La nuova liberazione

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LA NUOVA LIBERAZIONE

Commedia in un atto

di WITKIEWICZ

PERSONAGGI

TATIANA

IL RE

GLI ASSASSINI

FESTARINA

FLORESTANO

LA PADRONA DI CASA

JOANNA

LO SCONOSCIUTO

Commedia formattata da

Scena Prima

Tatiana                             - (lavorando a maglia, a Festarina) Oggi ti mostrerò una nuova persona. Si chiama: Florestano. Do­vrebbe essere qui a momenti. Non ti dico nulla di lui perché voglio che tu stessa indovini che tipo sia e quale sia il suo destino. (Agli Assassini senza guardarli, voltando leggermente la testa) Illustri Assassini, occupatevi del vo­stro lavoro come semplici impiegati e non distraete la vo­stra attenzione ascoltando le nostre conversazioni.

Festarina                          - Sono terribilmente curiosa. Mi pareva ormai, che più nessuno sarebbe apparso, che tutto fosse finito in quell'orribile convento.

Tatiana                             - Sei stupida, Festarina mia... (Il Re urla. Tatiana continua a lavorare a maglia. Festarina siede fissando lo spazio antistante)

Il Re                                - Lasciatemi riposare almeno un momento. Ah! Boia maledetti! (Gli Assassini gli rivolgono contro i pugnali) La schiena mi si penetra in questa parete infernale, la gobba mi fa male come un'ulcera gigantesca. Quando cesserà infine questo tormentoso incarnarsi in ruvide pietre?

Tatiana                             - (al Re. voltandosi a guardarlo) Presto ci sarà la merenda, Riccardo. Potrai prendere il tè insieme a noi.

Il Re                                - (con più calma, compatendosi) Una tale forza e cosi si sciupa. Eppure, se lo volessi, di tutta questa barac­ca non resterebbe neanche una pietra. (Alza le spalle) Chi si è immaginato tutto ciò? (Con improvvisa cattiveria) Non ci sono veramente più uomini a questo mondo? Sono diven­tati tutti delle rotelle di orologio? Lasciatemelo almeno ca­ricare questo orologio!

Gli Assassini                    - (voltandogli contro i pugnali) Aaaaa! Aaaaa!

Tatiana                             - L'orologio si carica da solo. E' un cosiddetto orologio autocaric...

Festarina                          - (la interrompe, senza fare attenzione al Re) Che soltanto non sia un tipetto ordinario, comune. Uno come ne ho incontrati tanti negli ultimi balli.

Tatiana                             - (lavorando a maglia) Tranquillizzati. Io non ti fornisco merce cattiva. Solamente lo devi accalappiare alla svelta.

Festarina                          - E come? Non conosco ancora nessun metodo. In convento questo non ce l'hanno insegnato.

Tatiana                             - Te lo indicherà la tua intuizione di donna. Egli è una persona fuori del comune. Ma tuttavia è molto più stupido di te, nonostante trenta anni di differenza. La cosa più facile è dominare uomini non comuni. Nella vita sono dei montoni, che si possono tosare sotto il pelo da sinistra a destra e per obliquo. (Da lontano, come se da dietro i muri, si sente il triplice colpo di un enorme gong) Il Re    - (con rabbia) Comincia una nuova porzione di vi­site. Ogni giorno veder questi vostri drammi ributtanti, os­servare scuciti intestini psichici insieme al loro contenuto, guardare ombelichi metafisici, infarciti su stecchini e smer­ciati come frutta candita! (Con sempre maggior furia) Ah! Anch'io prima o poi m'impossesserò della vita! Dico aper­tamente, che questo non durerà a lungo. Non ho paura del­la morte, vorrei solamente assistere ancora ad una trasforma­zione della mia persona, passeggiare una volta per le stra­de della vostra città. Uscire da questo buco maledetto, co­me un tempo uscii dalla Tower. (Gli Assassini sibilano, i pugnali puntati contro di lui)

Scena Seconda

(Gli stessi. Dalla parte di fondo entra Florestano e, senza togliersi il cappello, si avvicina al sofà dal didietro. Acco­statosi, appoggia le mani sulla spalliera. Né Festarina né Tatiana si voltano. Tatiana lavora a maglia, Festarina è visi­bilmente nervosa)

Florestano                        - Scusatemi per il ritardo. Ho vinto un gran­de match, tennistico e ho dovuto cambiarmi. La gara si è protratta abbastanza a lungo.

Tatiana                             - (senza tralasciare il lavoro) Ecco Festarina. della quale le ho tanto parlato.

Florestano                        - Una nuova, odiosa ruffianata. Ma posso fare la sua conoscenza. Non mi costa niente. (Si muove come se volesse passare alla destra del sofà

) Il Re                               - Potrebbe salutare prima me! (Florestano si ferma ed osserva per la prima volta il Re)

Florestano                        - Dove ho conosciuto questa scimmia gib­bosa? (Si dirige verso il Re)

Tatiana                             - E' Riccardo III. Ha ottenuto una vacanza il­limitata e sta appunto scontando la penitenza. E' questa una commedia arrangiata da me.

Florestano                        - (accostandosi al Re parla con tono disinvolto, togliendosi il cappello) Mi farà molto piacere conoscere

Vostra Maestà.                - (Vuole avvicinarsi e stende la mano)

Il Primo Assassino           - (dirigendogli contro il pugnale) Aaaaaaaaa!!!

Il Re                                - (a Florestano) Non hai proprio bisogno di stende­re le tue zampe verso di me, signore che non oso denomi­nare. Puoi conversare con me a distanza. (Festarina guarda rapita Florestano)

Florestano                        - Ma è terribile questo tuo Riccardo, signora Tatiana! Non mi aspettavo che un re potesse essere cosi volgarmente brutale, (// Re vuole scagliarglisi contro e fa un passo avanti. Gli assassini lo trattengono con le lame dei pugnali) Se non fosse per questi signori, a quest'ora sarei certamente tagliato in due da quella spada. (Indica la spa­da del Re)

Festarina                          - (a Florestano) Non basta ormai, signor Flore­stano, di occuparsi di quel pupazzo? Non è una persona reale...

Il Re                                - (la interrompe furiosamente) Sono più reale di tutte le vostre figure, che devo osservare qui da cinque an­ni. Sono come una botte di picrato. Polvere non resterà di queste prigioni, quando finalmente mi degnerò di esplodere. (Florestano lo ascolta con un affabile sorriso)

Festarina                          - (senza prestare attenzione al Re) Non importa. Signor Florestano venga subito qui da me.

Florestano                        - (guardandola per la prima volta) Ma è una ragazzina graziosa. (Avvicinandosi) Proprio oggi ho termi­nato una novella, nella quale si trova un personaggio del tutto simile a lei.

Tatiana                             - (interrompendolo) Il signor Florestano Serpi-gruppo. (Florestano saluta Festarina e si mette a sedere sul­la sedia di destra, il profilo sinistro rivolto verso la platea. Sto già per incominciare a parlare, quando il Re lo inter­rompe)

Il Re                                - (seriamente) In questa maniera condenso la mia forza. Com'è piacevole schiacciare la gente quando si è giovani...

Tatiana                             - (al Re) Riccardo, per il momento ne abbiamo proprio abbastanza delle tue confidenze. Calmati e pensa all'imminente merenda.

Florestano                        - (a Festarina) Vedo che questa volta, per quanto riguarda i miei gusti, la signora Tatiana non si è sbagliata. Avevo proprio bisogno di una donna nuova. Sa, mi considerano un Don Giovanni. Non è vero. Mi interes­sano soltanto certi stati di transizione, che successivamente impiego per fini artistici.

 Festarina                         - Eppure lei non e un artista? Oggi ciò e cosi comune.

Florestano                        - lo disprezzo l'arte. La adopero cosi come adopero tutti gli altri divertimenti che disprezzo ugualmen­te. L'unico divertimento che non disprezzo è la donna.

Il Re                                - (irosamente)        - Non sopporto la compagnia di que­sto spaccone lardoso.

Florestano                        - (al Re) Silenzio, vecchia marionetta! (A Festa­rina) Ascolto. Cosa voleva dire?

Festarina                          - Cos'è dunque lei in sostanza? Comincia ad essere immensamente misterioso. (Tatiana guarda Flore­stano sorridendo)

Florestano                        - Se io le dicessi qual'è la mia professione, lei non ci crederebbe. Preferisco non parlarne. Per quanto posso, io sono tutto.

Festarina                          - Sento in lei un terribile appetito. Lei mi fa l'impressione di un pescecane terrestre.

Il Re                                - Dica piuttosto: di un comune porco. Non vedi, che è un normale pragmatista?

Festarina                          - (si gira per la prima volta verso il Re) E cos'è un pragmatista? (Florestano vuole interromperlo, ma lei fa con la mano un gesto di diniego ed ascolta ciò che dice il Re)

Il Re                                - Un pragmatista non è altro che una bestia, con questa differenza, che, teorizzando la sua bestialità, la fa credere agli altri come l'unica filosofia.

Florestano                        - Vaneggia. Né io sono un pragmatista, né il pragmatsmo è ciò che si immagina il Re. In quanto alla fi­losofia, io sono il creatore dei monadologi ultrainfiniti. Non riconosciamo affatto la materia morta.

Festarina                          - E va bene. Dunque questo tavolo può inna­morarsi di me?

Florestano                        - Questo tavolo no. Ma gli elementi vivi che lo compongono possono innamorarsi tra di loro, come noi, che siamo ugualmente particelle dell'universo. Lei ha degli occhi come un serpente corallo. Ricordo come una volta me ne dormi uno sul petto, e quando mi svegliai, ci guar­dammo negli occhi.

Festarina                          - Che?! Non la morse?

Florestano                        - Se mi avesse morso, non parlerei adesso con lei. In un secondo agonizzava già tra le mie dita, men­tre la sua coda mi batteva sulle mani e persino sul viso.

Il Re                                 - Ben ti sta. A gente simile si dovrebbe soltanto rom­ pere il grugno. Ah, se potessi stenderti almeno una volta! (Si muove in avanti. Gli Assassini lo trattengono sibilando)

Florestano                        - (al Re, freddamente) Consiglio Vostra Mae­stà di farla finita con questa irrisione alla mia persona. Più d'uno si è ricordato di tali beffe.

Festarina                          - Lei è forte? E' stato già spesso canzonato nella vita?

Florestano                        - (tende il braccio destro) Tocchi pure il mio bicipite.

Festarina                          - Me ne vergogno in un certo senso. Ho l'im­pressione che deve far male, quando è cosi duro.

Florestano                        - Non c'è stato ancora chi abbia osato bur­larsi di me. Non tengo conto di questo pazzo. (Indica il Re)

Il Re                                - (ride selvaggiamente) Ha, ha, ha! Per il momento non mi resta altro che ridere. Ma c'è tempo. Credo che in definitiva tutto deve avere un senso nella composizione ge­nerale della vita. (Si sente per tre volte il suono del gong)

Scena Terza

(Gli stessi. Entra la Padrona di casa, portando su un vas­soio dei dolci ed il necessario per il tè. Mette tutto sul tavolo)

Florestano                        - Hanno interrotto la nostra conversazione. Non posso dire di essermi innamorato di lei. Tuttavia lei non è una parte del fondo, soltanto un complesso particolare di combinazioni molto imbrogliate. Nella mia coscienza lei è cosi. Ciò è molto, veramente molto.

Festarina                          - Complesso è una parola ributtante. Suona co­me una compressa in un plesso. Una volta dicevano alle donne che erano come fiori. L'ho letto di nascosto in con­vento. Cosa significa il suo fondo? (Florestano sta per ri­spondere. Viene interrotto dal Re)

 

Il Re                                - (a Festarina) Certamente una schifosa porcheria. Lei brilla come un magnifico diamante nero, incrostato in un pezzo di salame marcio. (Alla Padrona di casa) Come stai mia cara? Mi credi ancora, nonostante le mie mostruose menzogne ed i miei tradimenti non meno nauseanti?

La Padrona di Casa         - (rispettosamente terminando di ordi­re le posate) Sono l'umile serva di Vostra Maestà.

Primo Assassino              - (alla Padrona di casa con voce rauca) Che ore sono?

La Padrona di Casa         - Le dieci di notte.

Secondo Assassino          - (con la stessa voce del primo, lasciando cadere il pugnale) Possiamo andare a dormire. (Entram­bi si stendono e si addormentano vicino al muro. Poco do­po li si sente russare)

Il Re                                - (si raddrizza con sollievo) Finalmente! Datemi del tè!

Tatiana                             - (mettendo da parte il lavoro a maglia) Il Signor Riccardo York, il signor Florestano Serpigrugno. (Florestano si alza. Si stringono la mano. Il Re si mette a sedere sulla sedia di sinistra. Sfibbia la spada e la appoggia al sofà)

Il Re                                 - Perdoni le mie osservazioni, signor Florestano. Quando sto là sotto il muro, sono sempre nervoso. (Tatia­na versa il tè)

Florestano                        - Per quale ragione lei sta li?

Tatiana                             - Non sia indiscreto, signor Florestano. Continui a divertire Festarina.

Florestano                        - Non mi era neanche passato per la testa, che in ciò vi fosse un mistero. Noi, uomini d'azione, la cui vita è creazione, non riconosciamo misteri. L'esistenza in generale non è più misteriosa di questa tazza di tè. La be­vo e la consumo. Agisce piacevolmente sui miei nervi. Cosa c'è oltre a questo? La prego di dirmelo. Nonsenso!

Il Re                                - Si, ma cosa c'è oltre il nonsenso, signor Serpi...

Tatiana                             - ...grugno.

Il Re                                - Proprio cosi, grugno. Ecco là dormono i miei as­sassini assoldati. Puntano sul mio cuore, finché non scorre il tempo opportuno. Forse che ognuno di noi non ha simili assassini?

Florestano                        - Ma quelli, i suoi, sono reali. Lei parla sim­bolicamente.

Il Re                                - Provi a svegliarli. Vada li e provi quanto siano reali.

Florestano                        - (alzandosi) No, è impossibile. (Va dagli As­sassini e li scuote)

Tatiana                             - (al Re) Come puoi scherzare con quel povero grand'uomo.

Il Re                                - Che impari, la canaglia. Io sono passato attraverso molte cose, prima di arrivare al mio attuale sapere della vita.

Festarina                          - (a Tatiana) Dunque lui è un grand'uomo?

Tatiana                             - (a Festarina) Te ne accorgerai da sola. (Floresta­no torna indietro, il volto senza espressione)

Il Re                                 - Ipnotismo! (Accentuato) Sono dei cadaveri, signor mio, dei cadaveri, che russano. Come sa se anch'io non so­no un cadavere?

Florestano                        - (turbato, evita la domanda) Le persone più coraggiose hanno le loro debolezze. Ho conosciuto un ufficia­le di cavalleria che era capace di conquistare dei cannoni con una carica, e tremava alla vista di un topo o di un sor­cio. Ho conosciuto dei cavalieri che avevano paura di una macchia bianca su un muro. Lei conosce quelle notti nel sud della Francia, quando tutto ciò che è bianco diventa fo­sforescente e l'oscurità sembra essere piena di fantasmi? (Nella sua voce si sentono lacrime)

Il Re                                - (colpendo il tavolo con un pugno di tale forza, che ne saltano via tutte le tazze) Basta con queste fandonie! Lei è l'ultimo dei vigliacchi!

Tatiana                             - (dolcemente) Calmati Riccardo. Non tutti hanno la tua forza di resistenza alla stranezza della vita. (A Floresta­no) Noi viviamo in ripostigli. La grande vita, là all'aria aper­ta, è avvelenata dalla debolezza della massa avvilita. Noi non possiamo niente, siamo come quei pesci che scoppiano, una volta emersi da misurate profondità...

Festarina                          - (a Florestano) Lei non è poi tanto forte, co­me diceva poco fa. Vorrei tanto credere nella forza di qual­cuno, in un coraggio senza limiti, nella capacità di vincere il dolore o la paura del mistero dell'aldilà!

 Florestano                       - (con una voce artificialmente tranquilla) Noi ci stiamo pensando. Nell'uomo vi sono dei riflessi ani­maleschi. La tigre è coraggiosa, ma qual'è il suo merito? Siamo tutti degli animali civilizzati... Il Re   - Non tutti, signor Serpigrugno.

Florestano                        - (senza fare attenzione alle sue parole) Sol­tanto col pensiero ci difendiamo da quei riflessi primitivi, che ad un certo momento prendono il sopravvento non su di noi, ma soltanto sui nostri tessuti nervosi.

Festarina                          - (a Florestano) Lei è bello, questo è un fatto positivo. Ma quando lei parla, ho l'impressione di essere a lezione in convento...

Il Re                                - (a Festarina) Proprio così, bambina mia. Confessa, che se non fosse per la mia età avanzata, preferiresti me a questo giovinastro decadente.

Festarina                          - Mi pare che Vostra Maestà abbia ragione.

Florestano                        - Mi scusi: io sono vecchio. Non mi diverto con i vari trucchi, con i quali gli uomini ingannano sé stessi, volendo credere a misteri artificiali. Io sono innanzi tutto un uomo contemporaneo. Quelle vecchie credenze, quegli ipnotismi fanno spavento ai bambini. Noi abbiamo due co­se che mancano all'antica umanità: il pensiero e l'organiz­zazione.

Festarina                          - Si, ma ciò non è bello. Lei non è un artista. Per questo non capisce...

Florestano                        - Io posso essere tutto. Le dirò chi sono, av­venga quel che avvenga. Sono vice direttore delle più grandi officine metallurgiche del mondo, ma, quando voglio, dipin­go in modo tale, che nessun cubista mi uguaglia. (Al Re) So cosa vuol dire, signor York. Non ho mai imparato a di­segnare, è vero. Ma dipingo meglio di tutti loro. Mi metto a sedere al pianoforte e suono come i nostri grandi musi­cisti. E forse anche meglio. Creo per puro caso tali combina­zioni di toni, che ne restano sbigottiti esperti di musica di primordine. Tutti mi dicono: "Perché non espone? Perché non pubblica?" Per il momento non voglio. Scrivo anche. Oh, se sapesse cos'ho creato oggi. Tutti gli scrittori ne diventano verdi d'invidia. (Con orgoglio) Solo una cosa: essi trattano ciò seriamente, io sono vice direttore, que­sta è la mia professione, il resto è un divertimento: l'arte, le donne... oh, mi scusi, lei è l'unica ad essere diversa.

Festarina                          - Si. Lei dice lo stesso ad ogni ragazza che incontra.

Tatiana                             - (marcatamente) No, credimi. Io lo conosco bene.

Il Re                                - (mangiando petits-fours) Dice bene. Sono con­tento di avere trovato un tale canaglia, che dica la verità. Noi nel nome di Dio ci scannavamo come macellai. Ma quel Dio era per noi qualcosa. Per voi, pragmatisti, che lei è un pragmatista, signor Strettogrugno, Dio è una sciocchezza nella quale si può credere, quando porta una percentuale conveniente.

Festarina                          - (a Florestano) E' forse cosi, signor Florestano? Lei è proprio come dice il Re?

Florestano                        - Ma via! Egli ha un cervello di primitivo, incapace ad afferrare una cosa così astrusa, come i nostri intrecci di pensieri. Dico: i nostri, nostri contemporanei. Quel signore ha una testa come un contrabbasso ed una gob­ba ugualmente grande. E' un degenerato del suo tempo, ma del pensiero preciso, a cui noi siamo giunti, non ha la più pallida idea. Queste sono abbreviazioni mentali da Papuasiani. (Al Re) Vada in Nuova Guinea, signor York. Là tro­verà discepoli adatti.

Il Re                                - (la bocca piena di petit-fours) Tatiana, permet­timi, non posso. Permettimi di dare una lezione a questo giovinastro. Cosi come gli York ed i Lancaster, sangue di cane, alla maniera nostra. (Alza la mano Tatiana gliel'af­ferra)

Tatiana                             - (confidenzialmente) Stai buono, Riccardo. Con lui me la posso sbrigare da sola. Tutto si chiarirà da sé.

Quella frivola                  - (Indica Festarina) è il reagente che ci farà conoscere le sue opere, le sue ,humm, frutta, dalle quali...

Il Re                                - Ecco, ecco, le frutta, signor Strettogrugno. Dove sono le sue frutta?

Festarina                          - Vedo soltanto prugne secche, papaie candite, le mele che Eva diede ad Adamo, come compresse in mar-mellatine, ma non vedo le frutta. (Tre colpi di gong)

 

Tatiana                             - (con inquietudine) Cosa c'è? Questa sera non doveva venire più nessuno. (Attesa)

Scena Quarta

(Gli stessi. Dalla porta di fondo entra Joanna Serpigrugno e con passo svelto si avvicina ai presenti della destra. Tutti voltano la testa)

Joanna                             - Dov'è mio figlio? Dov'è Florestano? Non l'ho visto per dieci anni. Ho sentito che è caduto in cattiva compagnia. Siete voi che tentate la sua nobile anima? Egli è sempre stato nobile!

Florestano                        - (alzandosi) Madre! Non è vero! Questa è una caverna di spiriti cattivi. Qui tormentano un vecchio impazzito, che sputa ingiurie contro tutti!

Joanna                             - (esplodendo) Sei tu? Tu? Come sei cresciuto. Chi sei? (Passando sulla destra del sofà si getta tra le brac­cia di Florestano) Sei veramente tu?

Florestano                        - (dominandosi) Io. Si, sono io. (Con impazien­za) Madre! Calmati! Qui c'è gente estranea. Non ho niente in comune con loro! Io sono vice direttore. E' solo un caso...

Joanna                             - (tra le braccia di Florestano) Tu sei mio! Il mio unico! Finalmente, dopo tanti anni di tormenti... (Scorge Tatiana) Tu qui? Tu, che io ho quasi allevata? Tu osi im­mischiare mio figlio in questo sudicio pantano?

Tatiana                             - Joanna! C'è gente estranea. Non potremmo ri­mandare i nostri conti personali a più tardi? (// Re ride selvaggiamente)

Joanna                             - (con ironia) Conti personali? Capisci che questo è mio figlio? Il mio caro Fioretto? Chi è? È finalmente qual­cuno? Figliolo! Dimmi, chi sei? Parla, presto! Il mio cuore è debole: il mio cuore muore nell'inquietudine. Hai forse tradito te stesso, che taci cosi orribilmente ed i tuoi occhi sono selvaggi, come quelli di un pazzo non di questo mondo? (Florestano volta le spalle alla platea. Il Re e Festarina os­servano questa scena con vero interesse)

Florestano                        - Madre! Mamma mia cara! Tutto si chiarirà. Io sono sempre lo stesso. Salvami! Qui profanano i miei ideali più cari.

Joanna                             - Tu hai il coraggio di chiedere aiuto? Tu? Dopo dieci anni di distacco? Tu osi? E' orrendo. Anch'io erro. Anch'io voglio salvarmi dai miei propri pensieri. (Con una orribile disperazione) Voglio la salvezza da te e tu stesso... Oh, sei un vigliacco come sempre. Sei un vampiro, che ha vissuto del mio cuore per tutta la vita ed ha succhiato questo mio povero, abbandonato cuore, come un odioso parassita! (Le manca il respiro, mette una mano sul cuore. Festarina si lancia prontamente a sostenerla: il Re si alza e colpisce il tavolo con un pugno)

11 Re                               - Silenzio! Chiocce! Adesso tocca a me parlare. (A Joanna) Non mi riconosci?

Joanna                             - (dopo un momento, appoggiata a Festarina) Tu, Riccardo?

Il Re                                - Si. io. Non sapevo che tu avessi un figlio del genere. E' una carogna, non un essere umano. E' un automa: senza anima, non un uomo. E' la bava velenosa, sputata dalla vostra putrida società. E', non lo so, mi mancano Te parole. Questo seduttore di frivole pecore, questo zero, que­sto doppio zero...

Joanna                             - Taci, io lo amo!

Il Re                                - Per fortuna non è figlio mio. Finalmente conosco il tuo vero nome. E' il figlio della mostruosa famiglia dei Serpigrugno, della quale vedo qui l'unico rappresentante. E' lui a permettermi di conoscere tutta la tua miseria di al­lora, quando diventasti la mia amante, gallinaccia, tre volte maledetta! E' un Serpigrugno! (Con schifo) E questo san­gue sporco mi svela il mistero della nostra unione, il mi­stero del fatto che non fosti mai mia veramente...

Tatiana                             - Ah, è cosi? Dunque Riccardo è stato il tuo amante? Dunque mi hai mentito? Bene. Anch'io avrò la mia vendetta. (A Florestano) Fioretto! Ti rammenti di quel­la notte, di quella notte durante la quale fuggisti per sem­pre da me? Ricordati di quella voluttà infernale, che ti con­suma ancora, e dalla quale fuggi, senza poterla sfuggire. Io mi sono vendicata delle altre donne. Te le ho date tutte, perché sapevo che le avresti ingannate, come allora ingan­nasti me.

Il Re                                - Ah, cosi mi piace. Alla maniera nostra. Così capisco. In questo c'è della forza. (Joanna affranta dal dolore sta appoggiata a Festarina, che guarda tutti, uno dopo l'al­tro, senza capire nulla)

Florestano                        - (a Tatiana con voce spezzata) Non parlare cosi... Davanti a ciò la mia vita non vale niente.

Tatiana                             - (a Florestano) Amavi me e ami soltanto me. (A Joanna) Guarda, infelice! Egli ti amava dell'abominevole, egoistico amore di un megalomane depravato. Ma il suo corpo appartiene soltanto a me, quando ne ho voglia. E at­traverso il suo corpo mi impossesserò anche della sua ani­ma, quando ne avrò voglia. Non lo volevo, perché mi face­va troppo schifo nella sua abiezione, quando mi implorava pietà come un verme ributtante. Adesso guarda. (A Florestano) Questa notte sarò tua. In te non c'è altro che que­sta smania. Non c'è vita, perché tu sei me. Sono stata io ad assoggettare la tua vile anima. Ti ho adoperato cosi, come si adoperano degli oggetti morti. Tu non sei nulla. Sei il mio giocattolo e lo sarai, dovessi avere anche centoventi anni.

Joanna                             - (debolmente) Fioretto! Dille che è una men­zogna... (Pausa)

Florestano                        - (disperato) No, non lo dico. Sono ciò che mi considera Tatiana. Amo lei, lei solamente, poiché è la menzogna che raggiunge l'apice delle mie proprie menzogne. Delle mie menzogne ce n'è una quantità, poiché io sono un uomo. Lei le unisce e le consacra in un grande baccana­le del falso. Non ho più una madre e non l'ho mai avuta. Oggi ho incominciato ad amare

Quella frivola                  - (Indica Fe­starina) e ciò non è che una delle mie menzogne d'un tem­po, con le quali ho ingannato anche te, mamma! Tu stessa avevi colpa di ciò e deve venirne la punizione. (Joanna crol­la gridando. Festarina la sistema sul sofà. Il Re corre da Joanna, la esamina e la ausculta)

Tatiana                             - (allegramente) Per la prima volta, ormai da tan­to tempo, vivo sul serio. Ah, nessuno potrà calcolare quanto ho sofferto.

Il Re                                - (a Florestano) Hai ucciso tua madre, cavaliere. Di questo non sarei stato capace nemmeno io. (Festarina piange e si asciuga gli occhi e il naso con un fazzoletto)

Tatiana                             - Non è vero, Riccardo. Essa si è uccisa da sola. Ricordati della tua giovinezza.

Il Re                                - (in mondo conciliante) Ma si, si. Nessuno è sen­za colpa. Naturalmente...

Tatiana                             - (lo interrompe) Fioretto! Sei mio! Vieni, umi­liati davanti a me in presenza del re. (Gli Assassini si sve­gliano e si stiracchiano, dopo di che si mettono a sedere per terra. Florestano cade bocconi davanti a Tatiana che si al­za, vicino a lui e gli mette un piede sulla testa) Senti ades­so? Senti la nuova vita che entra in te coll'ultima distruzio­ne. Il senso della tua vita è soltanto nella distruzione, e tu hai costruito le fondamenta dei tuoi splendidi palazzi sull'odiosa palude che assorbe tutto ciò che è vivente. Vieni a riconoscere l'unica verità della tua vita.

Il Re                                - (avvicinandosi lentamente di spalle alla colonna di sinistra) Non vedete che tutto questo non va? E' soltan­to una finzione. Di vero c'è solo la mia gobba che penetra in quel muro.

Tatiana                             - (a Florestano) Alzati e vieni con me. Forse, se distruggerai la tua vita veramente, da questa odiosa, ma­schile menzogna, verrà fuori la verità.

Il Re                                - (appoggiandosi alla colonna; gli stanno accanto gli Assassini) È tutta una fandonia... (Lo interrompe un tri­plice colpo di gong. Si apre la porta di destra, la più vicina alla platea, e uno Sconosciuto in maglione viola e ma­schera spinge nella sala un mucchio di sbirri. Si spegne la luce nella seconda parte della sala, ed il proscenio risalta con maggiore espressività sullo sfondo scuro dell'interno)

Festarina                          - (impaurita, a Tatiana) Chi sono? Cosa vuole questa gente?

Tatiana                             - (togliendo il piede dalla testa di Florestano con inquietudine) Non lo so. Lo sapremo subito.

Il Re                                - Finalmente vedo qualcuno dei nostri. Questi gli romperanno proprio le ossa. (// silenzioso gruppo degli Sbirri, spinto dallo Sconosciuto, esce lentamente dall'ombra. Tre colpi di gong. Si apre la porta di fondo. Dal buio emer­ge lentamente la Padrona di casa. Si avvicina al sofà e vi 58 si appoggio da dietro)

 La Prarona di Casa         - Ebbene, adesso sarà veramente un divertimento           - (Tatiana va verso il gruppo degli Sbirri, che si avvicinano lentamente dalla destra. Florestano sta disteso bocconi, senza muoversi. Gli assassini sono accanto al Re con i pugnali puntati)

Tatiana                             - (agli Sbirri) Signori, qui c'è una donna morta. Qui non si può fare niente oggi...

Lo Sconosciuto               - (con voce sottile, quasi femminea) Non ce ne importa niente. La prego di non immischiarsi negli affari degli altri. (Gli Sbirri attraversano la scena e circon­dano il giacente Florestano)

Florestano                        - (senza alzarsi da terra, con voce bassa, lamen­tosa) Mamma! Salvami! Non sono io! Sono loro, queste orribili persone... Il Re          - (con furia improvvisa, volendo scagliarglisi contro)

                                        - Ah, quel buffone mi fa uscire dai gangheri! (Agli As­sassini) Lasciatemi per un momento, un momento soltanto!! (Tatiana è alla destra del sofà, e stringe tra le braccia Fe­starina)

La Padrona di Casa         - (agli Assassini) Lasciatelo! Che per una volta faccia quel che gli pare. (Gli Assassini si scostano e lasciano passare il Re, che si avvicina al sofà e prende la spada che aveva dimenticato di mettere alla cintura)

Festarina                          - (singhiozzando appena appena) E che sarà adesso? Ah, perché sono venuta qui? Tutto ciò è impres­sionante. Perché lui resta per terra? Chi sono queste persone? (Gli Sbirri si inginocchiano attorno a Florestano, lo Scono­sciuto resta in piedi. Il barbuto mette in movimento la mac­china, dalla quale rombando comincia ad uscire una fiam­ma viola)

Tatiana                             - Io stessa non lo so. Neanch'io mi aspettavo nul­la di simile... Il Re       - (stando alla sinistra degli Sbirri, sguaina la spada)

                                        - Fate largo! Ci penso io a regolare i conti con lui, an­che da parte vostra!

Lo Sconosciuto               - (che stava vicino agli Sbirri, sul proscenio)

                                        - Vostra Maestà! (Si avvicina al Re e gli parla freddamen­te) Vi prego di tornare immediatamente al vostro posto! Là! (Indica la colonna)

Tatiana                             - (al Re) Riccardo! Difendilo! Sarò tua fino alla morte, ma che egli viva!

Florestano                        - (per terra) Più presto! Che finisca una buo­na volta questo tormento! (// Re indietreggia davanti allo Sconosciuto e con in mano la spada sguainata, ritorna alla colonna. Gli stanno accanto gli Assassini)

Festarina                          - (a Tatiana) Perché non lo difende?

Lo Sconosciuto               - (dalla sinistra a Festarina) Evidentemen­te non può. (Accentuando) Capisce, signorina Festarina, non può. (Improvvisamente agli Sbirri, con voce gracidante) Forza! Forza! (Gli Sbirri, inginocchiati, si piegano improv­visamente su Florestano e incominciano a tormentarlo, ognu­no a modo suo: con le tenaglie, con i martelli, e con il saldatoio. Si sente l'orribile grido di Florestano)

Il Re                                - (la spada tra i denti, colpisce improvvisamente l'As­sassino alla sua sinistra, colpisce il secondo (il destro) sulla testa con la lama, saltando indietro al posto di quell'altro e si lancia in avanti gridando; gli Sbirri interrompono le tor­ture) Ah! Basta con questo vile baccano! Quel degenera­to non sa neanche soffrire! (Si trova faccia a faccia con lo Sconosciuto viola, che gli toglie dolcemente la spada dalle mani)

Lo Sconosciuto               - (indicando con la spada il fondo buio della sala) Là è la strada di Vostra Maestà! (// Re indietreggia sulla sinistra, passando attorno al sofà, quindi va verso la porta di destra, in fondo. Si sentono i suoi passi pesanti sui quadrati di pietra ed il tintinnio degli speroni)

La Padrona di Casa         - (si volta verso di lui) Arrivederci Vostra Maestà!

Festarina                          - (stringendosi a Tatiana) Perché non lo ha di­feso? Cosa significa?

Tatiana                             - Zitta, zitta. Così proprio è necessario, cosi va bene, cosi sarà sempre... (// Re esce sbattendo la porta con rabbia)

Lo Sconosciuto               - (agli Sbirri) Avanti, signori! Fate il vo­stro dovere! (Gli Sbirri si gettano di nuovo su Florestano ed incominciano a torturarlo. Florestano urla dal dolore)

FINE