La nutrice

Stampa questo copione

La nutrice (Atto unico)

di Serafino Filoni

Personaggi :

            Assunta , la nutrice di Paolo

            Anna , la sua ospite

            Paolo.

            La stanza in stile sobrio, leggermente in ombra. Al centro in fondo un camino spento. A sinistra una grande finestra semiaperta. A destra un tavolino tondo con sopra un lume acceso. Accanto al tavolo è seduta Assunta, donna magra e posata, veste di scuro. Legge un giornale alla luce del lume . Si sente il suono di un campanello. E’ sera.

Assunta    - (Verso fuori) Signora Teresa, potete andare ad aprire voi ?

                 da fuori - State pure, ci penso io

                 Trascorre poco tempo, poi si sente bussare alla porta. senza attendere risposta entra Anna. Giovane, timorosa, indossa un cappotto leggero, ha i capelli legati indietro. Tra le mani un cappello sportivo.

Anna         - Vi disturbo ?

Assunta    - Oh siete voi.

Anna         - Sono venuta troppo presto ?

Assunta    - (Piegando il giornale) Bisogna saper misurare il tempo per poterle rispondere

Anna         -  Se vuole, posso aspettare.

Assunta    - Ma no, non c’è ragione. Stavo leggendo notizie ormai vecchie. Il giornale di domani avrà già smentito ogni articolo. Ma si metta seduta. (Le porge una sedia) 

Anna         - Grazie. Ho fatto la strada con un po' di affanno.

Assunta    - C’è tanta urgenza? 

Anna         - Paolo è già arrivato ?

Assunta    - (Sottolineando)Il signor Paolo arriverà tra poco.A proposito di tempo, lui sa rispettare un orario. D’altronde i giusti insegnamenti si riconoscono nella propria creatura. Nel modo in cui ti ascolta, ti osserva, il modo in cui risponde alle sollecitazioni. Si ricordi che i rapporti come questo sono pieni di sorprese.

Anna         - (Come ricordando) A proposito, questo cappello era vicino al cancello, per terra. Ho pensato fosse vostro. (Lo porge).

Assunta    - (Lo prende , sorride). E’ del signor Paolo. Gli deve essere caduto stamattina, è uscito di corsa. La mattina è sempre agitato, sfreccia per la casa in cerca degli oggetti più inutili ed io dietro di lui per abbottonargli la camicia o per legargli la cravatta. E così in tutta furia fino a che non varca il cancello, porgendomi un lieve saluto dalla strada. 

Anna         -  Lavoro ?

Assunta    - No, che diavolo. Cosa crede ?

Anna         - Mi scusi.

Assunta    - Che bisogno avrebbe il signor Paolo di lavorare ?E’ così fragile, delicato. Non c’è vento che non lo sbatta di qua e di là come un fuscello. E pensare che l’ho allevato con tante di quella attenzioni. Sono arrivata addirittura a gettarlo nell’acqua fredda della fontana nel parco pur di rinforzare il suo fisico gracile, per non fargli patire i mali dell’inverno. Soldi per curarsi non gliene mancherebbero, ma un o spirito libero come il suo non può legarsi alla monotonia di una cura riguardata.

Anna         - E’ che mi sto ancora abituando all’idea.

Assunta    - Come va il suo lavoro attuale ? 

Anna         - Con una certa monotonia.

Assunta    - Meglio così, non avrà difficoltà a lasciarlo, quando verrà il momento. 

Anna         - Lasciare il lavoro ? Non credevo saremmo giunti a questo.

Assunta    - I patti sono abbastanza chiari. Quando riceverà la chiamata, prederà il suo posto in questa famiglia. Non può dedicarsi a tempo pieno all’educazione del piccolo Paolo se non è presente anima e corpo, ventiquattr’ore su ventiquattro, pronta ad ogni richiamo. 

Anna         - Ho parecchie responsabilità nel mio lavoro.

Assunta    - Ne avrà parecchie anche qui. Non dimentichi l’importanza di questa famiglia. Avrà la piena responsabilità della cultura e dell’educazione del signor Paolo. 

Anna         - Me ne rendo conto, signora.

Assunta    - Forse non abbastanza. Non è un gioco rendersi conto della propria necessità di trasmettere un pensiero forte e penetrante. Paolo è tutto questo. Possiamo considerarlo un marito ideale, sempre premuroso, cordiale. Vedesse con quale cura e dedizione prende a cuore la mia salute. E’ sempre lì con le sue pillole. Sembra scomparire per secoli, ma poi, quando se ne sente il bisogno, eccolo qui sulla porta. Pronto. Le persone come lui si impara presto ad amarle.

Anna         - Imparerò.

Assunta    - Il suo compito sarà ricalcare le mie tecniche di insegnamento ed applicarle all’educazione del signor Paolo.Sarebbe uno shock troppo forte per il signor Paolo dover cambiare uno stile di apprendimento dopo questi anni di convivenza, sarebbe il crollo di una lunga educazione.

Anna         - Sono sicura di essere all’altezza, mi piacciono i ragazzini, e a loro io piaccio.

Assunta    - (Fa una breve risata) Si preoccupi del suo presente. Le farò avere i testi su cui studiare il tipo di educazione ideale per questa famiglia. 

Anna         - I testi ?

Assunta    -  Poi studierà la storia di questa famiglia, sarà la parte più impegnativa. 

Anna         -  Per questo tipo di  lavoro c’è bisogno di tutti questi studi ?

Assunta    -  E’ quanto io ho affrontato per essere ciò che sono. 

Anna         - Cosa è ?

Assunta    - E a lui sono piaciuta così, fin dal giorno in cui ci incontrammo nella piazza del comune. Lui era con i suoi genitori io con i miei, ci sfiorammo con gli occhi, bastò un attimo. Fummo uniti per sempre. Ero importante per lui, ora lui è importante per me. Io, per lui, sono la sua completezza.

Anna         - Che cosa è ?

Assunta    - Non sia sfrontata. 

Anna         -  Mi scusi. Ci sono cose che mi sfuggono in tutto questo

Assunta    -  Una prova in più del fatto che lei ha bisogno di una rieducazione.

Anna         -  Lei dice ?

Assunta    -  Cominceremo la prossima settimana. le darò una nozione basilare dei canoni.

Anna         - I canoni.

Assunta    - Non si inizia un lavoro senza sapere quali strumenti usare.

Anna         - E lei me li spiegherà ?

Assunta    - Sarà il mio compito d’ora in avanti, fino al suo insediamento.

Anna         - Cosa mi insegnerà ?

Assunta    - Impari a camminare con garbo. Le spalle dritte, lo sguardo chiaro, il parlare ordinato. Questi sono i canoni.

Anna         - Tutto ciò mi sembra inconsueto.

Assunta    - Questa sua ricerca del comune e della normalità è deplorevole. Cercherò, per quello che mi riguarda, di renderle familiare questo ambiente. 

Anna         - Dovrò abitare qui ?

Assunta    - Fa parte della sua assunzione.Amerà anche lei questa casa. Ci sono dei punti in cui si sentono arrivare i rumori del parco dai quattro punti cardinali. Al signorino Paolo piace farmi degli scherzi. Cambia i rumori di questa casa per disorientarmi, ma io me ne accorgo e sto al gioco.

Anna         - Come mai lei deve... (Cerca la parola)

Assunta    -  Andarmene ?E’ una decisione sofferta. Ma bisogna riconoscere il trascorrere del tempo. Vedere il momento della transizione. La mia non è comunque una dimissione, tutt’altro. Il mio non è un abbandono, è un avanzamento di grado. Il piccolo Paolo vuol diventare il Paolo adulto, ed un adulto non ha bisogno di una nutrice. Non è piacevole, ma bisogna stare al gioco. E’ un ragazzo, in fondo vuole il proprio bene. Per me è un successo dell’educazione, un premio agli anni che ho impegnati. (Rivolta ad Anna) La sua giovane età lo aiuterà a non sentirsi oppresso nei comportamenti. Forse la userà solo come cameriera, ma sarà un compito ugualmente difficile. Per me è il momento di riposare.

Anna         - Sono contenta per lei.

Assunta    - Ed io per lei. Si troverà bene qui. Credo che il colore nero le doni.

Anna         -  Perché il colore nero ?

Assunta    -  E’ la divisa d’obbligo, lei sarà una nutrice per una famiglia nobile. Il suo è un obbligo di moralità. Dovrà tagliare i capelli, porterà gli occhiali, sono caratteri intellettuali necessari. (Va verso il tavolo)Prenda questa Bibbia (Piega il giornale in più parti)Ne leggerà un passo ogni sera al signor Paolo, prima di metterlo a letto.

Anna         -  Questa è una Bibbia ?

Assunta    - Non gli legga mai l’Apocalisse, il signor Paolo è impressionabile. 

Anna         - Mi risponda, questa è una Bibbia ? (Mostrandole il giornale ripiegato)

Assunta    - Lei sarà la nuova signora Assunta, si prepari a dimenticare la sua vecchia identità. E’ necessario dimenticare se stessi, per potersi dedicare al nuovo se stesso.

Anna         - Lei lo ha fatto ?

Assunta    - Altrimenti non sarei qui. 

Anna         - Il signor Paolo è vivace ?

Assunta    - Come tutti i ragazzi della sua età, forse un po' irrequieto, ma un polso fermo riesce a indirizzarlo sulla retta via. 

Anna         -  Comincia a far buio.

Assunta    - Allora il signor Paolo sta per tornare, ha paura del  buio. 

Anna         -  Quanti anni ha il signor Paolo ?

Assunta    -  Dovrò fargli preparare un bagno caldo. E’ uscito a cavallo, avrà corso, sarà sudato. E’ così da quando lo conosco. Durante il viaggio di nozze mi portò quasi ogni giorno a cavallo. I suoi avevano preparato una parte delle scuderie della famiglia praticamente solo per lui, ed io lo andavo a trovare di nascosto. Restavamo sulla paglia a parlare per ore, soltanto noi due e i suoi cavalli.

Anna         - Quanti anni ha il signor Paolo ?

Assunta    - Quel ragazzo insiste a voler uscire a cavallo con questo tempo inclemente. 

Anna         - Il signor Paolo è cagionevole di salute ?

Assunta    - E’ sano, malgrado il suo sangue nobile, sopporta onorevolmente i suoi malanni occasionali.

Anna         - Signora Assunta, quanti anni ha il signor Paolo.

Assunta    - (Indispettita)  Dodici. E’ già alto più di lei. Ora mi scusi, devo preparare per il bagno del signorino.

Anna         - Fa il bagno da solo ?

Assunta    - E’ ancora un bambino, non c’è da fidarsi a lasciarlo solo nell’acqua. 

Anna         - Da quanto tempo è al suo servizio ?

Assunta    - Ventidue anni. Lei fa molte domande 

Anna         - Dovrò imparare a fare il suo lavoro, cerco di apprendere il più possibile.

                 (Suona un campanello)

Assunta    - Il signore è tornato. Mi spiace non posso farle compagnia, ho da preparare per il signor Paolo. Attenda pure che spiova, non c’è fretta. Mi ha fatto piacere vederla. Sono così presa dalle mie cose che non le ho nemmeno chiesto il motivo della sua visita. 

Anna         - Non si preoccupi, era solo per portarle il cappello che il signor Paolo deve aver perduto in strada.

Assunta    - (Raccoglie il cappello dal tavolino e se lo stringe al petto) Oh si, è il cappello di mio marito. Lo riconosco bene, sono le iniziali del suo nome, povero Paolo, sempre con la testa fra le nuvole. (Cambiando espressione) Questo ragazzo ha bisogno di essere corretto, ha una vita viziata. Bisogna correggerlo, questa sera non avrà il suo dolce. (Uscendo) Impari signorina, buona serata (Esce)

Anna         - Buona serata a lei, signora Assunta.

                 (Anna rimane sola per un poco, poi si toglie il cappotto e si scioglie i capelli. Dopo un poco la porta si riapre, entra Paolo. Giovane energico, ben vestito)

Paolo        - Dottoressa.

Anna         - Signor Paolo, venga.

Paolo        - Ci sono novità ?

Anna         - Vuole davvero saperlo ?

Paolo        - Come l’ha trovata ?

Anna         - Prende ancora le pillole dall’ultima crisi ?

Paolo        - Una volta al giorno, come mi aveva suggerito.

Anna         - Per ora sono l’unico sostegno per il suo fisico.

Paolo        - Vuole dire che dovrò lasciarla ancora qui ?

Anna         - Signor Paolo, quando lei me l’ha portata un anno fa, non riconosceva neanche la propria immagine allo specchio. Ora vedo qualche spiraglio di coscienza. Ma non posso dimetterla, si rassegni.

Paolo        - Non è facile

Anna         - Non lo è per nessuno

Paolo        - E’ un anno che la mia vita si divide tra la mia casa e questo posto. Comincio a sentire la stanchezza. Non è facile condurre una vita normale in queste condizioni.

Anna         - La signora Assunta sta subendo un conflitto di identità, ma ne uscirà con il tempo necessario a curarla.

Paolo        - Almeno mi faccia parlare con lei.

Anna         - In qualità di figlio, marito o datore di lavoro ?

Paolo        - Non mi investa di questa difficoltà, è già difficile per me non esplodere di rabbia. Sfogarsi sarebbe utile, ma non è la soluzione per questo. Eravamo felici, vivevamo tranquilli, poi il disastro. Mi faccia vedere Assunta, sarà lei a decidere con chi stia parlando. Non posso costringerla a ricordare ora.

Anna         - Parlerà con lei senza identificarsi per quello che è ?

Paolo        - Ho scelta forse ?

Anna         - Sarà lei a decidere.

Paolo        - E’ stata una madre attenta e una moglie fedele.

Anna         - E’ stata entrambe, purtroppo.

Paolo        - Me ne fa una colpa ?

Anna         - Non è il mio compito. Ciò che avviene nella mente delle persone non appare ne chiaro ne definibile. Tantomeno ciò che avviene nella loro anima. Io posso soltanto rilevarne il disordine mentale, non cerchi in me le sue risposte.

Paolo        - Devo vederla.

Anna         - Decida ora chi deve vedere. La madre, l’amante o la nutrice. Anche se ho idea che non sia chiaro neppure a lei.

(Paolo china il capo e si volta verso la porta. Buio)