La nuvola rosa

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LA NUVOLA ROSA

LA NUVOLA ROSA

Commedia

in

DUE ATTI

di

Armando LOMBARDO

(armandus33@gmail.com)

www.ottimisti-teatro.it

Personaggi:

SILVIA

PIERO       marito di Silvia

DONNA

UOMO

BARBARA

Questo testo è incluso nel Volume “Momenti di Teatro” (Vetrina Feltrinelli)

Opera depositata

ISBN: 978-88-9100-698-1

L'Autore mette gratuitamente a disposizione dei Gruppi Teatrali Amatoriali, i propri testi (rilasciando all'Organizzatore dello spettacolo la relativa necessaria liberatoria SIAE) a condizione che in prossimità della eventuale messa in scena della commedia, gli vengano comunicati la data della rappresentazione e il nome del Teatro in cui essa avrà luogo.

ATTO  PRIMO

               Ai giorni nostri, nel soggiorno della casa di una coppia di coniugi appartenenti alla piccola-borghesia.

               L'arredamento è alquanto convenzionale anche se di un certo buon gusto.

               Sullo sfondo della stanza, un divano con ai fianchi due poltrone: tutti e tre rivolti verso il pubblico. Accostati alla parete di destra, uno scrittoio-scrivania (con relativa sedia) su cui è una macchina per scrivere e, quasi all'altezza del proscenio, un piccolo mobile-bar sul cui ripiano appaiono alcune bottiglie di liquori, dei bicchieri ed una brocca piena d'acqua. Tra il mobile-bar e la scrivania, sulla parete di destra, una porta che conduce ad un bagno che non si vede. Addossato al centro della parete di sinistra, un televisore su carrello con relativa poltrona-relax. Al centro della scena, quasi all'altezza del proscenio, un mobile porta-telefono, con telefono, ed accanto ad esso un'altra poltrona. Sulla parete di sinistra si aprono due porte (una sul fondo e l'altra all'altezza di quella esistente sulla parete di destra) che conducono rispettivamente all'ingresso dell'appartamento e ad una camera da letto che non si vedono.  Silvia e Piero sono i coniugi che vivono nell'appartamento. Sono sposati da oltre sei anni.

               Piero ha circa trentacinque anni: corporatura normale forse un po' appesantita; è ordinato nell'abbigliamento anche se non eccessivamente elegante, veste in grigio. E' impiegato come ragioniere-contabile presso una industria di pellami.

               Silvia ha circa trent'anni. E' una donna piacente anche se il suo abbigliamento ed il suo modo di truccarsi e di pettinarsi non dimostrano il minimo estro. E' impiegata all'ufficio delle imposte dirette.

               Sulle pareti del teatro, laterali alla scena, sono collocati, ad una certa altezza, due grandi schermi-video.

    

(Si alza il sipario).

               Squilla il telefono. Altri squilli. Da fuori scena, dal lato sinistro, arriva una voce femminile.

SILVIA: Puoi rispondere tu, caro?

PIERO: (Da fuori scena, dal lato destro) Certo, cara. Vado io.

                Entra in scena. E' in maniche di camicia, con il nodo della cravatta fatto a metà. Come rivolto al telefono che continua a squillare:

PIERO: Eccomi, eccomi: sto arrivando...

(afferra la cornetta e risponde) Pronto? chi parla?

(ascolta per qualche secondo) No, mi spiace; ha sbagliato numero: qui non vendiamo anticrittogamici. (Riattacca la cornetta e fa per ritornarsene a destra della scena da dove è venuto).

SILVIA: (sempre da fuori scena) Chi era, caro?

PIERO: (fermandosi un attimo e rivolto verso sinistra) Uno che ha sbagliato numero: forse un giardiniere.

SILVIA: Un giardiniere?

PIERO: Beh, uno che cerca anticrittogamici non può essere che un giardiniere. (Fa per uscire, ma quando è quasi sulla soglia della quinta, il telefono squilla nuovamente).

SILVIA: (Da sinistra, fuori scena) Rispondi tu, caro?

PIERO: (bloccandosi) Ma certo, cara; tanto sono ancora qua. (si avvicina al telefono e rialza la cornetta) Pronto? chi parla? (ascolta per qualche secondo) Oh! buonasera! Sì, certo, un attimo: gliela chiamo subito. (poi, rivolto a voce alta verso la sinistra della scena) Silvia, puoi venire un attimo? Vogliono te.

SILVIA: Vengo subito, caro. (Entra in scena. E' in sottoveste e con le pantofole. Sorride al marito, prende la cornetta che il marito le sta porgendo e lo ringrazia ammiccando) Grazie, caro. (Poi, guardando il marito uscire dalla porta di destra, risponde al telefono) Sì, pronto? Oh, cara, sei tu? Come stai?... e che novità ci sono?... come?... è stato anticipato a mercoledì?... ma io sapevo che dovevamo vederci venerdì!... e come faccio, adesso? Io non so se potrò essere pronta per mercoledì!... Beh, pazienza, se proprio non si può fare diversamente... anche se ho molte altre cose da fare, vedrò di poter essere pronta lo stesso per mercoledì. Ciao, cara... ti abbraccio... e salutami Mario... sì, certo... grazie, riferirò. Sì, ci risentiamo... e grazie per avermi telefonato. Ciao, ciao. (Riattacca il telefono e se ne ritorna fuori scena, uscendo dalla porta di sinistra da cui era venuta prima).

                Si accende lo schermo-gigante di sinistra su cui è visibile la camera da letto in cui sta rientrando Silvia che riprende a vestirsi. Sta preparandosi, come il marito, per uscire.

    

                  Scena vuota per qualche secondo.

       

                  Squilla il telefono.

SILVIA: (Da sinistra, fuori scena) Piero, puoi rispondere tu, caro?

PIERO: (Da destra, fuori scena) Certo, cara. Vado io. (entra in scena e, come rivolto al telefono che continua a squillare) Eccomi, eccomi: sto arrivando. (afferra la cornetta e risponde) Pronto? chi parla? (ascolta per qualche secondo) Ma, scusi... chi cerca?... come?? E che cosa sono le esche vive? (con fare disgustato) Che cosa?!... lombrichi?... vermi? Ma no, che diamine! Lei deve avere sbagliato numero: qui non vendiamo esche vive, come le chiama lei, né lombrichi e tanto meno vendiamo...(con espressione disgustata)...vermi! (Riattacca la cornetta e sfrega tra loro i polpastrelli delle dita come per liberarsi di qualcosa di schifoso).

SILVIA: (sempre da fuori scena) Chi era, caro?

PIERO: (si era già incamminato verso la porta di destra e si ferma un attimo) Uno che ha sbagliato numero: forse un pescatore.

SILVIA: Un pescatore?

PIERO: Beh, uno che cerca esche vive non può essere che un pescatore. (Fa per uscire, ma quando è quasi sulla soglia della quinta, il telefono squilla nuovamente).

SILVIA: (da sinistra, fuori scena) Rispondi tu, caro?

PIERO: Ma certo, cara, tanto sono ancora qua. (Si riavvicina al telefono ed alza la cornetta) Pronto? chi parla? (Ascolta per qualche secondo) Oh! buonasera! Sì, certo... un attimo... gliela chiamo subito. (Poi rivolto a voce alta verso la sinistra della scena) Silvia, puoi venire un attimo? Vogliono te.

SILVIA: Vengo subito, caro. (Entra in scena. Si spegne lo schermo-gigante di sinistra. Silvia indossa un abito, ma ha ancora la lunga lampo posteriore aperta. Porta sempre le pantofole. Sorride al marito, prende la cornetta che il marito le sta porgendo e lo ringrazia ammiccando) Grazie, caro. (Poi, guardando il marito uscire dalla porta di destra, risponde al telefono) Sì, pronto? Oh, cara, sei tu? Come stai? e che novità ci sono?... come?... è stato anticipato a martedì?... ma io sapevo che dovevamo vederci giovedì!... e come faccio, adesso?... Io non so se potrò essere pronta per martedì!... Beh, pazienza! se proprio non si può fare diversamente... anche se ho molte altre cose da fare, vedrò di essere pronta lo stesso per martedì. Ciao, cara... ti abbraccio... e salutami Riccardo... sì, certo... grazie, riferirò... sì, ci risentiamo... e grazie per avermi informata... ciao, ciao! (Riattacca il telefono e si rivolge a voce alta verso la porta alla destra della scena) Piero... dove sei, caro?

PIERO: Sono qua, in bagno, che mi finisco di preparare. Tu sei già pronta?

SILVIA: Lo ero, quasi...

PIERO: Lo eri quasi?! Ma che vuoi dire, cara?

SILVIA: Voglio dire che... forse... non serve più tanto essere pronti...

PIERO: (entrando in scena ancora in maniche di camicia, ma con il nodo della cravatta fatto) Ma cara, continuo a non capire. Mi sembri già pronta, ed anch'io sono quasi pronto; perché dici che non serve più essere pronti. Ma non abbiamo deciso di uscire, 'stasera? e di andare a...

SILVIA: (molto tenera) Oh, caro! Ci tieni, dunque, veramente tanto ad uscire?!

PIERO: (fortemente meravigliato) Io?! Vuoi vedere che adesso sono io che ci tengo ad uscire...!?

SILVIA: (teneramente concessiva) No, perché se ci tieni veramente tanto, ad andare fuori, allora usciremo lo stesso: i miei problemi, io, me li risolverò in un altro momento.

PIERO: Ma cara, ma perché dici così?! Lo sai benissimo che se fosse dipeso da me, noi due questa serata l'avremmo passata tranquillamente in casa.

SILVIA: (contenta, con un sospiro di sollievo) Ma allora non ti dispiace se cambiamo programma e ce ne restiamo a casa?

PIERO: Ma che dici, cara! (avvicinandosi alla moglie con atteggiamento languido) certo che non mi dispiace rimanere a casa... anzi... ti dirò... avrei un certo programmino, io.

SILVIA: (fredda ed evasiva, si scosta dal marito) Ma dai! ti sembra il momento, questo?!

PIERO: (ricomponendosi) Beh, io pensavo che...

SILVIA: Lascia perdere quello che pensavi. Allora, che dici? ce ne restiamo a casa?

PIERO: ... e, allora, non usciamo più?!

SILVIA: (esitante)...se tu sei d'accordo...

PIERO: (un po' spazientito, ma sempre corretto e gentile) Ma scusa, cara, ma perché continui ad insistere a chiederti ed a chiedermi se mi sta bene... se sono d'accordo...? Ma te l'ho appena detto, anche se lo sapevi già benissimo: se fosse dipeso da me, non ci saremmo nemmeno preparati per uscire, questa sera.

SILVIA: (contenta e sollevata) Oh, caro! Allora restiamo a casa, questa sera?!

PIERO: Ma certo! Se è questo che vuoi.

SILVIA: Grazie, caro! Sei un vero tesoro.

PIERO: E con Jetta, come la metti?

SILVIA: (perplessa) Jetta?

PIERO: Sì, la tua amica Jetta: quella che ci aveva convinti ad uscire questa sera insieme a lei ed a suo marito.

SILVIA: Ah, già! Jetta!

PIERO: Sì, proprio lei; ti sei dimenticata che tra qualche minuto saranno qui, lei ed il marito, per venirci a prendere?

SILVIA: Beh, le dirò che ci siamo dimenticati della serata...

PIERO: E come le spieghi che siamo, invece, bell'e pronti tutti e due per uscire?

SILVIA: Già, come le spiego...?

PIERO: ...e che, lo chiedi a me?

SILVIA: Ma tu pensi che le dispiacerà se le diciamo che non abbiamo più voglia di uscire?

PIERO: Ma non possiamo dirle che non abbiamo più voglia! O, per lo meno, non possiamo dirglielo all'ultimo momento! Dovevamo almeno telefonargli qualche ora fa. Così avrebbero avuto anche loro il tempo di farsi un altro programma o di decidere, come noi, di restarsene a casa. Ma, adesso, all'ultimo momento...

SILVIA: E già; hai ragione tu, caro. Così all'ultimo momento... Ma, d'altra parte, io stasera non posso uscire: ho molte cose da fare! Come faccio ad andarmene allegramente fuori, con tutto quello che ho da fare?!

PIERO: Senti, Silvia, io, te l'ho già detto, ho meno voglia di te di uscire, però a te di tanto in tanto farebbe veramente bene andare fuori e distrarti un po'.

SILVIA: Già; ho proprio il tempo per distrarmi, io. Con tutto quello che ho da fare...

PIERO: Ma è proprio questo che voglio dire: tu hai sempre tante cose... troppe cose da fare! Ma perché non ti calmi un po'? Perché per qualche tempo non lasci da parte qualcuna delle tue occupazioni?

SILVIA: (distratta, pensando ad altro) Sì, sì, lo farò... certo, caro... lo farò... (Riprendendosi) Ma adesso aiutami a trovare una scusa per Jetta. Non voglio crearle un dispiacere e tanto meno vorrei offenderla.

PIERO: Ma perché devi inventarle una scusa? Dille semplicemente come stanno le cose. Se è una vera amica, capirà.

SILVIA: (dubbiosa) Tu pensi che sia meglio che io le dica la verità?

PIERO: Per me è l'unica cosa da fare, a questo punto.

SILVIA: Però mi dispiace dover scombinare anche i programmi degli altri...

PIERO: ...e allora usciamo!

SILVIA: Ma io ho un sacco di cose da fare! Se usciamo chi me le fa?!

PIERO: ...e allora non usciamo!

SILVIA: Tu che dici? capirà?

PIERO: (avendo perso il filo del discorso) Che cosa? e, chi, deve capire?

SILVIA: Ma Jetta, perbacco! Ma di chi stiamo parlando?! Pensi che capirà se le dico la verità?

PIERO: Ah, già: Jetta! Ma è la tua migliore amica; perciò deve per forza capire! (poi, come tra sé e sé, ma a voce alta) Jetta... Jetta... Ma perché, poi, si fa chiamare così e non con il suo vero nome: Orietta?! Per fortuna che di cognome non fa Tura, altrimenti, sa che bello: come ti chiami? E lei: Jetta Tura! Poveri superstiziosi: tutti a fare scongiuri! (fa le corna con le dita di entrambe le mani).

SILVIA: Ma dai! Ma ti sembra questo il momento di scherzare?! Io mi sto logorando il cervello per risolvere questo problema e tu trovi perfino il tempo per scherzare!

PIERO: (un po' mortificato) Hai ragione, cara, scusami. Solo che non mi sembra poi tanto grave questa faccenda. Può capitare a tutti di avere un contrattempo. Perché non proviamo a telefonare? Forse non sono ancora usciti da casa e... (si sente il trillo del campanello della porta d'ingresso) ... come non detto: troppo tardi!

SILVIA: Oddio! sono già qui!

PIERO: Vado ad aprire!

SILVIA: Aspetta! Aspetta un momento! E... e se non aprissimo...?!

PIERO: (convinto di non avere capito bene) Che?

SILVIA: Sì, sì! Che ne dici? se non apriamo... se ce ne stiamo qua, zitti zitti, senza aprire...?

PIERO: Ma che ti salta in mente?

SILVIA: Se non apriamo e non ci facciamo sentire, dopo un po' penserebbero che siamo già usciti e se ne andrebbero. No?

PIERO: Ma a che scopo, tutto questo?

SILVIA: Così non dovrò spiegare niente a nessuno.

PIERO: Scusami, cara. Ma a me sembra che tu stia dando un'eccessiva importanza a tutta questa storia.

SILVIA: Ma io non me la sento di dare una delusione alla mia amica...

PIERO: Ma non preoccuparti! Ci sarò anch'io a darti una mano per spiegarle ogni cosa.

SILVIA: (Rincuorata) Davvero mi aiuterai?

                 Continuano a suonare ed a bussare alla porta.

PIERO: Ma certo, cara. Ma adesso fammi andare ad aprire, altrimenti finiranno per buttarci giù la porta.

SILVIA: E allora, se vuoi aiutarmi, perché non glielo dici tu, subito, quando gli apri la porta, che non possiamo uscire?

PIERO: Ma glielo diremo insieme, qua, con tutta calma. Dovrò pur farli entrare, prima...! Allora: adesso io vado ad aprire e tu te ne resti qui calma calma ad aspettare. Abbiamo tutto il tempo per spiegare come stanno le cose.

                      Continuano a suonare.

PIERO: (Rivolto all'ingresso) Vengo, vengo. (poi, sempre rassicurante, verso la moglie) Allora, mi raccomando: stai tranquilla! Risolveremo tutto in un attimo. (Si incammina verso la porta in fondo alla parete di sinistra).

SILVIA: (poco convinta) Se lo dici tu...

               Piero esce di scena dalla porta in fondo alla parete di sinistra.

               Silvia, rimasta sola, gira nervosamente per il soggiorno riassettando meccanicamente anche quello che non ha bisogno di essere riassettato, come i soprammobili, i cuscini sul divano, le sedie, l'orientamento dei quadri sulle pareti, ecc.

              Piero rientra da solo. In mano ha un foglietto di carta.

SILVIA: (ansiosa) E allora? dove sono?

PIERO: (distratto) Dove sono, chi?

SILVIA: Ma Jetta ed il marito, che diamine!

PIERO: E che ne so!

SILVIA: Ma non erano loro, alla porta?

PIERO: No, no. Era l'amministratore che si è premurato di portarci l'avviso per la rata del condominio (così dicendo sventola il foglietto che ha in mano).

SILVIA: (Impaziente, quasi tra sé) Ma quanto ci mettono ad arrivare?! (guardando l'orologio al polso) A quest'ora dovevano essere già qui.

PIERO: Perché non proviamo a telefonargli...? Forse avranno avuto un contrattempo o forse si saranno accorti di avere dimenticato qualcosa a casa e saranno ritornati indietro. Che ne dici? proviamo a chiamarli per telefono?

SILVIA: (Poco convinta) Proviamo...

               Piero va al telefono, compone il numero e resta all'ascolto per qualche secondo.

PIERO: La linea è libera, ma non risponde nessuno.

SILVIA: ...e allora sono già usciti.

PIERO: (Riattaccando il telefono) Senti, cara, giacché abbiamo deciso di non uscire, perché mentre aspettiamo non ci togliamo di dosso questi vestiti e non indossiamo qualcosa di più pratico?

SILVIA: Sì, hai ragione, caro. Vado subito a cambiarmi. Se suonano, pensa tu ad andare ad aprire.

PIERO: Va bene, cara.

          Escono entrambi di scena: Piero a destra e Silvia a sinistra. Si accendono i due schermi laterali ed appaiono loro che si cambiano di abito.

PIERO: (da fuori scena a voce alta) Che cos'è che devi fare questa sera, cara?

SILVIA: (A voce alta da fuori scena) Devo buttare giù un "pezzo" per il corso di giornalismo televisivo.

PIERO: Ma il corso di giornalismo televisivo non ce l'hai venerdì prossimo? Perché tutta questa fretta? hai ancora cinque giorni di tempo...

SILVIA: Ma no! Il corso di giornalismo ce l'ho il giovedì, e non il venerdì!

PIERO: Beh, se non sono cinque, sono pur sempre quattro, i giorni, prima che arrivi giovedì. (Ha finito di cambiarsi e rientra quindi in scena. Indossa una giacca da camera. Si spegne lo schermo di destra).

SILVIA: (Anche lei ha finito di cambiarsi e rientra in scena. Indossa una vestaglia. Si spegne anche lo schermo di sinistra). Sarebbero, quattro giorni.

PIERO: Come, sarebbero?! Da che mondo è mondo per arrivare dalla domenica al giovedì ci sono sempre voluti quattro giorni. E che? c'è qualche nuovo decreto del governo che ha accorciato questa settimana?

SILVIA: Ma no, caro: il governo questa volta non c'entra. Quella telefonata che ho ricevuto poco fa era di Uccia...

PIERO: Lo so! Sono stato io a passartela.

SILVIA: Ecco, appunto! E Uccia mi ha telefonato proprio per informarmi che il corso di giornalismo televisivo questa settimana non ci sarà giovedì; è stato anticipato a martedì.

PIERO: Ma martedì non hai il corso di maglia e ricamo?

SILVIA: Ma no! il corso di maglia e ricamo ce l'ho il mercoledì! Il martedì vado al corso di ceramica.

PIERO: E allora, adesso come fai? Se il martedì hai il corso di ceramica, come fai a fare anche quello di giornalismo televisivo? Non potevi chiedere che lo spostassero al lunedì?

SILVIA: Ma non avrei risolto niente: il lunedì devo andare al corso di disegno e pittura...

PIERO: Ma, allora, il corso di taglio e cucito, quando ce l'hai?

SILVIA: Quello ce l'ho mercoledì.

PIERO: (confuso) No, scusa cara, aspetta un attimo! Ricapitoliamo: ma il mercoledì non hai detto che hai il corso di maglia e ricamo?

SILVIA: Certo!

PIERO: Ma se appena adesso hai detto di avere, il mercoledì, il corso di taglio e cucito...!?

SILVIA: Ma caro, ti ricordi che poco fa mi hai anche passato una telefonata di Albina?

PIERO: Certo che mi ricordo! e allora?

SILVIA: Ecco: Albina mi ha telefonato proprio per informarmi che il corso di cucito e taglio che di solito c'è il venerdì, questa settimana è stato spostato al mercoledì.

PIERO: ...e quindi mercoledì avrai sia il corso di cucito e taglio che quello di maglia e ricamo...!?

SILVIA: Proprio così. Ed è per questo che sono in difficoltà. Per domani devo preparare l'esercitazione sulla tecnica dei colori per il corso di pittura...

PIERO: ...quindi: per martedì devi prepararti sia per il corso di ceramica che per quello di giornalismo televisivo...

SILVIA: Appunto! e poi, come se questo non bastasse, per mercoledì devo prepararmi contemporaneamente sia per il corso di maglia e ricamo che per quello di taglio e cucito che avrei dovuto avere, invece, venerdì.

PIERO: (Timidamente) Ma non ti sembra, cara, che hai un po' troppe cose da fare...?

SILVIA: Parli bene, tu! E allora, che dovrei fare? annoiarmi tutto il giorno per tutti i giorni della settimana?

PIERO: No, non dico questo. Ma tu hai già il tuo lavoro che ti assorbe abbastanza tempo. Che bisogno hai di fare tutti questi salti mortali con tutti questi impegni che ormai ti riempiono tutti i giorni della settimana? Ma non t'accorgi che non hai più un giorno libero per riposarti?

SILVIA: Ti sbagli! ho il sabato.

PIERO: Ma se anche il sabato sei impegnata per quasi tutto il pomeriggio con l'equitazione...!

SILVIA: Certo! Mi serve appunto per rilassarmi.

PIERO: Beh, contenta tu...! (si incammina verso l'angolo della televisione) Vuol dire che mentre tu ti dedichi al tuo lavoro, io mi vedo un po' di televisione.

SILVIA: Però non tenere il volume molto alto, caro.

PIERO: Stai tranquilla: metterò la cuffia così non ti disturberò affatto.

       Si siede su di una poltrona davanti al televisore, si sistema la cuffia sulle orecchie, afferra il telecomando ed accende il televisore.

Silvia si siede davanti allo scrittoio-scrivania dove c'è una macchina da scrivere, inserisce un foglio e inizia a battere a macchina.

SILVIA: Ma non ti sembra strano che non siano ancora arrivati, Jetta ed il marito?

PIERO: (si discosta leggermente un auricolare dall'orecchio) Che cosa hai detto, cara?

SILVIA: Ho detto: ma non ti sembra strano che Jetta ed il marito non siano ancora arrivati?

PIERO: Perbacco, è vero! Ma lo sai che me ne ero quasi dimenticato...?!

SILVIA: Come mai tardano tanto?

PIERO: Devono avere avuto senz'altro qualche contrattempo. Speriamo che non sia qualcosa di brutto...  A proposito: (si discosta nuovamente un auricolare dall'orecchio) non mi hai detto quale è l'argomento del saggio che devi preparare per il corso di giornalismo televisivo.

SILVIA: Dovrei scrivere un'intervista immaginaria ad un personaggio del momento, a piacere...

PIERO: E quale personaggio pensi di fare finta di intervistare?

SILVIA: Beh, io pensavo di intervistare il presidente del consiglio dei ministri.

PIERO: E perché proprio lui?

SILVIA: Ma perché è il meno impegnativo: si sa già cosa risponde prima ancora di fargli le varie domande. Però non riesco proprio a concentrarmi: ho un male di testa che mi spacca le tempie in due...

PIERO: Forse mi ripeto e forse potrò anche sembrarti noioso, cara, ma io sono convinto che tu hai bisogno di un po' di riposo. Tu ti stai applicando troppo!

SILVIA: (Si alza e va rassicurante verso il marito che resta seduto davanti alla TV. Gli si colloca alle spalle e chinandosi su di lui, gli cinge teneramente il collo con entrambe le braccia, baciandolo sulla nuca) Ma no, caro, non devi preoccuparti: è soltanto un semplice, banale, comunissimo mal di testa. E niente più. E poi, anche la mia amica Enrichetta ha sempre dei terribili mal di testa; eppure lei non fa niente tutto il giorno...

PIERO: Veramente è il marito che da qualche anno non fa più niente a lei... (allusivo) ecco perché quella poveretta ha sempre quelle emicranie...

SILVIA: (sciogliendo l'abbraccio)...E va bene! Lasciamo perdere Enrichetta...! E tu? Non hai mai avuto un mal di testa, tu?

PIERO: Ma certo cara, che l'ho avuto anch'io, qualche volta. Un mal di testa prima o poi lo hanno un po' tutti...

SILVIA: Giusto! Proprio così: può capitare a tutti di avere delle piccole emicranie.

PIERO: Ma tu da un certo periodo di tempo cominci ad averle un po' troppo spesso! Dai retta a me: prenditi qualche giorno di ferie, al lavoro, e per qualche settimana sospendi tutti questi corsi vari che non ti danno un attimo di pace...: e il lunedì il corso di pittura, il martedì quello di ceramica, il mercoledì quello di maglia e ricam...

SILVIA: (interrompendolo) Lo so benissimo da me, quali sono i corsi che frequento ed in quali giorni della settimana...

PIERO: Sì, certo... scusami, cara: volevo solo farti capire che non è possibile tenere ritmi così intensi per lunghi periodi di tempo. Prima o poi questi sforzi si scontano ed io non voglio che possa capitare qualcosa di spiacevole proprio a te.

SILVIA: Sei molto caro a dirmi queste cose. Ma ti ripeto che puoi stare tranquillo: tranne questi mal di testa, io sto benissimo. Non mi sono mai sentita tanto in forma come in questo periodo.

PIERO: Vorrei tanto poterti credere...

SILVIA: Ma certo che devi credermi, caro! Ma adesso fammi andare avanti con questo saggio, altrimenti saremo costretti a fare le ore piccole questa sera. (torna a sedersi davanti alla scrivania).

PIERO: Va bene, va bene. Tanto con te è inutile insistere. Però promettimi una cosa...

SILVIA: Che cosa?

PIERO: Promettimi che se dovesse ritornarti ancora, questo mal di testa, andrai a consultare il nostro medico. Me lo prometti?

SILVIA: E va bene, caro, te lo prometto.

              Riprendono entrambi le loro occupazioni.

PIERO: A proposito: te lo ricordi, sì? che domenica prossima siamo invitati dai Morandi alla loro villetta al mare?

SILVIA: Ah, già, è vero! Ma lo sai che me ne stavo dimenticando?! Meno male che me l'hai ricordato. In settimana devo farci scappare un po' di tempo per andare a comprare qualche sciocchezza da portargli per ricambiare l'invito.

       Piero riprende a guardare la televisione e Silvia riprende il suo lavoro.

SILVIA: (sospendendo di lavorare) A che ora dobbiamo essere da loro, domenica?

PIERO: Non ci andiamo domenica; ci hanno invitato per sabato e domenica. Però siccome sapevo che sabato vai al maneggio, avevo accettato per domenica. Ma loro hanno tanto insistito per cui siamo arrivati ad un compromesso: ci andiamo sabato nel tardo pomeriggio, ceniamo, dormiamo là da loro in modo da poter sfruttare la domenica al mare, fin dalle prime ore della giornata.

SILVIA: (Pensierosa, quasi tra sé e sé) Quindi: la cena del sabato, il pernottamento, la colazione e il pranzo della domenica... (poi, rivolta a Piero) e quando ripartiamo, prima o dopo la cena della domenica?

PIERO: Non ne abbiamo parlato, ma sono sicuro che faranno di tutto per farci cenare prima di ripartire.

SILVIA: (sempre come parlando a se stessa) Certo che gli procuriamo un bel traffico...

PIERO: Ma che dici?! Per i Morandi è un vero piacere, se andiamo a stare con loro. Ci hanno invitato con tanto slancio...

SILVIA: (continuando nei suoi calcoli) Dunque:...quattro cene, due colazioni, due pranzi e poi... tutto il resto... (a Piero) gli verrà a costare un bel po', il nostro soggiorno... e senza parlare del pernottamento.

PIERO: Ma cara, perché pensi a queste cose? Se ci hanno invitato è non solo perché gli fa piacere averci con loro, ma anche perché possono permetterselo. Altrimenti chi li ha obbligati ad invitarci, no?

SILVIA: Ma lo so che possono permetterselo! Solo che volevo rendermi conto di quanto gli verrà a costare l'ospitarci, per sapermi regolare su che cifra spendere per portargli qualcosa in cambio...

PIERO: Ma io penso che per loro non è tanto importante quello che gli porteremo, ma il fatto di poter passare una giornata in nostra compagnia.

SILVIA: (per niente convinta e sempre soprappensiero) Sì, sì... sarà... ma qualcosa noi dobbiamo portargli. (Poi, come ritornando al presente) Comunque, non fa niente; ci penserò io durante la settimana.

       Piero continua ad armeggiare con il telecomando. Silvia, seduta davanti allo scrittoio-scrivania, si immerge nuovamente nel suo lavoro battendo a macchina.

PIERO: Cose da pazzi!!

SILVIA: (sorpresa) Che cosa hai detto, caro?

PIERO: (Togliendosi la cuffia ed indicando il televisore alla moglie) Ma... ma non hai sentito? Alla Pestoplant di Bassa è esplosa una cisterna con una miscela di solvente e di un pesticida altamente tossico!

SILVIA: E' una cosa grave?

PIERO: Quali sono gli effetti della nube tossica che si è diffusa per molti chilometri intorno alla zona dell'esplosione, gli esperti devono ancora stabilirlo. (si alza e va verso il mobile-bar e mentre continua a parlare si versa da bere in un bicchiere). Ma la cosa veramente grave è che a quello stabilimento, a seguito di una serie di altri incidenti verificatisi negli ultimi sei-sette anni, era già stato negato dal sindaco il permesso di continuare a produrre certi insetticidi e pesticidi particolarmente pericolo-si...(indicando a Silvia il bicchiere che si è riempito) Ne vuoi anche tu?

SILVIA: No, grazie. E allora? come è potuto succedere questo incidente?

PIERO: (Sorseggiando il contenuto del bicchiere) L'assurdo è proprio qui! L'azienda ha fatto ricorso al tribunale amministrativo regionale che dopo qualche mese ha dichiarato che gli impianti di quello stabilimento sono sicuri al novantanove virgola novantanove per cento! e ha dichiarato, quindi, illegittima la decisione del sindaco di sospendere la produzione.

SILVIA: E quindi quello stabilimento ha ripreso tranquillamente a produrre pesticidi e insetticidi...

PIERO: Proprio così! E malgrado le più ampie e altisonanti assicurazioni date dal tribunale amministrativo regionale sulla piena e completa affidabilità e sicurezza degli impianti, questa mattina all'alba si è verificato questo nuovo inconcepibile disastro.

SILVIA: Ma se si è verificato questo incidente, evidentemente gli impianti di quello stabilimento non mi sembra che siano poi tanto sicuri... Perché gli hanno consentito di riprendere la produzione di prodotti così pericolosi?

PIERO: Ma la cosa ridicola e tragica è proprio questa: basta che ci siano in ballo degli interessi economici (squilla il telefono) che la logica e la ragione vengono chiuse ed impacchettate dentro buste o bustarelle... (posa il bicchiere sul mobile-bar e si incammina verso il telefono) Pronto? Accidenti! E che cos'è tutta questa cagnara?... (urlando) Pronto?... Non sento niente!... c'è una forte interferenza sulla linea... come dice?...Chi?...chi è?... Non capisco niente!... Provi a richiamare, con questa linea non si capisce un tubo! (riattacca il telefono e sbuffa).

SILVIA: Ma come mai hai riattaccato? Non sei riuscito a capire chi era?

PIERO: Accidenti! Nel Duemila: siamo andati sulla Luna, vogliamo andare su Marte, abbiamo mandato sonde fuori del nostro sistema solare, ma non riusciamo ancora ad avere linee telefoniche efficienti per fare una telefonata decente... No, cara, non sono riuscito a capire chi era: c'era un frastuono terribile sulla linea...

                  Squilla nuovamente il telefono.

SILVIA: Ecco! Sta richiamando.

PIERO: Vediamo se riesco a capirci qualcosa, questa volta. (alza la cornetta) Pronto? Oh no! Questa linea è disturbata come prima! Pronto?...Parli più forte... ma lei, mi sente? riesce a capirmi?...(poi, rivolto alla moglie che segue con attenzione tutta la scena) Ma non è possibile! E' più disturbata di prima! Pronto?... Ma chi parla?... Parli più forte!... Chi è?... Rocchetta? Ma io non conosco nessuna Rocchetta... Come dice?... Ombretta? Ombretta, chi?... ahahah... Orietta!!!... Sì, sì, certo... le passo Silvia... (rivolto alla moglie porgendole la cornetta) Vieni, vieni tu a vedertela! E' la tua amica Jetta. Ma c'è un frastuono del diavolo!

SILVIA: (prende la cornetta che le porge il marito) Pronto?... pronto?... sei tu, Jetta?... parla più forte 'che la linea è molto disturbata... come?... non è la linea?! e che cos'è?!... Musica!? Ma dov'è che sei?... In una specie di discoteca!?... che non è, però, discoteca, ma una specie di night club?...No. Non è neanche un night club?... Ma non dovevate venire a prenderci?... Ah! tuo marito è dovuto andare con dei clienti e tu hai deciso di andarti a divertire da sola!?... Ma, e il nostro appuntamento?!... Come?... non capisco!... Ah, te ne eri dimenticata!... capisco... sì... capisco... adesso te ne sei ricordata ed hai voluto avvisarci... grazie... che?... ma come mai c'è tutto questo baccano?... Come??!! (fortemente sorpresa) Che cos'è che fanno?... lo spo... lo spo...(scandalizzata) lo spogliarello?! Chi è che lo fa?... gli...(fortemente imbarazzata) gli uomini?!... Ma come, "che schianto !"?!... Ma che ci fai, tu, in un posto del genere?... Ti stai divertendo un... frego?... Che cos'è, che sei?... Tutta eccitata?! Ma Jetta! non ti riconosco più!

PIERO: (incuriosito dalla agitazione della moglie) Ma che sta succedendo, cara?

SILVIA: (allontanando da sé bruscamente Piero con un braccio, riprende infervorata il discorso con Jetta) Come dici? chi sono?... Ma parla più forte, 'che non ti sento!... sono dei bei ragazzi?... come?... quanti anni?... venti, venticinque?... non capisco!... parla più forte!... abbronzati e muscolosi? (si asciuga il sudore sulla fronte)... e si spogliano a poco a poco?... che cosa?! comple... comple... completamente nudi?!... e voi vi ci buttate tutte addosso?!... Oddio, che caldo!... Che cosa? io venire là?! Ma che ti salta in mente! Ma come puoi pensare che io possa venire in un posto simile! Se a te piace tanto, restaci tu, e divertiti! Io ti saluto! (riattacca brusca la cornetta e resta un attimo immobile con il respiro affannoso). Ma è incredibile! E' inaudito!

PIERO: (che aveva seguito divertito ed interessato la telefonata della moglie) Mi sembri molto scossa, cara. Che cosa ha combinato questa volta la tua amica Jetta?

SILVIA: (sempre fortemente scossa) Non l'avrei proprio mai immaginato! Ma che può esserle saltato per la testa! Ma ce la vedi, tu, Jetta, da sola, in uno di quei locali dove giovanotti belli e muscolosi fanno lo spogliarello per un pubblico tutto femminile?

PIERO: Beh, i tempi cambiano: e con i tempi cambiano i costumi! e cambia anche il modo di divertirsi di voi donne.

SILVIA: No, ma... ma... io non so se tu riesci a renderti pienamente conto dell'assurdità della questione!

PIERO: Perché, cara, non dovrei riuscire a rendermene conto?

SILVIA: Vedi, caro, tu che sei sempre preso dal tuo lavoro non puoi sapere che ci sono certi locali:... il Lido Club di Varazze... la discoteca ai Pozzi di Loano... la grotta Rossa di Rimini... il Lady Night di Bologna... il Lady Time di Firenze... il…

PIERO: (interrompendola) Va bene, va bene. Non occorre che tu mi faccia l'elenco completo...!

SILVIA: (sempre molto agitata) Ecco: in tutti questi locali frequentati soltanto da donne: dalle ragazze ventenni alle signore quarantenni e oltre... in questi locali, sono i ragazzi a fare lo strip-tease. Iniziano con dei movimenti di ginnastica e di danza e poi, a poco a poco, al suono di ritmi appropriati, si levano di dosso tutto...

PIERO: ...e le donne, questa volta, sono loro che stanno a guardare!

SILVIA: Non solo! Non si limitano a guardare! Alcune arrivano perfino ad avvicinare questi maschi, nel centro della pista, e gli danno dei soldi per ogni capo che si levano di dosso.

PIERO: Caspita! Siamo quindi finalmente arrivati all'uomo oggetto!

SILVIA: Non solo! e quando questi maschi muscolosi e sudati arrivano al... arrivano al clou, c'è un vero e proprio assalto! Tutte su quel poveretto per avere l'onore di strappargli di dosso l'ultimo riparo.

PIERO: (con finto stupore e finta indignazione) Ma è inaudito! Ma sono cose fuori dal mondo! (poi, facendosi serio) Ma, scusa, cara: ma tu come fai a sapere tutte queste cose?

SILVIA: (imbarazzata, balbettando) Ma... le so?!.. veramente non è che io le sappia a fondo...

PIERO: Perdinci! Prima mi fai un elenco di tutti i locali... poi riesci a descrivermi talmente nei dettagli le cose, che mi sembrava perfino di vederli, quelli lì (fa le mosse degli spogliarellisti)... Come fai a saperle, queste cose?

SILVIA: Ma, se ne sarà parlato un po' qui, un po' là, con le mie amiche...

PIERO: Beh, vedo che vi interessate anche di argomenti... pruriginosi, tu e le tue amiche, e non solo di ceramica e di taglio e cucito...!

SILVIA: Ma che c'entra! non si può mica parlare sempre e solo di taglio e cucito! Però quello che mi meraviglia è che proprio Jetta...

PIERO: (ironico) Hai capito la tua amica Jetta...?!

SILVIA: Sono veramente sbalordita! Non l'avrei mai immaginato! Il marito, poveretto, è occupato fuori con dei clienti, e lei ne approfitta per andarsene tutta sola in uno di quei... di quei locali!

PIERO: E meno male che non è passata a prendere anche noi...!

SILVIA: Ci ha completamente trascurati!

PIERO: Beh, meglio così! Tanto noi avevamo già deciso di non uscire.

SILVIA: Ma lei questo non lo sapeva!

PIERO: E questo che cosa cambia?

SILVIA: Certo che cambia! Ma a te sembra che si sia comportata bene?! Trascurarci completamente! Lei in quell'orrendo posto e noi qui a guardarci in faccia.

PIERO: Ma, sembra quasi che ti dispiaccia che non sia passata qui da noi! Non avresti mica voluto andare con lei?!

SILVIA: (confusa e imbarazzata) Ma che ti salta in mente?! Io sono risentita perché mentre io mi facevo tanti scrupoli per trovare il modo di dirle che non saremmo più usciti con lei, lei invece non s'è presa nessuno scrupolo ad andarsi a divertire da sola lasciandomi qui come una stupida a macerare i miei scrupoli...

PIERO: (cercando di rabbonirla) Ma te l'avevo detto, io, che le tue preoccupazioni nei confronti di Jetta, di non poter uscire, erano eccessive... come ora, mi sembra... scusami se te lo dico, cara... come ora mi sembra eccessivo questo tuo risentimento nei confronti di Jetta perché si è dimenticata del nostro appuntamento.

SILVIA: Non si è dimenticata! Io sono sicura che non aspettava altro che un'occasione come questa per andarsene tutta sola in quel locale...

PIERO: E va bene: Jetta è la "tua" amica e tu sicuramente la conosci meglio di me, per poterti esprimere così... Però a questo punto penso sia meglio dimenticare tutto e finire questa serata in tranquillità.

SILVIA: (ricomponendosi) Sì, è vero, caro. Hai ragione: perché continuare a parlare di quella... di quella là?! Con tutto quello che ho da fare...! (si indirizza nuovamente verso la scrivania).

PIERO: Beh, qui in televisione stasera non c'è proprio niente di interessante. Forse è meglio che mi metta a leggere qualcosa. (spegne il televisore e si prende una rivista illustrata).

SILVIA: (Riprendendo a battere a macchina) Che libro stai leggendo in questi giorni?

PIERO: Potere e strutture sociali nella società industriale di massa. Ma questa sera non ho voglia di leggerlo.

SILVIA: ...e lo credo! Non deve essere certo molto divertente...!

PIERO: Ma che c'entra? Non si possono mica leggere soltanto libri divertenti, no?

SILVIA: Sì, sì: certo!

PIERO: E tu, piuttosto: a che punto sei con la tua intervista?

SILVIA: Uhm! a buon punto, malgrado tutto...

PIERO: Davvero? Ma allora l'hai ingranata bene.

SILVIA: Sì! Sinceramente devo dire che sono partita veramente bene. Vuoi sentire un po' qualche pezzo dell'intervista?

PIERO: (puntualizzando scherzosamente) Dell'intervista immaginaria, naturalmente!

SILVIA: (con scherzoso sussiego) Ma certo. Senti che fantasia:

 Domanda: Signor presidente del Consiglio, quali obiettivi si prefigge di raggiungere il governo da lei presieduto?

risposta: l'attuale assetto politico-istituzionale mira a perseguire l'accorpamento delle funzioni e il decentramento decisionale, con criteri non dirigistici, auspicando con le dovute e imprescindibili sottolineature, l'appianamento delle discrepanze.

Che te ne pare?

PIERO: Aderentissimo al personaggio!

SILVIA: ...ed ora la ciliegina!

 Domanda: ed i partiti dell'area governativa sono tutti d'accordo sulla linea da seguire?

 risposta: certamente l'approccio programmatorio privilegia la riconversione e articolazione periferica dei servizi, secondo un modulo di interdipendenza orizzontale, con l'annullamento di ogni ghettizzazione.

PIERO: Fantastico! Mi sembra quasi di vedere quel personaggio qui, con noi, seduto là, su quella poltrona! Sei veramente in gamba. Complimenti, cara!

SILVIA: Grazie, tesoro. Sei veramente gentile, e anche se lo fai solo per complimento, mi fa ugualmente piacere quello che mi dici. Sai, un piccolo incoraggiamento non guasta mai...!

PIERO: Lo dico sul serio: tu sei veramente in gamba! Vai pure avanti così.

SILVIA: Sei un vero tesoro.

       Si avvicina al marito seduto sulla poltrona e lo bacia tenera-mente sulla fronte. Poi ritorna al suo posto di lavoro. Il marito legge la rivista e la moglie batte a macchina. Trascorre qualche secondo. Improvvisamente Silvia si porta una mano sulla fronte e si alza barcollando dalla sedia su cui è seduta. Il marito getta il giornale e si precipita da lei per sostenerla.

PIERO: (allarmato) Che cosa c'è, cara? che cos'hai?

SILVIA: Non so... non so... mi gira la testa... vedo tutto annebbiato...

PIERO: Vieni, appoggiati a me. Vieni, sdraiati su questa poltrona...

       Piero fa appena in tempo a trascinarla sulla poltrona accanto al mobile porta-telefono, che Silvia stramazza di schianto su di essa svenendo. Piero in quel momento deve essere chino su di lei, voltando le spalle al pubblico. Buio totale in scena. Dopo pochi secondi la luce si riaccende lasciando al buio la zona di fondo del soggiorno, dove ci sono il divano e le due poltrone. Apparentemente tutto è come prima con Silvia pienamente cosciente sulla poltrona e l'uomo chinato su di lei dando le spalle al pubblico. L'uomo non è Piero, però. Ha la stessa età di Piero, un abbigliamento più raffinato anche se di spalle sembra quello di Piero, ed ha un fisico più sodo ed atletico.

UOMO: (spostandosi leggermente di fianco e porgendo un bicchiere a Silvia) Ecco cara, un goccio di Porto è proprio quello che ci vuole per affrontare degnamente una serata tutta per noi.

SILVIA: Grazie, Piero, ma lo sai che non sono abituata a bere liquori.

UOMO: Ma, tesoro! Il Porto non è un liquore: è un nettare che ti scalda le vene e tinge l'orizzonte di rosa. Assaggiane un sorso: vedrai che ti piacerà.

SILVIA: (prende il bicchiere che le porge l'Uomo e beve un piccolo sorso) Buono! Ma lo sai, caro, che è proprio buono, questo liquore...

UOMO: (con cortese insistenza)...ma, Silvia, non è un liquore...

SILVIA: (distratta) Uhm... è proprio buono, questo liquore! Come hai detto, caro?

UOMO: (rassegnato) No; niente di importante, cara. Piuttosto, io conosco anche un altro modo per trascorrere piacevolmente questa nostra serata.

SILVIA: (in preda ad una leggera euforia, anche se ancora piuttosto ben controllata) Ma, perché? non ci vediamo la televisione come facciamo sempre?

UOMO: (scherzosamente scandalizzato) Cosa?! la televisione?! Ma quando si ha voglia di dormire, tanto vale andarsene a letto! No: macché televisione! Il mio programma è un altro: scendiamo, saltiamo in macchina, ci dirigiamo verso la caletta blu e lì ci facciamo un bel bagno al chiaro di luna!

SILVIA: (euforica) Magnifico! Ma perché non ci abbiamo mai pensato, prima?! Chissà come deve essere bello fare il bagno al chiaro di luna...

UOMO: ...e senza nessun cristiano attorno...

SILVIA: E' una bellissima idea, la tua. Vado a prendere i costumi e andiamo. (si alza dalla poltrona e fa per avviarsi verso la porta di sinistra che conduce alla camera da letto).

UOMO: I costumi?! (la blocca afferrandole un braccio).

SILVIA: Certo! (l'euforia si è spenta; scandendo le parole meccanicamente) Scendiamo, saltiamo in macchina, ci dirigiamo verso la caletta blu e lì ci facciamo un bel bagno al chiaro di luna... con i costumi!

UOMO: Ma, cara: il bello... il succo del mio programma è proprio qui: nel fare il bagno al chiaro di luna... senza costumi!

SILVIA: Senza... costumi? Cioè... nudi?!

UOMO: (con slancio) Meravigliosamente, nudi! eccitabilmente, nudi! peccaminosamente, nudi!

SILVIA: (brusca) E io non ci vengo!

UOMO: (stupito) Come?!

SILVIA: (categorica) Non ci vengo!

       Un fascio di luce illumina di colpo il fondo della scena rimasto, fino a quel momento, nell'oscurità. Seduta sul divano c'è una giovane donna della stessa età di Silvia, con la stessa corporatura e con le stesse fattezze generali. E' vestita di una calzamaglia color carne, oppure nuda.

DONNA: (rivolta a Silvia) Non fare la stupida! Dai retta a me: vacci!

SILVIA: (senza meravigliarsi di questa nuova presenza, guardandola appena di sfuggita, brusca) Stai zitta, tu!  La Donna si chiude nelle spalle e resta in silenzio ad assistere al dialogo tra i due.

UOMO: (dolce e comprensivo) Ma cara, a quest'ora in quella parte di spiaggia non c'è proprio un'anima viva. Saremmo solo tu e io. Non potrebbe vederci proprio nessuno.

SILVIA: E questo, che vuol dire?

UOMO: ...ma che non c'è niente di cui vergognarsi. Saremmo completamente soli.. (romantico)...al chiaro di luna. Soltanto la luna vedrà la tua dolce nudità.

SILVIA: Sì, la luna... e anche tu.

UOMO: Embè?! E certo che anche io vedrò la tua nudità. Come tu vedrai la mia! Ma... non ti vergognerai mica di me?!

SILVIA: Sì, che mi vergogno!

UOMO: Ma è assurdo!

DONNA: Ma è assurdo!

SILVIA: (rivolta con fare brusco alla Donna) Stai zitta, tu!

UOMO: (premuroso e dolce) Non importa, cara. Scusami: non era nelle mie intenzioni turbarti. Facciamo come vuoi tu: prendiamo pure i nostri costumi. Anzi, sai che ti dico? Dopo il bagno accenderemo un bel fuoco sulla spiaggia e ce ne staremo là, vicino al fuoco, ad aspettare il sorgere del sole.

SILVIA: (ritornata romanticamente euforica) Oh... deve essere bellissimo starsene seduti sulla sabbia, davanti ad un bel fuoco a scaldarci ed a vedere le stelle...

UOMO: (con entusiasmo) E' vero! Questa sì che è una buona idea! Ma lo sai che questo è proprio il periodo delle stelle cadenti?

SILVIA: Oh... le stelle cadenti! Sono splendide a vedersi quando per un attimo brillano nel cielo notturno. E poi, così potremo esprimere anche qualche desiderio... Tu lo sai, Piero, che se si riesce ad esprimere un desiderio proprio nell'istante in cui si scorge una stella cadere, quel desiderio si avvererà?

UOMO: E qual'è il desiderio che vuoi esprimere?

SILVIA: Eh, no! Non bisogna dirlo a nessuno, altrimenti non si realizza.

UOMO: Mi meraviglia che tu possa avere un desiderio da esprimere.

SILVIA: E perché?

UOMO: Ma perché da che mondo è mondo, le fate i desideri non li esprimono: li realizzano.

SILVIA: (divertita e lusingata) E allora devi informarti meglio, ma sulle streghe.

UOMO: (facendo scherzosamente la voce grossa) Le streghe non ammirano le stelle cadenti: le afferrano al volo e ci fanno uno spuntino...!

SILVIA: ...uno spuntino un po' indigesto! Però, mi ha sempre incuriosito questa faccenda delle stelle cadenti. Ma come mai in questo periodo dell'anno cadono tante stelle?

UOMO: Le chiamano stelle cadenti, ma non sono stelle.

SILVIA: (incuriosita) Non sono stelle? e che cosa sono, allora?

UOMO: Vedi, amore mio, quelle che noi vediamo sfrecciare nel cielo buio non hanno niente a che vedere con le stelle: sono soltanto dei piccoli pezzi di materia che, nell'attraversare lo spazio, attratti dalla Terra, cadono nella sua atmosfera.

SILVIA: Aspetta! Vediamo se riesco ad intuire il resto: entrando nell'atmosfera terrestre si forma un forte attrito per cui questi pezzetti di materia bruciano anche a causa della loro velocità.

UOMO: ...una velocità superiore ai settanta chilometri al secondo. E pensa che ogni giorno entrano nella nostra atmosfera circa cento milioni di queste piccole meteore.

SILVIA: E come mai non se ne vede neanche una, per terra?

UOMO: Ma perché si consumano, si disintegrano prima di arrivare al suolo. E poi, già all'origine le loro dimensioni sono molto ridotte: in media non sono più grandi di un granello di sabbia.

SILVIA: Eppure, quando le vediamo sfrecciare nel cielo sono talmente luminose...

UOMO: (ritornando al discorso iniziale) Allora! siamo d'accordo: ce ne andiamo alla caletta blu, ci facciamo il bagno e poi ce ne resteremo a rimirare le stelle e ad esprimere i nostri desideri...

SILVIA: ...un desiderio! Un solo desiderio alla volta, è consentito esprimere.

UOMO: (allusivo, accarezzando teneramente un omero di Silvia) E va bene! Un solo desiderio. Tanto a me basta.

       Silvia si lascia accarezzare e piega languida il capo sul dorso della mano con cui l'Uomo la sta accarezzando.

UOMO: Vuoi un altro sorso di Porto, cara?

SILVIA: (come risvegliandosi, riprendendosi di scatto come pentita di quel momento di dolce abbandono) No, no! Grazie, no! E' meglio di no. (ricomponendosi) Mi sa tanto che questo Porto può fare dei brutti scherzi.

UOMO: (gentilmente scherzoso) Ma che scherzi vuoi che possa farti? (torna ad offrire) Un goccio, soltanto un goccio...

SILVIA: No, grazie; è meglio di no.

DONNA: Ma bevilo, un altro sorso, che ne hai bisogno e male certamente non ti fa.

SILVIA: Stai zitta, tu!

UOMO: Allora: se non vuoi più del Porto, possiamo prepararci per andarcene alla caletta blu.

SILVIA: Pensi che sarà molto umido?

UOMO: (perplesso) Umido, che cosa?

SILVIA: Alla caletta blu. Non pensi che passare tutta una notte all'aperto, al mare, possa esserci troppa umidità?

UOMO: (esitante) Beh... francamente è un problema che non mi sono mai posto...

DONNA: (rivolta a Silvia) E anche tu, sarebbe ora che in certe circostanze non ti ponga più tanti problemi!

SILVIA: (brusca, verso la Donna, ma senza degnarla di uno sguardo) Stai zitta, tu!

UOMO: (proseguendo il suo discorso) Beh, certo, a volerci pensare... di notte, al mare, una certa umidità può darsi che ci sia...

DONNA: ...e così ci siamo bruciati anche la notte romantica, al chiaro di luna, a vedere le stelle...

SILVIA: Stai zitta, tu!

UOMO: (sempre proseguendo imperterrito nel suo discorso) Comunque, l'ultima cosa al mondo che desidero, è fare qualcosa che possa, in qualche modo, nuocerti. Per cui, se non vuoi, niente nottata in spiaggia. Possiamo fare un'infinità di altre cose, in cambio.

SILVIA: Sei molto gentile a preoccuparti dei miei reumatismi, caro. D'altra parte è come dici tu: possiamo fare un'infinità di altre cose, anziché andare in riva al mare di notte. Che cosa proponi di fare?

UOMO: E tu, hai qualche desiderio particolare?

SILVIA: No, no! E' meglio che decidi tu.

DONNA: Eh, certo! troppa fatica pensare a qualcosa da fare...!

SILVIA: ...e poi spetta agli uomini prendere le iniziative.

DONNA: (ironica) Sacrosanta verità! chissà quale legge sancisce questo obbligo?! Te lo sei mai chiesto, mia cara Silvia?

SILVIA: Stai zitta, tu! Non voglio sentirti!

          Il fondo si abbuia e la Donna scompare nell'oscurità.

UOMO: Allora: io propongo di andare a fare quattro salti alla "Nuvola Rosa". Ti ricordi, cara, la prima volta che siamo stati alla "Nuvola Rosa"?

SILVIA: Eccome, se me la ricordo, Piero. (romantica) Eravamo ancora fidanzati, a quel tempo, e tu portavi ancora i capelli corti, come quando eri militare...

UOMO: Per forza! ero ancora sotto le armi, a quel tempo.

SILVIA: Ah, già, è vero; ricordo! Anzi, tu quella sera, te l'eri squagliata dalla caserma. Oddio che paura che mi hai fatto prendere! Ma come t'è venuta un'idea così pazzesca: scappare dalla caserma per portarmi a ballare...! Sei sempre stato un po' matto, tu.

UOMO: Perché ero innamorato pazzo di te!

SILVIA: Eri? e adesso non lo sei più?

UOMO: Lo sono diecimila volte di più; per ogni secondo passato accanto a te.

SILVIA: E chissà quanto deve esserti costata quell'orchidea che mi regalasti, quella sera.

UOMO: Sciocchezze! la felicità che ti ho letto negli occhi, quando te l'ho data, non ha assolutamente prezzo!

SILVIA: (esitante e vergognosa) Veramente, caro, è da tanto che volevo confessarti una cosa.

UOMO: Che cosa puoi avere, tu, da confessarmi?! (con atteggiamento scherzosamente tragico) Ami forse un altro uomo?!

SILVIA: Dai, su, non scherzare! Se no, mi va via il coraggio di dirtela! E' una cosa seria, quella che devo dirti.

UOMO: Bene! Allora divento serio anch'io e t'ascolto. Che cosa devi dirmi di tanto importante?

SILVIA: Prima, però, giurami che non t'arrabbi e che mi perdoni per non avertelo detto prima...

UOMO: Sei già perdonata.

SILVIA: No, giuramelo! me lo devi giurare!

UOMO: E va bene: giuro! (incrocia l'indice ed il medio della mano destra, se li porta alle labbra e li bacia). E adesso vuoi dirmi di che si tratta?

SILVIA: Te lo dico, te lo dico. Ma non farmi fretta; devo trovare le parole giuste.

UOMO: (sedendosi su di una sedia o su una poltrona) E va bene... allora, con calma; sentiamo.

SILVIA: Ti ricordi quella volta che mi hai invitato ad andare a ballare alla "Nuvola Rosa"?

UOMO: E certo che me lo ricordo! ne abbiamo parlato finora!

SILVIA: ...e te lo ricordi che in quell'occasione mi hai regalato quell'orchidea...?

UOMO: Ma sì! ed anche di questo ne abbiamo già parlato, poco fa...

SILVIA: ...e che io ti ho detto:"uh, quanto è bella... è meravigliosa!", e anche che avevo sempre desiderato che qualcuno mi regalasse una orchidea?

UOMO: Sì... all'incirca, mi ricordo...

SILVIA: ...e che tu, allora, ogni volta che mi portavi a ballare me ne regalavi sempre una?

UOMO: Sì, infatti! sapendo che è il tuo fiore preferito...!

SILVIA: (con la voce roca e stonata, a mezza voce) Non lo è!

UOMO: (non avendo afferrato le parole) Come hai detto, cara?

SILVIA: (sempre con la stessa voce roca e stonata) ...che non lo è.

UOMO: Che cos'è che non lo è?

SILVIA: Ricordati che me l'hai giurato!

UOMO: Ma che cosa ti ho giurato?

SILVIA: Che non t'arrabbi! Mi hai giurato che non t'arrabbi!

UOMO: Ma vuoi spiegarti meglio! Io non ci ho ancora capito un bel tubo  di tutto quello che hai detto...

SILVIA: Ecco, lo vedi? adesso tu t'arrabbi! Me l'avevi giurato, però!

UOMO: (ricomponendosi) Ma no, cara, vedi... volevo solo dire che non l'ho ben capito quello che mi hai detto...

SILVIA: (timorosa) Ho detto che non lo è.

UOMO: Questo l'ho capito. Ma che cos'è che non lo è?

SILVIA: L'orchidea.

UOMO: (sorpreso) L'orchidea? Che cos'è che non è, l'orchidea?

SILVIA: Il mio fiore preferito! l'orchidea non è il mio fiore preferito!

UOMO: (sollevato) Ebbè? E che problema c'è? Se non è proprio il tuo fiore preferito, poco male. Comunque è sempre tra i tuoi fiori preferiti...

SILVIA: Nemmeno!

UOMO: Fa lo stesso. Anche se non è tra i tuoi fiori preferiti, però ti piace.

SILVIA: No! Mi fa senso!

UOMO: (più che mai sorpreso) Come?!

SILVIA: (come liberandosi di un peso) Sì, è così: mi fa senso! e non solo: l'orchidea mi ha sempre dato un senso di... un senso... come dire?... di schifo!

UOMO: Di schifo?!

SILVIA: (distrutta dal rimorso) Sì, scusami caro, perdonami, perdonami... non ho mai trovato il coraggio di dirtelo! Mi facevi tanta tenerezza quando ti presentavi tutto amoroso con... (cambia espressione verso il disgusto)... con quella cosa... (esprime con l'espressione del viso proprio un senso di vivo disgusto)... phua! tutta così, pelugginosa... con quei due grandi labbroni carnosi... che schifo!... con quei due grandi labbroni carnosi che ti guardano quasi con l'occhio sensual-erotico...!

UOMO: (allibito) Co... co... come? Un'orchidea è tutto questo?!

         Un altro fascio di luce illumina il fondo della scena ancora al buio, ed appare nuovamente la Donna seduta sul divano.

DONNA: ...e ti pare che non riusciva a vederci il sesso distorto, anche in una semplice orchidea...!

SILVIA: Stai zitta tu, Silvia!

       La Donna fa spallucce e se ne resta seduta in silenzio.

UOMO: (fortemente mortificato) Scusami, cara, ma io non potevo mai sapere... non potevo mai supporre che le orchidee ti potessero fare questo effetto, altrimenti mi sarei guardato bene dal regalarti proprio quel fiore.

SILVIA: (affettuosa) Ma non fa niente, caro. Tu non c'entri. Non è mica tua la colpa di tutto questo. Anzi... eri così carino ad avere sempre quel gentile pensiero... (con un leggero sarcasmo) sempre con "quel" pensiero...

UOMO: Bene! Ora che ti sei aperta, puoi anche confessarmi quale è -    veramente - il tuo fiore preferito. Te ne voglio regalare un fascio intero.

SILVIA: (commossa) Che caro, che sei! Non perdi mai l'occasione di volermi fare felice, tu.

UOMO: Ma sono ben piccole cose, queste. Per te, lo sai, farei qualsiasi cosa. Allora? quali sono i tuoi fiori preferiti, cara?

SILVIA: I crisantemi.

UOMO: (stupito) I... crisantemi?! Ho capito bene?

SILVIA: (con trasporto) Oh, caro, tu non puoi immaginare che sensazione mi danno, i crisantemi.

UOMO: Beh, veramente, no; non riesco ad immaginare...

SILVIA: Sono così espansivi, così teneri con tutti quei petali tondi, pieni, paffutelli... sono così pieni di vita...!

UOMO: Questo, poi...!

SILVIA: Non l'avresti mai immaginato da solo, vero Piero? che i fiori che mi piacciono di più sono i crisantemi?

UOMO: Finora, no. Ma in seguito, chissà? forse frequentandoti ancora... conoscendoti meglio...

SILVIA: Beh, adesso lo sai, cosa regalarmi alla prossima occasione.

UOMO: ...un bel fascio di crisantemi! Però, a pensarci bene, anche i crisantemi hanno certamente un loro fascino. D'altra parte tutti i fiori sono delicati e belli... E tu, mia cara, sei il fiore più bello tra tutti i più bei fiori...! Allora? come vogliamo festeggiare questo... chiarimento floreale? Andiamo a ballare alla "Nuvola Rosa"?

SILVIA: (ritornata euforica, con slancio) Ma sì! Andiamoci a buttare nel vortice delle danze!

DONNA: (rivolta al pubblico) Voi che dite? pioverà questa sera? Silvia ha preso la sua grande decisione!

SILVIA: Hai poco da sfottere, tu. Non sei sempre stata tu la prima ad esortarmi a prendere le decisioni ed a fare le cose? E dunque: questa è la volta buona!

DONNA: Vedremo... vedremo...!

UOMO: Bene, cara; non ci resta che vestirci e... sotto con le danze!

SILVIA: (guardandosi addosso e rendendosi conto di essere "en déshabillé") Già, è vero. Dobbiamo vestirci. Non possiamo uscire così...! Tu, che vestito ti metti?

UOMO: Beh, considerando il caldo che fa, questa sera mi metterò quei pantaloni chiari con le righine sottili sottili, e la giacca...

SILVIA: (interrompendolo) E io, che mi metto?

UOMO: (interdetto) Ma... non lo so. Decidi tu. Ne hai tanti di vestiti adatti allo scopo...

SILVIA: Che dici? andrà bene quel "tailleurino" scuro che mi sono comprata il mese scorso? oppure sarà meglio che metta la gonna nera che avevo l'altro ieri e quella camiciola gialla che mi hai regalato tu?

UOMO: Beh, io penso che possano andare bene tutte e due le versioni, indifferentemente.

SILVIA: Ma che gente ci troveremo, alla "Nuvola Rosa"? E' da molto che non frequentiamo più quel locale.

UOMO: Ma chi vuoi che potremo trovarci? Tutta gente che va lì, come noi, semplicemente per divertirsi...

SILVIA: Ma io non voglio correre il rischio di sentirmi a disagio!

UOMO: Ma perché dovresti sentirti a disagio?

SILVIA: Perché la gonna nera e la camiciola gialla sono una cosa così... una cosa semplice semplice. E se invece le "altre" sono vestite eleganti?

UOMO: E allora mettiti anche tu qualcosa di elegante...

SILVIA: E se poi, quando siamo là, le altre sono vestite senza troppe pretese? Ma lo sai che oggi vanno a ballare perfino in jeans? E, io, mi presento con l'abito elegante, impegnativo...! Ma, poi, è proprio necessario che noi si vada alla "Nuvola Rosa"? Non potresti inventare qualche altra cosa?

DONNA: E voilà! Come volevasi dimostrare!

       Silvia non prende in considerazione il commento della Donna e fa spallucce.

UOMO: Allora, tesoro, a questo punto voglio farti una proposta che non ti creerà nessun imbarazzo su che cosa metterti addosso; (allusivo) anzi...

SILVIA: Bravissimo! Sapevo che avresti saputo trovare qualche altra soluzione. Sai? mi chiedo spesso che cosa farei, io, senza di te.

DONNA: (rivolta al pubblico) Lei si chiede spesso cosa farebbe senza di lui... Poverina! Pensate: sarebbe costretta a tirare fuori lei, le idee!

UOMO: Sono io, cara, che ho bisogno di te. Ho un gran bisogno di te!

SILVIA: Ma lo sai che è sempre più meraviglioso stare con te, amore? Quanto tempo è che siamo sposati?

UOMO: Sei anni, quattro mesi e nove giorni.

SILVIA: Ed è tutto bellissimo come il primo giorno...!

UOMO: Il merito è tuo, cara: sei una donna intelligente, interessante e viva... e come moglie, non potevo essere più fortunato: sei dolce, comprensiva e viva...

SILVIA: Se sono viva lo devo esclusivamente a te che non mi tratti come la maggior parte dei mariti tratta le proprie mogli: come un'appendice da utilizzare per avere le camicie ben stirate, il caffè ben caldo ed un buon pranzo saporito... Con te, io mi sento viva perché tu non fai niente per annullare la mia identità. Mi sento una persona che riesce a vivere la sua vita ed a ragionare con la sua testa. A proposito, caro, non mi hai ancora detto qual'è la tua nuova idea su come trascorrere questa serata!

UOMO: (dolce e romantico) Quali sono i nostri migliori momenti, cara? quelli che trascorriamo insieme, mano nella mano, guardandoci negli occhi senza sentire alcun bisogno di riempire l'aria di parole. Non servono le parole tra di noi, amore. Tra noi c'è un'intesa sublime! (con la destra le prende una mano e la poggia sul dorso della sua sinistra) ...la tua mano che sfiora la mia mano...  (poi con la destra le sfiora il viso)... la mia mano che sfiora il tuo volto...  (tenendole dolcemente il viso tra le sue mani e fissandola intensamente negli occhi)... il tuo sguardo che avvolge i miei pensieri...   Anche Silvia lo guarda con sguardo languido abbandonandosi con il capo al nido formato dalle mani dell'uomo.

UOMO: (insinuandosi con una mano tra i capelli di Silvia)... la mia mano che s'infila tra i tuoi soffici capelli...(Silvia diventa sempre più languida e si abbandona sempre di più)... e t'accarezza la nuca...

SILVIA: (molto languida) ...e m'accarezza la nuca...

UOMO: ...e le dita che scivolano dietro l'orecchio...

SILVIA: ... l'orecchio... sì, l'orecchio...

UOMO: (molto seducente) il tuo respiro che piano piano diventa più affannoso...

SILVIA: (con il respiro affannoso) a...a...a...affannoso...

UOMO: ...le mie labbra che s'avvicinano alle tue...

SILVIA: ...alle mie...

UOMO: (avvicinandosi lentamente con le sue labbra a quelle di Silvia) ... le tue labbra che si schiudono, e...

SILVIA: (perdutamente presa) ... e le mie labbra che... (riprendendosi di soprassalto con la voce roca e stonata) Oddio, Piero, adesso ho capito le tue intenzioni! Ma non è mica venerdì, questa sera!

DONNA: Oh, no! più frana di così non si può!

UOMO: (tenendo duro, con enfasi) Ascolta, cara: non senti questa melodia lontana?

       Silvia prova a tendere l'orecchio, ma scuote leggermente la testa in segno negativo.

UOMO: Non senti l'armonia di mille violini?

              Silvia reagisce come sopra, ma con meno decisione.

UOMO: ...sono i cuori di mille innamorati che cantano alla vita, all'amore!

              Silvia continua ad ascoltare quasi convinta.

UOMO: Tra quelle mille voci ci sono anche le nostre: la mia e la tua...

              Silvia annuisce convinta ed estasiata.

UOMO: ...due cuori che s'intendono, che si capiscono, che si amano, non possono non ascoltare questi suoni.

SILVIA: E' vero! Hai ragione: li sento anch'io!

UOMO: E allora, mio dolce amore, a questo punto non mi resta che fare parlare per me, il poeta... (la conduce dolcemente verso la poltrona al centro della scena e la fa sedere).

SILVIA: (estasiata ed ormai cotta) Quale poeta, amore?

UOMO: E' Tagore, tesoro, che per me dice: "E' sera, ed è tempo che i fiori chiudano le loro corolle. Lascia che mi sieda al tuo fianco e comanda alle mie labbra di fare ciò che si può fare in silenzio nella debole luce delle stelle."

       Si china su Silvia seduta nella poltrona, come per baciarla, e riassume la stessa posizione che aveva Piero al momento dello svenimento di Silvia: chino sulla poltrona con le spalle rivolte al pubblico. Buio totale in scena. Dopo pochi secondi la luce si riaccende totalmente ed apparentemente tutto è come prima: con Silvia svenuta sulla poltrona e Piero chino su di lei con le spalle al pubblico. Però la Donna è scomparsa. Ed al posto dell'Uomo c'è Piero.

PIERO: Silvia, Silvia! Amore mio, rispondimi! (le dà qualche buffetto sulle guance e le fa aria con un fazzoletto) Per favore, Silvia, dimmi qualcosa... come ti senti?

SILVIA: (riprendendosi) Oh, Piero, sei tu? Che cosa è successo?

PIERO: Ma non lo so, amore. Eravamo qui, io che leggevo e tu che battevi a macchina, quando all'improvviso sei svenuta.

SILVIA: Oddio come mi sento tutta confusa...

PIERO: Ma come stai? Come ti senti, adesso?

SILVIA: Ho un gran ronzio per la testa... e ho le sudarelle...

PIERO: (premuroso) Non ti affaticare! Stattene lì, distesa e tranquilla ancora per un po'. Io intanto telefono al dottore.

SILVIA: No! Ti prego, caro, non chiamare il dottore. Non ce n'è bisogno. E' stato soltanto un piccolo giramento di testa.

PIERO: Vado a prenderti un bicchiere d'acqua, allora.

SILVIA: Sì, grazie, Piero: portami un po' d'acqua.

       Piero servendosi dalla brocca posta sul mobile-bar esistente in quel soggiorno, riempie un bicchiere d'acqua che porge poi a Silvia.

PIERO: Ecco, cara: bevi lentamente.

       Silvia manda giù qualche sorso d'acqua, asciugandosi prima la bocca e poi la fronte con un fazzoletto portole dal marito.

PIERO: (deciso) Senti, cara: anche se tu non sei d'accordo, io però questa volta chiamo il dottore.

SILVIA: Ma no, caro. Ma perché vuoi disturbare il dottore, a quest'ora, per una simile sciocchezza?

PIERO: Sciocchezza?! E me la chiami sciocchezza, uno svenimento? Per il mal di testa, passi... ma uno svenimento...!

SILVIA: Ma non è niente, caro. Ti giuro che è già tutto passato. Vedi? già riesco a tirarmi su. Mi devi credere, tesoro: è tutto passato. Ora sto bene.

PIERO: Non alzarti, cara; non alzarti! Resta ancora un po' seduta su questa poltrona (aiuta Silvia a sistemarsi comoda sulla poltrona). Aspetta: ti prendo uno scialle da metterti sulle gambe (fa per avviarsi verso una parte qualsiasi della scena, ma Silvia lo blocca afferrandolo per un braccio).

SILVIA: No! no, caro, non andartene...

PIERO: Ma non me ne stavo andando. Stavo semplicemente andando a prenderti uno scialle.

SILVIA: (tenera e languida) No, tesoro; non lasciarmi sola. Non devi andartene nemmeno per un attimo. Stammi vicino. Voglio che la mia mano sfiori le tue... (gli accarezza le mani)... voglio che la tua mano disciolga i miei capelli...(prende una delle sue mani e se la porta sul capo). Ti piacerebbe ascoltare una breve poesia?

PIERO: Una poesia?

SILVIA: Sì! è di Tagore. Conosci Tagore, caro?

PIERO: Francamente non credo di averlo mai letto...

SILVIA: Vuoi sentirla, allora?

PIERO: Ma certo, cara. Purché non t'affatichi.

SILVIA: (languida, con romantico trasporto) "E' sera, ed è tempo che i fiori chiudano le loro corolle. Lascia che mi sieda al tuo fianco e comanda alla mie labbra di fare ciò che si può fare in silenzio nella debole luce delle stelle."

       (Afferra con delicata passione il capo del marito che nel frattempo si era seduto su un bracciolo della poltrona, e l'attira a sé in un lungo bacio appassionato).

                                                Cala il sipario.

                                        FINE DEL PRIMO ATTO

                                         ATTO  SECONDO

               Sempre nell'appartamento di Silvia e Piero. E' pomeriggio.

                   La scena rappresenta due locali: nella parte sinistra la stanza-hobby di Silvia e nella parte destra la camera da letto. I due ambienti sono separati da un tramezzo che rappresenta fittiziamente una parete, e sono messi in comunicazione tra loro da una porta.

                   Descrizione della stanza-hobby:

                   Da qualche parte della stanza un cavalletto da pittore con sopra una tela iniziata, ma non finita. Altre tele, bianche o già dipinte, appoggiate senza cornice ai piedi delle pareti. Da qualche parte, ma in evidenza, un telefono. Quasi all'angolo di fondo a sinistra, una poltrona girevole con l'alto schienale rivolto verso il pubblico. Altri oggetti e mobili a piacere che rendano l'idea di una stanza-hobby. Una porta collocata sulla sinistra della scena mette in comunicazione la stanza-hobby con l'ingresso. Un'altra porta, collocata sul fondo della scena, permette l'accesso ad altri locali dell'appartamento.

                  Silvia è seduta davanti ad un tornio da vasaio e sta modellando un'anfora in argilla. Indossa un camice grigio. Mentre modella l'argilla, Silvia conversa con Barbara.

                  Barbara è una ragazza di venti anni, molto bella, spigliata e moderna. E' studentessa universitaria in architettura, ma saltuariamente va da Silvia a fare dei lavori domestici a ore. Mentre parla con Silvia spazza, spolvera e riassetta la stanza. Indossa un grembiule a sopravveste ed ha i capelli protetti da un'ampia cuffia di stoffa.

SILVIA: Eh, dici bene, tu! Magari potessi farlo...

BARBARA: E chi glielo proibisce?

SILVIA: E' una vita che sogno di fare un bel viaggio all'estero. Deve essere molto interessante conoscere posti nuovi, avere a che fare con persone diverse da noi... voglio dire: con persone con abitudini e tradizioni diverse dalle nostre...

BARBARA: E allora? perché non vi prendete il primo aereo disponibile, lei e suo marito, e non vi andate a fare una settimana dove capita?

SILVIA: Ma che dici? Senza neanche sapere dove è diretto, quell'aereo?

BARBARA: Ma certo! Non le piace l'avventura?

SILVIA: No, no! Non fa  per me! Ed anche Piero, credo, la pensa come me. Semmai faremo un viaggio, sarà uno di quei viaggi organizzati fin nei minimi particolari; in gruppo e con la guida.

BARBARA: Eppure, di tutti i viaggi che ho fatto, quello più entusiasmante è stato proprio quello fatto senza nessun programma preventivo.

SILVIA: Ma perché, tu Barbara, hai già fatto qualche viaggio all'estero?

BARBARA: Sì. Io sono già stata all'estero.

SILVIA: E  dove? quando? Ma se hai appena vent'anni?

BARBARA: I primi viaggi li ho fatti con i miei genitori, ma il viaggio più divertente ed interessante è stato quello che ho fatto l'anno scorso da sola.

SILVIA: (sorpresa) Da sola?!

BARBARA: Beh, no, proprio da sola non è esatto. Volevo dire: senza i miei genitori. Però non ero sola; eravamo in quattro: un'amica e due colleghi d'università.

SILVIA: (sempre più sorpresa) Con due colleghi di università?! Ed i tuoi genitori ti hanno permesso di...

BARBARA: (divertita dell'imbarazzo di Silvia) Ma certo, che me l'hanno permesso! Non sono mica più una bambina, io.

SILVIA: (ancora incredula) Però, era un viaggio di quelli organizzati, in comitiva... cioè, voglio dire: con voi c'erano anche altre persone...?!

BARBARA: No, signora Silvia. Niente di tutto questo. E' stato un viaggio particolare, eccezionale. Uno di questi due miei colleghi ha uno zio che è ispettore alla dogana del porto, ed attraverso questo zio siamo riusciti ad avere un passaggio, tutti e quattro, su di un cargo... sa? una di quelle navi che trasportano solo merci.

SILVIA: Una nave da carico?! E dove dormivate?

BARBARA: I nostri amici dormivano con quelli dell'equipaggio. A noi ragazze, invece, avevano messo a disposizione una cuccetta tutta per noi. Naturalmente aiutavamo i marinai nei lavori di bordo e così ci siamo fatti un'infinità di scali perfino lungo la costa greca e quella nord-africana. Siamo partiti ai primi di agosto e siamo ritornati appena in tempo per l'inizio delle lezioni all'università. Un'esperienza unica!

SILVIA: (poco convinta) Non lo metto in dubbio, ragazza mia, ma vedi alla nostra età si è un po' abituati a certe comodità... e se un viaggio che dovrebbe essere di piacere, deve trasformarsi in un tour de force...

BARBARA: Ma le assicuro, signora, che non è stato affatto un tour de force...

SILVIA: Eh, beh... dormire in due in un'unica cuccetta... aiutare i marinai nei lavori di bordo... fare tutti quegli scali... sai: forse alla tua età possono anche divertire e sembrare eccitanti...(interrompendosi di colpo come presa da un pensiero improvviso) Ma lo sai, Barbara, che da ragazza qualche volta anch'io ho sognato di fare un viaggio del genere?! Ma chi avrebbe mai avuto il coraggio di chiedere una cosa simile ai miei genitori?

BARBARA: Beh, forse erano altri tempi ed i genitori a quell'epoca erano meno permissivi...

SILVIA: (con finto risentimento) Ehi, ragazzina, che vorresti dire con quel "erano altri tempi"?... ma con chi credi di stare a parlare, con una matusa?!?

                  (ridono di cuore entrambe).

SILVIA: E, quando hai in mente di farti un altro viaggio?

BARBARA: Per quest'anno purtroppo non credo che mi sarà possibile. Devo recuperare quel maledetto esame che mi è andato a buca...

SILVIA: Ma, scusami Barbara, forse parlo anche contro il mio stesso interesse; ma come fai a stare dietro agli studi in una facoltà così impegnativa come è architettura e avere anche il tempo di venire a lavorare da me?

BARBARA: Devo farcela, signora! Non è che non potrei permettermi di pensare soltanto agli studi. Fortunatamente in famiglia non abbiamo problemi economici...

SILVIA: Già, appunto! da quello che mi hai detto...

BARBARA: Se glieli chiedessi, mio padre mi manderebbe tutti i soldi che voglio. Ma almeno l'affitto dell'appartamento in cui vivo, voglio pagarmelo con soldi che io stessa mi sono guadagnata. Ecco perché vengo a lavorare da lei.

SILVIA: Devo confessare che certe volte mi stupisci: sei giovane, spensierata, vieni da una famiglia diciamo pure benestante, vivi libera, fuori di casa, potresti tirar fuori vizi e pretese come fanno certi giovani d'oggi, e invece ecco che tiri fuori princìpi e modi di pensare tradizionali.

BARBARA: Okay, signora Silvia; qui ho quasi finito. (si libera i capelli dalla cuffia di stoffa e si toglie il grembiule apparendo vestita con una minigonna mozzafiato). Se ha qualche altra cosa da fare...

SILVIA: (colpita dalla spregiudicatezza della minigonna, come parlando tra sé) ... cioè, volevo dire... altro che tradizionali! Non credo proprio che ci sia qualcosa di tradizionale in una minigonna come questa.

BARBARA: (con un pizzico di vanità, fa un giro su se stessa) Le piace, signora Silvia, la mia minigonna?

SILVIA: Francamente ti sta che è una meraviglia! Ma non ti sembra che sia un po'... un po' audace?

BARBARA: Audace? in che senso?

SILVIA: Beh... mi sembra un po' troppo corta...

BARBARA: (ridendo divertita) Ma se non è corta, che minigonna è?

SILVIA: (ripetendo quasi meccanicamente, guardando la ragazza tra l'imbarazzo e l'ammirazione) Già: se non è corta, che minigonna è? (Poi, come ricordandosi improvvisamente di una cosa) A proposito, Barbara: non dimenticarti di portarti via quel vestito che sai.

BARBARA: Ma, signora Silvia, scusi se insisto: ma perché non glielo riporta, a quel negozio? L'ha comprato appena l'altro ieri, non l'ha mai messo...! Se il vestito ha quel difetto devono riprenderselo e ridarle i suoi soldi. O, per lo meno, darle un altro vestito senza difetti.

SILVIA: Ma in quel negozio c'è tanto di cartello: "la merce uscita dal negozio non si cambia".

BARBARA: E che vuol dire? Quel vestito ha un difetto di confezionamento di cui lei, da sola, non poteva rendersi conto nel negozio... E poi, perché almeno non ci prova?

SILVIA: Ma a che servirebbe? E poi chi sa cosa penserebbe di me quella commessa? che non sono neanche capace di comprarmi un vestito!

BARBARA: Ma che gliene importa di quello che può pensare la commessa!? Quel vestito lei l'ha pagato un sacco di soldi, soldi buoni, eppure ha un difetto di confezionamento. Dia retta a me: glielo riporti indietro.

SILVIA: Forse tu hai ragione, Barbara; ma io non me la sento proprio di riportarglielo indietro. Mi vergognerei come una ladra. Piuttosto preferisco rimetterci i soldi che ci ho speso.

BARBARA: Io proprio non la capisco!

SILVIA: Ma su! fammi il favore: prenditelo tu, quel vestito.

BARBARA: E allora sa che faccio, signora Silvia? Glielo riporto io, indietro, a quel negozio.

SILVIA: Vedrai che sarà inutile.

BARBARA: Staremo a vedere!

SILVIA: (ammirata) Però, ce n'hai di grinta, tu! Quasi quasi era meglio se mi fossi fatta accompagnare da te, a comprarlo, quel benedetto vestito. Anzi: fammi un favore. Dammi un consiglio.

BARBARA: Volentieri. Di che si tratta?

SILVIA: Ti ho già parlato di quella mia collega che si deve sposare alla fine del mese...

BARBARA: La Morandini?

SILVIA: Sì, certo, proprio lei. Non so proprio cosa farle per regalo di nozze.

BARBARA: E perché vuole farle un regalo? E' una sua collega, d'accordo, ma non lavora nel suo stesso ufficio; non avete mai avuto dei rapporti personali diretti; quelle poche volte che l'ha incontrata, le è rimasta addirittura antipatica...

SILVIA: Per forza! fa la smorfiosa e si dà un sacco di arie...!

BARBARA: ...non le ha neanche mandato la partecipazione di nozze...! Perché, allora, vuole farle un regalo? Proprio non lo capisco.

SILVIA: Ma io non ci tengo affatto a spendere soldi per quella smorfiosa! Ma non vorrei che gli altri colleghi pensassero che non le faccio niente per tirchieria o... per invidia, visto che sposa proprio uno di quei "super" che tra l'altro ha anche un'ottima posizione...

BARBARA: (finendosi di sistemare i capelli, pronta per uscire) Io, se vuole sapere la mia opinione, non le farei proprio un bel niente. A meno che non dovesse mandarle almeno la partecipazione; allora, il giorno delle nozze le manderei un telegramma: gli auguri non si negano a nessuno.

SILVIA: Bell'aiuto che mi hai dato! E io che contavo sul tuo consiglio...

BARBARA: (sbirciando l'orologio al polso) Adesso devo proprio scappare, signora Silvia. (Squilla il telefono). Caso mai ne riparliamo quando tornerò, dopodomani. (Il telefono continua a squillare). Rispondo io, signora, o preferisce rispondere lei?

SILVIA: E va bene; ne riparleremo dopodomani, d'accordo? No, no; vai pure, rispondo io. (Si pulisce le mani con uno straccio e si avvia verso il telefono che continua a squillare).

BARBARA: (dirigendosi verso la porta....) Bene! arrivederci a dopodomani. (esce di scena).

SILVIA: Ciao. (nel frattempo ha staccato la cornetta e risponde al telefono) Pronto? Ah, Piero, sei tu?... Ma come mai mi telefoni? a quest'ora dovevi essere a casa?... Come? devi rimanere ancora in ufficio?!

         Nel frattempo Barbara rientra dalla porta da cui era uscita. Silvia la guarda sorpresa pur continuando la sua conversazione telefonica. Barbara intuendo la curiosità di Silvia, senza parlare per non disturbarla, si dà un piccolo colpetto sulla fronte con il palmo della mano destra per far intendere che ha dimenticato qualcosa. Senza fare alcun rumore attraversa in diagonale la stanza ed esce dalla porta in fondo alla scena. Dopo qualche secondo riappare avendo in mano una busta con manici da boutique, in cui si intuisce esserci un vestito. Riattraversa la stanza, saluta con un gesto della mano Silvia che sta continuando la sua conversazione al telefono, ed esce definitivamente di scena.   Si accendono entrambi gli schermi laterali su cui appare Piero all'altro capo del telefono.

PIERO: Scusami, cara. Ma lo sai, te l'ho già detto che in questi giorni abbiamo un sacco di lavoro.

SILVIA: Ma scusa, non puoi farlo domani o un altro giorno quello che devi fare stasera?

PIERO: Ma sai, cara, è arrivata una nuova partita di pellami ed il capo vuole che io controlli le fatture e che faccia le relative stime di vendita questa sera stessa.

SILVIA: Il tuo capo, sì, sempre il tuo capo! Lui vuole, lui ordina! Ma perché non ci resta lui, il tuo capo, a fare lo straordinario. In fin dei conti la baracca è la sua, mica la tua...

PIERO: Ma lui non ha potuto trattenersi: questa sera ha una cena con...

SILVIA: (interrompendolo) Sì, lui ha una cena con chi gli pare! E io, con chi ceno, io, allora, questa sera?

PIERO: Scusami, cara, sono veramente mortificato, ma non ho proprio potuto fare a meno: ha talmente insistito, il mio capo...

SILVIA: Il tuo capo, il tuo capo! Ma possibile che per te non esiste che il tuo capo?! Ma perché non gli dici una buona volta chiaro e tondo che anche tu hai una tua vita privata ed una moglie che ti sta ad aspettare come un'allocca?!

PIERO: Ma ho cercato di dirglielo, cara, che avevo da fare; ma lui ha tanto insistito...

SILVIA: ...e così tu non hai saputo dirgli di no! E' vero?!

PIERO: Beh, lo sai cara, che dovrebbe darmi quel piccolo aumento di stipendio...

SILVIA: E allora sai che ti dico? sposatelo pure, il tuo padreterno, così potrai stare con lui anche la notte!

         Silvia riattacca bruscamente il telefono e gli schermi laterali si spengono. Silvia resta per qualche attimo immobile vicino al telefono con il fiato grosso dalla stizza.

         La poltrona in fondo a sinistra si gira e su di essa c'è la Donna sempre vestita con la calzamaglia color carne o nuda.

DONNA: Perché te la prendi tanto con quel poveretto?

SILVIA: (senza degnarla di uno sguardo) Stai zitta, tu!

DONNA: Certo non è perfetto, il tuo Piero, ma non è soltanto con lui che devi prendertela.

SILVIA: E con chi me la devo prendere, allora? con il gatto?! E' lui che si fa plagiare dal suo capo... è lui che non sa ribellarsi e non sa rispondergli per le rime... è lui che sembra stia meglio in quel maledetto ufficio che a casa... è lui che... che mi trascura!

DONNA: Ma lui ti ama, anche! E tu lo sai benissimo. Lui ama te più di qualsiasi altra cosa o persona al mondo.

SILVIA: Sì, forse... Sì, lo so che mi ama, ma potrebbe anche dirmelo  o dimostrarmelo, qualche volta.

DONNA: E perché? tu glielo dici mai che lo ami? Ed in che modo, tu, credi di dimostrarglielo, a lui, che lo ami?

SILVIA: Ma che c'entra?! Si sa che le donne sono più riservate degli uomini. E poi tocca all'uomo prendere l'iniziativa in queste cose.

DONNA: Mai sentita una cosa più assurda! Tu non solo non prendi iniziative, ma addirittura lo scoraggi quando è lui a farsi timidamente avanti.

SILVIA: (quasi offesa) Io lo scoraggio?

DONNA: Sì, proprio così! E non solo. Tu ti lasci assorbire dalle tue cento attività; non hai più neanche il tempo per un momento di tenerezza. A volte basta tanto poco: arrivare, così, in un momento qualsiasi della giornata, furtivamente alle spalle della persona amata e regalarle un tenero bacio dietro l'orecchio; guardarsi un po' più spesso negli occhi e dirsi con lo sguardo  "sto bene con te"; allungare all'altro una vigorosa e significativa manata sulle parti più formose, appena a tiro...

SILVIA: (scandalizzata) Che cosa dovrei fare, io? Ma che ti salta in mente? dirmi di fare a Piero la... la mano morta?!

DONNA: Ma smettila una buona volta di scandalizzarti per ogni sciocchezza!

SILVIA: Ma a te deve aver dato di volta il cervello. E io che sto qui a sentirti...

DONNA: Non essere ipocrita! Anche tu, come qualsiasi persona sana che ama, senti il bisogno di tenerezze e del dolce contatto fisico. Ma purtroppo non sai esprimerlo e non sai chiederlo.

SILVIA: E mi vuoi fucilare, per questo?

DONNA: Ma no, ma no; non fare la tragica! Eppoi non è colpa tua se sei così. Ma ormai sei grande. Perché non provi a giudicare da te, quello che è o non è da farsi. Prova a scioglierti un po'... ad uscire dai falsi tabù. L'amore è sempre stata una cosa sublime. Se, soltanto, tu provassi ad essere un po' più spontanea...! Avvicìnati al tuo amore con maggiore serenità...

SILVIA: (combattuta) E' facile a dirsi...

DONNA: Farebbe piacere a te se Piero qualche sera tornando a casa, ti si presentasse davanti con un bel mazzo di rose..?

SILVIA: ...basterebbe un piccolo mazzolino di fiori di campo...

DONNA: ...e che nel donartele ti mormorasse all'orecchio un dolce "ti amo"...

SILVIA: Eh, magari!

DONNA: ...e ti chiudesse la bocca prima ancora che tu abbia avuto il tempo di dirgli grazie, con un lungo bacio appassionato?

SILVIA: (stringendosi tra le sue stesse braccia incrociate e frizionandosi lentamente la parte superiore delle braccia) Sarebbe bellissimo! (poi, sfiduciata:) Ma Piero non farebbe mai cose del genere.

DONNA: Chissà?! Forse se tu lo incoraggiassi solo un po'...

SILVIA: Che vuoi dire?

DONNA: Prova, almeno una volta, a prendere tu l'iniziativa.

SILVIA: Cioè? tornando a casa, io, dovrei presentarmi a Piero con un bel mezzo di rose (fa il gesto come di porgere a qualcuno un invisibile mazzo di fiori), e nel donargliele dovrei mormorargli all'orecchio un dolce ti...(si interrompe girando imbronciata il capo da una parte).

DONNA: Che c'è?! Perché ti sei fermata? Non sei più capace, tu, di pronunciare quelle due parole?

                   Silvia fa spallucce.

SILVIA: E che ci vuole...?

DONNA: E prova, allora.

SILVIA: Io ti... ti... ti...

DONNA: E allora? vai avanti!

SILVIA: E non mi fare fretta! (concentrandosi) Io ti... ti... ti...

DONNA: Allora? non ci riesci?

SILVIA: (risentita) Ma perché non dovrei riuscirci?! In fin dei conti si tratta di una frase così banale, così talmente sfruttata... (senza molta convinzione:) Io ti amo (fa spallucce)... hai visto?... Ti amo. (resta un attimo assorta) Ti amo. Però: suona bene. (con convinzione:) Ti amo! E pensare che bastano due sole parole per distruggerti o per ridarti la vita. Io ti amo: è la tela del ragno invisibile e vischiosa tra due rami di un albero; è il disperato colpo di coda del tonno trafitto dall'arpone nella tonnara! (con trasporto) Io ti amo! Ma è anche il vento che accarezza le messi creando un ondeggiante mare dorato; è il battito d'ali dell'uccello migratore; è il refrigerio di una goccia di rugiada sul calice di una campanula; è l'ape che insemina il fiore.

DONNA: Suonano bene, nevvero, queste due semplici parole?! Ma ora preparati: il tuo amore sta per tornare a casa.

SILVIA: Ma come è possibile? Se mi ha appena telefonato per avvisarmi che farà tardi in ufficio?!

DONNA: Preparati! Dai retta a me. Tra qualche secondo il tuo amore entrerà da quella porta.

SILVIA: Questa volta stai veramente prendendo una grossa cantonata!

             Rumore di chiavi nella toppa della porta d'ingresso. Le due donne si fissano un attimo negli occhi. Silvia è sorpresa.

DONNA: Che ti dicevo? (va a sedersi sulla sua poltroncina e rigira lo schienale verso la sala, sottraendosi alla vista del pubblico).

              Silvia si toglie in fretta e furia il camice grigio e si riassetta frettolosamente il vestito e la pettinatura. Sulla porta appare l'Uomo. Ha un mazzo di rose in mano. Silvia gli va incontro.

UOMO: Silvia, amore mio! (le porge i fiori che Silvia prende e ammira un attimo estasiata; l'Uomo l'afferra per le braccia e le mormora all'orecchio:) Ti amo!

         Poi, prima ancora che Silvia abbia avuto il tempo di dire qualcosa, la bacia appassionatamente sulle labbra.

SILVIA: (ancora stordita dal bacio) Oh, Piero, che pensiero delicato hai avuto! (alludendo ai fiori) Sono magnifici!

UOMO: Ed allora merito una ricompensa, non ti pare? (detto questo l'abbraccia nuovamente e le stampa un altro lungo bacio sulle labbra. I fiori sono rimasti schiacciati tra i loro corpi).

SILVIA: (staccandosi dall'abbraccio leggermente stordita) Ohi, ohi! Mi manca quasi il respiro! (Poi, riferendosi ai fiori) Oh, povere le mie rose...! Per poco finivano distrutte dalla passione. Forse è meglio che le metta in un vaso.

        (Si guarda attorno alla ricerca di un vaso adatto e ne scorge uno sopra ad un mobile. Si incammina verso quel mobile e si accinge ad infilare il mazzo di rose nel vaso, ma con mossa maldestra fa invece cadere i fiori a terra. L'Uomo si avvicina e si china per raccogliere le rose cadute).

UOMO: Lascia: faccio io.

         Silvia si discosta leggermente e lo lascia fare. L'Uomo per raccogliere i fiori non si accoscia, ma si inchina. Silvia, che si era leggermente spostata alle sue spalle, ora si viene a trovare vicina al sedere dell'Uomo. Prima guarda il dietro dell'Uomo, poi si guarda un attimo furtivamente attorno ed infine piazza il palmo della mano destra sulla chiappa del suo compagno.

UOMO: (piacevolmente sorpreso, si volta verso Silvia) Silvia?! (poi, molto allusivo ed invitante al tempo stesso) Volevi forse dirmi qualcosa?

SILVIA: (cercando di nascondere un certo imbarazzo) Beh, sai... mi trovavo da queste parti e... e la mia mano... (facendo ondeggiare il braccio destro lungo il fianco)... e la mia mano mi è un po' sfuggita di mano e... così ho toccato i tuoi... i tuoi...

UOMO: ...il mio sedere!

SILVIA: ...i tuoi glutei.

UOMO: Già. E' più scientifico: i miei glutei. Però, se vuoi saperlo, sono molto più scientifici ed anatomici i tuoi! (detto questo lascia ricadere a terra i fiori che aveva già raccolto, attira a sé la donna piantandole le palme delle mani sulle natiche, e le dà un altro lungo bacio).

SILVIA: Ohi! ...Funziona!

UOMO: (sorpreso) Che cos'è che funziona?

SILVIA: Oh, niente niente, caro. E' una cosa tra me e lei (indica la poltroncina su cui si era seduta la Donna e di cui si vede lo schienale).

UOMO: (non riuscendo a rendersi conto) Lei? Chi lei? Non capisco, cara. Che vuoi dire?

SILVIA: Oh, scusa caro, non farci caso. Sono così contenta ed emozionata che non so più nemmeno io cosa dico. Forse dovevo dire "è una cosa tra me e me".

         La poltroncina del fondo si gira di scatto e riappare, seduta su di essa, la Donna.

DONNA: (rivolta a Silvia) Finalmente cominci a capire!

         La Donna si rigira con la poltroncina sottraendosi alla vista del pubblico.

UOMO: Continuo a non capire, ma non importa. (riprende a raccogliere i fiori rimasti a terra aiutato da Silvia) Piuttosto, cara, ho altre due sorprese per te.

SILVIA: (entusiasmata) Altre due sorprese?! Davvero? E di che si tratta?

UOMO: Calma, calma. Una cosa per volta.

SILVIA: Avanti! Non farmi stare sulle spine (si punge un dito nelle spine di una delle rose che ha in mano, e se lo porta alla bocca lanciando un piccolo gridolino) Ahi! Accidenti alle spine!

UOMO: (con voluta ed ostentata calma) Dunque... la prima sorpresa è questa: da domani sera sarò in ferie per dieci giorni. Domani sistemerò le ultime cose e poi...: tutta vacanza!

SILVIA: Ma... e il tuo capo?... non avevi detto che vi è arrivata una nuova partita di pellami?

UOMO: Sì, è vero. Ci è arrivata questa mattina.

SILVIA: E, il tuo capo? ti lascia venire via?

UOMO: Al diavolo il mio capo! Certo se avessi dato retta a lui, a quest'ora sarei ancora là, sommerso da una montagna di fatture e di carte. La baracca è la sua ed è lui che deve risolversi i problemi.

SILVIA: (sempre più incredula) Ma... ma come? Ti ha lasciato venire via senza fare storie?

UOMO: (con un certo orgoglio) Se sono qui!? Ma basta, ora, parlare di quell'acefalo. Pensiamo a noi.

SILVIA: E' vero! Ed allora, adesso dimmi subito dell'altra sorpresa.

UOMO: Calma, calma. Devi ancora dirmi se sei contenta che io abbia preso dieci giorni di ferie.

SILVIA: Ma certo che sono contenta. Anzi, contentissima!

UOMO: Ma se io sono in ferie, tu che fai? Continuerai ad andare a lavorare?

SILVIA: Fossi matta! Domani andrò dal mio capoufficio e, rida o pianga, gli dirò che anch'io mi prendo dieci giorni di ferie.

UOMO: Brava! E... con i tuoi corsi vari? Come la metti con i tuoi hobby?

SILVIA: Non c'è problema: alcune telefonate e mi rivedranno tutti dopo le nostre ferie.

UOMO: Perfetto! Ed allora ecco la mia ultima sorpresa. (tira fuori di tasca un pacchetto di dépliant turistici e lo porge a Silvia). Scegli.

SILVIA: Che cosa sono?

UOMO: Sono proposte di viaggi all'estero.

SILVIA: Un viaggio? Ma è fantastico!

UOMO: Ecco, prendi. Sono dépliant di viaggi programmati. Devi solo scegliere la destinazione; poi, al resto, pensano a tutto loro: la guida, gli alberghi, i ristoranti, le escursioni... Già tutto programmato: come piace a te.

SILVIA: Eh, no! Ti ringrazio, ma questi proprio non mi servono.

UOMO: (sorpreso) Non ti servono?

SILVIA: (completamente presa dall'euforia) Tu domani vai in ufficio a completare le tue pratiche in sospeso. Io andrò al mio ufficio e mi prenderò i miei dieci giorni di ferie. Poi tutti e due, tu ed io, ce ne ritorniamo a casa, facciamo le valigie, ce ne andiamo all'aeroporto e ci imbarcheremo sul primo aereo disponibile per l'estero.

UOMO: Magnifico! e non staremo nemmeno a chiedere dove è diretto. La sorpresa così sarà completa!

SILVIA: Al diavolo tutti questi programmi... (lancia in aria i dépliant)... con i loro alberghi... i loro ristoranti... le loro guide e le loro escursioni. Viva l'avventura!

   (Silvia fa una piroetta su se stessa finendo tra le braccia dell'Uomo, e s'affloscia, stremata dall'emozione e dalla gioia, sorretta dall'Uomo che la fissa dolcemente negli occhi).

UOMO: Sei stupenda! E' davvero bellissimo stare con te...

SILVIA: (gli mette una mano sulla bocca) Non parlare! Prova a dirmelo con lo sguardo.

UOMO: Che cosa?

SILVIA: (come in estasi) Restiamo così abbracciati senza parlare. Guardiamoci negli occhi e diciamocelo con lo sguardo: "è bello stare con te".

UOMO: Ma, veramente...

SILVIA: Avanti, su; fammi questo piccolo favore. Proviamo a dircelo con lo sguardo. Sei pronto? Via!

         Così dicendo, restando sempre tra le braccia dell'Uomo, piega leggermente il capo mettendosi con il viso sotto quello dell'Uomo. Prova a concentrarsi e nel farlo strabuzza gli occhi. Si sforza sempre più nella concentrazione e gli occhi continuano a ruotare nelle orbite.

UOMO: Silvia, stai bene?

SILVIA: (uscendo dalla concentrazione) Certo che sto bene. Perché?

UOMO: Ma, non so; ho avuto la sensazione che i tuoi occhi ruotassero...

SILVIA: (interessata) Ah, sì? e che cosa sei riuscito a leggere, nel mio sguardo?

UOMO: Che forse stava per prenderti uno svenimento.

SILVIA: (delusa) Uno svenimento?! Ma non ci hai letto altro?

UOMO: Ma, veramente non ne ho avuto il tempo: quando ti ho visto strabuzzare gli occhi, ho cominciato a preoccuparmi un po'... Ma perché? dovevo leggerci qualcosa, nei tuoi occhi?

SILVIA: Ma certo che dovevi leggerci! E io che mi ero talmente concentrata...!

UOMO: Scusami, cara; non sapevo... Se vuoi possiamo riprovare.

SILVIA: (pentita di essere stata brusca) No, Piero, non serve. Anzi, scusami tu di averti proposto una cosa così assurda... Sono stata una vera stupida!

UOMO: Ma no, non dire così...

SILVIA: Sì, sì, invece! Sono stata una vera stupida a credere ciecamente a tutto quello che mi ha detto quella là (indica nuovamente la poltroncina in fondo alla scena).

UOMO: Ma di chi stai parlando? (guarda perplesso verso la parte della stanza indicata da Silvia).

             La poltroncina si gira e riappare la Donna.

DONNA: (rivolta a Silvia) Credevo che tu avessi cominciato a capire. Ma mi accorgo che hai ancora molto da imparare.

SILVIA: Ma lo hai detto tu, no? di tanto in tanto guardarsi negli occhi e dirsi con lo sguardo...

DONNA: (interrompendola, con ironia) Sì, e prima o dopo i pasti principali! Ma non hai mica una ricetta medica in mano! Queste cose non si programmano. Queste cose devono venire spontanee, in un momento qualsiasi della giornata, quando meno te l'aspetti. Devono venire dal cuore. Capito? Devono venire dal cuore!

        (La Donna si rigira con la poltrona e scompare alla vista di tutti).

UOMO: (si avvicina cautamente a Silvia) Cara. Sei sicura di sentirti bene?

SILVIA: (come risvegliandosi da un incubo) Come, caro?

UOMO: (con delicatezza) Ho detto: sei sicura di sentirti bene? Hai bisogno di qualcosa?

SILVIA: Sì, sì, grazie

UOMO: Sì sì, stai bene? o sì sì, hai bisogno di qualcosa?

SILVIA: Sto bene, grazie; sto bene. Ma tu stammi vicino. Stringimi... stringimi! Ho tanto bisogno di te (si rifugia tra le braccia dell'Uomo che la stringe a sé).

UOMO: (premuroso) Ma certo, cara, che ti sto vicino! Sono i miei momenti più belli quelli che passo accanto a te.

SILVIA: (rincuorata, va riprendendosi) Oh, Piero, come sei caro! Ma anch'io ti amo, sai? Ti amo proprio tanto!

                (Si baciano appassionatamente).

SILVIA: (stordita dal lungo bacio) Ma lo sai che i tuoi baci continuano sempre a farmi un effetto strano...!

UOMO: Ne sono contento. Ma anche i tuoi non scherzano, quando ti ci metti...! Mi mettono un certo pizzicorino addosso...

SILVIA: (incuriosita) Davvero ti fanno effetto? Non me lo avevi mai detto.

UOMO: Veramente non ne abbiamo mai parlato. Ma visto che oggi sei così... visto che oggi sei un po' più aperta, mi è venuto spontaneo parlarne.

SILVIA: Sì, sì; parliamo! E' così bello aprirsi, confidarsi... Allora? che cos'è che provi tu, quando mi baci?

UOMO: Vieni. Perché non ce ne andiamo di là, a parlarne? Staremo anche più comodi.

SILVIA: Di là?

UOMO: Ma certo! Ci mettiamo un po' più in libertà e così potremo riprendere con più calma il nostro discorso.

SILVIA: Come vuoi tu, caro.

         Si incamminano, mano nella mano, guardandosi negli occhi, verso la porta a destra. La oltrepassano, entrano nella camera da letto che si illumina completamente mentre la stanza hobby cade in penombra. Con la testata appoggiata alla parete di fondo c'è un letto matrimoniale con accanto due comodini. Su uno dei due comodini c'è un telefono. Sulla parete di destra c'è, partendo dal fondo, un armadio, una toilette con specchio ed una porta che conduce al bagno. L'Uomo guida Silvia verso il letto, si siede sul bordo e con un gesto invita anche Silvia a sedersi accanto a lui.

SILVIA: Allora, tesoro, che cos'è che provi quando mi baci?

UOMO: Dunque... (mentre parla si toglie la giacca, la cravatta, la camicia, le scarpe ed i calzini)... è difficile spiegarlo esattamente. Sai? sono soltanto delle sensazioni...

SILVIA: Su, avanti! Prova lo stesso a dirmelo.

UOMO: Ecco: prima mi viene come una specie di formicolio e di prurito in cima alla testa...

SILVIA: (divertita) Un prurito alla testa?!

UOMO: ...poi mi viene un gran caldo alle orecchie che sembra comincino a prendere fuoco...

SILVIA: Questo l'avevo notato; infatti ti diventano tutte rosse rosse.

UOMO: ...poi questa sensazione di calore mi scende per tutto il corpo, dall'alto verso il basso...

SILVIA: Verso il basso... dove?

UOMO: Beh, dove!? Là, verso il basso, no!?

SILVIA: (stuzzicandolo, provocatoria e divertita) Sì; ma dove esattamente, verso il basso?

UOMO: Ma dai che lo sai benissimo, dove! Perché te ne accorgi anche tu, quando siamo abbracciati, di quello che succede là sotto...

SILVIA: (sempre più divertita) Eh, lo so, lo so! Come faccio a non accorgermene: diventi così... ingombrante!

UOMO: E adesso, dimmi tu che cosa provi quando ti bacio. (Inizia piano piano a spogliare Silvia facendola rimanere in sottoveste). Mi hai detto che i miei baci ti fanno sempre uno strano effetto.

SILVIA: (cercando di tergiversare) Sì, è vero. Mi fanno sempre uno strano effetto. Ma sai, come hai detto tu, è difficile poter esprimere a parole certe sensazioni, certi effetti impalpabili...

UOMO: Ma almeno prova; come ho fatto io.

SILVIA: (continuando a tergiversare) Ma vedi: si tratta di impressioni... di effetti sensitivi ed emotivi difficilmente rappresentabili... di stimoli e sensazioni tra il fisico ed il sensitivo che trascendono la capacità di poterli analizzare e quindi esprimere...

UOMO: (impaziente) Lo so, lo so che sono cose impalpabili... sensazioni di un attimo! Ma prova lo stesso a farmi capire. Che cosa ti succede, quando ti bacio?

SILVIA: A me mi scappa!

UOMO: (come se avesse perso il filo del discorso) Che hai detto?!

SILVIA: Mi scappa.

UOMO: (non sicuro di avere ben capito) Ti scappa la...?

SILVIA: Sì. (vergognosa) Mi scappa la pipì.

UOMO: E vai a farla, allora.

SILVIA: Ma no; non mi scappa adesso!

UOMO: Ah, non ti scappa adesso? Ma l'hai detto tu che ti scappa...

SILVIA: Sì, l'ho detto. Ma volevo dire che mi scappa quando tu mi baci...

UOMO: (tra il meravigliato, il deluso e l'offeso) Che cosa?!

SILVIA: Sì, lo so che non è fine; ma è tanto bello!! Vedi? come prima...

UOMO: Vuoi dire che prima, quando ti baciavo, ti scappava di fare la pipì?!

SILVIA: (ridacchiando) Sì, mi scappava! Non posso farci niente: è più forte di me.

UOMO: Ah, sì? E allora vediamo se ti scappa anche adesso! (sempre stando seduto sul bordo del letto, afferra Silvia e la bacia lungamente quasi con violenza. Al termine del bacio Silvia è in estasi).

UOMO: Allora? ti scappa?

SILVIA: (con un filo di voce, piena di desiderio) Sì, ma baciami ancora...!

                   Altro lungo bacio.

UOMO: Allora? ti scappa?

SILVIA: (in piena estasi) Sì, ma baciami...

                   Altro lungo bacio.

UOMO: Allora? ti ha fatto sempre lo stesso effetto?

SILVIA: (annuendo e sempre con un filo di voce) Sì!

UOMO: (spazientito ed offeso) E allora, vai a farla!

SILVIA: (sempre più presa dal desiderio) Non serve più: l'ho fatta addosso!

         Così dicendo Silvia si getta con tutto il corpo sull'Uomo, lo stende sul letto, gli sale con violenza sopra e lo inchioda con un lungo bacio appassionato.

                                                 Buio

     Quando la luce si riaccende, è illuminata soltanto la camera da letto. Stessa scena precedente. Silvia e Piero sono a letto, in pigiama, sotto le coperte e dormono saporitamente voltandosi le spalle. Suona la sveglia. Silvia si desta, tacita la suoneria, si stiracchia e guarda dalla parte di Piero che invece continua a dormire. Tra uno sbadiglio e tra uno stiracchiamento e l'altro, Silvia tenta per due o tre volte di svegliare Piero scuotendolo leggermente sulla spalla.

SILVIA: Piero, svegliati! Non hai sentito la sveglia?

         Piero, sempre girato su di un fianco, mugugnando, cerca di sfuggire con la spalla la mano di Silvia.

SILVIA: (insistendo) Dai, su, non fare il pigrone! Lo sai che devi andare a lavorare...

PIERO: (con la bocca impastata dal sonno) Ma perché? che ore sono?

SILVIA: (sbrigativa) E l'ora di alzarsi!

PIERO: (sobbalzando e mettendosi di scatto a sedere sul letto) Di già così tardi?!

         Silvia nel frattempo è già scesa dal letto e si infila una vestaglia da camera.

PIERO: (sempre seduto sul letto, dopo avere sfogato un lungo sbadiglio con stiramento finale delle braccia...) Oggi mi sento un vero leone! Questa bella dormita mi ha proprio dato la carica.

SILVIA: (Nel frattempo si è seduta sulla poltroncina davanti alla toilette e si guarda attentamente il viso nello specchio) Anch'io questa mattina mi sento più in forma. E, sarà un'impressione, ma anche la mia pelle è più distesa e più morbida.

PIERO: (allusivo) E poi dicono che gli uragani distruggono...! Quello di ieri sera, a me ha dato la vita. E a te, che effetto ha fatto?

SILVIA: (elusiva) Non so proprio di quale uragano tu stia parlando.

PIERO: (sorpreso e deluso) Ma come? Non mi dirai mica che mi sono sognato tutto, no?

SILVIA: (fredda e distaccata) Ma che ne so, io, che sogni fai tu, la notte?!

PIERO: Ma dai: che se era un sogno, l'abbiamo fatto insieme, 'ché c'eri anche tu con me! E che schianto che sei stata!

SILVIA: (seccata) Senti: non farmi perdere tempo con questi discorsi scemi, che devo prepararmi anch'io per andare in ufficio.

PIERO: (accomodante) D'accordo. Se non ne vuoi parlare, pazienza. Però per me è stato bellissimo!

         Mentre Piero parla, Silvia, sempre seduta davanti alla toilette, si guarda allo specchio e si spazzola lentamente i capelli con atteggiamento languido e con lo sguardo assente.

PIERO: (assorto) Come è strana la vita! Forse sarà capitato anche e te, cara. Esci di casa per prendere una boccata d'aria e per fare quattro passi, e senza neanche pensarci t'incammini, passo dopo passo, per la solita strada di tutti i giorni che ormai conosci a memoria in ogni porta ed in ogni vetrina tanto che ormai non ti guardi neanche più intorno. Però basta che ti risvegli un attimo dal torpore dell'abitudine e giri al primo angolo in uno di quei tanti vicoli laterali, ed ecco che, all'improvviso, scopri posti nuovi, magari più vecchi e maleodoranti di muffa e di orina, o magari stupendi nelle loro ardite linee architettoniche o nella diversa composizione delle luci e dei colori.

SILVIA: (continuando a spazzolarsi lentamente i capelli e sempre con lo sguardo assente) E che c'entra tutto questo con le stranezze della vita?

PIERO: (sempre assorto) A volte anche nella vita è la stessa cosa. Per mesi, per anni te ne stai sotto l'ombra tranquilla di un pioppo sulla riva di uno stagno, tra l'odore nauseante dell'acqua ferma e già i tuoi sensi si adagiano pigramente ad una lenta putrefazione, quando una mano si protende verso di te attraverso le fronde e ti invita ad alzarti, ad oltrepassare la siepe magari graffiandoti le carni tra i rovi; ed ecco che ti porta su di un prato tanto luminoso da accecarti gli occhi. E quando hai superato il primo momento di abbagliamento, ti ritrovi in un paradiso terrestre di cui non avresti mai potuto immaginare l'esistenza. E tu, ieri sera, mi hai porto quella mano e mi hai fatto conoscere il vero calore del sole.

SILVIA: (è molto scossa ed emozionata, ma con una reazione brusca vuole mascherare i suoi sentimenti. Si alza repentina dalla poltroncina e si indirizza verso la porta a destra della scena) Ma che razza di idiozie vai dicendo?! Io non ti ho dato nessuna mano. Ma come te lo devo dire che non mi ricordo niente di ieri sera?! E poi, mi stai facendo perdere un sacco di tempo con queste scemenze! Chissà che cosa t'ha preso stamattina, a fare il poeta...!

         Silvia esce di scena. Si accende lo schermo di destra dove appare Silvia che entrata nel suo bagno fa scorrere l'acqua nella vasca. Piero resta un attimo sorpreso dalla improvvisa reazione di Silvia. Poi scuote sconsolatamente la testa e tira un lungo profondo respiro. Si alza dal letto, e anche lui indossa una vestaglia da camera. Poi si avvicina all'armadio, ne apre le ante e resta fermo per qualche secondo davanti ad esso guardandone l'interno.

PIERO: (a voce alta, rivolto a Silvia) Tu che dici, cara: pioverà o non pioverà, oggi?

         Nel frattempo sullo schermo di destra si vede Silvia che è intenta a sistemare i suoi capelli dentro una di quelle cuffie di plastica trasparente che si adoperano per la doccia. Silvia forse non ha sentito Piero e non risponde. Piero resta sempre davanti all'armadio incerto su quale vestito scegliere e non ricevendo risposta da Silvia, continua a chiedersi tra sé e sé, quasi canticchiando:

PIERO: Pioverà o non pioverà... chissà, chissà chissà! Pioverà... tralallallà... non pioverà... tralallallà!

         Silvia intanto, dopo aver dosato il getto dell'acqua calda e quello dell'acqua fredda della vasca, si toglie di dosso la vestaglia da camera e mentre continua a spogliarsi anche del pigiama, si spegne il grande schermo di destra.

PIERO: (con ferma convinzione) No! Non pioverà! Sono sicuro che ci sarà un sole splendido, oggi. (di buonumore) Rosso di sera... bel tempo si spera. Oggi non può assolutamente piovere. (estrae dall'armadio un abito in grigio chiaro e lo adagia con tutta la stampella sul letto). Oggi sarà una magnifica giornata. (Pieno di carica) Una giornata da non dimenticare! (tira fuori una camicia da un cassetto e, sempre quasi canticchiando:) In ufficio adesso vado, faccia a faccia con il capo discutiam di cose serie: voglio prendermi le ferie! Caro capo, resta solo ch'io mi prendo il primo volo; e con Silvia sai che fò? dritto all'estero me n' vò! (ridacchia). Un po' di rime le fa; ma fa anche tanto schifo! (sceglie una cravatta e la mette sopra al vestito, sul letto).

                 Silvia rientra avvolta in un accappatoio.

SILVIA: Ma, Piero, sei ancora in queste condizioni? Guarda che se non ti sbrighi farai tardi...

PIERO: (con enfasi) Fare tardi, io? Impossibile, soave fanciulla. (Baldanzoso) Superman è più veloce della luce!

SILVIA: (scoraggiante) E chi sarebbe, Superman?

PIERO: Superman è qui, davanti ai tuoi occhi.

         Silvia lo guarda con una certa commiserazione, ma Piero non le bada.

PIERO: Se Superman vuole arrivare in orario, arriva in orario! Se Superman vuole fare tardi, beh, allora farà tardi...

SILVIA: (ironica) ... ed il suo capo?

PIERO: (con aria di sfida) ... ed il suo capo sta lì, buono, ad aspettarlo! Comunque non preoccuparti: non umilierò molto quel tapino. Mi prendo le mie ferie e lo lascio al suo destino.

SILVIA: (realista) Ma sei proprio sicuro che ti consentirà di fare questi dieci giorni di ferie?

                  Squilla il telefono.

PIERO: E perché mai non dovrebbe permettermelo? ne abbiamo parlato appena ieri.

         Altri squilli del telefono. Silvia si incammina verso l'apparecchio.

SILVIA: Avevi anche detto che vi è arrivata una nuova partita di pellami...

PIERO: Sì, è vero: ma se oggi riesco a mettere in ordine i documenti...

         Mentre Piero parlava, Silvia ha sollevato la cornetta.

SILVIA: Pronto? chi parla?... Oh Barbara, sei tu?... Come mai mi telefoni a quest'ora?... Come? Hai già provato a telefonare ieri sera e nessuno ti ha risposto? Eppure siamo stati in casa tutta la serata sia io che mio marito... Sì... sì... forse è come dici tu: con il rumore della televisione forse non abbiamo sentito il suono del telefono. Comunque, hai bisogno di qualche cosa?... Come?! Hai riportato quel vestito al negozio?! e che ha detto la commessa? Si sarà sicuramente rifiutata di cambiartelo... Nooo!? Se lo è ripreso indietro? Ma davvero? E non ha fatto storie?!... E che cosa hai preso in cambio?... Come?! ti ha ridato addirittura i soldi indietro?!... Ma... ma... ma non posso crederci! E, allora, quel cartello che tengono così bene in vista sul bancone?... Come dici?... è per i fessi? Ma, Barbara!... Sì, sì, lo so che non volevi offendere me. Beh, che posso dirti? Sono proprio sorpresa... ma sì, certo: sono sorpresa e contenta. Va bene. Allora ci vediamo domani sera, alla solita ora. Sì... ciao, ciao. (riattacca il telefono).

PIERO: (incuriosito) Era Barbara? Che ha combinato?

SILVIA: Ti ricordi quel vestito che mi ero comprata la settimana scorsa?

PIERO: Quello che aveva quel difetto nelle cuciture sul di dietro?

SILVIA: Sì, quello. Siccome in quel negozio quando la merce è uscita non accettano più nessun reclamo, l'avevo regalato a Barbara; lei, alla sua età, può portarlo lo stesso senza alcun impegno...

PIERO: Ma mi sembra di avere capito che invece Barbara l'ha riportato al negozio...

SILVIA: Quella è più ostinata di un mulo e più sfacciata di un...

PIERO: Ma, come? e adesso la critichi? E' riuscita perfino a farsi restituire i tuoi soldi...

SILVIA: Ma no, ma che c'entra...? Ma chi vuole criticarla? Solo, lo vedi come vanno le cose a questo mondo? Se hai la faccia tosta e sei sfacciata, ottieni tutto.

PIERO: Io direi che per ottenere bisogna almeno chiedere... e Barbara ha chiesto; ed ha ottenuto. Ti ha fatto riavere i tuoi soldi e tu non l'hai nemmeno ringraziata.

SILVIA: Sì, hai ragione, caro. Forse non l'ho nemmeno ringraziata. Beh, lo farò domani sera, quando verrà a fare le pulizie.

PIERO: Ma, cara, non ti ricordi più che domani sera chissà dove saremo?

SILVIA: Ma tu speri veramente che il tuo capo te li darà questi dieci giorni di ferie?

PIERO: Ma certo! Te l'ho appena detto prima che squillasse il telefono.

SILVIA: (poco convinta) Beh, forse tu ci riuscirai ad averli. Ma io dubito che il mio capufficio faccia questo miracolo.

PIERO: E perché non dovrebbe permetterti di andare in ferie? Le ferie sono un diritto sacrosanto di ogni lavoratore!

         Dalla porta di destra entra la Donna che va a sedersi sul bordo del letto e se ne sta in silenzio in disparte, ascoltando il dialogo tra i due che non danno segno di averla notata.

SILVIA: Già! Si vede che tu non conosci quel negriero del mio capoufficio. Se solo tu sapessi quanti e quali bocconi amari mi tocca mandar giù, con quell'uomo... Beh! che fai là impalato? Vai in bagno, vai! non vedi che devo vestirmi?!

PIERO: (alquanto seccato) Ma, Silvia... sono più di sei anni che siamo sposati e ti vergogni di me?!

SILVIA: Ma insomma: devi andare a lavarti anche tu, no? e allora vai a lavarti.

PIERO: (rassegnato) E va bene! Vado (si incammina verso la porta di destra che conduce al bagno ed esce. A voce alta, da fuori scena:). Comunque, che cos'è che mi stavi dicendo a proposito del tuo capoufficio?

SILVIA: Che quel caprone non mi può proprio vedere. Non so perché, ma ce l'ha proprio con me. L'altro giorno, quel cafone, mi ha fatto una terribile scenata perché ero uscita un attimo a prendermi un caffè...

PIERO: Ma se è consentito un po' dappertutto, uscire per prendersi un caffè...!? Lo fanno perfino nei ministeri...

SILVIA: E infatti...! anche da noi non fanno storie. Solo, chissà che gli aveva preso in quel momento, a quel caprone?! E pensare che in quella stessa mattinata ero già uscita quattro volte: prima per comprarmi una nuova tela per il corso di pittura, poi per fare la spesa, poi ancora per portare le scarpe al calzolaio e, infine, per comprare due limoni che me ne ero dimenticata. E lui non m'aveva detto mai niente. E poi, solo per essermi andata a prendere un semplice caffè, tutta quella terribile scenata! Cafone!

PIERO: (con un pizzico di ironia) Forse non avresti dovuto uscire per prendere i limoni...

SILVIA: Ma che limoni e limoni! E' che quel negriero ce l'ha proprio con me! Non posso chiedergli niente che mi dice subito di no. Figurati se adesso quello mi manda in ferie... Non vale neanche la pena di starglielo a chiedere.

PIERO: (rientrando) Certo che quando si ha la sfortuna di avere uno di questi individui, per capo... E anche il mio non è migliore del tuo. (Si veste). Anzi: niente di improbabile che anche il mio mi trovi centomila scuse per non mandarmi in ferie. Quasi quasi anch'io dubito che valga la pena di riparlargliene; con tutta quella merce che ci è arrivata...!

         Sia Silvia che Piero sono pronti per uscire.

PIERO: Comunque, poi ti darò un colpo di telefono dall'ufficio per farti sapere. Beh, io scappo altrimenti faccio tardi, e chi lo sente il capo...

SILVIA: Vai, vai. Io finisco di sistemarmi i capelli e poi scappo anch'io.

PIERO: Ciao, tesoro. A più tardi. (bacia la moglie).

SILVIA: Ciao, amore. Sì, a dopo.

         Piero esce dalla porta al centro del tramezzo, attraversa la stanza-hobby ed infine esce dalla porta a sinistra della scena, mentre Silvia è alle prese con la pettinatura.

DONNA: Brava! Complimenti: sei stata veramente brava!

SILVIA: Che altro c'è, adesso? Vedi di non farmi perdere tempo anche tu!

DONNA: Ma non sono io che ti faccio perdere tempo: sei tu che stai sciupando il tuo tempo ed il mio. E non mi dai la possibilità di vivere.

SILVIA: Ma chi sei? chi ti conosce? Ma tornatene da dove sei venuta!

         Silvia tronca la discussione passando nella stanza-hobby attraverso la porta del centro. Ma anche la Donna la segue. Si illumina la stanza-hobby mentre la camera cade in ombra.

DONNA: Ma certo! Sarebbe la soluzione più facile per te!

         Silvia fa finta di essere occupata a cercare qualcosa in alcuni cassetti.

SILVIA: Ma ti rendi conto che da quando ti conosco mi hai sempre creato problemi?! Le cose mi si complicano maledettamente quando ci sei tu. Io non riesco più a sentirmi me stessa, e non combino più niente: tutto mi va storto.

DONNA: Questo non è assolutamente vero! e tu lo sai benissimo. Che ti complico le cose, forse in parte è vero; ma è anche vero che è il mio unico modo per farti concludere qualcosa. Che ne dici di ieri sera?

SILVIA: (spazientita) Anche tu, come Piero, con ieri sera! Ma è una fissazione, la vostra!

DONNA: Non girare l'angolo! A quel poveretto di Piero puoi anche dirlo che non ti ricordi niente di ieri sera, o puoi addirittura dirgli che la cosa ti ha lasciato completamente indifferente. Quel poverino potrebbe anche crederci.

SILVIA: Certo che deve crederci! Ma che ne sai, tu...?

DONNA: Ma a me non puoi nascondere un bel niente. Ero con te. E quella di ieri è stata sicuramente la serata più bella della tua vita.

SILVIA: (più arrendevole) ...Ma che ne sai...?

DONNA: E non solo per quello che è successo tra te ed il tuo uomo, ma specialmente per come avete vissuto quei momenti, sia tu che lui. In un modo del tutto diverso da come possa esservi mai capitato in tutta la vostra vita in comune. E tu, ti sentivi un'altra; e Piero ti sembrava un altro: come hai sempre desiderato!

SILVIA: (come in sogno) E' stata una cosa stupenda! E Piero è stato meraviglioso!

DONNA: Piero è stato come hai voluto tu che fosse. Eri riuscita a crearti il tuo vero uomo! E questa mattina con le tue incertezze ed i tuoi timori, lo hai nuovamente distrutto.

SILVIA: Io non ho fatto proprio un bel niente; né ieri, né stamattina! Comunque, sentimi bene, Silvia: tu continua pure a fare quello che ritieni giusto fare, ma ricordati che io non sono più una bambina; e so perfettamente da me quello che devo e quello che non devo fare!

         Silvia esce di scena a sinistra sbattendo la porta. La Donna si chiude rassegnata nelle spalle. Si spengono le luci di scena solo per un attimo. Quando le luci si riaccendono, la Donna è ancora in scena, seduta sulla poltrona in fondo alla stanza. Rumore di chiavi nella serratura della porta d'ingresso. Entra Silvia.

SILVIA: Ancora qui?!

DONNA: Come è andata in ufficio con il tuo capo?

SILVIA: Come vuoi che sia andata?! Da schifo, come al solito.

DONNA: Ma è davvero tanto terribile, questo tuo capoufficio?

SILVIA: Bisogna conoscerlo per potersene rendere conto. E poi, con me specialmente, è un vero tiranno. E con tutte le altre, fa il cascamorto; sempre tutto gentile e premuroso: "vuole una caramella, signorina, o preferisce forse questo bonbon?". Poi, quando sono io a chiedergli qualcosa, fa cadere sempre tutto dall'alto.

DONNA: E per le ferie? Che ti ha detto quando gli hai chiesto le ferie?

SILVIA: E che gliele chiedevo a fare?

DONNA: Vuoi dire che non gliele hai nemmeno chieste?!

SILVIA: Ma te l'ho detto: sarebbe stato fiato sprecato.

DONNA: Sei una vera frana!

SILVIA: Senti, non ricominciamo! d'accordo? Quanto ci scommettiamo che neanche Piero riuscirà ad avere le ferie?

DONNA: Non ci scommetto proprio niente. Se tu ne sei tanto convinta...

         La Donna si interrompe, fissa il telefono indicandolo con l'indice a Silvia. Anche Silvia indirizza il suo sguardo verso il telefono. Il telefono squilla. Silvia ha un sobbalzo e, ripresasi immediatamente, alza la cornetta.

SILVIA: Pronto?... Piero, sei tu? ho aspettato per tutta la mattinata una tua telefonata!... Beh, certo: me lo sono immaginata che non hai potuto farlo... Come?... Hai avuto noie con il tuo capo? Ancora?!... E non ha voluto mandarti in ferie!? E tu che hai fatto?... Ma perché non hai insistito? Possibile che non riesci a togliertelo quel viziaccio di rimanere imbambolato e senza parole davanti al tuo capo?! Ma non te ne accorgi che ti lasci sempre condizionare da quel bruto?... Sì, va bene... va bene... ho capito... ho capito... ma sì, mi calmo... No, no... stai tranquillo: le valigie non avevo neppure cominciato a prepararle. Forse me lo sentivo... quando si nasce sfortunati...! ... Va bene... d'accordo... ci vediamo più tardi. Ciao, amore, ciao. (riattacca il telefono) Hai visto? che ti avevo detto? Quando il destino ti si accanisce contro...!

DONNA: Ma lascia stare il destino! Il destino siamo noi a costruircelo.

SILVIA: (con sarcasmo) Già! Adesso io mi prendo una sega, una pialla ed un martello e mi costruisco il mio destino! E come me lo faccio? a una anta o a due ante? Mah! giacché ci sono, è meglio a quattro ante. Oppure lo faccio con le gambe o con le rotelle? Con le gambe! E' meglio con le gambe. E già che ci sono gli faccio anche un bel paio di pendenti. Così si potrà dire che mi sono fatta un destino con tutti gli attributi!

DONNA: Adesso che hai recitato la tua misera sceneggiata, vuoi stare ad ascoltarmi soltanto un po'? Vuoi vedere come puoi cambiare il tuo destino?

SILVIA: Io, secondo te, potrei cambiare il mio destino?!

DONNA: Prova a fare quello che ti dico.

SILVIA: E che ci guadagno?

DONNA: Lo vedrai da te. Prendi il telefono e fai questo numero: 543361.

SILVIA: Ma questo è il numero del mio ufficio!?

DONNA: Esatto! E' il numero del tuo ufficio.

SILVIA: Ma a quest'ora non c'è più nessuno. A quest'ora (guarda il suo orologio da polso) c'è soltanto quel ruffiano del capoufficio che vuole farsi bello con il capo divisione.

DONNA: Esatto, esatto! C'è il tuo capoufficio. Ed è proprio con lui che devi parlare.

SILVIA: Con quel caprone?!

DONNA: Avanti, non fare storie! Prendi il telefono e chiamalo.

SILVIA: Ohé! Ma che hai le bollicine nel cervello?! Io, chiamare al telefono un uomo!? Ma nemmeno se mi torturano!

DONNA: Non devi chiamare un uomo. A parte il fatto che nel Duemila non riesco a capire come si possa ancora dare importanza a certe "regole"... Comunque: non devi chiamare un uomo...

SILVIA: Eh, già: è un caprone...

DONNA: Non è un caprone; e non è neanche un uomo, in questo momento.

SILVIA: Non lo sapevo che da ieri quel... quel bruto ha cambiato sesso... Però, mi piacerebbe vederlo tutto fru fru (fa le mosse di persona effeminata).

DONNA: Non ha cambiato sesso. Dicevo che non lo devi considerare un uomo, in questa circostanza, ma soltanto un capoufficio: il tuo capoufficio. Avanti, chiamalo!

SILVIA: E che gli dico?

DONNA: Tu chiamalo, e poi guarda me: te lo suggerirò io, cosa dirgli. Avanti, fai come ti ho detto.

SILVIA: (rassegnata) E va bene. Tanto a questo punto, che posso rimetterci... (va al telefono e compone il numero. Mentre aspetta la linea, guarda la Donna che la fissa negli occhi).

SILVIA: Pronto? E' lei, dottor Cappone? Buona sera. Sono la signora Silvia, sa? quella della terza scrivania a sinistra verso l'armadio degli stampati... Ah, lo sa perfettamente, chi sono...!? ...Bene, bene, grazie: sto abbastanza bene... Ecco, le ho telefonato per chiederle una cortesia... Grazie, lei è molto buono... Ecco: desidererei prendermi alcuni giorni di ferie, se lei è d'accordo!... Ma no, grazie, me ne bastano di meno... me ne bastano dieci. Sì, grazie... no, non faccio complimenti: le assicuro che dieci giorni mi sono più che sufficienti... Bene, la ringrazio moltissimo, dottor Cappone... e non dubiti: farò di tutto per divertirmi. Di nuovo grazie, e arrivederla. (riattacca il telefono. Resta un attimo in silenzio come per riprendere fiato o per riordinare le idee, guardando il vuoto davanti a sé).

DONNA: Contenta?

SILVIA: Ma è incredibile!

DONNA: Che cosa c'è di incredibile?

SILVIA: Prima di tutto, io, che ho avuto il coraggio di chiedere le ferie a quel... al mio capoufficio... E poi, ancora più incredibile, che quel... che il mio capo me le abbia concesse senza fare neanche un'obiezione. Ma... e che gliele ho chieste a fare, le ferie? Ma che m'è saltato in testa? E che ci faccio, ora, con dieci giorni di ferie se Piero non può prendersi le sue? Ma che diavolo mi hai combinato? Ecco, lo vedi? Me ne hai combinata un'altra delle tue! Ed io che continuo a darti retta...! Ma perché non mi lasci in pace, una buona volta?!

DONNA: Stai calma! Cerca di avere un po' più di fiducia in me. Non volevi le tue ferie? e le hai avute.

SILVIA: Ma non capisci che senza quelle di Piero...

DONNA: Stai calma, t'ho detto! A volte, se lo vogliamo veramente e se ci diamo concretamente da fare, quello che per noi fino a quel momento era soltanto un sogno, può di colpo trasformarsi in realtà. Forse è un po' come per i credenti il fatto di credere e di avere fede: avere fede in se stessi, in questo caso.

SILVIA: E... ma, Piero?!

         La Donna senza parlare indica a Silvia la porta d'ingresso. Le due donne guardano un attimo quella porta. Si sente il rumore di chiavi nella toppa ed il rumore di una porta che si apre e la voce di un uomo.

UOMO: Cara, dove sei?

                       Silvia sobbalza.

SILVIA: Ma questa è la voce di mio marito...! (poi, guardando sorpresa il telefono) Ma... e allora...? (infine, rivolta verso la porta, a voce alta) Sono qua, tesoro.

         La porta si apre ed entra l'Uomo. In mano ha una bottiglia di spumante.

UOMO: (molto felice ed euforico) Allora, amore, sei pronta per festeggiare?

SILVIA: (interdetta) Ma... tesoro...

         L'Uomo corre verso di lei, l'abbraccia, la solleva e le fa fare un giro con i piedi sollevati da terra.

UOMO: Avanti, amore! Abbiamo appena il tempo di fare le valigie: un aereo ci aspetta! Ma prima dobbiamo brindare a questo nostro viaggio avventuroso.

SILVIA: Ma come hai fatto ad arrivare così presto?

UOMO: Superman! non ricordi?

SILVIA: E con le ferie? come fai con le ferie? Non mi hai detto poco fa, al telefono, che il tuo capo...

UOMO: Contrordine, amore! Ad un certo momento ho avuto come un'ispirazione ed ho deciso di ritornare alla carica; ed ho caricato. Ed il mio capo ha capitolato. Vittoria su tutti i fronti!

        Tira fuori dalla tasca della giacca due biglietti d'aereo.

UOMO: Questi sono i biglietti per il volo delle ventitré e cinquanta. Non mi sono neanche preoccupato di chiedere dove va. E questo è ottimo spumante con il quale brinderemo alle nostre vittorie. Tu aspettami qui: vado a prendere i bicchieri adatti alla bisogna. (poggia la bottiglia su qualche ripiano ed esce. Silvia confusa e scossa dagli avvenimenti, si lascia andare sfinita su di una sedia).

SILVIA: Io non ci capisco più niente!

DONNA: Non credo che ci sia molto da capire. E' tutto talmente semplice...

SILVIA: Ma come è potuto succedere tutto questo? Io non ci avrei scommesso una lira sulla possibilità di poter fare questo viaggio. Ed ecco che invece tutto si è meravigliosamente sistemato. Finalmente la fortuna comincia a girarsi dalla nostra parte.

DONNA: La fortuna c'entra ben poco. Te l'ho già detto: siamo noi stessi che ci costruiamo il nostro destino.

SILVIA: Ma io che ho fatto, per arrivare a tanto? E che cosa devo fare perché questa fortuna... perché le cose continuino ad andarmi nel modo migliore?

DONNA: E' necessario che tu prenda una decisione?

SILVIA: Quale decisione?

DONNA: E' necessario che tu decida definitivamente se vuoi essere te stessa e vivere quindi la "tua" vita oppure continuare ad essere come gli altri ti hanno costruita, e vivere quindi come gli altri dispongono che tu viva.

SILVIA: Ma certo che voglio vivere la "mia" vita come meglio mi sento di viverla! Ma è quello che ho fatto finora, no?

DONNA: Non proprio.

SILVIA: Ma, allora, che cosa ho fatto finora, se non vivere la "mia" vita?

DONNA: Vedi, Silvia: noi tutti crediamo di vivere la "nostra" vita, ma il più delle volte non è così. O, per lo meno, noi viviamo "una" vita, non la "nostra" vita.

SILVIA: Non riesco proprio a seguirti...

DONNA: Se ci rifletti un po' sopra non ti sarà difficile renderti conto che noi tutti viviamo due vite: quella con l'esterno guidata dalla nostra personalità ufficiale, ed un'altra interiore, che quasi sempre è in contrasto con quella esteriore, ma che corrisponde alle nostre autentiche inclinazioni ed ai nostri veri desideri.

SILVIA: Continuo a non capirci un tubo!

DONNA: Ascolta: quando il tuo capoufficio ti si presenta poco prima dell'orario di uscita per dirti che c'è del lavoro straordinario da fare, e che ti obbliga quindi a rimanere, tu che cosa fai?

SILVIA: Eh... che cosa faccio...?!

DONNA: Tu, che hai paura di ritorsioni oppure speri in una prossima promozione, dici: "va bene, signor capoufficio". E magari avevi invece una grande voglia di uscire in orario per andartene in giro a vedere i negozi; o, magari, avevi anche qualche impegno importante... Però, resti!

SILVIA: Certo che resto! sennò...

DONNA: Poi, la sera, a casa, a letto, prima di addormentarti ci ripensi e ti rammarichi per come sono andate le cose. "Avrei dovuto essere più esplicita - ti dici - e dirgli chiaro e tondo che non potevo rimanere. Lui avrebbe fatto qualche storia, è vero, ma alla fine, giocando bene sugli argomenti, avrei potuto ottenere di uscire in orario e di andarmene per i fatti miei". Questo, la sera, a letto, prima di addormentarti, avresti pensato! E' vero o no? perché ti è già successo qualcosa di simile!

SILVIA: Sì, certo che mi è successo. Succede a tutti; tutti i giorni.

DONNA: Ebbene: rimanendo a fare lo straordinario viviamo una vita imposta dagli altri e dai nostri stessi condizionamenti: timidezza, insicurezza, educazione, remore di qualsiasi tipo, inibizioni. E la sera sogniamo la vita che la nostra vera natura vorrebbe veramente vivere: la seconda vita, appunto! E sai perché succede tutto questo?

SILVIA: Ma che cosa vuoi che ne sappia?!

DONNA: Perché siamo quasi tutti guidati da convenzioni e consuetudini della cui validità non siamo nemmeno tanto sicuri. E poi ci sono i princìpi da rispettare, e le regole che, guarda caso, sono sempre fatte dagli altri. Se a tutto questo aggiungi i condizionamenti che ci vengono da certi tipi di educazione che abbiamo subìto da piccoli, e da certi assurdi pudori nati da miopi concezioni moralistiche, devi convenire che della vera personalità di un individuo resta ben poco.

SILVIA: Ed io, avrei tutti questi condizionamenti?!

DONNA: Valuta tu: non hai il coraggio di chiedere nemmeno quello che ti spetta: mi riferisco alle ferie...

SILVIA: Ma...

DONNA: Sei eternamente indecisa su cosa sia meglio fare e non ti muovi se non c'è qualcuno che approvi quello che fai: perfino la scelta di indossare un abito invece di un altro, diventa un dramma per te. Non sai scrollarti di dosso neanche la più banale delle convenzioni. Del pudore e della morale hai una concezione tale da riuscire ad inaridire perfino le emozioni ed i sentimenti più spontanei e naturali...

SILVIA: Basta, basta! Basta così! Se continui ancora un po', non mi resta che buttarmi nell'immondezzaio!

DONNA: Scusami, forse sono stata troppo dura.

SILVIA: (meditando sulla questione) Però qualcosa di vero c'è, in quello che hai detto. Forse se riuscissimo a liberarci dei condizionamenti che ci vengono dagli altri, potremmo cambiare anche la nostra vita.

DONNA: E di riflesso, cambiare il comportamento di chi ci sta attorno.

SILVIA: Ma certo! Ma perché non ci ho mai pensato, prima?! Tanti anni sciupati nel grigio. (presa da una grande euforia) Ma io voglio cambiare! Devo cambiare! (chiamando a voce alta) Piero... Piero, dove sei?

UOMO: (da fuori scena) Eccomi, cara; sto arrivando.

SILVIA: Piero, vieni, svelto! Non voglio perdere un altro attimo di più: prepariamo le valigie.

UOMO: (entrando con i bicchieri in mano) Prima, però, dobbiamo brindare alla nostra nuova vita! (posa i bicchieri, prende la bottiglia di spumante e si appresta a stapparla).

SILVIA: (sempre presa da una grande euforia) Hai ragione, caro. Brindiamo! Brindiamo a te, a me, a quella là (indica la Donna; l'Uomo guarda verso la direzione indicata da Silvia e, alzando le spalle, corruccia le sopracciglia in modo interrogativo).

SILVIA: Brindiamo al nostro viaggio e a tutto il mondo! (beve avidamente dalla coppa che nel frattempo l'Uomo le ha porto).

UOMO: Alla salute di tutto il mondo, ma a noi per primi!

         Scoppiano entrambi in una fragorosa risata, quasi isterica per Silvia.

UOMO: Bene! (guardando l'orologio al polso) Ora dedichiamoci alle valigie: non ci resta molto tempo, e non vorrei che l'aereo partisse senza di noi.

SILVIA: Non è proprio possibile che accada una cosa simile.

UOMO: (incamminandosi verso la camera da letto tenendo Silvia per un braccio) Perché non è possibile?

SILVIA: Ma come? Con Superman che è più veloce della luce...?!

               Ride infilando la porta con l'atteggiamento alla Superman: braccio sinistro teso in alto e braccio destro teso in basso. Anche l'Uomo ride molto divertito e la segue in camera da letto. Si illumina la camera da letto mentre la stanza-hobby cade nella penombra. La Donna va loro dietro sistemandosi in disparte, in un angolo della scena. Silvia e l'Uomo aprono l'armadio e cominciano a tirare fuori abiti e biancheria varia.

SILVIA: Allora; portiamo con noi solo l'indispensabile...

               L'Uomo intanto ha tirato fuori da qualche parte due valigie e le ha poggiate aperte sul letto. Entrambi cominciano a riempirle di indumenti.

UOMO: Potremmo anche fare a meno delle valigie. D'altra parte, che cosa ci portiamo dietro? Non sappiamo nemmeno se quell'aereo ci scaricherà nel pieno del Polo Nord oppure nel cuore dell'Equatore...

SILVIA: Hai ragione! Ma lo sai che questo è un grosso problema?

DONNA: (l'ammonisce) Ah, ah!

SILVIA: Stai zitta, tu!

UOMO: (distrattamente, essendo intento a fare la valigia) Cosa hai detto, cara?

SILVIA: Dicevo che, però questo fatto di non sapere dove stiamo andando ci crea veramente un grosso problema.

UOMO: E quale sarebbe questo problema?

SILVIA: Ma l'hai detto proprio tu, poco fa. Non sappiamo neanche cosa portarci dietro: il costume da bagno o la pelliccia? Mica possiamo portare tutti e due...!?

UOMO: Embè! Ti metti il costume sotto e la pelliccia sopra...

SILVIA: Ma dai, non scherzare! Io sto parlando sul serio.

UOMO: (ritornato serio) Sì, sì: capisco, capisco...

SILVIA: (incalzando) E non è l'unico problema, questo.

UOMO: E che altro c'è?

SILVIA: Non pensi quali difficoltà potremmo avere per trovare una camera in alberghi che siano almeno decenti...? E poi, dove andremo, ci saranno alberghi decenti?

UOMO: Beh, oggigiorno qualsiasi località ha un minimo di attrezzature alberghiere.

SILVIA: (scettica) Ma, veramente stando a quello che si vede in molti film, in certi posti si fatica a trovare perfino locande di terzo ordine...

UOMO: Sì, questo è vero; ma lo sai che nei film si esagera sempre.

SILVIA: Perché? non ti ricordi quello che è capitato a Riguccia ed a suo marito l'estate scorsa?

UOMO: Certo, che me lo ricordo.

SILVIA: E allora? Anche loro erano partiti senza avere prenotato in nessun albergo... E noi? vogliamo fare lo stesso errore?

UOMO: Beh, francamente a pensarci, qualche rischio lo corriamo...

SILVIA: Qualche rischio?! Ma corriamo molti rischi! Gravi rischi!

UOMO: Beh, adesso non esagerare: potremo incontrare qualche difficoltà per trovare un albergo decente... ma non è poi una cosa tanto grave!

SILVIA: Ma quello non è niente! E, comunque, non è solo quello!

UOMO: (scoraggiato al massimo) E che altro c'è?!

SILVIA: E gli animali...? e l'igiene...? ed il clima...? Pensa quali gravi rischi possiamo correre! Se capitiamo in qualche zona a clima caldo-secco potremmo prenderci un bel colpo di calore o un colpo di sole, oppure, se ci va bene, qualche congiuntivite da raggi ultravioletti, oppure qualche grave ustione solare. Senza parlare del pericolo della disidratazione...

UOMO: Ma basterà vestirsi adeguatamente...

SILVIA: E dei morsi dei serpenti e degli scorpioni, eh, che ne dici? Metti che capitiamo in India o in qualche zona impervia dell'Africa o dell'Amazzonia? E delle punture di zanzare, pappataci, pulci, zecche, pidocchi e di centomila altri insetti, che ne dici?

UOMO: (stando accanto all'anta aperta del fondo dell'armadio) Penso che forse...     

         Da dietro l'anta aperta dell'armadio sbuca fuori Piero che si affianca all'Uomo.

PIERO ...potresti avere ragione...

SILVIA: Se ho ragione?! E non ti ho ancora parlato del pericolo che corriamo di contrarre una bilharziosi o una schistosomiasi, o l'anchilostomiasi, il cosiddetto piede di Madura, o la malattia da larva migrans, o qualche micosi o qualcuna di quelle parassitosi varie che si prendono un po' dappertutto!

UOMO: Però potremmo portare con noi una fornita farmacia da viaggio...

PIERO Caspita, quanti pericoli si corrono nel viaggiare! Ma... stando attenti...

SILVIA: E a che servirebbe? Contro certi guai non c'è niente che valga!

PIERO: Sì. Mi hai proprio convinto! Sai che faccio? Adesso telefono all'aeroporto per sapere almeno la destinazione del nostro aereo. Così possiamo regolarci.

SILVIA: E a che serve?

PIERO: Ma, non lo so: per avere un'idea...

UOMO: Potremmo farci un'idea più chiara di ciò che potremmo trovare.

SILVIA: E che idea pensi di poterti fare? E se ti dicono che l'aereo è diretto a Agadez o a Jaipur o a Kustana o a Belitung o a Montes Claros, che idea puoi farti? Non sappiamo nemmeno dove si trovano queste città. Secondo me saremmo sempre al punto di partenza.

PIERO: E allora che cosa proponi di fare?

UOMO:  E allora che cosa proponi di fare?

SILVIA: Io ridisfo la mia valigia!

DONNA: (rivolta a Silvia) No! non farlo! Ma come? Dopo tutto quello che abbiamo detto prima...?!

SILVIA: Sì, sì, d'accordo! Lo so quello che abbiamo detto, ma vedi: credo che siano soltanto parole; delle belle, ma semplici parole.

DONNA: No! Ti prego: non cedere! Eri già sulla buona strada...

SILVIA: Sulla buona strada? Verso dove?

DONNA: Verso la realizzazione della tua vera vita.

SILVIA: (sfiduciata) La mia vera vita?! No, te l'ho già detto: le tue sono soltanto delle belle parole. La vita è la vita. E una persona è una persona. Con i suoi pregi, ma anche con i suoi difetti. E un essere umano ha dei difetti. Deve averne, di difetti! E' questo il nostro mondo: fatto di genitori, di insegnanti, di preti, di superiori, di abitudini, di convenzioni, di regole e di leggi. E' questo il nostro mondo, e la nostra vita la viviamo in questo mondo. Ed io non posso e non voglio cambiarlo. Per tanti anni ho guardato dalla mia finestra le case di fronte che mi sono diventate molto familiari. Ma quando ho provato a guardare la mia casa dalla finestra di una di quelle abitazioni, la mia casa mi è apparsa del tutto estranea e sconosciuta. Ed io non voglio sentirmela estranea. E' questa la mia vita! (riprende a disfare la valigia).

DONNA: (rivolta ai due uomini; ma non deve capirsi a quale dei due sta parlando) Ma almeno tu, non lasciarti convincere: tieni duro! Insisti, altrimenti per voi due è finita!

UOMO: (rivolto a Silvia) Doveva esserci una svolta nella nostra vita!

PIERO: (rispondendo alla Donna) E come faccio ad insistere? Forse ha ragione lei...

SILVIA: Io dico che sia meglio annullare tutto. Questa è un'avventura troppo repentina. Ci vuole del tempo, per certe cose...

DONNA: Del tempo? Non ti sembra di averne avuto anche troppo?

PIERO: (rivolto alla Donna) Che faccio? Disfo la valigia anch'io?

DONNA: Ti ho detto che devi insistere, almeno tu.

SILVIA: Ti ho detto che io la mia la disfo.

UOMO: E allora il mio parere non conta più niente?!

SILVIA: Comunque, tu sei libero di fare quello che vuoi.

DONNA: Ma lo sai benissimo che lui (indicando Piero) fa sempre quello che vuoi tu. Per me deve insistere e partire ugualmente.

PIERO: Lo sai cara che non farei mai una cosa che tu non approvi.

UOMO: (a Silvia) Io dico che stai facendo un grosso sbaglio! Io parto. Sta a te decidere se seguirmi o se restare.

DONNA: Io vengo con te.

SILVIA: Io resto.

PIERO: Allora disfo anch'io la mia valigia?

SILVIA: Certo, caro. Così potremo dedicarci nuovamente ai nostri hobby.

         L'Uomo e la Donna si prendono per mano e si incamminano verso la porta. Giunti sulla soglia si fermano e, sempre tenendosi per mano, restano immobili ad osservare Silvia e Piero che continuano a disfare le valigie risistemando abiti e biancheria nell'armadio e nei vari cassetti da cui prima l'avevano presi.

SILVIA: Domani sera ho il corso di maglia e ricamo. Devo mettermi subito al lavoro per iniziare un saggio per l'esercitazione pratica. Tu che fai? Finisci di leggerti il tuo libro sul potere nella società industriale di massa?

PIERO: No, non credo. Sono troppo stanco per leggere cose impegnative. Mi metterò a vedere un po' di televisione; ma se l'audio ti disturba, mi metterò la cuffia.

SILVIA: Sei proprio un tesoro, caro.

PIERO: E tu sei un vero amore, cara.

SILVIA: Tu che cosa mi consigli, amore, di iniziare un berretto da notte per te, o di fare invece un paio di muffole per me?

PIERO: Io penso che possa andare bene sia l'uno che le altre, cara: hai una tale versatilità per questo tipo di lavori, che puoi fare tranquillamente qualsiasi oggetto.

SILVIA: Grazie, amore.

PIERO: Non c'è di che, tesoro.

SILVIA: E pensi che sia meglio che lavori con il punto costa inglese, caro, oppure con il punto grana di riso?

PIERO: Ma cara, avendo visto come ti è venuta quella sciarpa rosa che mi hai fatto nella prima esercitazione, sono sicuro che ti riusciranno bene entrambe.

SILVIA: Grazie! Sei proprio un tesoro, caro!

PIERO: E tu sei un vero amore, cara!

     

        Le luci di scena si attenuano gradatamente fino a spegnersi del tutto.

Cala il sipario

F I N E