Là, nel retrobottega di Madama Pace

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                        LA’, NEL  RETROBOTTEGA  DI   MADAMA  PACE

                                              Commedia in un  atto

                                                           di

                                               Antonio   Sapienza

Elaborazione della Commedia in tre atti di Luigi Pirandello "Sei personaggi in cerca d'autore",  con tre soli personaggi. Anno 1994.

Personaggi:

Il capocomico;

Il padre;

La figlia.

Buio in sala. Musica adatta. Sipario che lentamente si apre. In scena vi e' il Capocomico, davanti ad un tavolinetto, che studia una scena. Luci adatte solo su di lui. Ove sia il caso, fare movimento di comparse servi di scena. Poco dopo si udra' una voce proveniente dalle quinte.

Voce- Scusi signor direttore, c'e' qualcuno che chiede di lei.-

Dir.- Ma io qua provo! Sono occupato! ( rivolto verso la sala, da dove avanzano il Padre e la Figliastra, luci su di loro) Chi sono lor Signori? Che cosa vogliono?-

Pad.- (salendo sul palco insieme alla figliastra, luci sui tre) Siamo in cerca d'un autore.-

Dir.- (sorpreso) D'un autore? Che autore?-

Pad.- D'uno qualunque, signore.-

Dir.- Ma qui non c'e' nessun autore. Non abbiamo in prova  nessuna commedia nuova.-

Fil.- Tanto meglio, tanto meglio, allora, signore! Potremmo essere noi la sua commedia nuova.-

Dir.- Oh, senti, senti!-

Pad.- (alla figlia) Gia', ma se non c'e' l'autore! (al direttore) Tranne che non voglia esser lei... come capocomico potrebbe...-

Dir.- Lor signori vogliono scherzare?-

Pad.- No, che dice mai, signore! Le portiamo, al contrario, un dramma doloroso.-

Fil.- E potremmo essere la sua fortuna!-

Dir.- Ma mi facciano il piacere d'andare via, non ho tempo da perdere coi pazzi!-

Pad.- Lei, signore, sa bene che la vita e' piena d'infinite assurdita'. Ma mi permetta di farle osservare che, se pazzia e', questa e' l'unica ragione del suo mestiere.-

Dir.- Ah si? Le sembra un mestiere da pazzi il mio?-

Pad.- Eh, far parere vero quello che non e', cosi', sulla scena, per gioco: dar vita, vita a personaggi fantastici...-

Dir.- Signore, la professione di comico, e' nobilissima professione! I commediografi di oggi, purtroppo, ci danno da rappresentare stolide commedie e fantocci invece di uomini, ma sappia- sappia- che e' nostro vanto aver dato vita- qua, su queste tavole- a opere immortali!-

Pad.- Ecco! Benissimo! a esseri vivi, piu' vivi di quelle che respirano e vestono panni! Meno reali forse; ma piu' veri! Siamo dello stesso parere!-

Dir.- Ma come! Se prima diceva...-

Pad.- No, scusi, per lei dicevo, che ci ha gridato di non aver tempo da perdere coi pazzi, mentre nessuno meglio di lei puo' sapere che la natura si serve da strumento della fantasia umana per proseguire, piu' alta, la sua opera di creazione.-

Dir.- Ma che vuol concludere con questo?-

Pad.- Niente. Dimostrarle che si nasce alla vita in tanti modi, in tante forme: alberi o sasso, acqua o farfalla...o donna. E che si nasce anche personaggi!-

Dir.- E voi siete nati personaggi?-

Pad.- Appunto, signore. E vivi, come vede.-

Dir.- ( dopo un attimo di sbalordimento) Ma via! si levino! Sgombrino di qua!-

Pad.- Mi faccio meraviglia della sua incredulita'! Non e' abituato forse a vedere balzare vivi quassu' i personaggi creati dall'autore? Forse e' incredulo solo perche' non ha un copione, su quel tavolo, che si contenga?-

Fil.- Creda, signore, siamo dei personaggi interessantissimi! Quantunque sperduti.-

Pad.- Si, sperduti, sperduti nel senso che l'autore che ci creo', vivi, non volle poi, o non pote' materialmente, metterci al mondo dell'arte. E fu un vero delitto, signore, perche' chi ha la ventura di nascere personaggio vivo, puo' ridere anche della morte. Non muore piu'! Morra' l'uomo, loscrittore, strumento della creazione; la creatura non muore piu'! I personaggi vivono in eterno perche' ebbero la ventura di trovare una matrice feconda, una fantasia che li seppe allevare e nutrire... per l'eternita'.-

Dir.- Tutto questo va benissimo! Ma che vogliono loro qua?-

Pad.- Vogliamo vivere, signore!-

Dir.- (ironico) Per l'eternita'...-

Pad.- No: almeno per un momento, qua. Vede signore, la commedia e' da fare; ma se lei vuole e i suoi attori vogliono, la concertiamo subito tra noi!-

Dir.- Ma che vuol concertare! Qua non si fanno di questi concerti! Qua si recitano drammi e commedie!-

Pad.- E va bene! Siamo venuti appunto per questo qua da lei!-

Dir.- E dov'e' il copione?-

Pad.- In noi, signore. Il dramma e' in noi, siamo noi, e siamo impazienti di rappresentarlo, cosi' come dentro ci urge la passione!-

Fil.- (impudente e perfida) La passione mia, se lei sapesse, signore! La passione mia... per lui!- ( ride oscenamente)-

Pad.- Tu statti a posto, per ora! E ti prego di non ridere cosi'!-

Dir.- Ma chi e' questa ragazza?-

Pad.- E' la mia figliastra!-

Dir.- Ma e' pazza?-

Pad.- No, che pazza! E' peggio!-

Fig.- Peggio! Peggio! Eh altro, signore! Peggio! Senta, per favore: ce lo faccia rappresentare subito, questo dramma, perche' vedra' che a un certo punto io prendero' il volo! Il volo! il volo! E non mi par l'ora, creda, non mi par l'ora! Perche' dopo quello che e' avvenuto di molto intimo tra me e lui...-

Pad.- Questo e' vile!-

Fil.- Vile? Ah, ah. E anche il denaro, sa? Si, si il denaro, quelle cento lire che mi offri' in pagamento, erano la', in quella busta cilestina, sul tavolino di mogano, la' nel retrobottega di Madama Pace, Sa, signore? una di quelle madame che con la scusa di vendere " Robes e manteaux", attirano nei loro ateliers, noi ragazze povere, di buona famiglia.

E' la mia vendetta! Signore! Sto fremendo, fremendo di viverla, quella scena! La camera... qua la vetrina dei mantelli, la' il divano-letto; la specchiera; un paravento; e, davanti la finestra quel tavolino di mogano con la busta cilestina delle cento lire. La vedo! Potrei prenderla! Ma lor signori si dovrebbero voltare: son quasi nuda! Non arrossisco piu', perche' arrossisce lui adesso! Ma vi assicuro ch'era molto pallido, molto pallido in quel momento! Creda a me signore!-

Dir.- Io non mi raccapezzo piu'!-

Pad.- Sfido! assaltato cosi'! Imponga un po' d'ordine e lasci che parli io, senza prestare ascolto all'obbrobrio, che con tanta ferocia, costei le vuol dare a intendere di me, senza le debite spiegazioni.-

Fil.- Qui si narra! qui si narra!-

Pad.- Ma io non narro! Voglio spiegargli.-

Fil.- Ah, bello, a modo tuo!-

Pad.- Ma se e' tutto qui il male! Nelle parole! Come possiamo intenderci se nelle parole ch'io dico ci metto un senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente, le assume col senso e col valore che hanno per se', del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo d'intenderci; non ci intendiamo mai. Poi, se si potesse prevedere tutto il male che puo' nascere dal bene che crediamo di fare! Sua madre era povera e umile e per questa umilta' io la sposai, questa umilta' che io amai in lei. Ma lei sorda! Sorda nel cervello! Sorda fino alla disperazione.-

Fil.- E la scacciasti!-

Pad.- No, non e' vero!-

Dir.- Ma bisogna che lei mi spieghi chiaramente.-

Pad.- Ecco, si. Veda signore, c'era con me un pover'uomo, mio subalterno, mio segretario, pieno di devozione, che se la intendeva in tutto e per tutto con lei. Senz'ombra di male- badiamo- buono, umile come lei, incapaci non di farlo, ma neanche di pensarlo, il male!-

Fig.- Ci penso' lui, per loro- e lo fece!-

Pad.- Non e' vero! Io intesi di fare loro del bene- e anche il mio, si lo confesso. Si scambiavano sguardi d'intelligenza, ci cercavano negli occhi smarriti, come per chiedere consiglio, per non farmi arrabbiare. E mi esasperavano! Intollerabile!-

Dir.- E perche' non lo cacciava via quel segretario?-

Pad.- Benissimo! Lo cacciai infatti! Ma ella mi resto' sperduta come una bestia senza padrone. Io non potei piu' vedermi accanto questa donna! Ma non tanto, creda, per il fastidio, per l'afa - vera afa- che ne avevo io, quanto per la pena - una pena angosciosa- che provavo per lei. E la mandai, ben provvista di tutto, a quell'uomo, sissignore, - per liberarla di me e liberarmi io stesso, lo ammetto, ma a fin di bene lo feci e ne venne un gran male... Poi partirono...-

Dir.- Ma tutto cio' e' racconto, signori miei!  E' letteratura!-

Pad.- Ma che letteratura! Questa e' vita, signore! Passione!-

Dir.- Sara'! Ma irrappresentabile!-

Pad.- D'accordo! Perche' tutto questo e' l'antefatto. Il dramma viene adesso signore! Nuovo, complesso...-

Fil.- ... appena morto mio padre... la miseria... ritornammo qua...-

Pad.- ... dopo anni di lontananza, senza che mi fu possibile rintracciarli prima. Il dramma scoppia, signore, imprevedibile e violento, proprio al loro ritorno a mia insaputa... Io, io, purtroppo, condotto dalla miseria della mia carne ancora viva... Ah miseria, miseria veramente, per un uomo solo, che non abbia voluto legami avvilenti; non ancora tanto vecchio da poter fare a meno della donna, e non piu' tanto giovane da poter facilmente e senza vergogna andarne in cerca! Miseria? Che dico! orrore, orrore; perche' nessuna donna piu' gli puo'  dare amore. E quando si capisce questo, se ne dovrebbe fare a

meno... Mah, signore, ciascuno - fuori, davanti agli altri - e' vestito di dignita'; ma dentro di se' sa bene cio' che- nell'intimita' con se stesso,- c'e' d'inconfessabile. Si cede, si cede alla tentazione; per rialzarcene subito dopo, magari, con una gran fretta di ricomporre intera e solida, come una pietra su una fossa, la nostra dignita', che nasconde e seppellisce ai nostri stessi occhi ogni segno e il ricordo stesso della vergogna. E' cosi' di tutti! Manca solo il coraggio di dirle, certe cose!-

Fil.- Perche' quello di farle, poi, lo hanno tutti!-

Pad.- Tutti! Ma di nascosto! E percio' ci vuole piu' coraggio a dirle! Chi non ha paura di scoprire col lume dell'intelligenza il rosso della vergogna, la', nella bestialita' umana, che chiude sempre gli occhi per non vederlo? La donna- ecco- la donna, infatti, com'e'? Ci guarda, aizzosa, invitante. La afferri! Appena stretta, chiude gli occhi. E' il segno della sua dedizione. Il segno con cui dici all'uomo: "Accecati, io son cieca".-

Fil.- E quando non li chiude piu'? Quando non sente piu' il bisogno di nascondere a se stessa, chiudendo gli occhi, il rossore della sua vergogna, e invece, vede, con occhi ormai aridi e impassibili, quello dell'uomo, che pur senz'amore s'e' accecato? Ah che schifo, allora che schifo di tutte codeste complicazioni intellettuali, di tutta codesta filosofia che scopre la bestia e poi la vuol salvare, scusare...Non posso sentirlo, signore! Miseria della carne, idealita', pudore, vergogna: lacrime di coccodrillo!-

Dir.- Ma veniamo lo fatto, veniamo al fatto! Queste son discussioni!-

Pad.- Ecco, sissignore! Ma un fatto e' come un sacco vuoto: vuoto, non si regge. Perche' si regga, bisogna prima farci entrare dentro la ragione e i sentimenti che lo han determinato.

Io non potevo sapere che morto quell'uomo, e ritornati essi qua in miseria, sua madre - per provvedere al sostentamento dei figli, nati dalla relazione,- si fosse data attorno a lavorare da sarta, e che fosse giusto andata a prender lavoro da quella ... da quella Madama Pace!-

Fil.- Sarta fina, se vuol sapere. Mi credera', signore, se le dico che a mia madre non passo' lontanamente per il capo il sospetto che quella le dava lavoro perche' aveva adocchiato me? Sa signore cosa faceva la Madama appena le riportavo il lavoro fatto da mia madre? Mi faceva notare la roba che aveva sciupata dandola a cucire a lei, e diffalcava, diffalcava. 

Cosicche', lei capisce, pagavo io, mentre quella poverina credeva di sacrificarsi per me e per gli altri due figli, cucendo anche di notte la roba di Madama Pace!-

Dir.- E la', lei, un giorno, incontro'...-

Fig.- ... lui, lui, sissignore! vecchio cliente! Vedra' che scena da rappresentare! Superba!-

Pad.- ... col sopravvenire di lei, della madre...(vago cenno alle quinte)-

Fil.-... quasi a tempo!...-

Pad.- (gridando)... no, a tempo, a tempo! Per fortuna, lo riconosco, a tempo. Perche' dopo me li riporto' tutti a casa i suoi figli, signore! Lei si immagini la situazione mia e la sua, una di fronte all'altro: ella, cosi' come la vede; io che non posso piu' alzarle gli occhi in faccia!-

Fil.- Buffissimo! Ma possibile, signore, pretendere da me - " dopo"- che me ne stessi come una signorina modesta, bene allevata e virtuosa, d'accordo con le sue maledette aspirazioni " a una solida sanita' morale"?-

Pad.- Il dramma per me e' tutto qui, signore: nella coscienza che ho, che ciascuno di noi- veda- si crede " uno " ma non e' vero: e' tanti, signore, " tanti ", secondo tulle le possibilita' d'essere che sono in noi: "uno" con questo, "uno" con quello - diversissimi! E con la illusione, intanto, d'essere sempre "uno per tutti", e sempre " questo uno" che ci crediamo, in ogni nostro atto. Non e' vero! non e' vero! Ce n'accorgiamo bene, quando in qualcuno dei nostri atti, per un caso sciaguratissimo, restiamo all'improvviso come agganciati e sospesi: ci accorgiamo, voglio dire, di non essere tutti in quell'atto, e

che dunque una atroce ingiustizia sarebbe giudicarci da quello solo, tenendoci agganciati, sospesi; alla gogna, per un'intera esistenza, come se questa fosse assommata tutta a quell'atto!

Ora lei intende la perfidia di questa ragazza? M'ha sorpreso in un luogo, in un atto, dove e come non doveva conoscermi, come io non potevo essere per lei, e mi vuole dare una realta', quale io non potevo mai aspettarmi che dovessi assumere per lei, in un momento fugace, vergognoso della mia vita! Questo, questo, signore, io sento sopra tutto. E vedra' che da questo, il dramma acquistera' un grandissimo valore.-

Dir.- Benissimo, si! M'interessa! Intuisco, intuisco che c'e' materiale per cavarne un bel dramma!-

Fil.- (intromettendosi) Con un personaggio come me!-

Pad.- (scacciandola e in ansia per le decisioni del Capocomico) Stai zitta, tu!-

Dir.- (seguitando a meditare) Nuova, si...-

Pad.- Eh, nuovissima, signore!-

Dir.- Ci vuole un bel coraggio pero' - vi dico- venire a buttarmelo davanti cosi'...-

Pad.- Capira', nati, come siamo, per la scena...-

Dir.- Sono comici dilettanti?-

Pad.- No, dico nati per la scena, perche'...-

Dir.- E via, lei deve aver recitato!-

Pad.- Ma no, signore: quel tanto che ciascuno recita nella parte che si e' assegnata, o che gli altri gli hanno assegnato, nella vita. E in me, poi, e' la passione stessa, veda, che diventa sempre, da se', appena si esalti- come in tutti- un po' teatrale...-

Dir.- Mi tenta, mi tenta... cosi', per giuoco...-

Pad.- Ma si signore! Vedra' che scene verranno fuori! Gliele posso segnare subito io. Lei faccia trascrivere...-

Dir.- (rivolto verso le quinte) Suggeritore, segua le scene, man mano che verranno rappresentate, e cerchi di fissare le battute, almeno le piu' importanti. (al padre) Voi state a sentire e guardare per ora. Adesso, alla meglio, si fara' una prova. La faranno loro, i miei attori. ( cenno alle quinte)-

Pad.- No! Come sarebbe a dire, scusi, una prova? Se i personaggi siamo noi...-

Dir.- E va bene:  "i personaggi"; ma qua, caro signore, non recitano i personaggi. Qua recitano gli attori. I personaggi stanno li', nel copione... quando c'e' un copione.-

Pad.- Appunto! Poiche' non c'e' e lei ha la fortuna d'averli qua vivi davanti al pubblico, cosi' per come siamo...-

Dir.- Nient'affatto! I miei attori daranno corpo, voce, gesto, espressione e il dramma si reggera'... Insomma, lei, come lei, non puo' essere. C'e' l'attore che lo rappresenta; e basta!-

Pad.- (sottovoce) Ora capisco perche' il nostro autore – che ci vide cosi' vivi- non volle comporci per la scena. (al direttore) Non oso contraddirla, signore. Ma chi dovrebbe rappresentarmi, benche' s'adoperi con tutta la sua volonta' e tutta la sua arte - anche sforzandosi - col trucco, per somigliarmi- difficilmente potra' rappresentare me, com'io mi sento e realmente sono. E mi pare che di questo, chi sia chiamato a giudicare noi, dovrebbe tener conto...-

Dir.- Si da' pensiero dei giudizi della critica, adesso? E io che stavo ancora a sentire. Su, su, non perdiamo tempo.

Dunque la prima scena e' della "signorina" con Madama Pace. Oh! E chi e' questa Madama?-

Pad.- Non e' con noi, signore, ma e' viva, viva anche lei!-

Dir.- Gia', ma dov'e'?-

Pad.- Ecco, forse preparandole la scena, attratta dagli oggetti stessi del suo commercio. "Robes e Manteaux", chi lo sa che non venga tra noi...(si da a cercare gli oggetti di scena, poi indicando il fondo della sala) Guardino, guardino!-

Fig.- ( scendendo dal palco e accorrendo verso il fondo) Eccola! Eccola!-

Pad.- E' lei! Lo dicevo io? Eccola qua!-

Dir.- Ma che trucchi son questi?-

Pad.- Ma che trucchi, scusi: Madama Pace e' quella! Guardino: mia figlia l'ha riconosciuta e le si e' subito accostata. Stiano a vedere, stiano a vedere la scena.-

Dir.- Io non vedo e soprattutto non sento nulla! Parlate forte! (alla figlia)-

Fil.- (dal fondo) "Forte", gia'! Che forte? Non son mica cose che si possano dir forte! Le ho potute dir io per sua vergogna, che e' la mia vendetta! Ma per Madama e' un'altra cosa, signore: c'e' la galera!-

Dir.- Oh bella! Ah, e' cosi'? Ma bisogna far la scena. Il pubblico deve sentire. Fingano d'esser sole, in una stanza, nel retrobottega, che nessuno sente.-

Fil.- (risalendo sul palco fa cenno con dito di no)-

Dir.- Come no?-

Fil.- (misteriosa) C'e' qualcuno che ci sente, signore, se lei (accenna alla sala) parla forte!-

Dir.- (costernato) Deve forse scappar fuori qualche altro?-

Pad.- No, no. Allude a me. Ci debbo esser io, la' dietro l'uscio, in attesa; e Madama Pace lo sa. Anzi, mi permettano! Vado per essere subito pronto.-

Dir.- Ma no, aspetti! Qua bisogna rispettare le esigenze del teatro! Prima che lei sia pronto...-

Fil.- Ma si, subito! subito! Mi muoio, le dico, dalla smania di viverla, di vederla, questa scena! Se lui dev'esser pronto, io sono prontissima.-

Dir.- Ma bisogna che prima venga fuori, ben chiara, la scena tra lei e quella li'. Lo vuol capire?-

Fil.- Oh Dio mio, signore: m'ha detto quel che lei gia' sa: che il lavoro di mamma ancora una volta e' fatto male; la roba e' sciupata; e che bisogna ch'io abbia pazienza, se voglio che ella seguiti ad aiutarci nella nostra miseria. Via faccia entrare questo" viechio segnor, porque' se amusi con migo",-come dice Madama-. Insomma bisogna farla questa scena!

Su avanti! ( a Madama Pace) Lei se ne vada! ( al padre) E lei faccia l'entrata! Non c'e' bisogno che giri! Venga qua! Finga d'essere entrato! Ecco: io me ne sto qua a testa bassa - modesta!- E su! Metta fuori la voce! Mi dica con voce nuova, come uno che venga da fuori: " Buon giorno signorina"...-

Dir.- (Scendendo dal palco) Oh guarda! Ma insomma, dirige lei o dirigo io? (al padre) Eseguisca, si: vada la' in fondo, senza uscire, e rivenga avanti. (al suggeritore) E lei attento a scrivere, adesso! Via!-

Pad.- (avanzandosi con voce nuova) Buon giorno signorina...-

Fil.- ( a capo chino, con ribrezzo) Buon giorno.-

Pad.- (scrutandola) Ah...Ma... dico, non sara' la prima volta, e' vero? che lei viene qua.-

Fil.- No, signore.-

Pad.- C'e' venuta qualche altra volta? (la figliastra fa cenno di si) Piu' d'una? (aspettera' il cenno affermativo) E dunque, via... non dovrebbe piu' essere cosi'... Permette che levi io codesto cappellino?-

Fil.- (prevenendolo) No, signore: me lo levo da me!-

Pad.- Ecco me lo dia, lo poso io. Ma una bella, cara testolina come la sua, vorrei che figurasse con un piu' degno cappellino. Vorra' aiutarmi a sceglierne qualcuno, qua tra questi di Madama? No? Eh via, non mi dica di no! Vorra' accettarlo. Me ne avrei a male... Ce n'e' di belli, guardi! E poi, faremo contenta Madama. Li mette apposta qua in mostra!-

Fil.- Ma no signore, guardi: non potrei neanche portarlo...Non potrei portarlo, perche' sono... come mi vede: avrebbe gia' potuto accorgersene!-

Pad.- A lutto, gia'! E' vero: vedo. Le chiedo perdono. Creda che sono veramente mortificato.-

Fil.- (pigliando ardire per vincere lo sdegno) Basta, basta, signore! Tocca a me di ringraziarla; e non a lei di mortificarsi  o d'affliggersi. Non badi piu', la prego, a quel che ho detto. Anche per me, capira'...(sforzandosi a sorridere) Bisogna ch'io non pensi, che sono vestita cosi'.-

Dir.- (interrompendo) Va benissimo! Va benissimo! (al padre) Qua lei attacchera'... Graziosissima questa scenetta del cappellino...-

Fil.- Eh, ma il meglio viene adesso! perche' non si prosegue?-

Dir.- Abbia pazienza un momento. La cosa va trattata, naturalmente, con un po' di leggerezza... di spigliatezza...creare l'illusione...-

Pad.- Illusione? Per carita', non dica illusione! Non adoperi codesta parola, che per noi e' particolarmente crudele.-

Dir.- Perche', scusi?-

Pad.- Ma si, crudele! crudele! Dovrebbe capirlo!-

Dir.- E come dovremmo dire allora? L'illusione da creare, qua, agli spettatori? ( con vago gesto ironico)-

Pad.- ...con la nostra rappresentazione...-

Dir.- ...illusione d'una realta'!-

Pad.- Comprendo signore. Forse lei, invece, non comprende noi. Mi scusi! Perche' - veda - qua per lei e i suoi attori si tratta soltanto - ed e' giusto - del loro giuoco.-

Dir.- Ma che giuoco? Non siamo mica bambini! Qua si recita sul serio.-

Pad.- Non dico di no. E intendo, infatti, il giuoco della loro arte, che deve dare - come lei dice - una perfetta illusione di realta'.-

Dir.- Ecco, appunto!-

Pad.- Ora, se lei pensa che noi - come noi - non abbiamo altra realta' fuori di questa illusione!-

Dir.- E come sarebbe a dire?-

Pad.- Ma si, signore! Quale altra? Quella che per lei e' un'illusione da creare, per noi e' invece l'unica nostra realta'. Ma non soltanto per noi, del resto, badi! Ci pensi bene. Mi sa dire chi e' lei?-

Dir.- Come, chi sono? Sono io!-

Pad.- E se le dicessi che non e' vero, perche' lei e' me?-

Dit.- Le risponderei che lei e' pazzo!-

Pad.- Usciamo, la prego, da questo giuoco - d'arte, d'arte- che e' il teatro- e torno a domandarle seriamente: chi e' lei?-

Dir.- Oh, ma ci vuole una bella faccia tosta! Uno che si spaccia per personaggio, venire a domandare a me chi sono!-

Pad.- (con dignita') Un personaggio, signore, puo' sempre domandare a un uomo chi e'. Perche' un personaggio ha veramente una vita sua, segnata di caratteri suoi, per cui e' sempre "qualcuno". Mentre un uomo - non dico lei, adesso – un uomo cosi' in genere, puo' non essere "nessuno".-

Dir.- Gia'! Ma lei lo domanda a me, che sono il Direttore! Il Capocomico! Ha capito?-

Pad.- Soltanto per sapere, signore... farle vedere che se noi oltre la illusione, non abbiamo altra realta', e' bene che anche lei diffidi della realta' sua, di questa che lei oggi respira e tocca in se', perche' - come quella di ieri - e' destinata a scoprirsi illusione domani.-

Dir.- Ah, benissimo! E dica per giunta che lei, con codesta commedia che viene a rappresentarmi qua, e' piu' vero e reale di me!-

Pad.- Senza dubbio. Ma questo senza dubbio, signore! Credevo che lei lo avesse gia' compreso fin da principio.-

Dir.- Piu' reale di me?-

Pad.- Se la sua realta' puo' cangiare dall'oggi al domani...-

Dir.- Ma si sa che puo' cangiare, sfido! Cangia continuamente; come quella di tutti.-

Pad.- (quasi gridando) Ma la nostra no! Vede? La differenza e' questa! Non cangia, non puo' cangiare, ne essere altra, mai, perche' gia' fissata - cosi'- "questa"- per sempre!-

Dir.- (sbuffando) Io vorrei sapere pero', quando mai s'e' visto un personaggio che, uscendo dalla sua parte, si sia messo a perorarla cosi', come fa lei; e a proporla, a spiegarla. Me la sa dire? Io non l'ho mai visto!-

Pad.- Non l'ha mai visto, signore, perche' gli autori nascondono di solito il travaglio della loro creazione. Quando un personaggio e' nato, acquista subito una tale indipendenza anche dal suo stesso autore, che puo' essere da tutti immaginato in tant'altre situazioni in cui l'autore non penso' di metterlo, e acquista anche, a volte, un significato che l'autore non si sogno' mai di dargli!-

Dir.- Ma si che lo so!-

Pad.- E dunque, perche' si meraviglia di noi? Immagini per un personaggio la disgrazia che le ho detto, d'essere nato vivo dalla fantasia d'un autore che abbia voluto poi negargli la vita, e mi dica se questo personaggio lasciato cosi', vivo senza vita, non ha ragione di mettersi a fare quel che stiamo facendo noi, ora, davanti a lei, dopo averlo fatto a lungo, a lungo, creda, davanti a lui per persuaderlo, per spingerlo, comparendogli ora io, ora lei.-

Fil.- (venendo avanti trasognata) E' vero, anch'io, anch'io, signore, per tentarlo, tante volte, nella malinconia di quel suo scrittoio, all'ora crepuscolare, quand'egli, abbandonato su una poltrona, non sapeva risolversi a girar la chiavetta della luce e lasciava che l'ombra gli invadesse la stanza e che quell'ombra brulicasse di noi, che andavamo a tentarlo... Se loro tutti se ne andassero! se ci lasciassero soli! (indica il Direttore e qualche macchinista che si aggira sulla scena, gli ipotetici attori tra le quinte) Io con lui, poi con gli altri, poi da sola, io sola, ... in quell'ombra... ( balzando, come se nella visione che ha di se', viva, volesse afferrarsi) Ah, la mia vita! Che scene, che scene andavamo a proporgli - Io, io lo tentavo piu' di tutti!-

Pad.- Gia'! Ma forse e' stato per causa tua; Appunto per codeste tue troppo insistenze, per le tue troppo incontinenze!-

Fil.- Ma che! Se egli m'ha voluta cosi'! ( al Direttore in confidenza) Io credo che fu, piuttosto, per l'avvilimento o per lo sdegno del teatro, cosi' come il pubblico solitamente lo vede e lo vuole...-

Dir.- (troncando) andiamo avanti, andiamo avanti, santo Dio: Dunque quando lei dice:" Non badi piu', la prego, a quello che ho detto... Anche per me capira'!" (al padre) Bisogna che lei attacchi subito: " Capisco, ah capisco..." E che immediatamente domandi...-

Fil.- ... come! che cosa!-

Dir.- ... la ragione del suo lutto!-

Fil.- Ma no! Guardi: quand'io gli dissi che bisognava che non pensassi d'essere vestita cosi', sa come mi rispose lui? " Ah, va bene! E togliamolo, togliamolo via subito, allora, codesto vestitino".-

Dir.- Bello! Bellissimo! Per far saltare tutto il teatro?-

Fil.- Ma e' la verita'!-

Dir.- Ma che verita', mi faccia il piacere! Qua siamo a teatro! La verita', fino a un certo punto!-

Fil.- E che vuol fare lei, allora, scusi?-

Dir.- Lo vedra', lo vedra'! Lasci fare a me, adesso!-

Fil.- No, signore! Della mia nausea, di tutte le ragioni, una piu' crudele e vile dell'altra, per cui io sono "questa", "cosi'", vorrebbe forse cavarne un pasticcetto romantico sentimentale, con lui che mi chiede le ragioni del lutto, e io che gli rispondo lacrimando che da due mesi m'e' morto papa'? No, no, caro signore! Bisogna che lui mi dica come ma detto: " Togliamolo, via subito, allora, codesto vestitino".

E io, con tutto il mio lutto nel cuore, di appena due mesi, me ne sono andata la', vede? la', dietro quel paravento, e con queste dita che mi ballavano dall'onta, dal ribrezzo mi sono sganciato il busto, la veste...-

Dir.- ( con le mani ai capelli) Per carita'! Che dice?-

Fil.- La verita'! la verita', signore! (gridata)-

Dir.- Ma si, non nego, sara' la verita'... e comprendo, comprendo tutto il suo orrore, signorina, ma comprenda anche me che tutto questo sulla scena non e' possibile!-

Fil.- Non e' possibile? E allora, grazie tante, io non ci sto!-

Dir.- Ma no, veda...-

Fil.- Non ci sto! non ci sto! Quello che e' possibile sulla scena lo state combinando ora voi due (indica anche il padre) tante grazie! Lo capisco bene! Egli vuol subito arrivare alla rappresentazione dei suoi travagli spirituali, ma io voglio rappresentare il mio dramma! il mio!-

Dir.- ( seccato) Oh, infine, il suo! Non c'e' soltanto il suo, scusi! C'e' quello degli altri! Non puo' stare che un personaggio venga, cosi', troppo avanti; e sopraffaccia gli altri, invadendo la scena. Bisogna contenere tutti in un quadro armonico e rappresentare quel che e' rappresentabile. Ah, comodo se ogni personaggio potesse in un bel monologo, o in una conferenza venire a scodellare davanti al pubblico tutto quel che gli bolle in pentola! Bisogna che lei si contenga signorina. E creda, nel suo stesso interesse; perche' puo' fare una cattiva impressione, glielo avverto, tutta codesta furia dilaniatrice, codesto disgusto esasperato, quando lei stessa ha confessato di essere stata con altri, prima che con lui, da Madama Pace, piu' d'una volta!-

Fil.- (abbassando il capo e dopo una pausa di raccoglimento) E' vero! Ma pensi che quegli altri sono egualmente lui, per me.-

Dir.- Come gli altri? Che vuol dire?-

Fil.- Per chi cade nella colpa, signore, il responsabile di tutte le colpe che seguono, non e' sempre chi, per primo, determino' la caduta? E per me e' lui, anche prima che io nascessi! Lo guardi: e veda se non e' vero!-

E non deve risparmiargli l'orrore d'essersi trovata un bel giorno, tra le braccia, dopo averla invitata a togliersi l'abito del suo lutto recente, donna gia' caduta, quella bambina che egli si recava a vedere uscire dalla scuola. ( al padre) Eh, ricordi? Quella piccina, con le treccine sulle spalle e le mutandine piu' lunghe della gonna- piccina cosi'- me lo vedevo davanti al portone della scuola... Veniva a vedermi come crescevo... (con malizia). –

Pad.- Questo e' perfido! Infame! Io volevo sapere come conduceva la vita,- sua madre- se piu' fortunata, lontana dai tormenti del mio spirito!-

Fil.- I suoi tormenti spirituali! ( con disprezzo). ( al direttore) Signore, Ma lo vuol vedere davvero il dramma? scoppiare davvero, com'e' stato?-

Dir.- Ma si, non chiedo di meglio, per prenderne fin d'ora quanto sara' possibile.-

Fil.- Ebbene, faccia uscire quella madre - mia madre- (indica un punto in fondo al teatro) La tenga pronta per l'urlo! (BP) L'ho ancora nelle orecchie! M'ha reso folle quel grido! Stavo cosi', a braccia nude, con la testa appoggiata cosi', le braccia cosi', al suo collo, mi vedevo pulsare una vena qui, nel braccio qui, una vena e allora strizzai gli occhi e affondai la testa sul suo petto! (eseguendo, quindi guardando verso il fondo della sala) Grida, grida mamma! Grida come hai gridato allora!-

Dalle quinte si udra' un urlo inumano! Poi con tono calante, si sentira' questa battuta: " Figlia, figlia mia! Bruto... e' mia figlia... non vedi che e' mia figlia.-

Lentamente, col calare del tono, caleranno le luci e salira' la musica, mentre il sipario si chiude.

Fine.