La muta voce dell’eco

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LA MUTA VOCE DELL’ECO

Giallo in: 3 ATTI di: Angelo Scammacca
La muta voce dell’eco : giallo in 3 atti – di Angelo Scammacca pag 2
Prefazione
Mi sono reso conto che, scrivere un giallo, è un’impresa fortemente ardua, tutto deve collimare alla perfezione, ogni cosa deve avere un aggancio preciso. La corrispondenza degli eventi dev’essere scrupolosa ed accurata, perché il giallo obbliga il pubblico alla massima concentrazione, obbligandolo ad una serie di riflessioni che gli faranno vestire l’abito dell’investigatore. Per tutta la durata, egli è spettatore ed interprete, e sarà attento anche alle cose più insignificanti, per poter confrontare con la propria esperienza o la propria professionalità, tutti gli eventi, che dovranno quindi, essere inconfutabili e assolutamente comprovati. Perciò durante la stesura, ho sentito la necessità di far combaciare quanto scrivevo, con delle deduzioni indiscutibili e scientificamente ineccepibili, pertanto, umilmente ho trovato sostegno ed una grande collaborazione da parte del Prof. Guido Romano e della sua assistente la D.ssa Nancy Barbera , responsabile l’uno e collaboratrice l’altra, presso il Laboratorio di Tossicologia Forense dell’Università di Catania, ai quali mi è doveroso porgere un sincero e grandissimo ringraziamento, per avermi dedicato il loro tempo affinché “La muta voce dell’Eco”, risulti un’opera gradevole e supportata da reali elementi scientifici.
La muta voce dell’eco : giallo in 3 atti – di Angelo Scammacca pag 3
Personaggi :
LUIGIA DELLA ROCCA (Baronessa di Punta Alata)
AURELIO (Baronetto, suo nipote)
FERNANDO (servitore/maggiordomo)
MARTA (cuoca/cameriera)
ZANARDELLI (Dottore)
BERTO MONTAGNINI (Commissario)
BENETTI (Ispettore)
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Trama :
Una città della Sicila intorno agli anni 30
Lamberto della Rocca, barone di Belmonte e Selvagrande, a causa di una brutta caduta da cavallo, resta per circa tre anni in uno stato d’incoscienza, solo in un’occasione sembra che abbia dato un lieve segno di ripresa, tanto che, supportato dalla sorella e dal medico, riesce perfino a realizzare un proprio autoritratto. Purtroppo, il decorso dell’incidente sembra lungo e senza sbocco, e dopo il tempo trascorso, il barone muore. Il corpo del barone, presenta agli occhi del dottor Zanardelli dei segni particolari, inducendolo a redigere un verbale per l’avvenuto decesso, dove evidenzierà delle perplessità su di una presunta morte provocata. Il caso è affidato al commissario Montagnini, il quale svolge le dovute indagini, e sospetta del domestico Fernando, della cuoca Marta, o della sorella Luigia, anche se quest’ultima manca da una settimana, e fra l’altro al suo rientro trova il fratello morto. Fra i sospettati sarà incluso il figlio Aurelio, malgrado quest’ultimo, durante la malattia, ha potuto far visita al padre soltanto due volte, visto che opera presso l’università di Torino. La soluzione definitiva sarà data al commissario, proprio dal quadro che il barone ha realizzato, permettendogli di scoprire il colpevole.
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Scena :
Lo studio di un’antica casa baronale.
Nella parete di fondo, verso il centro sinistra ci sarà un ampio arco che servirà da comune. Entrando in scena, a sinistra dell’arco in una rientranza insisterà un finestrone con un’ampia vetrata con una tenda d’epoca, che farà intravedere solo i cambi di luce esterna. Alla fine della vetrata, una antica libreria, davanti alla quale in posizione angolare ci sarà una scrivania, un vecchio lume, la relativa sedia. Nella parete di sinistra, insisterà la porta della camera del barone Lamberto. Nello spazio fra la comune ed il finestrone, un cavalletto da pittore sul quale si troverà l’immagine allegata al copione (naturalmente ingrandita). Mentre a destra dell’arco un orologio a pendolo. Nella parete di destra insisterà la porta del baronetto Aurelio. Più avanti verso il proscenio due antiche poltrone. Tappeti, qualche quadro di antenato e suppellettili vari arricchiranno la scena.
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Carattere :
Luigia : Donna sicura ed austera, esprimerà un certo distacco nei dialoghi con il commissario, non mancando di far risaltare la propria alterigia, cercherà di sminuire gli effetti dei propri vizi.
Aurelio : Un po’ imbarazzato, non avendo accudito mai il padre, avrà un carattere sottomesso, si evidenzierà infatti durante il dialogo con la fidanzata.
Marta : Cameriera delicata, mai arrogante, sembra frastornata dagli eventi, facendo così immaginare la sua colpevolezza.
Fernando : “Colui che sa, ma se non me lo chiedi faccio in modo di dirlo lo stesso”. Avendo interesse a far accusare gli altri, cercherà, sottolineando le proprie mansioni, di dimostrare la sua innocenza.
Dottore : Serio, compìto e professionale, non lascerà trasparire alcuna sua supposizione; è realmente un vecchio amico del barone Lamberto.
Commissario: Un vero poliziotto! Gioca al gatto ed al topo come i vecchi romanzi di Agatha Christie, sarà in grado di scoprire il colpevole.
Ispettore : Un personaggio moderato, sicuro e quasi amichevole durante gl’interrogatori dei sospettati.
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Autoritratto di: Lamberto della Rocca barone di Belmonte e Selvagrande
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A T T O I°
SCENA Ia
Aurelio – Marta
Quasi sera, luci un po’ soffuse dietro la finestra. Il baronetto Aurelio è seduto in una poltrona intento a sfogliare un vecchio album fotografico. Dalla laterale che dà alla camera da letto del Barone Lamberto, esce Marta.
Marta : (provenendo dalla stanza del Barone, entra con in mano un vassoio ed una tazza per brodino già vuota) Baronetto, il barone adesso sta riposando, ha già bevuto il decotto che gli avevo preparato. Nel frattempo ho rassettato la camera e preparato il tutto per la notte.
Aurelio : Bene! Grazie Marta, speriamo almeno che mio padre, passi una notte tranquilla e non agitata come quelle trascorse di cui mi avete riferito.
Marta : Sono anni che suo padre non sa più cosa sia una notte di vero riposo.
Aurelio : Già! A causa di quella brutta caduta da cavallo, le sue condizioni di salute sono andate sempre a peggiorare. Mai un vero segno di miglioramento, anche se mia zia, mi ha riferito che in tempi remoti ci sono stati alcuni momenti di lucidità.
Marta : Non vorrei contraddirla, ma non si sono proprio trattati di momenti in cui il signor Barone abbia ripreso a parlare, o si sia reso perfettamente conto dell’ambiente o delle persone che erano vicine a lui, almeno così ci è parso…ma solo lievi cenni del capo o della mano che ci hanno fatto pensare ad un minimo di ripresa.
Aurelio : (si alza) Certamente, dicevo momenti di pseudo benessere fisico. Come quel momento in cui mio padre, ha cercato di far capire di voler ultimare questo suo autoritratto, che da anni giaceva sul cavalletto, difatti lui riuscì a completarlo (indicandolo,guarda il quadro posto sul cavalletto)
Marta : Già, non ha mai dato il segno di una ripresa completa, solo quello di voler dipingere, facendoci comunque capire in qualche modo, che desiderava restare solo. L’unico che gli è sempre rimasto accanto è stato Max il barboncino, che purtroppo da qualche settimana è scappato via, forse in cerca di compagnia. E
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quest’autoritratto è la sola testimonianza di quel accenno di ripresa del signor barone.
Aurelio : Forse lui dipingendo, ha cercato in qualche modo di comunicare con gli altri, come se attraverso il suo quadro volesse evidenziare il proprio stato d’animo, la sua sofferenza o non so cosa.
SCENA IIa
Aurelio – Fernando – Marta
Fernando : (entrando dalla comune proveniente dall’interno, con un vassoio, un bicchiere, una brocca di coccio con dell’acqua ed una bustina, si ferma davanti all’ingresso) Permesso baronetto?
Aurelio : Avanti, entra pure Fernando.
Fernando : (facendosi avanti) Sua zia la baronessa Luigia, le avrà detto delle medicine di cui ha bisogno suo padre.
Aurelio : Certo che me ne ha parlato.
Marta : Signore mi scusi, se non ha bisogno d’altro io andrei a preparare per la cena.
Aurelio : Sì Marta, vai pure. Se dovessi aver bisogno, ti chiamerò.
Marta : Va bene, con permesso. ( VIA dalla comune, verso l’interno)
Fernando : E’ quasi l’ora della polvere di laudano, il sedativo prescritto dal dottor Zanardelli, posso prepararlo?
Aurelio : (guarda l’orologio) Ma, non dovrebbe prenderla più tardi?
Fernando : Sì. Mi permettevo in quanto la baronessa, sua zia, mi ha incaricato di seguire le operazioni di travaso del vino che ha venduto, e giù mi stanno aspettando.
Aurelio : E va bene, cosa vuoi che sia un po’ d’anticipo, anche se poco fa, Marta mi ha riferito che mio padre si era addormentato. Tu credi che sia opportuno svegliarlo?!
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Fernando : Purtroppo, suo padre, è da quel maledetto giorno che vive così, i suoi giorni passano quasi tutti in uno stato di torpore, pertanto siamo costretti a somministrare le medicine anche durante il sonno. Tempo fa, non ci sembrò neanche vero, quando seduto in una sedia, ha ultimato quel quadro (lo indica) … da un momento all’altro ci siamo aspettati un suo risveglio totale, purtroppo non è mai avvenuto. (nel frattempo facendo ben vedere quello che fa, aprirà prima una bustina di carta bianca e rovescerà il contenuto nel bicchiere, poi verserà dalla brocca che conterrà un po’ d’acqua, mezzo bicchiere, dando una mescolata col cucchiaino).
Aurelio : Ho capito… ma non dovresti dare anche le ostie con la papaverina.
Fernando : (con garbo) No signore. Le ostie di papaverina, vanno somministrate in piccole dosi tre volte al giorno, mattino, mezzodì e notte. Più tardi provvederà Marta.
Aurelio : A proposito, mia zia non mi ha raccomandato altro, di non dimenticare le gocce di digitale. (si alza va a cercare il flaconcino alla scrivania, non ricordando d’averlo in tasca)
Fernando : Proprio così! Il dottore ha sempre evidenziato, l’importanza di quelle gocce, in quanto servono a mantenere i battiti del cuore ad un ritmo costante. Non più di venti gocce per volta.
Aurelio : Infatti! (si rovista le tasche, e tira fuori un flaconcino contenente le gocce di digitale) Ecco qua, dimenticavo d’averlo in tasca, tu credi che possiamo unire le gocce alla polvere di laudano?
Fernando : (prendendo il flacone) Penso proprio di sì, dovremmo darle fra circa un’ora, ma non credo che assieme siano nocive.
Aurelio : Allora versa venti gocce nel bicchiere.
Fernando : (esegue, ben visto da Aurelio e conterà le gocce) …16, 17,18, 19 e venti.
Aurelio : Bene, allora pensaci tu, così evitiamo di disturbarlo nuovamente. Poi prima di andare a dormire provvederemo per le altre.
Fernando : Non dubiti.(entra nella stanza del barone).
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Squilla il telefono, ed Aurelio va alla scrivania e risponde.
Aurelio : Pronto….oh, Matilde sei proprio tu. Sono passati solo alcuni giorni e mi sembra già un secolo che non ti vedo….Cosa? Mio padre? Beh non saprei proprio…in quanto, come tu sai durante questi tre anni l’ho visto solo due volte, quindi non so dirti se le sue condizioni sono state sempre così; a mio dire, per mio padre non si prospetta un futuro molto tranquillo….già mia zia è dovuta andare a Palermo per degli affari inderogabili, mancherà un paio di giorni. Ha insistito che io fossi qui in sua vece…No! Non lo so. Non so quanti giorni ancora resterò ancora, almeno il minimo necessario. (come se il discorso non diventi molto chiaro per il pubblico) Ah…ho capito, beh se ti è possibile evita qualche volta…vedrò, vedrò di fare il possibile. Come vuoi tu, ciao….Però sarà meglio che sia io a chiamarti, ciao a presto. (poggia la cornetta, restando un po’ perplesso, quindi ritorna a guardare il quadro)
Fernando : (rientrando, con il vassoio in mano) Tutto fatto signor barone.
Aurelio : Continuavo a guardare quest’autoritratto, e mi sembra sempre più strano. La zia mi ha detto che lo ha dipinto guardandosi allo specchio…ma perché ha voluto raffigurarsi proprio così? Perché ha voluto tramandare questa sua immagine, quando invece ha sempre avuto un aspetto sereno, fiero, brillante.
Fernando : A questo non saprei rispondere, ricordo soltanto, che non si trattasse di una chiara richiesta di pennelli e colori che suo padre fece, lei questo può ben capirlo; credo sia stato il dottor Zanardelli, ad intuire che spesso il barone porgeva la sua attenzione ai quadri dei suoi antenati, allora ha deciso di mettergli accanto la tavolozza, e la tela di questo che non aveva ancora completato.
Aurelio : Quindi è stato un esperimento del dottore, per cercare di stimolare il suo stato d’animo, ed a quanto vedo, direi un esperimento riuscito in parte, in quanto non c’è stato un seguito, finito questo, mio padre e ricaduto nel suo stato di torpore.
Fernando : Proprio cosi baronetto.
Aurelio : Va bene Fernando. Visto che da basso ti aspettano, se vuoi puoi andare. Per questa notte, ti lascerò il flacone con le gocce sulla scrivania. (va a sedersi nella scrivania)
Fernando : Grazie signore. ( VIA dalla comune )
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SCENA IIIa Aurelio – Marta
Le luci dietro la finestra diventano ancora più soffuse
Marta : (entra con un vassoio con copri vivande) Baronetto, ho preparato la cena come lei ha disposto, posso metterla nella sua camera?
Aurelio : (mentre guarda un registro contabile) Si certo che puoi, grazie.
Marta : (entra nella stanza di Aurelio) ( V I A )
Aurelio : (accende la lampada, scruterà con un certo interesse il registro, andando avanti ed indietro e facendo qualche somma con la calcolatrice, dando l’impressione che qualcosa non quadri) Com’è possibile? Intanto non c’è errore. E gli importi riportati sono chiari. Mah!
Marta : (rientrando) Nel frattempo le ho preparato il letto per la notte. Ormai è tanto tempo che lei non ci dorme più, ma basterà qualche giorno e si riabituerà come prima.
Aurelio : Purtroppo non posso trattenermi troppo; al rientro di mia zia dovrò ripartire d’urgenza.
Marta : Mi scusi ancora, visto che si è fatta sera, col suo permesso, pensavo di somministrare le ostie con la papaverina al signor barone. Sua zia non mi ha raccomandato altro, è una cosa che lei ha sempre curato personalmente. (tira fuori dalla tasca una scatoletta)
Aurelio : Certo che puoi, anzi devi! Vai pure.
Marta : Non dubiti. ( V I A nella stanza del barone )
Aurelio : (nel riguardare le somme, controllerà anche il rullo della carta per sincerarsi che non abbia commesso degli errori, esternando maggiore perplessità) Non può essere, vuol dire che domani li ricontrollerò attentamente.
Marta : (rientra ) Ecco fatto.
Aurelio : Marta dimmi una cosa, chi tiene la contabilità di casa, cioè chi compila i registri? Mia zia, o è stato dato incarico ad un contabile?
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Marta : No signore! Sono oltre due anni, che sua zia, la baronessa Luigia, non si serve più del contabile, è lei che tiene i conti e compila i registri.
Aurelio : Ah! Il ragioniere non presta più il suo servigio in casa?
Marta : Non è il solo! Sua zia ha deciso di fare a meno di Ubaldo il maggiordomo e di Agnese la vecchia cuoca.
Aurelio : Già, ma sapevo che era stata una loro decisione. Comunque ormai è venerdì e mia zia dovrebbe rientrare domenica.
Marta : E stia pur certo che rientrerà…non mancherà di certo alla riunione domenicale con le sue amiche.
Aurelio : Riunione? Che tipo di riunione?
Marta : (evasiva) Non so di preciso, forse incontri culturali, riunioni con nobildonne…(velatamente) non credo che facciano del ricamo; so soltanto che non vogliono essere disturbate.
Aurelio : Capisco! Va bene, puoi andare a preparare per la notte. Fra un po’ mi ritirerò anch’io.
Marta : Grazie, (chiude la tenda ) Buonanotte. ( VIA verso l’interno )
Aurelio : (Rimasto solo, darà un’ultima occhiata ai registri. Si udrà il pendolo che scandirà otto colpi si alza perplesso) Mah! Vado a cenare, domani controllerò meglio. (nel rientrare darà l’impressione di smorzare le luci, che resteranno soffuse, lasciando acceso un lume in un angolo)
SCENA IVa
Fernando
Le luci si attenueranno ancora, dietro la finestra la luce sarà bluastra dando l’impressione che sia già notte. Si udranno dodici battiti. Solo la luce di un lume sulla scrivania invade la stanza.
Fernando : (entra, attraversa la stanza in vestaglia e pantofole, avrà un vassoio in mano, lo poggia sul tavolino, mescerà 20 gocce nel bicchiere ed una bustina di laudano, aggiungerà un po’ d’acqua, ed entrerà nella stanza del barone Lamberto. Dopo un po’, riesce con il vassoio ed il bicchiere vuoto, scomparendo dalla scena, qualche rumore della notte) ( V I A )
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SCENA Va
Marta – Aurelio – Fernando
Un lieve bagliore comincia a vedersi attraverso la finestra
Marta : (entra, apre la tenda, ritorna la luce piena, e si udranno sette battiti di orologio. Entra nella stanza del Barone, dopo qualche attimo si udrà un urlo lievemente sommesso ed uscirà dalla stanza. Ed in modo concitato ma contenuto chiamerà Aurelio) Ahh! Baronetto…(bussa) baronetto Aurelio.
Aurelio : (che ha già sentito l’urlo, si presenterà in vestaglia) Cosa c’è, cos’è successo!
Marta : (con voce preoccupata) Il barone…suo padre…ci ha lasciati. L’ho trovato semiscivolato dal letto. Poco prima gli avevo dato la medicina.
Fernando : (entra mentre Marta fa la sua rivelazione) Su presto, venga signore. ( V I A assieme ad Aurelio nella stanza del barone)
Marta : (nel frattempo si porterà alla finestra, e mentre singhiozza, riaccosterà la tenda).
Aurelio : (uscirà dopo qualche attimo, seguito da Fernando) Purtroppo la morte, è l’unica cosa verso la quale gli esseri umani, dimostrano la loro impotenza.
Fernando : Povero signor barone, ha sofferto tanto, purtroppo tutte le cure sono state inutili.
Aurelio : Gia! E pensare, quante idee frullavano in testa a mio padre; da ragazzo, mi accennava alle cose che voleva realizzare. Ricordo che mi diceva: un giorno sarà tutto tuo, darò a tutti una lauta ricompensa, e tu sarai l’unico erede testamentario. Purtroppo al sua fine è giunta prematuramente.
Marta : ( in modo elegante, avendo già accantonato il” Baronetto”) Signor barone, ha delle disposizioni particolari da darmi?
Aurelio : Sì certo! (rivolto a Marta) Dunque, tu dovrai recarti a casa del dottor Zanardelli, pregandolo di venire ad espletare le pratiche di sua pertinenza, credo che siano indispensabili per la tumulazione.
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Marta : Va bene signore.
Aurelio : (rivolto a Fernando) Mentre, tu Fernando, curati di svestire mio padre dei panni della notte, rassetta la stanza, e prepara un abito adatto per la sepoltura.
Fernando : Non dubiti signor Barone, sarà fatto!
Marta : Allora io vado signor Barone ( si avvia )
Aurelio : Sì! Anzi, mentre sei fuori, dai disposizioni all’agenzia funebre, che pensino loro a tutto: dalla bara, all’approntamento della tomba di famiglia, e che non dimentichino i manifestini murali e la banda funebre. E dì loro che regoleremo il tutto dopo le esequie, in quanto io avrò tante altre cose da fare.
Marta : Con permesso ( V I A dalla comune )
SCENA VIa
Aurelio
Aurelio : (rimasto solo, siederà alla scrivania e farà alcune telefonate) Matilde? Sì sono io, Aurelio…(con tono sommesso) Purtroppo, non so dirti esattamente quando ripartirò, ma credo che non sarà molto presto… in mattinata mio padre è venuto a mancare…(cresce un po’ il tono di voce) lo so, mia zia è quasi una settimana che manca, ed infatti dovrò chiamare anche lei per comunicarle il decesso, quindi credo che dovrà risolvere al più presto le sue questioni…(lasciando intendere come se l’interlocutrice gli chiedesse qualcosa in particolare) Ah…ho capito…e quanto? Beh…non è poco, immediatamente non mi è possibile, comunque, non appena esco mi recherò all’ufficio postale e vedrò cosa potrò fare… Però anche tu, cerca di contenerti. Qualche volta puoi farne anche a meno….(calmo) Va bene, non ti arrabbiare. Ti chiamo dopo. (ripone la cornetta. E cerca su una rubrica un numero di telefono) Eccolo… Hotel Centrale (riprende la cornetta e farà il numero) Buon giorno, sono il barone Aurelio della Rocca, può cortesemente passarmi la stanza di mia zia, la Baronessa Luigia,…(dopo un pò) ah, è partita ieri sera?! Va bene grazie. (ripone la cornetta)
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SCENA VIIa
Aurelio – Marta – Dottore
Marta : (si presenterà in compagnia del dottore) Signor barone mi scusi…c’è il dottor Zanardelli, l’ho incontrato mentre usciva di casa.
Aurelio : (alzandosi gli va incontro) Fallo accomodare…prego dottore si accomodi, e mi scusi per l’ora un po’ inopportuna…
Dottore : Buongiorno. Ma cosa dice, in queste circostanze non c’è nulla da giustificare, e poi per il mio mestiere questa è una regola deontologica, soprattutto nel caso di un amico, com’è stato per me il barone Lamberto. Mi dispiace soltanto, di non essere riuscito a fare…un miracolo, quello è compito di qualcuno superiore a tutti noi. Adesso col suo permesso vorrei vedere la salma, per poter redigere il verbale di decesso.
Aurelio : (mentre lo accompagna) Prego l’accompagno, dentro c’è già Fernando che lo sta preparando.
Dottore : (si ferma davanti alla porta) Grazie…se vuole può evitare di entrare anche lei, risparmiandosi la vista delle tante piaghe ed ulcerazioni che si sono create, mi creda non è uno spettacolo gradevole. Sarà meglio che ricordi suo padre nella sua bella struttura fisica. (entra in camera del barone)
Aurelio : Come vuole lei. (rivolgendosi poi a Marta) Marta, mentre io vado a sistemarmi per la circostanza, tu prepara la stanza per la cerimonia funebre. (entra nella sua camera)
Marta : (mentre Aurelio sta entrando) Va bene signor barone. (quindi uscirà di scena per qualche attimo, al rientro porterà due drappi di tela nera inchiodate su due strutture ad I alte quando le cadute della tenda, e ve li appoggerà sopra. All’interno del mobile prenderà un grosso fiocco nero in precedenza preparato e lo aggancerà sopra la porta del barone, mentre i due lembi pendenti li fisserà nei chiodini già presenti,uno per parte, negli stipiti laterali della porta stessa, completerà mentre il dottore e Fernando entrano in scena)
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SCENA VIIIa
Dottore – Fernando – Marta
Dottore : (a Fernando) Allora mi stavi dicendo di aver somministrato le gocce di digitale e la polvere di laudano intorno a mezzanotte?!
Fernando : Già proprio così, avevo finito da circa mezzora, di seguire le operazioni di travaso del vino, che la baronessa Luigia ha venduto ad un commerciante della zona, perciò mi sono trattenuto un po’ prima di andare a letto, ed ho dato le ultime medicine al signor Barone.
Dottore : Per caso, hai anche dato le capsule di papaverina assieme alle altre medicine?
Fernando : Assolutamente no! Quelle, considerando la particolarità, le ha sempre somministrate personalmente la baronessa, e non ha mai voluto che me ne interessassi.
Marta : Vero. Infatti la baronessa, durante questi suoi giorni d’assenza, mi ha dato l’incarico d’interessarmi della papaverina, cosa che ho fatto puntualmente e con regolarità, dando le ultime due ieri sera.
Dottore : Ho capito. Allora dobbiamo supporre: che la lampada della vita del barone, abbia esaurito la sua energia.
SCENA IXa
Dottore – Aurelio – Marta – Fernando
Aurelio : (provenendo dalla sua stanza, ha già indossato giacca e cravatta nera) Eccomi qui di nuovo. Mi scusi dottore, pensavo…se per il suo disturbo…aspettiamo il rientro di mia zia.
Dottore : Ma cosa dice signor barone! Non c’è nessun disturbo. In queste occasioni non l’ho mai preteso, ne accettato da nessuno; ed in modo particolare l’accetterei in questa circostanza, lei sa bene che anch’io, con la morte di suo padre ho perso un vecchio e caro amico….(commosso) Le preparo il certificato di decesso.
Aurelio : (indicandogli) Può accomodarsi alla scrivania.
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Dottore : Grazie. (siede e dalla borsa prende un blocchetto ed una penna)
Aurelio : (rivolgendosi poi di nuovo al dottore) Mi scusi, ha per caso ancora bisogno di Marta o di Fernando?
Dottore : No! Già prima ho assistito Fernando a vestire la salma (continua a scrivere)
Aurelio : (rivolgendosi a Marta e Fernando) Allora, tu Marta, comincia a preparare la sala d’attesa, in quanto suppongo che riceveremo molte visite. Mentre tu Fernando, dovrai andare in chiesa, e definire con il parroco il tutto per la funzione religiosa. Potete andare.
Marta : Bene barone. ( V I A dalla comune )
Fernando : Sarà fatto. ( V I A dalla comune )
SCENA Xa
Dottore – Aurelio
Dottore : (Alzandosi porge il foglietto ad Aurelio) Ecco fatto. Questo è il certificato di morte. Più tardi nel mio studio, compilerò la relazione di decesso, da accludere alla cartella sanitaria.
Aurelio : Grazie, pensi lei alle formalità di rito, d’altronde io non saprei proprio da dove cominciare, ancora grazie.
Dottore : Sua zia, la baronessa Luigia è già stata informata?
Aurelio : Ancora non sa del decesso, da quasi una settimana si è dovuta recare a Palermo, per definire una sua questione personale.
Dottore : E non c’è alcun modo per poterla rintracciare? Un telegramma, o per telefono?!
Aurelio : Ho già chiamato in albergo, e purtroppo o forse meglio così, mi hanno detto che già da ieri sera ha definito ogni cosa, ed è ripartita per fare ritorno.
Dottore : Allora non dovrebbe tardare, comunque, credo che qui la mia presenza non serve più.
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SCENA XIa
Dottore – Aurelio – Luigia – Fernando
Si sentirà la voce della baronessa
Luigia : (da dietro le quinte) Mi raccomando Fernando, non dimenticare il drappo nero sul portone, e quello pendente dal balcone principale.(nel frattempo apparirà sulla scena, con spolverino, cappello e beautycase d’epoca). Buongiorno dottore.
Dottore : (risponde al saluto con un cenno del capo) Baronessa.
Fernando : (la segue per poi riuscire con la valigia e prenderà anche il beautycase) Senz’altro baronessa. Intanto porto il bagaglio nella sua camera. ( V I A verso l’interno)
Aurelio : (andandole incontro) Zia, per fortuna sei rientrata …vedo che hai già saputo.
Luigia : Certo, Fernando mi ha informato della sciagura.
Dottore : Baronessa, purtroppo sono rammaricato di non essere stato al capezzale di suo fratello al momento fatidico.
Luigia : Speriamo che non sia stato per lui un altro momento di dolore particolare.
Dottore : Non credo proprio. La mia esperienza mi fa pensare, che sia stato un passaggio consequenziale, dal sonno alla morte. Come se in uno stato di catalessi improvvisamente tutti gli organi si blocchino rapidamente…quasi allo stesso istante.
Luigia : Allora non avrà avuto neanche la possibilità di emettere un gemito, di attirare l’attenzione. Magari si poteva intervenire.
Aurelio : Zia, tu sai che la mia camera è proprio qui di fronte, e per mia natura ho il sonno molto leggero, intorno alla mezzanotte… ho udito anche i battiti del pendolo, ed ho sentito Fernando entrare nella stanza per dargli le medicine della notte. Poi nulla più.
Dottore : (con velato intendimento) A volte, la medicina è costretta ad arrendersi.
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Aurelio 🙁 cambiando discorso) Zia, credo che la circostanza mi tratterrà qui qualche giorno più del previsto, pertanto, vorrei approfittare della tua presenza e recarmi all’ufficio postale ed inviare qualche telegramma giustificativo in facoltà.
Luigia : Credo sia il caso.
Aurelio : Allora approfitto di questo lasso di tempo. (prende un soprabito ed esce) Torno subito. Dottore, ancora grazie. (VIA dalla comune)
SCENA XIIa Dottore – Luigia
Dottore : (mentre Aurelio esce) La riverisco barone…. Baronessa, mi scusi se sono indiscreto, e mi creda che sono rammaricato se di recente, fattori concomitanti, mi hanno indotto a tralasciare qualche visita, …ma, che lei sappia, ultimamente suo fratello si era aggravato?
Luigia : Al contrario, non le dico che sembrava avviato alla guarigione, ma noi tutti abbiamo avuto l’impressione di evidenti segni di ripresa. Tanto che ho ritenuto possibile allontanarmi, recandomi a Palermo, per definire una situazione che da tempo rimandavo.
Dottore : E come mai non avete pensato di informarmi, forse avrei dovuto cambiare cura.
Luigia : Al contrario, abbiamo ritenuto che finalmente le medicine stavano facendo il loro effetto, e che facevano sperare ad una imminente guarigione.
Dottore : Comunque è ingiustificabile che io, il suo medico personale non sia stato informato di un cambiamento così importante.
Luigia : Le ho detto, che abbiamo avuto l’impressione che migliorasse.
Dottore : Probabilmente avete dato un’errata valutazione al vero stato di salute, mentre si trattava di un falso miglioramento clinico, in parole povere, ciò che comunemente la gente definisce: “la miglioria della morte”.
Luigia : Ma noi non sapevamo, non potevamo prevedere che…
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Dottore : (fermandola con decisione) Ma io sì! La mia esperienza, la conoscenza del paziente, e l’effettivo esito delle cure, per me sarebbero stati segni indiscutibili. Solo io avrei potuto discernere evitando così una valutazione errata. (con rabbia) Mi sento in colpa! Già mi sento in colpa di essere stato un protagonista (a denti stretti) della morte di un mio caro amico. Ma qualcosa mi suggerisce che non sarò l’unico colpevole!
FINE I° ATTO
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A T T O II°
SCENA Ia
Luigia – Aurelio – Commissario
Sono trascorsi alcuni giorni dalla morte, i drappi neri sono stati rimossi, non ci sono vasi con fiori, regna un’aria di mestizia. Aurelio sarà seduto alla scrivania, Luigia nella poltrona più vicina alla parete. Dall’esterno si sentirà l’abbaiare insistente di un cane di piccola taglia.
Commissario : (in piedi vicino alla poltrona di Luigia, passeggia spostandosi dall’altro lato guarderà in giardino dal finestrone. Scrutando in viso i due. Con falsa apparenza, ma con mestiere) Baronessa Luigia, barone Aurelio, sono rammaricato che a dieci giorni dalla scomparsa del mio amico, nonché vostro fratello e padre, io sia costretto ancora a trattenervi qui, pregandovi di non allontanarvi.
Luigia : (con alterigia da nobildonna) Ed io ne sono infastidita caro commissario! Vorrei delle spiegazioni e delle scuse personali, in quanto mi sento oltraggiata e privata della libertà dei miei movimenti, senza un giustificato motivo.
Commissario : (con calma) Ha ragione baronessa e me ne scuso, ma la morte di suo fratello…in considerazione agli anni di sofferenza trascorsi, per molti, può sembrare l’epilogo più naturale di quell’antica disgrazia.
Aurelio : Ed allora, se è la conclusione più giusta, cosa l’autorizza trattenerci qui, facendo nascere fra noi, chissà quali oscuri sospetti. Io devo rientrare immediatamente a Torino, ho incombenze irrinunciabili presso la mia facoltà, e non intendo trattenermi qui un minuto di più!
Commissario : (ad Aurelio) Anche nei suoi confronti mi sento…mortificato, dalla piega che hanno assunto gli eventi, ma ci terrei a precisarle che io ho detto: ”può sembrare l’epilogo” e non che sia il giusto epilogo. (sospettoso) E per quanto mi riguardi, vi affermo che, personalmente…non sono affatto convinto,
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che la morte del barone Lamberto, sia giunta per un evento naturale.
Aurelio : (alzandosi di scatto, si metterà davanti alla scrivania) Intende forse insinuare che siamo stati noi a causare la morte di mio padre? Per quale motivo poi?
Luigia : (con veemenza e risentimento. Si alza, per poi risedersi nuovamente) Questo è troppo! Le sue parole non lasciano dubbi sulle sue fantasticherie, caro commissario. Ebbene, volendo anche considerare le sue assurde insinuazioni, che ritengo prive d’ogni fondamento, sono obbligata a ricordarle che, degli affari personali, mi hanno costretto ad essere assente per circa una settimana, ed al mio rientro, mio fratello era già morto!
Commissario : Ne sono a conoscenza.
Luigia : Allora, la invito a tenere per se i suoi sospetti e le sue calunnie.
Commissario : Non credo proprio d’aver mosso delle accuse, verso lor signori. Aurelio : Quello che non riesco a capire, è cosa abbia generato in lei tale sospetto; tanto da permettersi di bloccare le esequie e di chiedere al magistrato di far eseguire un’autopsia. A quanto mi risulta lei non è un medico!
Commissario : Io no! Ma il dottor Zanardelli lo è! Ed è anche bravo. E sa riconoscere il decorso di una malattia e l’efficacia di ogni medicina. Mentre io sono un commissario e per mia abitudine, non trascuro mai l’ombra di un sospetto.
Luigia : Escludendo mio nipote in quanto vive al nord; personalmente ho eseguito alla lettera le istruzioni che il dottor Zanardelli ha da sempre impartito, anzi gradirei, che a convalida di quanto le ho appena detto, lei chieda conferma ai domestici proprio adesso, così potrà appurare la spontaneità di quanto le ho asserito.( si alza, va verso il corridoio e chiama) Marta, Fernando. (ritorna al suo posto)
Commissario : (interviene come per fermarla) Lasci stare baronessa, non è il caso, ci sarà tempo di poter verificare ogni cosa.
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Aurelio : (difendendo la zia) Commissario! Lei non può rifiutarsi di dare a mia zia, l’opportunità di dimostrare la sua buona fede… io mi sono trovato a curare marginalmente la somministrazione dei farmaci, ponendo particolare attenzione alle gocce di digitale, sapendo l’importanza che hanno per il cuore. Per tutto il resto, non ho notato nulla di strano. Lei crede che l’avrei permesso?
Commissario : Certamente no!
SCENA IIa
Luigia – Aurelio – Commissario – Fernando
Fernando : (presentandosi, con una mano avvolta da un fazzoletto, si fermerà alle spalle di Luigia) Mi ha chiamato baronessa?! Scusi ma ero in giardino Max è tornato,ha cercato di mordermi ed è scappato.
Luigia : (tesa, e rigorosa) Se sei qui, e segno che ti ho chiamato. E Marta cosa fa? Perché non viene?
Fernando : Marta sta badando in cucina, il tempo di spegnere i fornelli, e governare ciò che ha preparato, e verrà immediatamente.
Aurelio : Fernando, sei stato chiamato in quanto il commissario Montagnini, sta esprimendo nei confronti miei e di mia zia, delle accuse ben precise, in merito alla morte di mio padre.
Commissario : (placidamente, con un sorriso beffardo) Barone, io non ho accusato nessuno. In particolar modo, ne’ lei, ne’ sua zia. Ho semplicemente detto, che il dottor Zanardelli, ha notato qualche segno particolare e che non giustificava la morte del barone come un evento naturale.
Luigia : Sia più chiaro, e ci riferisca quali segni sono stati notati, tanto da far nascere in lei …diciamolo pure: ”il sospetto di omicidio”.
Fernando : Omicidio?
Aurelio : Già! Omicidio! Anche se il vocabolo usato dal commissario non è stato proprio questo, il senso delle sue parole, non lascia dubbi! E se mi è concesso: personalmente reputo una fantasticheria.
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Commissario : Al momento non posso dirvi proprio nulla, in quanto, se non prima mi sarà consegnato l’esito dell’autopsia, non potrò muovere accuse contro nessuno di voi.
Luigia : Allora la finisca con questa farsa, e ci restituisca la nostra libertà. Senza un mandato, lei non può tenerci prigionieri, il nostro rango, merita da parte sua un rispetto maggiore.
Aurelio : Già! E si ritiene per giunta un amico di famiglia! Bel modo di rispettarci.
Commissario : (serio ma pungente) Proprio perché vi rispetto, ho evitato fino a questo momento, di far emettere nei vostri confronti un invito a presentarvi per un interrogatorio, evitandovi così di subire l’onta della vergogna, che si ha nel varcare le porte della luogotenenza di polizia criminale.
Luigia : Per poter far ciò, occorrono delle prove certe!
Commissario 🙁 immediato) Per poter far ciò, basterebbe un mio rapporto al magistrato; (sarcastico) e vi eviterei il maltrattamento che state subendo in questo momento. Sottoponendovi al tempo stesso, ad un’immaginabile cura di benessere.
SCENA IIIa
Luigia -Aurelio–Commissario–Fernando–Marta–Ispettore
SUONANO ALLA PORTA
Fernando : (va ad aprire) Suonano, con permesso vado ad aprire.( V I A )
Marta : (si presenta e si porterà alle spalle della baronessa) Mi scusi se ho tardato baronessa, ma prima ero ai fornelli.
Luigia : Non ti preoccupare. Intanto, debbo informarti, che il nostro amico commissario, ci ha comunicato poco fa, il sospetto che mio fratello non è morto per cause naturali, e che in questa casa si nasconde un omicida. Pertanto anche tu fai parte della lista dei sospettati.
Marta : (sbalordita) Io! Sospettata di cosa? O Dio mio, non posso crederci.
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Commissario : Baronessa la prego. Io non ho incriminato nessuno di voi.
Aurelio : Però ci tiene segregati in casa lo stesso, e senza mezzi termini.
Commissario : Solo quando avrò ricevuto il rapporto dell’autopsia, che chiarirà le cause della morte, deciderò se usare o no dei mezzi termini.
Fernando : (Entra in compagnia dell’ispettore, annunciandolo) L’ispettore Benetti. (si posizionerà vicino a Marta).
Ispettore : (con una carpetta in mano. Entra, saluta e si dirige verso il commissario, che si troverà nell’angolo opposto alla baronessa) Baronessa, barone Aurelio…ecco commissario (appartandosi) qui c’è la relazione dettagliata consegnatami dall’istituto di medicina legale.
Commissario : Grazie Benetti (sottovoce) è emerso qualcosa di particolare? (mentre sfoglia la carpetta dandovi una rapida occhiata)
Ispettore : (sottovoce) Le tracce delle medicine che il barone assumeva, sono senza dubbio abbondantemente presenti, oltre alla esistenza di sostanze arsenicali; un’attenzione va data alla papaverina che prendeva, ed al risultato degli esami delle viscere.
Commissario : Va bene, ho capito. (quindi si rivolge ai presenti) Signori, dovete scusarmi, ma dovrò allontanarmi per qualche minuto. Vi lascerò in compagnia dell’ispettore Benetti, al quale farete le vostre spontanee dichiarazioni, riferendo in modo particolare i compiti da voi gestiti. Con permesso.(V I A dalla comune) SCENA IVa
Luigia – Aurelio – Fernando – Marta – Ispettore
Ispettore : Sono dispiaciuto, ma sono costretto a chiedervi di lasciarmi interloquire con ciascuno di voi singolarmente, pertanto vi invito a recarvi in stanze separate durante il colloquio. Barone lei può accomodarsi nella sua stanza, mentre i
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domestici potranno andare una in cucina, ed uno nella camera del barone Lamberto.
Aurelio : ( a denti stretti) Come vuole lei! (V I A nella sua camera)
Marta : Io vado in cucina (V I A verso la cucina)
Fernando : Aspetto che lei mi chiami ( V I A nella camera di Lamberto)
SCENA Va
Ispettore – Luigia
Luigia : Forza ispettore si sbrighi, perché questa farsa mi ha stancato e vorrei ritirarmi.
Ispettore : (con in mano penna e taccuino) Baronessa, nel gestire le medicine che venivano date a suo fratello, lei che compito aveva?
Luigia : Io le custodivo, e le consegnavo al personale solo al momento preciso in cui dovevano essere assunte.
Ispettore : Le spiace ricordarmi di quali farmaci si trattava.
Luigia : Mattina e sera, era dato come sedativo un’ostia contenente polvere di laudano. E di questo s’interessava Fernando, in quanto era il primo e l’ultimo ad entrare in camera di Lamberto.
Ispettore : Tutto qui? A suo fratello non venivano date altre medicine, che polvere di laudano?
Luigia : Non ho detto questo! A Marta invece, davo tre bustine al giorno di papaverina, quale antispastico previsto dalla cura. Bustine, che consegnavo sempre singolarmente e che lei scioglieva nei consommé. Purtroppo, mio fratello si alimentava prevalentemente con liquidi.
Ispettore : Capisco. Ma non crede lei che mischiando la papaverina ai vari cibi si poteva ottenere un effetto lesivo.
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Luigia : Il tutto era stato concordato ed autorizzato dal dottor Zanardelli. Per il resto, conoscendone l’importanza, ho badato personalmente a dare a mio fratello le venti gocce di digitale per il cuore, due volte al giorno mattino e sera.
Ispettore : E nient’altro?
Luigia : Nient’altro! Mi rammarica soltanto, che ho lasciato mio fratello per una settimana, ed al mio ritorno non l’ho più trovato in vita.
Ispettore : Grazie baronessa. Le spiace accomodarsi nella stanza di suo nipote in modo che senta anche lui?! (precede la baronessa, bussa ed apre la porta di Aurelio). Prego barone.
Luigia : (senza dire nulla si avvia ed entra in camera) (VIA nella laterale)
SCENA VIa
Ispettore – Aurelio
Aurelio : (entrando) La pregherei di far presto, perché dovrei mettermi in contatto con la mia facoltà.
Ispettore : Dipenderà solo da lei, e dalle dichiarazioni che mi farà. Se vuole può accomodarsi.
Aurelio : Bene. (siede sull’altra poltrona)
Ispettore : Mi dica: quale incarico ha avuto nei confronti di suo padre, durante il decorso della malattia?
Aurelio : Nessuno in particolare! Purtroppo i miei impegni universitari non mi hanno permesso di essere presente com’era giusto. Lei deve sapere che dal momento dell’incidente, sono trascorsi tre anni, e questa, è la seconda volta che mi è stato possibile essere qui.
Ispettore : Ed in questa circostanza, è stato chiamato a causa della morte di suo padre?
Aurelio : No! Mia zia ha avuto la necessità di recarsi a Palermo per una settimana, e non potendo lasciare l’amministrazione di
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casa in mano a Fernando o a Marta, mi ha pregato di essere presente.
Ispettore : Quindi lei è qui, solo da poco tempo?!
Aurelio : Precisamente.
Ispettore : E per caso ha notato se i domestici hanno mal gestito le medicine? O sua zia ha affidato a lei l’incarico?!
Aurelio : Non di tutte. Solo in riferimento alle gocce di digitale, mi ha affidato il flaconcino, raccomandandomi la massima attenzione. Per il resto, sono stati i domestici ad averne cura.
Ispettore : E dava personalmente lei le gocce a suo padre?
Aurelio : No! Al momento, davo il flacone a Fernando che versava le venti gocce, ed io istintivamente le contavo assieme a lui, e null’altro.
Ispettore : Va bene, credo che anche per lei possa bastare. Adesso facciamo entrare Fernando, mentre lei dovrà trattenersi al suo posto?! (Bussa ed apre chiamando Fernando) Fernando prego.
Aurelio : Come vuole. ( V I A nella camera del padre)
SCENA VIIa
Ispettore – Fernando
Fernando : (entrando) Eccomi.
Ispettore : Lei è Fernando, il cameriere personale del barone, giusto?
Fernando : Vedo che è già informato.
Ispettore : E lei, quale compito particolare ha svolto nei confronti del barone?
Fernando : Le posso confermare che, oltre alle indispensabili cure personali che il signor barone aveva di bisogno, il mio compito è stato quello di recarmi in farmacia, per prelevare quanto prescritto dal medico, e quindi somministrarli al
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barone. Cosa però che non ho mai fatto di mia iniziativa, ma gestito dalla baronessa Luigia.
Ispettore : Quindi, se ho ben capito: lei accudiva alle necessità personali del barone, ma soprattutto, era l’unico che si recava in farmacia ad acquistare le medicine prescritte. E poi cos’altro.
Fernando : Questi erano i miei doveri verso il barone. Però lei, può ben immaginare, che in una casa come questa, e con la gestione delle proprietà del barone, non mancano di certo le cose a cui badare; specialmente in questi ultimi anni che il barone era impossibilitato, e suo figlio Aurelio risiede lontano.
Ispettore : E quale altra mansione le è affidata?
Ferdinando : La conduzione delle cantine, la mescita del vino, con la manutenzione delle botti e tutto quanto comporta quest’attività. Al tempo stesso curo anche lo smercio dell’olio d’oliva.
Ispettore : Cioè, la coordinazione della vendita dei prodotti veri e propri.
Fernando : (continuando) Oltre a fare da stalliere, badando ai cavalli, alla selleria, ed alle carrozze del barone…all’occorrenza faccio da giardiniere, interessandomi anche dei lavori pesanti in casa.
Ispettore : (insinuando un velato sospetto) Ma non è la baronessa che ha il controllo dei lavori, affidando incarichi, o servendosi di altro personale di casa?
Fernando : La baronessa si occupa soltanto dell’amministrazione, ed è sempre impegnata con banche e notai.
Ispettore : Va bene, grazie. Adesso vorrei parlare con la cuoca, pertanto le chiedo di fare il cambio con lei, facendola venire qui.
Fernando : Come desidera. ( V I A verso l’interno )
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SCENA VIIIa
Ispettore – Marta
Marta : (dopo qualche secondo si presenta) Mi ha mandato a chiamare?
Ispettore : Sì! Si avanti, se ha bisogno di sedersi faccia pure.
Marta : Grazie, sto bene così. (resta in piedi appoggiandosi alla spalliera della poltrona)
Ispettore : Lei è Agnese, la cuoca?
Marta : No ispettore! Io sono Marta la cameriera.
Ispettore : Ed Agnese chi è?
Marta : Era la cuoca che è sempre stata alle dipendenze del barone, purtroppo la baronessa ha dovuto farne a meno.
Ispettore : Non è più quì?
Marta : Purtroppo la baronessa Luigia, è stata costretta a fare a meno di lei, di Ubaldo il maggiordomo, e del giardiniere.
Ispettore : Non era più soddisfatta del loro servizio?
Marta : Non credo….(tentenna come se non volesse dirlo, anche se il suo intendimento è proprio di dirlo) Non saprei proprio…penso per problemi finanziari.
Ispettore : Gli affari non vano bene? Per quanto ho potuto notare, ho sempre visto un via vai di acquirenti con botti di vino e giare di olio. E Fernando me ne ha dato conferma.
Marta : Non mi riferisco a questo. Forse altri problemi che io sconosco.
Ispettore : Vedremo di appurare anche questo.
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SUONANO ALLA PORTA
SCENA IXa
Ispettore–Marta–Fernando–Commissario–Luigia–Aurelio
Fernando : ( si sente la voce dal retro) Sì commissario, è ancora di là nello studio.
Commissario : (entra con una carpetta in mano, seguito da Fernando) Fernando, chiamate la baronessa ed il barone e trattenetevi qui!
Fernando : (esegue,bussa alla porta ed apre, chiamando prima Aurelio) Signor barone è desiderato dal commissario. (farà lo stesso con Luigia) Baronessa è desiderata. (si rimetterà poi dietro la poltrona di Luigia)
Aurelio : (uscendo) Finalmente, vediamo se sarà possibile finirla con questa messinscena.
Commissario : Prego barone si accomodi (Aurelio siederà su di una poltrona). Ispettore sono emerse delle novità.
Ispettore : Penso proprio di sì (gli si avvicina e mettendosi un po’ in disparte, gli riferisce qualcosa sottotono che nessuno sentirà).
Luigia : (nel frattempo rientra seguita da Fernando, e siederà nell’altra poltrona)
Commissario : (rispondendo all’ispettore) Ah! Bene. Allora andate a verificare e se appurate quanto sospettate, venite a riferirmelo immediatamente.
Ispettore : Non dubitate, farò prima possibile. ( mentre si avvia, ritorna) A proposito commissario, dimenticavo, questi sono gli appunti che ho preso (porge il notes e saluta) Signori. ( V I A dalla comune )
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SCENA Xa
Marta – Fernando – Commissario – Luigia – Aurelio
Commissario : (glaciale) Dunque signori, questa carpetta contiene la verità sui motivi che hanno causato la morte del barone Lamberto della Rocca. E credo che non sarà facile per il vero colpevole di “omicidio”, sfuggire alla giustizia.
Luigia : (alzandosi) Commissario ora basta! Non tollero più simili accuse. Le ripeto quanto ho prima detto: io sono stata assente una settimana, ed al mio rientro ho trovato mio fratello già morto. Pertanto ritengo infondata, ogni sua supposizione di accusa nei miei riguardi. Adesso col suo permesso vorrei ritirarmi.
Commissario : (invitandola a sedersi in quanto è suo intendimento giocare, al gatto e al topo) La prego di sedersi baronessa, al momento lei non può andare da nessuna parte, in quanto è sospettata come tutti gli altri.
Aurelio : (alterandosi) Lei parla di omicidio, ma mio padre non è morto di morte violenta, ma in coincidenza di quella vecchia caduta da cavallo, e non credo sia stata trovata un’arma o qualcosa che possa essere legata al delitto di cui lei parla.
Commissario : A volte le armi più efficaci sono quelle che non vengono lasciate sul luogo del delitto, (sbattendo il dorso della mano sulla carpetta) ma che solo la scienza riesce a mettere a nudo.
Luigia : Ed allora ci dica qual è quest’arma che la scienza le ha suggerito!
Commissario : (categorico) Le medicine!
Marta : (stupita) Le medicine?
Fernando : Cosa vuol dire: le medicine? Non penso che lei dubiti di me?! Visto che il più delle volte ero io a badare affinché il barone le assumesse…lei mi sta accusando di non aver dato le medicine che la baronessa puntualmente mi consegnava?!
Luigia : Sta dicendo proprio questo! Lei sappi caro commissario, che in tre anni, non ho mai tralasciato una volta di dare ai
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domestici, soprattutto a Fernando i medicinali che giornalmente servivano a mio fratello. Medicine che ho sempre gelosamente custodito.
Commissario : (apre la carpetta come se leggesse) Infatti, il motivo che mi ha indotto a chiedere l’autopsia, è stato solo uno. La relazione fatta dal dottor Zanardelli, allegata al certificato di morte del barone.
Aurelio : Ma il dottor Zanardelli, giunse qui solo pochi minuti dopo la morte di mio padre, e non mi evidenziò alcun segno particolare.
Commissario : Non poteva certo esprimere a lei il suo sospetto. Cosa, che invece ha fatto con me.
SUONANO ALLA PORTA
Marta : Vado ad aprire (ritorna subito dopo con il dottore e si fermerà, vicino alla scrivania ) ( V I A )
SCENA IXa
Marta–Fernando–Commissario-Luigia–Aurelio-Dottore
Dottore : (saluta con distacco ed eleganza) Baronessa, barone Aurelio. (Si fermerà oltre la scrivania)
Commissario : (Passeggia per la stanza, si ferma vicino la baronessa) Mi dica dottore, lei dopo quanto tempo arrivò, la mattina della morte del Barone Lamberto?
Dottore : Circa dieci minuti dopo il decesso.
Commissario : (passeggiando si rimetterà nell’angolo opposto alle poltrone), E cosa ha notato di particolare che ha generato in lei il sospetto?
Dottore : Entrando ho avvertito un fortissimo odore di urina di topo, mai avvertito in precedenza, e che non poteva essere l’effetto causato dalle medicine in atto.
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Commissario : E nient’altro?
Dottore : Al contrario. Mentre aiutavo Fernando a vestire il barone, mi sono stupito del fatto che, essendo trascorso pochissimo tempo dalla morte, le sue membra erano fortemente raffreddate, e le unghie livide, mentre i legamenti della mascella inferiore, del tutto rilassati.
Luigia : (alzandosi, dal cassetto di un mobile accanto prenderà un foglio) Le ricordo dottore, che sono state date a mio fratello soltanto le medicine che “lei” ha prescritto. E questa è la sua scrittura: come sedativo, polvere di laudano mattino e sera, venti gocce di digitale per il cuore prima di mezzogiorno e nel tardo pomeriggio, e le ostie con la papaverina tre volte al giorno, come antispastico. Medicinali che ho custodito personalmente. (mentre mostra il foglio al dottore, si avvicina al commissario)
Dottore : (Guardando la ricetta) Già è vero, è proprio la mia ricetta.
Commissario : E su questo non avevo alcun dubbio…. però, non posso dimenticare di essere un poliziotto, per di più commissario, ed allora poco fa, ho ritenuto opportuno fare due chiacchiere con il farmacista…. e lì, è emersa una verità sconvolgente.
FINE II° ATTO
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A T T O III° SCENA Ia
Marta–Fernando–Luigia–Aurelio
All’apertura del sipario, Luigia – Aurelio – Fernando e Marta, si troveranno in posizioni distanti l’uno dall’altro, saranno colpiti uno per volta da una luce azzurra, mentre il resto della scena sarà completamente al buio.
Marta : (faro azzurro su di lei) Io sono un’umile cuoca e cameriera di casa. La scomparsa del barone Lamberto, avrebbe potuto significare per me, solo problemi per il mio futuro, in quanto, suppongo che questa casa sarebbe stata chiusa, considerando che il barone Aurelio vive a Torino, e che da tempo non dimostra alcun interesse, per curare le attività produttive del padre. Pertanto, l’unica prospettiva, sarebbe stata per me, la perdita del lavoro, a meno che, la baronessa, non vivendo più in questa casa, avrebbe gradito la mia collaborazione presso di lei. Credetemi…io sono innocente. (si spegne il faro)
Aurelio : (faro azzurro su di lui) Sospettare di me sarebbe ingiusto! Sconoscevo le cure e non ho governato io le medicine. Ho avuto solo l’incarico di occuparmi delle gocce di digitale, che fra l’altro non ho neanche versato personalmente, ho soltanto badato affinché Fernando lo facesse con diligenza. Non avrei avuto né scopo, né ulteriori benefici che già non ho dalla morte di mio padre…. Mensilmente ricevo un cospicuo sostegno economico. In definitiva, con la sua morte, sarei venuto in possesso di ciò che virtualmente mi appartiene, anzi, senza dubbio, avrei avuto il problema della gestione diretta, qualora decidessi di non affidare più a mia zia la conduzione del tutto. Non avrei avuto alcun movente. (si spegne il faro)
La muta voce dell’eco : giallo in 3 atti – di Angelo Scammacca pag 37
Fernando : (faro azzurro su di lui) Fin da giovane, sono stato un domestico di casa del barone della Rocca, prima vivendo sulla scia di Ubaldo, il maggiordomo di casa, dal quale ho imparato tantissimo, oggi, che da circa tre anni ho preso il suo posto, svolgo con impegno le mie funzioni. Il barone è stato per me, come un padre, ed io l’ho accudito con la massima dovizia. Nessuna prova di colpevolezza può esistere nei miei riguardi, anche perché… non avrei avuto alcun movente per farlo. Se si vuol trovare il colpevole, bisogna cercare altrove le prove. (si spegne il faro)
Luigia : (faro azzurro su di lei) La morte di mio fratello mi ha sconvolto; così come ha sconvolto tutti gli altri. Le accuse del commissario nei miei confronti sono del tutto fantasiose. Io non avrei avuto alcun motivo di voler la morte di Lamberto… neanche motivi d’interesse. Io sono la baronessa di Punta Alata, e mio fratello era il barone di Belmonte e Selvagrande, come lui ho i miei possedimenti e dalla sua morte, soltanto mio nipote Aurelio, unico e diretto erede, verrebbe in possesso dell’intero patrimonio. Bisogna non dimenticare la cosa più importante, quando morì Lamberto, io ero assente da una settimana e non avrei avuto la capacità di ucciderlo con il pensiero. (si spegne il faro)
SCENA IIa
Marta–Fernando–Commissario-Luigia–Aurelio-Dottore
Luci piene
Commissario : Già proprio così. Questo è ciò che ho fatto io, ho cercato altrove le prove… e proprio dal farmacista, è emerso che…. da due o tre mesi, la frequenza di acquisto delle medicine, è divenuta sempre più incalzante, da mensile che era, ultimamente era diventata settimanale, rispettando però sempre le quantità prescritte.
Dottore : Settimanale? Ma io non ho cambiato né cura, né dosi!
Commissario : Lei no! Ma qualcuno in casa sì!
Dottore : Adesso si spiega il motivo. Come le dissi prima, da un po’di tempo non riuscivo a visitare il barone, sia per impegni
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personali, ma anche perché mi venivano riferiti dei motivi occasionali… il barone riposa, o Fernando gli sta facendo fare il bagno…capisco che erano solo scuse affinché io non lo vedessi. Commissario, non vorrei ostacolare le sue indagini con le mie congetture, quindi, se non ha bisogno di me, col suo permesso vorrei allontanarmi.
Commissario : Prego dottore, vada pure.
Dottore : Sarò a sua completa disposizione in qualunque momento. (saluta) Signori con permesso. ( V I A dalla comune )
SCENA IIIa
Marta–Fernando–Commissario-Luigia–Aurelio
Aurelio : Ma è assurdo, perché qualcuno si sarebbe macchiato di un simile delitto, per ottenere cosa che già non ha?! Nessuno, tranne me ed in minima parte mia zia, può vantare dei diritti dalla morte di mio padre. Mia zia è già in possesso dei suoi possedimenti ed io avrei ereditato ciò che mi spetta, perciò perché uccidere mio padre?
Commissario : Per non dividere la torta! O per continuare a fare… lontano da tutti, una vita dissoluta (con sibillino sospetto) Signor barone Aurelio. Tentando così, di far incolpare uno scomodo pretendente, come potrebbe essere per lei… sua zia! Facendo così la parte del leone. (come se fosse la conclusione) Lei vive lontano, non ha mai seguito le cure di suo padre, viene qui molto di rado, morendo suo padre per avvelenamento da farmaci, nessuno potrebbe sospettare di lei!
Luigia : (rivolta al nipote,adirata) Assassino! Assassino! Ti si è presentata l’occasione propizia e non te la sei lasciata scappare; tentando perfino di farmi accusare e condannare, per poterti impadronire anche delle mie proprietà. Vigliacco!
Commissario : Non tragga così presto delle conclusioni, baronessa!
Marta : Mi scusi signor commissario, ma se lei ha già individuato il colpevole, perché ha trattenuto me e Fernando? Noi non avremmo potuto pretendere nulla da nessuno.
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Fernando : Già, noi siamo stati soltanto degli umili servitori e la morte del barone, servirà soltanto a crearci dei problemi per il nostro lavoro. Ma lei in ogni caso non ha esitato a considerarci probabili assassini.
Commissario : Vi chiarirò anche questo!
Luigia : Allora si sbrighi, e ci faccia capire qual è il suo gioco.
Commissario : (rigoroso) Certo non il suo baronessa. (un attimo di pausa, per creare il pathos) Lei è solita frequentare le sale da gioco e diciamolo pure, le bische clandestine dell’alta società.
Luigia : E’ un’accusa infamante!
Commissario : L’accusa potrebbe essere infamante, se dagli accertamenti catastali e le verifiche presso l’archivio notarile, non fosse emerso che tutte le sue proprietà, sono già da tempo state cedute al marchese di Castelluccio, ai duchi di Bosco Galano, ed al barone di Pariotondo.
Luigia : Non è vero!
Commissario : Non ultima, la sua villa e gli appezzamenti di terreno di Punta Alata, ceduta proprio per debiti di gioco, la settimana scorsa al principe di Sangiusto. Rògito effettuato presso lo studio Notarbartolo di Palermo (mostra dei fogli) E queste sono le dichiarazioni firmate dai notabili appena nominati.
Luigia : Lei non aveva alcun diritto di indagare sulla mia vita privata.
Commissario : Se non ci fosse stato un omicidio?! In tal caso, mi sono permesso d’indagare su di lei. Gliel’ho già detto, sono un commissario!
Luigia : Ciò non significa che sia stata io ad uccidere mio fratello.
Aurelio : (prima darà l’impressione di difendere sua zia) Comunque, credo che mia zia abbia avuto tutto il diritto di fare delle sue proprietà, ciò che ha ritenuto opportuno (ora l’accusa) Mi rincresce soltanto, che in questi giorni, ( va alla scrivania e prende il registro) ho casualmente notato, degli ammanchi
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rilevanti nei registri contabili, e delle registrazioni per spese di ristrutturazioni e manutenzioni assolutamente mai fatte, di importi assurdi (porge il registro al commissario). E di questo rendo legittimo ogni mio diritto di conoscerne i motivi.
Commissario : Credo che i motivi glieli ho già prima esposti. “Astronomiche somme di debiti di gioco”.… Ma anche lei caro barone dovrà darmi delle spiegazioni sulla sua vita privata.
Aurelio : Cosa centra la mia vita privata?! Io sono un assistente presso l’università di chimica di Torino e provvedo autonomamente al mio sostentamento.
Luigia : Autonomamente?
Commissario : Già! Autonomamente dice lui. Soltanto che la sua autonomia, è continuamente alimentata da vaglia di importi più che cospicui, che sua zia Luigia le ha costantemente inviato.
Luigia : Vaglia contenenti cifre considerevoli, che ho inviato senza mai ostacolare le sue continue richieste e che avrei potuto rifiutarmi di farlo.
Commissario : (per tutta risposta) Ma non avrebbe avuto alcuna convenienza a rifiutarsi. Assecondando ed offuscando i vizi di suo nipote, lei si assicurava che lui restasse lontano, nascondendo così (accusandola) anche i suoi vizi.
Aurelio : Lei sbaglia! Io non ho alcun vizio.
Commissario : Ma una certa Matilde Flores ne ha! E tanti per giunta; cavalli, casinò, feste mondane, gioielli. Che lei ha sempre mantenuto…non ultimo segno tangibile, il vaglia spedito qualche giorno fa.
Aurelio : (adducendo come vanto) Ma lei proviene da una famiglia ricca ed agiata.
Commissario : (inchiodandolo) Lei si chiama Agatina Florio, scappata da casa all’età di 24 anni e convivente di un contrabbandiere e pescatore di frodo…(simula le manette ai polsi) fallito dopo l’affondamento del suo peschereccio.
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Aurelio : (stupito,cerca di dimostrare sicurezza) Questo non ha alcuna importanza!
Commissario : Per lei forse. Anche se fino a questo momento, non ne era a conoscenza. Per me invece, può essere un movente valido per effettuare un delitto. (Prende la carpetta) Credo sia giunto il momento di giocare a carte scoperte.
Luigia : La finisca una buona volta e svuoti il suo sacco pieno di false supposizioni, perché lei caro commissario, brancola nel buio! E spara nel mucchio, sperando che a qualcuno cedano i nervi. Non esitando di trattenere anche i domestici.
Fernando : Difatti io e Marta, ci siamo chiesti a che gioco lei voglia giocare, siamo impietriti e sbalorditi, udendo delle cose che alla fine comunque, non sono di nostra pertinenza e che poco hanno a che vedere con il nostro lavoro.
Commissario : (li guarda tutti, e si sofferma su Fernando) Ebbene, dagli esami di laboratorio effettuati con l’apparecchio di Marsh, è risultato infatti presente ed in forte quantità, del Tallio Solfato, che com’è noto a tutti, è un potente topicida. (accusandolo) Che tu, qualche mese fa avevi comprato.
Fernando : (trova una scusa) L’ho dovuto acquistare perché…in cantina c’erano dei topi e la baronessa ne è al corrente.
Luigia : Proprio così!
Commissario : Purtroppo, in cantina non abbiamo trovato nessuna traccia di topi morti….mentre in una buca in giardino, coperta alla meno peggio, abbiamo trovato il barboncino del barone.
Aurelio : Il cane di papà?
Commissario : Già, il cane di suo padre. Morto anche lui per avvelenamento da Tallio Solfato. Probabilmente, avrà trovato un’ostia inavvertitamente caduta.(accusandolo) Non contento di aumentare eccessivamente, la quantità di polvere di laudano che scioglievi nell’acqua, hai ben pensato di accelerarne la fine con una sostanza arsenicale.
Fernando : (con rabbia) E’ falso! E’ tutto falso! E’ un’accusa infondata!
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Aurelio : (a Fernando) Allora sei stato tu vile! Per quale motivo?!
Commissario : Le risponderò io. Molto tempo addietro, il barone Lamberto, aveva più volte espresso la volontà di lasciare a Marta e Fernando, così come agli altri domestici, un vitalizio per il servizio svolto, cosa che fece tramite un notaio. Sembra però, che qualche giorno prima di quella fatidica caduta, chissà per quale motivo, volesse ritirare questa sua volontà. A questo punto è scattata la molla omicida, perché non si poteva rischiare di perdere il sussidio dell’eredità. Infatti, anche la caduta da cavallo fu architettata! Tu hai sempre curato la selleria, ed il cinturone sottopancia della sella del barone, mostra ancora evidenti segni di corrosione da acidi.
Marta : Allora posso dedurre che non sospetta più di me?! Finalmente la verità è venuta a galla.
Commissario : Qui ci saranno tante verità signorina! La prima cosa che il dottore avvertì entrando nella stanza del barone, fu lo strano odore di urina di topo. Ebbene, quella è la caratteristica traccia che lascia la cicuta, un’erba tossica e fortemente velenosa, che lei (indica Marta) con la scusa di andare a far visita in campagna a sua sorella, ha raccolto e mischiato alle altre erbe per i decotti del barone.
Marta : Non è vero! Lei non ha nessuna prova!
Commissario : (mostra dei fogli) Mi bastano due cose! L’inconfutabile perizia degli esami delle viscere! E la dichiarazione firmata di sua sorella, la quale interrogata dall’ispettore Benetti, che le ha prospettato un’accusa di complicità, ha dichiarato: che le aveva fatto notare, che fra le verdure raccolte c’era parecchia cicuta.
Marta : (piangendo) Non è vero, non è vero!
Luigia : Commissario, lei sta superando ogni limite! Lei sta fantasticando, accusando a destra e a manca, senza uno straccio di prova. Manca soltanto che accusi anche me e mio nipote! Ma non le sarà sufficiente dimostrare che ho perso qualche soldo al gioco, per potermi accusare di omicidio.
Aurelio : (rivolto al commissario) Non penserà certo che sia stato io?
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Commissario : Dinanzi all’assenza di prove inconfutabili, o di confessioni scritte, io sospetto di tutti. Forse, ad esser sincero signor barone, nei suoi riguardi, mi manca qualche tassello del mosaico, ( si gira di scatto) ma nei confronti di sua zia no!
Luigia : Mi dica allora, e farò cadere il suo castello di bugie, perché è semplicemente costruito sulla sabbia.
Commissario : Soltanto una cosa poteva avere come effetto che le membra fossero fredde, la mascella cadente e le unghia livide: la papaverina! E dalla verifica effettuata, risulta chiaramente che lei dava a Fernando tre bustine di due grammi al giorno, solo che ogni bustina conteneva da quattro a cinque volte la quantità necessaria. Ecco baronessa, questa è stata trovata dietro il comò della sua stanza, forse inavvertitamente caduta (mostra una bustina di carta un po’ gonfia, ed oscillandola sopra il suo viso, darà l’impressione che una briciola chi entri in un occhio) Lei baronessa, è la prima ad essere sospettata della morte di suo fratello. Oh…mi è entrato una granello in un occhio.
Luigia : (istericamente) No! No! Non l’ho ucciso, non l’ho ucciso.
Commissario : Credo che dovremmo continuare questo colloquio in commissariato. (con un fazzoletto si strofina l’occhio cercando i togliere il corpuscolo) E lì mi aspetto la confessione dal vero colpevole. (si avvicina alla scrivania per prendere una cornicetta contenente uno specchio) Non riesco a togliermi questo corpuscolo dall’occhio, (e mentre si guarda allo specchio, vede riflessa l’immagine del quadro e si accorge che la scritta, prima indecifrabile, adesso avrà un senso compiuto. Indicandolo ed avvicinandosi ad esso) Incredibile, avrò visto mille volte questo quadro, e mi sono chiesto cosa avrebbe voluto dire la scritta di questo libro, che ritenevo inventata. Adesso tutto mi è più chiaro: il barone ha voluto fare un autoritratto, quindi si è servito di uno specchio, capovolgendone la scritta. Soltanto la riflessione di un altro specchio poteva darne il vero significato. Già una riflessione vera e silenziosa, come se fosse una “Muta voce dell’eco” (si avvicina al quadro lo prende lo porta al centro della scena e leggerà) Bastava leggerlo al contrario per capirne il contenuto: “ Si vides me retro”, latino, che significa “Se guardi me dietro” (mentre gli altri restano impietriti, il commissario spolvererà dietro il quadro, per mettere in risalto una scritta autografa del barone. Sarà sufficiente spolverare con un batuffolo di ovatta intriso di borotalco per creare la nuvola di
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polverina) Finalmente ecco la dichiarazione scritta che cercavo: Luigia, Fernando e Marta mi avveleneranno con le medicine. Lamberto della Rocca. (gira il quadro e mostra la scritta ai presenti. Quindi si avvicina al finestrone e chiama l’ispettore) Ispettore Benetti, adesso potete salire con le guardie.
Luigia : (al nipote) Finalmente è tutto tuo! Che tu sia maledetto.
SCENA IVa
Marta–Fernando–Commissario-Luigia–Aurelio- Ispettore
Ispettore : (dal retro) Voi aspettate qui. (entra) Eccomi commissario
Commissario : Bene ispettore, stasera avremo degli ospiti. Signori potete andare, l’ispettore Benetti vi accompagnerà in camera di sicurezza ( Marta–Fernando–Luigia – Ispettore V I A )
SCENA Va
Commissario-Aurelio
Aurelio : (rilassato) Grazie commissario, se in un primo momento la sua presenza e la sua insistenza, mi sono parse inopportune e di disturbo, adesso le debbo porgere le mie scuse, lei aveva ragione, soprattutto nel dare sempre una spiegazione ad ogni cosa.
Commissario : Eppure, in questo caso, c’è una cosa della quale non sono stato capace di darmi una spiegazione…e che mi ha lasciato una sensazione di disappunto.
Aurelio : Cos’è che non l’ha pienamente soddisfatto? Ha risolto il caso, arrestato i colpevoli…che nessuno, io per primo, potevo immaginare ad una simile congiura.
Commissario : Un’altra cosa che è emersa nell’autopsia e che volutamente non ho fatto alcun accenno, anche perché non ho saputo darmi una spiegazione, riguardava il cuore. Già il cuore…perché pur essendo un muscolo, è stato trovato pietrificato, duro come una roccia. E soltanto un considerevole aumento delle gocce di digitale poteva causare ciò. Ma lei ha soltanto custodito il flacone, mentre è stato
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Fernando che ha sempre versato le venti gocce, che lei ha contato assieme a lui?!
Aurelio : E sì, proprio così, credo che le sia stato confermato dallo stesso Fernando.
Commissario : Non le dispiaccia, può mostrarmi il flacone?
Aurelio : Sì, certo, ( va alla scrivania, come per cercarlo, poi si ricorda di averlo in tasca, nell’uscirlo tirerà prima fuori un moccolo di candela con lo stoppino già incenerito) che sbadato, dimenticavo di averlo ancora in tasca, eccolo…no, questo è un moccolo di candela, (lo poggia sulla scrivania) ecco tenga questo è il flacone.
Commissario : (guarda il flacone in controluce, lo oscilla un po’, poi inavvertitamente gli passa il dito sotto che gli si annerisce, guarda il moccolo di candela e lo prende) Ecco il tassello che mi mancava! Adesso tutto si spiega caro barone. La presenza della sua candela ha illuminato del tutto la mia mente. Lei certamente non poteva sapere del complotto contro suo padre, ed aveva pensato che l’occasione potesse essere propizia per lei, era un’occasione irripetibile. Ha messo in pratica la sua esperienza alla facoltà di chimica, ossia, non potendo aumentare il numero delle gocce, con la candela ha fatto evaporare l’acqua della soluzione, aumentandone così la concentrazione, chi avrebbe mai potuto sospettare di lei, che non si era mai interessato delle medicine. Venga mi segua, adesso sì, che ritengo il caso definitivamente risolto.
mentre escono si abbassano le luci e si chiude il sipario
Fine della commedia
Dichiarata 05/07/2006 Angelo Scammacca Via Fra Liberato 19 Catania TEL. 095/455324
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MATERIALE OCCORRENTE
– Album fotografico – Cavalletto con quadro – 2 vassoi – Tazza da thè – 1 brocca di coccio – 1 cucchiaino – 1 bustina di polverina – 1 flacone di gocce – 1 moccolo di candela – Telefono d’epoca – quadri di antenati – calotta copri vivande – vecchia calcolatrice – rubrica telefonica – orologio a pendolo – carpetta per il commissario
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A T T O I ° Pag 8 – pag 21
SCENA Ia Aurelio – Marta
SCENA IIa Aurelio – Fernando – Marta
SCENA IIIa Aurelio – Marta
SCENA IVa Fernando
SCENA Va Marta – Aurelio – Fernando
SCENA VIa Aurelio
SCENA VIIa Aurelio – Marta – Dottore
SCENA VIIIa Dottore – Fernando – Marta
SCENA IXa Dottore – Aurelio – Marta – Fernando
SCENA Xa Dottore – Aurelio
SCENA XIa Dottore – Aurelio – Luigia – Fernando
SCENA XIIa Dottore – Luigia
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A T T O I I ° Pag 22 – pag.35
SCENA Ia Luigia – Aurelio – Commissario
SCENA IIa Luigia – Aurelio – Commissario – Fernando
SCENA IIIa Luigia -Aurelio–Commissario–Fernando–Marta– Ispettore
SCENA IVa Luigia – Aurelio – Fernando – Marta – Ispettore
SCENA Va Ispettore – Luigia
SCENA VIa Ispettore – Aurelio
SCENA VIIa Ispettore – Fernando
SCENA VIIIa Ispettore – Marta
SCENA IXa Ispettore–Marta–Fernando–Commissario– Luigia–Aurelio
SCENA Xa Marta – Fernando – Commissario – Luigia – Aurelio
SCENA IXa Marta–Fernando–Commissario-Luigia–AurelioDottore
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A T T O III ° Pag 36 – pag.45
SCENA Ia Marta–Fernando–Luigia–Aurelio
SCENA IIa Marta–Fernando–Commissario-Luigia–AurelioDottore
SCENA IIIa Marta–Fernando–Commissario-Luigia–Aurelio
SCENA IVa Marta–Fernando–Commissario-Luigia–Aurelio- Ispettore
SCENA Va Commissario-Aurelio