LA NOTTE DI ELIA tratto dal testo ‘LA NOTTE’ di Elia Weisel |
PERSONAGGI ELIA GIOVANE ELIA VECCHIO PADRE DI ELIA JULECK IL FLAUTISTA PADRE DI JULECK DEPORTATI ( 15) GUARDIE ( 2) |
Introduzione alla rappresentazione
Non è ancora il momento di esporvi la nostra rappresentazione, ma ci sentiamo in dovere di illustrarvela. Il palcoscenico rappresenta un campo di concentramento tedesco, dov’è ambientata la vicenda. Per la sceneggiatura ci siamo ispirati al libro intitolato “La Notte” di Elie Waisel, il quale trascorse un periodo della sua vita nel campo di concentramento con il padre. Su un lato è rappresentato un rifugio di detenuti, disegnato da noi alunni. Le specie di letti in cui dormivano erano a forma di cassiera, dove riposavano in cinque o sei persone, per scaldarsi. I detenuti che morivano venivano sepolti in fosse comuni. Questo metodo occupò troppo tempo per questo utilizzarono le ciminiere dove i corpi venivano bruciati. Un esempio di queste è presente al centro del palco scenico.
Su un altro lato è rappresentato il cancello d’entrata al campo sul quale c’era scritto: “ARBAIT MACHT FREI” che significa il lavoro rende liberi. Questa frase era l’eresia più grande del partito nazista, perché chi entrava aveva poche possibilità di salvezza. Il protagonista alla fine della vicenda riesce a salvarsi per miracolo, mentre il padre muore. Per un momento l’esperienza nel lager suscita in Elie un sentimento d egoismo, infatti, desidera che il padre muoia per lottare fino alla fine con tutte le sue forze. Nel periodo trascorso in questo luogo Elie incontra un musicista polacco, Juleck, un suo coetaneo. Questo però non riesce a sopravvivere e viene ucciso. Nella nostra rappresentazione ci sono due momenti di felicità dedicati all’incontro con Juleck da parte del protagonista e alla sopravvivenza e liberazione dal campo. Al termine Elie si sente in colpa per non essere riuscito a manifestare al padre il suo affetto.
VI AUGURIAMO BUONA VISIONE.
Ad apertura di sipario tutti i personaggi sono in scena con le spalle rivolte al pubblico e con le braccia alzate contro una tenda nera a sfondo del sipario.
Dietro le quinte si collocano due guardie ed il flautista Juleck.
A piedi del palcoscenico è collocato un tavolo al quale è seduto il narratore che, alla luce di una lampada, legge lo sfondo narrativo e i pensieri di Elia, il protagonista.
Ai piedi del palcoscenico un alunno suona le musiche di sottofondo con il pianoforte.
NARRATORE: Mi avevano diviso da mia madre ( i personaggi contro la tenda si girano tutti) , ero solo, solo con mio padre; sapevo che non l’avrei più rivista, né lei, né mia sorella.
Entrano in scena Elia e il padre.
La madre e la sorella, confuse fra i personaggi contro la tenda, si buttano a terra e gli altri si accovacciano.
ELIA: Padre, dove ci troviamo?
( Il padre di Elia si mette a piangere)
ELIA: Padre, non piangere, ti prego!
NARRATORE: Ero disperato; non sopportavo le lacrime di mio padre, odiavo con tutto il mio cuore quel momento. Improvvisamente un pesante silenzio calò su di noi.
( Entrano due guardie naziste)
GUARDIA 1: Vi divideremo in due gruppi!.
GUARDIA 2: Tu, e gli altri a sinistra!, i rimanenti a destra!
Il padre ed Elia stanno nel gruppo di sinistra
NARRATORE: Anche mio padre fu cacciato a sinistra. Piangevo dalla gioia: ero insieme a lui. Restammo parecchi minuti in attesa che ci dessero un ordine.
GUARDIA 1 : Credete di essere salvi solo per il fatto di essere stati messi a sinistra?
GUARDIA 2 : Sciocchi, siete diretti ai forni crematori!
NARRATORE: Il mio cuore si strinse, mio padre mi prese la mano. Era triste. Trattenevo le lacrime.
Un sudore freddo mi copriva la fronte. Ero accanto a mio padre.
ELIA: Papà, se è così non voglio più aspettare. Mi butterò sui reticolati elettrici: meglio questo che soffrire nel fuoco”.
NARRATORE: Mancavano solo pochi passi e poi sarei morto nella fossa. Nel cielo vedevo fumo che volteggiava; usciva dai grandi camini. Quel fumo mi ricordava quelle persone innocenti che una a una cadevano nel cimitero infuocato.
PADRE: Mancano solo alcuni passi e poi moriremo.
NARRATORE: Aveva ragione, stavo per morire. A un passo dall’inferno, ci bloccarono.
GUARDIA 1: Voi… raggiungete quella baracca laggiù. (Otto deportati raggiungono la baracca sul lato sinistro)
GUARDIE 1 e 2: Voi, vi attende solo la morte! ( Le guardie si rivolgono ad altri 6 deportati)
NARRATORE: Arrivati nella baraccaio e mio padre cominciammo a discutere su come sarebbe stata la nostra permanenza nel campo… ( Elia e il padre si portano al centro della scena - i vari deportati si sdraiano sul palcoscenico )
ELIA: Padre quanto resteremo qua?!
PADRE: Mi dispiace Elia,ma non posso risponderti.
ELIA: Ho paura padre, paura di non riuscire a sopportare l’idea di essere rinchiuso in questo campo...
PADRE : Non devi temere, tutto si risolverà per il meglio, come è giusto che sia. I Tedeschi non possono tenerci rinchiusi qua dentro, siamo persone come loro.
ELIA : Padre scusate se piango, ma non posso farne a meno perché sono molto rattristato.
PADRE: non preoccuparti, come ti ho già detto in precedenza, verranno a liberarci,ora dormi che è tardi.
Inizia una musica dolce di sottofondo.
NARRATORE:Mi addormentai; sognai di essere di nuovo libero e di volare assieme a mio padre in un cielo pulito di montagna…
Si sente un sottofondo musicale
Svegliato di soprassalto Elia urla .
ELIA: Noooooo, voglio essere libero con mio padre, e fare tutto quello che voglio.
PADRE: Dimmi Elia, vorresti andartene subito?
ELIA: Padre non fate domande inutili, certo che vorrei andarmene subito, sono abituato a giocare all’aperto e non chiuso in un recinto.
Si sente un sottofondo musicale . Elia ed il padre girano fra i personaggi- cadaveri stesi supini sul palcoscenico con le mani al volto. Elia e il Padre si fermano da due di loro , li aprono e li girano. Elia si mette in ginocchio. Si sente il sottofondo musicale.
ELIA: Padre,
PADRE: Dimmi Elia
ELIA: Come può Dio spegnere tutte queste anime innocenti, ridurre in cenere tutti questi corpi ?
PADRE: Ricordati Elia, non è Dio che decide, ma è solo l’odio degli uomini che genera altro odio.
ELIA: Padre, io non posso credere che qualcuno permetta tutto questo.
NARRATORE: Mio padre tacque. Era Sabato, cioè il giorno sacro degli ebrei, ovvero un giorno di digiuno. Cercò di farmi ragionare e convincermi a digiunare.
PADRE: Elia, oggi è il nostro giorno sacro e tu sai che dobbiamo digiunare anche in queste condizioni; in qualsiasi condizione!!
Elia si alza e alza la voce
ELIA: No, io non digiunerò, ma mangerò qualunque cosa. ( Elia si stende sul pavimento con davanti il padre)
NARRATORE: Mentre dicevo queste cose, si sentì in colpa per l’offesa rivolta al padre.
Il giorno seguente nella baracca entrò un nuovo compagno selezionato dalla guardia , il suo nome era Juleck.
La guardia 1entra dalla quinta di destra con il flautista Juleck
I due personaggi, Elia e il padre, sentendo la voce della guardia, si stendono e si tendono le mani.
GUARDIA1: I musicisti, i musicisti, L’anima eletta degli ebrei! I musicisti che danno un’anima alla musica! Non siete niente. Non servite a niente!
JULEK: ma io sono un grande musicista!
GUARDIA2 : (Dalla parte opposta di Juleck ) Questo d’ora in poi sarà il tuo palcoscenico. D’ora in poi suonerai solo per i tuoi simili
JULECK: Ma io sono il miglior musicista al mondo e ho sempre reso grande il nome della Germania
La guardia se ne va e Juleck gira fra i cadaveri, si ferma ed inizia a suonare davanti al pubblico; vicino ad un prigioniero suona il flauto e poi si addormenta..
ELIA: Padre (i due protagonisti si alzano), hai notato che è arrivato un nuovo compagno? Provo a parlargli solo per conoscerlo.
ELIA: Ciao ( tendendogli la mano fa alzare Juleck), il mio nome è Elia e il tuo?
JULECK: io sono Juleck. Sono un musicista.
( Elia , il padre e Juleck sono in piedi)
ELIA: Allora era la tua la musica che riecheggiava questa notte nella baracca?
Julek continua a suonare. Si sente la melodia di un …………………… flauto.
ELIA (si sposta verso il padre): Padre, è sconcertante, come può suonare una melodia così dolce in un luogo e in un momento così triste?
PADRE:é Juleck, è un polacco, della tua età, che, a differenza di te, ha il coraggio di suonare, sapendo che ci uccideranno, è bello sentire la sua musica, per noi è un momento di gioia, forse uno dei pochi ( Elia, il padre e Julcek escono dalle quinte).
I deportati inscenano un ballo che rappresenta momenti di gioia e di speranza collettiva, nonostante il momento difficile.
ELIA: Dove hai imparato a suonare ? ( Juleck gli si è seduto vicino).
JULECK: Da solo, iniziando a suonare con un flauto regalatomi dal mio bisnonno. ( e inizia a suonare).
Ad un tratto entra il padre di Juleck dalla quinta di destra, accompagnato dalla musica di sottofondo.
PADRE: Smettila Juleck ( gli si avvicina ) Così ti farei solo del male.
Il Padre di Elia si stende a terra ed Elia e Juleck si accovacciano.
NARRATORE: Tra la voce e la musica, Elia e suo padre si addormentarono , caddero in un sonno profondo. Elia sognò quella vita che avrebbe voluto continuare a vivere. ( Musica di sottofondo)
A causa di tutti ciò non si accorse (entrano le guardie dalle due quinte) dell’ingresso delle guardie che arrabbiate entrarono nella baracca ( Una guardia si mette dietro al padre di Juleck e l’altra guardia si colloca dietro al padre di Elia).
GUARDIA 1 : Cos’è tutto questo baccano? Cosa sta succedendo?
GUARDIA 2 : Sei tu brutto moccioso, uccidiamolo. ( Juleck cade a terra e finge la morte)
Si sente il sottofondo musicale.
NARRATORE: La mattina seguente, quando Elia si svegliò, ( Elia si alza) trovò accanto a sé il cadavere del suo piccolo amico Juleck, accanto a lui il flauto spezzato.
ELIA: ( si alza in piedi) è stata una pazzia e ne ha pagato le conseguenze! Spero che tutto questo finisca al più presto.
Si sente la musica di una sirena e tutti i deportati escono dalla scena. La scena è vuota.
NARRATORE: faceva giorno…, seguivo tutte le persone della baracca dopo che era suonato l’allarme.
I deportati rientrano sul palcoscenico con un breve balletto d’entrata
Escono da dietro le quinte tutte le persone che girano sul palco ed Elia è in mezzo a tutti e si mette davanti a tutti gli altri.
I prigionieri entrano in due file separate a semicerchio; i prigionieri sono girati di spalle Elia tocca i prigionieri e li gira.
ELIA: Dov’è mio padre? Sarà sopravvissuto all’appello? Era molto debole.
Chissà se avrà superato la notte…( inizia a chiamare il padre) padre ( prima piano, guardandosi attorno) padre ( sempre più forte) padre …
NARRATORE: Ma nello stesso istante nacque in me questo pensiero: “purché non lo trovi”, se potessi sbarazzarmi di questo peso morto, così da poter lottare con tutte le mie forze per la mia sopravvivenza, occupandomi solo di me stesso.
ELIA : mi vergogno di me stesso…( questa frase viene detta davanti al pubblico).
Gli attori si mettono in fila davanti al pubblico.
NARRATORE: Alla fine della tragica esperienza nel Lager… eravamo tutti trasformati …nel corpo e nello spirito
(I ragazzi si mettono di fronte, l’uno con l’atro).
La Fame, e non la vendetta, ci ha dominato. Noi non saremo più quelli di prima…, ma solo dei sopravvissuti…
NARRATORE: Dopo la liberazione il nostro primo gesto fu quello di gettarci sul cibo, non pensavamo ad altro.
Musica di sottofondo, balletto movimentato indicante la gioia della liberazione ; il balletto si ferma di scatto ed Elia inizia a parlare.
ELIA: vorrei vedermi allo specchio.
Fotografare Elia vecchio e proiettarla alle spalle quando Elia dice “ Il suo sguardo nei miei occhi non mi lascia più”.
Un deportato porta in scena uno specchio.
ELIA VECCHIO: era dai tempi del ghetto che non mi specchiavo.
NARRATORE: dal fondo dello specchio un cadavere mi contemplava.
ELIA: rividi mio padre, il suo sguardo nei miei occhi non mi lascerà mai più. Non ho fatto in tempo a dirglielo.
ELIA: padre ti voglio bene.