba…
MADRE: (riprende a recitare il rosario, come sempre tra una parlata e l’altra del figlio)
FIGLIO: (calmandosi)… - Ecco a un certo momento tu ti alzavi, correvi, correvi sul prato, che quasi faticavo a raggiungerti, e se ti domandavo “dove vai, dove vai”, risposndevi gridando… “incontro al cielo, incontro al cielo”… diventavi tutta bianca allora, ti confondevi con l’aria quasi; e io ti inseguivo e ti gridavo “dove vai, dove vai” … (sempre più fioco) “incontro al cielo, incontro al cielo” … (d’improvviso urlando) Mamma non si può andare incontro al cielo… Perché non posso correre, perché non divento bianco? Mamma perché non divento anch’io d’aria?
MADRE: - E’ la notte figlio…
FIGLIO: (con disprezzo, poi, mano, mano, con distacco, come di una cosa che ci abbandona) … - La notte: com’è buia, Mario. Non dovevamo entrare nella grotta sai, lo dicevi sempre tu… anche Lisa lo diceva sempre “Bisogna guardare in alto”… in alto e invece abbiamo abbassato gli occhi, siamo scesi qui al torrente… l’acqua… (eccitandosi) … Più giù--- più giù… la grotta, nera, buia, fonda… (gridando) Un po’ di luce, Dio! Salvami! … (come sfinito, s’è abbattuto sulla panca)
MADRE: - Così figlio…
FIGLIO: (riprendendosi) – La luce… com’è grande la luce… cisi annega dentro, come un mare… un mare senza sponde…
MADRE: (continuando a recitare il rosario, ora marcherà di più le preghiere, in modo che il pubblico le percepisca: con indefinitezza però)
ALBERTO: (rientrando, oppure staccandosi dal lato del proscenio, e aiutando a chiudere il sipario…) … - Ora basta. Sarete stanchi, chissà, forse qualcuno di voi si sarà annoiato…; diceva un antico filosofo che il pensiero della morte all’umanità in genere, dà fastidio… annoia… fa pensare… preoccupare… ma… Certo è una preoccupazione che serve, forse l’unica che faccia veramente bene… Però stasera siete venuti per divertirvi, voi, e non per preoccuparvi, per annoiarvi, né io voglio rattristarvi più oltre. Che ne direste di un po’ di musica? Una canzone, una romanza, che so io?… Una canzone (facendo segno all’interno) Una canzone per favore!… Contenti? E adesso sentiamo un po’ cosa vi sembra di questa musica… dite che bisognerebbe ballarla?… Ma sì, certo è meglio, poi si dimentica più in fretta,… la morte (indicando la scena) E ma da solo come faccio… (rivolto al pubblico, cercando) Non ci sarà nessuno fra di voi che vuol farmi questo favore? (guarda un po’ in giro, poi additando) Voi signorina, così bella, così elegante… su, su, non abbiate vergogna…… (si dirige verso la scaletta e le tende il braccio) Ecco… (il ballo comincia, e mano mano che passano i secondi diventa sempre più rapido; i due seguiranno il motivo anche con la voce).
(Ad un certo istante, si spegneranno tutte le luci. Il sipario sarà improvvisamente spalancato. La coppia si troverà nell’interno della scena – tutto buio all’nfuori del corpo del Figlio steso sulla panca, che sarà prepotentemente illuminato - : nello stesso momento cesserà la musica).
SIGNORINA: (alzando le braccia e buttandosi fra quelle di Alberto) - Alberto, un morto, via corri, c’è un morto! (Il nome di Alberto, ssarà pronunciato come familiare, proprio come se la signorina lo conoscesse da tempo, essendo infatti suo compagno d’arte)
MADRE: (apparsa mentre avveniva quanto sopra, gelida, additando il gruppo di Alberto e della Signorina, con calma, sillabando) – Un morto, sì un morto. E a voi, che cosa capiterà a voi domani?
(La Signorina è scoppiata in un pianto convulso. Alberto guarda la Madre, rimasta con l’indice puntato. Contemporaneamente la musica di prima riprende velocissima)
Cala la tela
FINE