La notte degli schiaffi

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Commedia in due atti

di  BAYARD

Libreria Paolo Cesati – Milano 1926

PERSONAGGI

ERCOLE III, Duca di Ferrara

IL CONTE DI GANDOLLE

RENATO

ELENA

CARLOTTA

UN  PAGGIO

La scena è a Ferrara.


ATTO   PRIMO

La scena rappresenta il giardino del palazzo ducale. Nel centro vi sarà una statua. Due pergolati da ambo i lati.

SCENA PRIMA

Elena e Carlotta

Elena         In verità, Carlotta, io sono sorpresa di quanto mi dici. Come è mai possibile che tu possa conoscere tutte le persone che compongono la Corte di Ferrara? Che tu abbia il potere di scoprire tutti gli intrighi, tutte le avventure?...

Carlotta     Eppure il conoscer tutti, il saper tutto, è cosa trop­po necessaria nel mio impiego, essendo io la figlia del giardiniere in capo del palazzo ducale.

Elena         Non vedo la necessità per cui tu debba...

Carlotta     In questo luogo si è sempre usato così, sino dal tempo in cui viveva la mia povera nonna. Allora i ca­valieri della Corte avevano l'abitudine di mandare alle dame dei mazzolini di fiori..... e di ciò era sempre incaricata mia nonna. In seguito introdussero l'uso di mettere dei bigliettini nei mazzetti... ed allora era mia madre che li portava... Ora mandano i biglietti senza i fiori, e questi li porto io, essendo il diritto delle giardiniere. Ecco perché conosco tutti i cavalieri e tutte le dame. Io faccio tutto, vedo tutto, ed ognuno ha sem­pre bisogno di me. Se la signorina avesse qualche commissione da affidarmi, io sono sempre pronta agli ordini suoi.

Elena         A quel che sento, tu sei la posta segreta del palazzo ducale.

Carlotta     Precisamente. Sul principio mi vergognavo un po­chino... ed era naturale... leprime volte; ma un mio cugino, che è soldato nelle guardie del Duca, mi fece coraggio e mi disse che ero una sciocca a badare a simili inezie e che questo era l'uso della Corte di Ferrara.

Elena         (ridendo) Poteva ben dire di tutte le Corti.

Carlotta     Davvero? E infatti voi dovete saperlo meglio di me. È già un anno che avete abbandonata la Corte di Francia, per venire qui col vostro cugino e tutore, il signor conte di Gandolle.

Elena         È vero: è già passato un anno. Mi ricordo ancora qual trist'idea mi ero formata di questa Corte prima di venirci... ed invece ho trovato in Ferrara la stessa galanteria di Parigi, gli stessi costumi... persino in voga la nostra lingua.

Carlotta     Il nostro Duca è fanatico per tutto ciò che sa di francese. — Maestro di cerimonie francese; cavalle­rizzo francese; financo il suo primo medico è francese: ed è giunto a tale il suo fanatismo, che la prima volta che cadde ammalato disse che la sua non era malattia italiana, ma bensì malattia francese... come se le ma­lattie non fossero uguali in tutte le parti del mondo. Non parve vero al Duca quando giungeste da Parigi; per cui il vostro bel tutore...

Elena         Gode ora di tutta la confidenza del Duca Ercole. Egli gran levriere di corte, io damigella di onore della vecchia duchessa, ben veduti entrambi, non potremmo desiderare di più, e nulla ci manca per essere felici.

Carlotta     Cioè, nulla vi mancherebbe se a tutte queste cose poteste aggiungere un bel marito.

Elena         Un marito?...

Carlotta     Sì, e vi dò un buon consiglio. Fate presto la vostra scelta, altrimenti non sarete più in tempo.

Elena         Perché?

Carlotta     Ah, non lo sapete che tutti i nostri giovani uffi­ciali devono partire per la guerra?

Elena         Vuoi dire per l'Africa; lo so.

Carlotta     Sarà come voi dite. Insomma, devono partire tutti, e ciò non va bene. Sono tanto gentili! Uno poi, il più bello di tutti... un basso ufficiale della guardia del Duca... quel giovinotto...

Elena         (sbadatamente) Ah, Renato di M...

Carlotta     (subito) Lo conoscete?

Elena         (rimettendosi) Di vista.

Carlotta     Avevo inteso dire che era innamorato di una dama di Corte, che questa lo aveva respinto, e che... O, mio Dio, impallidite? Sarebbe forse quello il vostro amante?

Elena         Quale idea!... Io non amo nessuno. (Cielo! eccolo!)

SCENA SECONDA

Renato e dette

Renato       (non vedendo Carlotta) Elena!

Carlotta     Ah! (sorpresa si ritira indietro ad ascoltare)

Renato       Elena, è il cielo che mi vi ha fatto incontrare. — Io non poteva partire da Ferrara senza prima vedervi.

Elena         Come? voi partite?

Carlotta     (Eh, l'avevo indovinato io!)

Elena         Partite, malgrado le mie preghiere?

Renato       Elena, debbo espiare un momento di pazzia. Sì, ero pazzo quando, povero gentiluomo, semplice ufficiale, ho osato alzare gli occhi fino a voi, cugina del conte di Gandolle, favorito del Duca.

Elena         Ascoltatemi.

Renato       Chiesi al conte la vostra mano, ed egli con aria motteggiatrice mi fece comprendere che io era un nulla per aspirare al titolo di vostro sposo. Potevo io dunque esitare a partire?... Appena intesi che a Genova si formava una flotta italiana per andare a com­battere i pirati algerini, vi presi parte. — Questi scon­tri sono più terribili della guerra, e se non ritornerò decorato per qualche bella impresa, almeno la mia morte sarà gloriosa.

Elena         Renato, in nome del cielo!...

Carlotta     (Poverino! Così bello, così giovane! Sarebbe un pec­cato che gli algerini lo guastassero!)

Renato       Elena, bisogna che parta...

Elena         Partire? Domani.

Renato       No, quest'oggi.

Elena         (Così presto partire? Vedremo!)

Renato       Stamane mi fu dato il mio equipaggio da guerra. Per pagarlo ho dovuto vendere i pochi beni che mi rimanevano a Reggio ed ora mi reco dal tesoriere di palazzo a ritirare il denaro di questa vendita; in tutto mille ducati. — Elena, vi ho veduta e parto meno in­felice. Addio. Qualche volta ricordatevi di me. (via)

Carlotta     (dopo pausa) Come, come, signorina, lo lasciate par­tire con questa indifferenza?... con quegli occhi così asciutti asciutti? Scusate, ma noi italiane siamo ben più tenere e sensibili di voi altre francesi. Se proviamo amore, è amore bello e buono e in tutte in re­gole. Oh, mi guarderei bene dal fare all'amore con uno della vostra nazione!... Mi ricordo ancora cosa diceva la buon'anima di mia nonna. Carlotta, bada bene ve', non impicciarti con francesi... Hanno dolci parole, ma sul più bello ti piantano come cavolo e felicissima notte! Non andate in collera: era mia nonna che par­lava così. E sapete bene che i vecchi ne hanno sempre delle curiose pel capo.

Elena         Oh, tu mi giudichi molto male se mi credi poco sensibile!

Carlotta     Ma intanto quel povero giovane parte.

Elena         (risoluta) No, egli non partirà.

Carlotta     Come?

Elena         Ma ti sembra che se egli dovesse proprio partire, sarei rimasta così indifferente al suo addio?... Oh, no, no, egli non partirà.

Carlotta     Bene, benissimo; ma come poi? Io non com­prendo.

Elena         Oh, come vado superba del mio ritrovato! Ascolta e giudica tu stessa. Quel denaro che gli abbisogna, quei mille ducati non potrà averli.

Carlotta     Perché?

Elena         Io, già istruita di questa circostanza, ho parlato colla figlia del tesoriere, ch'è mia intima amica, e ci siamo combinate sul modo di agire. Ella ne ha posto a par­te suo padre, e per quest'oggi il tesoriere non avrà neppure un ducato.

Carlotta     Ma il signor Renato non vi presterà fede... Come è possibile che il tesoriere ducale possa trovarsi senza denaro in cassa?

Elena         E perché no?V Non sarebbe il primo caso. Il tesoro dello Stato é sempre esausto o ricolmo secondo le cir­costanze. Intanto Renato ha da pagare quest'oggi. Io conosco la sua lealtà, ed è impossibile ch'egli parta senza pagare. Aspetterà il denaro domani, dopodoma­ni... e in questo frattempo la flotta si porrà alle vele, ed egli resterà qui. Comprendi adesso perché sono in­differente e felice? È perché ho la certezza che non partirà.

Carlotta     Che bel pensiero!

Elena         Io sarei curiosa di sapere che risponderà Renato al tesoriere. — Carlotta, vuoi rendermi un servigio?

Carlotta     Una commissione segreta? é affar mio.

Elena         Va’ subito dalla figlia del tesoriere... La conosci?

Carlotta     Io conosco tutti, tutti!

Elena         Ad ogni costo cerca di sapere ciò ch'è accaduto.

Carlotta     Vado subito... Oh, a proposito, e se incontro il si­gnor di  Gandolle?

Elena         Per amor del cielo, che non sappia nulla.

Carlotta     Oh! Difficilmente esce dalla mia bocca un segreto quando mi è stato confidato. Non dirò neppure una sillaba. Il male si è ch'egli ha preso l'abitudine ogni volta che m'incontra, di abbracciarmi due volte.

Elena         Spicciati.

Carlotta     Vado, vado, e se questa volta lo incontro... Ah!

SCENA TERZA

Conte e dette

Conte         (l'abbraccia) E una!

Carlotta     (si divincola per partire) Ma, signore...

Conte         E due!

Carlotta     Il conto è in regola; ora posso partire. (via)

Conte         (vede Elena) Oh, diavolo! (ridendo) Scommetto che avete creduto che abbia abbracciata quella ragazza?

Elena         Una volta sola, no certamente; lo avete fatto due volte.

Conte         Ah! ah! è una graziosa fanciulla, ed io non nutro per lei che dei sentimenti fraterni... paterni...

Elena         Ma se non vi è nulla di male. Un uomo come voi, avvezzo a far la corte alle belle donne, così dicono...

Conte         Già, già, dicono...

Elena         A battersi con tutti i mariti di mal umore... così dicono...

Conte         Già, già, è vero.

Elena         A far molti debiti...

Conte         E a non pagarli. — Vero, verissimo; é storia an­tica, mia cara... Questo è il mio vero ritratto. E mi sorprendo moltissimo come voi, conoscendo in me tutte queste belle perfezioni, non mi abbiate ancora accet­tato come vostro marito.

Elena         Ah, le chiamate perfezioni?

Conte         Sicuramente, perfezioni... poiché per divenire un buon marito, bisogna essere un cattivo soggetto. Mi spiego: più ne abbiamo fatte avanti il matrimonio, meno ne rimangono a fare dopo. E questa era pare l'opinione del mio antico maestro, il reggente di Francia.

Elena         Non posso credere che fosse del vostro parere, poi­ché, se non isbaglio, è stato lui che vi ha esiliato.

Conte         È vero! Il reggente rideva delle mie scappate, dei miei amori colle damigelle e dame di Corte... ma quando si accorse della mia ultima avventura con una che egli conosceva troppo davvicino... allora non fu più della mia opinione, e come mio maestro, mi fece un lungo panegirico, e poi con somma gentilezza mi lasciò libera la scelta fra la Bastiglia e l'esilio. — Io non esitai gran tempo. Alla Bastiglia dovevo rimaner solo, isolato; nell'esilio potevo condurvi meco, giacché, come cugina, e più come mia pupilla per mancanza d'altri parenti, io avevo tutti i diritti sopra di voi. — Fu curioso il mio imbarazzo nello scegliere il luogo della nostra futura dimora. Mi ricordo ancora che un giorno, guar­dando la carta geografica dell'Europa... scopersi un Ducato, il Ducato di Ferrara, di cui non sapevo l'esi­stenza... poiché le mie cognizioni geografiche comin­ciavano con Parigi e terminavano con la Francia.

Elena         E prendeste le vostre informazioni e vi fu detto che la città di Ferrara, da gran tempo era governata dai Duchi di Ostiglia, persone piene di vanità e amanti dell'adulazione.

Conte         Verissimo... ed in particolare l'attuale Duca Ercole III. Seppi che era amante dei francesi, che bramava avere nella Corte dei giovani di spirito... e allora mi feci avanti... Egli, senza chiedere informazioni, offrì a me il posto di gran levriere, cioè di custode dei cani ducali e di direttore delle sue cacce, a voi diede il titolo di damigella d'onore della Duchessa madre, e mi ama moltissimo perché qualche volta ho l'inavvertenza di chiamarlo Maestà... Conveniamo che ogni giorno che passa noi ci troviamo sempre più contenti di essere venuti a Ferrara dove si respira un'aria balsamica. Insomma è un soggiorno incantevole e non mi manca per essere compiutamente felice... altro che il nostro matrimonio per il quale voi siate finalmente salutata come contessa di Gandolle.

Elena         Signor conte, questo sarebbe troppo onore per me, ma, devo confessarvelo con franchezza, io non posso amarvi.

Conte         Questa confessione mi sorprende.

Elena         Perché?

Conte         Perché non so vedere un motivo per cui dobbiate rifiutarmi.

Elena         Difatti è stravagante un pochino: giovine e galante come un Gramont... per gentilezza e follia siete Benserade e per graziosissimi versi...

Conte         Quasi un Condé, se non fosse morto già da tanti anni. Eppure ad onta di ciò...

Elena         Eppure ad onta di tanti bei pregi, il cuore delle fanciulle ha delle stravaganze... eal cuore non si co­manda... Esso deve esser libero della sua scelta, ed il tiranneggiare il cuore della vostra cuginetta e som­messa pupilla, non è certo l'attributo dell'elegante conte di Gandolle.

Conte         Il cielo me ne guardi: ho promesso a vostra ma­dre di rendervi felice.

Elena         Or bene, adempirete alla vostra promessa unendo­mi al giovine Renato.

Conte         A quell'ufficialetto?... Ah!... perdonatemi, ma quel­lo non è partito adatto a voi.

Elena         Forse perché non ha fortuna? Ma se non è che per questo...

Conte         Il non avere una fortuna è un pessimo difetto.

Elena         È però di una buona famiglia.

Conte         Famiglia rovinata in grazia del fu suo padre, che io conobbi in Francia. Egli era incaricato di una mis­sione diplomatica. Grazioso vecchietto, giocava dispe­ratamente e prestava denari a tutti. Io era allora mol­to giovine ma pure avevo già l'abitudine di fare debiti, e mi ricordo che quel vecchietto prestò denari anche a me... denari che, se la memoria mi assiste, credo di non avere ancora restituiti.

Elena         Ma seRenato ottenesse un impiego dal Duca, allora non avreste più motivo di...

Conte         Oh, allora no... Se avesse una fortuna... (Ci penserò io a fare in modo che il Duca non gli accordi nulla). Ne parleremo in seguito.

Elena         Quanto siete buono e gentile!

Conte         Però, che egli per ora non mi parli mai in proposito, altrimenti in guardia e mano alla spada.

Elena         Oh, signore!

Conte Convenite che io sonoun tutore di nuova specie e non rassomiglio per nulla a quelli delle commedie, che sono sempre vecchi brontoloni e tengono le pupille sotto chiave: al contrario, io sono un tutore di venti­quattro anni, vi tengo sotto la salvaguardia della mia spada e posso dire a chiunque ardisse farvi la corte: signore, il luogo, l'ora, e al vincitore  la sposa.

Elena         Che vuol dire questo rumore?

Conte         Oh! è il Duca.

Elena         Come è assorto nella sua lettura!

Conte         Legge persino passeggiando... È il suo libro favo­rito, ed è la centesima volta che lo legge.

Elena         Che libro è?

Conte.        Gli amori di Luigi XIV e di Luisa di la Vallière... Ma zitto; eccolo.

SCENA QUARTA

Il Duca ed un Paggio che gli porta il libro e detti

Duca         (leggendo) «La prima volta che il gran Re vide madamigella di la Vallière, fu assalito da un turbamento improvviso... » (al paggio) Tenete fermo il libro. (legge) « Provò una tenera emozione... » (vedendolo) Oh, caro conte, siete voi?... Madamigella!

Conte         Noi temiamo di aver disturbato Vostra Signoria.

Duca         Nulla, nulla, miei cari. Passavo negli appartamenti di mia madre, e così passeggiando leggevo.

Conte         Gli amori di Luigi XIV.

Duca         Precisamente... Ah! che non perda il segno. (pen­sando) Provò una tenera emozione.. Paggio, ponete il nastro sull'emozione del gran Re.

(il paggio chiude il libro ponendo il nastro e si ritira)

Conte         (piano ad Elena) Scommetto che egli vuol trattenersi meco.

Duca         Ebbene, madamigella, volete così presto privarmi della vostra gentil compagnia?

Elena         Il mio dovere mi chiama vicino alla Duchessa.

Duca         Ah, mia madre è ben fortunata di avervi sempre al fianco.

Elena         Fortuna è la nostra di appartenere a sì ottimi so­vrani! Altezza! (saluta e via).

Duca         Madamigella! (al paggio) Uscite. (paggio via) Caro conte, avevo bisogno di parlarvi da solo a solo.

Conte         Quale onore?

Duca         Sapete pure che io non sono contento se non quan­do mi siete vicino. Voi siete la persona più amabile della mia Corte.

Conte         Oh, gran principe!

Duca         Sì, sì, il più galante, il più erudito.

Conte         Oh, sapientissimo principe!

Due           Il più risoluto nell'impugnare una spada, nel ma­neggiare un cavallo.

Conte         Oh, fortissimo principe!

Duca         Insomma, capisco che mi siete necessario, e al fian­co vostro io mi sento sollevato della mia tristezza.

Conte         Come, Altezza?... La tristezza?...

Duca         Sì. Poco fa la lettura degli amori di Luigi XIV mi ha reso triste, pensieroso, e voglio divagarmi un poco.

Conte         Difatti quel libro...

Duca         Già ve lo dissi, ho preso per mio modello il gran Re Luigi XIV. — Certe somiglianze fra noi... Per esempio, Luigi all'età di cinque anni era Re di Francia, ed io di due anni ed un mese ero Duca di Ferrara.

Conte         Quale rassomiglianza di casi!

Duca         E questa l'assomiglianza di casi fu quella che mi rischiarò la mente. Io dissi allora...

Conte         A due anni ed un mese?

Duca         No, dopo. Dissi: anch'io seguirò le tracce di questo gran Re.

Conte         E manteneste la vostra parola.

Duca         Grazie, conte, grazie. In molte cose mi riuscì di imitarti quell'eroe.... ma nel lato debole, nel lato della donne non sono mai riuscito a rimanere contento di me. Io pure vorrei una Luisa, una Montespan... una...

Conte         Oh, non mi pare poi tanto difficile.

Duca         Eh! il gran Re era bellissimo...

Conte         E Vostr'Altezza al certo non gli sta al disotto.

Duca         Lo credi?

Conte         Parola da cavaliere.

Duca         Per esempio, all'età di quindici anni la mia ardente immaginazione mi faceva bollire il sangue nelle vene.

Conte         Precisamene come Luigi XIV.

Duca         Io non sognavo che amori, che avventure galanti...

Conte         Come Luigi XIV.

Duca         Ma la Duchessa mia madre, severa come Anna d'Austria ...

Conte         È il suo ritratto vivente.

Duca         Mi tagliòogni via e mi fece riuscire a nulla. Mi proibì severamente di alzare gli occhi sulle damigelle di Corte e poi mi destinò in isposa la Duchessa di Guastalla.

Conte         Che però Vostr'Altezza non ha ancora sposata.

Duca         Una donna che non conosco...

Conte         Ah, cosa orribile!

Duca         E che non mi risolverò certamente a sposare, ben­ché il gran Re abbia preso moglie assai più giovane di me... Ma egli aveva provato per tempo quelle vivissime emozioni, quelle fortissime scosse che inebriano, rapi­scono... Non già che io non abbia rinvenuto a mio ta­lento... capite?

Conte         Eh, già, capisco!

Duca         Ma non mai una La Vallière.  una....

Conte         Montespan!... Capisco, capisco!

Duca         Per cui sino a che non mi accada un'avventura forte, da far chiasso... non sarò mai felice. Gran che! sono padrone di tante migliaia di sudditi e pare che non ne abbia: ho il diritto di far appiccare un uomo, due...

Conte         Tre, quattro, quanti ne volete...

Duca         E non ho il diritto di amare e di farmi amare alla Luigi XIV. (con confidenza) Eh... ma da un buon mese... ho trovato un altro modo per... (si appoggia alla di lui spalla) Ascoltami Gandolle, amico mio, ascoltami.

Conte         Oh, quale onore!

Duca         Ti ho dato del tu, eh? d'ora innanzi voglio darti del tu.

Conte         Oh, Maestà! cioè... perdonate...

Duca         Ti perdono, ti perdono... (sorridendo) Tu non sai quanto farei pur te.

Conte         (Sta a vedere che a momenti abdica a favor mio.)

Duca         Voglio confidarti un mio segreto, un segreto del Duca Ercole III. Guardati bene, sai! Io ti amo di vero cuore, ma se mi tradissi, mi troverei nella dolorosa circostanza di farti tagliare la testa.

Conte         Oh, Maestà... cioè, Altezza... non giungeremo mai a questi estremi. Basta intendersi.. (Eppure questo imbecille in certi momenti ha delle idee noni troppo pia­cevoli). Ebbene?

Duca         Ascolta. Ogni sera, quando tutti mi credono nel mio gabinetto ad occuparmi degli affari dì Stato, io invece esco da una porticina che esiste sin dall'epoca del Duca Ercole I.

Conte         Oh!

Duca         E per un corridoio segreto giungo nel centro di cotesto giardino, che alla notte è il luogo delle avventure. Io vado spiando i passi delle dame di pa­lazzo che vi hanno il loro appuntamento... e ve ne sono molte, sai, che...

Conte         Eh! immagino, immagino!

Duca         E mai più indovinano chi diavolo io sia. Mi pren­dono per un basso ufficiale, per un paggio, ed allora...

Conte         Ah! ah! ah! bravo principe!

Duca         Sei persuaso che conservando l'incognito, una volta o l'altra mi debba accadere qualche grande avventura?...

Conte         Oh, anzi grandissima!

Duca         E che potrò assomigliarmi in tutto e per tutto al magnanimo Re?

Conte         Ne ho tutta la certezza.

Duca         Ma bada ve',non tradirmi; altrimenti...

Conte         Oh, mi rammento benissimo in qual dolorosa circo­stanza si troverebbe l'Altezza Vostra.

Duca         E della tua segretezza voglio compensarti in anti­cipazione.A te. Chiedi, chiedi qual cosa.

Conte         Principe, non saprei...

Duca         Se l'impiego di gran levriere  custode de' miei cani e primo direttore delle mie cacce non ti piace ... domanda... Vuoi divenire primo ministro? Già non avresti che uno scalino a fare.

Conte         Oh, ringrazio l'Altezza Vostra, ma ricuso.

Duca         E perché?

Conte         È tanta la mia abitudine di aver a fare con quei poveri quadrupedi che, divenendo primo ministro, non potrei dimenticarla, e tratterei i sudditi da... e ciò è tanto naturale... per  cui,  amante della novità, ricuso.

Duca         Vuoi denaro per pagare i tuoi debiti?

Conte         Anche questo sarebbe un togliermi dalle mie  abitudini... Ma giacché l'Altezza Vostra è tanto compia­cente a volermi concedere qualche cosa, mi permetta di chiederle una grazia.

Duca         Parla, parla.

Conte         Mi prendo la libertà di raccomandare un povero giovane.

Duca         Un parente?

Conte         No.

Duca         Un amico?

Conte         Un amico della mia pupilla, che aspirerebbe ad es­serle più che amico.

Duca         Ah, ah, capisco.

Conte         So che in Corte vi sono tre posti vacanti; egli de­sidererebbe...

Duca         Vuoi che glieli accordi tutti e tre?

Conte         Al contrario, Altezza: mi raccomando onde non gliene accordiate neppur uno.

Duca         Ah, questa è bella! é una raccomandazione di nuovo conio. E come si chiama queste tuo protetto?

Conte         Il giovine Renato di...

Duca         Ah! quell'ufficiale delle mie guardie?....

Conte         Per l'appunto.

Duca         Or bene?

Conte         Egli è un pretendente alla mano della mia pupilla, ed ottenendo un posto più elevato, io non potrei rifiu­targliela. — Ora questa pupilla, come è l'uso di alcuni tutori, vorrei sposarmela io... Vostra Altezza compren­derà dunque...

Duca         Ah, ah! quanto sei amabile! E la pupilla?

Conte         Lo credereste?... Ella mi rifiuta?non mi ama. Non amare l'uomo più amabile della Corte, dopo l'Altezza Vostra!

Duca         (compiacendosi) Ah!

Conte         Il più rispettabile.... dopo l'Altezza Vostra.

Duca         (c. s.) Ah!

Conte         Il più libertino... dopo l'Altezza, cioè, prima...

Duca         Ah, ah, (ridendo forte) sei pur piacevole!... È gra­zioso il tuo raggiro. Non ottenendo da me alcun posto, non può più aspirare alla mano della giovane... a al­lora la pupilla... Ah, ah, bene, benissimo... (come risovvenendosi) Oh diavolo!

Conte         Altezza!

Duca.        Mi sono dimenticato che ho fatto passare l'amba­sciata alla Duchessa madre... ed è già un bel pezzo che m'aspetta. A rivederci, a rivederci, conte... Oh, a proposito, se mai... nelle mie scorrerie notturne mi accadesse qualche bella avventura... tu sarai il mio confidente.

Conte         Oh! avrò io quest'onore?

Duca         Che vuoi che ti dica! ho un presentimento che que­sta notte medesima debba accadermi un'avventura alla Luigi XIV. Grand'uomo, gran Re, gran forza di senti­mento! Che nervatura sensibile!... Eh, ma anch'io... A rivederci conte; caro Gandolle, a rivederci, a rive­derci. (via).

SCENA QUINTA

Renato e detto

Renato       Eccolo appunto.

Conte         Io non ho mai veduto un Duca più imbecille.

Renato       Signor conte...

Conte         (volgendosi) Mi avete forse inteso?

Renato       Intesi che davate dell'imbecille.

Conte         A colui che asserisce che il Duca di Ferrara non è l'uomo il più amabile ed il più erudito dello Stato.

Renato       Oh, sarà; per me non mi oppongo certamente.

Con           (Che cosa vorrà costui da me?)

Renato       Signor conte, vengo ora dal tesoriere, dal quale sono andato per ritirare mille ducati, che egli doveva aver ricevuti per me e di cui ho estremo bisogno.

Conte         Io pure attendo una somma.

Renato       Non so per quale fatalità questo denaro non è an­cora arrivato.

Conte         E quando mai il denaro arriva con precisione?

Renato       Io debbo quindi ricorrere ad altre risorse, e perciò sono venuto a cercare voi, signore.

Conte         A cercar me?

SCENA SESTA

Elena e detti

Elena         (Cielo, sono insieme! In osservazione).

Conte         A cercar me?

Renato       Precisamente voi.

Elena         Signor conte, vengo da parte del Duca per...

Conte         Un momento, un momento, mia cara. — Dunque dicevate?...

Renato       Io dicevo che qualche anno fa, alla Corte di Francia, mio padre..

Conte         Ah! me lo rammento il padre vostro. Ottimo vec­chietto e esperto giuocatore.

Renato       So che mio padre allora ebbe la fortuna di pre­starvi cinquecento zecchini.

Elena         (Oh Dio!)

Conte         Verissimo. Ma ciò che forse non saprete è che per una certa mia abitudine, questa somma credo di non averla ancora restituita.

Renato       Tanto meglio per me.

Conte         Tanto peggio, dico io.

Renato       Perché?

Conte         Perché é una cattiva massima quella di far dero­gare un uomo dalle sue antiche abitudini... Io ardita­mente vi confesso il mio debito, come arditamente vi dico che al momento non potrei somministrarvi neppure un ducato.

Elena         (Ah, respiro! egli non partirà).

Renato       Vi prego di scusarmi, o signore, e di credere... che se non fosse stata l'imperiosa necessità di pagare il mio equipaggio da guerra onde poter partire quest'...

Conte         Come? pur partire quest'oggi?

Renato       Precisamente.

Conte         Per recarvi a Genova, imbarcarvi e andare a com­battere i pirati Algerini? Eh, allora la cosa è diffe­rente. Qui si tratta della gloria, ed io non voglio avere il rimorso di togliervela.

Elena         (Oh! era da prevedersi!)

Conte         Dovevate dirmelo subito, che avrei posto sossopra tutta la Corte, a costo di rovesciare le tasche del Duca.

Elena         (Sono rovinata).

Conte         I mille zecchini che io dovevo a vostro padre....

Renato       No, no, sono solo cinquecento.

Conte         Venite meco che gli avrete.

Elena         Ma, signor conte, il Duca...

Conte         M'abbia per iscusato, ma per ora non posso. Un af­fare d'onore mi trattiene ed il motivo è troppo sacro perché egli non mi perdoni. Io fermarvi sul cammino della gloria? Non sarà mai vero. Io strappare dalla vostra fronte gli allori Africani? Iddio mi confonda se appena avessi da pensarlo. Venite, venite, signore.

Renato       Ma se...

Conte         Cogliete questo buon momento che segnerò a ca­ratteri d'oro nei fasti della mia storia. Voi sarete il primo e l'ultimo mio creditore che avrò pagato alla prima richiesta del suo avere. Non date luogo a pen­timento, a riflessioni; venite a riscuotere il vostro de­naro. (via con Renato)

Elena         Ma posso essere più sfortunata? tutto é perduto! Chi poteva mai supporre che il conte volesse dero­gare dalla sua abitudine e pagare un debito?... Non ha mai fatto altrettanto... Ma ingenua che sono, ora comprendo tutto... Quello stesso motivo che spinge me a far sì che Renato rimanga in Ferrara, spingerà il conte a far sì che egli parta, onde togliersi di mezzo un pretendente alla mia mano... Oh, se potersi farla tenere anche al mio galante tutore!... se Renato a qua­lunque costo fosse costretto a rimanere!... (pensa) Non vi sarebbe che un mezzo... e azzardoso... ma pure non me ne rimane altro... La notte é vicina... questi alberi ne accusano l'oscurità... A me. (trae un libretto di me­morie, ne strappa un foglio e scrive) Quando questa sera avrà ricevuto uno di quegli oltraggi che non si per­donano così facilmente, egli prima di partire vorrà vendicarsi, conoscere il suo aggressore, e sarà forzato a rimanere. (legge ciò che ha scritto) « Signore, se siete un uomo d'onore, questa sera alle otto precise venite nel parco vicino alla statua di Flora; una persona vi aspetterà per chiedervi una spiegazione. Fido nell'onor vostro. » Benissimo. (piega il biglietto).

SCENA SETTIMA

Detta e Carlotta che entra dal fondo e vedendo Elena si ferma

Elena         (scrivendo l'indirizzo) Al signor Renato di...

Carlotta     (avanzandosi)  E a chi dovrò recare questo biglietto?

Elena         Come, tu eri qui?

Carlotta     Vi ho veduta in distanza scrivere un biglietto, e pensando che avreste dovuto mandarlo al suo destino... essendo io il postino del palazzo,  mi sonopresentata subito onde risparmiarvi la strada.

Elena         Sei arrivata molto a proposito. — Sai   dov'è la sala delle guardie?

Carlotta     Se lo so! queste non sono domande da farsi: in quella sala vi sono i più bei giovani della Corte...

Elena         Porta dunque questo biglietto al giovane Renato.

SCENA OTTAVA

Conte e dette

Conte         (Oh, adesso sono sicuro che partirà... Elena!)

Carlotta     Vado dunque subito e gli dirò che voi stessa...

Elena         No, no, per carità; egli non deve sapere che il bi­glietto venga da me.

Conte         (Un biglietto!... Diretto a chi?)

Elena         Consegnalo a un suo soldato.

Carlotta     Lo darò a mio cugino.

Elena         Bene! e raccomandagli il segreto... Cielo, il conte!

Conte         (Ah! ah! delle intelligenze col postino!)

Carlotta     (Anche questa volta converrà che mi rassegni a riceverne due). Animo, via, signore; spicciatevi.

Conte         Va' via.

Carlotta     (Oh, questa è curiosa! non mi dice nulla e non mi abbraccia. Ah, forse perché c'è un testimonio... Vuol dire che aggiusterà la partita un'altra volta.) (via)

Elena         (p. p.) Signor conte, permettete...

Conte         Perdonate... ma mi sembrò che Carlotta nascon­desse nel seno un bigliettino.

Elena         (Cautela!) Quanto siete sospettoso!.. Infatti mi leg­geva un biglietto diretto a un soldato suo amante.

Conte         E voi siete così buona da ascoltare le sciocchezze di quella ragazza?

Elena         Così per distrazione, per divertimento... nello stesso modo che voi vi divertite sì spesso ad  abbracciarla.

Conte         Già, già. (Non mi fido di nulla!) Io era venuto per proporvi un trattenimento per questa sera. Il gran ciambellano dà un ballo.

Elena         Questa sera?... Non mi è possibile!... sono di ser­vizio.

Conte         Oggiè lunedì e non tocca a voi.

Elena         Verissimo. Ma la damigella mia compagna si è am­malata e mi ha pregata..

Conte         Io chiederò il congedo per voi.

Elena         Avrete un rifiuto, ve lo assicuro. Certamente che un ballo è una cosa assai seducente... ma il servizio della Duchessa prima di tutto. Me lo avete detto tante volte ed io voglio seguire in tutto i saggi consigli del si­gnor conte. (si inchina e parte)

Conte         Non si può negare ch'ella non sia una misera sco­lara... Non credo una sillaba di ciò che ha detto.... Diavolo, diavolo! e non poter indovinare... Se Renato non fosse già partito, quasi quasi sospetterei... Ma no! — appena mi ha lasciato, andò nella sala delle guardie per salutare i suoi compagni, quindi salì a cavallo, e ora si trova sulla strada di Genova... Buon viaggio, buon viaggio, signor Renato.

SCENA NONA

Renato e detto

Renato       Grazie, signor conte, del ripetuto augurio.

Conte         (Ancora qui!.. l'affare s'imbroglia!)

Renato       (Chi mi ha scritto questo biglietto non può essere lui certamente).

Conte         Io vi credevo già lontano.

Renato       Infatti, ma dopo aver salutato i miei camerati, stavo per montare a cavallo allorché un soldato mi recò ..

Conte         (Il biglietto, ne sono sicuro.)

Renato       Mi recò... una notizia... per la quale bisogna che rimanga forse qui tutta lasera... Differirò a questa notte la partenza.

Conte         Ciò vuol dire che è una notizia di gran rilievo... affare importante?

Renato       Oh, sì, importantissimo... Perdonate, signor conte.

(passeggia in fondo)

Conte         (Oh, certamente essa gli ha dato un appuntamento.)

Renato       (Chi mai può essere colui che mi scrive?)

Conte         (Ed in faccia mia, con tanta imprudenza! Ma questo è un volermi cimentare! Tanto meglio! Ecco l'occasione che cercavo per poter adoperare la  spada contro questo impertinente. In faccia mia un appuntamento!Ed io per la prima volta dovrò fare la figura del testi­monio e non del personaggio principale! Eh, mio caro ufficialetto, tu abbisogni di una lezione; orbene, m'in­caricherò io di dartela.)

SCENA DECIMA

Carlotta e detti

Carlotta     Signora, signora.

Conte         Fermati. Sei giunta a proposito.

Carlotta     (Oh, non l'avevo veduto: scommetto che siamo al rendiconto!)

Conte         Dimmi: conosci la sala delle guardie?

Carlotta     Ma che domanda mi fate?

Conte         È vero, non mi ricordavo: tu sai tutto e conosci tutti.

Carlotta     Precisamente così.

Conte         Per conseguenza conosci anche il capitano Borelli?

Carlotta     Sicuramente; quell'uomo grande, brutto, con quei baffi rossi lunghi lunghi?

Conte         Lui, lui. Or bene, tu lo cercherai e gli dirai che io questa sera facilmente dovrò dare uno schiaffo ad una persona...

Carlotta     Voi?

Conte         E che domani mattina indispensabilmente venga a casa mia. (Il capitano Borelli sarà il testimonio al duello coll'ufficiale).

Carlotta     Ma che c'entra lo schiaffo?

Conte         Ma sì; va dunque e riferisci quanto ti ho detto.

Carlotta     Vado, vado.. (E non mi abbraccia? e sì che ades­so siamo all'oscuro, senza testimoni, e potrebbe pareg­giare i conti).

Conte         Insomma, non te ne vai? (via per poco).

Carlotta     Vado, vado... (È finita!... non mi abbraccia più!... Scommetto che è ammalato! Oh, povero giovine! Lo faceva con tanta grazia!... Che peccato!... (via)

Renato       (passeggiando e ripetendo le parole del biglietto) « Se siete un uomo d'onore!...»Ma io non conosco quei carat­teri!... E chi sarà mai?.. Io non so d'avere nemici... La statua è questa... Aspetterò.

SCENA UNDICESIMA.

Elena, poi  il Duca e detto

Elena         Ah, qualcuno mi seguiva!... Potessi perdere le sue tracce. (corre tatto il pergolato).

Duca         (seguendo Elena) Ho veduto qualche cosa di bianco... Era una donna... una silfide che appena toccava terra. (guardando) È scomparsa... ma la troverò... Oh, troverò la mia bella Vallière... ealla fine mi accadrà qualche avventura alla Luigi XIV!.. Certamente è entrata sotto quel pergolato e mi attende. — Andiamo... Oh! come il cuore mi balza! (entra nel pergolato).

Elena         (mentre entra il Duca esce per di dietro) Non mi ha seguito nessuno... e Renato dovrebbe attendere certa­mente. (si avvicina alla statua).

Renato       Le otto dovrebbero essere suonate.

SCENA DODICESIMA

Conte e detti

Conte         Se non m'inganno, qualcuno è entrato sotto quel pergolato. Che sia lei? Un rumore là dentro!... Ah! sarà l'ufficialetto... che attende... Attenderò io pure!...

Elena         (scorge Renato) (È lui, coraggio!).

Duca         (uscendo dal pergolato) Non c'è nessuno... e sì che mi pareva di aver veduto... Eppure deve accadermi qualche cosa!

Conte         (scorgendo il Duca) L'ho detto che l'ufficialetto è là.

Elena         (sporgendo la testa da dietro la statua)   Eh, eh, eh!

Renato       Siete dunque voi che...

Elena         Sì. (gli dà uno schiaffo e fugge).

Renato       Ah, miserabile! (la insegue).

Elena         (fuggendo verso il pergolato s'incontra col Duca) Oh cielo!

Duca         (abbracciandola con gioia) Vi ho colta, mia vezzosa Luisa.

Elena         (svincolandosi) Lasciatemi.

Conte         (dà uno schiaffo al Duca) Insolente!

Duca         (lascia Elena) Ah! Infame!

Elena         (fugge) Sono salva!

Conte         (fuggendo) Misericordia! il Duca! (tutti vanno via)

Duca         (ch'è rimasto solo) Nessuno!... Uno schiaffo a me! a me! Chi sa se a Luigi XIV é mai accaduto altrettanto! (via)

FINE DELL'ATTO PRIMO


ATTO SECONDO

Ricca sala con porta in fondo e due laterali: tavolino, recapito, ecc.

SCENA PRIMA

Renato, Paggio, indi Elena

Paggio       (gl'impedisce di entrare) Non è possibile, vi dico: non si può.

Renato       Ed io voglio entrare, vi dico; bisogna che parli al Duca.

Elena         Renato! (al paggio) Lasciatelo entrare.

Paggio       Ma...

Elena         Sono garante io.

Paggio       Entrate pure. (via).

Elena         Ebbene, avete scoperto?

Renato       Nulla, sempre nulla. Sono stato in tutte le sale del palazzo... in tutti i viali del parco... correndo come paz­zo, come insensato, chiedendo ad ognuno che incon­travo, interrogando tutti, osservando tutte le fisiono­mie, onde poter scorgere uno sguardo, un sorriso schernitore, e quando ero al punto di dire: siete voi signore, siete voi?... mi vedevo dinanzi dei visi arcigni, mentre il mio cuore ardeva e il mio capo era in fiamme.

Elena         (Povero giovine!) Renato, calmatevi. Me l'avete promesso questa mattina.

Renato       È vero, sì, questa mattina, quando ho dovuto dirvi perché non sono partito. — Questa mattina io avevo la speranza di poter facilmente scoprire colui che mi ha offeso. Ma ora che non sono ancora riescito a tro­varlo, credete che possa calmarmi, e divorare in me stesso l'oltraggio ricevuto senza vendicarmi?

Elena         (Dio! quanto soffro!).

Renato       Ma lo scoprirò questo vile... sì, lo scoprirò!

Elena         Oh sì. bisogna scoprirlo ancorché doveste impiegarvi due, tre giorni... un mese, a costo anche di dover la­sciar partire la flotta... (Il cielo lo voglia...) Insultare in tal modo un ufficiale, senza dire il perché.... senza farsi conoscere?... È orribile!...

Renato       Egli dovrà battersi ed io l'ucciderò.

Elena         Oh, ucciderlo poi... (rimettendosi) cioè, sì, dovete uc­ciderlo infallantemente. (Fortunatamente le donne non sono obbligate a maneggiare la spada). Ma però guar­date di non ingannarvi.

Renato       Non temete. Io mi butterò ai piedi del Duca e lo pregherò di dar ordine al suo capo di giustizia, onde mi aiuti nelle mie ricerche.

Elena         Questa mattina il Duca non vuol dare ascolto a nes­suno... Ha avuto una lunga conferenza colla Duchessa madre... Poco fa mandò a chiamare il conte di Gandolle... e stupisco come non sia ancora giunto. — E poi ha ordinato di non lasciar entrare altra persona.

Renato       Oh! come dovrò fare allora?

Elena         Tornate più tardi e farò in maniera che v'incon­triate col Duca; desidero che gli parliate... E poi chi sa che io stessa non possa esservi utile. — Vi aiute­rò, vi porrò sulle tracce del colpevole...

Renato       Voi, Elena? (resta pensoso).

Elena         E perché no?...

Renato       Ora mi sovvengo: ieri il gran ciambellano sem­brava di malumore con me.. Pareva che volesse in-sultarmi... Ora corro da lui.

Elena         Badate a quel che fate.

Renato       Sì, dev'esser lui certamente! Oh, il gran ciambel­lano l'avrà da fare con me... Addio, Elena, addio. (esce in fretta dal mezzo)

Elena         Oh! questa è curiosa! Egli corre dal gran ciambel­lano; ma da questo lato non c'è nulla da temere. Il ciambellano è un uomo troppo prudente e pacifico. Sì, mio bel signorino, io sola vi aiuterò nelle vostre ricerche, io soia dirò il nomedel vostro offensore, ma ve lo dirò quando il segretario della marina mi avrà avvisata che la flotta ò partita. — Allora conoscerete il vostro nemico, e vedremo quale vendetta eserciterete su di lui. Per me già sono pronta a dargli qualunque soddisfazione. Ma... ora che ci penso... chi sarà quell'uomo che mi ha presa fra le braccia,  quell'altro che si è slanciato sopra di lui?...

SCENA SECONDA

Conte e detta

Conte         (con faccia pallida  e sconcertata)   Siete voi, Elena?

Elena         Domanderò piuttosto a voi se siete il conte di Gandolle?

Conte         (astratto) Sì, sono io. (Non capisco più nulla: non riconosco più me stesso!).

Elena         (Che fisionomia abbattuta). Il Duca vi ha fatto chia­mare due volte.

Conte         Oh, lo so. Potreste immaginare che cosa voglia da me?

Elena         Veramente, no; solo mi parve di scorgere nel suo volto una tristezza, una malinconia...

Conte         Sarà stato molto rosso, non è vero?... (Almeno da una parte!)

Elena         No: era pallido, anzi pallidissimo come voi.

Conte         Ma che! Sono pallido io?

Elena         Sì... Che avete?

Conte         Oh, oh... sto male... e l'aria di questa città non mi conferisce per nulla.

Elena         Ma come? Se dicevate che era un clima salutare?

Conte         È impossibile che io abbia detto questo! Oh Dio! clima salutare... io soffoco!

Elena         Diceste che queste notti erano... deliziose...

Conte         Notti deliziose! deliziose! deliziose! notti orribili, tremende; un'oscurità tanto profonda da non ricono­scersi a due passi di distanza... da sbagliare da un Duca ad un basso ufficiale, dall'amante alla moglie! E queste sono notti deliziose? notti fuori moda! notti impolitiche! notti da abolirsi per sempre!

Elena         Eh, fatelo, se siete capace, e ne otterrete un bel premio.

Conte         Sentite, Elena. noi partiremo al più presto possibile. Andate intanto dalla vecchia Duchessa, e cercate di scoprire da che abbia origine la tristezza del figlio.

Elena         Ma perché?

Conte         Andate, andate, vi racconterò  poi tutto.

Elena         Vado, vado. (Andrò a vedere se vi èqualche notizia dal segretario della marina). (via).

Conte         Io sono stato a due battaglie, ho avuto sei duelli, sono stato sorpreso da dieci mariti e non ho provato un turbamento simile. E tutto perché? per un semplice sbaglio di faccia. E' incredibile; il minimo rumore mi spaventa, ho paura... sì, ho paura. — Io, Gandolle, spavento della Corte di Francia, solamente per avere dato.. per aver detto insolente... Il Duca può aver intesa questa parola... può avere riconosciuta la mia voce... e se l'ha riconosciuta... io lo so che è ca­pace di tutto... Ieri mi disse che per una semplice indi­screzione m'avrebbe fatto tagliare la testa!... Che cosa farà per... Basta, se non fa niente lo adulerò ancor di più, e... Oh! Eccolo! (s'inchina sino a terra) Maestà.

SCENA TERZA

Il Duca e detto

Duca         (con aria inquieta). L'avventura fu forte... sonante... (guarda il conte).

Conte         (Comemi guarda; certo sarò diventato rosso!)

Duca         Conte, vi aspettavo.

Conte         (Mi dà del voi? Ah! certo sarò divenuto pallido!)

Duca         Ho voluto vedervi per parlarvi di un affare che mi riguarda, e che deve rimanere sepolto fra noi due...

Conte         Fra noi due?

Duca         E la Duchessa madre.

Conte         Dunque fra noi tre.

Duca         Ascoltate. (guarda attorno)

Conte         No, no, non vi è nessuno.

Duca         (con mistero) Ieri a notte...

Conte         (Ah, ci siamo!)

Duca         Io sono uscito dalla porticina segreta...

Conte         Quella di Ercole I.

Duca         Sì, da quella.... e sono sceso nel parco, poiché mi stava in pensiero che dovesse accadermi qualche forte avventura.

Conte         Eh!.. i presentimenti alle volte...

Duca         Già... e infatti non mi ingannai. —   Nel   punto in cui passavo vicino al pergolato, ove c'incontrammo ieri, un uomo si accostò alla nostra persona.

Conte         (tremante) E il suo nome?

Duca         Aspettate. — Ebbe l'audacia di prendermi per un braccio e di alzare una mano.

Conte         Oh!

Duca         Ma quel che è peggio, la lasciò cadere...

Conte         Sul braccio?

Duca         (con orrore) No, sul nostro viso ducale.

Conte         (con ansia e timore)  E poi?

Duca         Fuggì senza che l'avessi potuto riconoscere.

Conte         (rincuorandosi) Ah, iniquo! Ah, infame!

Duca         Ma lo conoscerò... Egli dovrà tradirsi quando lo guarderò, come guardo voi in questo momento.

Conte         (Che diavolo gli salta in capo! adesso diverrò pallido!)

Duca         Che avete?

Conte         Nulla, ma lo sguardo della Maestà Vostra è sì pos­sente...

Duca         Promettetemi di serbare il silenzio su quanto vi ho detto.

Conte         Lo giuro. Questo segreto non potrà essere più reli­giosamente custodito.

Duca         (con bontà) Bene, bene, mio amico, mio vero amico. (gli prende la mano)

Conte         (Non sospetta di nulla).

Duca         Orati dirò perché ti ho fatto chiamare. (si appog­gia alla sua spalla)

Conte         (guardandogli la guancia) (Ah! é cancellato! non se ne scorgono neppure le tracce.)

Duca         Dimmi, ma parlami sinceramente: se un insolente, e un audace avesse osato di alzare la mano su Luigi XIV, che io ho preso per modello, dimmi, in tale cir­costanza che cosa farebbe il gran Re?

Conte         Ma...

Duca         Cioè, che avrebbe fatto, mentre io non so se... In­somma non esitare... Se quell'eroe avesse ricevuto un... diciamolo senza abbellimento, avesse ricevuto uno schiaffo...

Conte         Eh!... prima di tutto, l'avrebbe preso.

Duca         (subito) Ed ecco precisamente quello che feci io. Ma dopo quale sarebbe stato il terribile castigo?

Conte         Ma....

Duca         Ebbene?

Conte         Ecco qui. Il gran Re aveva... dei pensieri magna­nimi.. il gran Re era grandissimo.

Duca         (alzandosi) Anch'io lo sono; ma il castigo?

Conte         Ebbene, io sono persuaso che egli, cedendo a quei pensieri magnanimi, cavallereschi, che erano tutti suoi, avrebbe detto tra sé: Iddio, prima di crearmi Re, mi ha fatto gentiluomo; la mia mano sa tenere lo scettro ma sa stringere anche una spada... e allora senza con­sultare alcuno...

Duca         Bene, anch'io senza consultare alcuno avevo de­ciso di far decapitare quell'audace.

Conte         Che?...

Duca         Ma la Duchessa vi si oppose!

Conte         Anch'io, anch'io sono del parere della  Duchessa.

Duca         Ebbene... allora secondo l'idea della Duchessa, lo faremo semplicemente appiccare.

Conte         Così, semplicemente?

Duca         Ma non sei del parere della Duchessa?

Conte         Perdono, mio principe, ma non c'intendiamo, spe­cialmente parlando di Luigi XIV. Io dicevo ch'egli avrebbe voluto una riparazione da gentiluomo colla spada alla mano.

Duca         (fiero) E chi vi dice, o signore, che questa non sia la nostra intenzione?                                   

Conte         Va benissimo, un duello.

Duca         Ma il reo dev'essere prima purgato del suo delitto, e poi si batterà meco.

Conte         Perdonatami, principe, ma io mi batterei prima, dopo lo purgherei.

Duca         Ah, è verissimo... Prima l'onore.

Conte         E dopo le par... cioè la pena.

Duca         Sì, il vostro è un bellissimo pensiero... ma che vo­lete? tutti hanno la loro maniera di pensare.

Conte         Io pure ho la mia.

Duca         La Duchessa madre ha la sua.

Conte         E voi, Altezza?

Duca         Oh, ce l'ho, ce l'ho anch'io.                         

Conte         Sono persuasissimo.

Duca         Ora voglio dare gli ordini opportuni per le ricerche.

Conte         Ah! per ricercare quel disgraziato?

Duca         Che! tu lo compiangeresti?

Conte         Io compiangerlo?... ma se l'odio, lo detesto, e anzi vi chieggo una grazia.

Duca         Parla.

Conte         Da quella finestra, al fianco dell'Altezza Vostra, de­sidero assistere al supplizio di quello sciagurato; al­lora sarò contento.

Duca         Sarai esaudito. — Oh! quale felice idea è stata la tua di venire a Ferrara.

Conte         Quello che dicevo ancor io... (Vado a prendere il mio passaporto). Principe... (per partire)

Duca         A proposito, mandami il capo della polizia.

Conte         Il capo della polizia?|

Duca         Sì; voglio ordinargli di non rilasciare alcun passa­porto, nel dubbio...

Conte         (sconcertato) Ah!

Duca         Che hai?

Conte         Nulla; ammiro la vostra perspicacia.

Duca         Eh! che ne dici? Non sarà questo un bel colpo?

Conte         Bellissimo. Altezza.

Duca         Va, va pure.

Cont.         (Senza passaporto, sono rovinato.) Altezza. (via).

Duca         La Duchessa madre ha ben ponderato; il reo deve purgarsi del suo delitto: lo da detto anche il conte, ed io farò... come avrebbe fatto...

SCENA QUARTA

Renato e detto

Renato       (Elena mi ha detto che egli è solo!)

Duca         Chi è? che cosa volete? Avevo dato ordine che non entrasse nessuno.

Renato       È vero; ma l'affare che mi conduce è sì grave...

Duca         Non ho tempo... sono occupato...

Renato       Pure quando saprete...

Duca         Non ho tempo, non voglio saper nulla.

Renato       Si tratta d'onore, e quando saprete che ieri notte nel parco...

Duca         (spalancando gli occhi) Che?

Renato       Il più indegno oltraggio è stato commesso da un vile contro...

Duca         (spalancando gli occhi) Che dite?

Renato       E che questo vile è fuggito dopo di avere...

Duca         Silenzio, imprudente!...  Dite dunque che ieri...

Renato       Sì, ieri nel parco...

Duca         Vi ero anch'io.

Renato       Alle otto?

Duca         Alle otto.

Renato       Vicino alla statua di Flora?

Duca         Vicino alla statua di... (Ma questa è la mia storia?) E chi vi  ha detto?..

Renato       Ma non capite al mio turbamento, alla mia emo­zione che sono io...

Duca         (sbalordito si allontana) Voi?

Renato       Ed ho giurato... (avanzandosi).

Duca         Allontanatevi... (Lui!) Che cosa avete giurato?

Renato       Di ucciderlo.

Duca         Non vi accostate. (forte) Olà! qualcuno!... Che siano chiuse tutte le porte, che...

SCENA QUINTA

Conte e detti

Duca         Ah, conte, venite, venite.

Conte         Altezza, il capo della polizia è di là che vi attende.

Duca         Conte, arrestate quell'uomo.                  

Conte         Arrestarlo?

Renato       Arrestar me?

Duca         Obbedite.   (piano al conte)   È lui, è lui quello che cercavo.

Conte         Come, è lui che vi ha  dato?...  (da sé) Che razza d'imbroglio!

Renato       Arrestarmi? e perché?

Duca         Nessuna spiegazione.

Conte         (ripetendo) Nessuna spiegazione!  (Non capisco, ma mi torna conto). Seguitemi.

Renato       Ma che cosa ho fatto?

Duca         (fremente) Che cosa avete fatto?

Conte         (idem) Che cosa avete fatto?

Duca         Non mi diceste poc'anzi?...

Conte         Principe, non vi alterate. (a Renato) Venite.

Renato       Un momento: Sua Altezza m'interroga.

Duca         Un momento... Noil'interroghiamo. Non mi avete detto che ieri vicino alla statua di Flora?...

Renato       Altezza, sì.

Conte         (Ma che cosa dice?).

Renato       Un uomo si è accostato a me.

Duca         Cioè, voi vi diete accostato a lui... a gli avete dato...

Renato       E mi ha dato uno schiaffo.

Duca

Ah!

Conte

Duca         Ma se sono stato io che l'ho ricevuto!

Conte         (Ma se sono stato io che l'ho dato!).

Renato       Voi, voi. Altezza, riceveste?...

Duca         (imperioso) Silenzio!.. E allora che cosa volevate? che cosa chiedevate?

Renato       La vostra protezione onde io possa rinvenir colui che mi ha insultato.

Duca         (Ma dunque ce n'erano due che...).

Conte         (Ma dunque ce n'arano due che...).

Renato       Altezza, vi supplico..

Duca         Signore, quest'affare non mi riguarda: ora sono occupato. (al conte, piano) Ma se non fu lui, sarà stato un altro?

Conte         Eh, già!..  (da sé) Pur troppo!

Duca         Ed io a qualunque costo voglio quest'uomo. Il capo della polizia devo trovarmene uno.. Egli è là, non è vero?... Tu pure cerca d'indagare e sarai contento di me. (via dal mezzo).

Conte         Ma come, mio caro?... Voi pure come il Duca avete ricevuto uno... Pare che ne siano piovuti da tutte le parti. Che l'aggressore di Sua Altezza sia fuggito non vi è nulla di sorprendente... ma il vostro...

Renato       Per Sua Altezza la cosa è differente;... egli ha il potere nelle mani e può punire... ma io... io... Se ho un nemico, perché non si dà a conoscere?

Conte         Oh, per Bacco!.. Cercatelo.

Renato       Ah! (si getta su di una sedia).

Conte         (Il Duca non mi ha riconosciuto, non ha alcun so­spetto... nessuno mi ha veduto... non vi sono prove... non vi sono indizi;...  benissimo... sono salvo!).

SCENA SESTA

Carlotta e detti

Carlotta     Oh, signor conte; è da ieri sera che vi cerco.

Conte         Cercate me?

Carlotta     Sì, per quella commissione.

Conte         Quale commissione?

Carlotta     Al capitano Borelli.

Conte         (spaventato) Oh  cielo! e gli hai  detto?...

Carlotta     Non gli ho detto nulla, perché non l'ho trovato; era partito.

Conte         Davvero?... Oh, cara Carlotta! (l'abbraccia).

Carlotta     (Oh bella! è guarito ad un tratto! Ma sono sempre creditrice di due).

Conte         Sei un angelo, ragazza.

Carlotta     Sappiate però che se non ho trovato il capitano Borelli, ho trovato il modo di fargli saper quanto mi avevate incaricata di dirgli.

Conte         (spaventato) Come?

Carlotta     Sono andata a casa sua... egli non c'era, ma ho bensì trovato sua moglie, suo fratello e suo zio.

Conte         (c. s.) Lo zio del capitano, il capo della polizia?

Carlotta     Sicuramente. E gli no detto che lo volevate per te­stimonio...

Conte         Testimonio?...

Carlotta     E che ieri sera alle otto volevate dare uno schiaffo...

Renato       (alzandosi) Uno schiaffo?                    

Conte         (Sono rovinato! Il capo della polizia ora sa tutto! Ed io stesso l'ho cercato... ed e là col Duca!)

Carlotta     Oh cielo!  Signor conte, cos'avete che siete così pallido?

Carlotta     (Oh, sono pallido!...) Eh, lo  so io, lo so io che cosa ho!

Renato       (avanzandosi) Signor conte.

Conte         Che volete?

Renato       Voi faceste dire al capitano che ieri sera alle otto...

Conte         Ma che cosa v'importa? (Ci mancava quest'altro adesso.)

Renato       (a Carlotta) Vattene.

Carlotta     Ma io vorrei sapere...

Conte         Vattene, demonietto.

Carlotta     (Oh, ritorna ad ammalarsi! Povero giovine!)

Conte         Insomma, va’ via.

Carlotta     (partendo) Io non dò un dito di quest'ufficialetto per tutto il signor conte).

Renato       (alterato) Dunque siete stato voi?

Conte         Cosa?

Renato       Siete stato voi che questa notte nel parco mi avete dato... uno schiaffo?

Conte         Ma niente affatto.

Renato       Io ne sono sicuro.

Conte         Ma voi credete?... (pensando, poi fra sé) Per bacco! adesso sanno che io ne ho dato uno... se prendessi il suo per conto mio?... Non sarei più responsabile di quello del Duca.

Renato       Rispondete.

Conte         (D'altra parte era destinato a lui; ho solamente sbagliato l'indirizzo).

Renato       (fremendo) Or bene, signore!

Conte         Sì, sono stato io.

Renato       Ah, finalmente!...  Il vostro insulto esige una ripa­razione.

Conte         Non ricuso. (Così sono salvo.)

Renato       Ma perché nascondervi per tanto tempo?

Conte         Perché?... perché mi piaceva tormentarvi... perché sono vostro rivale... Ieri, quando scopersi che eravate amato, non ho ascoltato che la collera e la gelosia, e se non mi sono fatto conoscere prima é perché attendevo ancora un testimonio; m'avete inteso?

Renato       Ma io non soffro alcun ritardo... Andiamo.

Conte         Andiamo pure. (Non mi difendo, mi lascio ferire, e l'affare é fatto) Andiamo.

SCENA SETTIMA

Elena e detti

Elena         Oh cielo, dove andate?

Conte         A batterci.

Renato       Sì, madamigella; è lui quello...

Conte         Sì, son io; andiamo.

Elena         Trattenetevi.

Renato       Ma come? Voi stessa non mi diceste di vendicarmi?

Elena         Ma vi dissi ancora... badate di non ingannarvi.

Renato       Se il signor conte lo confessa.

Elena         (sorpresa) Egli confessa?

Conte         Sì, sì, ho confessato, ed ora non ci rimane che di batterci. — Andiamo.

Elena         Attendete. Giacché siete voi che lo avete  insultato, bramerei che mi diceste cosa gli avete scritto.

Conte         Ma nulla, nulla.

Renato       Come? e quell'appuntamento che mi chiedeste?

Conte         (rimettendosi) Oh! l'appuntamento! Certo che per ritrovarsi assieme bisogna dare un appuntamento... par darlo bisogna stabilirlo. Ma ora andiamo.

Elena         Scusate... ma in quali termini era concepito il vo­stro biglietto?

Conte         Oh cielo! Si sa bene; una provocazione non sarà già un invito al ballo... Era concepito nei termini consueti.

Renato       In fine?...

Elena         Il biglietto a Renato era concepito così: « Signore, se siete un uomo d'onore, questa sera alle otto venite nel parco, presso la statua di Flora. »

Renato       (sorpreso) Ma come? queste sono le precise parole.

Elena         (gli dà una carta) Ora leggete.

Renato       (legge) «Questa mattina la flotta è partita... » Oh cielo!

Elena         Sì, signore, la flotta èpartita. — Il conte mentisce, ma il vostro nemico esiste e può farsi conoscere. (con importanza) Signore, ponetevi in guardia; io sono pronta a darvi qualunque soddisfazione.

Renato       Voi?

Conte         Lei? (Testa mia, torni in pericolo.)

Renato       Voi? Ah, se sapeste quanto ho sofferto! Signor conte, è lei, è lei!

Conte         Eh, ho capito, ho capito!

Renato       Ma dunque siete stato voi che avete dato lo schiaffo al Duca?

Elena         (forte) Uno schiaffo al Duca?

Conte         Silenzio, disgraziati!

Renato       Ora comprendo; volevate avere un duello con me onde non si sospettasse... ed era il Duca...

Conte         (forte) Ma che Duca! Non è vero. — Se lo fosse ardirei di stare al fianco di questo buon Duca, di que­sto modello di generosità e di grandezza?...

SCENA OTTAVA

Paggioe detti

Paggio       Signor conte,. Sua Altezza vi ordina di attenderlo in questa sala. (via)

Conte

Elena         Il Duca!

Renato

Conte         Vuol parlarmi... Ha veduto il capo della polizia, al quale Carlotta ha raccontato... Sa tutto... Sono perduto!                         

Renato       Che pensate di fare?

Conte         Non so ancora... (passeggiando) Uno schiaffo di una donna non è mai un'offesa, ancorché dato da una brutta vecchia; da una bella giovane poi è un favore; ma io non sono una donna, e... (colto da un'ispirazione) Oh, un'idea!

Elena         Ebbene?

Renato       Cosa dite?

Conte         Bravo, bravo Gandolle!tu sei sempre un grand'uomo!

Renato       Ma dunque, che direte al Gran Duca?

Conte         Che cosa gli dirò? che io cercavo di voi.. che vi ho provocato e che ci siamo sfidati.

Renato       Ma se non è vero.

Conte         Ci siamo sfidati, vi dico, e ci siamo battuti (si fa­scia una mano col fazzoletto)

Elena         Ma se il duello...

Conte         Ilduello fatto o da farsi non conta.

Renato       Ma come?

Conte         Ci siamo battuti e mi avete ferito.

Renato       Ma io...

Conte         Mi pare che vi faccia fare buona figura.

Elena         Ma Renato...

Renato       Questa è una menzogna, ed io...

Conte         Ecco il Duca; andate, andate.

Renato       Ma il motivo...

Conte         Entrate dunque. (lo spinge dentro) E voi, per di là... Ah! non siamo più a tempo... Per carità, non una parola.

SCENA NONA

Il Duca e detti

Duca         (con aria severa e senza veder Elena) Eccolo!

Conte         (Che fisionomia! sa tutto!)

Elena         (Che mai succederà?)

Duca         Debbo credere a ciò che mi hanno detto? Ieri sera voi volevate dare uno...

Conte         Verissimo, Altezza: io volevo insultare un uomo che... e ringrazio Vostr'Altezza dell'interesse che prende in questo affare.

Duca         (sorpreso) Come?

Conte         Io sono stato l'aggressore... però avevo tutti i torti... (mostra la mano) e sono stato punito.

Duca         Una ferita?

Conte         Rassicuratevi, non è mortale... Soffro, soffro assai... ma lo merito.

Duca         Io non vi comprendo... Ma se vi lasciai con Renato...

Conte         Al quale, in vostra presenza, non ebbi il coraggio di dire che io era il suo aggressore, l'uomo dello schiaffo.

Duca         Veramente?                       .

Conte         Rimasti soli ho confessato. — Egli mi ha trascinato fuori di questa sala, ci siamo battuti, e...

Duca         Come?... Dunque il suo schiaffo era il vostro?

Conte         Certamente!

Duca         Ed io credevo che fosse il mio.

Conte         Giusto cielo!

Duca         No, no, ho sbagliato.

Conte         Come, Altezza, avete potuto credere... avete so­spettato?...

Duca         No, volevo dire..

Conte         Ah, principe I dopo un simile sospetto io non posso più rimanere ne' vostri Stati.

Duca         Gandolle, amico mio.

Conte         Oh, giusto cielo!

Duca         Ma via, calmati, e mettiti per un istante al mio po­sto. Il capo della polizia mi ha detto che è vero, e mi ha promesso persino di provarmelo.

Conte         (Diavolo!)

Duca         Ed ora lo faccio chiamare, così in tua presenza...

Con           No, no, tarmatevi... (È meglio finirla). Io, più esperto del capo della polizia, ho scoperto il vero colpevole.

Elena         (Che mai vorrà dire?)

Duca         Il colpevole?

Conte         Sì.

Duca         Potrò finalmente vendicarmi!

Conte        Eh, credo di no.

Duca         Come? la mia vendetta?...

Conte         Dovrete rinunciarvi.

Duca         E tu osi credere?...

Conte         Che voi perdonerete.

Duca         (in collera) Ah! questo è troppo!

Conte         Degnatevi di ascoltarmi! (fa dei segni ad Elena)

Elena         (Che mai vorrà dire?)

Conte         Mio principe, sappiate che una sera Luigi XIV...

Elena         (Io non comprendo!)

Conte         Come vi dicevo, una sera il gran Re, accecato da una vana speranza di avventure notturne... avventure comuni a tatti i principi che lo assomigliano...

Duca         Ebbene?

Conte         Ebbene, una sera, in un parco, Luigi XIV strinse fra le sue braccia una damigella d'onore della regina madre.

Elena         (Ora comincio a capire).

Duca         E dopo, dopo?

Conte         La damigella che non aveva conosciuto il suo au­gusto sovrano... sorpresa... spaventata... volendo re­spingere quell'audace, alzò la mano e questa per caso cadde sul volto dell'eccelso monarca.

Duca         Possibile?

Elena         (Ho capito!)

Conte         Ieri sera nel vostro parco una giovane fu presa tra le braccia dell'Altezza Vostra.

Duca         È vero.

Conte         E anch'ella difendendosi...

Duca         (con gioia) Ah, basta, basta così. Dunque fu la mano di una donna?

Elena         (Ora tocca a me.)

Conte         Sì, Altezza, fu la mano di una povera giovane che questa mattina venne da me piangendo a confessarmi...

Duca         E tu le hai detto?...

Conte         (facendo segno a Elena) Le ho detto: andate a get­tarvi ai piedi di quel gran principe...

(Elena si accosta)

(Ha capito.) e chiedetegli grazia, grazia per...

Elena         (in ginocchio) Grazia, grazia per colei ch'è più infe­lice che colpevole.

Conte         (Brava!)

Duca         (volgendosi sorpreso) Elena?

Elena         Elena che implora il vostro perdono.

Conte         Altezza, Luigi XIV...

Duca         (che stava rialzando Elena, la lascia ricadere e si volge  con attenzione) Orbene, che fece Luigi XIV?

Conte         Il gran Re fece alzare la giovinetta.

Duca         (ad Elena) Alzatevi. E poi?

Conte         La guardò con bontà.

Duca         (guarda Elena con bontà) E poi?

Conte         Graziosamente le sorrise.

Duca         (esegue) E poi?

Conte         Poi con gentilezza le disse:   madamigella, voi mi dovete una riparazione.

Duca         Madamigella, voi mi dovete una riparazione. E poi?

Conte         La baciò in fronte.

Duca         (esegue) E poi?..

Conte         (Oh diamine!) E poi tutto fu dimenticato!

Elena         Ah, principe!

Duca         Alla fine son vendicato!

Conte         Ah, vero modello di Luigi XIV.

Elena         Ma voi siete più grande di quel gran Re!

Conte         (Quattro dita più piccolo per lo meno.)

Elena         Oh, magnanimo sovrano!

Conte         Vero Tito Vespasiano!

Duca         (commosso) Sì, sì, perdono ed oblio... (stringe la mano al conte)

Conte         (E stringe la mano che gli ha dato lo schiaffo!)

Duca         Oh, l'ho sentito!.. È lui che m'ispirava!

SCENA ULTIMA

Renato e detti

Elena         (Dio! Renato!)

Conte         Sua Altezza non vuol ricevere alcuno... Andate.

Duca         No, no, lasciatelo, signore. Avvicinatevi.

Conte         (Ah! è capace di scoprirgli tutto.) Allora mi allon­tanerò io.

Duca         No, no, rimani.

Conte         (ad Elena) Oh, dirà tutti..

Elena         (colta da un pensiero) (Fidatevi di me: troverò io un mezzo sicuro.)

Duca         Signor Renato... voi vi siete battuto col conte.

Renato       Ma in...

Elena         Come? ardireste forse negarlo al cospetto dell'au­gusto Duca? (Renato rimane confuso) Lo vedete, Altezza, egli non può mentire.

Conte         (Bene, per Bacco!)                                                 

Elena         Tanto più che il conte ha nobilmente riparato il suo fallo, lasciandogli la scelta delle armi e del terreno.

Conte         (Benissimo!)

Elena         E neppure si difese, lasciandosi ferire.

Duca         Tratto eroico!

Conte         (Ma brava la mia scolara!)

Elena.        La sua generosità giunse a segno tale, che stese la mano al signor Renato...

Duca         Com'io la stendo a lui per ammirazione.

Conte         Oh, Altezza!

Elena         E gli disse queste parole: Signor Renato, per so­lennizzare la nostra amicizia, Elena sarà vostra sposa.

Conte         (Oh diavolo!)

Duca         Davvero?

Renato       (Ora comprendo.)

Conte         Elena, permettete. Però io non ho...

Elena         Oh, sì, è vero, ci avete raccomandato il silenzio sul matrimonio, come sul duello; ma siccome il duello non è più un segreto, sembra che non debba esserlo più neppure il matrimonio.

Duca         Conte, tu sei un eroe!

Renato       Un uomo grande!

Elena         Il modello dei tutori!

Conte         (Ah, bricconi!.. m'hanno preso per il Duca!)

Duca         E non dici nulla, eh?... Te ne stai così modesto?

Conte         (ridendo a forza) Eh!... eh!... che!... che volete? la... la...

Renato       La soddisfazione!...

Elena         La gioia!...

Conte         Già....

Duca         Domani io stesso segnerò il contratto.

Conte         (È finita: me l'hanno fatta!)

Duca         Ma, a proposito... il gran Re s'intrometteva in tali matrimoni?

Elena         Era uno de' suoi maggiori diletti.

Duca         Davvero?

Elena         Talché se qualcuno volesse fare obbiezione...

Duca         Risponderò all'audace: così faceva  Luigi XIV.

FINE DELLA COMMEDIA