La nanassa

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OH DOLCE GIULIETTA

LA NANASSA

Commedia in tre atti di Eduardo Scarpetta

Personaggi ed interpreti

Dottor Felice Sciosciammocca                           Gianluca Brunetti

Dottor Pasquale Cardelli                                     Antonio Esposito

Don Cesare: suo zio                                              Giuseppe Rucci

Ciccillo: cameriere                                                          

Totonno: cocchiere                                             Giuliano Brunetti

Errico Delfino: promesso sposo                              Niklaus Ravasi    

Don Nicola: sindaco                                             Giuseppe Facciolongo

Gennarino: suo figlio                                           Fabio Manca

Alfonso: marito di Luisella                                      Pietro Falagario

Antonio: marito di Angelica                                          Giuseppe Macaione           

Clementina: moglie di Felice                                  Maria Teresa Ierna- Bigi

Giulietta: giovane fioraia                                        Anita Rossitto

Carmela: nipote di Cesare                                       MariaTeresa Papa

Angiolina: sorella di Carmela                                  Paola Nicolini

Bettina: moglie del sindaco                                     Fiorenza Bragastini

Luisella: amica di Carmela                                      Adelina Bagni

Angelica: sorella di Luisella                                  Silvana Cesaro

Rosa: governante                                                Rosalia Sanfilippo          

                  

  

ATTO PRIMO

Camera con alcova,  in fondo al centro, nascosta da lunghe tendine; A sinistra, armadio  a due  porte con abiti dentro; davanti  all’alcova,un po' spostata a sinistra, a vista del pubblico, vi sarà una veste di seta chiara posata su una sedia. A sinistra,  in avanti, una sagoma di poltrona coperta da un panno verde.      A destra l' uscita verso l'esterno della casa; A sinistra l'uscita verso l' interno.                                   All’alzarsi della tela la scena è buia; Appena si accendono le luci, la scena appare così:

Partendo da destra: 1) Divanetto, poi una poltroncina rovesciata, che quando verrà risollevata da Ciccillo, si presenterà con lo schienale rivolto a dx della scena e il piano da sedere rivolto verso l'entrata a sx ( interno della casa).                                                                                                                               2) un tavolino con brocca e acqua tra il divanetto e la poltroncina, a dx della poltroncina.

SCENA PRIMA

Ciccillo e Pasquale, poi Felice dall’armadio.

Ciccillo:  (Entra dalla porta a destra, Pasquale lo segue):  Entrate, dottore, ma fate piano, piano, che qui è tutto buio e possiamo andare a sbattere da qualche parte.

(Camminano a tentoni, si sentono versi soffocati tipo “ aih!, maledizione!”,  etc..., ogni qualvolta inciampano in qualche cosa).

Pasquale: Proprio oggi che non ho neppure un fiammifero.

Ciccillo:  Non preoccupatevi, dottore, basta che trovo la finestra e tutto è fatto; a me poi mi riesce facile, perché conosco la tipografia della casa.

Pasquale: Eh!.... La stamperia!

Ciccillo:  Ah, ecco qua la finestra! (l’apre, la scena si rischiara).

Pasquale: Ah, meno male! Ma come, sono quasi le 11 e ancora sta dormendo?

Ciccillo:  Forse perché oggi è festa.

Pasquale: Ma che festa e festa! Un dottore come lui che fa invenzioni, scoperte, che è stato a Parigi, a Londra, almeno per come dice lui, se ne sta dentro al letto fino a quest’ora? E la moglie, sta dormendo pure lei?

Ciccillo:   Nossignore, la moglie è uscita di prima mattina, si è andata a confessare.

Pasquale: E ha lasciato la camera in questo modo? Sedie in terra, vestiti, tavolino caduto...

Ciccillo: E la moglie che ne sa, lei dorme dentro un’altra camera.

Pasquale: Ma che è tutta questa confusione, che sarà successo dentro a sta camera?

Ciccillo: E chi lo sa? ( Va a sapere don Felice che ha combinato stanotte). (Accomoda la roba).

Pasquale: Ma svegliatelo, io gli devo parlare per un consulto che dobbiamo tenere oggi, insieme.

Ciccillo: Aspettate, dottore, piano, piano....se no mi farà una scenataccia...(va  all’alcova): Signore...signore...qua ci sta l’amico vostro, don Pasquale...signore....

Pasquale: Neh, Felice...svegliati che è tardi...

Ciccillo: Signore…( Si ode un grugnito sordo uscire non si sa da dove).

Pasquale: Chi è? Ho sentito una voce!

Ciccillo: E da dove viene?

Pasquale: Mi pare da questa parte! (indicando verso l'armadio).

Ciccillo: Non può essere, viene da qua...(indica dentro l'alcova).  (Altro grugnito). E’ il padrone che si sta svegliando. Signore!     

Felice: ( Dall’armadio): Oh! Oh! Oh!

Pasquale: Ciccillo, ma sei tosto sai, io la voce la sento da qua, come venisse da dentro l’armadio...

Ciccillo: E vediamo...(apre l’armadio e compare Felice, coricato sul cassetto, senza soprabito e i capelli in disordine): Uh! Ma è don Felice,... Il padrone sta qua!....Signore...Signore!...

Felice: Chi è, che vuoi, voglio dormire, vattene!

Pasquale: Ma come, a quest’ora vuoi dormire ancora?

   (Felice vede Pasquale e comincia a dare segni di vita).

Felice: Guè, Pascalì, tu stai qua? Buonasera.

Pasquale: Eh!...Buonanotte!....Mò è giorno, è tardi, ti vuoi alzare?

Felice: (Sbadigliando): Queste sono cose che non si fanno...Io a te non ti sono mai venuto a svegliare  nel bel mezzo del sonno!

Pasquale: Ma tu non stai coricato dentro al letto, tu stai dentro all’armadio!

Felice: Io sto dentro all’armadio? (Si alza e si stropiccia gli occhi). Ma quale armadio?

Ciccillo: L’armadio vuoto, i vestiti li hai gettati a terra!

Felice:  (Sangue di Bacco, stanotte che ho combinato?)....Mia moglie dove sta?

Ciccillo: E’ andata in Chiesa....(Ride).

Felice: E’ inutile che ridi, sah!...Non c’è affatto da ridere! Io stanotte sentivo troppo freddo nel letto e mi sono chiuso nell’armadio per stare più caldo.

Ciccillo: Ho capito!...Ora che volete, caffè o caffè e latte?

Felice: Non voglio niente, vattene!...

Ciccillo: ( Io non me ne faccio capace...uno sente freddo e si mette dentro all’armadio!).... (Via    dalla porta a sinistra).

Felice: Io non so come diavolo mi sono trovato dentro all’armadio.

Pasquale: Ma quando ieri sera ti sei ritirato, ti sei coricato nel letto?

Felice: Come...non mi coricavo nel letto!...Certo che mi sono coricato nel letto!...Beh! veramente non me lo ricordo!...(Beve un po' d'acqua dalla bottiglia sul tavolino...poi prosegue con aria ispirata): Che bocca, puah, che bocca!...

Pasquale:  Va a capire che cosa hai combinato...ho fatto bene io che ti ho lasciato e me ne sono andato.

Felice: Io pure volevo ritirarmi a casa, ma fu impossibile, quella donna quando la tieni vicino ti fa fare cose da pazzi!

Pasquale: Chi, la Nanassa!

Felice: La Nanassa, la Nanassa! Mannaggia a lei! (Beve ancora...smorfie e versi a soggetto). Io stavo per rientrare, quando arrivato a Toledo, la incontrai all’angolo di S. Giacomo.. "Oh! Don Felice, come state?"…..Tante cerimonie…... Poi volle essere portata a  Posillipo,… a teatro.

Pasquale: Al teatro nuovo?

Felice: Già! Quando arrivammo là...Uh!...Io non lo avevo mai visto…Mi sembrava un presepio! Mi ha fatto spendere 130.000 lire per un palco...Io, figurati, mi sono messo dietro di lei accovacciato in un angolo del palco, per non essere visto da nessuno...Dopo lo spettacolo mi ha detto: “ Io sento appetito, vorrei cenare”. Allora ordinai una carrozzella e la portai allo “ Scoglio di Frisio”… Guè! ...Ha cominciato ad ordinare, e non la finiva più: Ostriche, Vermicelli con le vongole, bistecche, fritto di pesce...ed ad ogni piatto, una bottiglia di vino diverso...Madera, Frontignano, Capri bianco, Capri rosso, Champagne....Non so più quanto mi ha fatto spendere...(beve ancora). Pascà, che acidità!...(versi a soggetto). Poi sono arrivati i suonatori, ci siamo messi a ballare, a cantare, a saltare…a buttarci sopra i divani!...Cose da pazzi!...

Pasquale: E poi?

Felice: E poi chi ne sa niente...non mi ricordo più che cosa successe dopo, ma pare che lei si volle ritirare...Io tenevo sonno e dolore di testa...

Pasquale: Ma che ora s’era fatta?

Felice: E chi se lo ricorda? Le due e mezza, le tre...quello che è certo è che era assai tardi ... Mannaggia a lei...Io non la vedevo da tanto tempo, da quando si mise a fare la fioraia… La dovevo incontrare proprio ieri sera!

Pasquale: Felì,… ma tu le hai detto che sei sposato?

Felice: Ma tu sei pazzo! Mi mettevo a dire questo, a quella!...E poi io non lo dico a nessuno...come se mi fossi preso una bella figliola!...Una vecchia di 56 anni!

Pasquale: Sì, ma ti ha portato una dote, però!

Felice: Che dote! Che dote! 500 milioni miserabili!

Pasquale: Eh! Sono sempre 500 milioni!

Felice: Io tengo uno zio ricchissimo che alla morte sua, lascia tutto a me!

Pasquale: Ah! Tu tieni uno zio ricco?

Felice: Ricco? Miliardario! Sta a Foggia,.. don Cesare Sciosciammocca, negoziante di grano. Non lo vedo da tre anni,  ma io gli scrivo sempre però. ..Otto mesi fa, il bisogno impellente di soldi mi fece fare questo matrimonio! Per fortuna che mia moglie è bizzoca, sta sempre  dentro a una Chiesa...stiamo anche divisi di camera.

Pasquale: Meno male!

Felice: Di prima mattina se ne va a sentire la  Messa, a mezzogiorno se ne va a sentire la predica, e la sera se ne va a pigliare la benedizione!

Pasquale: E tu non l’accompagni mai?

Felice: Io? Ci mancherebbe solo questo! Io trovo sempre la scusa che ho da fare, che ho visite importanti, consulti, operazioni.

Pasquale: A proposito, sai che stamattina all’ospedale ho fatto quell' operazione difficilissima, l’apertura del ventre di quella anziano?

Felice: Ah! Sicuro, me ne hai parlato, ed è riuscita?

Pasquale: Magnificamente!

Felice: E il malato come sta?

Pasquale: No,  il malato è morto.....ma l’operazione è riuscita!

Felice: Vih! Che bella cosa… il malato è morto...ma l’operazione è riuscita!..Ma già, col sistema del curaro per le anestesie profonde...i malati devono morire per forza!...Vedrai come si operano gli ammalati...senza curaro!

                                                 SCENA SECONDA

Clementina e detti.

Clementina: ( da dietro): Va bene, va bene, ho capito!

Felice: Vih! Sta arrivando mia moglie! Ti sembra che tengo una brutta faccia?!

Pasquale:Un po’ bianca. (Felice si pizzica la faccia):Lì!.. Pizzicati lì!...

Clementina: (Esce da destra in abito nero con il velo sulle spalle e il libro di preghiere in mano): Eccomi qua ... (avvicinandosi a Felice e facendogli delle moine): Ah!...Finalmente vi siete svegliato....Pussi, pussi! .... (A Pasquale): Buongiorno, signore.

Felice: (Piuttosto imbarazzato):  Il mio amico e collega, dottor Pasquale Cardelli...mia moglie.

Pasquale: Piacere.

Clementina: Siete anche chirurgo?

Pasquale: Medico e chirurgo, signora.

Clementina: Bravissimo! Accomodatevi, prego. (posa il velo e seggono).

Felice: Mia moglie teneva come primo marito il celebre dottor Chierchia, che morì 5 anni fa.

Pasquale: Il professor Chierchia Alonzo?

Clementina: Lo avete conosciuto?

Pasquale: No, ma lo conosco di nome e di fama.

Felice: Eh, bastava nominare  Chierchia e tutti si scappellavano!

Clementina: Ah! Vero, vero! E poi….un sant’uomo, una perla!Sapete, io ho sposato Felice perché ha la stessa professione, e,….. ( ammiccando verso Felice),…. perché è anche  un bell’uomo!...Ah! Non potete credere, Alonzo che bontà che possedeva, e che moralità! (Anche troppo, qualche volta!). Nelle ore di riposo andavamo insieme in Chiesa e lui pregava con me!

Pasquale: Quello che non può fare Felice, perché è sempre occupato.

Clementina: Ah! Si capisce, né io lo posso pretendere. Alonzo aveva 66 anni, lui ne tiene poco più della metà!

Felice: Oh!  No,…. non è per questo,…. è che mi manca il tempo!

Clementina: Lo so,lo so!

Pasquale: Vi amava molto, signora, il vostro primo marito?

Clementina: Oh! Sì!

Felice:  E lei pure l’amava...Oh! Sì, sì… ( versi a soggetto).  Figurati che non ha voluto mai lasciare questa casa perché è qua che si è sposata.

Clementina: No, non è per questo!...E’ perché Alonzo aveva una grande passione per questo quartino... lo rinnovò tutto a spese sue...e lui quando tornava tardi dormiva là dove adesso dorme Felice: Ma,…forse, presto mi deciderò a non farlo stare più in quella camera.

Pasquale: E perché?

Clementina: Perché Alonzo non vuole!....Mi compare sempre in tono minaccioso!....Ieri sera, per esempio, ho visto un’ombra in questa stanza....Ed era lui, certamente,…Non poteva essere che lui....Non ci siamo che io e Felice in questa casa!

Pasquale: Allora, amico mio, vattene a dormire da un’altra parte, non far prendere collera a don Alonzo!

Felice: No, e chi gli vuole fare prendere collera!...Io, per me sono pronto...anzi per dirti tutta la verità, mi fa pure impressione a dormire lì dentro. Mi vedo sempre don Alonzo dinnanzi.

Clementina: Non è vero, non lo state a sentire...stamattina quando sono entrata in camera prima di uscire, dormiva così bene!

Pasquale:(Perplesso): Dove, signora, in quella camera? ( Indica l'alcova).

Clementina: Sissignore, stava tutto coperto, pure la testa...gli ho dato un bacio sopra ad una spalla e me ne sono uscita piano, piano.

Felice: Mi hai baciato sopra una spalla? ..E dentro a quella camera?

Clementina:  Sicuro!

Felice: (Ma questa chi ha baciato? Io me ne stavo dentro all’armadio!)....Non me ne sono accorto ... Tu capisci....in pieno sonno....

Clementina:. Certo, certo, capisco, e non te ne voglio...Ma ora basta...Ti sei preso il caffè?

Felice: No, non ancora.

Clementina: E allora adesso vado io a fartelo... Te lo faccio proprio con le mie mani!...( Si alzano).

Felice: Grazie tante, ma adesso lo dico a Ciccillo.

Clementina: (Dandogli un buffetto): No, caro,... caro,.. vado io. Sapete,  Alonzo non voleva preparato il caffè da nessuno, solo da me. (Sospirando): Che uomo....Che bontà...(Si avvia, poi ritorna indietro): Permettete.

Felice: ( Ma quando se ne va?)

Pasquale: Prego, signora.

Clementina: ( A Pasquale):  Io lo vedo sempre, tutti i momenti!

Pasquale: In sogno?

Clementina: In sogno...Mi dà dei consigli, mi ricorda il passato, e poi sparisce...(Sospirando): Che sant’uomo quell’Alonzo...Che spirito benedetto!...Beh!, permettete...(Via da sinistra).

Pasquale: Fate pure!  (Ridendo apertamente): Adesso  finisce che muoio  per le risate!

Felice: Figurati che bella vita che devo passare io, vicino a questa!

Pasquale: Eh! Hai ragione, amico mio, hai ragione!

(Dall’alcova si sente un lungo sbadiglio).

Felice: Neh, Pascà...non facciamo scherzi!

Pasquale: Chi ha sbadigliato?

Felice: Sei stato tu!

Pasquale: Io? No!

Felice: E chi è stato?

Pasquale: E che ne so?  ( Altro sbadiglio).  Viene da là dentro.

Felice: Da là dentro? E chi sta dentro al letto mio?...E’ impossibile!

( Vanno ad aprire le portiere dell’alcova e si vede Giulietta nel letto).

SCENA TERZA

Giulietta e detti, poi Clementina.

Felice: Che?! Giulietta la Nanassa dentro al mio letto!

Giulietta: (Dal letto, stiracchiandosi): Signori, buongiorno!

Pasquale: E bravo Felice! Ti faccio i miei complimenti! Tenevi questo contrabbando e non mi dicevi niente?

Felice: Gue! Che ti dovevo dire?...E tu come mai ti trovi dentro al mio letto?

Giulietta: (Ridendo): Ah, ah, ah! Questa è bella!...Come sarebbe a dire? ...Ma come, questa non è casa mia? ...E questo non è il mio letto?

Felice: Nossignore!....Ma come ti è venuto in testa di venire qua?

Giulietta: Io?...Io non so niente.

Felice: Uh! Pasquale, quella ora si alza! Mamma mia, io tengo una moglie bizzocca!

Giulietta: (Viene avanti verso di loro): Voi ieri sera dove mi avete portato?

Felice: Siamo andati a teatro, poi siamo andati a cena, e poi, …poi, dove ti ho portata?

Giulietta: Voi mi pare che avete detto: "Mo ti accompagno a casa tua!"

Felice: Seh!..E così pare pure a me!  E allora, poi, come siete venuta qua?

Giulietta: E io che ne so? Mi avete portato voi!

(Pasquale ride).

Felice: Pasquale non ridere, fammi questo piacere, non ridere!

Giulietta: Voi eravate talmente ubriaco!

Felice: Io solo? E tu non eri ubriaca?

Giulietta: Io non mi ricordo proprio niente,… mi ricordo solo del ritornello di quella bella canzone che sentii a teatro: Viva, viva, tra llà rà! (E così cantando alza la gamba accennando un passo che è una via di mezzo tra il can-can e il flamenco).

Felice: Zitta!...Qua, se esce mia moglie io sono rovinato!

Giulietta: Che cosa devo sentire! Voi siete sposato?...E da quanto tempo?

Felice: Sono 8 mesi...Pasquale lo sa!

Giulietta: Da 8 mesi?...E mi portate a teatro, mi portate a cena, vi ubriacate in quel modo, e da ultimo... mi portate pure a casa vostra? Ma per chi mi avete presa?!!... Io sono una donna onesta,  capite!.. Giulietta la Nanassa, è conosciuta a Napoli, ha sempre fatto la fioraia onestamente!

Pasquale: Donna Giulietta, calmatevi!...

Felice: (Ma tu guarda che guaio che devo passare!)… Donna Giulietta, ascoltate...

Giulietta: Che devo ascoltare! Non voglio sentire niente!.....(poi cambiando umore d’improvviso, alza di nuovo la gamba, ridendo): Viva, viva,tra llà rà! ....Ah!,ah!,ah!....Ma sapete che questa è stata una cosa veramente bizzarra....Io stanotte ho dormito dentro a quel letto  credendo che era il mio letto......Ma, a proposito....Voi dove avete dormito?

Felice: Dentro all’armadio, lo devo avere preso per una camera, l’ho aperto e mi sono coricato.

  (Va a spiare verso sinistra).

Pasquale:Poco fa l’ho svegliato io.

Giulietta: E la moglie dov’era, stanotte?

Pasquale: La moglie dorme dentro un’altra stanza.

Giulietta: Ma è una bella figliola?

Pasquale: Che figliola e figliola, quella ha 56 anni!

Giulietta: Scusate!...Ve la siete presa bambina! (Una bella risata).

Felice: Pasquale, sta tornando, sta tornando!

Pasquale: Nascondetevi, donna Giulietta! (L’accompagna all’alcova e la fa entrare).

Clementina: (Con due tazze di caffè): Ecco qua il caffè; ne ho portate due tazze, una anche per voi.

Pasquale: Grazie, signora.

Clementina: Ma vi pare, è mio dovere!

( Giulietta da dentro all’alcova fa uno starnuto; Felice e Pasquale rispondono insieme):

Felice: Salute!

Pasquale: Salute!

Felice: Grazie!

Pasquale: Grazie!

Clementina: Ma che è questa veste sopra la sedia, di chi è?

Felice: Pasquale, di chi è quella veste?

Pasquale: Stava sopra una sedia....questa veste ....è una veste!

Felice: (Ha trovato una bella scusa!)

Clementina: Ho capito, è l’abito che mi ha mandato la sarta, l’aspettavo da 15 giorni, tanto è vero che ieri le ho mandato una lettera un po’risentita; ma perché l’hanno portato qua vorrei  sapere?  (Così dicendo lo prende).

Felice: Ma come, tu ti sei ordinata un abito così chiaro.....tu vesti sempre di nero!

Clementina: Ma io non ne so niente, io sono solita dire alla sarta: fammi un abito, poi lei sceglie la stoffa e il colore. E’ un po’ troppo chiaro, è vero,.. ma per questa volta non fa niente. E’ ora che mi vesto un po’ di chiaro, adesso con in marito giovane non posso vestirmi sempre come una  vecchia vedova!.. Lo metterò il giorno della tua nascita.

Felice: (La nascita di mamma tua!)

Clementina: Permettete don Pasquale, mi vado a conservare quest’abito.

Pasquale: Fate pure, signora.  (Clementina via a sinistra. Pasquale ride).

Felice: Si è portata via il vestito di quella, e adesso come facciamo?...Non ridere, Pasquale, non ridere, che tu con queste risate mi indisponi!

SCENA QUARTA

Giulietta e detti, poi Clementina.

Giulietta: Neh!, guè! Neh, guè!

Felice: Eh!... Ci deve essere un guaglione di malavita da là dentro!... Neh!..Guè!..

Giulietta: (Aprendo indispettita le tende):  Quella si è portata via la mia veste e adesso come faccio, quella è la veste nuova che mi ha consegnato la sarta , io la devo ancora pagare, mi ha portato la nota appena ieri: 200.000 lire

Felice: Abbiate pazienza donna Giulietta.

Giulietta: Che pazienza e pazienza...la pagate voi la sarta,eh!...Mi pare ovvio!

Pasquale: E’ giusto.

Felice:. Va bene, la vado a pagare io....dove sta questa sarta, come si chiama?

Giulietta: Strada Pace 49. Signora Spinetti.

Felice: Signora Spinetti?....va bene! ..Adesso devo avvisare anche la sarta di mia moglie! Donna Giulietta, andatevene, fate presto.

Giulietta: Me ne vado? E come me ne vado, solo con la sottanina?

Felice: Ah, già! Ma che si può fare, che si può fare?

Giulietta: Mannaggia al momento che sono venuta con voi ieri sera,.. Ma non potevo rompermi una gamba piuttosto? (Felice va a spiare se per caso arriva Clementina).  E tutto questo per chi? Per colpa di quell’ assassino di Errico che se lo avessi fra le mani, me lo mangerei a morsi!

Pasquale: Chi è questo Errico, scusate?

Giulietta: Un giovane con cui facevo l’amore,.. Errico Delfino, bello e ricchissimo, il quale mi promise di sposarmi, mi fece mille promesse, mille giuramenti,..E poi d’improvviso non si fece vedere  più, imbroglione assassino!...

Felice: Donna Giulietta, ho pensato una cosa...ora dico al portiere di chiamare un taxi e di farlo aspettare giù di sotto...voi scendete, lo fate partire subito e ve ne andate.

Giulietta: Voi siete pazzo, mio caro! Io scendo per le scale combinata in questo modo...e se scende qualcuno che figura mi fate fare!

Felice: E già, abbiamo qui la Marchesa di Castelpichiochiero!

Pasquale: Lei ha ragione!

Felice: Adesso vedi che pugno ti arriva in faccia!

Giulietta: Ma perché non trovate una scusa e allontanate vostra moglie per un momento.. io mi metto una sua veste e me ne vado.

Felice: Ma che scusa posso trovare, dove la mando, si è appena ritirata! (Spia alla porta). Zitto, sta arrivando!

Pasquale: Donna Giulietta, nascondetevi.

Giulietta: (Sbuffando sta per entrare nell’alcova).

Felice e Pasquale: (Vedendo la porta che si apre): No, no!

  (Pasquale la fa nascondere dietro alla sagoma della poltrona).

Felice: (gridando come se si sentisse male):Ah!...Ah!...

Clementina: (Entrando): Felì,... Feliciello, che ti succede?

Felice: Ah!...Ah!...Clementina...Clementina....come mi sento male... aiutami....(si butta nelle sue braccia).

Clementina: Neh!...Che succede, Felicello....che cosa ti senti?

Felice: Mi si annebbia la vista, mi gira la testa...

Clementina: Dottore..... dottore, aiutatemi,  questo pesa!....Cercate di capire che succede....Felice, non mi far mettere paura!...

Pasquale: Aspettate, signora...non vi spaventate...mettetevi da questa parte.  (situa Clementina con le spalle alla poltrona che nasconde Giulietta). Fatelo appoggiare. Le crisi di questo genere sono violentissime, ma poi passano subito, non ci vuole niente, un po’ d’acqua. (da un bicchiere che è sul comodino spruzza un po’ d’acqua in faccia a Felice). Felice...Felice....passa? (A voce più forte):  Passa?!!  (Giulietta passa).  Sta passando?!! (Giulietta entra nell’alcova).   E’ passata!!?

Felice: E’ passata!....Mi sento bene.

Clementina: Ma voi vedete che brutta cosa gli è successa! Mai gli era venuta una cosa simile!

Felice: No, mi succede spesso!.. Io non te lo dico mai, ma mi succede spesso.

Clementina: Che paura, mamma mia!

Pasquale: Cara signora, lui studia troppo, ( ammiccando intenzionalmente verso Clementina):

             specialmente vicino ai cadaveri; io gliel’ho detto: "amico mio, non lavorare tanto, tu ti rovini".

Felice: Sì, da oggi in poi voglio lavorare meno, hai ragione.

Clementina:  Dottore, sentite,…Adesso ditegli che lui si deve togliere quel carattere che ha,… che si mette a ridere quando io dico che ho delle visioni,…. non deve prendermi in giro, perché al cielo dispiace!

Felice: Ma che prenderti in giro...

Clementina: Io per esempio due notti fa sognai mio marito Alonzo che mi diceva: "Clementina, stai attenta,… quando meno te lo aspetti ti deve comparire l’Angelo della Carità e tu devi fare tutto quello che lui ti dice, perché si tratta di salvare l’Italia!"

Pasquale: Nientemeno!...

Felice: Salvare l’Italia!....

Clementina: No, non la prendete come una pazzia, perché se no mi prendo collera!

Pasquale: Ma che pazzia, io ci credo!

Felice: E io pure!

Clementina: Io gli chiesi: Neh! Alonzo, ma che vuole questo angelo da me? ...."Questo non te lo posso dire,…Stammi bene!" All’improvviso sparì e non lo vidi più.

Felice: Ti doveva dire qualche cosa d’altro?

Pasquale: Si poteva spiegare meglio!

Giulietta: (Dall’alcova fa un lungo lamento): Ah!...

Felice: (Quella per forza mi vuole fare passare un guaio).

Clementina: Neh!...Che è questa voce?

Felice: Quale voce? Io non ho sentito niente!

Pasquale: Vi siete ingannata, signora....

Giulietta: (c.s.): Clementinaa.....

Felice: ( Ma com’é, quella, nessuno l’uccide là dentro?)

Clementina: Uh!...Avete sentito? Il mio nome!...Viene da dentro la camera...

Felice e Pasquale: Ma no!!...

Clementina: Levatevi...(Va nell’alcova).

Felice: (E stiamo a posto!).

Pasquale: (E’ fatto il guaio!)

Clementina: (Apre la portiera dell’alcova e compare Giulietta in piedi  sul letto, coperta da un lenzuolo, con il volto coperto e con una lampadina elettrica accesa sotto il lenzuolo): Che!...Che vedo!... Neh!, Vedete anche voi chi ci sta là?...Guè…non vedete niente?!

Felice: No!

Pasquale: Ma che c’é, signora?

Clementina: Zitti....Zitti...Lo vedo solo io!...Zitti, state in preghiera, …Io devo ascoltare! (I due si mettono in atto di preghiera, con le mani giunte).

Pasquale: Ma perché?

Clementina: C'è l'Angelo della carità che mi parla, zitti!....(E si mette in atteggiamento estatico).

Giulietta: Clementina?...Io sono venuto per te!

Clementina: Ah!

Felice: (E questa si diverte!).

Giulietta: Questi profani non possono vedermi, tu sola mi vedi...

Clementina: (Dando un’esclamazione di gioia): Ah!...Sì, sì, ti vedo chiaro, ti vedo bene!

Giulietta: Io sono l’angelo che tu aspetti, l’angelo della Carità.

Felice: (E’ venuto l’Angelo che chiede la carità!).

Clementina: Ah! Cielo mio ti ringrazio...Adesso sì che posso morire contenta!...

Felice: Ma che è successo? Che è successo?

Pasquale: Con chi state parlando?

Clementina: Voi non potete né vedere né sentire niente...Zitti!.....

Giulietta: Sono venuto dal cielo per affidarti un’alta missione. Ascolta bene...Alzati subito, esci, e cammina...Và ai giardini comunali e  fa 12 giri intorno alla statua di Giambattista Vico. Poi ti fermerai, un uomo ti parlerà, tu lo ascolterai attentamente, perché da quello che ti dice ti nascerà un figlio.

Felice: (Ma quella che sta inventando?).

Giulietta: Questo tuo figlio a 40 anni sarà un grande uomo, un grande ingegno, lo faranno presidente dei ministri, leverà tutte le tasse e salverà l’Italia.

Clementina: Ma ci devo credere?

Giulietta: Và, per tuo figlio, per il popolo, per la patria!

Clementina: Per mio figlio, per il popolo, per la patria!... Nel giardino comunale?

Giulietta: Sì, va subito, non perdere tempo, un uomo ti sta aspettando....Addio, Clementina, ricordati tutto, io sparisco...Bù, bù, bù!.( Spegne il lume e si butta a terra dietro il letto).

Felice: (Appena posso le devo dare una pedata come dico io!)

Clementina: E’ sparito, è sparito!...Non l’avete potuto vedere ....non l’avete potuto sentire!.....Ascolta, Felice, io non posso perdere un minuto di tempo! E’ venuto l’Angelo, mi ha detto quello che devo fare!

Felice: Possibile? Hai parlato con un Angelo? E che hai da fare?

Clementina: Devo andare ai giardini comunali, devo fare 12 giri intorno alla statua di Giambattista Vico, poi un uomo mi si avvicina e mi parla....

Felice: Un uomo?!

Clementina: Sì, un uomo! Da quello che mi dice mi nascerà un figlio.

Felice: Un figlio?!

Clementina: Sì, un figlio, che a quarant’anni sarà presidente dei ministri, leverà tutte le tasse e salverà l’Italia.

Felice: Ma questo figlio non sarà mio, però!

Clementina: E che fa? Non sarà tuo ma non  è neanche dell’altro, perché quell’uomo dentro ai giardini mi parlerà solamente,…. non devi essere geloso, è il cielo che vuole questa cosa per arricchire l’Italia!

Pasquale: Ma sì, caro Felice, non essere geloso, è un miracolo, è una cosa che viene dall’alto! Andate, signora, andate!....

Felice: Ma come, tu vai facendo figli ai giardini pubblici?

Clementina: Non dubitare, Felice...io gli parlo solamente….su, dammi un bacetto....

Pasquale:  Lo fa per il figlio!

Clementina:  Per il popolo!...

Giulietta: ( da dietro il letto): Per...la....Patria!...

Clementina: Lo senti?

Felice: Eh!...Pare che adesso sento qualche cosa anch’io!...

Clementina: Dai!...Non fare così!....Dai!....posso andare?

Felice: (la bacia):  Per tuo figlio!...Per il popolo...Per la patria.!....Va!...Va!...Va!..(La spinge, Clementina esce a destra).

Pasquale: (Facendosi una bella risata): Mamma mia, adesso muoio per il troppo ridere!!

Felice: Cose da pazzi!...Cose da non credere!....

SCENA QUINTA

  Giulietta e detti, poi Felice.

Giulietta: (Si fa avanti):  Se ne é andata?...(ritorna a ballare per la stanza): Viva, viva, tra...llà...rà.

Felice: Mannaggia a te, che hai combinato?

Giulietta: Vi è piaciuta la pensata che ho fatto?

Pasquale: Magnifica!...

Felice: Io vado a vedere se trovo una veste, una cosa qualunque.(Via da sinistra).

Giulietta: Mi state dicendo la verità, ho fatto bene la parte dell’Angelo?

Pasquale: E come si poteva fare meglio? (Risata). E quella vecchia che ha creduto tutto!

Giulietta: Ma quella è proprio un baccalà, veh!

Felice: (Da fuori): Ma come si fa, quella ha chiuso a chiave l’armadio, il comò, tutto quanto!

Giulietta: E allora vuol dire che resto qua! Fatemi fare colazione, però, perché ho una fame che ci muoio!

Felice: (Entrando): Ma che merenda e merenda! E in quanto a rimanere qua, voi siete pazza! Adesso poi torna mia moglie, vi  vede ...e vuol sapere chi siete.

Giulietta: Mi vede? Vuol sapere chi sono? E glielo dico, no?....Viva, viva, tra...llà...rà. ( c.s.).

Pasquale: Ma quanto siete graziosa quando fate questo movimento!

Felice: A te adesso te lo  faccio vedere io il movimento, te lo faccio sentire nella schiena!....fammi il piacere, scendi, và nel negozio all’angolo, compra una mantella, un soprabito, uno spolverino qualunque, e portalo a questa qui, e poi mi farai sapere quanto hai speso....va!...

Pasquale: Ah! Una bellissima idea. Donna Giulietta, che preferite, una mantella, uno spolverino?...

Giulietta: Aspettate...Ho visto una bella pelliccia alla Rinascente, pigliatemi quella.

Felice: Ma quale pelliccia!...Io adesso vi metto dentro un sacco e vi mando via così, altro che andare cercando la pelliccia!

Giulietta: Basta, pigliatemi quello che volete voi...Viva, viva, tra..llà... rà...( c.s.).

Pasquale: Bella!...Bella, simpaticona!...Vado e torno subito!...(Esce accennando anche lui la mossa di ballo):  Viva, viva, tra..llà… rà....(Via).

Felice: Ma tu guarda quell’altro scimunito...un chirurgo conosciuto come lui! Viva, viva, tra..llà..rà.?!...Ma che é? ...Donna Giulietta, aspettate, voglio vedere se posso aprire l’armadio con una di queste chiavi… (prende un mazzo di chiavi che sta sul tavolino davanti).   Torno subito!...(nell’andare): Voi mi dovete lasciare stare, io devo fare il medico, non posso assecondare le vostre pazzie!  (Esce).

Giulietta: (ridendo): Ah!Ah!Ah! Io non ci posso pensare,…questa è stata proprio una cosa curiosa, io non mi ricordo proprio niente!. Mi ricordo che era molto ubriaco, sì, questo me lo ricordo, si abbracciava con tutte, le prendeva per mano....Poi, piano, piano, bevendo, bevendo, e pazziando, pazziando, mi sono ubriacata pure io. (Ride). Ma come è potuto succedere che mi sono ritrovata qua su, questo  non lo so....Meno male che la moglie dormiva in un’altra camera, se no facevamo una bella frittata!

SCENA SESTA

Don Cesare, Ciccillo, e detta.

Cesare: (Da dentro): Io entro, eccome se entro, non mi seccare!

Felice: Viene gente, scappa, scappa! (Giulietta entra nell’alcova).

Ciccillo: (Entrando con Cesare e rimanendo nell'angolo): Ma scusate, come vi devo annunziare?

Cesare: Non c’é bisogno di annunziarmi, dimmi solamente se il dottor Felice Sciosciammocca è in casa.

Ciccillo: Ma voi venite per una visita?

Cesare: Questo non lo devo dire a te.

Ciccillo: Vedete, signore, lui a volte vuole che si dica che non è in casa...

Cesare: Con gli altri, ma non con me, io sono suo zio, Cesare Sciosciammocca.

Ciccillo: Ah! Voi siete lo zio?

Cesare: Sai che puoi fare? Vattene che entro io solo.

Ciccillo: Fate come volete. (Via da destra).

Cesare: Avrà una grande sorpresa, sono tre anni che non mi vede. Ho saputo che si è sposato una certa Clementina, piuttosto bruttarella e non più tanto giovane,  perché gli ha portato 500 milioni di dote. E per qualche milione si è messo in un guaio come questo? Io neanche per 1 miliardo!

 (Si sente cadere una sedia dentro all’alcova):  Un rumore là dentro, sarà lui. (va ad aprire le portiere e guarda).  Oh! Scusate.

Giulietta: Oh, niente, niente!

Cesare: Perdonate il disturbo...io non sapevo...mi dispiace tanto..

Giulietta: Oh! Nessun disturbo, anzi, si accomodi.

Cesare: (Questa deve essere la moglie)...Io sono Cesare Sciosciammocca, zio di vostro marito.

Giulietta: Tanto piacere.

Cesare: Non vi ha parlato mai di me?

Giulietta: Chi?

Cesare: Felice!

Giulietta: No...cioè...sì...qualche volta...

Cesare: Ci siamo stabiliti a Foggia da tre anni. Sapete, mi avevano detto che Felice aveva sposata una donna piuttosto brutta e di una certa età, ma vedo che non è così, vedo che sono tutte bugie, tutte calunnie.

Giulietta: Beh!... Adesso mi vorrei alzare. ( Dicendo questo si drappeggia la coperta intorno al corpo e si alza).

Cesare: Ma no, state pure a letto, se preferite. Forse vi sentite poco bene?

Giulietta: No, sto aspettando un vestito che mi devono portare.

Cesare: Voi già sapete perché sono venuto?

Giulietta: No, non so niente!

Cesare: Non sapete niente? E come mai? Non avete ricevuta la mia lettera?

Giulietta: Non me lo ricordo, mi avete scritta una lettera?

Cesare: Sicuro!

Giulietta: E non l’ho ricevuta ancora!

Cesare: Mi fa meraviglia. L’ho impostata io stesso...Vorrà dire che la riceverete più tardi,… Ma ora diventerà inutile, perché ora vi dirò subito di che si tratta. Conoscete mia nipote Angiolina?

Giulietta:No.

Cesare: Una bella ragazza! Orfana, poveretta, di madre e di padre. Mia sorella morì quando lei aveva appena  un mese e rimase in mano della sua nutrice a Roccarossa,. Quattro anni fa le ho comprato una casetta di campagna con terreno e gliel' ho ammobiliata con molto lusso, perché io sono ricco, molto ricco!

Giulietta: Ricco?...Ma che uomo simpatico che siete!...(Moine e lazzi a soggetto).

Cesare: Le ho fatto portare là tutte le comodità possibili, perfino la televisione a colori!.

Giulietta: Pure?

Cesare:  Già!...E adesso abita là insieme alla governante e  alla  sorella maggiore, vedova. Anche se sua sorella credo che non ci resterà ancora per molto! È di un'altra pasta, lei, non è come le altre cafone del paese, e non vede l'ora di andarsene  a vivere in città!  Adesso in accordo con la sorella maggiore ho proposto ad Angiolina un buon matrimonio, un bravissimo giovane che io conosco da tanto tempo...un certo Errico Delfino...

Giulietta: Chi?...Chi avete detto?...Errico Delfino!!...(Siede in mezzo al letto con sorpresa).

Cesare: Che...lo conoscete?

Giulietta: Sicuro...lo conosco, sì!

Cesare: Ah! Bravo! Forse è amico di Felice?

Giulietta: Così credo, non so.

Cesare: Ma voi forse lo conoscevate prima di sposarsi?

Giulietta: Sì, era amico di papà e mammà.

Cesare: Amico di famiglia?

Giulietta: Perfettamente! ...Ma ci fa l’amore da molto tempo con vostra nipote?

Cesare: No, non si sono ancora visti, si conosceranno stasera,…..Sapete, sono stato io che ho combinato l’affare!

Giulietta:  ( Fra se e se, pittasti risentita):   (E bravo!)

Cesare: Perché vi assicuro che questo Errico è veramente un bravo giovane, figlio di un mio socio di affari, perciò ho cercato di affrettare la cosa! La ragazza sta bene in finanze, porta più di 500 milioni in dote, fra proprietà  e contanti; Non è tanto istruita, questo è vero….

Giulietta: E’ un po’ stupidotta?

Cesare: Perché, capite, é stata sempre in paese, in mezzo ai cafoni, a gente campagnola…. Ma non importa,…. Il denaro, la bellezza e la gioventù coprono questo piccolo neo!.. Non è così?

Giulietta: Come no?!

Cesare: Io sono venuto a Napoli, proprio per questo. Questa sera è anche l’anniversario della nascita di Carmela, l’altra mia nipote, la vedova. Loro danno una festa sciccosa....ma sempre con i miei soldi, però!...Ci saranno tutti...Il sindaco, il consigliere comunale…...In  questa occasione, io ho combinato l’incontro dei due giovani, e quella lettera che vi ho mandata è appunto l’invito per voi e vostro marito.

Giulietta: Oh! grazie, troppo buono.

Cesare: E sapete perché voglio che veniate voi e mio nipote? Per fare vedere alla festa, una signora distinta, aristocratica, una parente che possa fare gli onori di casa, che possa dare un tono alla festa, che può far fare, insomma, una buona figura davanti allo sposo, E dove trovarla meglio di voi. Allora, ci venite?

Giulietta: Oh! grazie! Per carità, mi fate confondere!

Cesare: Voi potreste dare qualche  lezioncina di comportamento a mia nipote, cercare di levarle quel carattere scontroso e antipatico, e di farla essere più gentile, farle capire come si deve comportare quando è davanti a quel giovane;… Insomma, lei potrebbe sgrezzarla un po'!

Giulietta: Ho capito...Ho capito!

Cesare: Sarà una seccatura per voi, lo so, ma dovete farmi questo favore!

Giulietta: Ma che dite! Vi pare! Sarà un dovere!

Cesare: Grazie, signora, grazie. ( Le bacia la mano).

Giulietta: Però, vedete, io non so se mio marito questa sera potrà venire.

Cesare: Oh, per questo non ci pensate, deve venire per forza! Vorrei vedere che si rifiutasse ad un invito che gli faccio io! A me preme solo di sapere se voi acconsentite a venirci!

Giulietta: Ma vi pare? Con grandissimo piacere! (Tanto per vedere che faccia fa quel delinquente di Errico!).

Cesare: Starete con noi e dovete fare come se foste a casa vostra. (le bacia di nuovo le mani).

Giulietta: Quanto siete buono!...Ma no, sono io che debbo baciarvi la mano. (Bacia la mano e l’abbraccia).

SCENA SETTIMA

Felice, Carmela e detti.

Felice: (Vede Giulietta abbracciata con Cesare con molta sorpresa). Che vedo mai?....Giulietta abbracciata ...E chi è quello lì?

Cesare: (Si volta): Oh, signor dottore, finalmente!...

Felice: ( Lo zio! Adesso siamo proprio sistemati). Oh! zio caro, caro! Qual buon vento! (lo abbraccia). Ma come, così all’improvviso? Sono tre anni che non ci vediamo....

A questo punto, abbiamo, da destra a sinistra, uno vicino all'altro: Felice, Cesare e per ultima, Giulietta.

Cesare: Sei contento di vedermi?

Felice: Eccome!

Cesare: E come mi trovi?

Felice: Più in forma che mai!

Cesare: E anche tu ti mantieni sempre lo stesso! Io avevo scritto una lettera a tua moglie....facendole sapere la ragione per la quale venivo a Napoli, ma non l’ha ancora ricevuta,  sono arrivato prima io.

Felice: E bravo! E bravo! E bravo!...E vi trattenete molto a Napoli?

Cesare: Eh! mi piacerebbe!...Ma no, non posso stare tanto!...Sono venuto per combinare il matrimonio di Angiolina

Felice: Angiolina, chi?

Cesare: Guè!...Come sarebbe a dire, Angiolina chi? ....Mia nipote, tua cugina.

Felice: Ah,già!..Angiolina, mia cugina!...Si sposa?

Cesare: Almeno lo spero!...Dunque, ti dicevo,...Sono venuto insieme a Carmela per combinare questo matrimonio...

Felice: Chi è, la portiera?

Cesare: Chi?

Felice: Carmela...

Cesare: Carmela è l’altra tua cugina, la vedova! Sono venuto insieme a lei perché oggi è anche il suo compleanno e quindi voleva fare un giro per Napoli per trovare qualcosuccia anche per se stessa.…Tra poco arriva.

Felice: Ah! Sicuro, Carmela....E bravo!..

Cesare: Ma sei proprio stonato, eh?

Felice: E adesso viene qua?

Cesare: Moriva dalla voglia di conoscere tua moglie!

Felice: (Ecco, la ciliegina finale sulla torta!).

Ciccillo: Entrate, entrate, signora, vi stanno aspettando. (Ciccillo esce).

Carmela: (Entra Carmela, donna piacente, vestita con gusto, si ferma vicino a felice).  Buongiorno, Felice.

Felice: Carmela, quanto tempo è passato,… Non ti riconoscevo più!.....

 Carmela: (Rivolgendosi verso Giulietta):  E questa è tua moglie?

Giulietta: ( Si avvicina a lei, veloce, prima che Felice possa aprire bocca, sempre drappeggiata dentro alla coperta): Piacere di conoscerla!

Carmela: (Squadrandola ben bene): Ti facevo più vecchia e....più bruttina....Ah! Queste malelingue!  "E’ piena di soldi," mi dicevano, " tuo cugino ha sposato una banca... vecchia e bizzoca"...Che malelingue!

Giulietta: Chissà da dove gli era venuta questa idea! ...

Carmela: Felice, ti trovo un po’ sciupato, sembri uno che non dorme la notte! Occhiaie, sguardo stralunato....faccia preoccupata...

Felice: Sì, dormo poco,… sai,  penso alle visite, agli ammalati....

Carmela: E' solo per questo? (Ammiccando maliziosamente verso Felice): Dì la verità,…non è che ti strapazzi troppo anche…fuori dal lavoro?

Felice: No!

Cesare:Dunque, stasera ci sarà una gran festa al paese, tu di sicuro non puoi  mancare !

Felice: Ma non  vorrete che venga pure io?

Cesare: E si capisce, la tua presenza è necessaria.

Felice: Ma io...zio...

Cesare: Non voglio sentire chiacchiere, devi venire.

Felice: E va bene, come volete voi.

Cesare:Beninteso che devi portare pure tua moglie.

Felice: Pure mia moglie!

Carmela: (Rivolta a Giulietta): Vedrai, cara cugina, che anche in provincia sappiamo fare le cose in grande!

Felice: Ma non so se è il caso!

Carmela: E che vorresti lasciarla a casa? (Rivolta a Giulietta): Vorrebbe lasciarti a casa?

Felice: (Quasi soffocando): Vedete, zio, quella è una donna ...

Cesare: Non se ne parla proprio...io gliel’ho già detto ed ha accettato l’invito....

Felice: Glielo avete detto?...A chi lo avete detto?

Cesare: A tua moglie...Eccola qua...E’ vero signora che  ve l’ho detto ed avete accettato l’invito?

Giulietta: Sicuro! Non potevo certo rifiutarmi!

Felice: (Possa venirle un accidente, ed io adesso come faccio?)

Carmela:  (Rivolta a Felice, sottovoce):  (Vedrai, caro cugino, le faremo vedere cosa siamo capaci di fare nella nostra famiglia, che non creda che noi provinciali non siamo come lei e meglio di lei!)

Cesare: (Ti devo fare i complimenti, tua moglie è un vero zuccherino!).

Felice: (Ti piace?)

Cesare: (Assai!...Bravo!...Mi avevano detto che ti eri sposato con una donna brutta e di una certa età).

Felice: (Veh!...E io poi me la sposavo!).

Cesare: (Figurati la sorpresa quando l’ho vista....Ho sentito un rumore là dentro, sono andato a vedere, credevo che eri tu, e sono rimasto incantato!).

Felice: (Fra sé e sé): ( Tu guarda che combinazione!)

Ciccillo: (Con abito di donna avvolto in un panno bianco): La sarta ha mandato il vestito nuovo della signora.

Felice: Ah! Dammelo qua. (Lo prende). (Proprio adesso lo dovevi portare?)

Ciccillo: (E io che ne sapevo?). (Esce).

Carmela: Dammelo che glielo do io.. Giulietta cara, ecco qua il tuo abito, fresco, fresco di sarta!

Giulietta: Grazie, cugina cara, mi vesto subito. Permettete? (chiude le porte).

Felice: (E adesso che faccio, quella è la veste di mia moglie!).

Cesare: Che grazia, che spirito!...Quella stasera farà restare incantate tutte quante!

Carmela: Zio non ti allargare! E’ davvero simpatica...una signora...Ma non è che al nostro paese siano poi tutte così diverse!

Cesare: (Facendo qualche smorfia significativa): (Nooh!)

SCENA OTTAVA

Pasquale e detti, poi Clementina

Pasquale: Tutto fatto! Lo spolver...( Nasconde velocemente lo spolverino dietro la schiena).

Felice:  (Statte  zitto!).  Vi  presento il mio amico e collega, dottor  Pasquale Cardelli,...mio zio Cesare Sciosciammocca.

Pasquale: Tanto piacere.

Cesare: Fortunatissimo.

Felice: Mia cugina, Carmela.

Pasquale: (Ammiccando, attratto chiaramente da Carmela): Fortunatissimo! Felice non mi aveva mai detto di avere una cugina così affascinante!

Carmela: Lusingata.

Felice: (Gueh!...Non è proprio  il momento di fare il cascamorto!)

Pasquale: Quando siete arrivati?

Cesare: Stamattina da Foggia!

Pasquale:(Rivolto a Carmela):E vi trattenete molto a Napoli?

Carmela: No, purtroppo dobbiamo partire stasera.

Pasquale: Che peccato, Napoli è così bella in questa stagione, mi sarebbe piaciuto farvela scoprire.

Felice: Ma guarda un po' tu, che cosa mi fa sto zio!...Dopo tre anni che non lo vedevo, viene a Napoli per stare solo mezza giornata...E se ne deve andare!!...(Sottolineando le parole)… Se ne deve andare!...(Se no li faccio partire io!). (Pasquale, dietro a Felice, fa lazzi con l’involto).

Cesare: Tengo tanti affari a Foggia che non posso trascurare. Sono venuto giusto il tempo per combinare un matrimonio fra mia nipote e un giovane, e scegliere il guardaroba  adatto per la festa.

Felice: (A Pasquale): (Leva sta cosa da dietro!)

Carmela: Con un certo Errico Delfino, un simpatico giovane, ricco e fascinoso.

Cesare: (A Felice): Tu lo conosci.

Felice: Errico Delfino?...No!

Cesare: Come, tua moglie mi ha detto che lo conosci, e tu no?

Felice: Ah! Mia moglie lo conosce?...Forse lo conosco pure io, non me lo ricordo.

Pasquale: Ma come...tua moglie sta qua?

Felice: Sì...sì...sta qua!....(gli fa dei segni).

Carmela: Si sta vestendo, si sta mettendo il vestito che le ha appena fatto la sarta.

Pasquale: (A Felice): Si sta vestendo?  (Adesso non ci capisco più niente...ma come, tua moglie è tornata?)

Felice: (No, è Giulietta...lo zio l’ha trovata dentro al letto).

Pasquale: (Ridendo): ( Oh! Questa è bella!).

Clementina: (Da dentro): Va bene, va bene, ho capito!

Felice: (Oddio! Mia moglie!)

Clementina: (Uscendo): Ho fatto tutto!

( Felice fa lazzi con Cesare, gridando e abbracciandolo per non far sentire ciò che dice Clementina).

Felice: Allora domani ve ne dovete andare, quanto mi dispiace, come vorrei che rimaneste di più!......Ah, Clementina, mia cara!..... Ti presento mio zio Cesare Sciosciammocca, mia cugina Carmela.

Clementina: Piacere!...Sì, ho sentito Parlare molto spesso di voi.  Di voi, mia cara , francamente no, Ma molto piacere lo stesso!

Carmela: ( Masticando un po' amaro): Piacere.

Cesare: (Rivolto a Felice): E la signora chi è?

Pasquale:  ( Affrettandosi a parlare, interrompendo la domanda):  Signora, siete stata ai giardini?

Clementina: Ho fatto tutto, è andata  proprio come mi ha detto l’Angelo della carità. Ho fatto 12 giri attorno alla statua di Giambattista Vico senza fermarmi.Uno...due...tre...undici...dodici  Quando ho finito tutti i giri e mi sono fermata  mi girava la testa...girava, girava…Credevo che sarei caduta a terra come un sacco. Allora mi si è accostata una guardia municipale . Un bell’uomo, alto, magro...(Mentre parla Clementina allunga la mano e riprende Felice che cerca di allontanarsi).

Felice: ( Il padre del Presidente dei ministri!)

Clementina: E guardandomi fissa negli occhi mi ha detto: Signora, vi sentite male? "No, mi gira un po’ la testa". Allora mi ha preso la mano, mi ha stretto il polso e mi ha detto: "Mi dispiace, accomodatevi"...Mi ha fatto sedere, mi ha guardato ancora e mi ha tenuto la mano, finché mi sono sentita tutta….Rincuorata! Quando ha visto che avevo preso tanto colore, mi ha detto: "Adesso state proprio bene, posso lasciarvi",…E se ne è andato! Che emozione!...Adesso mi sento stanca...mi fa male la testa...ho bisogno di riposo e... di raccoglimento!

Felice: (Clementina, vattene di là che noi dobbiamo parlare con lo zio e la cugina)...Cose delicate, cose di famiglia! Vattene, senza parlare più!).

Clementina: (Capisco, capisco!). Permettete, signori, vorrei trattenermi con voi ma devo fare una cosa molto impellente di là...Vi lascio con mio marito. (Via a sinistra).

Cesare: Il marito?... (A Pasquale): Siete voi il marito di quella signora?

Carmela: Ah! Dunque siete sposato!

Felice: Sissignore, zio!

Pasquale: (Che vai dicendo?).

Felice: Sua moglie! (A Pasquale). E’ vero? (Gli fa un cenno).

Pasquale: Come? Ah, sì!.

Carmela: Dunque siete sposato?

Pasquale: Ah! Sì, cioè, no! Quasi! Beh! Ecco, siamo...Promessi!...

Cesare: Mi congratulo con voi, è una …bella signora!

Carmela:  (Rivolta allo zio): (E’ un bel sacco di patate!)

Cesare:(Zitta!)

SCENA NONA

Giulietta e detti, poi Ciccillo,

Giulietta:Eccomi qua, mi sono vestita...(Con l’abito di Clementina che le va parecchio largo).

Carmela: ( Con aria furbesca):Dimagrita?

Giulietta: E sì, mi sono proprio sciupata da un mese a questa parte, guardate questo abito come mi sta largo!

Carmela: ( Semre più ironica e un po' pungente): Forse... lavorate troppo!

Giulietta: ( Facendo finta di non avere sentito):  Ma che fa?...Viva, viva, tra-llà-rà..( c.s.)

Pasquale: (Prende Carmela per la vita): Venite...Viva,viva, trà-llà-rà..

Carmela: Trà-llà-rà...Ma se viene la vostra ..promessa?!

Pasquale: E che m’importa?

Cesare: Uh! Quanto è cara! Viva, viva, trà-llà-rà. ( Anche lui imita il movimento, poi):

             Sapete che ho pensato, noi e voi, invece di partire stasera, partiamo subito. Carmela appena arrivata dovrà andare a ricevere gli ospiti, ma noi possiamo mangiare  in paese;  Là c’è una bella trattoria, stiamo allegri tutta la giornata e stasera poi andiamo a festeggiare a casa mia!

Felice: Zio, ...io ho da fare.

Cesare: Zitto...Io voglio così! Adesso arrivo fino alla posta, fatevi  trovare pronti.

Carmela: Venite anche voi,.. stasera?

Pasquale: Può darsi!....

 Cesare: Adesso vado...Carmela andiamo, svelta....(Via da destra).

Felice: Donna Giulietta, voi che avete combinato? ...In che imbroglio mi avete messo...Come vi è venuto in mente di dire allo zio che io sono vostro marito?

Giulietta: Ma che dovevo dire? Quello ha aperto e mi ha trovata là dentro!

Pasquale: Ma che doveva fare, poveretta!...Tu, piuttosto, ..dovevi proprio dire che tua moglie è mia moglie?

Felice: E che altro potevo fare, eh! Gli dovevo dire che avevo una donna che non è mia moglie dentro il letto, di prima mattina.

Pasquale: Ma così mi hai spiazzato, mi hai creato un danno!

Felice: Con chi? Agli occhi di mia cugina... mannaggia a lei, manco mi ricordavo di averla,...Neh, Pasquà,  qui chi sta per lasciaci il collo sono io, altro che danno a te! ...Donna Giulietta, basta, andatevene...per carità...

Giulietta: Io vado a casa, mi vado a mettere un bell’abito, e vi vado ad aspettare alla stazione...ce la dobbiamo spassare...

Felice: Che spassarsela, che stazione,….voi state dando i numeri?! Vado io solo, trovo la scusa che mia moglie non si è fidata.

Giulietta: E’ impossibile, ci devo venire per forza, debbo conoscere lo sposo della cara cugina! Dunque, io vi aspetto alla stazione. Badate che se non venite, mi metto dentro al treno e vado io sola… Arrivata in  paese, domando, e appena so qual’è la casa, ci vado! Adesso avete capito? Arrivederci....Ciao, neh! ( Si avvia per uscire)..

Felice: Alla faccia tua!.... Tiè!

Pasquale: Se ne è andata!

Felice: Pasquale, adesso  distraiamoci un po'!...Ti faccio vedere una bella cosa,… La famosa poltrona "estatica", inventata dal professore..Heiveld, tedesco; L’ho vista ultimamente a Parigi, all’esposizione, e me la sono fatta arrivare.

Felice si avvicina alla sagoma ricoperta dalla coperta, la scopre e appare una poltrona da ambulatorio con vicino un apparecchio elettrico collegato.

Pasquale: E questa poltrona che è?

Felice: Eh! Adesso vedrai. Questa è una cosa necessarissima,...rivoluzionaria!...Una cosa che passerà alla storia!....Quando si deve fare un’operazione difficile, l’ammalato si addormenta senza  anestesia… Si siede su quella poltrona, e per mezzo dei raggi X si addormenta.

Pasquale: E il contatto non ti fa dormire anche a te?

Felice: No, perché il chirurgo mette i guanti isolatori e opera magnificamente.

Pasquale: Ma fammi capire, il malato si siede su questa poltrona e che fa?

Felice: Si addormenta, perde i sensi, vuoi vedere? Siediti!

Pasquale: Io? Tu sei pazzo! Proprio con me vuoi fare la prova?

Felice: E allora? Io ti sveglio subito...Là ci sono 2  bottoni, uno per far dormire, l’altro per svegliare: iamme, siediti!

Pasquale: Felice, non facciamo pazzie, veh!

Felice: (Mi pare un bebè). Ma come, sei chirurgo e ti metti paura? L’ho provata anch’io a Parigi, ti addormenti dolce, dolce. (Pasquale siede. Felice accomoda il poggia testa, facendo rumore, Pasquale si alza spaventato).

Pasquale:Che succede?!

Felice: Ma niente, accomodo il poggiatesta.

Pasquale: Non sapevo che fosse successo! (Siede di nuovo).

Felice: Questa è una cosa che lascia affascinati. Non ti muovere, fermo. (Tocca il bottone).

Pasquale: Che bellezza! Uno si addormenta  dolce, dolce. (Si addormenta mormorando): Però ècarina, bisogna che la cono-sca me-gli-o.

Felice: Non sanno più che inventare!...Pasquale....Pasquale?....Si è addormentato...(Chiamando): Clementina?....Clementina?...

Clementina: Che vuoi, Felice?

Felice: Guarda il mio amico.

Clementina: Uh! Che sta facendo?

Felice: L’ ho addormentato.

Clementina: Ah! La poltrona di cui mi hai parlato?...(Fa per toccarlo).

Felice: (Gridando): Eh! Non lo toccare, se no ti addormenti pure tu.

Clementina: E chi lo tocca.

Felice: Là c’è la spiegazione, tu non l’hai letta? Chiunque tocca questo individuo s’addormenta, fossero pure 10 persone… Bene,… ora però io devo andare a Caserta per fare una operazione. Starò là fino a domani, vammi a fare la valigia.

Clementina: Subito. E sveglia quel pover’uomo!....(Via a sinistra). 

Felice: Pasquale?...Pasquà...Eh!, adesso si  fa notte... (Tocca il bottone. Pasquale si sveglia).

Pasquale: Dove sono?

Felice: A casa mia?

Pasquale: Che ho fatto?

Felice: Hai dormito magnificamente.

Pasquale: (Alzandosi):  perché mi hai svegliato, io stavo sognando che andavo in giro con una bella figliola. ( Si Stiracchia un po' e poi prosegue): Felice, io adesso me ne devo andare… ci vediamo poi. Ma stai attento...Non sia mai che Giulietta ti dovesse fare più guai ancora!

Felice: (Mannaggia a lei!).

                                                            SCENA DECIMA

Clementina e detto, poi Cesare, poi Ciccillo e Totonno, indi Ciccillo.

Clementina: (Con valigetta e lettera aperta in mano): Ecco qua le valigie.

Felice: Prendo un cappello e vado...ho già fatto tardi....( Via da sinistra).

Clementina: ( Legge la lettera fra sé):   (Oh, questa é bella, Don Cesare Sciosciammocca m’invita per questa sera alla festa che si darà a Roccarossa in casa della nipote,… Ma  perché non me lo ha detto prima?.. Intanto vedete il caso...proprio oggi Felice deve andare a Caserta...Basta, vorrà dire che ci andrò da sola!).

Felice: (Con cappello): Dunque, Clementina, io vado.

Clementina: Aspetta, indovina chi mi scrive?

Felice: Adesso ho fretta, non mi fare perdere tempo.

Clementina: Ma aspetta un momento!

Felice: Vuoi che perda il treno?

Da fuori si sente la voce dello zio.

Cesare:  Fai venire un taxi, e fallo aspettare al portone.

Felice: (C’é lo zio, sangue di Bacco, e adesso come faccio?)….Vieni qua!  (Tira Clementina per un braccio).   Prima di partire ti voglio dare un bacio.

Clementina: Aspetta, non mi tirare...

Felice: Tu mi farai perdere il treno. (L’abbraccia e la fa sedere sulla poltrona).

Clementina: Ma non mi hai mai spinta così!...Pensi sempre a una cosa!.....

Felice: (Tocca il bottone e l’addormenta).  Tutte a me succedono!  (Prende il tappeto del tavolo e la copre.

Cesare: (Sempre da fuori): Neh, Felice, andiamocene.

Felice: Andiamo, zio.

Cesare: E tua moglie?

Felice: Si è avviata alla stazione.

Cesare: (Indica la poltrona): E quella cosa là, che è?

Felice: E’ un preparato anatomico, devo prenderne il fegato.

Cesare: Eh?!

(Esce per primo, Felice gli va dietro e incontra Ciccillo).

Ciccillo: Signore, quest’uomo dice che deve parlare con voi.

Felice: Chi é?

(Entra Totonno , Ciccillo va via).

Totonno: Buongiorno, oscellenza, eccomi qua!... Sono Totonno, il cocchiere  che stanotte vi ha portato in carozzella fino qua!

Felice: Beh! Che vuoi?

Totonno: Come sarebbe a dire, che voglio? Voi quando siete sceso, avete detto: sei un cocchiere davvero simpatico, domani vieni a mangiare da me....E io sono venuto!

Felice: Io ti ho detto di venire a mangiare con me?

Totonno: Sissignore, non vi ricordate? Anzi,..per la precisione avete detto: "Se non vieni a mangiare a casa mia,  mi fai arrabbiare, non verrò più sulla tua carrozzella!"

Felice: Ah, già, mi ricordo....(Ma tu guarda che sbronza che tenevo stanotte!.. Ma io davo i numeri! Ti pare che potesse venire così tranquillamente a mangiare a casa mia? E va bene, ora rimedio io).....Ragazzo, tieni queste 50.000 lire...va a mangiare da qualche parte. (Gliele dà).

Totonno: Grazie, oscellenza, sempre al  vostro servizio!

Felice: Però devi farmi un piacere!

Totonno: Comandate.

Felice: Appena me ne vado, tocca questo bottone che sta qua vicino,… questo qui.  (Indicandolo). Qua ce ne sono uno a destra e uno a sinistra...Tu tocchi quello a sinistra… Premilo bene, hai capito?

Totonno: Va bene, si fidi di me!

Cesare: (Entrando): Allora, Felice, ce ne vogliamo andare?

Felice: Andiamocene.(Totò, mi raccomando,… quello a sinistra!... premilo appena sono uscito!)

Totonno: ( Non vi preoccupate). (Felice e Cesare escono). Ma perché poi devo fare questo?Bah!...Comunque così mi ha detto e così faccio...In fin dei conti mi ha dato 50.000 lire!   (Tocca il bottone).

Clementina: (Si vede un movimento sotto la coperta, è Clementina che si sveglia): Felice, maritino mio, perché mi fai queste cose?...Ma perché mi hai coperta con questo panno? (Si toglie la coperta e si accorge di Totonno): Ma, ma tu chi sei, che stai facendo qui?

Totonno: Come chi sono? Sono Totonno, il cocchiere delle carrozzelle!...Mi lasci stare!...

Clementina: (Gridando). Mascalzone, mascalzone, che volevi fare?!!...Ciccillo, Ciccillo, aiuto!

Totonno: Ma quale mascalzone, io sono un galantuomo!

Ciccillo: ( Uscendo di corsa): Ma tu chi sei, che vuoi?...Mascalzone, mascalzone!

( Clementina fugge a sinistra).

Totonno: (Cominciando a correre per la scena, fra i mobili): Non sono un mascalzone, sono Totonno, il cocchiere!

Ciccillo: (Correndogli dietro): Adesso ti faccio vedere io!

Totonno: (Correndo fuori dalla scena, inseguito da Ciccillo): Io sono una persona per bene, non sono un mascalzone!

(Ciccillo corre dietro a Totonno, tutti e due escono).

Cala la tela

FINE DEL PRIMO ATTO

ATTO SECONDO

Scena di piante che mostrano un giardino in fondo. Due uscite, una a destra e una a sinistra. A destra della scena, davanti al pannello di destra, un tavolino. Tre divani intorno ad un tavolino da salotto: il primo a destra a tre posti; al centro un altro a due posti; a sinistra un altro ancora a due posti

                                                                           SCENA PRIMA

All’Alzarsi della tela la banda suona di dentro. Tutti gli invitati entrano dal giardino a braccetto, passeggiando, fanno un giro passeggiando nel palco, da destra verso sinistra, chiacchierando, poi tornano ad uscire dal giardino, mentre va  terminando il pezzo di musica. Rosa entra dal giardino e si incontra con Carmela che sta entrando da sinistra insieme a Luisella. 

 Rosa: Buongiorno, signora. Gli invitati ci sono già tutti!

Carmela: Grazie, Rosa. E mia sorella ?

Rosa: L'ho già  fatta vestire…si è messa l'abito che le avete comprato oggi a Napoli. Neh! Signora,  deve vedere quanto le sta bene! Ah!...Se non fosse che non parla!

Carmela: Come, non parla!

Rosa: Non parla! Si è messa in un angolo e non parla! L'ho sgridata, spintonata…Macchè,  imbronciata è…. e imbronciata resta! Mannaggia a lei, non c'è verso di smuoverla! Mò vado a parlarle ancora. Che San Gennaro ce la mandi buona! ( esce).

Carmela: Ah!  Questo è quello che deve fare!....E brava!.. Mannaggia a lei!... Questa sorella mia è fatta apposta per farmi  girare i nervi!...Adesso si è messa in un angolo tutta imbronciata e non spiccica una parola. E questo è quello che ci vuole, oggi!...Questo è quello che serve per rendersi più graziosa davanti ad un futuro sposo!

Luisella: Già!... Purtroppo hai ragione assai!... E'  ragazzina,…e va bè!....Si vergogna, e va bè!….Ma adesso sono d’accordo che è proprio troppo!

Carmela: Ma che ragazzina, che vergognarsi! Alla sua età io avevo il fuoco in corpo, ogni giorno mi girava sempre qualche idea diversa in testa, non mi fermavo mai!

Luisella: Ma che c’entra, tu sei un’altra cosa.

Carmela: Che ti devo dire, lei non mi sembra nemmeno mia sorella....Ma che vuol dire questo vergognarsi di tutto! Mah!... Io non dovevo nascere dentro a questo paese, in mezzo a questi bifolchi...Scusami, veh, io non parlo di te, parlo degli altri… Mamma mia! Qua nessuno sa  scucire quattro parole intelligenti in croce, appena, appena, sanno  leggere e scrivere....giusto il sindaco e il consigliere sono un po' meno rozzi,  ma, giusto un po’! Ah!... Mi sembra che debba passare ancora un secolo prima che quella stupida di mia sorella si sposi, ma appena lo fa...Oh! Appena lo fa…. tu vedi quanti chilometri ci devo mettere tra qui e me!

Luisella: Ma come? Vuoi andare via da qua?

Carmela: Si capisce, non voglio morire qua, Luisella mia;  Me ne vado a Napoli, voglio vedere facce belle, allegre, gente istruita, simpatica,  come... come...come quel medico amico di mio cugino, per esempio!...Qua, stasera, Luisella mia, le invitate per cercare di fare tutte le signore si sono conciate che sembrano tante civette appollaiate!

Luisella: ( ridendo): Hai ragione! Alcune pare che si siano acconciate come se dovessero esibirsi nel circo.

Carmela: Già! Eh, già!

SCENA SECONDA

Rosa e detti, poi Errico, indi Luisella.

Rosa:  ( entrando da destra): Signora, è arrivato il signor Errico Del...Fico.

Carmela: Rosa!!...Errico Delfino!

Rosa: Va bene, va bene, signora....Delfino!

Carmela: Fallo entrare

Rosa: Subito, e che san Gennaro ce la mandi buona! ( O forse è meglio dire che ce… lo… mandi buono!).  ( Esce da sinistra).

Carmela: Questo è il ragazzo proposto dallo zio, che deve sposare Angiolina…. Seh! E adesso conoscerà questa fidanzata così loquace! Luisè, abbi pazienza, va a chiamare quella scema, dille di venire e che non faccia la scontrosa, cerchiamo di non fare una figura meschina!

Luisella: Non ti preoccupare, adesso la faccio venire. (Via da sinistra).

Carmela: Lo zio può darsi da fare fin che gli pare, io sono sicura che a quella non la marita.

Rosa:  (Entrando): Prego, favorisca. Signora Carmela c'è il signor Delfino.

Errico:. E’ permesso? ...La signora Carmela Piretti?

Carmela: Sono io, per servirla.

Errico: Affascinato!( Le bacia galantemente la mano).

Carmela: Grazie.

Errico: Il signor Cesare vostro zio?

Carmela: Non è ancora venuto, ma tarderà poco. Lo zio mi ha parlato molto bene di voi, ed io sono sicura che sposandovi mia sorella sarete più che felice.

Errico:. Lo spero. Mio padre è amico intimo di vostro zio e sono stati loro che hanno combinato tutto.

Carmela:. Tutto, scusate, non potete ancora dirlo, perché voi non avete ancora vista la ragazza e non sappiamo ancora se vi piacerà oppure no. Per quello che riguarda lei, sono sicura che appena vi vede, salterà per la contentezza, perché voi siete davvero un bel ragazzo!

Errico: Buongustaia!

Carmela: Adesso che la vedete, parlatevi, ditevi qualche parolina azzeccata… e dopo potremo dire che la cosa  comincia ad andare!.. Dico bene o no? 

Errico:Perfettamente.

Carmela: Comunque,...Vi devo avvertire però...Non crediate di trovare una ragazza svelta, spiritosa. Oh, no, tutt’altro!...Oddio, mia sorella è una giovane bella, simpatica, ..(si fa per dire)...Però è cresciuta nel paese, in mezzo ai cafoni, gente che non sa neppure quando è nata, e quindi, per  conseguenza è cresciuta  un poco…scontrosa!…Non sa parlare...non sa presentarsi...Insomma è un poco, come dire, ..inceppata!. Voi piano, piano, la dovete fare sciogliere, la dovete scozzoniare! Mi capite, no?

Errico: Ho capito, ho capito!..(Scozzoniare! E che significa?)

Carmela: Noi abbiamo dato questa piccola festa, prima di tutto perché oggi è stato l’anno anniversario della mia nascita.

Errico (prendendole la mano e baciandogliela galantemente): Oh! Auguri per questo anniversario.

Carmela: (Lusingata): Grazie. Dunque, dicevo, diamo questa festa, prima per il mio anniversario, e poi perché venivate per la prima volta in casa nostra. Però dovete compatire se gli ospiti non sono nobili, aristocratici,… Ma  sono tutti dei buoni amici dello zio, abitanti di questo paese.

Errico: Non datevi pena, mi sentirò comunque fortunatissimo di trovarmi in così bella compagnia! (E ancora le prende la mano ammiccando).

Carmela: Siete molto galante!

Rosa: (Entrando): Signora, ehm, ehm!.. Angiolina arriva, arriva subito!….  Donna Luisella è con lei! (Via).

Carmela: Ah! Bene! Grazie Rosa…Ecco mia sorella!

SCENA TERZA

 Angiolina e detti.

Luisella: ( Entrando con Angiolina da sinistra): Andiamo, Angiolina, ma che significa questo muso lungo, mi pari una  bambina piccola, alza la testa.

Angiolina: (Veste da festa caricata, segue Luisella a testa bassa).

Luisella: Ecco qua Angiolina. Non voleva venire, ma ha ceduto alle mie preghiere.

      A questo punto abbiamo Errico più a destra, poi Carmela, Rosa, Angiolina.

Carmela: E se non venivi, a questo giovane quando lo incontravi?

Luisella: Dovete  comprenderla, è una giovane piena di soggezione, non ha amicizie, sempre in casa, sempre in paese!….. Angiolina, questo è quel giovane che dovrà essere tuo marito.. Ti piace?...Parla, dì qualche parola...

Angiolina: Io non devo dire niente, perché non so dire niente! Se questo ragazzo mi vuole sposare, se gli piaccio, ...che serve parlare, si firmano le carte, ci scambiamo la promessa, andiamo al municipio, poi in Chiesa, e...buonanotte!

Luisella: Ma, ecco, prima devi dirgli se ti piace, se lo vuoi.

Angiolina: Se mi piace? Ma che me lo devo mangiare, per caso? ..( Ride della sua battuta).

Carmela: Cercate di capirla, non è una giovane esperta.

Luisella: E’ carta bianca.

Errico: Troppo bianca, temo!

Luisella: Non te lo devi mangiare, questo si sa, ma potresti dirci se ti piace, se te lo sposi volentieri!

Angiolina: Io ancora che ne so?...Non so che devo dire!

Carmela: Uh! Sorella mia! E  parla...parla!...Fatti uscire il fiato!...Io quando vidi mio marito per la prima volta, tanta fu l’eccitazione che cominciai a chiacchierare e non la finii più!...A te per farti uscire una parola di bocca ci vogliono le cannonate! Ah! Che brutto carattere! Basta! Don Errico, io vado ad annunziare, dentro, che siete venuto! Che volete che vi dica: questa è la ragazza, se vi piace, se vi va il suo carattere, si combina presto, presto,… E se no, abbiamo scherzato!...Ma che possiamo fare!...Iamme, Luisella, andiamo a vedere se lo zio è  già tornato. Io quella non la reggo più ...Uh! Scusate...Mi fa dimenticare anche le buone maniere! (Via da sinistra).

Errico: (rivolto a Luisella):  Ma come è possibile, una sorella tutta fuoco, che ti scalda appena ti avvicini, e l’altra tutta ghiaccio!

Luisella:  Caro signore, dovete capire che quello è un fuoco che è stato già acceso, che sa cosa  vuol dire e vuole ancora ardere...Questo non ancora...E perciò...

Errico: Lo so, ma fino ad un certo punto, però!.

(Luisella fa un gesto di comprensione, alzando gli occhi al cielo,  poi esce  da sinistra, andando a raggiungere Carmela).

Errico: Signorina, se continuate a tacere così, dovrò dedurne che non vi piaccio affatto e che non avete alcuna intenzione di sposarmi. Che mi dite?

Angiolina: E io che ne so?

Errico: E io che ne so? Ma se non lo sapete voi, a chi devo chiederlo? (Ueh! Questa è ricca,.. è pure bella,…con una signora dote,.. ma è fredda come un pesce pescato ieri!).

Carmela: (Ritornando dentro con Luisella  e avvicinandosi a Errico, fra lui e Angiolina, mentre Luisella resta accano ad Angiolina, cercando di tirarla su):

             Lo zio ancora non è arrivato. Allora, don Errico, quella si è scucita la bocca? Don Errico, che vi ha detto?

( A questo punto in scena ci sono, visti di fronte, più a sinistra, Errico; alla suasinistra, Carmela,  più a sinistra, Angiolina ancora più a sinistra, Luisella).

Errico: Niente, non mi ha detto niente!

Carmela: (Rivolta alla sorella): (Si può sapere che ne pensi? Che vuoi fare?).

Angiolina: ( Che devo fare, io mi vergogno...Ma mi piace, è bello, ...mi piace assai!)

Carmela: (E allora diglielo, che aspetti, scema?)

SCENA QUARTA

  Rosa, poi Nicola, Bettina, Gennarino, Carmela.

Rosa: Venite, venite, signor sindaco. E' arrivato don Nicola, il sindaco, con la famiglia. (Esce).

Carmela spinge Angiolina indietro  per andare incontro al Sindaco. Angiolina indispettita si va a mettere in un angolo a destra,  Luisella la segue per consolarla,  mentre Carmela resta ad  accogliere il sindaco. A questo punto abbiamo: Luisella e Angiolina in un angolo a destra, vicino al pubblico; Più al centro:  Errico, e alla sua sinistra, Carmela).

Nicola: (Grossa giacca, gilè bianco, camicia col collo basso, guanti a piacere, nastro rosso alla giacca, insegne di Cavaliere, porta sotto il braccio Bettina, vestita caricata a festa. Gennarino li segue, vestito come Nicola). 

              Cara donna Carmela, dovete scusarci se abbiamo tardato un po', perché mia moglie ha voluto fare un po’ di tualetta!

Bettina: ( Che veniva dietro, si fa avanti, pur restando alla sinistra di suo marito):

            Embé, che diavolo, siamo state invitati a una festa e certamente ci dovevamo presentare a dovere!

  Gennarino resta un po' indietro.

Errico: ( rivolto al pubblico): (Vih! E questi da dove sono usciti? Veri figurini di moda!).

Carmela: Oh! Benvenuti, signor Sindaco, signora sindachessa!

Bettina:  ( Si avvicinai a Carmela e si mette alla sinistra di lei,  passando davanti tranquillamente al marito che indietreggia):     Mille auguri con prosperità e salute.

Carmela: Grazie.

Nicola: E denari assai… Dico a voi!( Rivolto a Carmela, ma anche a Errico che è alla destra di lei).

Carmela: Grazie, grazie.

Bettina: ( Passando davanti a Carmela, che è costretta a indietreggiare, e ad Errico,  per andare a salutare Angiolina):     E tu come stai, Angiolina, stai bene?...Brava, con questo vestito sei proprio aggraziata! Stasera si dice che fai conoscenza con lo sposo, è vero?

Carmela: ( Piuttosto seccata):  Sissignore, eccolo qua.     ( E indica seccata Errico che era rimasto al suo posto, alquanto seccato):      Ve lo presento. Il signor Errico Delfino.

   Bettina torna a spostarsi per salutare Errico,gli si mette davanti, lo squadra bene, e poi si mette a fianco di lui, alla sua  sinistra, fra Errico e Carmela).

Nicola: ( Facendosi avanti pomposamente, anche lui passando davanti a Carmela e dando una spinta alla moglie per farsi spazio, costringendola a spostarsi  un po' indietro):

               Ah! Voi siete lo sposo? E bravo, tanto piacere.

Errico: Fortunato.

Nicola: ( Pomposamente):    Nicola Pagliuchella, Cavaliere, sindaco di questo paese. Mia moglie Bettina, che vi è stata appena presentata.  ( E a questo punto Bettina si fa un po' in avanti di nuovo, restituendo al marito la spinta, e porge la mano a Errico, che si limita a stringergliela).

                E questo è mio figlio Gennarino.

 Gennarino chefino a quel momento era rimasto indietro, si fa avanti, rimane alla sinistra dei genitori  e fa un grosso inchino verso Carmela e Errico.

               Questo ragazzo l’ho tenuto in collegio 5 anni, gli volevo far imparare la musica, ma non voleva proprio saperne.. e che facevo io, tenevo uno spesato inutilmente? No, l’ho levato ed ho detto: fa quello che vuoi tu!

Errico: Avete fatto bene.

Nicola: L’ho mandato parecchie volte a Napoli, per fargli avere delle idee, conoscenze, per non farlo crescere come un torsolo… Dico a voi!

Errico: ( Rivolto a Gennarino): Vi piace Napoli?

Gennarino viene avanti, declamando più che rispondendo, e parlando ad un pubblico che non c'è altro che per lui, si muove avanti e indietro come un pavone, declamando:

Gennarino: Oh! molto! Io starei sempre a Napoli. Che cielo! Che città! Che vita! Che allegria! Tutte le volte che ritorno da Napoli, questo paese mi sembra una tomba!...Ci sto perché ci debbo stare, perché ci sta papà e mammà, ma per me non ci starei nemmeno un minuto! Che monotonia, che silenzio, che tristezza, che noia, che seccatura! (Eccitato): Viva Napoli, viva la grande città! Là si vive, qua si muore! (E resta di nuovo a sinistra del padre).

Errico: (Vih! Tu guarda che bel tipo che è questo!).

Nicola: Che ne dite, eh? Che spirito! Che sveltezza!

Errico: Ah! Sicuro!

Carmela: Vogliamo andare al buffet, a mangiare qualcosa?

Bettina: Come credete.

Angiolina: (Si alzai e viene avanti verso Errico e si ferma davanti a lui per un attimo):     Sì, Sì, andiamo, andiamo! Voi permettete, vero?

  (E senza aspettare nessuno si dirige fuori a sinistra).

Errico: ( Rivolto a lei che però sta già dirigendosi fuori): Accomodatevi!

Bettina:Nicola, vieni. (Si avvia col marito a sinistra, pavoneggiandosi).

Nicola: Ti perseguito.

Carmela: (Avvicinandosi al sindaco e prendendolo sotto braccio):      Venite, prima andremo a bere un bicchierino e poi mangeremo qualche cosa dentro, al buffet.

Nicola: Sì, sì,  volentieri, a me fatemi stare lontano dalla folla. ( Si allontanano).

Carmela: ( ricordandosi di Errico e girandosi verso di lui):        Don Errico, onorateci anche voi.

Errico: No, grazie, cara signora,  preferisco aspettare don Cesare in giardino.

Carmela: Come volete voi…Don Nicola, prego.

Nicola:  Senza cerimonie. (E si avviano a sinistra).

Errico esce dal fondo.

Gennarino(che li ha visti andare via senza muoversi, rimasto solo in scena):  Io per me non voglio niente, voglio una cosa sola, voglio stare in mezzo alle belle figliole....Io sono venuto per ballà, per zumpà ...e spezzunià!... (Così dicendo ballicchia in mezzo alla scena e poi anche lui si avvia a sinistra, sempre ballicchiando).

SCENA QUINTA

  Cesare, Giulietta e Felice.  Di dentro si sente una forte risata di Giulietta.

Cesare: (Portando a braccetto Giulietta, con abito da festa di gran lusso. Felice li segue portando sul braccio la mantella di Giulietta. Cesare ha in mano delle carte di musica, che posa sul tavolino in fondo. Abbiamo in questo momento, partendo dal centro: Più al centro, Cesare; alla sua destra: Giulietta; alla destra di Giulietta: Felice).

         Hai ragione di ridere, la gente di questo paese è così buffa, che uno a guardarla deve ridere per forza.

Giulietta: E poi, avete visto, tutti per la strada mi guardavano incantati, come se fossi stata una novità per loro.( Rivolta a Felice):    Felice, che hai, marito mio, perché sei tanto di cattivo umore?

Felice: Io? No, anzi sono allegrissimo!

Cesare: Sì, anch’io mi sono accorto che tu sei un po’ nervoso, seccato....perché?

Felice: Eh! Penso alle malate...poverine...m’aspettavano e io non ci sono andato.

Cesare: Ma ti pare che possiamo pensare alle malate adesso! Che ci importa...pensiamo a noi, pensiamo a divertirci.

In questo momento in scena ci sono Felice più a destra, Giulietta e Cesare).

Giulietta: Viva, viva, tra-llà.rà. (Movimento).

Felice: (Donna Giulietta, qua  dovete stare ferma colla gamba).

Cesare: Aspettate, vado ad avvisare l’altra mia nipote e gli ospiti....Adesso vedrai quando ti vedono che succede qua,…bella ,…simpaticona mia! Guè,.io se avessi una moglie così, salterei per la felicità, e quello pare che ha passato l’ultimo guaio!...Gue!...Solamente guardandola  ti si accende il sangue dentro le vene!.. Tra-llà.rà. (Fa il movimento, lazzi, e danzando esce a sinistra. Giulietta ride).

Felice: Donna Giulietta, non ridete  che mi fate venire i nervi.

Giulietta: Non potete credere come mi sto divertendo.

Felice: E voi non potete credere come mi sto intossicando...Voi mi avete cacciato dentro ad un brutto guaio!....Io ho lasciato mia moglie a casa addormentata, non so se il cocchiere l’ha svegliata o no, e se viene a sapere che sono venuto con voi e vi ho fatto passare per lei,… Dove mi vado a nascondere?

Giulietta: Ma che deve fare, che deve dire! Alla fine io non ho preso il suo posto per sempre, appena, appena, fino a domani mattina! Se poi vogliamo continuare…

Felice: Che? Siete pazza? Io ho passato tutti quei guai, stanotte, e chissà ancora quanti ne devo passare ancora. ...Io sto qua solo per conoscere questo Errico Delfino che si deve sposare con mia cugina.

Giulietta: Anche lui sta qua?

Felice: Certo, dovrà pure conoscere la ragazza che suo padre gli vorrebbe fare sposare!

Giulietta: E perciò io sono voluta venire, voglio vedere che faccia fa quando mi vede!

Felice: E se quello dice allo zio che non siete mia moglie, io come mi metto?

Giulietta. E che volete da me, che devo fare?

Felice: Appena lo vedo gli racconto io, tutto, e mi devo fare promettere che non dice niente! Donna Giulietta, non fate pazzie, va bene? Voi quando lo vedete, fate finta di niente, ricordatevi che siete mia moglie, non fatemi vergognare.

Giulietta: Ma voi per chi mi avete presa? Io la moglie la so fare, capite?

Felice: Me ne sono accorto, quando è venuto lo zio a casa mia...E quello che mi raccomando, non bevete  vino, liquore.... se no stasera facciamo un altro guaio…Voi ve ne andate a dormire sotto ad un pagliaio ed io sopra ad un albero di pigne!...

Giulietta: Non preoccupatevi.

Felice: Già!...Io comunque non vi lascio un attimo!...Zitta...vengono tutti...un po’ di contegno, donna Giulietta, un po’ di contegno...pensate che siete una signora.

Giulietta: Lasciate fare a me. ( Si impettisce.).

SCENA SESTA

Carmela, Cesare, Luisella, Angiolina, Bettina, Angelica, Gennarino, Alfonso, Eugenio, poi Nicola e detti.

Carmela: ( Entra da sinistra a braccetto con Luisella. Dietro a loro vengono: Angelica, con accanto il marito e il cognato, ai suoi lati. Carmela si ferma vicino a Giulietta, con accanto Luisella, e leggermente indietro restanogli altri tre, parlottando fra loro).

               Buongiorno, Giulietta. Bene arrivata. Vieni,vieni che ti presento ai miei ospiti. La mia amica Luisella, e sua sorella Angelica.

Luisella: ( Squadrandola dalla testa ai piedi):  Piacere, non vedevamo l'ora di conoscerla.

Angelica: ( lasciando il gruppo e avvicinandosi a Giulietta, mettendosi accanto a lei, nel vano che la sorella le ha lasciato, spostandosi sulla sinistra):  Già, non vedevamo L'ora!

( Poi prende la sorella e spostandosi, passeggiando verso sinistra, prosegue, parlando con lei):     Già! Volevamo proprio vederla, questa "signora"!

Giulietta: (Facendo un inchino che è mezzo inchino e mezzo sberleffo):  Piacere!

Carmela: (Rivolgendosi ai due uomini che sono rimasti leggermente indietro, prosegue):

               Il marito della mia amica Luisella, Alfonso, e l'architetto Antonio Castello, suo cognato.

I due uomini che erano dietro alle mogli si fanno avanti. Alfonso si avvicina a Giulietta e le bacia galantemente la mano.

Alfonso: Ammirato!

Antonio: (Cerimoniosamente bacia anche lui la mano di Giulietta):     Incantato!

Giulietta:(Lusingata):    Grazie!

Angelica: ( A questo punto si avvicina al marito, e facendogli il verso, indispettita, si allontana con lui verso la poltrona di destra, sedendosi col marito accanto a lei, in piedi, dietro e a destra della poltroncina):   Incantato!!....Sei ridicolo!  ( Naturalmente, prima parla e poi si allontanano).

Luisella: (Andando anche lei presso il marito e portandoselo via, dietro alla sorella): Incantato!Ma  Incantato di che? ( Idem come sopra).

E anche lei si siede accanto alla sorella, mentre il marito resta accanto al cognato.

 Carmela: ( Facendo cenno alla sorella di avvicinarsi):   Felice, ti ricordi di tua cugina Angiolina?

(Angiolina si fa avanti e si mette a sinistra di Felice, fra lui e Giulietta):

Felice: Come no! Cara, cara,… cuginetta mia!...

Angiolina: (Angiolina fa un inchino che in realtà suona come una smorfia):  Ciao! …Ma io non sono cara e non me ne importa niente di esserlo!

Carmela: ( rivolta a Giulietta che è a sinistra di Angiolina): Cara cognata, ti presento mia sorella Angiolina.

Angiolina:  (Fa un altro mezzo inchino):   Piacere!

Giulietta: Questa è quella bella ragazza che si deve sposare?

Carmela: Perfettamente, e si prende un bellissimo giovane; Ma è tanto spruceta che non potete immaginare.

Giulietta: Spruceta? E che significa spruceta?

Felice: Vuol dire un poco schizzinosa, ritrosa.

Cesare: ( Entrando in quel momento e rispondendo alla domanda che ha appena sentito):   Che volete, povera ragazza, è sempre stata in questo paese, ma adesso ci penserà mia nipote qua presente, si metterà vicino a lei...e le darà qualche lezione di buon comportamento).

Felice: (E sta fresca!).

Giulietta: Sì, sì, ci penserò io a .....rinsanguarla!...

Angiolina: (Alza le spalle e sbuffando si dirige indietro verso Luisella, si siede a destra di lei, e rimane a sedere imbronciata). Anche Cesare si avvicina al gruppo e comincia a parlare con i due uomini.

A questo punto entra Bettina, e avanza con fare solenne, pieno di arie, e va a mettersi accanto a Giulietta, tra lei e Carmela.  A questo punto abbiamo, da destra a sinistra: Felice, Giulietta, Bettina e Carmela.

Bettina: Io sono la consorte del cavaliere Nicolò Pagliuchella, sindaco di questo paese. Piacere di conoscerla, signora!

Giulietta:  Lusingata! Siete la moglie del sindaco, allora, per conseguenza…. Voi siete la sindachessa!

 Da sinistra entra e  avanza, a questo punto, anche Gennarino, che si avvicina a Giulietta, mettendosi tra la madre e lei, le prende la mano  e le dice, cerimoniosamente):

              E io sono l’unico loro figlio, Gennaro Pagliuchella, ai vostri pregiatissimi comandi.( E le bacia la mano più volte, con piccoli bacetti rapidi).

Giulietta: Oh! Grazie, grazie! Ma fermatevi, per carità, mi confondete!

Carmela: Questo giovanotto è l’opposto di Angiolina,..È svelto, intelligente, spiritoso, e va sempre a Napoli.

Giulietta: Vi piace Napoli?

Gennarino: (Declamando):  Oh! Molto! Io starei sempre a Napoli. Che cielo! Che città! Che vita! Che allegria!Tutte le volte che ritorno da Napoli questo paese mi sembra una tomba. Ci sto perché ci debbo stare, perché ci sta papà e mammà, ma per me non ci starei nemmeno un minuto. Che monotonia, che silenzio, che tristezza, che noia, che seccatura… Viva Napoli! Viva la grande città! Là si vive! Qua si muore!

Giulietta: (Neh! Quanto è strano, questo!)

Felice: (No, questo è esaltato!).

Cesare: ( Avanza da dietro e si mette tra lui e il resto della compagnia, dicendogli):   Sai, questo ragazzo è ricchissimo…Il padre è miliardario. A questa età, già possiede 900 milioni  e più, di sua propria dote...È vero, Gennarino?

Gennarino: Già, mi furono lasciati da mia nonna….( E prosegue, pavoneggiandosi e passeggiando per il palco):

            Poi ho 3 milioni al mese che mi passa papà e 2 milioni che mi dà mammà ….E sono 5 milioni...     Non c’è male…. Vivo discretamente!

Giulietta: Ah!! Bravo! (A Felice): (Don Felice, questo potrebbe risolvermi non pochi problemi!).

Felice: (Che tu possa schiattare! Ma sta zitta!).

Gennarino torna accanto a Giulietta, tra lei e la madre e prendendole la mano ammicca verso di lei.  Nel frattempo entra il padre.

Gennarino: Ah! Ecco papà, lui è il sindaco!

Nicola:   (Avanza con molto sussiego, si avvicina a Giulietta e spinge di lato la moglie e il figlio per farsi largo, costringendoli a malincuore ad indietreggiare): 

             Piacere, Nicola Pagliuchella, Cavaliere e sindaco di Roccarossa...

Giulietta: Signor sindaco, stavamo parlando di vostro figlio, è davvero un giovane distinto ed intelligente.

Nicola: Bontà vostra, per carità. Solo quello ho fatto, e mi è riuscito!

Felice: (Si, ha fatto il campione della razza!).

Nicola: (Continuando a pavoneggiarsi): Non perché mi è figlio, ma è un giovanotto che fa onore al paese, Che ve ne fate di questi torsoli, questi scimuniti  che non sono buoni a fare niente. Ogni mese lo faccio stare una settimana a Napoli ed ha imparato tante cose che non le sa nessuno in paese. Lo mettete ad un tavolo a fare conti? Non c’è nessuno che lo può battere…Legge e scrive meglio di un professore! Ad una festa da ballo, poi, non c’è nessuno meglio di lui....( E prosegue accompagnando con i gesti e i movimenti le sue parole):

         Balla, sona, canta, salta, fa le giravolte...( Perde per un attimo l'equilibrio e pare che stia per cadere, ma si riprende).

Giulietta: bravissimo!

Felice: (Ma che è una scimmia ammaestrata?)

Gennarino: (Con una modestia che suona del tutto falsa):  Ma no, papà esagera!

Giulietta: Insomma, sa vivere, conosce il ...(con aria di sussiego): ...il bon-ton! Ma così bisogna essere per farsi apprezzare in società. Un giovane che sia bello, simpatico, ricco, non  vuol dire nulla, deve anche avere dello spirito e deve essere chic per farsi amare e benvolere da tutti....e specialmente dalle donne! ( E ammicca, intenzionalmente).

Giulietta: ( Si rivolge verso Angiolina, indicandole di avvicinarsi, cosa che lei fa di malavoglia):  Devi essere anche tu così, carina, mi intendi?!

Angiolina: (Dà una spallata, sbuffa, scocciatissima, ma non si muove).

Carmela:  (Indicando  le poltroncine al centro della scena): Prego, cara, siediti!

Nicola a questo punto le porge galantemente il braccio e la accompagna a sedere nella poltrona che è al centro della scena e si pone dietro alla poltrona. Bettina, visto che il marito non le ha dato il braccio, indispettita si fa dare il braccio da suo figlio, e si avvia dietro a Giulietta, sedendosi a sinistra di lei, nell'altra poltrona, a destra, mentre Gennarino si pone alle spalle di Giulietta, spingendo il padre che, seccato si pone a sedere nella poltrona di destra, accanto alla moglie, alla sua sinistra. Cesare si mette vicino a Nicola. Felice a destra di Angiolina. Infine Carmela, rimasta ultima, si siedenella poltrona al centro, a destra di Giulietta,  avendo alla sua destra le amiche e alla sua sinistra, Giulietta.

Nicola : Come parla bene, com’è distinta la moglie di vostro nipote.

Cesare:Una signora è sempre una signora!

Angelica: (Rivolta alla sorella):  (Ma quanto è bello quel vestito, devo chiederle dove lo ha comprato!)

Luisella: (Queste sono tolette, altro che chiacchiere!).

Bettina: (Rivolta al marito):     Per causa tua devo fare queste figure...avevi detto: là non c’è nessuno, mettiti un vestito qualsiasi ...se io lo sapevo mi mettevo l’abito celeste coi pallini ricamati.

Nicola: Io non lo sapevo, vorrà dire che  la prossima volta ti metterai la veste coi pallini!

Luisella: Sei stato tante volte a Napoli, mi avessi mai comprato un paio di guanti come quelli!

Alfonso: E già, come se quelli costassero un paio di lire, quelli sono capi di pelle di prima scelta, non li vedi?

Antonio: (Rivolto al cognato):  Ma è proprio uno schianto!

Alfonso: Ha due occhi che fanno perdere la testa!

Luisella: (Rivolta alla sorella):  Certo che non è difficile apparire affascinanti, con una toletta così…E' solo questione di vestito!

Angelica: Sai perché la guardano tutti? E' anche per come alza quella gamba. ...Ma,…È così che si fa in città?!.. Luisè, sai che ti dico? Così dovremmo imparare a fare anche noi, se vogliamo essere a la pere!

Luisella: A la paire….si dice a la paire!

Carmela: ( Rivolta al pubblico):    Bisogna che la prenda ad esempio …se voglio essere come  quelle di  città! E questo io voglio fare! Io non voglio certo  rimanere  ad ammuffire per sempre qui, in mezzo a questi cafoni!

Gennarino: (Forse mi sbaglierò, ma quella mi pare tale e quale Giulietta la fioraia che stava a Napoli, sotto il salone Margherita,  che per soprannome la chiamavano la Nanassa, ...deve avere un neo dietro alla spalla).

Entra Rosa con delle bibite in mano, le offre a tutti, poi posa il tabarè su un  tavolo accanto al pannello a destra del pubblico e si ferma accanto ad Angiolina.

Rosa: Guè, ma perché tieni quella faccia appesa! Sì fessa? Questa è la tua serata! E smuoviti!

Cesare: ( Avanzandoverso il centro della scena  e rivolgendosi a tutti): Neh! Facciamo qualcosa, un po’ di canto. Carmela, chi canta?

Carmela: (Venendo verso di lui):  Chi canta...Qui in paese chi potevo scegliere per cantare? Qui al massimo conoscono i cori dell’osteria!

Cesare: E' vero, è vero, questo è un paese sempre nemico della musica.

Carmela: Che figura! Che figura !

Cesare: ( Chiama Felice che avanza verso di lui e gli dice):  Felice, fai cantare qualche cosa alla tua signora, qualche bella romanza.

Nel frattempo Gennarino, da dietro alla poltrona di Giulietta,  si china verso di lei e comincia a parlare fitto, fitto).

Felice: Ma io non so...Che ne dici, moglie mia?...(  Si volta e la vede che parla con Gennarino).                        (Ma questa ora  che fa? Si  corteggia  il figlio del sindaco!)….Moglie mia!!?

Giulietta: Che vuoi, Felice?

Felice: Quei signori ti vogliono far cantare, che ne dici?

Giulietta: Io ho portato con me qualche canzone, ma non mi sento al meglio della voce.

Cesare: Ma noi ci accontentiamo di qualsiasi cosa.

Giulietta: Ma non posso, credetemi.

Carmela: Su, cara cognata, non farti pregare!

Alfonso: Vi preghiamo, signora.

Eugenio: Pendiamo dalle sue labbra!

Gennarino: Ve ne prego caldamente anch’io.

Giulietta: (Si alza e andando verso il   tavolo, dove prima Cesare aveva appoggiato  le carte di musica, ne prende una):      Allora canterò come posso questa qui. (Indica una canzone).

Gennarino: (Corre verso Giulietta e prendendo le carte, legge): A me, a me, fatemi vedere a me! (Legge il titolo): A Nanassa!

Tutti: Brava! Brava!

Alfonso: ma che canzone è?.

Eugenio: Qualche cosa dedicata all'ananas.

Felice: (Quella è la canzone che le hanno dedicato quei morti di fame del quartiere suo! Altro che la musica dello zio! Quella se l'è portata dietro lei! Possa schiattare!).

Nicola: Sentiamo, sentiamo.

Alfonso: Io l'accompagno con una chitarra. Datemi una chitarra!

Carmela : Subito. Ve la faccio portare…Rosa, Rosa, prendi la chitarra!

Rosa: Subito, subito.(Esce e rientra immediatamente con la chitarra).

Alfonso: Sono pronto, signora, cantate pure!

Giulietta: ( canta):

Guè, Nanassa!

Guè, Nanassa!

Comme vurrìa pruvà

'sta vòcca rossa....

Guè,  Nanassa!

Quando cammine se fa 'a folla appresso...

Guè, Nanassa!

Etc..Etc...

Qui anche il coro intona la canzone con lei.

Tutti : (Alla fine):  Brava ! Brava !

Cesare : Brava! Brava!E adesso, signori, ballo!

Si comincia a suonare  la musica di: " E spingule francese".  Bettina viene in avanti con Nicola e si mette a ballare. Segue Angelica e marito. Luisella accenna a ballare accanto al marito che suona. Ballano tutti, ma in modo molto formale. Rosa viene avanti con Angiolina e cerca di farla ballare, anche se è evidente che lei non è molto esperta. Gennarino invita a ballare Carmela e si mette a ballare in modo un po' grottesco, Carmela cerca di seguirlo;  Felice sta a guardare, con evidente disagio. Cesare da un lato, a sinistra, controlla tutto.   Giulietta li guarda un po', poi si mette di nuovo a ballare, da sola, a tempo di musica,  seguendo il tempo, allegramente, a modo suo, scuotendo la gonna e passando fra le coppie.

Tutti: Brava! Brava!  (E si fermano ad osservarla ballare, poi pian piano smette anche lei e va  a mettersi vicino a Felice, che è manifestamente scocciato).

 Angelica, Luisella e rispettivi mariti tornano a sedersi dove erano prima; Idem Angiolina; Carmela rimane in primo piano con lo zio Cesare che le si avvicina; Rosa esce;  Si siedono anche il sindaco e la famiglia, tutti si sventolano per il caldo.

Cesare:  (Eccitato).Questo si chiama ballo!.... (Ritornando serio):  Carmela, a proposito, quel giovanotto, Don  Errico, è venuto?

Carmela: Sì, poco fa era qui, ora ti sta aspettando in giardino.

Cesare: Molto bene! (Chiamando Angiolina che viene in avanti): Che impressione ti ha fatto, dimmelo sinceramente.

Angiolina: Mi piace assai, assai, ma non l’ho detto perché mi vergogno a parlarne.

Carmela: Sta tonta! M’ha fatto fare una figuraccia tale, che...bah! lasciamo perdere!

Cesare: (Rivolto a Giulietta che avanza): Giulietta,  fammi il piacere, parlale tu, dalle una buona lezione!

Giulietta: Ma sì...con piacere! Vieni, cuginetta mia, a te ci penso io!

Cesare: Angiolina, mi raccomando, fa tutto quello che ti dice lei, e fallo esattamente. Eh! Se tutte le donne di questo paese imitassero questa giovane, sarebbe una fortuna per loro.

Felice: (Povero paese!).

Cesare: Non è la bellezza che fa innamorare, come giustamente diceva lei, è il parlare corretto, la grazia, lo spirito.

Nicola: Oh! Ma certo!

Giulietta: (Ad Angiolina): Tu, cuginetta mia, ti devi specchiare in questo giovanotto (Indicando Gennarino)...Lui col suo spirito, con la sua sveltezza, guadagna subito la simpatia di tutti, e specialmente, ripeto...la simpatia delle donne.

Gennarino: ( Venendo avanti, cerimoniosamente): Ma grazie!...lei mi vuol confondere, è lei la gentilezza impersonificata!

Giulietta: Ah! Non c’è di che! (Ad Angiolina): Andiamo, vieni, ti dirò tante belle cose, ti farò sembrare più bella agli occhi del tuo fidanzato. Ma su, allegra.. Alza la testa.. fisionomia vivace…eleganza....decaché, e soprattutto brio, movimento nella persona!.. Viva, Viva, trà llà rà.(Mentre parla fa movimenti di ballo, alza la gamba, e poi via con Angiolina a sinistra. Felice la segue).

Felice: (Ma tu guarda che le va a insegnare!). (Via.)

Carmela: Questa è proprio una donna da esempio....(Alza la gamba e fa un accenno di ballo).  Ma scusa, zio, perché ha alzato la gamba?

Cesare: E che ne so, deve essere un movimento dell’alta aristocrazia. Lasciatela un po’ sola con Angiolina; solo lei le può farle cambiare carattere...Io vado a prendere lo sposo nel giardino. (Via per il giardino).

Carmela: Che bella cosa, che sciccheria! (Alza la gamba e fa un accenno di ballo e via anche lei, ma da sinistra)..

Angelica: ( Venendo in avanti e alzando la gamba): Ecco qua…Viva, viva, trà..llà..rà.

Eugenio: (Alzandosi e raggiungendola):  Guè, non sei  la stessa cosa! Viva, viva, tra-llà-rà!

Luisella: ( Raggiungendo la sorella): Hai visto come le ha parlato chiaro ad Angiolina, e lui che mi sgrida sempre quando parlo chiaro! Viva, viva, tra – llà – rà!

Alfonso:(Venendo in avanti anche lui):  Che c’entra, tu sei un’altra cosa. Sicuramente se lo fa lei è un movimentoschi di nobiltà! Viva, viva, trà llà rà.

Eugenio:  Pensa a quante cose possiamo imparare se questa sta ancora un po’qua! Viva, viva, tra-llà-rà!

Angelica: Vero é! Chissà quante! Viva, viva, ..trà..llà..rà. (E sempre ballando si avviano tutti verso l'uscita).

Bettina: ( alzandosi e venendo in avanti col marito):  Ti ho detto tante volte, andiamoci stabilire a Napoli, ma nossignore, dobbiamo stare sempre dentro a questo presepio….Ma se decido, me ne vado da sola!

Nicola: ( fulminandola con lo sguardo): Ma guarda che vai a pensare! Me ne vado da qua? Io sono il Sindaco e questo ci mancherebbe! Vuoi scherzare, senza di me, cosa possono fare?  Certo che quella ragazza in verità, fa venire la voglia di stare a Napoli, in mezzo alla nobiltà, in mezzo ai signori…E' un'altra cosa, è un altro agire…Noi, per esempio, quell'alzata di gambe non l'abbiamo!....Viva, viva, trà – llà – rà! ( E così dicendo si avvia all' uscita, seguito dalla moglie, che balla anche lei).

Gennarino resta in scena e si mette a ballare da solo.

SCENA SETTIMA

       Cesare, Errico e detti, poi Clementina e Rosina.

Cesare: ( Entra  dal giardino insieme ad Errico  mentre Gennarino smette di ballare e si mette in un angolo):  Vieni qua, giovanotto,  dimmi francamente…. allora,  Angiolina  ti piace?

(In scena, Cesare è più a sinistra e Errico più a destra).

Errico:Si...mi piace.... ma è fredda...inceppata...figuratevi che non è capace nemmeno di dirmi una parola.

Cesare: Ma è logico, la prima volta che ti vede che pretendevi? Piano, piano, prendendo confidenza, vedrai che ti parlerà con più coraggio. Lei è ricca, sai, possiede 500.000 milioni di dote, e questo palazzo è roba sua. Se poi non ti piace, io non ti voglio forzare… Diciamo a tuo padre che non si può fare e non ne parliamo più; Ma io sono sicuro che il matrimonio si farà e sarai contento.

Errico:  Speriamo!

Cesare: (Rivolto a Gennarino):  Don Gennarino, voi che siete tanto svelto, offrite qualche cosa al signor Errico ...Qualche bicchierino di  cognac, fate voi gli onori di casa.

Gennarino: Con Piacere, favorisca, signore.

Errico: Grazie. (Via da sinistra).

Dal giardino rientrano, chiacchierando e scherzando tutti gli ospiti e si distribuiscono nella scena; il sindaco che è entrato per primo con consorte, si dirige verso sinistra e si ferma nell'angolo a sinistra di Cesare; Eugenio e consorte si fermano più a sinistra;  Luisella e marito accanto a loro; Carmela a sinistra dello zio, tra lui e il sindaco, cioè a sinistra dello zio e a destra del sindaco. Continuano a parlottare e scherzare tra loro. A questo punto abbiamo, partendo da destra verso sinistra: Cesare, Carmela, Nicola, sua moglie, Eugenio, Angelica, Luisella, Alfonso.

Rosa: ( Entrando):  Favorite, favorite, signora, l'accompagno…Signor Cesare, questa signora ha detto di essere una vostra invitata!

Clementina: Grazie..... Signori, buonasera a tutti.

Carmela:  (Fulminata): Buonasera!.. (La moglie del dottor Cardelli!)

Cesare: Oh! Avanti. (A Carmela): (E questa chi l’ha invitata? Carmela, sei stata tu?)

Carmela: (Ma neanche per sogno!).

Cesare: (Ma che è venuta a fare?)

    Clementina viene avanti e si ferma a destra di Cesare.

Clementina: Signor Cesare carissimo, dovete perdonare se mio marito non é potuto venire, ma è dovuto andare a Caserta per un’operazione, perciò sono venuta io sola… Spero che non vi dispiaccia troppo!

Cesare: No, anzi….Ci fa piacere! (Agli altri): (Questa signora è la moglie di un chirurgo, amico e collega di mio nipote Felice).

Nicola: Presentateci!

Cesare: Voi conoscete già mia nipote Carmela.

Clementina: Come state mia cara?

Carmela: Bene, bene. ....Viva,viva, trà llà.rà.( viene in avanti, e dopo  torna al suo posto, ballando).

Cesare: Questo é il sindaco del paese, Cavaliere Nicola Pagliuchella.

Nicola: Servo vostro....Viva , viva, trà llà rà. ( Viene in avanti verso di lei, ballando, poi torna al suo posto).

Clementina: (Un po’ perplessa): Oh! Ma che bravo!

Cesare: Sua moglie Bettina.

Bettina: Fortunatissima! Viva, viva, trà llà rà. ( C.S.)

Alfonso: Alfonso Canario, consigliere municipale. Viva, viva, trà llà rà. ( C.S.)

Luisella: E io sono Luisa, sua moglie. Viva, viva, trà llà ra.( C.S.).

Eugenio: Eugenio Castello, architetto, autore fra l'altro anche di questa stupenda villa! Viva, viva, tra-llà-rà!( C.S.)

Angelica: Io sono Angelica, sua moglie, direttrice dell'unica scuola del paese!...Viva, viva, tra-llà-rà! (C.S.)

Cesare: Bravissima! Bravissima! Come lo fai bene! Viva, viva, trà llà rà! (Accenna anche lui il ballo).

Clementina:  ( Sbalordita):  (Ma questi che sono, tutti pazzi!!).

Tutti: (Inchinandosi): Signora....Viva,viva, trà llà rà.(E tutti assieme fanno il balletto, alzando la gamba).

Clementina:(Ho capito tutto, deve essere l’usanza del paese!!)…Signor Cesare, guardate che voi non dovete fare cerimonie con me…Se volete che faccia qualche cosa, ditemelo francamente! Voi a me, non mi dovete trattare come un’invitata qualsiasi, ma solo come…. una parente!

Cesare:  Come? Ah, oh, sì! Voi siete troppo buona.

Clementina: E’ mio dovere! Le vostre nipoti, per esempio, mi devono trattare come una sorella.

Cesare: Ah, sicuro, sicuro!...(Ma questa perché fa tante moine, vorrei sapere!).

Clementina: Ora, se permettete,  devo andare per mettermi un po’ in ordine, pulirmi alla meglio…Dalla stazione fino a qua non ho trovato neppure un  taxi, me la sono dovuta fare a piedi…Sono tutta impolverata!

Cesare: Certo, certo...Rosa,.. Rosa,..(Rosa arriva). Accompagna la signora nella stanza da letto e vedi di che ha bisogno.

Rosa: Subito, signore! Favorisca, signora, a lei ci penso io, lasci fare!(Escono).

Cesare: Neh! Piuttosto seccante la signora!

Carmela: ( Con una certa acredine): Già, pedante e vecchia! (rivolta allo zio, sottovoce): (Ma come ha fatto a scambiare la promessa con un bell’uomo come quel medico, amico di Felice?!).

Cesare: ( E' ricca, molto ricca!...Dimmi una cosa, Carmela, ma non sarà che a te ha fatto proprio impressione quel dottore?  Forse, forse,… che finalmente ti sei stancata di stare sola e …ricominci a guardarti intorno?).

Carmela: (Ma che dici, zio, che ti passa per la mente?....Basta!... Adesso pensiamo ai nostri ospiti, che è meglio!).... Neh!...Andiamo un po’ fuori in giardino. Venite. (Tutti gli invitati vanno fuori in giardino, ballocchiando).

Cesare: Io non capisco a quella chi l’ha fatta venire qua?...Ah! Ho capito, sarà stato Felice e la moglie che l’hanno invitata.

SCENA OTTAVA

 Felice e detto, poi Pasquale, poi Carmela.

Felice: Ma che bella lezione che sta avendo mia cugina...E’ un piacere sentirla!

Cesare: Felice, dimmi una cosa, quella signora , la moglie di quel tuo amico e collega, non mi  ricordo come si chiama...

Felice: Ah! Pasquale Cardelli.

Cesare: Seh! La moglie, quella donna così insipida, l’hai fatta venire tu, qua?

Felice: No! Perché é qua? (Sorpreso).

Cesare:E’ venuta proprio adesso, si è presentata così, senza che nessuno le ha detto niente, mi é sembrata una cosa strana.

Felice: Ma chi, quella  signora di mezza età che avete visto a casa mia?

Cesare: Ma sì, la moglie dell’amico tuo.

Felice: E sta qua?

Cesare: Sta qua, sì! Adesso si è andata a rimettere in ordine, a levarsi  un po’ di polvere....Io credevo che l’avessi invitata tu.

Felice: Io? No! ...Io me ne vado!

Cesare: Te ne vai?

Felice: Zio, io domani mi devo alzare presto per le visite ai malati.

Cesare: Adesso siamo nel momento più bello della serata e tu te ne vuoi andare?.....Io vorrei proprio sapere.. a quella chi l’ha fatta venire qua?!

Felice: Forse mia moglie.

Cesare: Tua moglie? Ha fatto bene, Qualunque cosa faccia, fa tutte cose ben fatte!

Felice: (Quella fa solo guai!).

Cesare: Andiamo anche noi fuori in giardino.

Felice: No, zio, io devo stare vicino a mia moglie, lei è gelosa....

Cesare: E’ gelosa? E’ gelosa? Gelosa di te?...(Lazzi, poi in giardino).

Felice: Mia moglie qua! E come è venuta? Chi…l’ha fatta venire? Ma questo é un grosso guaio! E adesso che faccio?

Pasquale: (Entrando trafelato):  Neh, Felice, stai qua? Meno male che ti ho trovato!

Felice: Guè...E’ stato il cielo che ti ha mandato...Che è successo?

Pasquale: Un guaio...Io oggi sono tornato a casa tua ed ho trovato tua moglie che si stava vestendo per venire qui; Allora senza perdere tempo mi sono preso un taxi e sono corso alla stazione, ho preso il treno e ti sono venuto ad avvisare. Ho fatto bene?

Felice: Hai fatto bene, ma quella é arrivata prima di te.

Pasquale: Sta già qua?...Ho capito, sarà partita col diretto, io sono partito col misto.

Felice: E abbiamo fatto questo fritto misto! Come faccio, adesso, come rimedio? Amico mio, aiutami tu. Qui se si viene a sapere questa cosa, io passo un guaio con mia moglie, con lo zio, con tutti quanti!... Qua, non voglia mai il cielo, si rivolta tutta la casa!...Ci sta  pure il sindaco, il consigliere comunale, dove mi vado a nascondere?

Pasquale: E zitto, calmati, adesso vediamo di trovare un mezzo. Lei dove sta?

Felice: Non lo so, dice che si sta rimettendo in ordine, si sta levando la polvere. Noi dobbiamo stare sempre insieme, appena la vediamo, la prendiamo e la portiamo dentro una camera e là vediamo come la possiamo imbrogliare, che scusa possiamo trovare! Lei sa che io sono a Caserta!

Pasquale: Troveremo una buona scusa.

Felice: Io sono rovinato! Amico mio, non lasciarmi, per favore, non lasciarmi!

Pasquale: Amico mio, non ti lascio, non ti lascio.. (Felice esce, Pasquale sta per seguirlo, quando arriva Carmela).

Carmela: Buona sera, dottor Cardelli, ben arrivato.

Pasquale: Buonasera, cara signora.( Le bacia la mano).

Carmela: Sua moglie è venuta prima di lei, è di là.

Pasquale: Non è mia moglie!

Carmela: La sua promessa!

Pasquale: Non è la mia promessa…cioè, sì… cioè no…

Carmela: Non capisco.

Pasquale: Poi le spiegherò….Stasera è più bella che mai!

Carmela: Grazie, mi confonde.

Pasquale: Lei è sprecata qua in mezzo a questi…sempliciotti!…Dovrebbe venire più spesso a Napoli, è là che dovrebbe vivere una signora come lei, e io sarei ben felice di farle da cavaliere.

Carmela: La cosa mi lusinga, ma…scusi…la cosa mi offende anche!…Voi siete un uomo sposato, come potete pensare che io accetti, per chi mi prendete?!

Pasquale: Io non sono sposato!

Carmela: Quasi! Avete dato la parola, siete promesso!

Pasquale: Basta! Io non sono sposato, non sono promesso, non sono niente, sono un uomo libero!

Carmela: Libero? Che state dicendo?  Quella donna vi chiama "mio marito", voi dite che non è vostra moglie, ma in  tutti i modi è pur sempre la vostra promessa, e voi adesso ve ne uscite che  siete un uomo libero? Che andate raccontando? Che è sta storia? Ma allora chi è quella signora, che fa qua?

Pasquale: E’ una cosa che riguarda il mio amico Felice, vostro cugino... E’ una storia lunga, ma voi siete una donna speciale, e  penso di potermi fidare a raccontarvela. Sapete tenere un segreto?

Carmela: Certo, vi potete fidare, qualunque cosa mi direte, potete contare su di me.

Pasquale: Allora venite con me, vi spiegherò tutto! Debbo raggiungere Felice.

Carmela: Andiamo!  ( Pasquale la fa passare per uscire, Carmela esce, Pasquale la segue).

SCENA NONA

 Giulietta, poi Gennarino

Giulietta:  (Esce ridendo): Ah, ah, questa è bella, la ragazza  si sta ripassando da sola la lezione che le ho data, come mi sto divertendo. Ma Errico però non lo vedo, forse non sarà ancora venuto.

Gennarino:  (Uscendo, parla internamente): Ma servitevi, servitevi, senza complimenti. (Vede Giulietta): (Eccola qua. Quanto è bella!)…. Signora....

Giulietta: Oh! Carissimo!

Gennarino: ( Mmmh! Mi ha chiamato carissimo!). Che ve ne pare di questo paese infelice, di questi curiosi abitanti?

Giulietta:  Io ci sto bene, mi diverto assai. Non c’é la vita di Napoli, si sa, ma gli abitanti però sono tutte persone simpatiche.

Gennarino: Veramente?

Giulietta: Veramente!

Gennarino: Allora é una fortuna per noi. (Come dovrò fare per vedere se ha il neo?...) Che bell’abito che avete, che bella stoffa, veramente di gusto.

Giulietta: Vi piace?

Gennarino: Oh! Molto! La  vostra sarta è forse parigina?

Giulietta: Sì...Madama Avanz.

Gennarino: Madama Avanz? É Un brutto cognome, per la verità.

Giulietta: E Perché?

Gennarino: Sembra come se dicesse: Madama avanza denaro.

Giulietta: (Ride). Ah,Ah, sicuro, io non ci avevo fatto caso...Eppure guardate la combinazione, è proprio così,debbo ancora  pagarle 3 note.

Gennarino: 3 note?

Giulietta: Sicuro, saranno un paio di 100 mila lire...voi che credevate,  700, .. 800 mila lire? No, sono 200 mila lire.

Gennarino: Eh! Ho capito. (No, io credevo che non dovesse niente). Ma come, vostro marito vi fa tenere debiti con la sarta.

Giulietta. Oh! Mio marito non si occupa della mia sarta. Ogni 2 o 3 mesi mi dà una somma e io pago tutto quello che bisogna. Alle volte si dimentica e succede che si accumulano le note.

Gennarino: Oh, vedete , vedete… Ma questo abito vi sta proprio a pennello.. come è tagliato bene in vita, alle spalle. (Gira intorno e guarda le spalle)...(Ah! L’ho visto! Ho visto il neo,…  Allora è lei, sangue di Bacco, è la Nanassa!). Eppure, signora, voi somigliate perfettamente ad una giovane fioraia che io vidi a Napoli l’anno scorso, tale e quale, sembrate proprio due sorelle!

Giulietta:Veramente?

Gennarino: Parola d’onore!...Ma nella persona però, non già nel carattere, spieghiamoci bene... Voi siete una signora, e quella era una donnetta di quartiere.. ineducata, civetta, attaccata al soldo, senza amor proprio, senza vergogna! E per soprannome la chiamavano…

Giulietta: ( Arrabbiatissima): La Nanassa!...La Nanassa!

Gennarino: La Nanassa!...Brava!...

Giulietta: Che sono io!...Proprio io!...E non ti piglio a schiaffi perché sei un ragazzo imbecille e mi fai compassione, hai capito?!

Gennarino: Mi avete dato una bella soddisfazione!...Io l’ho fatto apposta…

Giulietta: Ma quanto sei bravo!...(Come siamo bravi tutti e due!).

Gennarino: Io ho fatto questo per sapere se eravate voi. Ma voi non sapete quello che ho fatto io, a Napoli, per voi, a vostra insaputa…Io vi sono venuto appresso per ore intere, ma non avevo il coraggio di fermarvi; mi mettevo ad un angolo sotto il salone Margherita e vi guardavo incantato.

Giulietta: Aspettate, voi siete quel giovane che tutte le mattine si fermava alla mia bancarella e comprava un garofano da 5.000 lire?

Gennarino: Proprio così… 5.000 lire…e per timidezza ve li mettevo sul bancone  senza parlare.

Giulietta: Sicuro, adesso ricordo! Abbassavate sempre la testa per non farvi guardare. (Ride).

Gennarino: Proprio così! Avevo una soggezione di voi che non potete credere. Allora, però… adesso no, adesso mi faccio guardare, adesso vi dico che siete bella, simpatica, che vado pazzo per voi!...Vi viete sposata?... Non importa, io vi voglio sempre bene, lo stesso.

Giulietta: Davvero? Ci devo credere?

Gennarino: Ci devi credere… Nannassella, Nannassè…

Giulietta: Zitto, arriva gente… Venite a Napoli, a casa mia e parleremo!

Gennarino: A casa? Va bene!...(Adesso vado a dire a papà che domani voglio andare a Napoli). Permettete?  (Via per il giardino).

 SCENA DECIMA

Angiolina e detta, poi Errico, poi Clementina e Rosina.

Angiolina: Signora, mi avete lasciata sola, dove siete andata?

Giulietta: Sono venuta a cercare mio marito.

Angiolina: Oh, signora, quel giovane che mi vuole sposare, don Errico, sta venendo da questa parte.

Giulietta: Lui!...Allora ti raccomando la lezione!....Adesso ti saluto, e..in bocca al lupo!

( Si nasconde a sinistra in fondo, e fa capolino. Angiolina passeggia con gran sussiego).

Errico:(Entrando): Oh! Signorina.

Angiolina: Oh, buonasera! Viva, viva, trà..llà..rà! ( Alza la gamba e comincia a mimare il ballo).

Errico: Bravissima!

Angiolina: Su, via, datemi la mano..(La prende, si fa audace e si avvicina a lui): Stringetela così, forte…come si dice…Assanguato!...

Errico: (Ma che succede? E adesso che fa, neh!)

Angiolina: Mi sembra che debbano passare mille anni prima che ci possiamo sposare…non posso più aspettare…quando una ragazza si scopre di una certa età, allora il marito è necessario come il pane,…e io lo voglio…lo voglio...lo voglio!!.

Errico: ( Fra il perplesso e lo spaventato): ( Ma tu guarda questa che cosa teneva in corpo!).

Angiolina: Specialmente poi quando un marito è svelto, è...pazzariello!...Quando un marito le fa… bollire il sangue nelle vene!...Ah! Allora una ragazza si consola… Iamme,  dimmi qualche cosa, dammi un bacetto..un abbraccio...Non siamo forse promessi?...E che fa!...Pizzichi o baci non fanno danni!...Erricuccio mio, vogliamo vivere così cent'anni,  vogliamo vivere sempre in allegria!...Viva, viva, ..trà..llà..rà! (Alza la gamba. Giulietta da sinistra passa dietro per uscire, portando in mano un mazzetto di garofani).

Errico: (Alla faccia di mammeta!...Che questa sia uscita pazza!).

Angiolina: Dunque, io me ne vado, ma ti raccomando, sposiamoci presto, non perdiamo più tempo!

Errico: ( Scioccato): Sì, sì, al più presto possibile. (E stai fresca!).

Angiolina: Maritino mio aggraziato!...Zuccherino mio, tiè…Smac!...(Gli mena baci, poi via dal giardino).

Errico: Alla faccia della carta bianca!...E chi se la piglia?! Quella assatanata?!.. Ma neanche avesse un miliardo!

Clementina: Eccomi qua. (Rosa la segue). Dove sta don Cesare?

Rosa: venite, andiamo a vedere fuori in giardino.

Clementina: (Rivolta ad Errico): Signore, buonasera.

Errico: Buonasera.

Clementina: Viva, viva..trà..llà..rà! (Alza la gamba e fa il balletto davanti a lui,  poi gira le spalle ed esce nel giardino seguita da Rosa).

Errico: ( Stralunato): Questa deve essere un'altra pazza!

SCENA UNDICESIMA

 Giulietta e detto, poi Felice, Clementina e Pasquale.

 (Entra Giulietta).

Giulietta: Signor Delfino, vi saluto.

Errico: Che?!....Giulietta!....Tu qua?...

Giulietta: Eh, mio caro amico, come si dice…. montagne e montagne non si confrontano mai! Io mi ero messa l’anima in pace e non  pensavo più a te, è stato per caso che stasera ci siamo incontrati qua; ho conosciuto la vostra promessa sposa e vi faccio i miei sinceri complimenti, avete saputo scegliere!

Errico: Ma quale scegliere e scegliere, io non sposerò mai quella ragazza. E tu con chi sei venuta?

Giulietta: E che ve ne importa a voi? Oh, questa è bella,… Sono venuta col mio amante!

Errico: Giulietta, non dirmi questo che se no mi fai fare cose da pazzo!

Giulietta: Tu fai cose da pazzo? Ma se sei stato tu che dopo tante promesse, tanti giuramenti, sei mesi fa sei sparito senza nessuna ragione. Ma tu pensi forse che mi presi collera? Niente affatto! Dissi: Bravo!…hai fatto proprio una bella cosa…una bella azione!...Io volevo essere una donna onesta, mi volevo sposare, volevo essere una moglie affezionata…ma non è potuto succedere, il cielo non ha voluto!...Basta, non ne parliamo più!. Per fortuna che io non sono scema e non ci ho perso niente; ma tu però ci hai perso molto, perché una donna come me ti assicuro che non la trovi più!

Errico: Sì, è vero, hai ragione, ma non è colpa mia, Giulietta, credimi. Sono stati i miei parenti che non mi lasciavano mai in pace per questa cosa; ma io ti giuro che a te voglio tanto bene… Sì, ti voglio bene più di prima. Ieri notte ti ho visto con quell’uomo, mi è salito il sangue alla testa e stavo per fare un guaio. Perdonami, Giulietta.. dai…facciamo pace!

Giulietta:  E bravo, e con la sposa come la metti?

Errico: Ma che sposa e sposa! Mi volevano costringere a fare questo matrimonio, ma …non c’era nessuna intenzione…pensavo sempre a te.

Giulietta: Ah! Pensavi sempre a me? ..E  dammene la prova!

Errico: Che prova?

Giulietta: Lascia subito questa casa, mollali tutti senza meno, e vieni a Napoli con me!

Errico: Andiamocene! Anzi, aspettami al cancello, scrivo due parole a don Cesare e vengo.

Giulietta: Ma è proprio necessario?

Errico: Beh! Mi dispiace lasciarlo così, senza nemmeno due righe, non sta bene!

Giulietta: E va bene, allora io ti aspetto fuori. (Prende il soprabito e se lo mette).

Errico:Arrivo subito, tesoro mio! (E con aria ispirata le bacia la mano).

Giulietta: (Si avvia e poi si volta): Errico, io vado, ma vedi di venire!… Perché se  non vieni, questa volta io ti distruggo, hai capito?! (Esce).

Errico: Che donna meravigliosa! Che zuccherino! ….Adesso scrivo a Don Cesare che non mi voglio sposare più, che ci ho pensato meglio. ( Ed esce da sinistra).

Clementina: (Trotterellando dietro aFelice, e Pasquale dietro a lei): Felicello mio, chi poteva pensare che ti saresti preso tanta collera?

Felice: Non sento ragioni.

Clementina: Alla fine io non sono venuta in casa di estranei!

Felice: Qualunque ragione tu avessi, tu non dovevi venire mai senza di me...vuol dire che tu avevi una ragione ben precisa per venire da sola!

Clementina: Ma no, ma no, te lo giuro, nessuna ragione!

Pasquale: Ma cara signora, voi a Pasquale per chi lo avete preso?..Quello tiene 3 chili di cervello....Quello ha detto apposta  che andava a Caserta per fare un’operazione, per vedere che facevate quando lui non ci stava. Voi avete preso alla leggera quello che vostro marito aveva detto.  Felice, scusa se te lo dico, ma tua moglie è leggera.

Felice: Questo è sicuro! (Una volta però, adesso pesa un quintale).

Pasquale: Dunque voi con tanta leggerezza, appena lui è partito, siete venuta qua, e io che lo sapevo glielo sono venuto a dire, e vi ho fregata!

Felice: Lo scemo sono io! Ma che vergogna! E questo, dopo il fatto che va facendo figli dentro ai giardini pubblici!

Clementina. Ma io sono venuta soltanto perché era a casa dello zio, altrimenti se era da un’altra parte non ci venivo di certo!

Pasquale: Lascia stare, Felice per questa volta, si vede che non lo ha fatto per male.

Clementina: Dai, Felice, un’altra volta chiudimi pure in casa….Beh! Adesso facciamo la pace!

Felice: Non roviniamo la serata a tutti. Pasquale, prendila a braccio, …non lasciarla più….Te la affido.

Pasquale: Non preoccuparti, non la faccio parlare più con nessuno…Venite, signora.

Felice: Là c’è il buffet….Falla bere, Pasquale!…

Pasquale: Non preoccuparti. (Via con Clementina a  destra).

Felice: Non so come mi sono salvato. Ma che buon amico quel Pasquale! Vale proprio più di una vincita alla lotteria!

Errico:  ( Ritornando con un biglietto in mano): Scusate, dottore, fatemi un piacere, date questo biglietto a Don Cesare, ma subito però! (Gli dà il biglietto).

Felice: Va bene, lo farò.

Errico: Grazie, grazie, e arrivederci. (Via a destra).

SCENA DODICESIMA

Gennarino e detto, poi Cesare, poi Rosa.

Gennarino: ( Papà  ha detto di sì. Adesso vado a casa, mi faccio la valigia, e domani di prima mattina vado a Napoli…Ma  l’indirizzo non lo so…..Zitto! Qua ci sta il marito!)…..Che bella serata, vero?...Come ci stiamo divertendo!

Felice: Ah! Sicuro!...Specialmente io, mi sto divertendo proprio assai!

Gennarino: La signora  dov’è?

Felice: Non lo so, forse in giardino!

Gennarino: No, nel giardino non c’è…A proposito, quando mi sono presentato a voi, non ho dato la mia carta da visita, scusatemi…Eccola qua. (Gliela porge).

Felice: Grazie. (La legge): Gennaro Pagliuchella.

Gennarino: Posso avere l’onore di tenere la vostra?

Felice: Sicuro: Eccola. (La prende e gliela dà).

Gennarino: (legge): “ Professore Felice Sciosciammocca, medico e chirurgo. Ascensione a Chiaia 44.”.  Grazie.

Felice: Spero che non abbiate mai bisogno di me.

Gennarino: E perché? Anzi!…Ho capito!.. Come medico, già!….Dite bene!.. Ah! Ah! Ah! Ma non…Eh, va bene, sì!….   (Via a sinistra).

Felice: E va bene!…Ma che tipo strano!

Cesare: (Dal giardino): Felice, tua moglie ha fatto perdere la testa a tutte quante…tutte vogliono fare il movimento con la gamba…ma  quanto sono buffe! (Ride).

Felice: A proposito, zio, Don Errico Delfino mi ha dato questo biglietto per voi. ..

Cesare: Un biglietto per me? E che vuole? (Legge).  "Carissimo signor Don Cesare, scusate se vado via da questa casa senza salutare nessuno. Ho riflettuto ed ho capito che questo matrimonio mi avrebbe reso infelice ed ho pensato che è meglio fuggire per evitare il vostro giusto risentimento. Io amo un’altra donna, che mi è stato impossibile dimenticare. Perdonatemi. Errico...Come?...E che significa questo? E perché non me lo ha detto prima, che figura mi fa fare, per chi mi ha preso? Da quanto tempo se ne è andato?

Felice: Poco fa.

Cesare: (Chiamando): Rosa…Rosa?!

Rosa: Eccomi, eccomi!.

Cesare: Raggiungi don Errico, lo sposo, fallo tornare subito qua!

Rosa: E come faccio a raggiungerlo, signore…quello è entrato in un taxi, e la signora ha detto all’autista: corri, portaci subito alla stazione…a quest’ora saranno partiti.

Cesare: Che dici? C’era una signora con lui? E chi era?

Rosa: ( Con aria sorniona, sottovoce): (Non so se lo posso dire davanti a tutti!!)

Cesare: Chi era?!

Rosa: La moglie di don Felice, la nipote vostra. …

Felice: Che?! (Mannaggia, mi ha fatto l’ultimo guaio!).

Cesare: Possibile? Sei sicura di averla vista bene?

Rosa: Era lei, proprio lei! Le ho chiesto se potevo fare qualcosa per lei...mi ha guardata come fossi una serva importuna e ha tirato dritto!

Cesare: Va bene, va bene, grazie, vai pure! (Rosa esce). Neh, Felice… tu non dici niente?…No ti muovi?

Felice: E che devo fare, zio?

Cesare: Come sarebbe a dire: che devo fare? Tua moglie scappa con un giovane e tu te ne stai lì freddo, freddo!

Felice: E adesso corro…

Cesare:  E mi consegni tu stesso il biglietto dell’innamorato…Ma tu che uomo sei?!!  Che porco sei?!!

Felice: Zio, attento a come parli! Guarda che io non sapevo che ci stava scritto nel biglietto!

Cesare: (Fuori di sé dalla rabbia): Esci subito da  questa casa, non ti voglio vedere più! Fuori!

SCENA TREDICESIMA

  Carmela, tutti gli invitati, poi Clementina, poi Pasquale.

Carmela:(Entrando con gli invitati):Che è stato, che è successo? (Fuori suona una banda).

Cesare: Ce l’ho con questo galantuomo di mio nipote, che mi fa fare certe figure, ed io lo voglio svergognare davanti a tutti! Dovete sapere che quel giovane che io volevo far sposare ad Angiolina faceva l' amore con la di lui moglie, e poco fa lei è fuggita con lui!

Tutti: Che?

Carmela: Zio, stai calmo,  sono sicura che non è come credi tu, ci sarà sicuramente un'altra spiegazione!

Cesare: Taci tu, adesso vorresti difendere quella donna che renderà infelice tua sorella! Va bene che tu ti senti superiore a lei,  va bene che ammiravi quella donna e la volevi imitare, ma questo è troppo!

Carmela: Zio, calmati, sono sicura che c’è un'altra spiegazione!

Cesare: Ma che altra spiegazione!.. Basta! Taci, non parlare più!

Pasquale:  (Arrivando subito in aiuto a Carmela): D’accordo che siete fuori di voi, ma non potete prendervela con lei!...Lei che c’entra, lasciatela stare! 

Cesare: (Senza ascoltare continua nel suo sfogo): Sì, ma io li troverò, però!  (Entra Clementina e resta in ascolto).

Nicola: Come? La signora Sciosciammocca?

Cesare: Che signora e signora! La signora Sciosciammocca è una signora senza pudore, è una sgualdrina qualsiasi.

Carmela: (Che nel frattempo ha visto Clementina): (Oddio, la vera moglie di Felice): Zio, zio, no! Non dite questo!

Clementina: (Venendo avanti infuriata): A chi avete dato della sgualdrina? (Gridando): La signora Sciosciammocca è una donna onesta!

Cesare: (Gridando): E una zantraglia!...

Clementina: Zantraglia, hai detto?  Eh, teh!! (Gli dà un forte schiaffo e via a destra seguita da Felice).

Cesare: Che! A me uno schiaffo!Lasciatemi!

Carmela: Calmati zio, per carità, calmati ed ascolta!

Cesare: Zitta, una volta per tutte!  (Rivolto a Pasquale): Ah, qua sta il marito…ha visto che mi ha dato uno schiaffo?!

Pasquale: Ho visto…ma che devo fare?....

Cesare: Ah! Che dovete fare? Lei lo ha dato a me,.. Io lo do a voi!..(Gli dà un forte schiaffo). Andate  fuori!

Pasquale: Alla faccia di mammeta!

Carmela: Zio, fermati! Non ti permetto di trattarlo così! Lascialo stare!(E si aggrappa alla sua manica).

Cesare: Lasciami, sangue di Bacco!

Tutti: Calmatevi!

Nicola: (Salendo su una sedia): Rispettate il sindaco!

Alfonso: Pace, Pace! Calmate furorem!

( Tutti gridano).

Cala la tela

FINE DELL' ATTO II

ATTO TERZO

La stessa scena del primo atto. La poltrona estatica è al medesimo posto.

SCENA PRIMA

Clementina, poi Ciccillo, poi Cesare ed Errico, indi Ciccillo.

Clementina: (Dalla sinistra): Ciccillo, Ciccillo?

Ciccillo:(Dalla destra): Comandate?

Clementina: Felice si è ritirato?

Ciccillo: Non ancora, signora.

Clementina: Va bene, (Ciccillo va via).  Che nottata, che nottata!...Non ho potuto chiudere occhio…quelle parole di don Cesare non me le sono potute togliere dalle orecchie: "senza pudore!.. sgualdrina!" ….Sgualdrina a me?... Quando l'ho sentito non ci ho più visto davvero!...E anche se è lo zio di Felice, gli ho suonato un sonoro schiaffo!  Mi pare proprio che ci voleva!... Per fortuna che ho trovato un treno che stava per partire, e sono tornata a Napoli!.. Ma non capisco perché mi ha chiamato sgualdrina!.... Felice è tornato stanotte all’una e mezzo, e non mi ha voluto dire niente!  Ha detto: Adesso ho sonno, domani ne parliamo…E invece stamattina è uscito che  io dormivo ancora! Ma appena viene, voglio sapere tutto! Tutto!....E poi voglio sapere perché mi sono addormentata su questa poltrona! Qua ci deve essere qualche cosa che quando si tocca…(Tocca il bottone). Uh! Ma perché si è acceso quel tubo?...E adesso come faccio?....Basta, quando torna Felice se la vede lui!….(Via da sinistra).

Ciccillo: (Entrando): Va a capire che è successo a don  Felice…appena si è fatto giorno, è uscito! Quando mai!….Quello la mattina se non sono le dieci non si sveglia!

Cesare:(Entra seguito da Errico): Il tuo padrone è in casa?

Ciccillo: Nossignore, Eccellenza.

Cesare: E a che ora ritorna?

Ciccillo: Fra poco lo vedrete ritornare, perché questa è l’ora di pranzo. Volete aspettarlo?

Cesare: Si capisce che lo aspettiamo…Vattene.

Ciccillo: Se caso mai volete qualcosa..

Cesare: Vattene, ti ho detto, lasciaci parlare!

Ciccillo: Va bene. (Via a sinistra).

Errico: Don Cesare, scusate, ma perché mi avete portato qua senza dirmi ancora la ragione. Mi siete venuto a pigliare a casa con tanta fretta! Io ho cercato di farvi le mie scuse!. Ho fatto una bestialità, sì, lo capisco, ma non è colpa mia, è colpa dell’amore! Ma che volete da me? Che mi dovete dire? Perché mi avete portato qua?

Cesare:  Perché  ti ho portato qua? Che devo dirti? …Devo dirti che ti sei messo in un bel guaio, che ti sei buttato in un precipizio!...E io come amico intimo di  tuo padre debbo cercare tutti i  mezzi per salvarti!

Errico: Per salvarmi?

Cesare: Sì, per salvarti!...Che non ti volevi sposare con Angiolina, non me ne sarebbe importato niente...quella è ancora una ragazzina…E poi è bella,.. è ricca,.. e un buon matrimonio non le mancherà; Ma scappare con quella donna, significa rovinarsi!

Errico: Ma perché, che ha di così perverso quella ragazza?

Cesare: No, anzi, proprio perché è troppo buona, perché è una signora, tu ti sei messo in un grosso guaio!

Errico: Ma che guaio, scusate?..

Cesare: Guè! Che guaio? Ma ti credi che sia una cosa da niente scappare con una donna sposata?

Errico:Sposata?

Cesare: Sposata, sì. …Capisci che il marito ti può fare una querela,...E te la deve fare!.. Sono io che glielo impongo! Deve comportarsi da uomo, se no che figura ci fa?

Errico:(Possibile? E come ha potuto ingannarmi a questo modo?).

Cesare: E il marito, sai chi è?

Errico: Chi è?

Cesare: Te lo dico, ma attento, però! Rifletti su quello che vuoi fare, perché tu in questo momento sei  in suo potere,...Quello se vuole può farti andare in galera! …E’ mio nipote Felice!

Errico: Vostro nipote?

Cesare: Già….Il quale, ne sono certo, sarà andato in questura per mettersi in regola, ma io cercherò di calmarlo!

Errico: (Perciò l’altra notte stavano in trattoria tutti e due)…Ah! Infame, scellerata! Mi ha fato questo per vendicarsi, per mettermi in un guaio!

Cesare: Ma si capisce, mio caro Errico, la donna è terribile.

Errico: E da quanto tempo si è sposato vostro nipote?

Cesare: Sono otto mesi.

Errico: Sono otto mesi?...Appena ci siamo lasciati!

Cesare: Tu adesso, se vuoi fare una cosa da uomo vero e ti vuoi levare il sassolino da dentro alla scarpa, valla a prendere e portala qua. Se non ci vuole venire, portala a forza! Quando l’hai portata qua, la consegni al marito e le dici: Resta qua, questo è il tuo posto! Fai una bella figura e risparmi un guaio!

Errico: Sì, dite bene! Adesso vado e torno subito, non muovetevi di qua.( Esce da destra).

Cesare: Si capisce!

Errico: (Torna indietro): Dovete sapere che io ieri lo volevo denunciare…Perché è molto buono, non è successo niente, altrimenti se era un altro, mi prendeva a calci!...Adesso torno! Adesso vado e torno subito! ( Via da destra).

Cesare: Ma tu guarda di cosa è capace la donna!....Guè, a proposito di donne,.. Io vorrei sapere perché ieri sera quella  donna mi ha dato quel po’ po’ di schiaffo e si è presa collera che io ho chiamato sgualdrina la moglie di Felice…Ma che cosa importava a lei?..  Però io mi sono sfogato col marito, gli  ho dato il suo avere!…Anche se pensavo che stamattina mi avrebbe cercato per  avere un chiarimento....E invece non si è visto! Deve proprio essere un carognone qualunque!  (Poi vedendo Ciccillo entrare, si rivolge a lui):    Io aspetto in salotto. Quando ritorna Felice mi chiamate.

Ciccillo: Va bene.

 (Cesare esce).

Ciccillo: (Va verso l'apertura di destra, dove ha visto arrivare Gennarino che sta entrando):  Favorite, favorite…. (Ma guarda che strano tipo!).

SCENA SECONDA

Gennarino e detti,  poi Ciccillo, e Clementina.

Gennarino: (Elegantemente vestito in caricatura, con in mano un buchè e bastone, esce): Grazie!

Ciccillo: (Eh! Questo starebbe proprio bene come statuetta su una consolle). Chi siete?...Che desiderate?

Gennarino: Desidero parlare con la signora Sciosciammoca, le devo chiedere qualcosa.

Ciccillo: Ma adesso non so se vi può ricevere!

Gennarino: Oh! Mi riceverà! Ditele che io sono Gennarino Pagliuchella, la persona delle 5.000 lire sul bancone.

Ciccillo: La persona delle 5.000 lire sul bancone?

Gennarino: Perfettamente! Lei capirà subito…

Ciccillo: Va bene, se lo dite voi!

Gennarino: Tieni, ti voglio dare 5.000 lire.

Ciccillo: Non serve, non ce n’è bisogno. ( Dicendo così si prende ciò nonostante  le lire e via da sinistra).

Gennarino:  Non serve, non ce n’è bisogno, e me la strappa in quel modo dalle mani!…Come mi sta battendo il petto!.. Mi sembrano mille anni che non la vedo! Quanto è bella!...Se arriva il marito troppo presto, io dico che ho un dolore in questa gamba e non so che cos’é. Eh! Io non mi perdo di coraggio. Quando si tratta di donne belle,  mi metto a qualunque rischio, e poi, …So come cavarmela!... Appena succede qualcosa, io mi metto a correre e nessuno mi può mai raggiungere!…Adesso si presenterà con una camicetta ricamata, tutta scollata, tutta profumata…Uh! Che piacere!...Ma io pure sto bene….Io pure sono elegante!

Ciccillo: Ecco la signora. (Esce).

Gennarino: (Si accomoda la cravatta): Coraggio.

Clementina: (Uscendo): Buongiorno!

Gennarino: (E questa chi è?...Sarà la mamma!…E già, io ho detto la signora Sciosciammocca e quel l'animale ha capito la mamma!). Tanto piacere, signora.

Clementina: Il cameriere mi ha detto che voi siete il signor Gennarino Pagliuchella.

Gennarino: Perfettamente, signora.

Clementina: E poi mi ha detto che siete la persona delle 5.000 lire sul bancone.

Gennarino: Già, per farmi conoscere meglio.

Clementina:. Ma io, caro signore, non vi conosco affatto e non so che cosa sono queste 5.000 lire sul bancone.

Gennarino: Eh! Lo capisco, voi non sapete niente,.. ma c’è chi lo sa!.. C’è chi capisce tutto!.. Il servo ha preso uno sbaglio, vi ha fatto incomodare inutilmente.

Clementina: No, io credo che voi avete sbagliato.

Gennarino: No, io non ho sbagliato. Questa è la casa del dottor Felice Sciosciammocca?

Clementina:Sissignore!

Gennarino: E dunque non ho sbagliato. Io non ho da fare, attenderò, se non vi dispiace.

        (Siede sulla poltrona estatica, tocca per caso il bottone  e si addormenta).

Clementina: La questione è, caro signore, che attenderete molto!. ..(Lo guarda).   Uh! Quello si è seduto sopra la poltrona e si è addormentato?...E come si fa adesso?...Signore.…  (Passa a sinistra): Signor Pagliuchella…(Lo tocca e resta ferma).

SCENA TERZA

Cesare, poi Errico, poi Ciccillo, poi Felice.

Cesare: (Entrando): Andiamo a vedere se Felice è tornato…Ma che vedo? Don Gennarino Pagliuchella!…E che sta facendo con quella…(Avvicinandosi): Signora, io conosco questo giovane e vi prego…signora…Don Gennarino…(Lo tocca e resta fermo).

Errico: (Entrando): Don Cesare, ditemi una cosa…E che c’è, neh!...Don Cesare…(Lo tocca e resta fermo).

Ciccillo: (Entrando):  Neh!, Signori miei!...Uh! Quanto sono belli questi!...Statue al naturale!....Signori! (Suona la musica della lanterna magica colla bocca, poi si rivolge ad Errico):

           Neh, sapete una cosa?.....Guè, questo non risponde!...Neh, sapete…(Lo tocca e resta fermo).

Felice: (Da fuori): Ciccillo?.. Ciccillo? Ma dove sta quella bestia, non si trova mai!.. (Entra e li vede tutti fermi).

Uh!Ma che hanno combinato questi?.. Il sepolcro?.. E chi ha toccato il bottone? Io devo assolutamente levare la poltrona da qua!  (Tocca il bottone e i 5 si svegliano).

Cesare: Oh! Che bellezza!

Gennarino: Che gioia!

Errico: Che delizia!

Ciccillo: Oh, dolce voluttà!

Felice: (Gli dà uno spintone): Ma falla finita!... Voluttà ! (Ciccillo esce).

Cesare: Ma che è successo, che abbiamo fatto?

Felice: (A Gennarino): Ma voi perché vi siete seduto là sopra? Questa è la poltrona estatica.

Gennarino: E io che ne sapevo, scusate. Oh, ma che cosa simpatica!

Felice: Ma che volete qua, per quale motivo siete venuto?

Gennarino: Ah!...Io che sono venuto a fare?...Ecco, ero venuto a fare una visita…Ma adesso si è fatto tardi, verrò un’altra volta. Arrivederci. (Via da destra in gran fretta).

Errico: (Don Cesare, io sono tornato per dirvi che io la porto qua, ma il marito non mi deve dire neanche una parola, se no lo piglio a schiaffi!).

Cesare: (Non ci pensate, ci sono io qua, fate presto).

Errico: Don  Cesare, scusate, ma noi ci siamo addormentati tutti in una volta?

Cesare: E io che ne so?

Errico: Adesso vado e torno. (Via).

Cesare: (a Clementina): Signora, buongiorno.

Clementina: Caro signore.

Felice: (Adesso vedrai che passo un altro guaio!).

Cesare: E brava, ieri sera siete stata capace di darmi uno schiaffo; io non ho mai avuto uno schiaffo in vita mia, chi me lo doveva dire che alla mia età, lo dovevo avere da una donna!

Clementina: Ma ve lo meritavate, scusate, quelle non sono parole che si dicono.

Cesare: Ma perché vi siete presa collera?...

Clementina: Oh, questa è bella, perché mi sono presa collera? Mi dovevo prendere collera per forza, scusate!

Cesare: Voi siete donna e alle donne si perdona tutto,.. però lo schiaffo che mi avete dato, io l’ho dato a vostro marito, voglio vedere adesso che fa.

Clementina: (Povero Felice, ha avuto uno schiaffo per causa mia!).

Felice: (Guè! Ha picchiato Pasquale!).

Cesare: Felice, tu mi devi dire la verità, sei stato alla questura?

Felice: Io?...Nossignore.

Cesare: Tu sei stato alla questura per fare querela, ma io voglio che  questa querela… tu la vai a ritirare!

Felice:Ma io.....

Cesare: (Gridando): Te la devi ritirare… Io voglio così!

Felice: E io la ritiro!!

Clementina: (Avrà fatto querela per lo schiaffo che mi ha dato): Ma si capisce che la deve ritirare, che c’entra questa querela.

Cesare: Brava, signora!…Io ieri sera ti ho strapazzato un po’, ti dissi parole che non ti dovevo dire, e feci male... Ma che vuoi, il mio carattere è così…Quando mi prendono i nervi, mi si chiudono gli occhi  e non capisco più niente! Tu certamente non sapevi niente di quello che era scritto in quel biglietto, se no non me lo avresti dato, non è vero?

Felice: E si capisce!

Cesare: Tu, lo so, non potevi mai aspettarti quel dispiacere…Ma che ci vuoi fare, il mondo va così…che credi di essere il solo? Hai voglia, quanti ce ne sono nelle tue condizioni. Tua moglie poi in fondo, è una buona donna, e come l’ho perdonata io, così la devi perdonare pure tu.

Clementina: (Ah! Parla per lo schiaffo che gli ho dato).

Cesare: Si capisce, hai voluto prenderti la moglie bella…. (Clementina si pavoneggia)…. E qualche dispiacere lo devi avere per forza!

Felice: (Zio, statevi zitto davanti a lei, io non voglio farle sapere queste cose). 

Cesare: (E mi prometti di perdonare tua moglie?)

Felice: (Impaziente): (Sissignore, la perdono).

Cesare: (Bravo! Io devo risolvere tutte le cose e poi parto. Và a ritirare la querela).

Felice: (Sissignore, adesso vado. Aspettatemi in salotto).

Cesare: (Fa presto, lei adesso viene).

Felice: (Chi?!)

Cesare: (Tua moglie!).

            (Sorpresa di Felice).

Felice: ( Viene qua?)

Cesare: (Sì, la porta lui stesso, don Errico).

Felice: (Fra sé e sé) : (E sono fritto!)....Sentite,zio, adesso che se l’è presa, che se la tenga!

Cesare. (Eh, lui ti deve  fare le scuse!….Si capisce, questa soddisfazione te la faccio avere!)….Ma che dici, sta  zitto!...Io ti aspetto dentro al salotto.

Felice: (Va bene, andate).

(Cesare esce a sinistra).

Felice: (E come faccio, come riparo sta cosa, adesso?)

Clementina: Ma come, Felice, tu sei andato a fare querela per lo schiaffo che hai avuto?

Felice: Questo è quello che crede lui, ma ti pare che io faccio querela allo zio?

SCENA QUARTA

Ciccillo: (Con una lettera): Signore, quel giovanotto di poco fa è tornato e mi ha dato una lettera per voi

Clementina: Per me? (La prende).

Felice: Quel giovanotto di poco fa? E chi è?

Clementina: E’ un pazzo! Tieni, guarda tu stesso!

Felice: (Prende la lettera e legge sulla busta): " Alla gentilissima signora Sciosciammocca,  e per non sbagliare, la moglie del professore". Vih! Che indirizzo curioso, (Apre la lettera e legge):  "Tesoro mio!"...Ti chiama tesoro?

Clementina: A me?

Felice: (E chi è sto cecato?)....(Legge): " Sono venuto secondo l’appuntamento che mi deste ieri sera, ma non ho avuto la fortuna di potervi parlare. Ditemi per carità quando potrò vedervi. Io non ho paura di vostro marito, sono troppo risoluto; Se voi mi amate, sono pronto a portarvi anche in America e là a sposarvi..". (Non può essere vero! Non può essere! Ma chi è questo disperato che si vuole portare questa in America? Uh, e io non gliela faccio portare?)....(Legge): "Attendo una risposta che spero sia favorevole. Tutto vostro, Gennarino, la persona delle 5000 lire sul bancone!"...(A Ciccillo): Questo giovanotto sta fuori?

Ciccillo: Nossignore, ha detto che tra poco torna per la risposta.

Felice: Quando torna, digli: "la signora vi aspetta, prego..."

Ciccillo: E lo faccio entrare?

Felice: Lo fai entrare eccome!

Ciccillo: Va bene. (Via).

Felice: Brava, brava, la signora Clementina, la signora onesta, la moglie fedele!

Clementina: Felicello, ma io ti giuro…

Felice: Zitta, non parlare! Non potevo mai pensare una cosa simile! Chi è questo Gennarino, al quale ieri sera hai dato un appuntamento...parla, chi è?...

Clementina: E chi lo sa?...Io non lo conosco!

Felice: Non lo conoscete? E vi scrive questa lettera?....Vergogna! l'avete conosciuto ieri sera alla festa, perciò andaste voi sola senza di me, e mio zio si sarà accorto di qualche cosa, perciò ha detto: La signora Sciosciammocca non ha pudore, perciò vi ha chiamata  sgualdrina!... (Ma quanto è venuta bene questa lettera!)

Clementina: Ma no, Felice mio, ti giuro…sono innocente!

Felice: Innocente! Innocente! Con questa prova, con questo documento!....E poi voglio sapere che cosa sono queste 5.000 lire sopra il bancone? ..Voglio che me lo spiegate, e poi uscite da casa mia!

Clementina: Ma che ti devo spiegare, se non so niente!...Forse questo giovanotto ieri sera si sarà innamorato di me senza che me ne sono accorta… Sarà un amore platonico!

Felice: (Ma fammi il piacere!...).

Clementina: Tu hai detto a Ciccillo che adesso che torna, lo faccia entrare? Embè, adesso che entra te lo faccio vedere io come lo tratto….Io sono innocente…mi credi?..

Felice: Questo lo vedremo…Per ora, allontanatevi da me!

Clementina: No, no, Felicello, io non ti lascio! (L'abbraccia).

Felice: (Divincolandosi): Lasciatemi! Vi ho detto di allontanarvi da me! (La spinge e lei cade sulla poltrona estatica).

SCENA QUINTA

Pasquale, Carmela e detti, poi Cesare, poi Errico e Giulietta

 Entra Pasquale con Carmela.

Pasquale: Felice, tu mi devi dire assolutamente quel pazzo di zio dove sta? (Cesare esce in ascolto). Io ieri sera ho avuto uno schiaffo e non lo posso sopportare!

Carmela: Io ho cercato di calmarlo, gli volevo spiegare, ma  lo zio era fuori di se, non mi ha ascoltato, mi ha mandato via!..."Via, via… Non mi parlare!"...Veh! Non mi aveva mai trattata così, e davanti agli ospiti… Davanti a quelle bocche…pulite!… Che non aspettano altro per  dire cose. .. Carine! ( Smorfia).

Felice: (Statevi zitti!)

Pasquale: Ma che devo stare zitto! Felice, lo schiaffo fu forte, mi fa ancora male alla faccia…Ma per chi mi ha preso lo zio, per qualche servitore? ..Poi c'era Carmela presente, tutti gli altri ospiti… Io sono una persona nota a Napoli, che figura ci faccio quando si viene a sapere questo fatto? E Carmela, come può essere fiera di conoscermi... Se tutti mi pensano un…cornuto?

Cesare: (Avvicinandosi): Voi è inutile che fate l'offeso, ora, perché con me ci sono poche chiacchiere da fare! Prima di tutto voi non dovevate presentarvi alla festa senza essere invitato da nessuno, e poi quando non volete quelle mortificazioni, dovete insegnare la buona educazione a vostra moglie.

Pasquale: Mia moglie? Quale moglie? E basta!

Carmela: Quale moglie? Zio, mettiti calmo, non c'è una moglie, non ancora!

   Felice tocca il bottone della sedia e Clementina si addormenta.

Cesare: Ah! Quale moglie? Adesso fate finta che non sapete niente, fate vedere che cadete dalle nuvole?  Ma  è inutile, mio caro amico, il fatto è noto a tutti. Vostra moglie, la vedete là, ieri sera mi ha dato uno schiaffo senza ragione…io me lo sono tenuto perché si trattava di una donna, ma però ve l'ho tornato. Iamme, che mi dovete dire?

Pasquale:Ah! Ho capito, mia moglie, che sarebbe quella là!... Ieri sera senza ragione vi ha dato uno schiaffo, e voi non potendo sfogare con lei, perché era una femmina, me lo avete dato a me che ero il marito?

Cesare: Perfettamente!

Felice: E tu non l'avevi capito ancora?

Pasquale: Ho capito, ho capito…( devi morire di morte subitanea, tu e tua moglie!)

Felice: (E anche tu e quella lì)

Cesare: Se credete che ho agito male, sono a vostra disposizione.

Pasquale: No, avete agito benissimo, vi siete regolato benissimo! Solo che quella …..

Errico: (Entra portando per mano Giulietta, che entra ridendo): Entra…Entra e non ridere.

Giulietta: Ma queste sono cose veramente da pazzi! Ah! Ah! Ah!

Cesare: Signora, questa vostra risata è indegna di una donna onesta! Voi chiedete scusa a mio nipote. (a Felice): E tu, perdona a tua moglie!...

Giulietta: Ma quale moglie?...Ma che state dicendo! Don Felice non è mai stato mio marito!...Voi ieri sera mi avete trovata qua , mi avete preso per la moglie e io non sapendo che dire, ho fatto andare avanti l'equivoco.

Cesare: Possibile! Neh! Felice?!

Felice: Sissignore zio,  ieri per combinazione, questa ragazza si trovava dentro a questa casa,...E per non farvi prendere collera, per non darvi una mortificazione, ho fatto andare avanti la finta, ma mia moglie è quella qua, la vedete? ( Indica Clementina).

.Pasquale: E' quello che stavo per dirvi; quella non è mia moglie…Io non sono sposato…E se voi lo permettete, io vorrei fare la corte a vostra nipote Carmela!

Cesare: Come, come?...

Carmela: Sì, zio. Io ho cercato di dirtelo l'altra sera, ma tu non mi ascoltavi, mannaggia a te...Strillavi e  basta.

Cesare: Ma come, tu lo sapevi?

Carmela: Me lo aveva confessato…Non voleva che io pensassi sbagliato su di lui! Ma mi aveva chiesto di mantenere il segreto, per il bene del suo amico.

Cesare: Allora tu  non vuoi restare più vedova !

Carmela: No!

Cesare: E il sacco di patate è sua moglie!

Felice: Sissignore!

Pasquale : E siccome voi mi avete preso per suo marito, per non mettere il mio amico ancora di più nei guai, abbiamo continuato sta pazzia.

Cesare: Mannaggia a voi! E bravi, mi avete imbrogliato proprio bene!...Allora, Errico, abbi pazienza!

Errico: Ma niente, per  carità.

Giulietta:  ( Rivolta ad Errico): Hai finito di dire: Vieni, ti porto io stesso da tuo marito. (Errico ride).

Cesare: (A Felice): Vuol dire che lo schiaffo lo dovevi avere tu?

Felice: E si capisce!

Pasquale: E L'ho avuto io, ma pazienza!

Carmela: E io ti ho difeso!

Pasquale: (Baciandole la mano): Grazie.

Cesare: Ma come, tua moglie sente tutte queste cose e se ne sta zitta?

Felice: Ma che ha da sentire …quella sta seduta sulla poltrona elettrica… che mi serve per le operazioni!  Voi parlavate di moglie e non moglie, ..E io per non farla ascoltare, che dovevo fare?...L'ho addormentata!  (Tutti ridono).

Cesare: Ma adesso svegliala, mannaggia!

SCENA SESTA

Ciccillo, poi Gennarino, e detti.

Ciccillo: Il signor Gennaro Pagliuchella.

Felice: Fallo entrare.

Ciccillo: (a parte): (Don Felice, ma qua ci sta uno sbaglio, quello crede che la signora Sciosciammocca sia quella là). (Indica Giulietta).

Felice: (E tu come lo sai?).

Ciccillo: (Me lo ha detto lui, che prima  l'ha vista entrare dentro al palazzo).

Felice: (Zitto, sta buono, fallo entrare).

Ciccillo: (Alla porta): A voi, favorite.

Gennarino: (Entrando col buchè): (Che disgrazia! Il marito!)

Felice: (Tocca il bottone della poltrona, Clementina si sveglia): A voi, signora, alzatevi,vedete questo giovane che vuole da voi?!

Clementina: (Si alza): ..Chi?...(Vedendo Gennarino): Voi, signore?...Uscite da casa mia,…non ci mettete più piede, non vi conosco!… Io sono una donna onesta!…Sono maritata e non posso corrispondere il vostro amore!.... Uscite!...

Gennarino:   ( Completamente sconcertato e spaventato)... (Ma quella che vuole da me?.. Ma chi le ha detto niente!).. … Ma scusate, io parlavo…

Felice: Don Gennarino,  andatevene, se no vi faccio rotolare giù per i gradini!

Gennarino: Nossignore, me ne vado, me ne vado!(Via in gran fretta).

Cesare: Ma che cosa è successo, neh?!

Felice: Niente, è il figlio del sindaco di Roccarossa, che ha tentato di sedurre mia moglie!

Clementina: E io poi mi facevo sedurre? No, mai!...

Felice: Basta!... Basta, non ne parliamo più!....Adesso, zio, voi potete partire anche stamattina; Carmela  credo che resterà un altro poco… E poi il mio caro amico Pasquale credo che verrà spesso a trovarvi!.. Buon viaggio! (Rivolto a Errico e Giulietta). Signori, voi mi volete a casa  vostra per una visita? Va bene, oggi verrò!.. Se si tratta di operazioni, però, dovete favorire da me, a sedere su questa poltrona!

Cesare: Ma come, su questa poltrona dove fai addormentare le persone?

Felice:  Solo quando si tocca il bottone!…Quello  che non farò mai, per esempio,  con questo rispettabile pubblico!!!!

CALA LA TELA

FINE DELLA COMMEDIA