La nuda proprietà

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“LA NUDA PROPRIETA”

“2^ versione”

Due atti di Roberto TEMPERINI

PERSONAGGI ED INTERPRETI

CESARE             vecchio  di (88 anni)

LUIGI                  figlio minore di CESARE (anni 62)

MARCO              inquilino del piano di sopra  (40 anni circa)

MARTINA          moglie di Luigi  (50 anni)

MICHELA          moglie di Marco  (36 anni)

CLAUDIO           figlio maggiore di CESARE  (anni 64)

BENEDETTA     moglie di Claudio (52 anni)

GALINA             badante russa (55anni)

OVIDIU               giovane compagno rumeno di Galina

SCENA 1^

   (musica di sottofondo) Centro avanti tra il sipario, una poltrona illuminata. Voce di donna fuori campo:

         •        Mi sento sola.  Perché mi hai lasciato? Mi manchi. Il tuo corpo, la schiena, le braccia e il tuo odore. (pausa) Quanti sogni insieme. Quante lunghe giornate tu ed io nel silenzio di questa casa. Mi tradivi soltanto per la tua la  collezione di francobolli e per i fiori sul balcone. La vita è lunga, ed è fatta di certezze ed incertezze; di cose belle e brutte; e riesci ad analizzarle soltanto all’ultimo, quando ormai non sei più in grado di decidere per te stesso.

         •        Questa storia alquanto bizzarra, che sto per raccontare per filo e per segno, risale giusto a quando Cesare aveva appena compiuto ottantasei anni.

         •        Cominciò tutto quando sua moglie morì. Il dolore fu immenso. Dopo sessant’anni di unione felice, la poverina lo lasciò. I suoi due figli, si unirono al suo dolore, insieme alle loro mogli.

(chiusura sipario)

                                               MUSICA – BUIO

(Tutti  gli altri  attori si trovano in piedi e di spalle al pubblico infondo alla scena)

Si accende una luce sulla sinistra del palcoscenico (a cono). La scena rappresenta un tavolo da bar con due sedie e due persone che stanno parlando confidenzialmente.

MUSICA SFUMA

                                                        SCENA 2^

                                                   MARCO – LUIGI (abiti estivi)

MARCO –           Non so più come uscire da questa situazione, credimi Luigi! Per questo ho deciso di rivolgermi a te che sei del ramo.

LUIGI -                Che ti devo dire? Non è facile trovare un appartamento libero, in questa zona.

MARCO  –          Il fatto è che  Michela è in stato interessante, ed è il terzo. 

LUIGI      -          Già, me l’ ha detto Martina: e da quando?

MARCO -           Un paio di mesi. Capisci adesso l'urgenza...dell’appartamento.

LUIGI  -              Perché proprio in questa zona?

MARCO  –          Beh, lo sai no? E’ il quartiere dove sono nato. Poi c’è la metro, la scuola per i bambini,  e mettici che mia moglie lavora  da Enrico, proprio qui vicino. Così ho deciso che, l’unico modo per non avere più problemi,  è quello di comprarlo.

LUIGI        -        Hai molto da investire?

MARCO -            Abbastanza. E poi con un mutuo a lunga scadenza,  non dovrebbero esserci problemi.

LUIGI -               Ho qualche conoscenza in proposito, forse  ti posso aiutare.

MARCO -            Magari!

LUIGI -               Faccio qualche telefonata.

MARCO -            Non so come ringraziarti, per fortuna ho pensato a te. (pausa) E tu? Come te la passi?

LUIGI  -               Bene, diciamo bene. Insomma non mi lamento. (pausa e tono disperato)A dire il vero,sono incasinato! Caro Marco, incasinato! E disperato!

MARCO              Mi dispiace. Va beh, ch’è molto che non ci si vede, ma ti avevo lasciato piuttosto bene. E’ una sorpresa. E cosa c'è che non va?

LUIGI  -               Tutto! Ma non mi va di parlarne, no, non mi va di parlarne. Non ti voglio addolorare. Tu hai già tanti problemi per conto tuo.

MARCO  -          Se posso aiutarti. Siamo amici o no?

LUIGI  -               Il fatto è cominciato qualche mese fa. Tu sai che ho sempre amato il gioco.

MARCO  -           Eh sì, mi ricordo. Sei sempre stato un vincente. La fortuna ti ha sempre aiutato.

LUIGI  -               (amareggiato)Hai detto bene, la fortuna mi ha sempre aiutato, la dea bendata fortuna! Una volta che mi ha lasciato, mi sono rovinato! Sai quei pokerini che cominciano in sordina e che tu pensi di tenere in pugno. (pausa con pianto soffocato)Rilancio, rilancia, rilancio, rilancia; così nel pugno alla fine mi sono ritrovato solo debiti.  E poi, ci si è messo anche il lavoro. Siamo in piena crisi immobiliare. Non si vende più un tubo! Naturalmente da lì è cominciata l’altra crisi, quella con Martina.

MARCO  -           S’incontrano spesso con Michela. Michela, però, non me ne ha mai parlato.

LUIGI        -        Poco male, tanto…       

 MARCO   -        Il fatto  è che ci vediamo poco, e l’argomento principale sono nostri    problemi.

LUIGI     -            (accennando a una risata) Però, vi vedete poco, ma bisogna dire che proliferate molto!

MARCO    -        E' vero! Forse sarebbe stato meglio il contrario, ma va bene così.

LUIGI                  Scusa. Per stemperare. Invece siete una bella famiglia! A noi i figli non sono arrivati. E questo è stato il guaio! Così mi sono dedicato completamente al gioco, trascurando Martina; un grosso sbaglio. Comunque, lasciamo da parte i crucci, e torniamo all’appartamento. Come ti ho detto, ho qualche amico; e oggi, per ottenere un mutuo servono aderenze.

MARCO    -        Sul serio? Anche per…

LUIGI        -        Che vuoi fare bisogna adattarci. O mangi questa minestra…

 MARCO     -       …o cambi paese. (si alza) Beh, allora ci si vede, il lavoro mi chiama. E’ stata una vera fortuna incontrarti. Fatti sentire, sono nelle tue mani. Il numero ce l’hai.

LUIGI        -        Tranquillo. Non appena so qualcosa, ti chiamo. Ciao.

(i due si salutano)                 MUSICA - BUIO

In simultanea e al buio completo si posizionano  in fondo alla scena di spalle,  mentre Martina e Michela prendono il loro posto al tavolo bar.

(questo movimento  sotto stacco musicale, sempre lo stesso, ed al buio si ripeterà ogni volta che vi sarà un cambio di scena per tutto il primo atto)    

SCENA 3^

                                               MARTINA – MICHELA

Si accende la luce al bar scena, dove poco prima erano Marco e Luigi.  Sono sedute Martina e Michela. Naturalmente alcune cose sul tavolo si aggiungono o tolgono, per far capire che sia un altro giorno.  Hanno da poco fatto la spesa al mercato.

MUSICA SFUMA

MARTINA -        (moglie di Luigi) Cara Michela non si vive più, dei prezzi assurdi!

MICHELA -        A chi lo dici? Tutte le mattine esco con cinquanta euro per la spesa e tac...volano.

MARTINA -        Beh, noi siamo in due, e bene o male riusciamo a sopravvivere, ma da quando Luigi non lavora più a tempo pieno … è diventata dura. Ti capisco, e poi voi con i bambini.

MICHELA -        Fosse solo quello! E’ lo sfratto che ci tiene veramente in ansia!

MARTINA -        Mi dispiace; è un dramma!

MICHELA           E’ la spada di Damocle.  

MARTINA          Per noi, invece, è l’affitto, tante volte non riusciamo nemmeno a pagarlo; e poi: il condominio, il riscaldamento, le medicine; quelle non mancano mai, purtroppo! Se non fosse per mio suocero…

MICHELA -        Da quando gli è morta la moglie,  esce poco. Lo vedo la mattina sul balcone che annaffia i fiori, poveraccio, mi fa pena. (tono indagatore)  Quanti anni ha?

MARTINA          Ottantotto.

MICHELA           Però! Se li porta bene. Ma l’appartamento è ancora suo?

MARTINA -        Eh! Non siamo riusciti a farglielo vendere!  E così, Claudio e Luigi l’hanno convinto a fare l’usufrutto.

MICHELA -        Beh, in effetti, per lui da solo. E’ come il nostro: due stanze,   salone, servizi e terrazzi con vista su strada. E' troppo grande.

MARTINA -        Ed è quello che abbiamo cercato di fargli capire. Uno più piccolo sarebbe stato più che sufficiente! E magari lì ci potevamo sistemare noi, ma lui, tosto! Dice che lo lascia soltanto da morto!

MICHELA -        Almeno un giorno sarà vostro. E cosa pensate di farne? Lo venderete, immagino. No?

MARTINA-         A noi servirebbero i soldi adesso. Basterebbe vendere la nuda proprietà. Tanto sono convinta che quello ci sotterra a tutti.   Purtroppo non siamo solo noi a decidere, c’è anche il fratello.

MICHELA -        A proposito.  Che fine ha fatto? Non viene mai a trovare il padre?

MARTINA -        (alterata) Solo quando gli fa comodo. E' un opportunista! E la moglie peggio che mai. Sono sicura che non aspetta altro che mio suocero muoia, per tirare fuori gli artigli!

MICHELA -        Se ho capito bene, non li ami molto. E non hai torto. La moglie, in effetti, ha un viso arcigno; pare che ce l’abbia sempre con qualcuno. Figurati che quelle poche volte  che l’ho incontrata, ha sempre fatto finta di non vedermi!

MARTINA -        Fosse solo quello! Pensa che, quando va a trovare mio suocero, gli parla male di noi; ha paura che lo plagiamo, lo derubiamo, non lo so. Per questo gli ha fatto assumere una badante russa, che le riferisce tutto.

MICHELA -        Ah! La badante! La incontro spesso al supermercato! Come si chiama? Aspetta. Galina, sì, Galina.

MARTINA -        Sì, infatti, se la senti quando ride pare proprio una gallina. Benedetta conosce i suoi polli. L’ha assunta  in nero, soltanto vitto e alloggio, nient’altro. L’ha ricattata, dato che non ha una situazione chiara con il permesso di soggiorno. Pare che abbia fatto degli impicci con un suo ex, per rimanere in Italia, e, io, ho il vago sospetto che abbia dei conti in sospeso con la giustizia del suo paese.

MICHELA -        Ma va! Sul serio? Non è certo uno stinco di santo! E il signor Cesare l’ha accettata a occhi chiusi?

MARTINA -        No. All’inizio non la voleva, ma poi si è adattato! Che poteva fare malandato com'è? Seduto sempre su quella poltrona a rimuginare! Passa il tempo dietro i suoi francobolli; anche se non ci vede molto. Galina gli fa le cose per casa e anche compagnia; è molto servizievole; ci sa fare, e poi non costa nulla.

MICHELA -        Attenzione che queste straniere, prima s'insinuano dicendo di non volere niente, e poi, invece. Eh, ne ho sentite in giro!

MARTINA -        Mi fido di Benedetta. Quella non si fa fregare. Luigi, minimizza, d'altronde è la moglie di Claudio. E per lui quello che fa e dice il fratello, è oro colato.

MICHELA -        A proposito, è tanto che non lo vedo, come sta Luigi?

MARTINA -        Non bene. Ma è meglio non parlarne. Ultimamente, poi,  il nostro rapporto si è deteriorato!

MICHELA -        Questo mi dispiace.

MARTINA -        Tutta colpa della sua malattia per il gioco! Poi con la crisi edilizia, lavora poco o niente, così i soldi scarseggiano. Insomma c'è tutto quello che serve per mandare all’aria un matrimonio!

MICHELA -        Addirittura!  Sono sicura che sia la crisi del settimo anno, devi solo aspettare che passi.

MARTINA -        Guarda che sono appena quattro anni che siamo sposati!

MICHELA -        (sbalordita) Quattro? Comunque, nel matrimonio, ci vuole saggezza da ambo le parti e... pazienza, tanta pazienza! E figli!

 MARTINA           Niente, non arrivano, purtroppo! (in preda allo sconforto) E non è così facile, credimi. Anche perché non lo sopporto più! E' sempre assente. Insomma siamo separati in casa. E spesso volano piatti e parolacce.

MICHELA-         Non ti scoraggiare! Facciamo così.  Perché non venite a trovarci uno di questi giorni? Lascio i piccoli da mia madre, così siamo più liberi per fare due chiacchiere. Magari parlandone insieme, chi lo sa? (guardando l’orologio) Scusa, ma ora ti debbo salutare. Devo prelevare la prole a scuola. 

MARTINA -         L'idea non mi dispiace.  Ne parlo con Luigi e ti faccio sapere.

MICHELA -        Ok. Una di queste domeniche a pranzo, ti va bene?

MARTINA -        OK.                                       

(si salutano con baci)

                  

                                      MUSICA -  BUIO                                                                                   (si posizionano in fondo scena in simultanea entrano Benedetta e Claudio)                                     

SCENA 4^

    BENEDETTA - CLAUDIO

Si accende la luce sulla del palco rispetto alla sala, dove a un tavolo da cucina, stanno cenando Claudio e Benedetta. (il tavolo sarà già pronto per la cena)

MUSICA SFUMA

BENEDETTA -   (tono deciso ed insinuante)   Tu e tuo fratello! Non hai ancora capito che quello troverà il sistema per fregarti! Ultimamente è disperato! E quando uno sta nelle sue condizioni, è capace di tutto!

CLAUDIO -         (paziente esasperato) Chi? Luigi? Non lo farebbe mai! Mi rispetta e poi mi deve troppo.  

BENEDETTA     Ne sei proprio sicuro?

CLAUDIO -         E' mio fratello! Con qualche difetto, ma è mio fratello!

BENEDETTA -   Anche Caino e Abele erano fratelli!

CLAUDIO -         Per essere una che si batte sempre il petto in chiesa. Non dovresti fare certe considerazioni.

BENEDETTA -   Se tu, invece, aprissi un po’ di più gli occhi, forse capiresti molte cose.

CLAUDIO -        Quali cose? Se è lecito?

BENEDETTA -   Tuo fratello e la cara mogliettina spesso fanno piangere tuo padre.

CLAUDIO -        E chi te l'ha detto?

BENEDETTA -   Galina.

CLAUDIO           (stesso atteggiamento) Galina? Il nome la dice tutta! Hai fatto un bell’affare con quella!

BENEDETTA -   Sicuro! Almeno fa il suo dovere! E mi ha raccontato che, quando Luigi va a trovare tuo padre, non fa altro che chiedergli soldi!

CLAUDIO           (tra se) Anche a lui.

BENEDETTA -   Come?

CLAUDIO           Niente.

BENEDETTA     E sono sicura, quando sarà il momento, farà qualche impiccio sull'appartamento!

CLAUDIO -         Questo è impossibile! A papà, nessuno può togliere l’appartamento. Né loro, né noi, nessuno finché campa; quindi, mettiti  l’anima in pace!

BENEDETTA -   Beato te! Povero ingenuo! Tuo padre ultimamente si è rimbambito e ci vuole poco a farlo fesso! Non ci pensi al conto  in banca e a tutto l’oro di tua madre?

CLAUDIO           A quello ci penserà Gallina. Stai tranquilla! Prima o poi lo trova e se lo cucca. E diventerà, per il suo compagno, la Gallina dalle uova d’oro!

BENEDETTA -   Gioca! Gioca con le parole! Galina, e non Gallina, è una brava badante: me l'hanno raccomandata in parrocchia. E poi si accontenta di stare con tuo padre e basta! Non pretende altro!

CLAUDIO           (ironico) Già, Gallina non beve; non mangia; campa d’aria! Quella è un appalto al minimo ribasso! Te ne accorgerai!

BENEDETTA -   Che vorresti dire?

CLAUDIO -         Semplice, che dopo aver messo piede in casa, farà la cresta sulla spesa ed altro.

BENEDETTA -   Non ti preoccupare. La tengo sotto controllo.

CLAUDIO -        Come? Se tu non ci stai.

BENEDETTA -   Indago.

CLAUDIO -        Indaghi?

BENEDETTA -   Sicuro. Non sono scema, mio caro! Ho allarmato tutto il quartiere.

CLAUDIO -        (preoccupato)  Che vorresti dire?

BENEDETTA -   Voglio dire, che quando Galina va in giro per i negozi a fare la spesa o altro, ne vengo informata tempestivamente dalla portiera, che a sua volta è informata dai negozianti, che a loro volta si passano la voce, e la informano del totale della spesa che Galina ha sostenuto.

CLAUDIO -         Ah! Non mi hai mai detto che in parrocchia  hai frequentato un corso d'investigatrice  privata.

BENEDETTA -   Nessun  corso. Sono piccole doti che si possiedono dalla nascita.

CLAUDIO -        Già! Fa parte di quelle che, prima di sposarti, erano doti nascoste!

BENEDETTA -   Il fatto è che non mi va di passare per stupida! Capito?

CLAUDIO -         No, è che non ti fidi nemmeno di te stessa! E dopo tutte queste indagini, hai di sicuro scoperto quello che dico io!

BENEDETTA -   Cioè?

CLAUDIO -         Che la tua cara badante, Gallina, minimo farà la cresta sulla spesa.

BENEDETTA-    Invece, no, risulta essere onesta e ligia nel suo lavoro. Galina!

CLAUDIO -        E di’ un po’. I conti tornano sempre?

BENEDETTA -   Sempre.

CLAUDIO -        Peccato.

BENEDETTA -   Come, peccato? 

CLAUDIO -        Questo significa che mira più in alto.

BENEDETTA -   Poi dici che sono io la malfidata! Tu invece…

CLAUDIO -        No, cara mia, io mi fido fino a prova contraria.

BENEDETTA -   E allora? La prova non c'è. Quindi…

CLAUDIO -        E questo è quello che mi preoccupa maggiormente!

BENEDETTA -   Sei assurdo! Io mi preoccupo quando mi derubano! E mi fido di chi è onesto! (esce)

CLAUDIO -        Staremo a vedere. Staremo a vedere. (prende il giornale e legge)                                              ((prendono la posizione iniziale)

MUSICA – BUIO               

            SCENA 5^

MARCO - MICHELA

Si accende la luce centro del palco. E’ sera inoltrata a casa di Marco e Michela. Marco è seduto su di una poltroncina e sta facendo dei conti con una calcolatrice e dei fogli. Michela seduta vicino a lui e lavora a maglia.  (piccolo cambio di abito)

MUSICA SFUMA

MARCO -  (a voce alta) Niente da fare! Anche questo mese abbiamo messo da parte trecento euro, un po' pochino, però se risparmiassimo un po' di più sulla spesa e sul vestire e sul consumo dell'acqua…

MICHELA -        …e del vino. Marco, lascia stare e andiamo a dormire. E' tardi!

MARCO -           I bambini dormono?

MICHELA -        Da poco, ma finalmente dormono, Enrichetto si è addormentato quasi subito, Tonino, invece, ha voluto che gli raccontassi la favola di Cappuccetto Rosso.

MARCO -           Gli piace, non si stanca mai di sentirla.

MICHELA -        Pensa quando ci sarà anche Giulietta.

MARCO -           (pensieroso) Già, non vedo l'ora.

MICHELA -        Così siamo a tre. Direi un numero perfetto!

MARCO -            Perfetto, forse in aritmetica, ma per noi saranno altre spese. Non credo che ce la faremo mai! Dobbiamo farlo adesso o mai più!

MICHELA -        Cosa?

MARCO -            Come cosa? Dobbiamo comprarlo il prima possibile! Assolutamente! Il tempo passa e i prezzi salgono o ci dovremmo contentare di due camere.

MICHELA -        Ah! L'appartamento!

MARCO -           Abbiamo lo sfratto. O no? Lo sfratto esecutivo!

MICHELA -        Hai passato parola?

MARCO -            Sì, ma qui in zona niente. Non vendono. Anche l'agenzia non riesce a trovarli.  Forse da un’altra parte.

MICHELA -        No, assolutamente no! E come si fa con i bambini? E poi tu sei nato in questo quartiere.

MARCO -            Lo so, lo so. E non mi va neanche di pensarci. Ma, non vedo altra soluzione. Ho parlato anche con Luigi.

MICHELA -        Luigi, il marito di Martina?

MARCO -            Sì, era da tanto che non lo vedevo. Sai lui è del ramo e ha detto che come può ci aiuta, anche se, credo, vorrà un compenso.

MICHELA -        Te l'ha chiesto lui?

MARCO -            No, ma so che ultimamente non se la passa molto bene. Crisi nel lavoro, debiti di gioco e  peggio ancora, crisi con la moglie.

MICHELA -        Ah sì, Martina mi ha accennato. E per questo dobbiamo invitarli da noi a pranzo domenica.

MARCO -           A pranzo! Ti senti bene? E i bambini?

MICHELA -        Li lasciamo da mia madre. Dobbiamo aiutarli a rappacificarsi! E’ importante! Credimi! Anche per noi.

MARCO -           (sorpreso) Per noi? Cosa c’entriamo noi?

MICHELA -        Ascolta. Luigi è il figlio del signor Cesare. Giusto?

MARCO -           Capisco, ma non vedo cosa c’entri con…

MICHELA -        …l'appartamento del Signor Cesare è identico a questo nostro ed è in zona…

MARCO -            (pensieroso - sognando) Già, in zona. In effetti, per noi andrebbe benissimo, e se poi morisse, e se i figli ce lo vendessero. Troppi se. E’ difficile!

MICHELA -        Hanno bisogno di soldi! Questo è certo. Almeno Luigi.  E noi dobbiamo essere pronti a comprarlo! Anche prima che quello muoia! Magari offrendo un prezzo più alto rispetto a quello di mercato. Non possiamo lasciarcelo scappare! Pensa. Per noi sarebbe l’ideale!   Scenderemmo soltanto  di  un piano.

MARCO -            (riflettendo) Hai ragione. Intanto compriamo la nuda proprietà e ce lo assicuriamo! Tac! Contanti, uno sopra all'altro, (ritornando alla realtà)Vada per Luigi, ma Claudio non lo venderà mai!

MICHELA -        Questo non si può dire. Pare che sia lui che la moglie siano due  con le braccine corte e avidi di soldi, insomma, due arpagoni.

MARCO -            Claudio? Dici che sia cambiato?

MICHELA -        Altroché se è cambiato. Ci ha pensato  la moglie. Una bigotta megera di altri tempi! Credimi! E' lei che ha piazzato alle costole del signor Cesare una badante russa!  Galina.

MARCO    -        Come! Una badante gallina?

MICHELA          (ride) Macché! Galina con una sola elle, si chiama così.

MARCO              (ironico) Bel nome!

MICHELA          E bella mossa!

MARCO -            Mossa?

MICHELA -        Sì, bella mossa della  megera! Quella è come il gatto nella credenza, “quello che fa pensa!” E sospetta che il cognato cerchi di farli fuori dall'eredità. Pare che  il vecchio,  oltre all'appartamento, abbia un bel conto in banca; così gliel’ha messa alle costole, perché la tenesse informata.

MARCO -           Come fai a sapere tutte queste cose? Martina?

MICHELA-         Non me lo direbbe mai. E' voce che circola nel quartiere, e sai, voce di popolo…

MARCO -           …voce di Dio!

        

MUSICA - BUIO  

SCENA 6^

                                    MICHELA – MARTINA – LUIGI – MARCO

MUSICA SFUMA

Luce al centro piccolo salotto: due poltroncine ed un divanetto, con piccolo mobile bar di lato.   E' domenica e  siamo in casa di Marco e Michela. Hanno appena finito di pranzare. Luigi,Martina e Marco sono seduti, Michela in piedi: (piccolo cambio di abiti sull’elegante)

MICHELA -         Lo prendete tutti?

MARTINA -        Io sì, grazie.

LUIGI -               Anche per me.

MICHELA          Tu, Marco lo vuoi?

MARCO              No. Grazie.

MICHELA          Bene, faccio in un attimo. (esce e va in fondo scena di spalle)

LUIGI                  Sei fortunato. Michela è una brava cuoca. Ci ha fatto un pranzetto con i fiocchi.

MARCO              Grazie, ma sono convinto che anche Martina…

MARTINA          Scherzi? Per lui non so fare niente! Non so cucinare, non so lavare, non so stirare, sono una nullità!

LUIGI                  Chi ha mai detto questo?

MARTINA          Non lo dici, ma lo pensi, ne sono sicura!

LUIGI                  Il solito processo alle intenzioni! E' che ultimamente non sono sereno, e non faccio caso alle cose marginali.

MARCO              Beh, in un certo senso ti capisco, e poi non è che Michela cucini tutti i giorni così,  diciamo, che, oggi si è superata, ecco.

MARTINA          E' logico, che quando si hanno degli ospiti ci si metta più impegno. Noi non invitiamo mai nessuno!

LUIGI                  Per raccontargli cosa? Che è un po' di tempo che non si va d'accordo? Che litighiamo ogni cinque minuti?

MARCO              Beh, oggi no! Vi prego. Non roviniamo questo nostro incontro. 

MARTINA          Hai ragione, scusaci!

LUIGI                  (allegro) Giusto. E poi, se proprio la vogliamo dire tutta. Oggi, chi t’invita a casa a pranzo?  Ormai c’è l’abitudine di vedersi in pizzeria.

MARCO              (sorride) E' vero, ma noi abbiamo voluto invitarvi qui da noi, per avere un po' di tempo e tranquillità per parlarvi di una questione, che in parte già conoscete, e la pizzeria non sarebbe stato il luogo ideale...troppa confusione!

LUIGI                  Se ti riferisci all'appartamento, ti assicuro che mi sto dando da fare, ma non è così semplice.

MARTINA          Vedrai che prima o poi si risolverà, certo in zona non è facile trovarlo.

(rientra Michela con i caffè)

MICHELA          Luigi, quanto zucchero per te?

LUIGI                  Uno, grazie.

(Michela porge il caffè a Luigi, poi a Martina e poi si serve, mentre Luigi e Martina sorseggiano.)

MICHELA          Allora. Stavate parlando di me?

MARCO              (a Michela) No. Anzi, sì, ma erano tutti complimenti.

LUIGI                  E' vero. Stavamo dicendo che sei un'ottima cuoca.

MARTINA          Sì, e io pessima.

MICHELA           Non ci credo. Sono sicura che sei bravissima. Io ci provo, quando capita l'occasione, ma non è detto che vada sempre bene.

MARCO              Oggi sei stata perfetta! E poi, abbiamo preso l'argomento che, egoisticamente, ci sta molto a cuore.

MICHELA          Eh, sì. Non crediate che vi abbiamo invitato per nulla!

LUIGI                  Lo sospettavo. Ma, come ho detto a Marco, non è facile trovare una casa in vendita in questa zona.

MARTINA          Io sto spargendo la voce nel quartiere.

MICHELA           Per questo vi ringraziamo, ma il motivo vero del nostro invito è un altro. 

MARTINA          Un altro? Mi stai incuriosendo.

LUIGI                  Sì, anch’io sono curioso.

MICHELA          Marco, parla tu.

MARCO              Beh è una cosa assurda, lo so. Sarò breve e conciso. Abbiamo messo l'occhio sul vostro appartamento.

LUIGI                  (sbalordito) Nostro appartamento?

MARTINA          Il nostro non è in vendita.

LUIGI                  Mi è sfuggito qualche cosa?

MARCO              Infatti. Io mi riferisco a quello dove  abita  il signor Cesare.

LUIGI                  Ah, quello? Beato te! Non siamo soli. Lì, c’è di mezzo mio fratello e l’usufrutto di mio padre.

MICHELA          Ma se voi lo voleste vendere, forse si può trovare la maniera.

MARCO              Lo sai che, noi, pur di restare in zona, siamo disposti a comprarvi la nuda proprietà al valore di un appartamento libero!

MICHELA           Sicuramente più del suo  valore di mercato.(ripete) Come se fosse libero.

MARTINA          (allettata) Più del suo valore?  Se potessimo vendere solo la nostra parte…Avete qualche idea?

MARCO              Sì. Ci abbiamo pensato, e l’idea è semplice, ma efficace!

LUIGI                  Dimmi. (sfiduciato)

MARCO              Fermo restando, naturalmente che voi siate decisi  a venderci la nuda proprietà.

LUIGI                  Anche subito. Se fosse possibile.  Il difficile è convincere mio fratello. Quello non aspetta altro che nostro padre muoia, per prenderselo lui. Sono sicuro. Capirai, Arpagone! La moglie invece,  se vedesse l’affare,  non guarderebbe in faccia nessuno.

MICHELA           Beh, ci si prova. Se voi siete d'accordo, ci possiamo parlare noi.

MARTINA          (a Luigi) A me non dispiacerebbe, chissà, forse, con un po' di soldi  potremmo rimettere in carreggiata il nostro matrimonio.

LUIGI                  (speranzoso) Questo è vero, ed io potrei mettermi per conto mio e di sicuro riprenderei a lavorare. Ma è meglio che ci parliate voi, se glielo dicessi io, magari, potrebbe sembrare che abbia un interesse diretto.

MARCO              Per noi, però è necessario  che  signor Cesare ci lasci libero l’appartamento prima dello sfratto.

LUIGI                  (pessimista) Mio padre non lo lascerà mai con le sue gambe. Non si può fare.

MICHELA           Sì che si può fare! Basterebbe trasferire il signor Cesare in una casa di riposo. Magari dicendogli che è per poco tempo. Magari con un certificato del medico curante. Nel mentre noi prendiamo possesso dell’appartamento.  E poi, poi si vedrà.

LUIGI                  (pensandoci su con una leggera indecisione) L’idea è buona. Io, anche se a malincuore, sarei propenso. Anche se la vedo dura. E’ un rischio.

MICHELA           Siamo noi che per stare tranquilli dobbiamo aspettare che muoia.  Voi dovrete soltanto prendere i soldi e rispettare i patti. E se non va come dovrebbe, il rischio è tutto nostro.  Per questo, magari nel contratto metteremo una piccola clausola.

MARCO              Basta parlare con il notaio e ci pensa lui.

MARTINA          Tuo fratello non sarà d'accordo.

MICHELA           (prendendo del brandy nel mobile bar e dei bicchierini) Ma la moglie, sono sicura, di sì. E i mariti fanno sempre quello che dicono le mogli!

MARCO              Questo è vero.

MICHELA           Un brandy?

LUIGI                  Perché no?

MARTINA          A me giusto un goccio per brindare.

MARCO              Ci vuole, dà coraggio!

                                      (tutti si alzano e brindano)

MUSICA – BUIO

(tutti riprendono posizione in fondo scena.)

SCENA 7^

MUSICA SFUMA

MICHELA-BENEDETTA-CLAUDIO- MARCO

LUCE -(TUTTI CAMBIO DI ABITO)

E’ domenica mattina successiva, nel salottino, seduta sul divanetto a sinistra c'è Benedetta a destra Claudio, alla destra di Benedetta c’è Marco . Michela è alla sinistra di Claudio .

MICHELA                    Signora Benedetta, quanto zucchero?

BENEDETTA               Uno, grazie.

MICHELA                    (a Claudio) Lei?

CLAUDIO                    Uno anche a me, grazie.

MARCO                       Faccio da me.

(Michela serve il caffè. Sorseggiano in silenzio e si guardano l'un l'altro. Michela, imbarazzata rompe il ghiaccio)

MICHELA                    Vi state sicuramente chiedendo perché vi abbiamo invitati?

BENEDETTA               Indovinato. Ci conosciamo così poco. Non avete dei bambini?

CLAUDIO                    Forse  due?                  

MARCO                       Sì, sono  parcheggiati da mia suocera.

BENEDETTA               Eh, se non ci fossero i nonni…

MICHELA                    Sarebbe un guaio! Specialmente per chi lavora dalla mattina alla sera come noi.

BENEDETTA               A noi non sono venuti.   A lui sarebbero piaciuti.

CLAUDIO                    Beh, non lo nego.

MARCO                       Se è per questo, ve li posso prestare per qualche giorno; sono sicuro che, nel giro di poco, cambiereste idea.

MICHELA                    Senza contare che ce n'è un altro in vista.

BENEDETTA               Ma va! Di quanto? Non si vede niente!

MICHELA                    Due mesi e mezzo. Qualcosa si comincia a vedere.

CLAUDIO                    Ma no, niente! Non si vede niente!

MARCO                       Poco, poco, ma si vede. Lei è magrolina e allora...

BENEDETTA               Auguri! Femmina o maschio?

MICHELA                    Femmina.

CLAUDIO                    Così sono…

MARCO                       Due maschi e una femmina.

CLAUDIO                    Complimenti!

MARCO                       Grazie.

MICHELA                    Grazie. Quindi comprenderete il nostro stato d’animo un po,’ come dire? Un po’ in ansia. Se poi, ci mettiamo la nostra situazione particolare, nella quale ci troviamo in questo momento…

MARCO                       E’ imbarazzante, parlarne, ma dobbiamo farlo.

MICHELA                    E così, veniamo al motivo preciso per il quale vi abbiamo chiesto questo incontro.

BENEDETTA               (saccente)Tiro ad indovinare. State per perdere il lavoro? E’ così?

CLAUDIO                    E avete bisogno di quattrini? Dico bene?

BENEDETTA               Anche noi purtroppo siamo a corto di liquidi: vedete io non ho mai lavorato, e Claudio è in pensione da tanto, e, prende due soldi.

MARCO                       Ma non lavora in  banca?

CLAUDIO                    (minimizza) Lavoravo. Ed è una favola che i funzionari di banca guadagnino poi così tanto. Sono favole. E la pensione che mi danno con il nuovo sistema contributivo, mi creda, né più né meno  prendo come un netturbino.

BENEDETTA               (parole a raffica) Senza considerare tutte le spese che dobbiamo sostenere con suo padre malato. Lo conoscete no? Il signor Cesare, abita proprio qui al piano di sotto: medicine a non finire. Non è autosufficiente. Pensi che abbiamo dovuto assumere una badante per 24 ore. Ci costa un monte di soldi. E credetemi, non ci aiuta nessuno. Il fratello di Claudio, un debosciato, non tira fuori  una lira. Se ne frega altamente! E la moglie, meglio non parlarne, per carità! Insomma, una situazione tutta sulle nostre spalle!

MICHELA                    Ed è proprio per questo che volevamo parlare con voi.

MARCO                       Già. Proprio.

BENEDETTA               Non capisco.

CLAUDIO                    Già. Proprio. Non comprendo.

BENEDETTA               Li conoscete? Quindi sapete di cosa stiamo parlando.

MICHELA                    Molto bene. Anzi, vi confesso che, a loro, abbiamo già posto il  nostro problema.

MARCO                       E guarda caso, il nostro problema necessita sia della loro che  della vostra approvazione.

BENEDETTA               Quindi,  non è di soldi che avete bisogno.

MICHELA                    No, per fortuna, no. Anzi, siamo noi che vi proponiamo un affare, che per voi potrebbe essere piuttosto vantaggioso. Dovreste soltanto ascoltarci e dirci se vi sta bene o no.

BENEDETTA               (riflettendo)Stando così le cose, tutto cambia. (a Claudio) Se l’affare è buono. Che ne dici?

CLAUDIO                    (indeciso) Non lo so. Sentiamo di cosa si tratta.

(Marco e Michela illustrano animosamente quello che era il loro progetto. E per diversi secondi una musichetta accompagna la conversazione. La musica sfuma e Benedetta e Claudio si guardano perplessi. Michela si alza).

MICHELA                    Capisco che la proposta sia un po’ insolita. Vi lasciamo qualche minuto per riflettere. Noi andiamo   di là. Vieni Marco. lasciamoli  riflettere.

MARCO                       Subito.

(Marco si alza e si avvia dietro a Michela. Si girano e si posizionano in fondo scena sempre di spalle)

SCENA 8^

CLAUDIO – BENEDETTA

CLAUDIO                    Questi sono matti! Vendere la nuda proprietà della casa di papà, assurdo! E come se non bastasse, convincerlo ad andare in un ricovero per anziani! Ma ti rendi conto! Mio padre, solo, abbandonato nelle mani di quei… quei…! Hai capito? E’ incredibile! Non capisco Luigi come abbia potuto accettare un discorso del genere! Ah, ma domani lo chiamo e mi deve spiegare!

BENEDETTA               A me non sembra una cattiva idea! E non mi sembra che tuo fratello e tua cognata ci abbiano poi pensato molto prima di aderire al progettino di questi signori. Come volevasi dimostrare. Quello è un dritto! Ha visto l’affare e non se lo lascia sfuggire di sicuro! Una nuda proprietà venduta a prezzo di un appartamento vuoto! E’ un affare!

CLAUDIO                    Mio fratello? Hai ragione tu. E’ un criminale! E per il rispetto che mi porta, prima di decidere, me ne avrebbe dovuto parlare! E poi, senza il mio consenso, cosa crede  di fare!

BENEDETTA               Ti capisco, tu sei molto affezionato a papà, ma si dà il caso che ultimamente si sia alquanto rimbambito e stargli appresso sia faticoso anche per Galina, la quale mi dice sempre che non ne può più. Quindi questa proposta non mi sembra “accia”.  In fin dei conti fa comodo a tutti. E tuo fratello, questa volta, mi dispiace dirlo, ma ha ragione. E’ stato lungimirante.

CLAUDIO                    E non pensi a papà? Come la prenderebbe? Quando contrattammo la nuda proprietà, si fece promettere che non lo avremmo mai fatto uscire da quella casa se non da morto! Adesso, chi glielo dice? Io no davvero! Ho la mia dignità! Non me lo perdonerei mai!

BENEDETTA               Non ti angosciare. Troveremo un sistema indolore per convincerlo, sono sicura che pensandoci su lo troveremo.

CLAUDIO                    (riflettendo profondamente) Dici? Indolore? Non deve assolutamente soffrire!

BENEDETTA               Ti ho mai deluso?

CLAUDIO                    Beh…in effetti quando si tratta di affari, no. Ma questa volta è diverso. Si tratta di mio padre!

BENEDETTA               Lo so, caro. (lo accarezza amorevolmente) Lo so. Faremo in modo di non farlo soffrire. Stai tranquillo!(a se stessa) Ci darà una mano Galina. E tu,  domani, parla con tuo fratello. Fatti spiegare meglio e mettetevi d’accordo.

(entrano Marco e Michela)

SCENA 9^

GLI STESSI PIU’ MARCO E MICHELA

MICHELA                    Allora? Avete fatto le vostre considerazioni?

BENEDETTA               Sì, abbiamo valutato molto attentamente la vostra proposta. E debbo confessare che non ci dispiace affatto. Mio marito, lo potete capire, non è molto convinto. E’ attaccatissimo al padre.

MICHELA                    E’ giusto! Il padre è il padre! Ma se ci pensa bene, signor Claudio, gli anni passano per tutti e per quelli dell’età di suo padre valgono il doppio! E cosa crede? Quando proprio non ce la farà più, di poterlo accudire lei o sua moglie?

CLAUDIO                    Per fortuna quel momento non è ancora arrivato.

MICHELA                    Saranno dolori! Mi creda. E’ per questo che ci sono questi istituti idonei dove appoggiarli; alcuni sono veramente eccezionali. Anzi, ne conosco giusto uno, dove ci è stata una mia zia che andrebbe benissimo! E’ molto professionale, sia dal punto di vista medico che umano! Li tengono anche quando non sono più autosufficienti. E i parenti possono andarli a trovare quando vogliono.

MARCO                       Villa Verde tra le Nuvole?

MICHELA                    Eh!

MARCO                       Ah, ottima! Veramente ottima. Anzi quando sarò vecchio anch’io… mi piacerebbe!

MICHELA                    E perché a me no? Stanno come in villeggiatura! Mi creda!

BENEDETTA               Ah! Ora che ricordo, ci è stata anche una mia cugina, Tonina. (al marito) Te la ricordi a Tonina?

CLAUDIO                    No. Non mi ricordo di una tua cugina che si chiamasse Tonina.

BENEDETTA               Ma come? E’ morta otto anni fa. (a Michela) Era una cugina di terzo grado, sa. Comunque mi ricordo che era molto contenta di stare a Villa Verde tra le Nuvole! Si può sentire se ci sono posti liberi. (al marito) Che ne dici?

CLAUDIO                    Non sono ancora molto convinto di quello che stiamo per fare. E comunque devo parlare prima con Luigi.

MICHELA                    Più che giusto! Dovete essere pienamente d’accordo. D’altronde è una decisione molto importante. Non si torna più indietro.

MARCO                       Basta che non facciate passare troppo tempo. Noi, in verità, abbiamo una certa fretta!

CLAUDIO                    (alzandosi) Domani parlo con mio fratello e vi faremo sapere! (si alzano tutti)

BENEDETTA               (stringendo la mano a Michela- con tono confidenziale) Non dovrebbero esserci ostacoli: conosco mio cognato!

MICHELA                    Vi accompagno.

CLAUDIO                    (salutando) Grazie.

                                               MUSICA – BUIO

(riprendono la posizione in fondo)

Si accende una luce alla destra del palcoscenico. Siamo di nuovo al bar. Dove seduti conversano Claudio e Luigi:

MUSICA SFUMA

SCENA 10^

CLAUDIO – LUIGI (cambi di abito)

CLAUDIO                    Me ne avresti dovuto parlare tu! Sei tu mio fratello! E papà è mio come tuo! Invece di farmi trovare in una situazione alquanto imbarazzante! Dove, mia moglie, per altro, ci sguazza!

LUIGI                           Non te la prendere, ma non me la sono sentita! Ho preferito che te ne parlasse Marco. E’ un affare delicato. E non nego di avere un magone proprio qui! Con quella promessa che abbiamo fatto a papà. Ma io sono disperato! E ho bisogno di soldi! Subito! Ne vale del mio matrimonio!

CLAUDIO                    Non ti bastano più quelli che ogni tanto ti anticipo io e che mi ridarai a babbo morto? O quelli che ogni tanto spilli a nostro padre a mia insaputa!  C’era bisogno di pensare di vendere l’appartamento?

LUIGI                           Ho paura che tu non abbia bene presente la mia situazione. Sono in mano ad uno strozzino e se entro poco tempo non gli restituisco una certa somma...

CLAUDIO                    L’unica cosa che non avresti dovuto neanche pensare! Si può essere più cretini di così! Mettersi nelle mani di uno strozzino! Non ne esci più! Ti rendi del guaio che hai combinato?

LUIGI                           Sì, ora lo so. Me ne rendo conto. Ma vendere questa benedetta nuda proprietà è un affare! Quando ti ricapita di farci come se fosse un appartamento libero? E io riesco a sanare tutti i debiti, compreso quello che ho con te. E sono sicuro che, anche con Martina, tornerà tutto come prima. Non la voglio perdere! Capisci?

CLAUDIO                    (pensandoci su) E va bene! E va bene! Vendiamola! E che Dio ce la mandi buona.  Ma a papà glielo dici tu.

LUIGI                           (contento) Non ti preoccupare. Ci parlo io. Non ti preoccupare.

CLAUDIO                    E gli dici anche che dovrà andare in un ospizio?

LUIGI                           Sì. Anche che dobbiamo metterlo in una casa di riposo!

CLAUDIO                    Ospizio.

LUIGI                           Non è meglio dirgli casa di riposo?

CLAUDIO                    Ipocrita!                                                   

 BUIO – MUSICA

FINE PRIMO ATTO

SECONDO ATTO

Luce e musica di sottofondo; si apre il sipario dove c’è Galina (russa trapiantata in Italia da poco e vestita in modo spartano, soffre il caldo e spesso si sventola e asciuga il collo e la fronte dal sudore) che sta spolverando e mentre spolvera, si sofferma alla scrivania posta alla sinistra del palcoscenico, e guarda con interesse alcuni francobolli,; ne prende uno e se lo mette in tasca furtivamente, poi passa a spolverare alcuni quadri e il telefono che sta in fondo alla scena sopra il mobiletto apposito. Poi prende un battipanni con il quale sbatte la poltrona violentemente, dalla quale esce polvere a non finire, poi ci sputacchia sopra e con uno straccio l’asciuga, poi prende da sotto una bomboletta deodorante e la spruzza abbondantemente sulla stessa; passa poi al divanetto centrale e con lo stesso sistema lo pulisce, poi da sotto il mobiletto prende un giornale e cerca di leggere e sobbalza  impaurita, quando nota una foto di un signore, in prima pagina.

                                                        SCENA 1^

                                               GALINA - CESARE

  Da fuori campo arriva la voce di Cesare,  che la chiama arrabbiato:

CESARE                       (fc) Alina! Alina! Dove ti sei cacciata?

GALINA                       (urlando) Eh che ti strilli! Qui stuo!

CESARE                       (fc) Vieni a pulirmi, mi sono tutto bagnato! E poi voglio fare colazione!

GALINA                       (arrabbiata) Bisciuato letto! Sempre bisciuato, sempre bisciuato. Mo’ venguo! 

CESARE                       (fc) Sbrigati!

GALINA                       Paurua che scappuo, Eh?  Ma facciuo, eh! Facciuo io.

                                      (esce a  sinistra in fondo va in camera da letto.)

CESARE                       (fc) Aiutami ad alzarmi! Dammi i cambi! Portami al gabinetto! Non ce la faccio! Non la tengo!

GALINA                       (fc) Tutti giorni stessa stuoria! Tuttua mattine! Tuttua! E nuottua purua!

CESARE                       (fc) Dai sbrigati! Sbrigati! Sbriga…Lo sapevo! Lo sapevo!

GALINA                       (fc) (urlo) Ah! Ah! Dai! Forzua! Su  tazzua! Puoggia! Puoggia!

CESARE                       (fc) Non spingere! Non sono mica un cavallo!

GALINA                       (fc) Meglio cavuollo! Lui cacare pe’ stradua! (Squilla il telefono)(fc) Buonuo qui. C’è  telefuono suonare.

CESARE                       (fc) Sbrigati! Io non ci sono per nessuno!  La colazione!

GALINA                       (entra in scena e si dirige al telefono che sta squillando) Ruompe lui; ruompe telefonuo! Tutti ruompe! Ah, ma vaduo a parruocchia, e dico luoro, eh. Alina ruotta, ruotta! Serve altra famiglia! Questuo truoppo biscia, truoppo. (risponde al telefono) Pronti? Tu? Quando uscituo? Come fattuo? Come sai numero chi dettuo te? (riattacca) Questuo non bene! Non bene! Cuome sa che io qui?

CESARE                       (entrando con passo claudicante, reggendosi i pantaloni, e voce tremolante ) Era Claudio o Luigi?

GALINA                       Sbagliuo. (lo aiuta a vestirsi)

CESARE                       Sbaglio? Sei sicura? Allora era il tuo amante! Dì la verità. Non c’è niente di male, avere uno spasimante; sei ancora giovane e carina e appetibile. (la  palpeggia)

GALINA                       (parla sempre con tono alto per farsi sentire da Cesare che è un po’ sordo) Mani via! Non pruovare! Capito? Dicuo figli!

CESARE                       Quelli? Non li nominare, per carità! Credono che sia rincoglionito.

GALINA                       Perché non veruo?

CESARE                       No!  Non veruo. (non trovando una risposta plausibile) Lo so io e lo sa Dio. Lo vedranno al momento giusto.

GALINA                       Bravuo! Così piaci a me! Duruo!

CESARE                       Beh, quello è un po’ difficile.

GALINA                       Chi dettuo te difficile? Tu genitore, e padre più importante.

CESARE                       Sì, ma io mi riferivo a…(sospiro) Forse dalle tue parti, ma da noi, i genitori servono solo quando ce n’è bisogno.

GALINA                       Luoro cercare te suempre.

CESARE                       E lo sai perché? Stanno cercando di convincermi ad andare in un ospizio. Venendo meno a delle promesse che mi fecero. Delinquenti! Loro la chiamano casa di cura, certo. (piange) Lì mi troverei in mezzo a altri vecchi malandati peggio di me, che spesso vengono picchiati perché non sopportati. Insomma, vogliono vendere la nuda proprietà di questo appartamento.  E io? Sempre più solo.

GALINA                       Chi  nuda in questuo appartamentuo?  Io vestitua!

CESARE                       Niente di quello che pensi. Vuol dire che vendono l’appartamento con me dentro.

GALINA                       Vendere te, insieme casa?

CESARE                       Eh, in un certo senso.

GALINA                       Anche me?

CESARE                       Beh, sì.

GALINA                       Peruò, tu a tua casa stai. E io pure.

CESARE                       Sì. Io sono in una botte di ferro! La legge è dalla mia parte! E di qui non mi muovo! Questa, fino che campo, è casa mia!  

GALINA                       Non creduo. Truoppo crudele!

CESARE                       La crudeltà non c’entra. Se fossero solo i miei figli. Sono sicuro che l’idea è nata dalle mogli…c’è quella Benedetta! Quella, per due soldi, venderebbe il padre e la madre! Figurati il suocero!

GALINA                       (lo coccola) Puovero signor Cesare, ma tu non accettua! aiutuo io, e ho amicuo importante che aiutua! Sicuruo! (campanello della porta di casa suona ripetutamente) Eccuo! Venguo!

CESARE                       Alina, io vado in bagno. La solita urgenza. (Cesare esce )

(Galina esce in fondo a destra va ad aprire)

GALINA                       (fc) Chi è?

BENEDETTA               (fc) Sono la signora Benedetta! Apri!

SCENA 2^

GALINA – BENEDETTA (cambio di abito)

GALINA                       Signora Benedetta. Entruare, entruare. (apre la porta e le due entrano in scena)

BENEDETTA               (controllando tutt’intorno) Il signor Cesare? E’ di là?

GALINA                       (si guarda intorno) A bagnuo. Sempre a bagnuo. O lettuo, o poltruona o annaffia fiori in terrazzuo.

BENEDETTA               E’ ridotto male? Vero?

GALINA                       Male? Sì. Io fare tuttuo, fare tuttuo a lui.

BENEDETTA               Brava! Lo so che sei brava e fidata. Per questo voglio parlare con te di una cosa molto delicata. (guardandosi intorno, in tono confidenziale-siede)

GALINA                       Alina tuttuo orecchia.

BENEDETTA               (fa accomodare Galina vicino a lei) Questo che sto per dirti deve rimanere tra me e te. Mi raccomando. Non una parola con nessuno.

GALINA                       Mutua come pescia.

BENEDETTA               Sì. Muta come un pesce.

GALINA                       (ride ricordando una gallina) Pesce, pescia. (continua a ridere)qualche vuolta sbaglia.

BENEDETTA               (stizzita) Non so se lo sai, ma è intenzione da parte di tutti noi della famiglia di sistemare mio suocero,  data l’età avanzata, la salute piuttosto cagionevole, in una casa di cura, dove finire il resto dei suoi giorni.

GALINA                       Se lui via, io via.

BENEDETTA               No. Tu non ti devi preoccupare. Parlo in parrocchia e ti troveranno sicuramente un’altra sistemazione; e, da parte nostra avrai un’ottima buonuscita. Tranquilla.

GALINA                       Se, cuosì, andare bene.

BENEDETTA               Questo deve avvenire entro pochi giorni. Non è semplice, però.

GALINA                       Ah, nuo semplice? Perché?

BENEDETTA               Perché mio suocero non ne vuol sapere di lasciare questa casa. Le ricorda la moglie.

GALINA                       Questo sapere.

BENEDETTA               Te ne ha parlato?

GALINA                       No. Alluora che fare?

BENEDETTA               Che si fa? A saperlo lo avrei già fatto! E se lui non va in ospi…in una casa di cura, noi siamo fregati.

GALINA                       Fregati! Che dici?

BENEDETTA               Niente soldi, nessuna vendita nuda proprietà. Capito adesso? E il patto che abbiamo fatto con i compratori va a farsi friggere! Questi hanno fretta. Sfratto esecutivo a breve.

GALINA                       Capituo. Questi suopra. Luoro avere sfrattuo.

BENEDETTA               Vedo che hai capito, però, tienilo per te.

GALINA                       Mutua come pescia. (ride di nuovo come una gallina po seria) Ah, e io che c’entrua?

BENEDETTA               Lui, so che ha grande fiducia in te. Devi convincerlo ad accettare l’idea dell’ospi...della casa di cura. Insomma devi aiutarci. La cosa più semplice è che lui si ammali, tanto da non essere più autosufficiente. Almeno schioda e va in ospedale. Quelli se lo levano dalle balle e lo spediscono in una clinica.

GALINA                       Se non riescuo? A me niente suoldi.

BENEDETTA               Niente soldi. E niente lavoro. E permesso permanenza sfuma. Capito? Sfuma!

GALINA                       Io ci pruova. Non facile. Lui tuosto. E cuome fare io? Ci pensare.

BENEDETTA               Basterebbe che gli dessi qualche sonnifero pesante, quelli che usano negli osp…case di cura per levarseli dai coglioni, quando urlano. Capito adesso?

GALINA                       Ma lui accuorgere. Non tantuo scemuo!

BENEDETTA               Glielo metti nel caffellatte o nella minestrina. Insomma fai come ti pare. Non possiamo aspettare che muoia di morte naturale! Non c’è più tempo! Non ci pensare troppo!

GALINA                       Altra soluzione ci puotere stare.

BENEDETTA               Solo se il  Padre Eterno se lo prendesse.

GALINA                       Buona idea!

BENEDETTA               Cosa?

GALINA                       Cuonoscere  personua che fare questi lavori.

BENEDETTA               Come? Che vorresti dire?

GALINA                       Se lui non dire che va in casa di cura. Lui, muorire. Fare mio amicuo. Lui abituatuo.

 BENEDETTA              Che dici?  Non esageriamo! E poi ci pensano alla casa di cura; si sa che le case di cura per vecchi, sono l’anticamera del cimitero.

GALINA                       Cuome vuolere. Ma lui sbrigare. Ci vuolere puoco. Zac! (fa segno di sgozzarlo)

CESARE                       (fc) Alina, chi è? Con chi stai parlando?

BENEDETTA               (urlando)Sono Benedetta, papà, ero passata per farti un salutino.

SCENA 3^

CESARE – GALINA - BENEDETTA

CESARE                       (entrando) Grazie. Meno male che ogni tanto qualcuno della famiglia si ricorda di me!

GALINA                       (ride che sembra una gallina che fa l’uovo) Ricuorda, e come ricuorda!

BENEDETTA               (guardandola male) Passavo da queste parti e sono salita per vedere come stai.

CESARE                       Sto sempre male. (accenna a fare dei passi) Vedi? Non riesco a stare in piedi. Non cammino quasi più. Vero Galina? O meglio, Alina. (a Benedetta) Sai, lei vuole essere chiamata Alina, se no la scambiano per una gallina. (ride)

GALINA                       (ride che sembra una gallina che fa l’uovo) E’ veruo! Invece di Galina chiamare gallina.  Peccatuo che non fare uova.

BENEDETTA               Simpatica. (a Cesare) Beh, visto, che non stai tanto bene. Non sarebbe il caso di farti vedere dal dottore?

CESARE                       Come? Non ci sento.

BENEDETTA               Fatti accompagnare da Galina dal dottore. Così ti visita.

CESARE                       Il dottore. I dottori oggi non ci capiscono niente!

BENEDETTA               Ah! No? Ci sei stato?

CESARE                       Eh? (accentua la sordità)

BENEDETTA               (alza la voce) Ci sei stato? Ti ha visitato?

CESARE                       No,  gli ho telefono. E lui mi ha interrogato.

BENEDETTA               Interrogato? Che vuoi dire?

CESARE                       Mi ha fatto tante domande: che dolori ho; quante volte vado al bagno; cosa mangio ecc. ecc.,  

BENEDETTA               (urtata) Così, non ti ha controllato! Ma almeno di ha dato analisi da fare? Medicine?

CESARE                       Sì, mi ci ha accompagnato Galina, anzi, Alina.

BENEDETTA               Galina, ce l’ hai tu, i risultati delle analisi? Me le fai vedere?

GALINA                       Analisi stare in cassettuo scrivania. (lo apre e prende dei fogli con i risultati delle analisi e le consegna a Benedetta) Ecco.

BENEDETTA               (Lègge) Esagerato! Troppo alti! E’ un disastro! Qui c’è di tutto e di più!

CESARE                       Che dice? C’è da preoccuparsi?

BENEDETTA               (ignorandolo) E vediamo il cuore come sta. (apre il foglio dell’elettrocardiogramma) No. E no!

CESARE                       Che cos’ho? Sto male. Vero?

BENEDETTA               Beh, non si può dire che stai bene! Ma non ti avvilire. Forse  è il caso di andare di corsa  in una casa di cura.

GALINA                       Puovero signor Cesare, lì guarire tutti.

CESARE                       No. Lì morire tutti! Specialmente quelli della mia età.

BENEDETTA               Beh, bisogna che non ti trascuri. Non c’è tempo da perdere. Strano che il dottore non ci ha detto nulla.

GALINA                       Dottuore dettuo: riguardarsi e mangiare puoco.

CESARE                       Se non mangio mi sento debole. Non cammino quasi più per la debolezza. (siede sulla poltrona più stanco di prima)

BENEDETTA               Ora, io vado, ne parlo con Claudio e vedremo il da farsi (prende, furtivamente, i fogli delle analisi e quelli dell’elettrocardiogamma e li mette in borsa). Una cosa è certa, qui, da solo non puoi più stare.

CESARE                       (non si accorge del gesto di Benedetta) In casa di cura  non ci vado! Voglio morire qui! Dove è morta Clarissa! (piange) La mia Clarissa.

BENEDETTA               (a Galina da parte) Galina, mi raccomando, pensaci tu! Sai quello che devi fare. Il momento è propizio.

                                      (le due parlano concitate  a voce bassa e Cesare allunga l’orecchio cercando di sentire)

 GALINA                      (l’accompagna) Non preuoccupa, signuora, pensua Alina.

BENEDETTA               Ora posso andare. (lo bacia) Ciao, papà, riguardati! (uscendo fa l’occhiolino a Galina) Galina non fargli mancare nulla!

SCENA 4^

                                               CESARE - GALINA

CESARE                       Dimmi, che voleva?  Che ti ha detto?

GALINA                       Niente. Dettuo dare te calmanti. Stuop.

CESARE                       Non ci credo. Quella non si muove senza uno scopo ben  preciso. (si alza tremante e va a mettersi seduto dietro la scrivania, dove in un libro teneva una collezione di francobolli che mostra a Galina)

GALINA                       Tu perché dire che stai tantuo male?Sì, qualche pisciarella letto. E  sentire bene. Perché dici sempre male?

CESARE                       Perché i miei figli e le loro mogli  vengano a trovarmi.

GALINA                       E analisi?

CESARE                       Ah, quelle? Dove sono finite? (si guarda intorno) Vuoi vedere che le ha prese Benedetta? Non  importa, tanto sono  false! Sono un artista a falsificare.

GALINA                       Perché?

CESARE                       Mi diverto. Mi è rimasto solo questo. Così li tengo in apprensione.

GALINA                       Io non capire. Tu pazzo!

CESARE                       Pazzo, certo. Hai detto bene. Arrivati alla mia età posso permettermi di fare anche il pazzo! Debbono pentirsi amaramente di quello che hanno in mente. (cambiando argomento )Vedi questi. Sai cosa sono?

GALINA                       Francobolli         . Serve per mandare lettera.

CESARE                       Una volta. Ora sono vecchi, e alcuni valgono una fortuna.

GALINA                       Vecchi? (ride come una gallina)

CESARE                       C’è poco da ridere. Perché ridi?

GALINA                       Eccuo perché mia madre sempre incacchiata! (continua a ridere)

CESARE                       Tua madre?

GALINA                       Si, perché io prendere te per manduare lettera mia madre. E lei pagare multa. (ride)

CESARE                       No! Che hai fatto!E quanti ne hai spediti?

GALINA                       Eh! Tanti.

CESARE                       Cretina! Lo sai che hai combinato?

GALINA                       Tu a me non uoffende! Io nuo cretina!

CESARE                       Hai mandato a tua madre un patrimonio!

GALINA                       Sicuruo? Uora dire a mia madre. Lei non buttare niente.

CESARE                       Avanti fallo subito! Siedi qui. (siede nell’altra sedia vicino a Cesare) Tieni   (prende carta e penna)  e scrivi.

GALINA                       Suono pronta!

CESARE                       Cara mamma.

GALINA                       (si blocca) Nuo, cara, nuo.

CESARE                       Ah, no? Perché?

GALINA                       Nuon cara per me. Mandare via casa quando era piccuola.

CESARE                       E va bene, niente cara. Allora: mamma.

GALINA                       Niet, mamma, nuo. Truoppo vicina.

CESARE                       E allora, madre. (Galina scrive nella sua lingua) Ultimamente ti ho spedito molte lettere con dei francobolli vecchi. (guardando il foglio)Hai scritto?

GALINA                       Sì.

CESARE                       Bene. Conservali, non li buttare, che appena ti vengo a trovare me li riprendo, e ti do tutti i soldi che hai pagato di tassa e anche qualcosa in più.  Ciao. Galina

GALINA                       (scrive ripetendo lentamente le ultime parole dettate da Cesare)…ciao. Galina. Eccuo. (consegna la lettera a Cesare che la guarda)

CESARE                       Non ci capisco niente, ma è lo stesso. (la infila in una busta e la consegna a Galina) Adesso scrivi qui sopra l’indirizzo di tua madre e vai dal tabaccaio qui all’angolo; compra un francobollo nuovo; attaccalo sulla busta ed imbucala. Hai capito tutto?

GALINA                       Tuttuo. Andare e tornuare.

                                      (prende una borsetta ed esce)

CESARE                       (le urla dietro) Per questa volta ti perdono! Perché sei ignorante! Ecco perché non trovavo più i francobolli, se li rubava lei.  Pensare che l’ha raccomandata la parrocchia! (siede dietro la scrivania e con la lente d’ingrandimento ammira un francobollo e lo bacia) Meno male che non ha speditoquesto, vale un fortuna! Ce ne sono solo tre esemplari in giro. Meglio nasconderlo bene. (lo inserisce in un libro. Nel frattempo suona il campanello della porta) Alina? Ha già fatto? (esce e va alla porta) (fc) Chi è? (suona il campanello della porta ripetutamente) Chi è?

MICHELA                    (fc) Sono Michela, l’inquilina del piano di sopra!

CESARE                       (fc) Desidera?

MICHELA                    (fc) E’ urgente! Si è rotto  un tubo del mio bagno. Volevo sapere se aveva fatto danni.

CESARE                       (fc) Venga, venga si accomodi. Faccio strada.

        

SCENA 5^

CESARE – MICHELA (cambio abito)

(entrano)

MICHELA                    (si guarda intorno) E’ proprio come la nostra!

CESARE                       Come?

MICHELA                    (alza il volume)Dico. Questa stanza è identica alla nostra.

CESARE                       Beh, i tagli sono quelli.

MICHELA                    Di qua c’è la cucina; di là le camere da letto. Vero? (entra) (fc) Proprio come la nostra. Giusto? Due terrazzi che danno sulla strada. E’ identico al nostro. E questo è  il bagno.

CESARE                       (che la seguiva) (fc) Come?

MICHELA                    (fc) Il bagno è questo.

  (escono in bagno)

CESARE                       (fc) Sì, Dov’è la perdita?

MICHELA                    (fc) Dovrebbe venire da là.

CESARE                       (fc) Guardi lei; io non ci vedo bene.

MICHELA                    (fc) No, meno male, nessun danno. (entrando in scena) Bisogna dire che questa casa è molto grande;   Vero?

CESARE                       Per voi, poi, va benissimo. Siete una famiglia numerosa.

MICHELA                    Sì, è ottima. Per lei, invece, è troppo grande. Essendo rimasto solo.  La trovo dispersiva.

CESARE                       Ha ragione: mi ci sperdo. E poi, ormai, sono lento anche a camminare, e specialmente quando ho delle urgenze, se sto qui, prima che arrivi al bagno, succede di tutto.

MICHELA                    Non ha mai pensato a trasferirsi in un appartamento più piccolo. Si troverebbe meglio!

CESARE                       Sì, sicuramente, ma io, da qui, non me ne vado. Questa casa mi ricorda  mia moglie, Clarissa è parte importante della mia vita.

MICHELA                    E’ vero, me la ricordo la signora Clarissa, cara donna.

CESARE                       Come?

MICHELA                    La signora Clarissa era una cara donna.

CESARE                       (piange) Era la mia vita. Dopo tanti anni vissuti insieme.

MICHELA                    Giusto. Ma è anche vero che, i ricordi restano ricordi. Anzi credo che questa casa non l’aiuti a dimenticare.

CESARE                       (alterato) Ma, io non voglio dimenticare!

MICHELA                    (imbarazzata) Beh, io vado, tanto è tutto a posto. Il bagno non è stato danneggiato. Arrivederci signor Cesare e scusi il disturbo.

CESARE                       Arrivederci signora. Arrivederci. Ah! Colgo l’occasione nel pregarla di fare attenzione ai suoi bambini, specialmente il pomeriggio, sa io schiaccio sempre un pisolino sulla mia poltrona.

MICHELA                    Perché? Li sente? Giocano. (sta per uscire)

CESARE                       Ah, senta! Mi dispiace.

MICHELA                    Per cosa?

CESARE                       Per lo sfratto!

MICHELA                    Ah, l’ha saputo?

CESARE                       Lo sanno tutti nel condominio!

MICHELA                    Alla faccia della privacy!

(Michela stizzita esce)

SCENA 6^

                                      CESARE  - CLAUDIO - LUIGI

(squilla il telefono ripetutamente  – Cesare risponde)

CESARE                       Pronto? …Come? …Dove? …Al commissariato?...Come faccio?  io sono vecchio! …Va bene, prenderò un taxi. (riattacca e compone un numero) Pronto taxi? Mi serve un taxi, subito. L’indirizzo è  via dei Frati Cappuccini, diciotto. Mi raccomando faccia presto!(sottofondo musichetta -  esce in camera di corsa – impreca  – avanti indietro per la scena mentre si veste frettolosamente . Esce per poi rientrare più di una volta, ricordandosi di aver dimenticato sempre qualche cosa. Esce definitivamente)

                                                         SCENA 7^

                                      GALINA – OVIDIU (brutto ceffo rumeno)

(entra furtivamente,  Galina seguita da un brutto ceffo)

GALINA                       Non potutuo rubare, io adessuo lavorare qui contentua. Importante per permessuo soggiornuo.

OVIDIU                        Che te frega de permesso de soggiorno! Io ciò la polizza al calcagno. Capito? Vedi questa? (mostra un pacchetto di polvere bianca)  Questa nuovo prodotto! Bomba! Effetto immediato! Basta piccola dose e…boom! Mica scemo io! Io faccio quello che me pare! Pure senza permesso de soggiorno faccio mucchio de grana co’ questa! Capito?

GALINA                       Dà, ma c’è poco tempuo. Quando signor Cesare accorge fregatuo, figliuo non veruo niente, tornare e se trovuare te è casinuo.

OVIDIU                        Te prometto che quando preso soldi de droga, porto con me in Romania, te sistemo. Ma adesso devo nascondere questa! (mostra il pacchetto di polvere bianca)  Questa, se respira da naso, resuscita morti! (si sente suonare alla porta) Chi mo’?  (tira fuori dalla tasca una pistola)

GALINA                       (lo blocca e lo spinge fuori dalla scena) Tu pazzuo! Volere rovinuare me? In bagnuo e zittu! Aspettare qui che io mandare via!

OVIDIU                        (fc) Guarda che se non vanno, io amazzo tutti. Ricorda polizza sta a calcagno! Sbrigate!

SCENA 8^

GALINA - LUIGI- MARTINA (cambio abiti)

GALINA                       (fc) Tranquillo!   (Va ad aprire) Megliuo  a Russia. (fc)Buongiorno signuori! Non aspettuare voi. (rientrando in scena seguita da Luigi e Martina)

MARTINA                    Buongiorno. Infatti, volevamo fare una sorpresa a papà.  

LUIGI                           Buongiorno, Galina, come va?

GALINA                      Bene. Bellua suorpresa. (piuttosto tesa)

MARTINA                    Meno male. Vede, conoscendo lo stato di salute di papà. Abbiamo sempre paura che lei ci abbandoni.        

GALINA                       No, no lasciuare, io faticuare moltuo, ma contentua! (ride a modo suo ma forzatamente)

MARTINA                   E’ di là? (fa per andare all’uscita dalla parte del bagno)

GALINA                       (la blocca) No! Non anduare, preguo!

LUIGI                           Perché? Si sente male? (fingendosi preoccupato)

GALINA                       Eh.Puoi lui verguognuare. Sa uogni vuolta che anduare. Cattivuo oduore  tantuo.

MARTINA                    Non fa niente. Lasciamolo tranquillo. Tanto noi siamo venuti principalmente per parlare con lei.

GALINA                       Me?

LUIGI                           Sì. Le vorremmo chiedere una collaborazione familiare. Tanto lei ormai fa parte della famiglia. Vero?

GALINA                       Sì. E suono orgogliuosa.

LUIGI                           Crede che ci possa sentire?

GALINA                       Nuo. Lui suordo.

MARTINA                    Veniamo al dunque. voglio parlare con lei di una cosa molto delicata. (guardandosi intorno, in tono confidenziale - siede)

GALINA                       Già sentitua questua.

MARTINA                    Deve sapere che è intenzione da parte di tutti noi della famiglia di sistemare mio suocero,  data l’età avanzata, la salute piuttosto cagionevole, in una casa di cura. Dove finire il resto dei suoi giorni.

GALINA                       Avere capituo. Vuoi vuolere che io dare suonniferi e lui duormire e puoi ammalare e poi anduare in casua di cura.

LUIGI                           Però, che intuito!

GALINA                       Nuo intuituo. Già stare dettuo signuora Benedetta.

LUIGI                           Beh, meglio così. Alluora, allora è dei nostri?

GALINA                       Eh! Sì, ma cuondizione.

LUIGI                           Quale?

GALINA                       Bona liquidazione e procura permessuo soggiornuo. E altruo lavuoro.

MARTINA                    E’ più che legittimo! Ci pensa Benedetta. Ha aderenze in parrocchia.

GALINA                       Bene. Alluora d’accorduo.

MARTINA                    Mi raccomando, ne vale del nostro futuro. Dipendiamo molto da lei. (si avvia verso il bagno)

GALINA                       (la blocca)Nuon andare preguo!

MARTINA                    Un salutino a papà, mi sembra doveroso. (si divincola di Galina ed esce di scena) (f.c.) Ciao, papa. Sono Martina. Siamo venuti a trovarti con Luigi! Come stai?

OVIDIU                        (fc)(con voce camuffata da vecchio, ma grossolana) Ciao! Sono molto male!

MARTINA                    (fc) Possiamo aiutarti?

OVIDIU                        (fc-stessa voce) No! Niente! Via! andare via!

LUIGI                           (a Galina) Che razza di voce!

GALINA                       Eh, sfuorzo, sfuorzo, eh? (ride forzatamente a suo modo)

LUIGI                           (esce anche lui in bagno) (fc)Papà, sei sicuro di non avere bisogno?

OVIDIU                        (fc)Ciaoooo! Niente bisogno!

LUIGI                           (rientrando in scena  con Martina) Sta proprio male!

 MARTINA                   (avviandosi verso l’uscita a Galina) Ci tenga al corrente: ogni minima cosa, ci chiami.

GALINA                       (sollevata) Oh, già anduare? Non vuolere cafè?

MARTINA                    (esce dimenticandosi gli occhiali sulla scrivania) No, grazie. Abbiamo fretta.

LUIGI                           Arrivederci Galina. Occhio, eh?

GALINA                       Bene. Arrivederci. (li accompagna all’uscita  e rientra) Ovidiu! Esci! Anduare via!

(fuori campo si odono delle voci anonime)

VOCE “A”                    Cerchiamolo. Sono sicuro che è entrato in questo palazzo!

VOCE “B                      Controlliamo appartamento per appartamento! Chiama rinforzi! Quello è pericoloso! E’ armato!

                                                        SCENA 9^

                                      GALINA – OVIDIU – MARTINA

OVIDIU                        (esce di corsa dal bagno con la pistola e il sacchetto della cocaina in mano entra in scena guardingo) Presto! Polizza è qui! Cazzaruola!

GALINA                       Cercuare te?

OVIDIU                        Sì.

GALINA                       Sicuruo?

OVIDIU                        Sicuro, sicuro. Dove nasconde questo? (mostra il sacchetto) Polizza a calcagno non deve trovare addosso. Capito? Io faccio come me pare! Cazzaruola!

GALINA                       Non sapere. Qui nuo. Pericolosuo! (si sente il campanello della porta) Prestuo, nascondere cucina più sicuruo. (lo spinge verso la cucina- rientra) Eccuo! Alina aprire! (esce ad aprire) Ah, lei? 

                                      (Martina entrando)

MARTINA                    Ho lasciato gli occhiali. (va verso la scrivania e li prende) Eccoli!

GALINA                       (ride a modo suo) Duove testa?

MARTINA                    Ha ragione. Con tutti questi problemi. (uscendo) Arrivederci.

GALINA                       Arrivederci. (l’accompagna all’uscita-rientra sbuffa) Ruobe da infartuo! Chi fattuo fare a me? (urla) Ovidiu! Uscire!

OVIDIU                        (esce) Allura, io adesso andare, quando tutto finito, più calma, io ripassa e prende droga. Capito? Che me frega a me? Cazzaruola! Me fanno cavoli a me!

GALINA                       Duove messa drogua?

OVIDIU                        In barattolo vuoto, in credenza, messa sciolta. Non usa! No zucchero eh! Sta attenta! Così nessuno riconosce. E’ uguale bicarbonato. Che frega a me? Cazzaruola!

GALINA                       Tu pazzuo! Quale barattuolo?

OVIDIU                        Uno giallo, vòto. No preoccupa lì sta bene. Pochi giorni e vengo a riprende.  Non frega niente a me. Cazzaruola! Quella nuovo prodotto! Faccio mucchio soldi! Boom!

GALINA                       Io tantuo suò, che te rovinuare me.

OVIDIU                        No preoccupa! Che te frega! Tutto sotto controllo! Tranquilla! Ovidiu sa tutto quello che c’è da fa’! Cazzaruola!

(sta per uscire si sente aprire la porta)

GALINA                       Cavuolo! Chi avere chiavi? Ma certuo! Figliuo Claudiuo! Prestuo, va bagnuo! (lo spinge verso il bagno ed escono)

                                                        SCENA 10^

                                               CLAUDIO - GALINA

CLAUDIO                    (entra) Papà! Galina! Sono io, Claudio. (li cerca) Ohé! Non c’è nessuno? (si dirige in camera da letto-rientra) Si sono volatilizzati. In camera non ci sono. Galina! Papà! C’è nessuno? (in bagno cade una boccetta e si sente il rumore)

 OVIDIU                       (imprecazione) Cazzaruola!

CLAUDIO                    Sei in bagno? (fa per entrare nel bagno)

GALINA                       (esce in scena) Ah! Signuor Claudiuo è lei? Io nuon sentire entrare.

CLAUDIO                    Sì, sono io, buongiorno. Sono tre ore che chiamo! Ma è mio padre quello di là?

GALINA                       Sì, e chi? Lui male a panciua.

CLAUDIO                    E gli prende sempre così?

GALINA                       Eh, sì.

CLAUDIO                    Voglio vederlo.

GALINA                       (lo ferma) No, no. Lui verguogna stuare male.

CLAUDIO                    Quale verguogna! E’ mio padre, dopotutto, e voglio vedere come sta!

GALINA                       Dettuo io. Lui grande male panciua! Capituo? E  quanduo cuosì, nuon vuolere vedere nissuno.

CLAUDIO                    No, mi dispiace, ma insisto!

GALINA                       No, no, preguo. Lui poi prendere con me!

CLAUDIO                    (rassegnato siede) E va bene, tanto sono venuto per parlare con lui, ma anche con lei.

GALINA                       Sì, ma io già sapere tuttuo.

CLAUDIO                    Tutto?       

GALINA                       Sì, tuttuo. Devo aiutare voi, dare sonniferi e mandare signor Cesare a clinica o ospizio e così voi vendere casa. Giusto?

CLAUDIO                    (sorpreso) Brava! Sintetica ed efficace. L’ hanno istruita bene. Chi? Mio fratello?

GALINA                       Suo fratello, moglie, e sua moglie.

CLAUDIO                    Sono venuti tutti? Anche mia moglie?

GALINA                       Sì, sua.

CLAUDIO                    (imbarazzato) Le mogli, certe volte…beh, allora non resta che andarmene. (va verso il bagno) Un salutino a papà. (esce e fc)Ciao, papà. Sono Claudio. Ti volevo salutare.

OVIDIU                        (fc) (sempre con voce camuffata, ma questa volta molto nervoso) Ciao! Ciao! Non rompere!

CLAUDIO                    (rientra e a Galina) Ma, è lui?  Non sembra neanche lui!

GALINA                       Lui male. E quando male nervuoso. Grandi dolori panciua. Capituo?

CLAUDIO                    (offeso) A questo punto me ne vado. Che maniera di rispondere al figlio primogenito!

GALINA                       Meglio, altra voltua magari più calmuo.

CLAUDIO                    Le riferisca che, giovedì, volente o nolente dovrà trasferirsi in clinica! Ci saremo tutti ad accompagnarlo.

GALINA                       Ma, lui non vuolere!

CLAUDIO                    Abbiamo il certificato del dottore che lo ha in cura, che dice, che date le sue pessime condizioni di salute, potrà essere curato soltanto in un’apposita struttura. Riferisca!(esce)

GALINA                       Bene, riferiscuo.

CLAUDIO                    A giovedì. (esce stizzito)

(Galina lo accompagna e poi rientra di corsa)

                                                        SCENA 11^

                                      GALINA – OVIDIU - CESARE

GALINA                       Ovidiu! Esci! Signor Claudio andatuo via!

OVIDIU                        (esce) Che porci! Cazzaruola!

GALINA                       Chi?

OVIDIU                        Figli di questo Cesare.  Non rispettare padre? Incredibile! Loro vendere tutta sua casa? Incredibile! Mandare in ospizio? Incredibile! Non avere nessuno rispetto per padre! Io non essere stinco di santo, ma cosa del genere non fare mai! Che me frega a me? Cazzaruola!

 GALINA                      Sì, si. Tu ragiuone. Ma ora anduare! (lo spinge verso l’uscita, ma quando sta per uscire si sente aprire la porta d’ingresso)

OVIDIU                        Cazzaruola! Ancuora? E chi mo’?

GALINA                       Non  sapere, chiavi suoluo figlio Claudiuo avere.

CESARE                       (fc) Ohi, ohi! Mamma mia!

GALINA                       E’ lui tuornare! Nascuonditi.

OVIDIU                        Tornato chi?

GALINA                       Signuor Cesare, nascuonditi di là.

OVIDIU                        Vado ancora bagno. Cazzaruola! (esce di corsa)

GALINA                       No!Bagnuo no!  Lui sempre bagnuo! (non fa in tempo a fermarlo)

CESARE                       (entra Cesare claudicante ma di corsa, tenendosi la pancia) Ohi, ohi. Mamma mia che strazio. Alina! Alina!

GALINA                       Signuor Cesare. Duove statuo?

CESARE                       (con la necessità impellente di andare al bagno)Non adesso. Poi ti spiego. Devo andare al bagno!

GALINA                       No, bagnuo no!

CESARE                       (la guarda e si blocca)Vuoi che la faccia qui?

GALINA                       (sta quasi per svenire) Forse megliuo.

CESARE                       Ma che dici? (corre ed entra in bagno)

GALINA                       (disperata prega) Dio mio, fuare che non ammazzare lui!

(dopo un po’ di silenzio si sente lo scarico dell’acqua e subito dopo un rumore sordo ancora un po’ di silenzio ed entra Ovidiu)

OVIDIU                        Tutto fatto. Che frega a me? Cazzaruola!

GALINA                       (terrorizzata gira per la scena) Che avere fattuo? Che avere fattuo? Che avere fattuo?

OVIDIU                        (la ferma e la prende per le spalle) Oh! Fermate! Fatto niente!

GALINA                       Non ammazzatuo?

OVIDIU                        No, solo colpetto su testa e lui svenuto, credo. Niente.

GALINA                       Tu, non sicuro, alluora?

OVIDIU                        No, colpetto leggero con vasetto fiori. Testa dura, vaso rotto. Cazzaruola!

CESARE                       (fc) Alina! Aiuto! Alina!

OVIDIU                        Vedi? Lui no morto. Colpettino! So quello che faccio!

GALINA                       Venguo! (a Ovidiu) Te anduare. Sbrigate.

OVIDIU                        Vado. Ciao. (esce)

(Galina  corre in bagno- dalle scale si sente un forte trambusto e delle voci conciate che gridano)

VOCE “A”                    (fc) Eccolo! E’ lui! Prendilo! Non fartelo scappare! Attento è armato!

OVIDIU                        (fc) Lascia oh! Io fatto niente! Io niente! Cazzaruola!

VOCE “B”                    (fc)Adesso vieni con noi in questura e poi vediamo.

GALINA                       (esce di corsa dal bagno e passando per la scena va all’ingresso dove esce, poi rientra in scena) Io sapevuo che prima o puoi lui arrestato. Mi ha ruotto! Sempre stessa stuoria.

CESARE                       (entra in scena massaggiandosi la testa) Che botta! Un vasetto così piccolo, ma pesante. Mamma mia! Senti che ficozzo!

GALINA                       Dettuo io, vasuo lì pericuoluoso. (Cesare fa due passi e dopo uno sbandamento cade sulla poltrona, svenuto-Galina lo soccorre) Dio mio! Lui muorto! (gli ascolta il cuore)No muorto. Cuore batte. (corre in cucina e porta un po’ di roba- aceto, prova a risvegliarlo senza riuscirci) Niente! Niente. (corre in cucina e ritorna con il barattolo giallo dove era la cocaina) Questa fuorse più adatta. Ovidiu dice che fare resuscituare muorti! Lui deve suolo respiruare fuorte. (gliene infila un po’ nel naso)Su, dai respiruare! Apri nasuo. Fuorza! Su fuorza! (Cesare comincia a dare segni di risveglio allora Alina rincara la dose)

CESARE                       (si sveglia di colpo e lancia un urlo. Galina spaventata indietreggia con il barattolo  in mano) La jungla!  (cambia voce e atteggiamento intraprendente) Jane, che ci faccio sulla zattera? Mi sento strano.

GALINA                       Lei tuornato da puoco. Dove statuo tuttuo questuo tempuo?

CESARE                       (parla veloce e a scatto) Dove? Al commissariato. Ho ricevuto una telefonata-telefonata da un tizio-tizio  che mi diceva che Luigi era stato arrestato-arrestato e c’era bisogno di me. Ho chiamato  un taxi-taxi e mi sono precipitato. Mi sono precipitato. Mi sono precipitato e…Ma adesso che ci faccio qui? In mezzo ai leoni!

GALINA                       E…?

CESARE                       Una fregatura! Non era vero! Non era vero! Capito? Uno scherzo! Uno stupido scherzo! (allucinazioni) Che fanno queste vespe? (si alza di scatto e cerca di scacciarle) Jane, cacciale!

GALINA                       Poveruo signuor Cesare lui arteriuo scleroticuo. Siede, che faccio minestrino! (lo fa accomodare sulla poltrona)

CESARE                       (sempre con voce strana e atteggiamento scattante) Non ho mica fame! mica fame! Anzi mi sento la testa pesante. Come se non avessi digerito, digerito. E poi, mi è venuta una voglia. Mi è venuta una voglia. (guarda Galina in maniera strana)

GALINA                       (impaurita indietreggia) Signor Cesare, cuosa prendere? Facciuo bicarbonato.  (va in cucina e porta con sé il barattolo giallo)

CESARE                       (lancia strane urla e si batte il petto) Sì, tanto bicarbonato. Tanto. Io Tarzan tu Jane! Tu Jane. Jane! Vieni qui! (ripete) Io Tarzan e tu … Cita?  Cita, dammi quella banana! E’ mia.

GALINA                       (rientra con un bicchiere di bicarbonato che dà a Cesare) Ecco, bere questuo che  fare bene. (Cesare beve avidamente, poi la sua attenzione morbosa va nuovamente su Galina) Signuor Cesare, io paura. Perché guardare cuosì? Che vuolere da  badante indifesua?

CESARE                       (lentamente con passo felpato la insegue e Galina posa il bicchiere e scappa prima lentamente poi si mettono a correre per la scena) Vieni qui! Fatti prendere. E’ divertente! Attenta alle vespe! Pungono!

GALINA                       Aiutuo! Signor Cesare impazzituo. Aiutuo! Badante indifesua! (esce di corsa dalla scena e va in camera)

CESARE                       (le va dietro) (fc) Ah! Come mi diverto!Come mi diverto! Tarzan prende la liana e vola da te!  (si sente un forte rumore e un urlo di Cesare) Jane! Eccomi!

GALINA                       (fc con voce raddolcita) Che vuolo! Cesare! A tua età ancora vuola! Te bevutuo elisir de giovinezza?  

CESARE                       (fc urla) No, bicarbonato!

                                               BUIO - MUSICA

                                                       SCENA 12^

CLAUDIO – BENEDETTA POI MARTINA - LUIGI

Si accende la luce. La scena adesso è vuota. Si sente aprire la porta. Entra Claudio seguito da Benedetta. Termina la musica. (cambio di abiti)

CLAUDIO                    (urla) Papà! (fuori scena chiamando sia Cesare che Galina. Lo stessa cosa fa Benedetta. Visitato tutto l’appartamento, Notano che è vuoto.)

BENEDETTA               Non ci sono. Saranno usciti.

CLAUDIO                    E’ possibile. Ma dove saranno andati? Boh, chi lo sa?

BENEDETTA               Escono così raramente. Strano perché, Galina, ogni volta che vanno da qualche parte mi avverte.

CLAUDIO                    Guarda tu. Proprio oggi che dovevamo portarlo in clinica.

BENEDETTA               Infatti. E’ molto strano.

 (suona il campanello della porta – Benedetta va ad aprire)

CLAUDIO                    Saranno  Luigi  e Martina, così chiediamo a loro.

BENEDETTA               (fc) Ciao. Entrate, entrate.                                                  

MARTINA                   Ciao. (entrando insieme a Luigi e poi Benedetta)

LUIGI                           Ciao.  (a Claudio) Allora, com’è andata?

CLAUDIO                    Bene, non c’é.

MARTINA                    Non c’è? E che fine ha fatto?  Come non c’è?

LUIGI                           Secondo me ci ha ripensato. Quello in clinica non ci va.

BENEDETTA               (che nel frattempo era uscita) Strano, di  là,  la camera da letto è in disordine.

MARTINA                    Anche la cucina. Mai vista così sporca.

BENEDETTA               Adesso quando ritornano, Galina mi sente!

LUIGI                           Se ritornano.

CLAUDIO                    Che vorresti dire.

LUIGI                           Niente. Solo che ieri l’altro, mi serviva un favore…

BENEDETTA               Il solito. (accennando si soldi)

LUIGI                           Non lo nego.Mi serviva un po’ di liquido. L’ho chiamato, ma non mi ha risposto. L’ho richiamato più volte, ma niente.

CLAUDIO                    Per questo, poi ti sei rivolto a me.

LUIGI                           Già. Mi hai salvato.

MARTINA                    Quindi è più di qualche giorno che non ci sono.

BENEDETTA               Forse la signora Michela sa qualcosa, è il caso di andarla a chiamare.

LUIGI                           Giusto. Michela. Sa sempre tutto di quello che succede nel palazzo.

MARTINA                    La cosa d’altronde interessa anche a lei. (prende il cellulare)  Se c’è, la faccio scendere.

CLAUDIO                    Che situazione imbarazzante! Ne avrei fatto volentieri a meno.  

LUIGI                           A chi lo dici.

CLAUDIO                    Perché, io no?

LUIGI                           Beh, tu eri più per mamma.

CLAUDIO                    Che c’entra? Mi capiva di più!

BENEDETTA               E basta! Con queste scene di gelosia parentale! (a Martina) Allora?Che ti ha detto?

MARTINA                    E’ rimasta sorpresa. Adesso, comunque, scende.

BENEDETTA               (uscendo) Intanto io vado a fare due chiacchiere con la portiera. (a Claudio) Mi dai le chiavi? (Claudio le dà le chiavi di casa)  Vado e torno.  (esce)

MARTINA                   Vi preparo un caffè?

CLAUDIO                    Ci vuole. Grazie, Martina.

LUIGI                           Sì, grazie, anche per me.

(Martina va in cucina)         

                                              

SCENA 13^

                            CLAUDIO – LUIGI - MARTINA

CLAUDIO                    Questa storia si fa sempre più complicata. (siede)Voi la facevate così semplice. Lo sapevo che per papà sarebbe stato un trauma.

LUIGI                           Io, infatti, non ero d’accordo.

CLAUDIO                    Ah no? Ma se eri pieno di debiti! Hai accettato subito l’offerta dei tuoi amici!

LUIGI                           (Che gironzolava per la scena si trova ora vicino alla scrivania dove Cesare collezionava i francobolli e nota che non c’erano più) Qui, papà non teneva la sua collezione di francobolli?

CLAUDIO                    (si alza) Mi pare di sì. Ci passava un po’ di tempo. (si rimette seduto)

LUIGI                           Non c’è più!

CLAUDIO                    Le avrà cambiato posto.

LUIGI                           Non credo. E’ troppo abitudinario.

CLAUDIO                    E allora? L’avrà regalata…buttata! Cosa vuoi che me ne freghi?

(entra Martina con i caffè e ritorna in scena con vassoio e tazzine il volto bianco di cocaina e posa il vassoio sulla scrivania)

 MARTINA                   (euforica dice stupidaggini e parla a scatti con alti e bassi di tono) Quanto zucchero ragazzi? Uno, due, tre cucchiaini, eh? (ride sguaiatamente guarda Luigi) Come sei buffo! Non ti avevo mai visto così buffo! Hai il naso grosso, gli occhi piccoli  e le guanciotte cicciotte! (gli dà due pizzichi sulle guance)

LUIGI                           (sorpreso) Ehi, che ti sei bevuta?

CLAUDIO                    Già. Che ti sei bevuta? E che cos’hai sul viso? Cos’è?

MARTINA                    (si tocca da ubriaca) Qui? Ah, mi sono infarinata? Credevo fosse zucchero. Sta in  un barattolo giallo nella credenza, l’ho annusato, ma non è zucchero! E’ bicarbonato! (ride)

LUIGI                           (insospettito d’intesa con Claudio) Possiamo vedere questo barattolo?

 CLAUDIO                   (fa per alzarsi) Dove sta? Vado a prenderlo.

MARTINA                    (ormai andata del tutto) Non ti disturbare. Vado io. (esce in cucina)

LUIGI                           Pensi anche tu quello che penso io?

CLAUDIO                    Credo proprio di sì. Neve!

LUIGI                           (scandalizzato ma nello stesso tempo divertito) Vuoi vedere che nostro padre si è dato al commercio di droga? Non ci credo.

CLAUDIO                    Qui c’è  lo zampino di Gallina. L’ho sempre detto a Benedetta che la Gallina non mi quadrava!

LUIGI                           Ma certo, e magari a insaputa di papà! Spaccia cocaina.

(rientra cantando a squarciagola Martina)

MARTINA                    Signori e signori, vi presento: il barattolo giallo del bicarbonato!

(Claudio e Luigi si precipitano sul barattolo. Lo guardano e assaggiano il contenuto)

LUIGI                           (urla terrorizzato) Porca vacca! Questa è neve!

CLAUDIO                    E’ neve! Non ci sono dubbi!

MARTINA                    (una mano nel barattolo e si riempie il pugno di neve e la tira sul viso ai fratelli – ripetendo più volte il gesto) Evviva! Ci sono riusciti! Neve in barattolo! La tecnica moderna! (continua a spargerla in aria) Quanto è bella la neve! Candida! Mi piace! Mi ricorda il Natale!

LUIGI                           (cerca di fermarla, ma intanto la respira) Ferma! Non si tratta di neve, neve! Capito?

CLAUDIO                    (a parte ne sniffa un bel po’) Però, mica male! Anzi direi ottima! (Ne prende ancora e l’annusa anche lui cambia atteggiamento e modo di parlare, diventando euforico e si muove a scatti e tirando su il naso-ride) Hai capito il vecchio? Il vecchio. Si faceva. Faceva. E a noi diceva sempre di stare male!

LUIGI                           (ride anche lui sguaiatamente e dà delle pacche sulle spalle sia a Martina che a Claudio) Roba da matti! Se lo racconto non ci crede nessuno! Già leggo i titoli sui giornali: “badante con vecchio di ottantotto anni spacciano droga”    

((Martina accende la radio – musica carnevalesca ride-si mette a ballare gli altri due si accodano e fanno il trenino-(suonano alla porta) e cantando e facendo il trenino vanno ad aprire- escono- rientrano spingendo Michela che si blocca e li guarda mentre ballano e cantano)

                                                                 

SCENA 14^

                                               MICHELA – MARTINA – LUIGI - CLAUDIO

MICHELA                    (urla per sovrastare la musica) Ehi! Ehi! Martina! Claudio! Se sapevo che si festeggiava, sarei venuta vestita meglio.

                                      (si fermano e la guardano strana – Claudio spenge la radio)

MARTINA                    (la guarda a lungo e fa strane smorfie- anche Luigi e Claudio fanno lo stesso) Stai benissimo cara! Vero ragazzi? Sta veramente bene!

CLAUDIO                    Altro che! (le si avvicina in modo esagerato)E’sexi! E’ sexi!

MICHELA                    (a Luigi-non riuscendo a capire) Luigi, che vi è successo? Non vi riconosco più! Cosa festeggiate? (pausa) Forse ho capito. Il trasferimento del signor Cesare in clinica. Vero?

LUIGI                           (sempre euforico spalleggiato da Claudio e Michela che ripetono le sue frasi finali) No, mio padre non c’è! Galina non c’è! Benedetta non c’è! C’è tanta neve, quella sì! Ma non è Natale.

MARTINA                    (prende il barattolo e lo dà a Michela) Questa! Vero che è bella? Guarda! Guarda! La neve in un barattolo! Sembra il titolo di un film. (ne prende una manciata e la tira sul viso a Michela che, suo malgrado la respira) Guarda! E neve che non si sciglie, sciaglie, scikuglie, boh!

MICHELA                    (sporca in viso di polvere bianca-l’assaggia) Ma che dici? Questo è bicarbonato! Che non lo vedi che è bicarbonato! Voi avete bevuto! Vero? E non poco, eh?

LUIGI                           (ride e indica Claudio) Guarda che faccia! (impaurito scappa) Sei il mostro che da bambino mi perseguitava! Ecco chi sei! Vattene! (si nasconde dietro la poltrona)

MICHELA                    Quale mostro? E’ pieno di farfalle, invece! Belle. Tutte colorate. Guarda quante!

CLAUDIO                    (a Luigi)  Con quelle  quattro zampe che ti ritrovi, dove credi di correre, eh? Sei un gatto, forse? Ehi! togliti gli stivali!

MICHELA                    Fermi tutti! Fermi tutti! (come ubriaca anche lei) Eccola! La   nuda proprietà si  è vestita! (piangendo) L’abbiamo comprata vestita! Non vale! (corre inseguendo una ipotetica immagine) Vieni qui! Non fuggire! Ti devo spogliare! Spogliati!

LUIGI                           (uscendo da dietro la poltrona saltando con le mani in aria cercando di prendere qualcosa) Si prendiamola! Dobbiamo spogliarla per venderla! (riaccende la radio e con la stessa musica cominciano tutti a ballare e a rifare il trenino cantando a squarciagola)

TUTTI                           Prendiamola! Prendiamola! (corrono in circolo per il palco)

                                               SCENA 15^

       MICHELA-LUIGI-MARTINA-CLAUDIO-BENEDETTA-MARCO

(entrano Benedetta e Marco si bloccano stupefatti, mentre tutti gli altri vaneggiano a soggetto-Benedetta spenge la radio)

BENEDETTA               (urla) Che succede qui? Che fate? Siete impazziti?

MARCO                       (prende in disparte Michela) Ehi, che succede? Ti senti bene, cara?

MICHELA                    Benissimo! Mai stata così bene! (adirata) Hai lasciato soli i ragazzi? Non devi lasciarli soli! Non devi lasciarli soli! Sono piccoli! Aiuto! Sono in pericolo!

MARCO                       Calma! Calma. Non sono soli. C’è tua madre. Ma tu piuttosto. Che ti è successo? Ti hanno fatto bere?

BENEDETTA               Claudio! Che cos’ hai? Non ti ho mai visto in questo stato!

CLAUDIO                    Neanche io. Sei stata in America o in Cina forse?…dove cavolo sei stata tutto questo tempo? Eh? Dove sei stata?

TUTTI                           (la circondano e le girano intorno) Dove sei stata?  Dove sei stata? (ripetono la stessa frase all’infinito)

BENEDETTA               (urlando) Dalla portiera! E piantatela! Piantatela! (li spinge tutti facendo cadere per ogni dove)

MARCO                       La volete piantare! Siete impazziti!

CLAUDIO                    Dalla portiera? E che hai saputo? Che Hai saputo?

BENEDETTA               Niente di niente! Anche lei non sa dove siano finiti!

MARTINA                    Chiamiamo la polizia! Sì! Bella idea.  I poliziotti sono il mio debole! Con quella bella divisa! Così alti!

MARCO                       (a Luigi) Vuoi farmi capire, che diavolo avete! Mi sembrate tutti strani!                

LUIGI                           Strani? No, abbiamo soltanto preso un po’ di neve!

MARCO                       Che neve?

MARTINA                    Questa!  (mostra il barattolo semivuoto)

MARCO                       (guarda nel barattolo - l’annusa. Alquanto sorpreso)E’ droga. Cocaina, se non mi sbaglio! (a Benedetta) Guardi qui.  (l’annusa più volte, poi la passa a Benedetta)

BENEDETTA               (dapprima schifata dal gesto di Marco) Come si permette? Che cos’è questo schifo? (l’annusa poi si raddolcisce) Però! (l’annusa più volte) Però! Però! Perooo! (urla e poi comincia dei passi di danza che coinvolgono tutti)

                                                                           MUSICA – BUIO

                                      (sono tutti sparsi per la scena – addormentati)

(da lontano arriva salendo di tono una marcia nuziale – al centro della scena appaiono, illuminati,   Cesare e Galina vestiti da sposi-lentamente insieme ad una illuminazione totale si svegliano e si alzano tutti e guardano stupefatti i due neo sposi – la musica cala di tono e Claudio prende la parola)

CLAUDIO                    Papà! Dove sei stato tutto questo tempo? E che significa questo? (accennando ai vestiti)

LUIGI                           Infatti. Papà, ci potresti spiegare, questa storia?

MARTINA                    Non credo ai miei occhi!

MICHELA                    Non ditemi che…si sono…si sono…

BENEDETTA               (urlando) Sposati! Si, sono sposati!  

TUTTI                           (partecipano a soggetto dichiarando ognuno il proprio  sgomento) Questo non ce lo dovevi fare! Ai tuoi figli! Al sangue del tuo sangue! Sei un padre snaturato!

MARCO                       Addio nuda proprietà!

MICHELA                    Addio appartamento!

LUIGI                           Addio soldi!

CLAUDIO                    Papà. Perché? Ai tuoi figli!

BENEDETTA               E tu Gallina! Ti puoi dimenticare il permesso di soggiorno!

GALINA                       Permessuo? Quale permessuo? Uora nuon servire più!

CESARE                       (calmo con Galina sotto il braccio) Alt! Fermi. E se mi fate parlare, vi spiego il perché della mia decisione. Sì, mi sono sposato con Alina. Non ci vedo niente di male. Daltronde non è forse vero che voi siete qui per portarmi in un ospizio?

TUTTI                           (uno dopo l’altro) Casa di cura.

CESARE                       Non è che cambiando il nome cambi l’effetto. E lì mi avreste lasciato dimenticandomi. Altro che soggiorno momentaneo! Sono vecchio, sì, ma nel pieno delle mie facoltà mentali! (pausa –  guarda uno per uno i visi dei figli e delle nuore) E visto che non mi volete avere più tra i piedi, e vi serve che io vi lasci il mio appartamento libero; ho deciso di accontentarvi rinunciando all’usufrutto. Ho venduto la collezione di francobolli e ci ho fatto un bel po’ di soldi; e con quelli e la pensione vado a vivere i miei ultimi giorni in Russia con  Alina, la mia casa di cura personale. (piange) Così non mi vedrete più. Ma se volete venire a trovarmi. Sappiate che la mia nuova casa in Russia, per voi è sempre aperta. (a Galina) Andiamo.

 GALINA                      Certuo. Amuore mio! Mia amatua Russia! Arrivo!

                                      (si voltano ed escono).

CLAUDIO E LUIGI      (gridano con un certo magone insieme) Ti verremo a trovare! Contaci! ( pausa) Papà!

TUTTI                           (breve silenzio – poi timidi applausi in crescendo e…(in coro) Viva gli sposi!

(MUSICA NUZIALE. VIA LUCE E CHIUSURA SIPARIO)

                                                        F  I  N  E

Autore Roberto Temperini

15/9/2015