La notte di Natale

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La notte di Natale


La notte di Natale

      – prologo (Gv, 1,1-18)

Quadri

1)– l’angelo appare a Zaccaria – annuncio del precursore

2)– annuncio dell’angelo a Maria

3)– viaggio di Maria da Elisabetta

4)– propositi di Giuseppe di ripudiare Maria in segreto

5)– nascita del precursore

6)– visita dell’angelo a Giuseppe

7)– richiesta di perdono di Giuseppe a Maria

8)– proclama dell’imperatore

9)– viaggio a Betlemme

10)– richiesta di asilo e indicazioni di un viandante

11)– nascita di Gesù

12)– visita dei pastori e degli angeli

Personaggi (in ordine di apparizione)

1.lettore                                                                         (legge, non si vede)

2.angelo Gabriele                                                           (parla)

3.sacerdote del tempio                                                    (parla)

4.Zaccaria                                                                     (parla)

5.Maria                                                                          (parla)

6.Gioachino (padre di Maria - solo voce)                           (parla ma non si vede)

7.Elisabetta                                                                   (parla)

8.Giuseppe                                                                    (parla)

9.levatrice                                                                      (parla)

10.Centurione                                                                  (parla)

11.un soldato romano                                                       (non parla)

12.un altro soldato romano                                    (non parla)

13.Luca (pastore)                                                             (parla)

14.Simone (pastore)                                                         (parla)

15.un albergatore                                                             (parla)

16.un locandiere                                                               (parla)

17.viandante (è Gabriele travestito da viandante)

18.Samuele (pastore)                                                       (parla)

19.Elia (pastore)                                                               (parla)

20.Angelo che accompagna Gabriele ad adorare Gesù        (non parla)

21.un altro angelo                                                             (non parla)

22.un altro angelo                                                             (non parla)

Totale:            n. 21 personaggi (il 22° è Gabriele travestito, vedi nn. 2 e 17); n. 1 lettore; n. 19 attori in scena; n. 1 attore che parla ma non si vede (Gioachino, n° 6); dei 19 attori in scena, 14 attori recitano e parlano, i rimanenti 5 non parlano.


La notte di Natale

Prologo - (Gv, 1,1-18)

(lettore – a luci spente)

Lettore:                           In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.

Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.

Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce.

Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.

Egli era nel mondo, e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe.

Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.

E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.

Giovanni gli rende testimonianza e grida: "Ecco l’uomo di cui io dissi: Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me".

Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Perché la legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.

Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.


Quadro 1

L’angelo Gabriele appare a Zaccaria – annuncio del precursore

Scena 1

Angelo Gabriele travestito da levita, poi il Sacerdote del tempio.

La scena si svolge fuori dal tempio, davanti ad un telo bianco.

Gabriele:                         (in preghiera) La notte è calma, Signore. Il tempo si sta compiendo perché si dia inizio alla Tua grande opera e alla Tua rivelazione di salvezza. Ti prego, illuminami sulle parole appropriate e sulle giuste scelte perché nulla di quanto da Te affidatomi rimanga disatteso.

Sacerdote:                      (sopraggiungendo) Chi sei, tu, straniero. Riconosco in te un levita, ma non mi sembra di averti mai conosciuto. Forse non sai che ti trovi molto vicino al Santissimo, e qui si viene solo per intercessioni personali… Ti ha forse inviato a me qualche fedele o qualche postulante per un sacrificio particolare? L’ora è tarda, si avvicina il momento dell’ufficio al tempio.

Gabriele:                         Non sono qui per questo, mio signore, ma come avevi intuito ho in cuore una preghiera personale che non posso rimandare, e temo di non poterla affidare a nessuno...

Sacerdote:                      Ebbene, sia come vuoi, ma il sacerdote scelto per il rito di oggi è quasi pronto: forse, se gli parlerai prima che entri nel tempio potrà ugualmente intercedere per te.

Gabriele:                         Ti ringrazio, mio signore. Ascolterò il tuo consiglio.

Sacerdote:                      (esce mentre Gabriele resta in preghiera)

Scena 2

Angelo Gabriele, Zaccaria.

Ivi. Poi Zaccaria va dall’altra parte del telo e la scena si svolge in controluce. Indi anche l’angelo si presenta e si manifesta dall’altra parte del telo.

Zaccaria:                         (a Gabriele) Mi è stato detto del tuo incalzante desiderio di affidare al Signore una preghiera, fratello mio. Io non sono che un servo, l’ultimo dei servi del Signore, ma se ti sarà gradito presenterò la tua invocazione durante il mio ufficio.

Gabriele:                         Sei un uomo buono, mio signore. Non voglio rubare spazio alla tua preghiera: quello che posso dire della mia supplica è che non riguarda problemi miei personali o miei difetti… ecco, io mi permetto di pregare il mio Signore affinché mi aiuti a portare a termine gli incarichi che mi sono stati affidati, in questo tempo di grandi eventi e cambiamenti.

Zaccaria:                         Parli di grandi eventi, e certo avrai ragione. Anch’io ho tanto pregato per un evento che credevo grande, almeno per me e la mia sposa Elisabetta, ma forse il Signore ha stabilito che io non debba avere figli. Tuttavia cercherò di fare degnamente l’offerta dell’incenso, come prescritto dal santo rituale di oggi. È infatti oggi che ho la prima e forse unica occasione in tutta la mia vita di essere al cospetto dell’Altissimo. Mi ricorderò di te, buon amico mio, nella mia preghiera.

Gabriele:                         Abbi fede, mio signore. La tua devozione prima o poi sarà ascoltata.

Zaccaria:                         (entrando) Forse, ma ormai sono vecchio, per un figlio. Ti auguro ogni bene. La pace sia con te. (entra nel tempio)

Gabriele:                         (rimasto solo, non visto, si fa il segno della croce e si dilegua)

Zaccaria:                         (dietro la tenda, in controluce, indossa i paramenti) Eccomi davanti a Te, Signore e Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Il mio nome è Zaccaria, della casta sacerdotale di Abìa. Avrei tante preghiere da rivolgerti, ma una su tutte è quella che ora mi sta a cuore, la preghiera dello sconosciuto che ho incontrato fuori dal tempio. Sono tempi di grandi prodigi, mi ha detto. Fa che la sua missione si compia, secondo i modi ed i tempi da te desiderati. È questa la mia preghiera.

Gabriele:                         (si presenta nel tempio, davanti a Zaccaria) Zaccaria.

Zaccaria:                         Tu… tu non puoi entrare… come fai a conoscere il mio nome?

Gabriele:                         (si toglie la tunica che lo mascherava e si rivela come angelo) Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza e molti si rallegreranno della sua nascita, poiché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d`Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto.

Zaccaria:                         Ma come posso crederti? Pochi istanti fa eri fuori con me a pregare per la tua missione ed ora mi profetizzi la nascita di un bambino… ti vuoi prendere gioco del mio dolore? Lo vedi che non posso crederti? Io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni… vattene, straniero, non burlarti oltre della mia infelicità.

Gabriele:                         (alza la mano, e una luce più forte lo investe) Io sono Gabriele che sto al cospetto di Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annunzio. Ma ecco, sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, le quali si adempiranno a loro tempo. (tutto si fa buio e Gabriele sparisce nell’oscurità)


Quadro 2

Annuncio dell’angelo a Maria

Scena 3

Maria, angelo Gabriele

La scena si svolge nella casa dei genitori di Maria. Maria prega in ginocchio. Davanti a lei un telo bianco dietro il quale apparirà l’angelo Gabriele in controluce.

Maria:                             (in preghiera) Oggi è per me un giorno di grande gioia, Signore. È un giorno di gioia perché ho appreso che Elisabetta, mia cugina, sta aspettando un figlio… dopo tutti questi anni! Mi immagino la sua felicità! E poi perché finalmente Giuseppe, il falegname, si è finalmente deciso a chiedere a mio padre di concedergli di sposarmi… Giuseppe è un uomo così buono, Signore… egli certamente comprenderà la mia promessa di non conoscere uomo e di consacrare tutta la mia vita a Te… ti prego, ascolta la mia supplica: fa che la mia gioia di amarti in purezza possa essere condivisa e compresa dal mio sposo, un uomo giusto, fa che possiamo vivere castamente il nostro amore nel Tuo amore. Però non sia fatta la mia, bensì la Tua volontà. (resta un attimo in silenzio inginocchiata con la testa china).

Gabriele:                         (appare dietro il telo in controluce) Ti saluto, Maria. Il Signore è con te: Egli ti ha colmata di grazia!

Maria:                             (intimorita, si alza e si allontana dal telo dov’è apparso l’angelo) Chi sei tu che conosci il mio nome? Io non ti ho mai visto…

Gabriele:                         Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell`Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà fine.

Maria:                             Ma questo non è possibile! Io sono vergine…

Gabriele:                         Lo Spirito Santo verrà su di te, e l’Onnipotente Dio, come una nube, ti avvolgerà. Per questo il bambino che avrai sarà Santo, sarà Figlio di Dio. Vedi, anche Elisabetta, tua parente, alla sua età aspetta un figlio. Tutti pensavano che non potesse avere figli, eppure è già al sesto mese. Nulla è impossibile a Dio! Egli compie prodigi, Egli crea e santifica, Egli trionfa in ogni luogo e in ogni tempo. Egli mi ha mandato a te per darti questo annuncio e per conoscere la tua libera risposta.

                                      Il Mondo, il Cielo, l’Eterno ora attendono la Tua parola.

Maria:                             Eccomi. Sono la serva del Signore. Avvenga di me quello che hai detto.

(L’angelo si dilegua, il telo torna normale. Maria rimane sola nella sua stanza.)

Scena 4

Maria, poi Gioachino

Ivi.

Maria:                             (dopo un attimo di silenziosa riflessione) Padre! (corre alla porta)

Gioachino:                       (senza entrare) Dimmi, figliola. Cosa succede, non ti senti bene?

Maria:                             No, padre, tutt’altro. Sono piena di gioia, anzi. Vi disturbo per comunicarvi che ho deciso di accompagnarvi fino alla casa di Elisabetta, se questo non vi reca troppo disturbo. Voglio anch’io rendere partecipe mia cugina di una bellissima notizia.

Gioachino:                       Sono felice, bambina. Partiremo domani stesso, così non dovrai attendere troppo. Non ti preoccupare, non sarai di nessun disturbo.

Maria:                             Grazie, padre.

Gioachino:                       Ora dormi, figliola. Il sole è calato da parecchio, ormai, e il viaggio che domani inizieremo sarà molto faticoso.

(buio)


Quadro 3

Viaggio di Maria da Elisabetta

Scena 5

Maria, Zaccaria.

La scena si svolge davanti alla casa di Zaccaria. Zaccaria è seduto davanti alla porta che intaglia del legno. Quando sopraggiunge Maria, Zaccaria si alza.

Maria:                             (arriva da sola davanti alla casa di Zaccaria) Zaccaria! Che piacere rivederti! State tutti bene? E dov’è Elisabetta? (si abbracciano)

Zaccaria:                         (gesticola verso la porta e fa segno a Maria di seguirlo)

Maria:                             Oh, Zaccaria… mi avevano detto che non potevi parlare, ma non volevo crederci… pregherò il Signore perché ti restituisca il dono della parola…

Zaccaria:                         (a gesti fa segno di no)

Maria:                             Ma allora… come vuoi tu, sicuramente conoscerai le tue ragioni. Elisabetta è dunque in casa?

Zaccaria:                         (annuisce e bussa alla porta. Elisabetta esce)

Scena 6

Maria, Zaccaria, Elisabetta.

Ivi.

Elisabetta:                       Maria! Che sorpresa!

Maria:                             Elisabetta! Come sono felice di vederti! E che pancione! (posa la mano sulla pancia di Elisabetta)

Elisabetta:                       (porta la mano alla pancia) Oh! Ma anche tu aspetti un bambino… non lo sapevo… oh, Maria…

Tu sei benedetta fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!

A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?

Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.

È beata colei che ha creduto nell`adempimento delle parole del Signore.

Maria:                             L`anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l`umiltà della sua serva.

D`ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me l`Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote.

Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza,per sempre.

(tutti rimangono in silenzio per qualche secondo)

Elisabetta:                       Vieni, Maria. Entriamo in casa. Abbiamo tante cose da dirci! (entrano tutti in casa di Zaccaria)


Quadro 4

Propositi di Giuseppe di ripudiare Maria in segreto

Scena 6

Giuseppe

Il monologo di Giuseppe si svolge interamente in strada

Giuseppe                        (entra in scena, posa la testa sul bastone, disperato)

                                      Dunque è successo veramente, Maria aspetta un figlio! La mia sposa, la fanciulla alla quale ho promesso amore e fedeltà sta per dare alla luce un bambino. Un bambino è un dono del Signore…

È una bella notizia, non c’è che dire. Chi, in Israele, non sarebbe felice se sapesse che sta per diventare padre? Prendere in braccio la carne della propria carne, abbracciare con tenerezza il frutto del proprio amore?

Eppure io non sono felice, il mio cuore è a pezzi, la vergogna mi rende meschino come un ladro, il dolore fa di me l’ultimo degli emarginati, perché il figlio che attende la mia sposa non è mio figlio, non sarò io suo padre, non avrà né le mie sembianze né il mio sangue, ma sarà figlio di un altro uomo.

Oh, infelice l’uomo che si scopre tradito dalla moglie! Non avrei pianto se mi avesse tradito il migliore degli uomini, e nemmeno se fossi stato abbandonato dal più fedele degli amici. Ma la moglie, la creatura in cui ho riposto tutta la mia vita e le mie speranze! Che farò, dunque, la ripudierò? La scaccerò dalla mia casa? La rimanderò a suo padre?

O piuttosto l’abbandonerò? O pretenderò che rinunci a qualsiasi dignità, l’umilierò fino ad imporle la rinuncia al figlio che porta in grembo, al suo paventato voto di castità… sarebbe giusto?

Non lo so, il bimbo dopotutto è innocente, è una creatura di Dio… certo, potendo scegliere, nessuno nascerebbe dal peccato… ah, un bimbo che ne sa.

Ma la madre… la madre, che farò di lei?

Ripudiarla? Significa quasi certamente condannarla, e io non sarò l’uomo che si macchierà di un simile delitto per vendicarsi della propria debolezza… Abbandonarla? No, non è così che ho imparato a vivere e non è scegliendo la strada più facile da percorrere che ci si avvicina alla verità.

Umiliarla? Provo vergogna io stesso al solo pensiero.

Non resta che una cosa, da fare: la ripudierò in segreto. Lei starà a casa mia, ma come un’impura, non avrà diritto alcuno, né alla tavola, né al letto, né al riposo, né alle comodità ed ai privilegi di una moglie. Terrò lei e il suo bambino, perché non voglio che si dica che Giuseppe, della casa di Davide, ha scacciato da sé una donna gravida, ma non sarà più mia moglie, e il bambino non sarà trattato come mio figlio.

Che la vergogna e il disonore ricadano su colei che li ha originati e sulla sua famiglia. (parte)


Quadro 5

Nascita del precursore

Scena 7

Zaccaria, Maria

La scena si svolge davanti alla casa di Zaccaria.

Zaccaria:                         (cammina nervosamente avanti e indietro davanti alla porta di casa torcendosi le mani)

Maria:                             (esce dalla casa di Zaccaria e gli corre incontro) Zaccaria, sembri ancora tanto preoccupato! Coraggio, la levatrice che abbiamo chiamato è la migliore della Giudea, il piccolo nascerà presto, e sarà sano e forte, vedrai.

Zaccaria:                         (si porta le mani al cuore e poi le posa sulle spalle di Maria)

Maria:                             Non devi preoccuparti. Se il Signore ti ha dato questo figlio, vedrai che non ti deluderà.

Zaccaria:                         (alza le mani come per fermare Maria in quel che dice e porta una mano all’orecchio, come se stesse ascoltando qualcosa che accade dietro la porta)

Maria:                             Senti qualcosa? Si, sembra il pianto di un bambino appena nato! Ora vado a vedere.

Scena 8

Zaccaria, Maria, Elisabetta, levatrice.

Ivi.

Elisabetta:                       (esce con un bambolotto in mano mentre Maria sta accingendosi ad entrare) Ecco tuo figlio, Zaccaria.

Zaccaria:                         (prende il piccolo tra le braccia)

Levatrice:                        Il bambino è sano e forte, come suo padre. Si chiamerà Zaccaria, vero?

Elisabetta:                       No, il suo nome sarà Giovanni.

Levatrice:                        (a Zaccaria) Ma non c`è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome.

Maria:                             (a Zaccaria) Come vuoi che si chiami tuo figlio?

Zaccaria:                         (annuisce e punta il dito verso Elisabetta)

Levatrice:                        Giovanni?

Zaccaria:                         Giovanni è il suo nome.

Maria:                             Oh, meraviglia! Hai riacquistato la parola!

Levatrice:                        In verità questo bambino ha in se qualcosa di prodigioso!

Zaccaria:                         Benedetto il Signore Dio d`Israele,

perché ha visitato e redento il suo popolo,

e ha suscitato per noi una salvezza potente

nella casa di Davide, suo servo,

come aveva promesso

per bocca dei suoi santi profeti d`un tempo:

salvezza dai nostri nemici,

e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri

e si è ricordato della sua santa alleanza,

del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,

di concederci, liberati dalle mani dei nemici,

di servirlo senza timore,

in santità e giustizia

al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell`Altissimo

perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,

per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza

nella remissione dei suoi peccati,

grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio,

per cui verrà a visitarci dall`alto un sole che sorge

per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre

e nell`ombra della morte

e dirigere i nostri passi sulla via della pace


Quadro 6

Visita dell’angelo a Giuseppe

Scena 8

Giuseppe, angelo Gabriele

Lungo la strada Giuseppe incontra l’angelo

Giuseppe:                       (torna dal lavoro con una borsa sulla spalla e il bastone nell’altra mano. Poco prima di entrare in casa si ferma, posa la testa sul bastone e riflette) È ormai sera. Sono passati tre mesi ormai, da quando Maria è partita, e da quando ho appreso la terribile notizia della sua attesa. Forse stasera la ritroverò a casa, chi sa. In fondo, un po’ ne ho paura. Quel che è certo è che in questi tre mesi non ho mai smesso di amarla. Ma è proprio per questo che il suo tradimento non smette di torturarmi, giorno e notte. Anche se mi farà male, ecco, è necessario che io risolva di parlarle al più presto, ormai è certo.

Gabriele:                         (appare da dietro un telo bianco, con una grande luce) Giuseppe.

Giuseppe:                       Chi parla?

Gabriele:                         Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. (sparisce immediatamente. Giuseppe resta solo  ed in silenzio, con la testa china sul bastone.)

Giuseppe:                       (dopo qualche secondo) Ho visto e sentito veramente quello che mi è sembrato? Pareva un angelo, un angelo del Signore… il profeta dice: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi”… (si incammina)


Quadro 7

Richiesta di perdono di Giuseppe a Maria

Scena 9

Giuseppe, Maria

Giuseppe incontra lungo la strada Maria che veniva a spiegarsi

Giuseppe:                       (camminando di nuovo verso casa) Ma se è vero quel che mi è sembrato di sentire, allora Maria è innocente, ella è pura come un fiore, e io, misero, duro, insensibile uomo geloso che volevo abbandonarla e riservarle il più triste dei destini… (alza gli occhi e vede Maria che gli va incontro) Maria!

Maria:                             Giuseppe! Sono tornata! Ho tante cose da dirti…

Giuseppe:                       (l’abbraccia) Oh, mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro…

Maria:                             Aspetta, c’è una cosa importantissima che devi sapere, io…

Giuseppe:                       Non dire nulla, Maria, so tutto, ho inteso tutto. Tu che non hai colpe volevi farti colpevole pur di non discolparti ai miei insensibili occhi… ma ora so, e ti chiedo perdono per non aver compreso, per non aver nemmeno cercato di comprendere…

Maria:                             Sai tutto… com’è possibile?

Giuseppe:                       Si, è possibile, Maria… un angelo mi ha parlato. Io non ho meriti, sposa mia, io avevo già giudicato e il mio giudizio era severo oltre ogni limite…

Maria:                             Oh, Giuseppe, quanto hai sofferto!

Giuseppe:                       Ma ora la sofferenza è cessata, il Signore mi ha rivelato le sue intenzioni… sarò il suo servo fedele, metterò la sua volontà davanti alla mia, davanti a qualsiasi cosa. Perché è così che ho imparato a vivere, è questa la strada giusta, quella che mi viene chiesto di percorrere. Io percorrerò in silenzio questa strada, perché ho già parlato troppo. Andiamo a casa, ora. Perché, ecco, l`inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata.

Maria:                             Giuseppe! (si abbracciano)

Giuseppe:                       Andiamo a casa nostra.


Quadro 8

Proclama dell’imperatore

Scena 10

Centurione, 2 militi

Il Centurione sale su una predella e proclama a gran voce l’ordine di Augusto.

Centurione:                      Udite, popolo della Galilea, popolo di Nazareth, cittadini di Roma. Prestate orecchio alla voce che vi parla. Udite la parola e la legge di Roma imperiale. Per ordine di Cesare Augusto, imperatore di Roma e di tutta la terra, Quirinio, governatore della Siria, proclama il censimento di tutti gli uomini e delle loro famiglie in tutto il territorio dell’impero.

                                      Ogni uomo libero, a partire da domani e fino al prossimo solstizio d’inverno, ogni capofamiglia, ogni lavoratore o bracciante, ogni responsabile, ogni artigiano, fabbro e contadino avrà l’obbligo ed il tempo necessario per radunare la propria famiglia, le sue donne e i servi e gli schiavi e le suppellettili necessarie e si recherà nella sua città di origine, per registrare il suo nome e la sua casa.

                                      L’ordine, valido da oggi, è perentorio e irrevocabile. È la parola di Cesare Augusto, re ed imperatore di Roma e di tutta la terra conosciuta.

(se ne vanno)


Quadro 9

Viaggio a Betlemme

Scena 11

Giuseppe, Maria

Davanti alla casa di Giuseppe e Maria, poi si incamminano

Giuseppe:                       (esce per primo e si volta indietro verso Maria che lo segue. Maria ha il pancione in quanto aspetta da circa nove mesi) Sei dunque determinata a seguirmi? Il viaggio è lungo, potrebbe essere faticoso, specialmente nelle tue condizioni…

Maria:                             Non ti voglio più lasciare, Giuseppe. Ricordi? l’ultima volta che ci siamo lasciati abbiamo sofferto molto tutt’e due, e non solo per la lontananza. Ora, qualunque cosa accada, io starò al tuo fianco. Ho fiducia in te, marito mio. Ed ho fiducia nel Signore.

Giuseppe:                       Partendo oggi da Nazareth dovremmo essere in Giudea a Betlemme fra cinque giorni… cinque giorni per andare, cinque per tornare… dieci giorni di viaggio sono lunghi, io sono preoccupato per la tua gravidanza e per i pericoli che ci attendono. Speriamo di non trovare predoni, e per il resto… che il Signore ci assista.

Maria:                             Ci assisterà, io ho fede in Lui. (si incamminano)

(fanno un breve tratto)

Giuseppe:                       Fermiamoci qui, per un po’. Hai bisogno di riposarti, non vorrei che la fatica del viaggio facesse male al piccolo.

Maria:                             Si è mosso!

Giuseppe:                       Fammi sentire! (accosta l’orecchio alla pancia) Si, il piccolo puledro! Lo sento anch’io! Fa male?

Maria:                             No, è solo la notte, che a volte non mi lascia dormire… sarà un bambino forte, vedrai…

Giuseppe:                       Pensa che questo è il figlio di Dio, Maria, e io sento il suo cuore battere nel tuo ventre… certe volte ho paura: mi dico… chi sono mai, io, per essere il padre del figlio di Dio…

Maria:                             Se Dio ha scelto noi l’ha fatto perché ci conosce, o perché è disposto ad aiutarci nei momenti di debolezza… È un’emozione bellissima, Giuseppe. Io stessa scoppio di felicità, al pensiero di quello che mi sta accadendo. Pensa, Giuseppe, Dio ha scelto noi! Ha scelto me come madre e te come padre… niente al mondo, nessuna notizia è più bella di questa. (ripartono)

(fanno un breve tratto)

Giuseppe:                       (fermandosi) Siamo finalmente arrivati in Giudea, Maria. In questa terra troveremo la città di Davide, Betlemme Efrata. È solo una cittadina, ma vedrai, non è il più piccolo capoluogo di Giuda. Il profeta dice che da Betlemme uscirà un capo che guiderà il popolo di Israele.

Maria:                             Oh! Quando hai parlato di un capo che guiderà Israele il piccolo si è mosso ancora, e che calcio!

Giuseppe:                       È vivace, il nostro piccolo!

Maria:                             Vivace è dire poco, a confronto con il movimento che sento. Ma non è doloroso, sai, ogni volta che lo sento muoversi mi sembra quasi di sentire la sua voce che mi chiama e dice: “Mamma”. È questo il segreto della mia forza: diversamente, non so proprio come avrei potuto affrontare la fatica di tutto questo viaggio.

Giuseppe:                       Vuoi che ci fermiamo per la notte?

Maria:                             No, forse riusciamo ad arrivare fino a Betlemme. In verità credo che il tempo sia quasi giunto.

Giuseppe:                       Coraggio, Maria. Non so come faremo e non so cosa faremo, ma ce la faremo, insieme. (partono)

(fanno un breve tratto)

Maria:                             (fermandosi) Giuseppe.

Giuseppe:                       Che succede? È il momento?

Maria:                             No, non ancora, ma non manca molto, ormai… sento come un coro d’angeli che canta e che mi dice: “Egli nasce!”

Scena 12

Giuseppe, Maria, Luca, Simone

Lungo la strada arrivano due pastori che si avviano verso i pascoli per la notte.

Giuseppe:                       Aspetta, provo a chiedere a quei due pastori se hanno del latte per te, mi sembri molto stanca.

Maria:                             Oh, Giuseppe…

Giuseppe:                       Eilà, siete pastori?

Luca:                              Hai visto giusto, straniero. In cosa possiamo servirti?

Giuseppe:                       Perdonate se vi distolgo dalle vostre incombenze, ma la mia sposa sta per partorire e la strada per Betlemme non è ancora finita…

Luca:                              In verità la tua sposa mi sembra anche molto stanca, tieni (prende dalla bisaccia una ciotola di latte), è poco ma noi siamo solo poveri pastori.

Simone:                          Prendi anche questo: io per stanotte posso anche stare senza pane. (offre una pagnotta).

Giuseppe:                       Vi ringrazio per la vostra ospitalità. Ma tenete (spezza il pane a metà) questo pane non servirà soltanto a noi (restituisce una parte del pane).

Maria:                             (beve il latte e mangia un pezzo di pane) Dio vi benedica per la vostra generosità.

Luca:                              Di dove siete, stranieri.

Giuseppe:                       Io non sono straniero, la mia famiglia è di Betlemme, siamo qui per il censimento, ma in verità veniamo da Nazareth.

Simone:                          Nazareth… un viaggio lungo, per la donna in quello stato. Hai una sposa molto coraggiosa, ad affrontare tutto questo.

Giuseppe:                       Lo so, sono un uomo fortunato.

Luca:                              Ora andate: sta per imbrunire, e se rimaniamo qui a parlare arriveremo noi in ritardo al nostro gregge e voi non troverete più un riparo per la notte. Che il Signore vi accompagni.

Maria:                             E accompagni sempre anche voi. (riprendono il cammino)

Scena 13

Giuseppe, Maria

Lungo la strada

Giuseppe:                       Si fa tardi, Maria: è necessario che troviamo un riparo per stanotte.

Maria:                             Vedo un albergo, laggiù. Forse troveremo posto.


Quadro 10

Richiesta di asilo e indicazioni di un viandante.

Scena 14

Giuseppe, Maria, albergatore

Davanti all’albergo.

Giuseppe:                       (bussa alla porta)

Albergatore:                     (apre) Chi bussa, a quest’ora?

Giuseppe:                       Siamo due pellegrini, veniamo da Nazareth per il censimento.

Albergatore:                     Dunque?

Giuseppe:                       Chiediamo se avete un riparo per la notte, per mia moglie e per me.

Albergatore:                     Un riparo per te e la tua sposa? In verità… aspetta un attimo. Ma quella donna è gravida… mi dispiace, non voglio problemi nel mio albergo. (chiude la porta in faccia a Giuseppe)

Giuseppe:                       Ma che razza di uomo siete? Chiudete la porta in faccia a chi ha bisogno in questa maniera? Aprite! Per una notte di ospitalità, abbiate un po’ di misericordia, se non per me almeno per la donna…

Albergatore:                     (da dietro la porta) Vi ho detto che non c’è posto, nel mio albergo. Andate via o vi farò scacciare dai miei servi e dai miei cani!

Giuseppe:                       Accidenti, che gentaglia… è proprio vero che le persone di valore le riconosci nel momento del bisogno. Vieni, Maria. Tentiamo in quella locanda.

Scena 15

Giuseppe, Maria, locandiere

Davanti alla locanda.

Giuseppe:                       (bussa alla porta della locanda) Ehi, locandiere!

Locandiere:                     (apre) Che c’è? Volete una stanza?

Giuseppe:                       Per me e per mia moglie… vi supplico.

Locandiere:                     Siete arrivato tardi, straniero: ho già dato tutte le mie stanze, perfino la mia camera da letto a degli stranieri venuti per il censimento… io stesso questa notte dormirò nella mia stalla, con le mie figlie e mia moglie…

Giuseppe:                       Dio di misericordia, non vi è dunque posto in questa città per me e la mia sposa?

Locandiere:                     Mi piange il cuore, credetemi… ma purtroppo sono tempi duri per tutti…

Giuseppe:                       Ma avrete pure un pertugio, un magazzino, una cantina…

Locandiere:                     Ho tutto pieno. Forse, domani…

Giuseppe:                       Forse domani sarà già troppo tardi, mia moglie sta per sgravarsi, non capite?

Locandiere:                     (chiudendo) Mi dispiace, ma non posso fare nulla per voi.

Giuseppe:                       Questa città una volta non era così, era ospitale, era aperta alla cortesia… ora si è trasformata in una cittadina sospettosa e ingrata. Perdonami, Maria, è tutta colpa mia, ti ho trascinata in quest’avventura, mi hai seguito fino alla città di Davide fiduciosa nelle mie capacità e ora, nel momento in cui hai più bisogno non so nemmeno trovarti un riparo per la notte…

Maria:                             Giuseppe, non ti angosciare, Dio provvederà.

Scena 16

Giuseppe, Maria, viandante

Per la strada, poco lontano dalla locanda

Viandante:                       (sopraggiungendo) Ho sentito che cercavi una stanza per la notte, galileo.

Giuseppe:                       Hai sentito bene, buon uomo. Conosci qualcuno che abbia una stanza da affittarci?

Viandante:                       Purtroppo no, sono solo un servo e non dispongo della casa del mio padrone… però là, dietro quella curva, troverai una grotta che un tempo era utilizzata come stalla. Non è molto, ma vi è della paglia e una mangiatoia… potrai accendere un fuoco per tenere il caldo… è tutto quello che posso dirti.

Giuseppe:                       Ti ringrazio, amico mio. (si volta verso Maria) Hai sentito, Maria? Il Signore ha ascoltato la preghiera del suo servo, vieni, incamminiamoci subito.

Viandante:                       Addio, galileo. Addio, mia Signora. (si inchina davanti a Maria – quando si inchina una luce lo illumina più intensamente,- quindi se ne va)

Maria:                             (tende la mano verso il viandante, ma quello si alza e se ne va prima del contatto – la luce si dissolve) Quella voce…

Giuseppe:                       Che c’è, lo conosci?

(nel frattempo il viandante si dilegua)

Maria:                             È lui, Giuseppe! Era l’angelo che mi ha portato l’annuncio…

Giuseppe:                       Probabilmente la stanchezza ti confonde, Maria… Ora andiamo. Prima che qualcuno occupi la grotta di cui ha parlato il viandante.


Quadro 11

Nascita di Gesù.

Scena 17

Giuseppe, Maria

Giungono davanti ad una grotta, con una mangiatoia e della paglia. Un focolare da accendere davanti all’entrata.

Giuseppe:                       Siamo arrivati… questa è la grotta indicata. Rimani qui, vado a vedere se è vuota. (entra, esce immediatamente.) È vuota. Vieni! (l’accompagna dentro la grotta) Ora ti riposerai, io accendo un fuoco e rimango a vegliare.

Maria:                             Non allontanarti…

Giuseppe:                       No, rimango seduto qui a vegliare. Riposati, Maria.

(Giuseppe accende un piccolo falò. Poi appoggia la testa al bastone e lentamente si assopisce. Tutto tace, intorno. Tutto si ferma per alcuni minuti. Poi dall’interno della grotta giunge una luce fortissima, tale da svegliare Giuseppe che si alza in piedi e, compreso l’accaduto, lentamente si inginocchia davanti all’entrata. Il cielo si illumina quasi a giorno, una stella si accende esattamente sopra la grotta. Poi esce Maria col bambino in braccio)

Maria:                             (uscendo) Giuseppe! Vieni, è nato! È nato il figlio di Dio!

Giuseppe:                       Non posso crederci… il figlio di Dio… Egli è qui, è tra le tue braccia!

Maria:                             Guarda com’è bello, com’è pieno di vita!

Giuseppe:                       Oh, Signore, ti ringrazio di avermi fatto vivere questo momento.

Maria:                             Vuoi tenerlo in braccio?

Giuseppe:                       Io? Ma io sono solo un povero falegname… come puoi pensare che io sia degno di tenere il Messia di Israele tra le mie braccia.

Maria:                             Ma non capisci? È proprio per questo, che il Messia è nato qui, in una grotta. Per essere amato, per essere preso tra le tue braccia, per chiamarti papà… Non aver paura, è un bambino, Giuseppe. E nessuno al mondo è più degno di te di tenerlo tra le braccia.

Giuseppe:                       (prende il bambino) Guarda che manine! È incredibile pensare che questo bambino, il nostro bambino, sia Dio… il figlio di Dio, il Messia…

Maria:                             Si, è davvero incredibile. Ma è quello che ha voluto Dio.

Giuseppe:                       Entriamo, ora. Qua fuori fa freddo e non vorrei nocesse al piccolo Gesù.

(Giuseppe restituisce il piccolo a Maria, poi si stringono insieme come la sacra famiglia e si ritirano nella grotta. Le luci si spengono ad una ad una tranne la luce della stella e la luce che esce dalla grotta, solo affievolita)


Quadro 12

Visita dei pastori e degli angeli

Scena 18

Luca, Simone, Samuele, Elia. Quindi Giuseppe e Maria col piccolo in braccio. Poi Gabriele e gli altri angeli.

I pastori visitano la grotta.

Luca:                              (lungo la strada) Venite, la strada per Betlemme è questa. La riconosco anche al buio per grazia di quella stella laggiù, che sembra fatta apposta per illuminarci il cammino. Pensate che proprio oggi io e Simone abbiamo visto un uomo che veniva qui per il censimento, con la sua donna gravida, vero, Simone?

Simone:                          Proprio così… io le ho anche detto che era una donna molto coraggiosa, ad affrontare un viaggio in quelle condizioni…

Samuele:                        L’angelo ha parlato di una grotta, ma qui da noi ce ne sono così tante… come faremo a trovare quella giusta?

Elia:                                La colpa di tutto è di questo censimento voluto dai romani: la situazione, per i viaggiatori è diventata veramente insostenibile, e anche per noi… Gli stranieri hanno occupato tutte le case, hanno scovato anche i buchi più nascosti. Ma se una grotta è rimasta abbandonata, è un fatto sorprendente, e nessuno che abbia pensato di occuparla… è come se qualcuno l’avesse riservata nell’attesa di questo evento prodigioso…

Luca:                              Si, Elia ha ragione… ecco, dev’essere quella che vediamo laggiù, la grotta di cui ha parlato l’angelo. Vedo un fuoco, e una luce… Pensate che vergogna, fratelli… il Messia nasce a Betlemme e la città non trova di meglio da offrirgli che una stalla abbandonata e una mangiatoia…

Simone:                          Tu credi, Luca? Io sono sicuro che se il Signore avesse voluto, avrebbe potuto far nascere suo figlio nel palazzo di Re Erode. Si vede che ha preferito così, che doveva essere così.

Elia:                                Hai ragione tu. Chi siamo noi, per giudicare le scelte di Dio?

Luca:                              Eccoci alla grotta… speriamo di non spaventare nessuno…

Giuseppe:                       (esce dalla grotta, sentendo gente parlare – a Maria:) Sento delle voci, qua fuori. Vado a vedere che succede, non che siano dei malintenzionati…

Maria:                             (da dentro) Sii prudente.

Giuseppe:                       (ai pastori) Chi siete? Noi non abbiamo nulla…

Luca:                              Non temere, siamo pastori, non abbiamo cattive intenzioni… ma tu sei… Oh, com’è piccolo, il mondo. Non mi riconosci? Ci siamo incontrati oggi, lungo la strada per Betlemme…

Giuseppe:                       In verità ti riconosco, e riconosco anche il tuo compagno… avete bisogno di un posto per dormire? Non abbiamo molto spazio da offrirvi, ma un giaciglio non si nega a nessuno…

Luca:                              Oh, no, sei davvero un uomo meritevole e gentile, ma noi siamo qui per un altro motivo.

Elia:                                Ecco, un angelo del Signore ci è apparso, questa notte, avvolto di luce. Temevamo fosse un presagio di grande sventura, ma egli ci ha rassicurati. Me lo ricorderò per sempre. Ha detto: “Vi annunzio una grande gioia. Una gioia che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia di animali, perché non vi fu posto, per il Messia, nella città di Davide”…

Maria:                             (esce col bambino in braccio) Chi sono queste persone?

Giuseppe:                       Vieni, Maria… sono pastori, brava gente.

Samuele:                        Ecco il bambino, fratelli… guardate, è coronato di luce, proprio come l’angelo che abbiamo visto!

Simone:                          Inginocchiamoci, di fronte al figlio di Dio. (si inginocchiamo)

Maria:                             Non abbiate paura di mio figlio, non è qui per portare lo spavento ma per portare la salvezza. Alzatevi, avvicinatevi pure.

Elia:                                Siamo solo pastori, donna… non abbiamo dimestichezza con i Re… (china la testa) e con le Regine…

Luca:                              (porgendo il primo dono: lo posa ai piedi di Maria) Tieni, abbiamo poco ma il nostro poco appartiene tutto al tuo bambino… questa è della lana delle nostre pecore, perché non debba soffrire il freddo, almeno finchè rimarrà nella terra di Davide.

Simone:                          Ecco del latte, è fresco di stasera, mia signora. Forse non servirà ancora al santo bambino, ma potrà recare conforto ai suoi genitori. E della legna, per ravvivare il fuoco.

Samuele:                        E questo pane, è tutto quel che avevamo con noi. Avessimo avuto oro e gemme preziose ve ne daremmo, ma le nostre ricchezze sono solo i frutti della terra, la terra che lavoriamo con fatica e con il sudore della fronte.

Elia:                                E infine, ecco del vino, per voi, per darvi un po’ di conforto nella notte, e il capretto che abbiamo legato qua fuori, perché dia il suo calore al piccolo. Altro purtroppo non abbiamo, ma siamo felici di poter dare tutto il nostro per Lui.

Maria:                             Dio vi ricompensi per la vostra generosità e per la vostra bontà.

Giuseppe:                       Quali sono i vostri nomi, perché possiamo comunicarli al piccolo Gesù quando sarà in età di capire.

Elia:                                Il mio nome è Elia, questo è mio fratello Simone. Lui è Luca, e questo è Samuele.

Simone:                          Direte al bambino di noi?

Giuseppe:                       Non vi dimenticheremo, state certi. E nemmeno dimenticheremo la vostra ospitalità.

Gabriele:                         (appare con gli altri angeli da dietro un albero a fianco della grotta. I pastori, riconosciutolo, si inginocchiano; Giuseppe e Maria si stringono al bambino. Poi tutti gli angeli circondano la sacra famiglia e la luce li avvolge. Un canto di Gloria si innalza. Poi Gabriele si rivolge ai pastori)

                                      Le scritture sono compiute. Andate, ora, andate e glorificate e lodate Dio, ed annunciate a tutti il lieto evento: annunciate che oggi, nella città di Davide, è nato il Cristo, il Salvatore. Riferite tutto quel che avete visto e sentito in questa notte santa, affinché ogni uomo possa venire ad adorare il nato Messia. E sia pace a tutti gli uomini di buona volontà.

FINE