La ‘ontesa di Gosto e Mea

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Massimo Valori

LA ‘ONTESA

DI GOSTO E MEA

Atto unico, adattato in vernacolo empolese dall’Autore, liberamente tratto dalla leggenda popolare di “Gosto e Mea” e da “La lingua di una donna alla prova” di Vincenzo Guadagnoli (1798 - 1858)

Personaggi:

Gosto

Mea

Teresa

Armida

Maso

Bista

Togno

Cecco

Il dottore

Il Priore

Un chierichetto

Voce fuori campo


OPERA TUTELATA SIAE – TUTTI I DIRITTI RISERVATI


Massimo Valori – La ‘ontesa di Gosto e Mea

Camera di una vecchia casa di contadini dei primi del secolo. Un grande letto matrimoniale al centro, con i comodini ai lati. Un vaso da notte sotto il letto, dalla parte di Gosto.

SCENA 1: Gosto e Mea

1 -Voce fuori campo. Un contadin vivea ne' tempi andati / in un villaggio presso Pontedera, / chein isconto, cred'io, de' suoi peccati, / ebbe in moglie una femmina ciarliera; / ella Mea nominossi, ed egli Gosto, / come fa fede il libro del proposto. / Or bisogna saper, che Gosto avea /già preso il lume per andare a letto…


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Gosto.(è entrato durante la battuta precedente, con un lume acceso in mano, che appoggia sul comodino dalla parte dove dormiràMea; alza le coperte del letto, gesto di disappunto) Maremma cane, che ‘un l’ha mess’i’ carduccio quellabefana… (chiama) Meaaa… O Meaaa… O che ‘un l’ha’ mess’i’ carduccio stasera?

Mea.(entra)Che ha’ da bocia’?

Gosto. Dicevo, o che ‘un l’ha’ mess’i’ carduccio stasera, o ‘un lo senti che zizzole!

Gosto e Mea.(si spogliano)

Mea. Lo sento, Gosto, lo sento. Però son finite tutte le legna. E se ‘un tu le va’ a rifa’, i’ carducciotu te lo scordi, ‘un si mette di certo.

Gosto. Domattina, se ‘un tira tramontana ci vo! Ma a proposito, Bista… Mea. Bista?

Gosto. Bista, i’ tu’ cognato, l’ha riportate la carretta e la scure?

Mea. ‘Un lo so. Ma credo di no: almeno, se ‘un l’ha riportate quando io ‘un c’ero…

Gosto e Mea.(hanno finito di spogliarsi ed entrano a letto)

Gosto. Allora domattina levati presto e valle a ripiglia’. E speriamo che ‘un m’abbia ‘ntaccato lascure, almeno in tre balletti vo e torno.


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Gosto e Mea.(lui a più riprese cerca di avvicinarsi a lei, con intenzioni amorose; lei via via si allontana, fino a che non esce dalletto, esasperata)

Mea. O sta’ bono, stai!… Piuttosto, facciamo le nostre preghiere!(rientrando a letto)Vai, Gosto,‘ncomincia.

Gosto.(ci pensa un po’)O Dio che hai messo l’uso delle mogli, te tu me l’ha’ data e te tu me la ritogli!

Mea.(fra sé)Ah sì, eh, nato d’un cane…(in tono normale)Allora: o Dio che me l’ha’ dato pe’ fammelosposa’, guarda se tu fa’ alla svelta a venillo a ripiglia’!

Gosto.(dà nuovamente noia a Mea)

Mea. O sta’ bono, t’ho detto!…

Gosto. E starò bono! Però allora spengi la luce che mi fa sonno!

Mea.(spegne il lume; attimo di silenzio; poi si alza a sedere sul letto, si guarda intorno e lo riaccende)Ma… Eppure… Oche è questo vento? O di do’ viene?… Gosto! Gosto!… Ma l’uscio di casa l’ha’ chiuso?

Gosto.(immobile)Perché?

Mea. Come perché, o che ‘un lo senti c’è uno sventolìo qui ‘n camera par d’esse’ sull’aia! L’ha’chiuso sì o no?

Gosto.(alzandosi a sedere sul letto)O che lo dovevo chiude’ io?

Mea. Diamine!


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Gosto. Perché?

Mea. Ma come perché! Ma sarà meglio che tu ne beva meno di vino la sera, da qui avanti! Gosto,se’ passato te l’ultimo dall’uscio?

Gosto. Sì!

Mea. E allora tu lo dovevi chiude’ te!(si sdraia nuovamente sul letto)

Gosto. A me mi pare che la briaca tu sia te!

Mea. Chie?(si rialza a sedere sul letto)

Gosto. O sta’ a vede’ che la sera io quande torno stanco morto da lavora’ devo pensa’ anche achiude’ l’uscio! Ma venvia venvia, famm’i’ piacere…

Mea. Gosto, ‘un cominciamo a fa’ discorsi a bischero. L’ultimo tu se’ passato te, sicché tu l’ha’lasciato aperto te. E ora tu ti levi e tu lo va’ a chiude’!

Gosto. Allora si fa una cosa per uno! Se io l’ho lasciato aperto, tu lo va’ a chiude’ te e tutti pari!

Mea. No di certo! Piuttosto ci piglio la bronchite, guarda! Sa’ che tu se’ te? Un piccoso! E alloraio ‘un lo chiudo!

Gosto. Sa’ che tu se’ te ‘nvece? Una testa di rapa, ecco icché tu sei! E allora ‘un lo chiudonemmen io! (si butta giù)

Mea. Vuol dire che sta aperto!(si butta giù)

Gosto.(si rialza)Come, sta aperto!

Mea. Sta aperto!

Gosto. E che si dorme a uscio aperto?

Mea.(si alza a sedere)Lo va’ a chiude’ te?

Gosto. No!

Mea. E allora… Speriamo ci portino via tutti!(si butta giù)

Gosto. Ma gliè freddo!

Mea. Copriti!

Gosto.(si butta giù; pausa; si rialza a sedere)Allora sa’ che si fa? Si fa un patto. I’ primo che fa una parolava a chiude’ l’uscio. Va bene?

Mea.(si alza a sedere)Come?

Gosto. Si sta tutt’e due zitti, e i’ primo che dice una parola, anche una parola sola, va a chiude’l’uscio.

Mea.(ci pensa un attimo)Va bene.

Gosto. Va bene?

Mea. Va bene(si butta giù)

Gosto.(si butta giù)


SCENA 2: detti, Teresa e Armida


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Voce fuori campo. Due beghine stavano tornando dalla novena, quando… Teresa.(d.d.)O Armida!

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54 -Armida.(d.d.)Che!

55 -Teresa.(d.d.)O che ci fa l’uscio aperto di Gosto, eh?

56 -Armida.(d.d.)So assai io… Aspetta, eh… Meaaa!… Vu avete lasciato l’uscio aperto!…(pausa; forte)Meaaa!… Vu avete lasciato l’uscio aperto!…

57 -Teresa.(d.d., forte)O che boci, citrulla!… Fa’ silenzio!…

58 -Armida.(d.d.)E ‘un sentano!…

59 -Teresa.(d.d.)Entriamo e andiamo a vede’, via…(entra)

60 -Armida.(entra; forte)Meaaa!… Vu avete lasciato l’uscio aperto!…

61 -Teresa.(forte)O chetati, scema!… Tu fa’ sveglia’ tutti!

62 -Armida. O ‘un si bociava pe’ codesto?

63 -Teresa. Ah già.

64 -Armida. Ma questi ‘un si svegliano, guarda come dormano…

65 -Teresa. Sentite che freddo che c’è qui dentro… Che sarà, la ventolanza dell’uscio aperto? I’ristronco?… (si avvicina a Mea; la tocca) Mea… O Mea… O mamma, o Armida…

66 -Armida. Che!

67 -Teresa. C’è Mea gliè ghiaccia stecchita… O che sarà morta?

68 -Armida. Morta? Chi, Mea?… Eh, un po’ di visuccio l’ha, eh!… E’ mi pareva un po’ sdutta aquesti giorni, a vedella!… O vai, una di meno!…

69 -Teresa. O via, o che è morta pe’ davvero?

70 -Armida. A te che ti pare?

71 -Teresa. Poera Mea!

72 -Armida. Poero Gosto come farà da sé solo!

73 -Teresa. ‘Un è mica morto anche lui?

74 -Armida.(si avvicina a Gosto)Fa’ vede’…(sottovoce)No, lui no…

75 -Teresa. Eh?

76 -Armida.(sottovoce)Zitta, tu lo svegli!… Lui ‘un è morto…(lo accarezza)Bell’omino, però, vero?

77 -Teresa. Chie?

78 -Armida. Lui, Gosto!

79 -Teresa. Ma che sei scema? O che son cose da dissi ora, codeste?

80 -Armida. Perché? Tanto, chi mi sente?

81 -Teresa. Io ti sento!

82 -Armida. Te ‘un tu conti. Tu se’ zitella anche te…(accarezza nuovamente Gosto)Eppure sarebbe proprioun be’ partito, guarda… D’altra parte anch’io bisogna che pensi a sistemammi, eh…

83 -Teresa. A me mi par che tu abbia pers’i’ capo, guarda! C’è Mea qui morta e dura, ma sentite a chepensa…

84 -Armida. Tanto o prima o poi bisogna pensacci. E siccome l’ho visto prima io, poi ‘un ti prova’ aveni’ fori co’ le moine te, perché ti batto ni’ muro!

85 -Teresa. Io? Ah, no no…


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(si alza a sedere sul letto, furibonda)

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86 -Mea.(spasima di rabbia)

87 -Teresa. Armida! Mea si move!(viene sul proscenio, impaurita)

88 -Armida.(viene sul proscenio)E che sarà!… O ‘un lo fanno anche le lucertole! Tu l’ammazzi e si movansempre!…

89 -Teresa. E’ sono ma ‘ discorsi che tu fai!

90 -Armida.(viene sul proscenio)Macché… E poi, o che ci posso fa’ io? Anche Gosto l’ha sempre avutoun po’ d’occhino diritto pe’ me…


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Gosto.(si alza sul letto; gesto come per dire “ma te tu dai i numeri!”)

Mea.

Armida. Son sicura che mi basterebbe guardallo un pochino così…(fa azione, comicamente)

Gosto.(gesto c.s.)

Mea.(non sa contenersi e dà uno schiaffo a Gosto)

Teresa. Che è stato?

Armida. Boh?

Teresa. Se’ stata te?

Armida. No!

Teresa. Allora chi è stato?

Gosto e Mea.(a tempo, si ributtano giù)

Armida. Loro no di certo!

Teresa. O allora chie?

Armida. Che ne so!


105 -Teresa.(verso il proscenio)Armida, venvia… Andiamo via, andiamo a chiama’ quarcuno…

106 -Armida. Che ha’ paura?

107 -Teresa. E’ ‘un mi garba sta’ qui con tutti que’ discorsi che tu ha’ fatto… E poi c’è de’ rumori…

108 -Armida. Sta’ a vede’, ora c’è gli spiriti!

109 -Mea.(soffia sul lume e lo spegne)

110 -Teresa. Armida!

111 -Armida. Chi l’ha spento i’ lume?

112 -Teresa. Io no!… Ohiohi… E gliè l’anima di Mea… Tu l’ha’ fatta arrabbia’…

113 -Armida. Ma chetati, venvia…

114 -Teresa.(solenne)Anima di Mea!… Se ci sei batti un colpo!…

115 -Mea.(batte un colpo sul comodino)

116 -Teresa. Aah!… Armida! Andiamo via! Andiamo via, c’è gli spiriti!…

117 -Armida. O poer’a noi, o che ci son pe’ davvero… Era meglio se s’era state zitte…

118 -Teresa. Chie, io? Io ‘un ho detto nulla, eh? Oh, anima di Mea!… Io no, eh? Gliera tutta lei quellache chiacchierava…

119 -Armida. ‘Gnamo via, ‘gnamo via…


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Gosto.

Gosto.

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Teresa. Ecco, ‘gnamo via, sarà meglio…

Armida e Teresa.(escono)


SCENA 3: detti e Maso

122 -Voce fuori campo. Dal mulin ritornava un certo Maso, / grand'amico di entrambi, e al raggioincerto / della luna, di lì passando a caso, / vide ch'era di Gosto l'uscio aperto / (cosa insolita), ond'egli dubitò / di ladri, ed a chiamare incominciò:


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(nel frattempo si rialza, toccandosi la gota)

Mea.(riaccende il lume, poi guarda Gosto e fa per tirargliene un altro)

(si ributta giù)

Mea.(si ributta giù anche lei)

Maso.(d.d.)Gostooo!… O Gostooo!… Lo vedi tu ha’ lasciato l’uscio aperto!…(entra)Gosto!…Mea!… (li vede) O che lavoro è? (viene sul proscenio) O gente, o che… Che si lascia l’uscio aperto? Se viene ‘ ladri vi portan via anch’i’ cottrone di sui’ letto! Gosto!… Mea!… Ma guardali! E io a furia di chiama’ mi sono spolmonato!… (va vicino a Gosto)

Voce fuori campo. Invece di trovarli addormentati / Vede che han tanto d’occhi spalancati.

Maso. O sordacci maledetti, o che ‘un sentite neanche quande vi si chiama? Gosto! Mea!(torna sulproscenio) ‘Un si sentiranno mica male?

Gosto e Mea.(non visti da Maso, fanno gli scongiuri)

Maso. Sarà meglio anda’ a chiama’ i’ dottore!(esce)


SCENA 4: detti e Bista


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Voce fuori campo. In quella arriva Bista, il cognato di Mea, con la carriola e la scure…

Bista.(d.d.)Che si pole?… Son Bista, son venuto a riporta’ la carretta e la scure… O di casa!…Che c’è nissuni?… Maremma ghiavola, o che sèe morti tutti?… Oh!… (entra) Ba’… O che siete a letto?… Ma vo via subito, eh… Son venuto a riporta’ la carretta e la scure. (pausa) ‘Nteso?… La carretta!… La scure!… Quelli che vu m’avevi prestato l’attro giorno!… ‘Nteso?… (pausa) No, siccome… ‘Un ti preoccupa’, eh, Gosto, ci penso io a fagli rifa’ i’ filo… Però la scure, ‘nsomma… Taglia, eh, poer’a te… Però… Sa’, c’ho avuto da fa’ tanto… (pausa; viene sul proscenio) E io dicevo “ora quande glielo dico chissà come s’arrabbia…” ‘Nvece ‘un s’è mica arrabbiato punto! ‘Un s’è mosso neanche!

Gosto.(si alza a sedere sul letto, infuriato con Bista, poi a tempo si ributta giù)

Bista. Oh, allora… O Gosto…(torna indietro)Visto che stasera tu se’ ‘n bona ti volevo dire… Lacarretta… Aveva un manico un po’ mezz’e mezzo, no?… E ora, ‘nsomma, pe’ falla corta… Mezzo e mezzo ‘un è più… Gliè mezzo e basta, perché un pezzo mi rimase ‘n mano… Ma ci penso io, eh, o Gosto, ‘un tu t’ha’ a preoccupa’ di nulla! ‘Nteso? (pausa; torna sul proscenio)

Gosto.(stesso movimento di prima, più arrabbiato)


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Bista. Ma guarda, e po’ si va a giudica’ la gente! Alla carretta ci tiene com’alle pupille dell’occhi,‘un ha neanche fiatato!…. Gliè un bravo ragazzo, via, ‘un c’è nulla da di’… (torna indietro) Allora

Gosto ci penso io, ai’ manico e alla rota!… Già, o che te l’avevo detto della rota?… Io l’avevo visto quande tu mi desti la carretta che gliera un po’ scheggiata, te lo volevo quasi di’… Poi ier l’attro ho preso una buca quande l’avevo piena di legna… Chiò!… M’è toccato fa’ una sudata… L’ho accomodata un po’ a quello mòo, ma poi te la fo risistema’ perbene… Eh, Gosto? (pausa; tornaancora sul proscenio)

Gosto.(stesso movimento di prima, ancora più arrabbiato)

Mea.(lo trattiene)

Bista. Io ne rimango. Ne rimango!… Gosto, ‘un me lo credevo che tu fossi bono di core così,guarda!… Ma proprio bono bono bono, ma neanche com’i’ pane, come… Come la stiacciata di Pasqua co’ la verdea, vah… (torna indietro) A proposito, te lo volevo porta’ un fiasco, me lo son scordato… Te lo porto quest’attra vorta, vai… No, o Gosto! Te lo porto, via, te lo porto e te lo porto!… Via, ora vo via, eh, perché gliè tardi… E’ lo so, o Gosto, e son venuto ora perché tu m’avevi detto che ti ci volevano… Son venuto apposta… E ti ci vogliano, bah, son venuto apposta… (pausa) Ti ci vogliano, Gosto? La carretta e la scure? Eh? Ti servano? (pausa) No perché se ‘un ti servano… Ma ti servano?… Perché, ‘nteso, io avre’ sempre da fini’, t’ho riportato ugni cosa perché tu m’avevi detto… Allora ‘un ti ci vogliano? (pausa) Allora guarda, se ‘un ti ci vogliano… Eh? O Gosto, ma davvero? Dimmelo se ti ci vogliano, eh!… O Gosto, guarda, te tu se’ troppo bono! Allora li ripiglio io, eh, me li riporto ‘n là!… Bono, ragazzi, bono bono e basta, gua’!… Allora bonanotte, Gosto… Bonanotte, Mea… Come tu se’ bono, Gosto… ‘Un me lo merito un amico come te… Bona Gosto… Vo via… (esce)

Gosto.(come prima, arrabbiato; fa per tirargli dietro il vaso da notte)

Mea.(come prima, lo trattiene)


SCENA 5: detti, Togno e Cecco


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Voce fuori campo. Ma due amici di Gosto che tornavano da veglia…

Togno.(d.d.)Cecco, guarda!… Gosto ha lasciato l’uscio di casa aperto!…

Cecco.(d.d.)L’ho visto!… ‘Un gli sarà mica successo quarche cosa?

Togno.(d.d.)O che lo so, ora si vede…(entra)

Cecco.(entra)

Togno. Ma che fanno, dormano?

Cecco. A te che ti pare?

Togno. Mah. Io so che quande a Gosto gli vien la lolla di quella bona e s’addormenta sott’i’fico… Tu lo senti russa’ dai’ poggio di là…

Cecco. E allora?

Togno. Che senti quarche cosa te ora?

Cecco.(ascolta)Noe.

Togno. E allora ‘un dorman mica.

Cecco. Proviamo a sveglialli.

Togno. Se ‘un dormano, come fa’ a sveglialli!

Cecco. E se dormano?(tentennandoli)Gosto… Mea…

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(tentennando ancora)

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158 -Togno.(tentennando anche lui)Mea… Gosto…

159 -Cecco. E vu avete lasciato l’uscio aperto! Svegliatevi!…

160 -    Togno.                                    Mea… Gosto… Oh! Ma che rispondete o no?… Mea!… Gosto!…

161 -Cecco e Togno.(continuano a fare tentativi, a soggetto)

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Cecco.(desiste e viene sul proscenio)Togno!

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Togno.(desiste anche lui e raggiunge Cecco)Oh.

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Cecco.(grave)E’ ‘un dormano.

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Togno. E gliè un po’ che te lo dico.

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Cecco. ‘Un gli sarà mica preso un accidente?

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Gosto e Mea.(non visti da Togno e Cecco, fanno gli scongiuri)

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Togno. O che lo so… Così tutto ‘nsieme?

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Cecco. A volte gli accidenti pigliano un po’ pe’ volta…

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Togno. Un po’ pe’ vorta?

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Cecco. Ai’ poero Beco. Te lo ricordi i’ poero Beco?

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Togno. Me lo ricordo sì.

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Cecco. Anc’a lui… Stava proprio bene e poi piano piano…

(si china lentamente) Piano piano…

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Togno.(si china insieme a Cecco)Piano piano?

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Cecco.(arriva quasi a prostrarsi; poi torna su)Chiò!

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Togno.(torna su anche lui)Chiò?

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Cecco. Chiò!

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Togno. Così tutto ‘nsieme?

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Cecco. Che tutto ‘nsieme! Se ti dico che gli prese piano piano!

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Togno. Ah già.

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Cecco. Gliè meglio anda’ a chiama’ i’ prete pe’ raccomandagli l’anima, venvia…

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Togno. Come? Davvero?

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Cecco. Eh, perché qui piano piano…

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Togno. Piano piano…

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Cecco. Chiò!

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Togno. Anche loro!

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Cecco. Sieee!…

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Togno. No, via, allora bisogna proprio anda’ a chiama’ i’ prete… Vo io, eh?

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Cecco. Va’ te, va’ te.

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Togno. Te resta qui, tu se’ più esperto, tante vorte…

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Cecco e Togno.(in coro)Chiò!…

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Togno. Famm’anda’, famm’anda’ ‘un abbia a fa’ tardi…

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Cecco. Vai, io sto qui, tante volte ci fosse bisogno di qualche cosa, ‘un si sa mai… Ma guarda di

fa’ una cosina di giorno, se no è capace che i’ prete ‘un fa neanche ‘n tempo…

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194 -Togno. Corro! In un baleno vo e torno!…(esce)


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Cecco.(sul proscenio)Gosto!… Mea!… Poeri amici miei, o che vi sarà successo? O che pe’ l’appuntov’è preso un accidente a tutt’e due ‘nsieme! ‘Un vi poteva piglia’ prima a uno e po’ a quell’attro?

Gosto e Mea.(non visti da Cecco, fanno gli scongiuri)


SCENA 6: detti e il Dottore, poi il Priore e il Chierichetto


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Dottore.(d.d.)Permesso?(entra)

Maso.(entra)

Dottore. Dove sono questi ammalati? Vediamo, vediamo…

Cecco. Sor dottore, ha visto che disgrazia? Al povero Gosto e alla buona Mea è preso unaccidente!

Dottore. Cose che capitano ai vivi. Comunque ora li visito e poi si vede.(visita Gosto)Il cuore vasempre, ma un po’ lentamente. Vediamo Mea. (va da Mea e la visita) Perbacco! Mea sta peggio, eh! Sembra che il cuore ce n’abbia veramente per poco! Sarà meglio fare una punturina di canfora. Sì sì sì sì… Una bella punturina di canfora… (prepara la puntura) Piuttosto, mentre io preparo la puntura, avete pensato a chiamare il Priore? Perché Mea mi sembra che cammini, eh…

Cecco. Sì, dottore, c’è ito Togno, dovrebbe sta’ poco…(guarda fuori)Se ‘un mi sbaglio eccolo chearriva.

Priore.(d.d.)Permesso?

Tutti. Avanti!…

Priore e Chierichetto.(entrano; il Chierichetto reca il secchiello con l’aspersorio)

Dottore. Venga, venga sor Priore!… Ecco qua un caso davvero strano. Al povero Gosto e allabuona Mea è venuto un improvviso malore, così grave che sicuramente li condurrà alla tomba! Vede che colore? Mea poi… Sembra che voglia spirare da un momento all’altro!


207 -Priore. Poveretti… E meno male che ho fatto in tempo!… Posso cominciare laraccomandazione dell’anima?


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Dottore. Un momento. Prima voglio fare questa punturina a Mea. Sa, ‘un si sa mai, potrebbeanche ripigliare un pochino…

Priore. Prego, dottore, faccia pure!

Dottore. Togno, aiuta la scienza medica!…(si avvicina a Mea)

Togno.(esegue)

Mea.(all’avvicinarsi del dottore, inizia a spedatare furiosamente)

Dottore. O questa? È un caso proprio nuovo. Ha sentito il beneficio della puntura prima ancoradi prenderla. Si vede che non la richiede! Tutto rispiarmo!

Priore. Allora, posso comiciare?

Dottore. Un momento, ripongo i ferri e vi faccio posto.(esegue)

Bista.(d.d.)Gostooo… O Gosto…(entra)È successa una tragedia!…

Cecco. Poeri amici miei!


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Bista. Ma che poeri amici tua!… Poera la carretta!… Ai’ buio m’è andata di sotto dai’ ciglione, mis’è spaccata tutta… Mi ci ero anche affezionato gua’… (vede il Priore) Se’? I’ Priore? O che è successo?

Cecco. E’ gliè questa la tragedia, altro che la carretta!

Bista. No! Gosto!… O Gosto!… E’ lo so, gliè stato i’ dispiacere della carretta!… O perché tu mel’ha’ prestata, se tu gli volevi così bene! Eh? Guarda come tu ti se’ ridotto, tu mi fa’ senti’ anche ‘n corpa… (si mette a piangere)

Dottore. Vada, sor Priore, io ho finito. Buona sera.(esce)

Tutti. Buona sera, dottore…


SCENA 6: detti, Armida e Teresa


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Armida e Teresa.(entrano, circospette)Buonasera.

Tutti.(chiedono silenzio)

Armida. O quanta gente c’è?

Teresa. E’ faranno la veglia, no?

Priore.(si fa il segno della croce)Gosto, Mea, figlioli cari…

Teresa. Uh bene, c’è i’ so’ Priore… Meno male…

Armida. Così ‘un c’è spiriti che tengano!

Priore. Silenzio… Gosto, Mea, figlioli cari… Ecco giunto per voi l’ultimo momento, il momentoin cui siete disposti a ben morire.

Teresa. O Mea ‘un era bell’e morta?

Armida. Disposti? Tutt’e due? O che more anche Gosto? M’è andata male anche questa vorta!

Teresa. O sta’ zitta!… Ci sta anche che ‘un moia nessun de’ due!

Armida. Sì, e’ mi va male uguale!…

Priore. Figliole! Silenzio!… Dicevo, ecco giunto per voi il momento in cui conviene disporsi aben morire. Se avete qualcosa da dirmi, ditemelo subito. (pausa) Tu, Gosto, devi disporre a chi lasciare questa tua casetta, il tuo asinello, gli arnesi del tuo lavoro e tutto il resto. E anche voi, Mea, avrete pure qualcosa da lasciare, no?

Voce fuori campo. Quindi coll'aspersorio benedisse / la muta coppia che colà giacea;(il Prioreesegue) / aggiungendovi quel che si suol dire, / allor che andiamo a farci benedire. / Poi cominciòpieno di fé e di zelo:

Priore. Gosto! Figliuolo mio, fratello amato, / vedi? Il ciel ti vuol ben, per questo il cielo / t'hacon un accidente visitato; / trar dunque da tal visita profitto / convien, caro figliuolo.

Voce fuori campo. E Gosto, zitto.

Priore. Ma le scale del ciel sono di vetro, / ed al volo convien esser leggeri, / né la roba si puòtrascinar dietro; / vedi? E principi e duchi e cavalieri, / al par di chi sta in umile abituro, / devon morire ignudi.

Voce fuori campo. E Gosto, duro.

Priore. Infelice per altro è, o figliuol caro, / chi pone amore alle cose terrene! / Se tu dunque milasci del denaro, / penserò a farti dir poi tanto bene, / e allor potrai d'un avvenir più lieto / godere eternamente.


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Massimo Valori – La ‘ontesa di Gosto e Mea


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Voce fuori campo. E Gosto, cheto. / Quindi il buon prete a Mea si volse, a cui / disse:

Priore. Chi fa del ben, se lo ritrova: / anche a voi dico quel che ho detto a lui; / se i lenzuol,dunque, e la coperta nuova, / e le panche, e il saccon mi lascerete, / meglio per voi; se no non canta il prete.

Mea.(si alza a sedere)La materassa no, che c’ho rifatt’i’ guscio!… Gosto.(si alza a sedere)O va’ a serra’ l’uscio!…

Voce fuori campo. E mancò un ette / che di peggio non disse il buon curato. / I suoi passiperaltro non perdette, / e non del tutto si trovò burlato, / ché Gosto volle ogni anno celebrare / quel fatto, dando al prete un desinare.


FINE DELLA COMMEDIA


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