La mummia è sempre la mummia

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Imhotep, sacerdote dell’antico Egitto

La mummia / Kharis, la guida indiana

la prof.ssa Müller

Gli archeologi: Joseph

Steve

Raquel

Ellen, la fidanzata di Joseph

il faraone Amenofi

Jefra, la sacerdotessa

Tuya, la serva nubiana

Due schiavi del faraone: Zakar Pamir

Due vestali del tempio: Layla Noris

Due turiste: Betty

Greta

Paula, medico

prof.ssa O’Brian, direttrice del museo Partecipanti al rito funebre

Invitati al ricevimento Giornalisti


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SCENA 1: Tomba della principessa Ananka

L’apertura del sipario è accompagnata dal sottofondo musicale del “Lago dei cigni” di Tchaikovsky.

Èil 1832 a.C. Siamo all’interno della tomba preparata per la principessa Ananka. Il loculo è arredato fastosamente, con altari, incisioni e graffiti di pregio. Al centro della scena campeggia un altare, sul quale è posto un sarcofago, finemente decorato, ancora aperto.

La scena, inizialmente vuota, si popola pian piano: entrano per primi i due schiavi ZAKAR e PAMIR, che portano a spalla la salma mummificata di Ananka, seguiti dal faraone AMENOFI, dalla sacerdotessa JEFRA e dal sacerdote IMHOTEP. Da ultima, entra una piccola folla di

PARTECIPANTI AL FUNERALE.

ZAKAR e PAMIR adagiano la mummia nel sarcofago, quindi si piazzano di guardia ai lati dello stesso. Il faraone AMENOFI si posiziona in piedi, dietro l’altare, per officiare la cerimonia funebre. Accanto a lui, la sacerdotessa JEFRA. Più distante, il sacerdote IMHOTEP.

JEFRA – Faraone, a voi l’onore di presiedere il rito.

AMENOFI – Molto bene, sacerdotessa Jefra.

UNO DEI PARTECIPANTI – (si fa largo tra la folla) Magnifico Amenofi! Magnifico Amenofi! Sono del “Papiro della Sera”. Prima che inizi il solenne rito funebre, potete fare una dichiarazione sulla defunta principessa Ananka?

AMENOFI – Le ripeterò, caro amico, le parole di Amenemhat, il grande faraone della quarta dinastia, che soleva dire: “Otep ra ifon amenet”.

UNO DEI PARTECIPANTI – E cioè?

AMENOFI – “Sono sempre i migliori, quelli che se ne vanno” UNO DEI PARTECIPANTI – Grazie, faraone!

JEFRA – Superbo Amenofi, vi invito a dare inizio all’orazione funebre.

AMENOFI – E sia! (attacca il discorso) Miei miserabili sudditi!

PARTECIPANTI – (applaudono fragorosamente, inneggiando al faraone) A-me-no-fi! A-me-no-fi!

AMENOFI – (li placa) Grazie! Grazie! Questa sera, anziché ritrovarci per la solita partitella a boccette, siamo qui per dare l’ultimo saluto alla mia defunta figlia, la principessa Ananka.

PARTECIPANTI – (addolorati) Oooh!

AMENOFI – Come voi sapete, essa è deceduta l’altra notte in tragiche circostanze, sbranata dal suo adorato coccodrillo, che essendo buio non l’aveva riconosciuta.

UN PARTECIPANTE – (sottovoce, ad un altro partecipante) Povera principessa! Non ci si può più fidare neanche degli animali domestici.

UN ALTRO PARTECIPANTE – A chi lo dice! Il coccodrillo del mio vicino mi ha sbranato già due schiavi. Ah, ma un giorno o l’altro chiamo l’accalappia-coccodrilli!

UN TERZO PARTECIPANTE – (zittisce i due) Sssh!

AMENOFI – Vorrei tranquillizzarvi: il coccodrillo è stato soppresso. Ne abbiamo ricavato due borsette e un paio di scarpe, che faranno parte del corredo funerario di mia figlia.


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JEFRA – Ottima scelta, faraone: lei sì, che ha buon gusto!

AMENOFI – E oltre a borsette e scarpette, nel corredo abbiamo pure duecento collane, dieci anelli con pietre preziose (prosegue con tono da piazzista) … e, mi voglio rovinare, quaranta braccialetti!

JEFRA – (a bassa voce) Ma magnifico, non siamo mica al mercato rionale di Sharm El Sheikh! Parlate un po’ di vostra figlia! Magnificatene le eccelse virtù!

AMENOFI – Beh, che dire di Ananka! Che dire! (poi, con lo sguardo perso, a Jefra) Che dire? JEFRA – Potreste parlare, ad esempio, delle importanti cariche che essa ricopriva!

AMENOFI – Sagge parole le vostre, sacerdotessa Jefra! Ananka, ricopriva altissime cariche, religiose e civili: era infatti una delle sacre vestali del tempio di Iside, oltre ad essere sovrana di lande sterminate, idolo venerato da pletore di sudditi e campionessa regionale di briscola chiamata!

PARTECIPANTI – (applaudono in maniera seria e posata, come si confà ad un funerale)

AMENOFI – Addio Ananka! Addio Ananka! Sei stata una figlia a cui ho voluto bene… come a una figlia! Che Amon-Ra, signore della morte, accolga con tutti gli onori la tua salma. Anche perché, come diceva quell’antico detto assiro-babilonese, la salma è la virtù dei morti!

PARTECIPANTI – (fanno un altro applauso, caloroso ma sempre composto)

JEFRA – E ora che è terminata l’orazione funebre, possiamo procedere alla tumulazione della salma!

A voi, oh magnifico Amenofi, l’onore di dirigere le operazioni. Prego!

AMENOFI – Bene! Ma che devo fare?

JEFRA – (sottovoce) Non preoccupatevi, vi suggerisco io! Voi ripetete e basta!

AMENOFI – D’accordo!

JEFRA – (suggerisce, a voce bassa) Ora che la salma è imbalsamata…

AMENOFI – (voce alta, solenne) Ora che la palla è rimbalzata…

JEFRA – (c.s.) No! La salma è imbalsamata!

AMENOFI – Ora che la sarta è imbarazzata…

JEFRA – Nooo, ma che dite? (alta voce) O potentissimo Amenofi, la commozione vi confonde…

AMENOFI – No, è che da quest’orecchio ci sento poco…

JEFRA – Ora che la salma è imbalsamata, ordinate pure!

AMENOFI – Come?

JEFRA – Dovete ordinare!

AMENOFI – Ah, va bene! Una capricciosa e una mezza minerale non gasata!

JEFRA – (suggerisce, a voce bassa) Ma no! Dovete dire: “schiavi, chiudete il sarcofago”. AMENOFI – Cosa?

JEFRA – (c.s.) “Schiavi, chiudete il sarcofago.”

AMENOFI – Schiavi, chiudete il sassofono!

JEFRA – (c.s.) No! Il sarcofago!

AMENOFI – No, il citofono!

JEFRA – Vabbè, ho capito! Che venga chiuso il sarcofago nel quale Ananka dormirà il sonno eterno!

ZAKAR e PAMIR – (chiudono il sarcofago)


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PAMIR – (dopo aver chiuso il sarcofago, scoppia in un pianto a dirotto)

ZAKAR – Eh, ti capisco… eri molto affezionato alla principessa, eh?

PAMIR – No, mi sono schiacciato il dito dentro! (lo disincastra dal sarcofago e ci soffia sopra per il dolore)

JEFRA – Amon-Ra, noi ti invochiamo!

PARTECIPANTI – (in coro) Amon-Ra, noi ti invochiamo!

JEFRA – Che nessuno osi turbare il riposo senza fine di questa sacra fanciulla!

PARTECIPANTI – (in coro) Che nessuno osi!

JEFRA – Alcuni avvisi: il tempio di Osiride rimane chiuso per restauri, ma solo fino al prossimo plenilunio. Almeno così mi ha assicurato il geometra.

UN PARTECIPANTE – (sottovoce, ad un altro partecipante) Speriamo bene! L’altro anno, per finire l’altare di Anubi, ci hanno messo due solstizi!

UN ALTRO PARTECIPANTE – Me lo ricordo: ci avevano messo così tanto perché erano intervenute le Belle Arti!

JEFRA – Volevo inoltre ricordarvi che sono sempre aperte le iscrizioni per la gita sul Nilo. Abbiamo già completato una biga, quando esauriremo i posti sulla seconda chiuderemo le iscrizioni. Per le altre notizie, potete ritirare il papiro che c’è in fondo alla necropoli. Altro da aggiungere, Amenofi?

AMENOFI – No, mi sembra che abbiamo detto tutto. Signori, il funerale è finito.

JEFRA – Andiamo a casa.

Tutti i PARTECIPANTI, dopo aver reso omaggio alla salma, escono compostamente di scena. Rimane il solo IMHOTEP, in contemplazione di Ananka.

IMHOTEP – Mia dolce Ananka, quand’eri in vita non ho mai smesso di amarti. E neppure la tua morte mi fermerà. Sfidando l’ira degli dei, ruberò lo scritto di Thoth, contenente l’antica formula per ridarti la vita. E restituirti così ciò che il fato beffardo ti ha tolto. Ananka, tesoro dei miei occhi… saresti potuta essere la più giovane e graziosa faraona della storia dell’Egitto! E invece, guardati qua: sei già nella cassa. Ma tant’è: a me la faraona in casseruola m’è sempre piaciuta.

ZAKAR – (da fuori) Si chiude!

IMHOTEP – A stanotte! Fatti trovare qui, eh! ( ed esce rapidamente di scena)

Buio in scena. Rumori notturni. Dopo qualche secondo la luce si riaccende, ma più fioca.

Entrano in scena PAMIR e ZAKAR, e si piazzano a guardia del sarcofago, con tanto di lancia. Dopo qualche secondo, cominciano a chiacchierare a distanza, mantenendo rigorosamente la loro posizione di guardia.

PAMIR – Zakar?

ZAKAR – Dimmi, Pamir.

PAMIR – Hai paura?

ZAKAR – Ma chi, io?

PAMIR – E certo! Siamo in due, qui?

ZAKAR – No, c’è pure lei! (lancia un’occhiata al sarcofago)

PAMIR – Ah, ma allora hai paura!

ZAKAR – Beh, mi fa un certo effetto. Non è come piantonare la piramide di Cheope: c’è una bella


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differenza.

PAMIR – Ah, a proposito di differenza… sai che differenza c’è tra un leone e un’arancia?

ZAKAR – Ma ti sembra il caso di raccontare barzellette? Siamo un cimitero!

PAMIR – Allora, la sai o no?

ZAKAR – No!

PAMIR – Davvero non sai che differenza c’è tra un leone e un’arancia?

ZAKAR – No!

PAMIR – Beh, prova a spremere un leone! (e scoppia a ridere da solo)

ZAKAR – (imperturbabile) Ecco, adesso che hai detto la tua cavolata notturna, sarai contento.

PAMIR – Aspetta, senti questa…

ZAKAR – (non lo sopporta più) Uffa…

PAMIR – C’è il faraone che va a caccia di elefanti e…

ZAKAR – Chiudi quella boccaccia, ma sei pazzo? Lo sai che chi dice o ascolta storielle sul faraone si becca cento scudisciate!

PAMIR – Questi faraoni che non apprezzano la satira… (si sente del vociare femminile, da fuori)

ZAKAR – Chi va là?

PAMIR – Fermi o sparo!

ZAKAR – Con la lancia?

PAMIR – Gli sparo una lanciata che li faccio secchi!

LAYLA – (entra, con NORIS. Sono due giovani ragazze) Tranquilli, giovanotti! Non abbiamo cattive intenzioni.

NORIS – Siamo due vestali!

ZAKAR – Che ha detto, la ragazza?

PAMIR – Che sono due in vestaglia!

NORIS – Ho detto due vestali!

LAYLA – Due giovani fanciulle consacrate alla dea Vesta!

NORIS – Siamo venute a pregare per l’anima della nostra amica Ananka.

ZAKAR – In tal caso, fate pure.

LAYLA – Ma così, con voi piazzati lì come belle statuine, non è semplice.

PAMIR – Ma quali belle statuine? Siamo in servizio, noi!

NORIS – E noi siamo qui perché vogliamo pregare. E quindi abbiamo bisogno di raccoglimento e solitudine.

ZAKAR – Mi dispiace: è il regolamento.

LAYLA – (occhi da cerbiatta) Non è che potreste lasciarci sole, bei giovanotti?

ZAKAR – E va bene, se ce lo chiedete così gentilmente… ma solo per pochi minuti. (e si avvia all’uscita, con PAMIR)


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NORIS – Grazie! E che Anubi vi benedica.

ZAKAR – E poi avevo proprio voglia di fare una pausa. Che ne dici, Pamir, se ti offro un bicchiere di latte?

PAMIR – Zakar, lo sai che sono intollerante. Qui se non si decidono a scoprire il caffè, sono rovinato.

LAYLA – (rimasta sola con Noris) Prepariamoci ad invocare gli dei.

NORIS – Ehi, Layla! Hai visto che bei fustacchioni?

LAYLA – Noris, ti ricordo che siamo qui per pregare!

NORIS – Hai ragione, scusa.

LAYLA – (comincia ad invocare gli dei) Oh, grande Amon-ra…

NORIS – (la interrompe) Aspetta, aspetta un attimo.

LAYLA – Che c’è, Noris?

NORIS – Sai cos’ho saputo? Che quel pezzo di marcantonio di Ramsit fa il filo… indovina a chi? A Otis! Non so se mi spiego: Otis!

LAYLA – Non so chi sia.

NORIS – Una tipa mostruosa, tanto è vero che l’hanno soprannominata “la rovina di Tebe”. E pare che li abbiano visti passeggiare mano nella mano sul lungonilo. Ah, non c’è più religione…

LAYLA – Appunto! Adesso posso cominciare? Grazie. (ci riprova) Oh, grande Amon-ra, tu che hai…

NORIS – (la interrompe) Layla?

LAYLA – Che vuoi ancora?

NORIS – Sono stata a farmi leggere la mano dalla Pizia.

LAYLA – E allora?

NORIS – Mi ha fatto l’oracolo!

LAYLA – Sentiamo, che dice il tuo oracolo?

NORIS – Dice: settimana positiva per l’amore. Il 1832 avanti Cristo sarà per voi un anno magico. Marte in trigono vi aiuta negli affari. Ottima salute grazie alla luna, che entra in sagittario senza passare dal via. Farete prestissimo un incontro indimenticabile.

IMHOTEP – (è entrato nel frattempo, senza farsi notare, alle spalle delle due vestali. Ha in mano una pergamena) Buonasera.

LAYLA e NORIS – (colte di sorpresa, cacciano un urlo per lo spavento) Aaah!

LAYLA – (guarda storto Noris) Incontro indimenticabile eh?

IMHOTEP – Scusate, non volevo turbarvi.

LAYLA – Ah, ma siete voi, sacerdote Imhotep. Non vi aspettavamo.

NORIS – Siete qui anche voi per pregare?

IMHOTEP – In un certo senso…

LAYLA – Cos’è quella pergamena?

IMHOTEP – (finge indifferenza) Niente… il testo di un’antica preghiera.

NORIS – (gli strappa di mano la pergamena) Fate un po’ vedere… (legge) ”Questo è lo scritto di Thoth.

In esso sono contenute le magiche parole con cui Iside sottrasse Osiride alla morte”.


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LAYLA – Lo scritto di Thoth! Per tutti i faraoni della sesta dinastia, Imhotep, non avrete intenzione di riportare in vita Ananka, spero!

IMHOTEP – (si riprende la pergamena) Il mio amore per lei supera tutto, anche i confini tra il mondo dei vivi e quello dei defunti.

NORIS – Che cosa romantica…

LAYLA – Volete opporvi al volere degli dei? E sia, ma noi non vogliamo essere né testimoni né complici di questo sacrilegio. Andiamo, Noris, chiamiamo le guardie! (e la trascina fuori)

NORIS – Buona idea! (uscendo) Bei ragazzoni? Iu-hu!

IMHOTEP – (rimasto solo) Non preoccuparti, Ananka. Niente ostacolerà il mio piano. Ma dovrò sbrigarmi, prima che arrivino le guardie. (legge le parole dalla pergamena) Oh, Re degli Dei! La morte non è che il passaggio a una nuova vita. Noi…

ZAKAR – (irrompe con PAMIR) Getta a terra quella pergamena e niente scherzi!

IMHOTEP – (getta a terra lo scritto)

PAMIR – Su bene le manine in alto, da bravo!

IMHOTEP – (esegue)

ZAKAR – Sacerdote Imhotep, siete in arresto per sacrilegio ai sensi del codice faraonico, articolo 4, commi 2 e 5.

IMHOTEP – Maledetti sbirri!

ZAKAR – La legge è questa, amico. Non è che puoi andare in giro a risuscitare tutti.

PAMIR – Ma dove sono andate le due pupe? Volevo ringraziarle per la soffiata.

ZAKAR – Le ho mandate ad avvertire Amenofi, dovrebbero essere qui a momenti.

AMENOFI – (entra, con LAYLA e NORIS. Indossa una tunica da faraone e sul capo una papalina) Che succede qui?

LAYLA – Eccolo, è lui il sacrilego!

AMENOFI – Sacerdote Imhotep! Come dicevano gli antichi sumeri, v’ho beccato col sorcio in bocca!

IMHOTEP – Mio faraone!

AMENOFI – Mio faraone un corno! Grazie al tuo inqualificabile piano, mi hai costretto a questa levataccia nel cuore della notte.

IMHOTEP – Ma volevo solo riportare in vita vostra figlia. Avreste fatto lo stesso anche voi!

AMENOFI – E bravo! Adesso riportavo in vita Ananka, con quello che mi è costato il servizio funebre! E poi è un atto contro il volere degli dei, merita una punizione esemplare. Che sia mummificato vivo!

NORIS – Ma è una morte atroce!

IMHOTEP – Sono pronto a qualsiasi sacrificio, per amore della principessa.

PAMIR – Le bende, le preferite del 18 o del 24?

IMHOTEP – Del 24, grazie: conservano meglio e hanno più effetto fasciante!

AMENOFI – E non è finita, caro Imhotep: nessuno deve pregare per la redenzione del vostro spirito, quindi sarete portato in un luogo lontano…lontano… lontano… lontano… lontano… E lì scaveranno la vostra fossa. E dopo che la vostra fossa sarà ricoperta bene, bene, bene, bene, bene, farò uccidere i servi che l’hanno scavata. E poi farò uccidere i servi che hanno ucciso i servi che


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hanno l’hanno scavata. E poi farò uccidere i servi che hanno ucciso i servi che hanno ucciso i servi che hanno scavata. E poi basta, sennò mi tocca ordinare uno stock di servi nuovi, che tra l’altro costano l’ira di Anubi.

IMHOTEP – Voglio il mio avvocato!

AMENOFI – Stolto! Gli avvocati li ho fatti uccidere tutti, non ricordi?

IMHOTEP – Ah, già… è vero: faceva parte della legge sulla riforma della giustizia!

AMENOFI – E già che ci siamo: farò seppellire con voi anche quel dannato papiro. In modo tale che nessuno, nei secoli a venire, possa compiere il sacrilegio che avevate organizzato. Così ha deciso Amenofi, sommo faraone della tredicesima dinastia!

IMHOTEP – Poi dicono che il tredici non porta male…

Scena 2: STUDIO DELLA PROF. MÜLLER

Musica per il cambio scena: “Walk like an egyptian” (Bangles)

Giorni nostri. Siamo nello studio della professoressa Müller. Lo studio è arredato in stile classico: quadri alle pareti, librerie a muro, qualche poltrona, uno scrivania. A destra l’ingresso principale della casa, a sinistra la porta d’accesso alle altre stanze.

In scena la professoressa MÜLLER, autentico luminare dell’archeologia, insieme alla sua giovane assistente RAQUEL. Stanno catalogando dei reperti.

MÜLLER – (vestita con sobria e austera eleganza. Esamina attentamente alcuni cocci antichi, con l’aiuto di una lente d’ingrandimento) Su questo frammento di anfora vi è dipinto il simbolo dellaregina Nefertiri!

RAQUEL – (vestita un po’ alla maschiaccio, porta gli occhiali) Allora possiamo stabilire con certezza che risale a circa 4000 anni fa.

MÜLLER – Brava Raquel! Ci vuole metodo, nell’esame dei reperti. Solo così si posso ottenere risultati soddisfacenti.

RAQUEL – Non vedo l’ora che arrivino Steve e Joseph con quello che hanno ritrovato oggi agli scavi. Prima, al telefono, mi sembravano entusiasti. Continuavano a ripetere: stavolta, una bella medaglia dal British Museum non ce la toglie nessuno.

MÜLLER – Non siamo venuti in Egitto per appuntarci medaglie, ma per fare il bene della scienza.

TUYA – (è la domestica nubiana della prof.ssa Müller. Ha la pelle scura, è tipicamente abbigliata.

Entra da sinistra, porta un vassoio con una tazzina di tè) Permesso, professoressa Müller.

MÜLLER – Vieni pure, Tuya.

TUYA – Il suo tè.

MÜLLER – Posa pure qui, sulla scrivania.

TUYA – (esegue) Se non ha altre richieste, andrei a fare la spesa per la cena di stasera.

MÜLLER – Per ora nient’altro, grazie.

TUYA – Con permesso, allora. (esce, a destra)

RAQUEL – Servizievole, la sua domestica.


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MÜLLER – Tuya è di origine nubiana: in lei scorre il sangue degli antichi abitanti di queste terre. Essi furono tra i primi ad assoggettarsi alle dinastie dei faraoni egizi. Forse deriva da questo, il suo carattere così docile e mansueto. (squilla il campanello)

RAQUEL – Devono essere loro. (si alza di scatto e va verso l’uscita di destra)

MÜLLER – (tra sé) Bello, vedere i ragazzi così entusiasti. Sento che oggi faremo grandi cose.

RAQUEL – (rientra insieme a JOSEPH, altro giovane archeologo, vestito in maniera molto semplice. Trasportano un grosso scrigno) Poggiamolo qui, sulla scrivania (lo scrigno viene posato) Cosacontiene questo scrigno, Joseph?

JOSEPH – Non l’ho ancora repertato. Preferivo aprirlo in presenza della professoressa. MÜLLER – Intanto vi faccio i miei complimenti, ragazzi. Ottimo lavoro!

JOSEPH – E questo è niente! Aspetti di vedere la specialità della casa, o meglio della tomba.

STEVE – (da fuori) Ehi Joseph, vieni a darmi una mano? La mummia non vuole collaborare.

JOSEPH – Arrivo. (ed esce, a destra)

MÜLLER – Non c’è niente da fare: nelle mie numerose spedizioni ho riportato alla luce monete, papiri, case, addirittura intere città risalenti a migliaia di anni fa. Ma niente mi emoziona come la scoperta di una mummia.

RAQUEL – Eh, la mummia è sempre la mummia!

JOSEPH – (rientra con STEVE, altro giovane archeologo, vestito in maniera sportiva. Trasportano un sarcofago scoperchiato, posto verticalmente, nel quale è contenuta una mummia egizia)

STEVE – (spiritosamente, alla mummia) Fine della corsa, signore. Desidera scontrino o ricevuta?

MÜLLER – Mai visto nulla del genere. Ma che razza di roba è questa?

STEVE – Non trovi che ti somigli, eh “Racchiel”?

RAQUEL – (indispettita) Mi chiamo Raquel!

JOSEPH – Ma quanta cavolo di benda hanno usato per fasciarlo?

STEVE – Dieci rotoli di morbidezza!

ELLEN – (entra, è la fidanzata di Joseph. Una bella ragazza, vestita in maniera semplice ma con buon gusto) Buongiorno a tutti!

RAQUEL – Ciao Ellen!

MÜLLER – Buongiorno, signorina!

ELLEN – (nota la mummia, le si avvicina estasiata) Wow! Che avete intenzione di fare con questa? STEVE – (ironico) Mah, pensavamo di venderla su ebay…

JOSEPH – Ecco, basta vedere una mummia vecchia migliaia di anni che subito ci si dimentica del proprio fidanzato. Capisco il fascino dell’uomo maturo, ma così è troppo!

ELLEN – Scusami, tesoro… (e l’abbraccia)

RAQUEL – (dopo averla esaminata) Avete notato? Alla mummia non hanno tolto le viscere.

JOSEPH – Tu vedi troppe puntate di “CSI”.

MÜLLER – Fa’ un po’ vedere… (esamina rapidamente la mummia) Raquel ha ragione! Non c’è il solito taglio dell’imbalsamatore.

JOSEPH – Questo poveretto è stato sepolto vivo! Ma che avrà mai combinato per meritare una morte


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così orribile?

MÜLLER – Fammi un po’ leggere i geroglifici. (osserva i geroglifici sul sarcofago) . ELLEN – Beata lei, professoressa, che sa leggere quella roba. Per me, l’egiziano… è arabo!

MÜLLER – (legge i geroglifici) “Imhotep. Gran sacerdote del tempio del sole”. Questa mummia ha più di 3700 anni.

JOSEPH – Li porta bene, però.

RAQUEL – (indica, sul sarcofago) I segni che proteggono l’anima e il suo cammino verso l’altra vita sono stati cancellati facendo dei graffi con una pietra appuntita. Come mai?

STEVE – Si vede che non avevano trovato la gomma!

MÜLLER – È probabile che il nostro Imhotep abbia commesso un sacrilegio. Quindi ha ricevuto una doppia condanna: in questo mondo e nell’altro.

JOSEPH – Qui si fanno ipotesi, si formulano supposizioni… e magari la verità è racchiusa nello scrigno che era nella tomba con lui. (tutti guardano la professoressa Müller con insistenza)

MÜLLER – E va bene, apriamolo!

TUTTI – (si precipitano verso lo scrigno)

JOSEPH – Calma, ragazzi! Apro io. (e fa per aprire lo scrigno)

MÜLLER – (lo blocca) Un momento! Guardate, c’è il sigillo intatto del faraone Amenofis. STEVE – È roba di marca, allora!

MÜLLER – (tra sé) Allora è come sospettavo… Apri pure, Joseph, ma con la massima delicatezza, mi raccomando.

JOSEPH – (apre finalmente la cassa. TUTTI guardano cosa contiene)

ELLEN – Ma c’è dentro un altro scrigno più piccolo!

STEVE – E cos’è, una matrioska egizia?

JOSEPH – (estrae lo scrigno più piccolo) C’è un geroglifico su questo scrigno!

RAQUEL – (legge dallo scrigno) “Morte, punizione eterna per chiunque oserà aprire questo sacro scrigno. Nel nome di Amon-Ra, re degli dei”. Che significa, professoressa Müller?

STEVE – Apriamolo e lo sapremo.

ELLEN – Tu sei pazzo! C’è una maledizione, per chi apre lo scrigno.

STEVE – Dopo 3700 anni, sarà caduta in prescrizione.

MÜLLER – Forse Ellen non ha tutti i torti. I miei colleghi all’Università di Cambridge, esperti di scienze occulte, mi hanno raccontato che, secondo la leggenda, il sacerdote Imhotep, per amore di una sacra vestale, aveva trafugato lo scritto di Thoth… conoscete Thoth, no?

STEVE – Certo! Il capitano della Roma!

RAQUEL – Quello è Totti! E non scrive certo in egiziano.

JOSEPH – Neanche in italiano, però.

MÜLLER – Lo scritto di Thoth contiene le magiche parole che permisero a Iside di sottrarre Osiride alla morte.

RAQUEL – Allora lì dentro c’è lo scritto! Sarebbe una scoperta sensazionale! (e fa per aprirlo)


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MÜLLER – Ferma! I miei colleghi mi hanno anche detto che gli dei dell’Egitto abitano ancora queste sabbie sconfinate. E a volte esercitano ancora il loro potere.

ELLEN – (va a sedersi, lasciandosi cadere su una poltrona)

JOSEPH – (accorre da lei) Che hai, Ellen?

ELLEN – Tutta questa storia mi ha un po’ turbato…

JOSEPH – Sei troppo sensibile. D’altronde è una delle tue doti che apprezzo maggiormente.

ELLEN – Ho bisogno di un bicchier d’acqua. Andiamo di là in cucina, Joseph.

JOSEPH – Come desideri, cara. Con permesso, cari colleghi. Torniamo subito. (ed esce con ELLEN, a sinistra)

RAQUEL – Che facciamo con questo scrigno, professoressa?

MÜLLER – Ancora non lo so. E per di più la presenza di questa mummia mi inquieta non poco. Vado in giardino a riflettere.

RAQUEL – Vengo con lei, professoressa. Tu non vieni, Steve?

STEVE – No, vi aspetto qui. Nel frattempo finisco di esaminare questi frammenti d’anfora.

MÜLLER – Ma non azzardarti ad aprire lo scrigno!

STEVE – Non mi permetterei mai!

RAQUEL – (accompagna la MÜLLER all’uscita di sinistra) Non si lasci coinvolgere troppo, professoressa: pensi al bene della scienza. (cambia tono) Lei cosa dice: se troviamo veramente lo scritto di Thoth, ce la faranno l’intervista a Verissimo? (escono)

STEVE – (comincia a osservare i reperti sulla scrivania. Dopo qualche secondo sbotta) Al diavolo questi quattro cocci d’anfora! Sono troppo curioso di vedere che c’è nello scrigno. (di soppiatto, si avvicina allo scrigno, lo scoperchia e nota che vi è contenuto un papiro. Con grande deferenza lo prende, lo srotola, e trascrive il contenuto del papiro su un foglietto. Legge i suoi appunti) Oh, Re degli Dei! Lamorte non è che il passaggio a una nuova vita. Noi viviamo oggi, vivremo ancora, in molteplici forme, noi dovremo tornare. Oh, maestoso. (mette in tasca il foglietto) Che cavolata…

LA MUMMIA – (lentamente inizia prendere vita, inizia a muoversi, a camminare. Si avvicina a Steve)

STEVE – (la nota. Con noncuranza) Facciamo quattro passi eh? (realizza, caccia un urlo fortissimo)

Aaaaaah! (poi esplode in una lunghissima risata isterica da folle)

LA MUMMIA – (fa per prendere il papiro, ma si blocca quando sente voci provenire da fuori)

RAQUEL – (da fuori) Che succede Steve?

JOSEPH – (da fuori) Tutto bene?

LA MUMMIA – (spaventata, si guarda attorno, quindi esce a destra)

MÜLLER, RAQUEL, ELLEN e JOSEPH – (dopo pochissimi istanti entrano rapidamente, da sinistra)

JOSEPH – Steve, ti abbiamo sentito urlare. Che è successo?

RAQUEL – Mi sembri più scemo del solito.

ELLEN – (nota il sarcofago vuoto) Guardate, qualcuno ha trafugato la mummia!

MÜLLER – Parla, figliolo! Parla, in nome del cielo!

STEVE – (continua per qualche secondo la sua risata da folle) Ah, ah, ah! (d’improvviso, si mette a parlare con le voci dei più svariati personaggi: Bruno Vespa) Buonasera, benvenuti a “Tomba atomba”… Dlin-don… è con noi stasera… la mummia! (e canticchia le prime note della musica di


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“Via col vento”) Pa-pa-papaaaaaaa…. (con la voce di Mike Bongiorno) Allegria, amici esploratori!

Allora, signora Mummia, che sarcofago vuole? Il numero uno, il numero due o il numero tre? (con la voce di Berlusconi) Cucù! Mi consenta… la vera mummia… sono io! (e riprende a ridere)

RAQUEL – Dio mio, che orrore! Sembra la mummia di Fiorello!

JOSEPH – (va da Steve, comincia a dargli dei piccoli schiaffetti) Siamo noi, Steve! I tuoi amici!

Riprenditi! Ritorna in te!

STEVE – (continua la sua risata, poi si lascia cadere sulla poltrona, stremato)

MÜLLER – Povero Steve, è rimasto scioccato.

RAQUEL – (nota il papiro sulla scrivania) Oh Signore benedetto, ma questo è il papiro! JOSEPH – Ma se è così, allora vuol dire che…

MÜLLER – Comunque siano andate le cose, l’unico dato certo è che la mummia di Imhotep, la più grande scoperta di questa nostra spedizione, non è più in nostro possesso.

RAQUEL – E adesso?

JOSEPH – E adesso?

ELLEN – E adesso?

Canzone “Perdere la mummia” (sulle note di “Perdere l’amore, di Massimo Ranieri)

STEVE –         E adesso… è andata via!

e mi ha lasciato solo.

Lo giuro in fede mia:

è uscita e ha preso il volo.

RAQUEL –  È troppo poco il tempo

che abbiam passato insieme.

JOSEPH –     Eppure, a quella mummia

già le volevo bene.

ELLEN –                                                                                         Perdere la mummia

con estrema calma.

e in un batter d’occhio rimanere senza salma.

Rischi d’impazzire,

sembri un deficiente.

Guardi nel sarcofago e non ci trovi niente.

E vorresti urlare:

maledetto Egitto!

Imbalsameresti, se lo trovi, pure il gatto. (si sente un miagolio stridulo)

MÜLLER – Mi sembrate tutti ammattiti:

ricordate che siamo scienziati!

STEVE –         Sì, ma un po’ sfigati…

TUTTI –           (in coro) Perdereeee… la mummia!!!!


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Scena 1: STUDIO DELLA PROF. MÜLLER

Si apre il sipario sulle note di un brano di musica classica dall’atmosfera un po’ mesta.

MÜLLER – (seduta sulla poltrona, sorseggia un tè con lo sguardo perso nel vuoto)

STEVE – (è alla scrivania. Sta catalogando dei reperti)

RAQUEL – (entra) Via, non sia così triste, professoressa. Ancora sta pensando alla mummia? È passato quasi un anno, ormai.

MÜLLER – Non è tristezza la mia, ma delusione. La scoperta della mummia di Imhotep poteva essere di straordinaria importanza per la comunità scientifica internazionale!

RAQUEL – Che rabbia, se penso che ce l’hanno soffiata da sotto il naso. E quei furfanti che ce l’hanno rubata, ancora non sono stati presi. Come del resto la refurtiva.

STEVE – Pensi sempre che sia stata rubata?

RAQUEL – Non vorrai ricominciare con quella storia, spero! La mummia non può essersene andata via da sola: è stata un’allucinazione, te l’ha detto anche il dottore.

STEVE – Non date retta a quel dannato strizzacervelli… è convinto che io sia pazzo!

RAQUEL – E poi, se ci fosse una mummia vivente in giro, qualcuno se ne sarebbe di certo accorto. Non è vero, professoressa Müller?

MÜLLER – (per sviare il discorso) Un po’ di tè, cara?

RAQUEL – A proposito, il papiro con lo scritto di Thoth dove si trova in questo momento? MÜLLER – In un luogo sicuro, ne puoi star certa.

RAQUEL – Ah, molto bene! (va da Steve, gli parla sottovoce) Eppure quel papiro dev’essere qui in casa sei sicuro di averlo cercato bene?

STEVE – Sicurissimo: ho scandagliato questa villa in ogni suo angolo. In compenso ho trovato una foto della professoressa da giovane in costume da bagno.

MÜLLER – Di cosa confabulate, voi due?

RAQUEL – Di reperti archeologici…

(squilla il campanello, fa per alzarsi)

RAQUEL – (la precede) Stia comoda, professoressa, vado io. (e va ad aprire. Sulla porta compare KHARIS, una guida indiana dall’aspetto un po’ inquietante. Ha fattezze identiche a quelle del sacerdote Imhotep. Indossa un fez e una lunga tunica) Desidera?

KHARIS – Vorrei parlare con la professoressa Müller.

MÜLLER – Sono io!

KHARIS – (si avvicina, con passo solenne) Ho sentito parlare molto parlare di lei e della sua spedizione.

STEVE – (dà di gomito a Raquel) Fa conquiste la prof, eh?

MÜLLER – (lo redarguisce) Che ti credi? Ho anch’io un mio pubblico, sai?


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KHARIS – Sbaglio o fanno parte della missione anche il dottor Joseph e la sua graziosa fidanzata?

RAQUEL – È vero, ma in questo momento sono al bazar. Hanno visto delle stoffe che possono andar bene per le tende della loro futura casa.

KHARIS – Allora sono cascato proprio a fagiolo!

STEVE – Ah, adesso ho capito! Tunicone, s’interessa di tendaggi, piomba in casa all’improvviso… è un vu’cumpra’!

KHARIS – Il mio nome è Kharis.

STEVE – Kharis… sembra il nome di un modello di automobile. (ironico) “Sai, ho appena cambiato macchina… mi sono preso la Kharis 750 Turbo Diesel”.

KHARIS – Ho saputo che le vostre ricerche non stanno dando gli esiti sperati.

MÜLLER – Girano in fretta le voci qui in Egitto, vedo. Comunque è vero: diciamo che per la mia spedizione non è un periodo troppo fortunato.

RAQUEL – Il reperto più antico che abbiamo trovato questa settimana è una lattina di birra scaduta nel 1984.

KHARIS – Mi permetta allora di offrirvi la più grande scoperta degli ultimi cinquant’anni. (e dà un coccio alla professoressa)

MÜLLER – Cos’è questo?

STEVE – Sarà il solito souvenir…

KHARIS – Fa parte del corredo funerario della leggendaria principessa Ananka, la più bella tra le belle, insignita del titolo di “miss Piramide” 1834 avanti Cristo..

MÜLLER – La figlia di Amenofi, detto “il magnifico”!

KHARIS – Sì, quel grandissimo farabutt… ehm, quel grandissimo faraone! Amenofi, il magnifico. RAQUEL – E pensate che sia lontana, la tomba della principessa?

KHARIS – È a qualche centinaio di metri da qui. Vi mostrerò io il punto esatto dove scavare. Fatevi trovare domattina alle dieci.

MÜLLER – (entusiasta) Questo è il più bel regalo che potessi ricevere. Fatevi abbracciare, Kharis! (fa per abbracciarlo)

KHARIS – (la allontana con un deciso gesto della mano) Non avvicinatevi!

MÜLLER – Perché?

KHARIS – Noi egiziani siamo tipi molto riservati.

MÜLLER – Ah, ma sei un timidone allora! Ecco perché non ti ho mai visto in giro.

KHARIS – In effetti, fino a poco tempo fa, ho passato le mie giornate tappato in cassa. Ops, scusate, volevo dire in “casa”. Scusate, non parlo molto bene la vostra lingua. A domani, allora. (si avvia verso l’uscita di sinistra, accompagnato da RAQUEL)

MÜLLER – Arrivederci, Kharis.

RAQUEL – Perdoni la curiosità tutta femminile, ma lei quanti anni ha?

KHARIS – (dopo aver riflettuto) Quaranta, signorina.

RAQUEL – Su, non lo dica con quella faccia… Ma non lo sa che la vita ricomincia a quarant’anni? KHARIS – Dice bene, signorina! (esce)


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RAQUEL – Un individuo inquietante, ma anche affascinante. MÜLLER – Vero: ha una componente di mistero che attrae. STEVE – Bah…

RAQUEL – Che c’è, Steve? Sei geloso?

STEVE – (finge superiorità) Geloso io, di quello? (poi crolla) Ebbene sì, lo ammetto! Ma non è questo che mi lascia perplesso…

MÜLLER – Che c’è, allora?

STEVE – È che ho come l’impressione di averlo già visto, quel Kharis. Sì, ma… dove?

Scena 2: TOMBA DELLA PRINCIPESSA ANANKA

Il cambio scena è accompagnato da una musica d’atmosfera, stile film avventuroso alla Indiana Jones.

L’interno della tomba della principessa Ananka è identico a come l’avevamo visto nel primo atto. La scena resta vuota: sentiamo il rumore di uno scalpello che picchia sul marmo. Voci fuori scena.

KHARIS – Ecco, il posto è questo.

MÜLLER – Ma c’è ancora il sigillo in marmo dei sette sciacalli!

RAQUEL – Quello che i sacerdoti del tempio mettevano affinché nessuno potesse entrare. JOSEPH – Ci sapevano fare, questi: altro che antifurto!

STEVE – Lasciate fare a me! Al corso di kung-fu mi chiamavano lo spaccapietre. Un colpo secco e il sigillo dei sette nani è bello che andato!

JOSEPH – Dei sette sciacalli, Steve. E comunque meglio usare martello e scalpello. State a vedere! (sentiamo il rumore di un colpo di scalpello e il tonfo sordo della lastra che cade a terra)

RAQUEL – Ah, bravo Joseph!

MÜLLER – Kharis, a lei l’onore.

KHARIS – (entra in scena, si guarda attorno. Poi tra sé) È rimasto tutto come una volta!

Entra la professoressa MÜLLER, seguita da JOSEPH, STEVE e RAQUEL, tutti muniti di torcia. Si guardano attorno, ammirati.

MÜLLER – Dio, che meraviglia! Nessuno aveva più oltrepassato questa porta da più di 3700 anni.

STEVE – Per forza, c’era il sigillo dei magnifici sette.

RAQUEL – Dei sette sciacalli!

STEVE – Dei magnifici sette sciacalli e non se ne parli più.

RAQUEL – Ma vi rendete conto? Giungendo quaggiù siamo discesi nella profondità della storia, negli abissi dell’antichità.

STEVE – Nello scantinato dell’archeologia!

JOSEPH – I graffiti al posto della carta da parati! Potrebbero essere un’idea per il soggiorno! Devo proporlo ad Ellen. (estrae il cellulare, guarda il display) Mannaggia, non c’è campo!

STEVE – Strano che non ci sia campo: siamo in un camposanto! KHARIS – Joseph, come mai la signorina Ellen non è venuta con noi?


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JOSEPH – Ha fatto le ore piccole, stanotte. E non ce l’ha fatta a svegliarsi: ha il sonno pesante, lei… Prima che si svegli, ci vogliono secoli.

KHARIS – La capisco: ho avuto anch’io lo stesso problema…

RAQUEL – (trova il baule con il corredo) Guardate, qui c’è il corredo funebre! Ci saranno decine e decine di braccialetti, collane, anelli…

STEVE – Ma quanta roba ha preso? Mi sa che c’erano i saldi!

MÜLLER – (si avvicina al sarcofago) Ed ecco qui la padrona di casa! Joseph, Steve, sollevate il sarcofago!

JOSEPH – Subito, professoressa! Kharis, ci dà una mano?

KHARIS – Non sia mai! A noi egizi non è permesso scoperchiare le bare: è considerato sacrilegio. JOSEPH – Mi perdoni! Non volevo indurla in tentazione! Sei pronto, Steve?

STEVE Vai! (sollevano con grande sforzo il coperchio del sarcofago) Accidenti… sento addosso tutto il peso della storia!

JOSEPH – Un ultimo sforzettino… ecco! (finalmente la scoperchiano)

KHARIS – (con il suo solito passo deciso, si avvicina al sarcofago appena aperto. Guarda la mummia con occhi teneri) Mia dolce Ananka! 3700 anni... e non sei cambiata di una virgola!

MÜLLER – Ha ragione: è incredibile come questa mummia si sia conservata perfettamente integra per tutto questo tempo.

JOSEPH – Bisogna festeggiare questo prezioso ritrovamento!

RAQUEL – Perché non diamo un party?

MÜLLER – Ottima idea, ma mia villa è troppo piccola per ospitare ricevimenti.

RAQUEL – E allora facciamolo direttamente qua dentro! Ce n’è tanto, di spazio.

JOSEPH – L’happy hour dentro al loculo? Mi piace, ci sto!

MÜLLER – Ma non sarà un atto sacrilego?

RAQUEL – Al contrario! Sarà un ultimo omaggio alla grandezza e alla graziosità della principessa Ananka!

MÜLLER – E allora… vada per il ricevimento in tomba!

RAQUEL – Meraviglioso! Sarà un evento unico nel suo genere: ne parleranno tutti!

MÜLLER – (a Kharis) E lei dev’essere dei nostri! Se non viene mi offendo!

KHARIS – No, mi vergogno…

RAQUEL – E su! Ci sarà la musica, si danzerà!

KHARIS – Sono un pessimo ballerino!

STEVE – Ma ci saranno le autorità! E a fine serata, imbalsameremo anche il sindaco.

KHARIS – Siete gentili, ma non posso accettare. JOSEPH – Lo faccia per noi! Ci sarà anche Ellen! KHARIS – (capitola) Ah, se è così… va bene, ci sarò. MÜLLER – Bravo! Sarà una grande occasione mondana. KHARIS – Se lo dite voi…


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MÜLLER – Ma certo! Mi sa che lei non va spesso “in vita”, eh?

KHARIS – Effettivamente…

(Buio per qualche secondo. Quando si riaccendono le luci, la scena è vuota. Parte in sottofondo una musica raffinata da party di alta società. La scena si riempie di invitati, tutti con il loro salatino e il loro cocktail in mano. Tra questi, troviamo la prof.ssa MÜLLER, JOSEPH, STEVE e ELLEN, anche loro alle prese con piattini e bicchieri. TUYA, la domestica nubiana, passerà col vassoio a servire gli invitati per tutta la scena.

RAQUEL – Vedo che ha invitato parecchie sue colleghe archeologhe, professoressa.

MÜLLER – Ma sì… l’ho fatto un po’ per il bene della comunità scientifica, un po’ per farle schiattare d’invidia!

UNA INVITATA - Party stupendo, tesoro!

MÜLLER – Grazie cara!

UN PRIMO INVITATO – Squisite queste tartine, vero?

UN SECONDO INVITATO – Già!

UN TERZO INVITATO (agli altri due) Scusate, anche voi parenti dello sposo?

PRIMO INVIATO – Quale sposo?

TERZO INVITATO – Ma non è un ricevimento di nozze, questo?

SECONDO INVITATO – Certo che no! Mi perdoni, ma questa è la festa di laurea del figlio dell’assessore.

PRIMO INVITATO – Festa di laurea? Ma non era una cresima?

QUARTO INVITATO – (si aggiunge) A me avevano detto che era l’assemblea annuale dei soci del circolo della caccia.

TUTTI – (si guardano con aria interrogativa) Mah…

PRIMO INVITATO – (dopo secondi di imbarazzo, rompe gli indugi) Avete provato quelle al tonno? Sono là! ( indica una direzione e vi si fionda. GLI ALTRI TRE INVITATI lo seguono a ruota)

BETTY – (tipica turista, vestita in maniera bizzarra. Osserva una delle pareti della tomba con GRETA, altra turista vestita in maniera simile all’amica) Greta?

GRETA – Dimmi Betty.

BETTY – Ma tu ci capisci qualcosa, di questi disegnini sul muro?

GRETA – (finge di sapere, in realtà sta abbozzando) Io?... Sì… certo! Innanzitutto, non si chiamano “disegnini”, ma si chiamano gero… gero… gerontologi, mi pare!

BETTY – (altrettanto ignorante, si beve tutto quello che le dice l’amica) Aaah!

GRETA – Ad esempio… vedi questo disegno a forma di cammello? Ecco, questo significa “cammello”, mentre quello a forma di albero vuol dire “albero”.

BETTY – E come mai li hanno messi vicini?

GRETA – (spiazzata) Perché li hanno messi vicini?.... Eh beh… forse per segnalare che qui vicino c’era

un albero di cammelli!

BETTY – Ma i cammelli mica crescono sugli alberi!

GRETA – Adesso! Ma all’epoca… c’erano un sacco di alberi di cammelli! …C’erano sterminate piantagioni di cammelli… A forza di stare intere stagioni abbarbicato sul ramo, prima di


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maturare, al cammello si formò la gobba.

BETTY – Ma il cammello ne ha due di gobbe!

GRETA – Adesso! È l’evoluzione della specie, no?

BETTY – (nota un’altra immagine) E questo elefante con una riga sopra?

GRETA – Ehm…“divieto di transito agli elefanti”

BETTY – (ne nota un’altra) E questo leone che sbrana un uomo?

GRETA – “Vietato dare da mangiare ai leoni”

BETTY – Oh, che peccato! Di quest’altro non si vede niente! È tutto graffiato!

GRETA – Graffito, Betty! Si dice graffito!

BETTY – (ammirata) Come sei colta, Greta!

MÜLLER – (a Raquel) Non vedo Kharis. Speriamo si sia ricordato del party.

KHARIS – (entra)

MÜLLER – (lo nota) Oh, eccolo lì, il nostro amico! Buonasera! (gli si avvicina)

KHARIS – Buonasera, professoressa. Complimenti per la festa.

MÜLLER – Kharis, non mangiate niente? Vi abbiamo tenuto da parte un po’ di tartine ai peperoni!

KHARIS – No, grazie! Non vorrei rovinarmi lo stomaco: è così delicato… Come se avessi accettato. (e si avvicina al sarcofago di Ananka)

MÜLLER – Quel ragazzo deve mangiare qualcosa, altrimenti mi deperisce.

KHARIS – (davanti al sarcofago) Visto, Ananka? Tutti sono qui a farti omaggio, come ai vecchi tempi! Ricordi? Ci incontrammo per la prima volta proprio ad una festa. Ti offersi un chinotto e cominciammo a fare conoscenza. Poi i primi baci sotto la sfinge, eccetera, eccetera. Ne sono passati di anni, eh? Ma tu non sei una reminiscenza morta e sepolta, ma una fiamma che brucia in me e che rivive negli occhi e nell’anima di quella ragazza. (indica Ellen, che si trova dall’altra parte della scena) In lei rivedo la tua bellezza e la tua profondità d’animo

ELLEN – (a Joseph che sta per mangiare la tartina) Nooo! La tartina con la bandierina della Finlandia! Aspetta, prima di mangiarla, che le faccio la foto col cellulare. (estrae e scatta) E non buttare la bandierina, eh, che faccio collezione!

KHARIS – Sono proprio cambiati i tempi. Ma non importa: essa è la prescelta. Sarà lei a compiere il grande sacrificio! (sempre rivolto alla mummia) Allora, se ti sta bene, io con quella ci provo, eh? Cioè… volevo dire… la metto alla prova! (va in proscenio)

ELLEN – Allora me l’hai promesso, eh Joseph? Domani sera mi porti al cinema!

JOSEPH – Certo, cara!

ELLEN – (sorridente, volto disteso) Che bello, ho proprio voglia di divertirmi un po’! JOSEPH – E cosa vorresti andare a vedere?

KHARIS – (inizia il rituale ipnotico, con gesti gravi e solenni) “Habit alem!”

ELLEN – (improvvisamente si fa cupa in volto) “Habit alem!”.

JOSEPH – (equivoca) Mai piaciuti i film comici egiziani!

ELLEN – (va in proscenio, dalla parte opposta a Kharis, con movimenti meccanici. Ha lo sguardo fisso nel vuoto)


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JOSEPH – Ellen, dove vai? Che ti prende? (la segue, a distanza)

KHARIS – “Habit alem!”

ELLEN – (continua, sempre in stato catatonico) “Habit alem!”.

KHARIS – “Ananka, em noc inemir” (alza la mano come per chiamare Ellen a sé)

ELLEN – “Imhotep, em noc inetir” (e si dirige verso Kharis, come attratta verso lui da una forza misteriosa)

JOSEPH – (la segue) Ah, ecco! Volevo giustappunto presentarti il nostro Kharis!

ELLEN – (a pochi passi da Kharis, lo squadra, strabuzza gli occhi)

JOSEPH – È lui che ci ha fatto scoprire questa…

ELLEN – (sviene)

JOSEPH – (la soccorre) Ellen! Che ti succede?

KHARIS – Adir epnot! (e si allontana con la solita andatura pacata)

TUTTI GLI INVITATI – (osservano la scena sbigottiti)

MÜLLER – Non ha retto la vista di Kharis! (e accorre da Ellen con RAQUEL) RAQUEL – …che non sarà Brad Pitt, ma questa mi pare una reazione esagerata! JOSEPH – Ellen, che hai? Steve, dammi una mano!

STEVE – (non bada alla scena. sta corteggiando un’invitata) Allora, signorina…vuol venire a casa mia a vedere la mia collezione di antichi reperti archeologici?

JOSEPH – Steve! Invece di fare il cretino con le turiste, dammi una mano a sollevare Ellen. STEVE – Arrivo! (accorre, ma prima dice all’invitata) Ci teniamo in contatto eh? RAQUEL – Scusate, c’è un medico in tomba?

PAULA – (è una giovane dottoressa, ha in mano una borsa) Eccomi, io sono un medico. Sono la dottoressa Paula, dell’Asl di Alessandria d’Egitto.

RAQUEL – È un angelo che la manda: la nostra collega si è sentita male.

PAULA – (inizia a visitare Ellen)

MÜLLER – (agli altri invitati) Per favore, signori, non c’è più niente da vedere: lasciamo lavorare in pace la dottoressa. Grazie per essere intervenuti, signori. Arrivederci!

TUTTI GLI INVITATI – (lasciano la scena. Vi rimangono solo ELLEN, PAULA, JOSEPH, STEVE, RAQUEL e la professoressa MÜLLER)

PAULA – (visitando Ellen) Per fortuna mi sembra solo un semplice mancamento. Che è accaduto?

JOSEPH – Stavamo parlando: a un certo punto mi ha piantato lì come una mummia e ha cominciato a fare movimenti strani.

PAULA – Devo auscultare questa ragazza!

STEVE – Ma se non parla, cosa vuole auscultare?

RAQUEL – Zitto e fa’ lavorare il medico.

PAULA – (fruga nella sua borsa, estrae uno stetoscopio. Prova ad auscultare la ragazza in vari punti) Accidenti! Ma qui non si sente niente!

STEVE – Come “non si sente niente”? Joseph, hai cambiato le batterie a Ellen?


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JOSEPH – Ma non è mica un ipod: è una ragazza! La mia, per la precisione.

PAULA – Interessante! E da quando tempo siete assieme?

JOSEPH – Quattro anni, perché?

PAULA – E non vi sembra ora di sposarvi?

JOSEPH – Lo faremo presto! Giusto l’altro giorno abbiamo visto le stoffe per le tende del soggiorno. Hanno dei buoni prezzi, giù al bazar, e allora abbiamo preso… (realizza) Oh, insomma! È qui per fare conversazione o per visitare Ellen?

PAULA – Io sono un medico molto scrupoloso: devo sapere tutto dei miei pazienti. (sente il polso sinistro, quello dell’orologio, ad Ellen) Il polso è regolare: circonferenza di 23 centimetri, 71 battitial minuto, orologio di marca scadente, si direbbe comprato in un discount.

STEVE – Accidenti, che medico! (con fare da playboy) Dottoressa, che ne direbbe di venire a cena con me, domani sera? Così mi fa l’esame del colesterolo…

ELLEN – (emette strani mugolii)

RAQUEL – Zitto, imbecille! Ellen si sta risvegliando!

MÜLLER – Sia ringraziato il cielo!

PAULA – Signorina, come si sente?

ELLEN – (fissa tutti, tremante e spaventata)

JOSEPH – Ellen, tesoro… parla!

ELLEN – Nebkere atoip satip ifer kasat!

TUTTI – (si guardano, sorpresi)

STEVE – (ironico) Mi ha tolto le parole di bocca, guarda!

Scena 3: STUDIO DELLA PROF. MÜLLER

Sottofondo musicale del cambio scena è una musica drammatica. Troviamo ELLEN distesa su una poltrona, che si dimena con una pezza in fronte. Accanto alla ragazza, la professoressa MÜLLER, PAULA e JOSEPH.

PAULA – (tocca la fronte alla ragazza) La temperatura è scesa a 36 e 4, ovvero 1,7 gradi in meno rispetto al controllo di un’ora fa.

JOSEPH – Che sollievo, la febbre non c’è più.

PAULA – Adesso ha solo bisogno di un po’ di riposo. Vedrete, si rimetterà in sesto quanto prima.

MÜLLER – Tuya, accompagna la dottoressa alla porta.

TUYA – (entra e si piazza vicina a Tuya)

MÜLLER – Che dire, dottoressa Paula? Il suo intervento è stato provvidenziale: davvero non sappiamo come ringraziarla.

PAULA – Beh, io sì… vi farò pervenire la mia parcella nei prossimi giorni. Buonanotte! (esce, a destra, con Tuya)

MÜLLER – Buonanotte, dottoressa.


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ELLEN – (continua a dimenarsi sulla poltrona) “Ubir nator sadet aiaf!”

JOSEPH – Ma che dice? È da quando si è ripresa che parla un linguaggio strano…

ELLEN – (ripete) “Ubir nator sadet aiaf!”

MÜLLER – Puoi ripetere, prego?

ELLEN – (ripete, sempre in stato di confusione) “Ubir nator sadet aiaf!”

MÜLLER – Ma non è possibile! Si tratta un antico idioma egizio, che nessuno ha mai più udito sulla Terra da più di duemila anni.

JOSEPH – Alla faccia della lingua morta!

ELLEN – (sempre dimenandosi) Imhotep senof ed maet! Imhotep!

MÜLLER – Imhotep! Ma allora vuol dire che… Vado un attimo in camera mia, torno subito. Tu sta’ qui ad accudirla. (esce, a sinistra)

JOSEPH – Ci può scommettere.

ELLEN – (agitandosi sempre di più) Imhotep senof ed maet! Imhotep! Imhotep!

JOSEPH – (scuotendola) Ellen! Ellen, riprenditi per l’amor del Cielo!

ELLEN – (si riprende) Joseph! Che è successo?

JOSEPH – Hai avuto un brutto mancamento, deliravi! Ma ora è tutto passato.

ELLEN – E quando è successo?

JOSEPH – Quando eravamo nella tomba di Ananka.

ELLEN – Già, la tomba.

JOSEPH – Sai, da quando abbiamo scoperchiato quella mummia… la sua immagine mi perseguita, ce l’ho sempre davanti.

ELLEN – Davvero?

JOSEPH – Sì, e non so perché! (fissa intensamente Ellen) Già! Ecco chi mi ricorda, Ananka! Sei tu sputata, Ellen!

ELLEN – Devo prenderlo come un complimento?

JOSEPH – È chiaro! Ananka era una donna bellissima. Tanti uomini fecero follie per lei. Anch’io farei follie per te, Ellen! Mia principessa!

ELLEN – Mio faraone! (e lo bacia sulla guancia)

MÜLLER – (entra da sinistra, nota i due) Fermi! Ma che fate???

JOSEPH – Eh, per un bacetto…

ELLEN – Bigotta!

MÜLLER – (tra sé) Questa non ci voleva! La maledizione che ha colpito Ellen, presto potrebbe colpire anche il nostro Joseph. Bisognerà stare molto attenti (ad alta voce) Joseph, ti devo parlare.

JOSEPH – Arrivo, professoressa. (a Ellen) Tu sta’ qui e riposati ancora un po’.

ELLEN – Ma stasera andiamo al cinema, eh!

MÜLLER – (uscendo con Joseph, a sinistra) Ecco, Joseph… non so come spiegarti… sono seriamente preoccupata (escono. ELLEN rimane sola in scena per qualche secondo. Si sente bussare)

TUYA – (entra da sinistra, attraversa il palco e va ad aprire, a destra. È KHARIS) Desidera?


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KHARIS – (stende il pugno verso Tuya per mostrarle l’anello che indossa)

TUYA – (lo fissa, poi guarda Kharis negli occhi. quindi s’inginocchia davanti a lui e gli bacia l’anello) Mio sacerdote!

KHARIS – Akmil isat nubian otip!

TUYA – (ipnotizzata, è ormai schiava di Kharis) Kalef, safed Imhotep! KHARIS – Akip mael domat! Ananka tabit! (e le indica l’uscita di destra) TUYA – (si rialza e, sempre ipnotizzata esce a destra)

KHARIS – (va da Ellen, che sta dormendo sulla poltrona. La fissa intensamente)

ELLEN – (apre gli occhi, lo vede, ha un sussulto. Si alza in piedi)

KHARIS – Mi scusi, non volevo spaventarla.

ELLEN – Nessun problema, ma… lo sa come ci si sente ad essere svegliati quando si riposa!

KHARIS – Lo so! Lo so!

ELLEN – Lei chi è?

KHARIS – Il mio nome è Kharis, vorrei parlare con la professoressa Müller.

ELLEN – È di là, col dottor Joseph.

KHARIS – Vi secca se l’attendo qui?

ELLEN – Niente affatto.

KHARIS– Non avete la sensazione di avermi già visto?

ELLEN – Vecchio trucco: non attacca!

KHARIS – Non la sto prendendo in giro! (la fissa, per ipnotizzarla) Già nella tomba di Ananka i nostri destini s’incrociarono, signorina Ellen!

ELLEN – Come sa il mio nome?

KHARIS – So molte cose di lei! So anche che nelle sue vene scorre sangue egiziano.

ELLEN – È vero! Una mia bisnonna era di queste parti.

RAQUEL – (entra da sinistra, con Steve) Tuya, hai preparato il minestrone? Tuya? Ma dove si sarà cacciata? (nota Kharis) Oh, signor Kharis! Dove si era cacciato? È dal ricevimento che non la vedevamo più.

STEVE – È sparito nel nulla all’improvviso: ho dovuto finire io tutte le tartine ai peperoni! RAQUEL – Vedo che ha già fatto amicizia con la nostra Ellen.

ELLEN – (fissandolo assorta) Un tipo davvero originale, uno di cui non ci si può davvero dimenticare.

MÜLLER – (entra d’improvviso con Joseph. Nota la scena) Mio Dio, il redivivo è già qui!

JOSEPH – Imhotep! Chi muore… si rivede, eh?

ELLEN – (sempre più rapita) Imhotep…

RAQUEL – Come sarebbe a dire Imhotep??? Ma allora… è vero!

STEVE – Ecco dove ti avevo visto! Scusa, ma senza bende proprio non ti riconoscevo.

JOSEPH – Ellen, va’ in camera tua.

ELLEN – (fissando Kharis) Ma perché? Si sta tanto bene qui.


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MÜLLER – Fila di là, Ellen, lo diciamo per il tuo bene!

ELLEN – No, non voglio.

JOSEPH – (guardandola amorevolmente) Tesoro, va’ di là in camera tua. Fallo per me.

ELLEN – E va bene. (guarda Imhotep) Dobbiamo assolutamente incontrarci di nuovo, noi due.

KHARIS – Sarà un piacere, signorina.

ELLEN – (fa per uscire, a sinistra)

RAQUEL – Ti accompagno! (ed esce con Ellen)

MÜLLER – Cosa vuoi, dopo tutto questo tempo?

KHARIS – E me lo domandate? Lo scritto che avete trafugato.

STEVE – Repertato, casomai.

KHARIS – So che lo avete nascosto. Consegnatelo alla vostra domestica nubiana. JOSEPH – La nubiana: l’antico sangue!

MÜLLER – Ne hai fatto la tua schiava, non è vero?

STEVE – Canaglia! Mi dici chi cucina la parmigiana di melanzane stasera, eh?

KHARIS – Vi consiglio di fare come ho detto.

JOSEPH – Se non avessi timore della maledizione che incombe sopra di me, ridurre quel tuo corpo putrido in carne trita e ne farei polpette per il mio cane.

STEVE – (schifato) Bleah! Povero Buck…

KHARIS – Non avete troppo tempo per decidere: la mia schiava verrà a prendersi il papiro molto, molto presto. (esce, a destra)

JOSEPH – Professoressa, che si fa?

MÜLLER – Il pericolo che pende su Ellen e su di te, mio caro Joseph, è troppo forte. Non abbiamo altra scelta: bruceremo il manoscritto!


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Scena 1: STUDIO DELLA PROF. MÜLLER

Interno, notte. L’atmosfera è quella tipica di una rappresentazione horror. Sottofondo musicale del cambio scena è una musica inquietante e misteriosa. Quando si apre il sipario, la stanza è vuota e le luci di scena sono molto basse. Alla scrivania, troviamo la professoressa MÜLLER, che sta sistemando i suoi appunti. Sul ripiano della scrivania troviamo, tra le altre cose, una candela accesa e una bicchiere d’acqua.

MÜLLER – (dopo qualche secondo smette di lavorare, irrequieta. Tra sé) Inutile, non riesco a lavorare: questa storia dello scritto mi ruba la serenità. Sulle anime di Joseph e di Ellen pende una maledizione terribile. Io ho speso la mia vita per il sapere umano, ma ci sono cose più importanti. E la vita di quei ragazzi è una di queste. Non posso indugiare oltre, altrimenti impazzisco: è il momento di bruciare lo scritto. (si guarda attorno con circospezione, prende dalla sua giacca una chiave e con questa apre il cassetto della sua scrivania. Vi estrae il papiro)

TUYA – (entra nel frattempo da destra, senza farsi notare. Ha in mano una grossa padella)

MÜLLER – (osserva il papiro) Lo scritto di Toth, il pezzo più pregiato della mia collezione di reperti. Ma anche la causa di tanti guai e di tanta sofferenza. (occhi al cielo) Perdonami Imhotep, sai quanto sia affascinata da te… (si corregge) archeologicamente parlando, ovvio. (e si accinge a bruciarlo al fuoco della candela che ha sulla scrivania, ma non ha il tempo di farlo)

TUYA – (la colpisce infatti con la padella e le ruba il papiro)

MÜLLER – (colpita, emette un grido. Si volta, riconosce la serva. Con un filo di voce) Tuya… Tuya… li mortacci tuya!!! (e stramazza sulla scrivania)

TUYA – (poggia la padella sulla scrivania, prende un pezzo di carta di giornale e lo brucia al posto del papiro, mettendo la carta infuocata nella padella. Finite le operazioni, esce a destra col vero papiro dello scritto di Toth)

Dopo qualche secondo dall’uscita di Tuya, si accendono le luci.

ELLEN – (fuori scena) Ho sentito dei rumori.

STEVE – (c.s) Sì, anch’io li ho sentiti. Mi hanno svegliato proprio mentre stavo sognando la Catherine Zeta Jones che mi cucinava i fusilli col pesto.

JOSEPH – (c.s) Steve, i tuoi sogni farebbero la fortuna di molti psicanalisti. Ma c’è qualcuno, di là nello studio?

RAQUEL – (c.s) Sarà la professoressa…

JOSEPH – (c.s) Andiamo a controllare.

ELLEN, RAQUEL, JOSEPH e STEVE – (entrano, tutti in pigiama)

RAQUEL – Professoressa, che le è successo?

ELLEN – (disperata) Noooo! La maledizione ha colpito anche lei!

JOSEPH – (accorre dalla professoressa, le misura il polso) I battiti sono regolari, è viva.

RAQUEL – Ah, Signore ti ringrazio! Chiamiamo la dottoressa Paula.


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STEVE – Domani sera viene a cena con me al Blu Iguana. Le devo dire qualcosa?

RAQUEL – Steve, abbiamo bisogno della dottoressa adesso! È un’emergenza.

JOSEPH – (nota la padella) Ma cos’è questa roba che brucia? (prende il bicchiere d’acqua dalla scrivania e ne versa il contenuto nella padella, spegnendo il piccolo incendio)

ELLEN – E soprattutto, che ci faceva qui questa padella?

STEVE – Forse la prof voleva farsi due castagne.

ELLEN – Guardate, ci sono dei pezzettini di carta bruciata.

RAQUEL – Ma è chiaro! La professoressa ha bruciato lo scritto di Toth e la maledizione di Imhotep l’ha colpita, facendole perdere i sensi.

ELLEN – Si è sacrificata per noi, Joseph!

JOSEPH – Mi pare il minimo: con tutto il lavoro che ci smazziamo per lei!

MÜLLER – (nel frattempo si riprende) Ohi, ohi… la mia testa…

RAQUEL – (accorre da lei insieme agli ALTRI) Professoressa, sta bene?

MÜLLER – Ho conosciuto tempi migliori.

ELLEN – L’importante è che lei abbia distrutto lo scritto di Toth. Grazie professoressa, non lo dimenticheremo mai

MÜLLER – Prego. Ehi, un momento… che avrei fatto io?

ELLEN – Ha distrutto lo scritto di Toth, non ricorda?

MÜLLER – Veramente no. Sì, rammento di aver avuto intenzione di bruciarlo, ma da un certo punto in avanti i miei ricordi svaniscono.

STEVE – Non si preoccupi: sono cose che succedono, a una certa età.

MÜLLER – (lo fulmina con lo sguardo)

RAQUEL – Bene, ora che abbiamo tutti l’animo un po’ più sereno, proporrei di andare a nanna.

Squilla il telefonino.

MÜLLER – Scusate, è il mio… (lo estrae dalla giacca e risponde) Pronto? … Professoressa O’ Brian! RAQUEL – (agli altri) La direttrice del British Museum?

MÜLLER – Ah… è sull’aereo? Cos’è, si prende una vacanza? Fa benissimo! E poi oggi coi last minute è tutto più… (cambia espressione) Sta venendo qui? …Ah! (agli altri, a voce bassa) Ha sentito dire che la mummia di Imhotep ha ripreso vita! (di nuovo al telefono) Ma non crederà mica a queste…? Ah, ci crede? … Vuole indagare personalmente? (fa buon viso a cattiva sorte) Sono tutte sciocchezze, le assicuro che ce l’hanno rubata. Qui non c’è niente da vedere e quindi è perfettamente inutile che … Certo, certo… il prestigio del British Museum… sarebbe un’ottima attrattiva per i turisti, lo so, ma… E va bene… a domani, professoressa O’Brian. (chiude il cellulare) Domattina alle dieci sarà qui.

RAQUEL – E adesso dove glielo troviamo, Imhotep? Che idee stupide…

MÜLLER – Io e la O’Brian abbiamo sempre avuto caratteri differenti, fin dai tempi dell’università: io più portata per la scienza, lei per il business.

JOSEPH – Vero! La direttrice, pur di spillare un penny in più, si metterebbe anche il costume da brontosauro e starebbe all’ingresso a far le foto coi visitatori.

ELLEN – (prende uno dei frammenti bruciati nella padella. Lo legge) Ehi, non sapevo che Trapattoni


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allenasse già ai tempi dei faraoni.

JOSEPH – Che c’entra ora il Trap?

ELLEN – C’è scritto qui, su uno dei frammenti “…soddisfazione per l’allenatore Trapattoni, che vince per la seconda volta la coppa…”. E poi non si legge più nulla.

JOSEPH – Fa’ un po’ vedere. (prende i frammenti) Ma questo non è lo scritto di Toth: è una vecchia pagina del “Corriere dello Sport Stadio”.

RAQUEL – (affranta) “Il Corriere dello Sport Stadio” ?! Ma com’è possibile?

STEVE – Si vede che in Egitto si fa fatica a trovare la Gazzetta…

JOSEPH – Qualcuno si è preso il papiro di Toth e l’ha sostituito con questa pagina di giornale per farci credere che era stato distrutto!

RAQUEL – È plausibile! Ma chi può essere stato?

MÜLLER – Tuya!

RAQUEL – Che c’entra adesso Tuya?

MÜLLER – Ho avuto come un flash, proprio adesso: la sua immagine che mi fissava, stringendo in mano quel maledetto papiro… Sì, ora mi torna tutto alla mente! È stata lei! Mi ha dato una padellata prima che procedessi alla distruzione.

RAQUEL – Allora il papiro è nelle mani di…

ELLEN – Se l’è fregato un’altra volta!

STEVE – Dopo 3.700 anni!

JOSEPH – Il lupo perde le bende, ma non il vizio!

Buio per qualche secondo. Quando si riaccendono le luci, la scena è vuota.

Èmattino, sentiamo gli uccellini cinguettare e il rumore di una caffettiera in ebollizione. Quindi, squilla il campanello.

ELLEN – (da fuori) Sarà il postino col giornale. Vado io. (entra da sinistra, sempre in camicia da notte, sorseggiando una tazzina di caffè. Attraversa il palco ed esce a destra. Rientra, dopo qualche secondo, col giornale. Fa per uscire nuovamente a sinistra, quando si blocca d’improvviso, rapita dalla solita forza misteriosa. Lascia cadere a terra giornale e tazzina)

KHARIS – (sentiamo rimbombare la sua voce come provenisse dall’oltretomba) “Ananka, em noc inemir… Ananka, em noc inemir”

ELLEN – “Imhotep, em noc inetir” (e, con lo sguardo perso nel vuoto, esce a destra)

RAQUEL – (entra da sinistra, dopo un paio di secondi. Non ha più il pigiama: è vestita da “giorno“. Ha in mano un sacchetto di biscotti) Due frollini, Ellen? (non la vede) Ellen?? (vede gli oggetti lasciati cadere a terra) Ellen! (grida) Professoressa! Ragazzi! Venite qui, svelti!

MÜLLER, JOSEPH e STEVE – (entrano da sinistra, di corsa, anch’essi in abiti “da giorno”)

STEVE – (prende il mano i frammenti della tazzina. Drammatico) Noooo! Ci si scompagna il servizio!

RAQUEL – Ha lasciato qui tutto e se n’è andata. È come l’altra volta: quando la forza misteriosa la chiama a sé, la sua volontà non conta più nulla.

JOSEPH – Ma dove l’avrà trascinata?

MÜLLER – C’è un solo posto dove quel sacerdote si sente a suo agio.

JOSEPH – La tomba, certo!


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MÜLLER – Dobbiamo fare in fretta: non so quali diavolerie ha in mente Imhotep, ma una cosa è certa:

la nostra Ellen è in pericolo, pericolo serio.

JOSEPH – Ellen, ti salveremo!

STEVE – Ma non finiamo neanche il bombolone alla crema?

MÜLLER, RAQUEL e JOSEPH – (prendono Steve di peso ed escono con lui, a destra)

Scena 2: TOMBA DELLA PRINCIPESSA ANANKA

Il cambio scena è accompagnato da una musica grave e solenne. A sinistra della scena c’è Tuya, in abiti da antica egizia, che mescola con un bastone dell’olio bollente contenuto in un enorme pentolone.

KHARIS – (entra, da sinistra) Mia fedele schiava, continua a preparare il momento del solenne sacrificio.

TUYA – Sì, mio padrone.

KHARIS – Di’ la verità, Tuya: non ti senti più a tuo agio in questi panni? Una fatica, trovarli… al mercato non ce l’hanno più ‘sta roba, sai? Me li sono dovuti far fare direttamente dalla sarta.

ELLEN – (entra da destra, con fare solenne) Imhotep, em noc inetir!

KHARIS – (ha un sobbalzo) Chi è? (si volta, la vede e si rasserena) Ah, sei tu, mia dolce principessa.

ELLEN – Imhotep, em noc inetir!

KHARIS – Che, s’è incantato il cd? Bando a questi formalismi, mia cara! Scusa la tomba in disordine, stavo ancora facendo i mestieri.

ELLEN – Ma no, è così carino qui.

KHARIS – Trovi? Beh, in effetti ho sempre avuto un certo gusto per i loculi… Vogliamo accomodarci?

ELLEN – Dove?

KHARIS – Qui. (si siede a terra, ai piedi dell’altare)

ELLEN – Per terra?

KHARIS – Ai piedi dell’altare consacrato agli dei.

ELLEN – Se proprio insisti… (e siede a terra, accanto a Kharis) Ma in 3.700 anni non hanno mai pensato di metterci un divanetto, qui? Boh! Dai, parlami un po’ di te: hai un’aria così misteriosa…

KHARIS – Ma con piacere! Un attimo, eh? (estrae di tasca un libricino. Tra sé) Dov’era… ah, ecco qui: “come plagiare una ragazza di origini egiziane” (si schiarisce la voce. A Ellen) Ora risveglierò in te antichissime memorie!

ELLEN – Uff… se cominci a prenderla così alla lontana, facciamo notte!

KHARIS – Sono ricordi d’amore e di morte.

ELLEN – Dai, mi piacciono le storie horror.

KHARIS – In ginocchio al capezzale di Ananka, giurai a me stesso che con la sua morte il mio amore non sarebbe finito. Sapevo che lo scritto di Toth le avrebbe ridato la vita e lo rubai.

ELLEN – Ladro per amore… che cosa romantica!


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KHARIS – Riuscii ad intrufolarmi nella tomba, stavo per pronunciare le sacre parole della resurrezione, ma mi sorpresero.

ELLEN – Ma che sfiga!

KHARIS – Sacrilegio, dissero. Mi condannarono ad una morte atroce: sepolto vivo. E con me seppellirono anche lo scritto.

ELLEN – Beh… son stati carini. Almeno ti hanno lasciato qualcosa da leggere!

KHARIS – Ananka! Il mio amore ha resistito più a lungo del tempio degli dei. Nessun uomo ha mai sofferto come me.

ELLEN – Ma non fare il fanatico! Dovevi vedere mio cugino, come ha sofferto quando l’ha piantato la tipa!

KHARIS – (fissandola) Sei pronta ad un’eternità d’amore?

ELLEN – Certo!

KHARIS – Ma prima dovrai affrontare un breve momento d’angoscia.

ELLEN – Mi vuoi portare a mangiare al messicano?

KHARIS – (prende per mano Ellen e l’aiuta ad alzarsi) Vieni con me. (e la porta accanto a Tuya e al suo pentolone)

ELLEN – Tuya! Che fai, prepari il minestrone? (si avvicina con la mano all’olio bollente e si scotta) Ahi!

KHARIS – Immergerò il tuo corpo nel liquido bollente del sacro lavacro, per mummificarti viva, in modo tale che il nostro amore resti per sempre.

ELLEN – (sarcastica) Mi sembra un’ottima idea! Volevo proportelo io, guarda.

KHARIS – (gesto solenne della mano) Tuya, procedi!

TUYA – (sta per estrarre qualcosa dal suo abito. Lo fa con gesto lento, come fosse l’arma con cui la ucciderà. In realtà estrae la chiave di un’automobile)

ELLEN – (che ha osservato spaventatissima, non appena Tuya estrae le chiavi, si mette a urlare) Aaaah!

TUYA – Le chiavi della macchina, mio sacerdote.

ELLEN – (ormai in preda al delirio) Noooo! Le chiavi della macchina no! Morirò tra terribili sofferenze! Tutto, ma non le… (realizza) … chiavi della macchina?!

KHARIS – Prima che il solenne sacrificio si compia, dobbiamo recarci al sacro tempo di Iside, per affidare a lei il tuo spirito. Ho già la Panda parcheggiata qua fuori.

ELLEN – La Panda? Fa anche questo parte dell’antico rituale?

KHARIS – In effetti no, ma non ho trovato una biga neanche a noleggio. Andiamo! (fa per uscire a destra, assieme a Ellen)

STEVE, MÜLLER, JOSEPH e RAQUEL – (entrano all’improvviso, sempre da destra, sbarrando la strada a Ellen e Kharis)

MÜLLER – Fermi, di qui non si passa!

JOSEPH – Giù le mani da Ellen! (la strappa letteralmente di mano a Kharis, rifilandogli pure un vigoroso spintone)

KHARIS – Ehi, che maniere!


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STEVE – Dai, non si spingono così i sacerdoti vissuti migliaia di anni fa! Che figura ci facciamo con la storia?

RAQUEL – Un momento! Le mummie si sfaldano appena le tocchi: lo so per esperienza. Con un uno spintone come quello che gli ha rifilato Joseph, il nostro Imhotep sarebbe dovuto andare in mille pezzi!

KHARIS – (imbarazzato) Ehm…chi osa disturbare il solenne sacrificio?

ELLEN – Ma siete matti a intervenire così? Ci scatenerà contro tutti gli dei!

JOSEPH – Ma quali dei d’Egitto!

ELLEN – Eh, proprio quelli!

RAQUEL – Ellen, costui non è Imhotep!

KHARIS – Non è vero! Io sono costui! Cioè… io sono Imhotep! RAQUEL – Cialtrone, ti conviene confessare! (e gli tira le orecchie) KHARIS – Ahi!

RAQUEL – Perché non mi è rimasto in mano l’orecchio? Eh? Rispondi, impostore! Perché non mi è rimasto in mano l’orecchio?

KHARIS – (crolla) Sì, è vero, non sono Imhotep, non sono la mummia. Avevo saputo della vostra spedizione e mi sono travestito da mummia, per poter stare un po’ di tempo solo con te, Ellen. Ti ho sempre desiderato, fin dai tempi delle superiori.

ELLEN – Superiori?

KHARIS – Sì, non ti ricordi di me? (e si toglie il fez)

ELLEN – (lo riconosce) Charlie Thompson!

KHARIS – Sì, sono proprio io!

ELLEN – E tu hai fatto tutto questo per me?

KHARIS – Già. Mi è costato una fortuna. Ho pure imparato a fare l’ipnotizzatore.

ELLEN – E io che pensavo che veramente tu volessi buttarmi nell’olio bollente!

KHARIS – Il mio piano prevedeva di portarti non al tempio di Iside, ma al cinema. E poi ti avrei lasciata andare. Volevo solo passare ancora un paio d’ore con te, mentre guardavamo assieme l’ultimo film di Muccino.

ELLEN – Preferivo l’olio bollente.

MÜLLER – Sapete, ragazzi? Sono contenta di sapere che lo scritto di Toth, in realtà, era solo una leggenda, frutto di antiche superstizioni.

JOSEPH – Non è con le formule magiche che si dà vita eterna…

RAQUEL – Poveri egizi, ancora non sapevano che qualche secolo dopo sarebbe arrivato qualcuno che ci avrebbe insegnato veramente come ottenere la vita eterna.

JOSEPH – E senza essere imbalsamati!

MÜLLER – Un attimo: ma la vera mummia di Imhotep dov’è adesso?

KHARIS – L’ho buttata.

RAQUEL – Buttata?

KHARIS – Sì, dovevo togliere di mezzo la salma, per potermi sostituire completamente a lei. Allora ho


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aspettato che arrivasse il camion della nettezza urbana e ce l’ho buttata dentro. MÜLLER – Incosciente!

STEVE – Toglimi una curiosità: ma le mummie vanno col secco o con l’umido? (squilla il cellulare della professoressa Müller)

MÜLLER – (risponde) Pronto? Oh, direttrice O’Brien! Come dice? Sarà qui tra dieci minuti? Bene… La mummia? Come no! Ce l’ho proprio qua davanti… (e tira uno scappellotto a Kharis) … A tra pochissimo, allora. (chiude il cellulare) E adesso che figura ci faccio, io con la direttrice del museo? Verrà qui a momenti!

RAQUEL – Senza la mummia, che le presentiamo? ELLEN – Beh, abbiamo sempre i gioielli della principessa.

JOSEPH – Siamo archeologi, Ellen, mica rappresentanti di Swarovski.

MÜLLER – Siamo rovinati!

KHARIS – Perdonatemi, è tutta colpa mia. L’amore fa fare questo e altro…

ELLEN – Questo e altro, dici? Forse ho io la soluzione ai nostri guai. (a Kharis) Vieni con me di là.

JOSEPH – Vengo anch’io.

ELLEN – Tranquillo, gelosone: non sono più sotto ipnosi. (ed esce a sinistra, con Kharis)

JOSEPH – Sì, ma sarai sotto le sue grinfie! (esce a sinistra)

RAQUEL – Questa non me la voglio perdere! (esce anch’essa a sinistra)

STEVE – Neanch’io! (esce a ruota di Raquel)

MÜLLER – Speriamo bene! Risolvi un guaio e subito te ne…(si blocca perché nota TUYA, che nel frattempo aveva continuato a mescolare. Le si avvicina) Tuya, la vuoi smettere di mescolare?

TUYA – (sembra non vederla)

MÜLLER – Tuya?

TUYA – (continua imperterrita)

MÜLLER – Mannaggia, è ancora sotto ipnosi! Come faccio? Proviamo con lo stesso metodo del finto sacerdote. (pronuncia vari rituali, inventati all’impronta) “Svegliat ipnoz”!

TUYA – (non si desta)

MÜLLER – Ehm… “dormit abastanz”!

TUYA – (c.s.)

MÜLLER – Ehm… “drin drin”!

TUYA – (c.s.)

MÜLLER – Niente, non si sveglia. È tutto inutile, uffa… (ha un’illuminazione) Aspetta, vediamo se ho portato l’attrezzo… (esce a destra e rientra poco dopo con la padella. Sta per darla in testa a Tuya)

TUYA – (si desta appena in tempo) Chi è? Cos’è? Che è successo? Dove sono? Professoressa, che ci fa con quella padella?

MÜLLER – Ti volevo dare… una mano.

TUYA – Una mano?

MÜLLER – Sì, eri caduta sotto ipnosi!


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TUYA – Ipnosi? E quanto avrei dormito?

MÜLLER – Almeno un paio di giorni!

TUYA – Ah, ecco perché mi sento così riposata…

O’BRIAN – (entra da destra. Ben vestita, è circondata da un codazzo di GIORNALISTI) Carissima Müller! Come va?

MÜLLER – Professoressa O’Brian! Lei non sa cosa provo io a vederla qui, in questo momento!

O’BRIAN – Ah, sono così impaziente di vedere questo nostro nuovo acquisto: il Ronaldinho delle Piramidi! (ridacchia)

MÜLLER – (ride, in maniera poco convinta, solamente per piaggeria) A proposito: al telefono mi aveva detto che sarebbe stata una visita strettamente privata.

O’BRIAN – Appunto.

MÜLLER – Ma… questi signori?

O’BRIAN – Come sa, non mi muovo mai senza la stampa. Allora, prima di partire, ho mandato un paio di fax alle più importanti testate. Così mi sono venuti appresso: John Gilmour della Evening Gazette, Daisy Finger del Today Journal, Oscar Berle di Usa News, Terry McFish della BBC scozzese e Pasquale Puddu del Gazzettino Sardo.

MÜLLER – (tra sé) Bene… così facciamo una bella figura da cioccolataio in tutto il mondo, isole comprese.

O’BRIAN – E la mummia dov’è?

MÜLLER – Quale mummia?

O’BRIAN – Come “quale mummia”? Niente scherzi, professoressa: di mummia ce n’è una sola.

ELLEN – Ed eccola qui! (entra da sinistra, con KHARIS completamente fasciato. Assieme a loro entrano JOSEPH, STEVE e RAQUEL)

RAQUEL – Su, Imhotep! Saluta la signora.

KHARIS – (si avvicina a passi lentissimi alla O’Brian. Quindi, sempre con grande lentezza, le fa ciao ciao con la mano)

O’BRIAN – Stupefacente! Davvero stupefacente! Imhotep, quanti sono questi? (fa segno tre con la mano)

KHARIS – (prima guarda in alto rassegnato come per dire “che mi tocca fare”, poi fa tre rantoli)

O’BRIAN – Meraviglioso! Sono letteralmente sbigottita. (alla professoressa Müller) E sa anche piangere?

KHARIS – (a Ellen, senza farsi sentire) M’ha preso per Cicciobello?

MÜLLER – Se necessario, glielo insegneremo col tempo.

O’BRIAN – Ah, sarà l’attrazione più “in” del museo! Faremo sterline a palate! Per il bene della scienza, sia chiaro… Grazie, professoressa Müller! Lei e i suoi ragazzi avete fatto un lavoro eccellente. È in vista una bella promozione.

ELLEN, MÜLLER, JOSEPH, STEVE, RAQUEL e persino KHARIS – (festeggiano tra di loro congratulandosi)

MÜLLER – (ai suoi archeologi) È stata davvero un’avventura. E ora che è finita, cosa posso dire se non… viva la mummia!


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GLI ALTRI – Viva la mummia!

Canzone “Viva la mummia” (sulle note di “Viva la mamma”, di Edoardo Bennato) ELLEN – Viva la mummia,

affezionata a quella benda un po’ lunga,

così elegantemente epoca egizia,

sempre così fasciata.

RAQUEL –  Viva la mummia,

sempre educata, sempre lì al suo posto,

dal quattromilacento avanti Cristo,

ovvero tanto tempo fa!

JOSEPH –     Dice lo scritto di Toth: ora…

non sei più mummia ma sei viva!

ELLEN –         Viva la mummia perché,

se ti parlo di lei…

tu sei geloso!

STEVE –         Viva la mummia,

affezionata a quella benda un po’ lunga,

appesantita da millenni di storia,

un poco fuori moda.

MÜLLER – Viva la mummia,

con il suo fascino che tutti cattura:

tremila anni ma nemmeno una ruga!

E senza plastica!

JOSEPH –     Dice lo scritto di Toth: ora…

non sei più mummia ma sei viva!

ELLEN –         Viva la mummia perché,

se ti parlo di lei…

tu sei geloso!

RAQUEL – Viva la mummia,

in quel sarcofago un po’ chiuso un po’ aperto.

che noi archeologi abbiamo scoperto.

Ma come siamo bravi!

MÜLLER – Viva la mummia!

Gli antichi egizi ci dovranno scusare

se questa sera abbiam voluto scherzare.

Adesso basta però!

TUTTI –           Perché è finito lo show!

Perché è finito lo…

Perché è finito lo show!