La parte più sana della società

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LA PARTE PIU’ SANA DELLA SOCIETA’

( Nonnismo )


Commedia in tre Atti

Di

Antonio Sapienza



Personaggi:

Vincenzo Cataudella...................................................................Ufficiale in servizio permanente;

Clara............................................................................................moglie di Vincenzo;

Caruso..........................................................................................Maresciallo di carriera;

Maimone......................................................................................militare di leva;

Borruso.........................................................................................medico e militare di leva.



La vicenda si svolge a cavallo tra gli anni settanta e ottanta in un Reparto militare.



Atto I 

Sulla scena e’ stato ricostruito l’interno di un ufficio in disordine. Scrivania, sedie, poltroncine, lume da tavolo, qualche quadro (o poster) alla parete, una finestra che da sul cortile. Carte sulla scrivania. All’apertura del sipario, tra suoni di tromba di motivi militari, al buio, entra un uomo che va verso la finestra e apre i battenti. Luce. I suoni si affievoliscono fino a terminare. L’uomo e’ Caruso, il maresciallo.
Car.- (Vedendo il disordine nella stanza, e cercando di sistemare alla meglio) Quel lavativo di piantone non si e’ degnato neppure di mettere a posto le sedie…(vedendo la polvere sulla scrivania) figuriamoci se so e’ preso cura di spolverare (passa il dito sul piano), o di lavare il pavimento (scoraggiato) E adesso mi becco io una cazziata dal capo. Ma io a quel lavativo gli tolgo il “ Quarantotto” di questa settimana, parola di Caruso, maresciallo scelto in servizio permanente e con trent’anni di servizio. (gridando) Maimone! Maimone! ( non si presenta nessuno) Ah, se avessimo fatto il colpo di stato. Disciplina, perbacco, disciplina…(esasperato) Maimone…(poi affacciandosi all’uscio) Maimone, che sei sordo?-
Entra il soldato Maimone, giovane dinoccolato e svampito.
Mai.- (ponendosi sugli attenti) Comandate signor maresciallo.-
Car.- Comando un cavolo! Maimone, Maimone, piantone capoccione, hai spazzato l’ufficio del capitano? (fa cenno di mostrare la stanza) l’hai lavato? L’hai spolverato?-
Mai.- Certo signor maresciallo, forse signor maresciallo, non ricordo signor…-
Car.- …maresciallo (con tono ironico) E allora il maresciallo, senza signore, ti dice: vuoi il quarantotto? Bene, datti da fare, spazza e pulisci prima che arrivi il capitano. –
Mai.- E’ un ordine signor maresciallo?-
Car.- E’ un ordine, un’avvertenza, un consiglio. ( esasperato) ma ti prego, non farmi avere grane col capo di capomattina.-
Mai.- Obbedisco! ( si mette all’opera, intanto Caruso esce) Il signor maresciallo oggi e’ nervoso, chissa’ perche’? Forse non ha dormito bene…o avra’ litigato con sua moglie…oppure e’ senza soldi…perche’ a fine mese, quando e’ in bolletta, diventa intrattabile. E pazienza, e’ naja! (fischietta una canzone militare dei congedanti, dietro una marcetta militare che si ode in sottofondo).
Dalle quinte si sente la voce di Caruso che saluta il capitano. Quindi entra in scena il capitano Vincenzo Cataudella. E’ un uomo suo quarant’anni, alto, signorile nell’aspetto, arrogante e bonario, secondo i casi: autoritario e paternalistico di carattere.
Mai.- (scorgendolo si pone sugli attenti con la scopa in mano) Comandi, signor capitano!-
Cat.- Comodo, comodo. Continua pure, finisci le pulizie (fa cenno con la mano), io , intanto, vado a prendere il caffe’ col maresciallo Caruso.-
Mai.- Attento capo, il signor maresciallo oggi e’ nervoso! Cazziate in vista! –
Cat.- (con rassegnazione, assecondandolo) Grazie per l’avvertimento. Cerchero’ di non farlo innervosire. (lascia il cappello e la borsa sopra il tavolo e si accinge a uscire, quando rientra Caruso)
Car.- Comandante, vi siete fatto il segno della croce? Si? Bene, tenetevi forte, indovinate che c’e’ di la’?-
Cat.- (che aveva risposto a segni) Borruso? (conferma di Caruso) Oh, no!-
Car.- Purtroppo si. E’ proprio lui. Ed e’ di la’. Che faccio? Lo introduco al vostro cospetto?-
Cat.- Introducete, introducete (ironico, poi serio) Addio caffe’. Questo e’ il buongiorno.-
Mai.- (spolverando) Signor capitano, perche’ vi incazzate quando viene Borruso?-
Car.- Zitto Maimone. Eppoi ricordati che stai parlando col tuo comandante. Misura le parole.-
Cat.- Lasciatelo parlare, Caruso. (poi a Maimone) Vedi giovanotto, io non m’incazzo quando viene Borruso. Io non ho nulla contro di lui, ma vedi, il tuo commilitone e’ un ragazzo troppo problematico, troppo sensibile. Ecco lo definirei, quasi quasi, un rompicoglione. Ecco che quando lui viene qui da me, io vorrei trovarmi altrove.-
Mai.- Non ho capito bene, ma se lo dite voi…-
Car.- Maimone, se hai finito, levati dai piedi ( Maimone non se lo fa dire due volte ed esce in fretta lasciando tutto come si trova). E ti pareva…(sconsolato guardando il capitano che fa cenno che non fa nulla) Che faccio, allora? Lo introduco?-
Cat.- (rassegnato, sedendosi dietro la scrivania) Fatelo passare.-
Car.- Subito. (esce per rientrare subito dopo seguito da Borruso) Signor capitano, il soldato Borruso a rapporto. (poi esce chiedendosi la porta alle spalle).
Bor.- (mettendosi sugli attenti) Comandi.-
Cat.- Comodo, comodo. Borruso, dunque, questa e’ la settima volta in un mese che ti metti a rapporto. Stavolta, spero, per motivi validi…io non ho tanto tempo. Allora?-
Bor.- Signor capitano, io ho diritto di dormire?-
Cat.- (sorpreso) Come, dormire? Di notte? (cenno affermativo di Borruso) Ma certo, s’intende, che domande. (poi freddo) Allora?-
Bor.- Vi faccio questa domanda perche’ sono quattro notti che non dormo.-
Cat.- (infastidito) E rivolgiti all’infermeria. Io cosa posso farci?-
Bor.- Mi fate cosi’ sciocco? Signor capitano, con tutto il rispetto, siete fuori strada. L’insonni non c’entra, c’entrano i nonni.-
Cat.- I nonni? Che nonni?-
Bor.- Comandante lo sapete benissimo di che nonni parlo: degli anziani, dei militari arrivati in caserma qualche mese prima di me, di Maimone e di altri trenta vessati.-
Cat.- E allora parla chiaro: degli anziani. Embe’? e allora?-
Bor.- Ma sono conosciuti come nonni…-
Cat.-…(interrompendolo bruscamente) Qui, in caserma ci sono Ufficiali, sottufficiali, graduati di truppa, e la truppa! Non esiste nessun’altra categoria! Qui non c’e’ altra gerarchia che quella legittima!-
Bor.- ma…-
Cat.- Borruso, la mafia e la massoneria, sono altrove, intesi?-
Bor.- Lo voglio sperare…pero’ mi dispiace insistere, ma questa…come dire? organizzazione sia pure distorta, esiste, eccome. Comunque, non voglio farvi adirare come successe venerdi…-
Cat.- (calmandosi) Mi rovinasti il fine settimana…e oggi e’ lunedi.-
Bor.- Non accadra’ piu’. Col vostro permesso, io avrei finito…-
Cat.- Finito? E mi avresti tenuto occupato per parlarmi d’insonnia, di presunti nonni…ma ti sembra che io abbia tempo da perdere?…i nonni…-
Bor.- E, io a causa di questi nonni che non esistono, non dormirei…-
Cat.- Ti turbano i sogni?-
Bor.- No, solamente mi impediscono di dormire.-
Cat.- (incollerito) Come, perddio!-
Bor.- Col sistema del gavettino.-
Cat.- ( Sbuffando) E diamine! Per un gavettino! Caro giovanotto, da che mondo e’ mondo, nelle caserme, questi scherzi si sono sempre fatti e nessuno si e’ sentito ferito e offeso tanto da ricorrere al reclamo presso il proprio comandante.. E’ goliardia, e’ roba da collegiali.-
Bor.- Mi dispiace che non vogliate comprendermi. Comunque tra un gavettino – goliardico, come dite voi – e un gavettone di venti, trenta litri di acqua puzzolente, differenza ne corre – e come! Poi, se la doccia nauseabonda si ripete notte dopo notte…e questo perche’ non ho voluto fare la branda ad un nonno.-
Cat.- Ma sono goliardate, ragazzate. A me da matricola universitaria mi fecero lavare le palle dell’elefante del “ Liotro”. Sai cos’e’ il Liotro?
Bor.- No, mi dispiace.-
Cat.- E’ un monumento di un elefante, simbolo della mia citta’. E che credi, che sia andato a reclamare dal Magnifico Rettore? O dal Sindaco? Ho accettato lo scherzo e basta. Anzi ti diro’ di piu’: mi sono anche divertito.-
Bor.- Sono stato universitario anch’io, e di scherzi dai “fagioli” o dalle “colonne” ne ho ricevuti parecchi, ma questi dei nonni non sono scherzi e’ prevaricazione, intimidazione, prepotenza e forse anche…violenza.-
Cat.- Ma cosa vai dicendo. Dai, torna al Reparto e non pensarci piu’.-
Bor.- E mi lascio bagnare anche stanotte?-
Cat.- Vedrai che si stancheranno. (come se il dialogo fosse finito) Si stuferanno, prima o poi si stuferanno.-
Bor.- E nel frattempo?-
Cat.- (sbuffando) A Borruso, cosa vuoi farmi dire? che nel frattempo o fai la branda all’anziano, oppure ti becchi una polmonite? Ma tu, oggi, cosa vuoi da me?-
Bor.- Voglio…anzi volevo giustizia.-
Cat.- Che parolona. Bene, soldato Borruso, faro’ delle indagini al fine di appurare il colpevole e punirlo severamente…( vedendo Borruso con un sorriso sarcastico sulle labbra) Non sei contento? Bene allora fuori il nome!-
Bor.- Quale nome, scusi?-
Cat.- Ma del colpevole, al fine di punirlo.-
Bor.- Non posso fare nomi perche’ pur sapendo chi e’ il mandante, non ho le prove contro nessuno… a turno essi sono mandanti ed esecutori.-
Cat.- Bene, se non hai da fare nomi, si procedera’ d’ufficio. E adesso basta, i l rapporto e’ terminato.( si china a guardare delle carte)-
Bor.- (irrigidendosi) Comandi! ( gira sui talloni ed esce)-
Cat.- ( rispondendo con un cenno del capo, poi chiama Caruso) Caruso, portatemi la posta.-
Car.- (entrando con in mano una cartella) Ecco la posta comandante…(poi piano) E’ andata bene oggi con Borruso?-
Cat.- Meglio delle altre volte. E’ un rompiballe quel ragazzo. Sempre a lamentarsi, sempre a protestare. Ma cosa vuole? La vita militare non l’ho inventata io. E’ naja!-
Car.- E’ un giovanotto molto intelligente, istruito, ma anche un poco piantagrane. ( posa la posta, e attende)-
Cat.- (alzando la testa e guardandolo interrogativamente) Beh? Perche’ non andate? Che volete ancora?-
Car.- ( restando sul posto) Ecco, tra le carte ho visto un dispaccio del Ministero, direzione generale degli Ufficiali, Reparto avanzamento, forse…(indica Cataudella)-
Cat.- (rovistando la posta e trovando il dispaccio) Forse pensate che ci siano buone notizie per me?-
Car.- Esattamente, signore.-
Cat.- E allora a voi l’onore di aprirlo. (Caruso lo prende, ma e’ indeciso) Apritelo, su’!-
Car.- Io? Mai sia. No , fate voi.-
Cat.- Avanti, siete voi che morite dalla curiosita’ di sapere come e’ andato il mio avanzamento…Aprite.-
Car.- (Caruso apre la busta e prende il foglio, Cataudella finge di essere distratto) Ecco fatto. Dunque( inforca gli occhiali, Cataudella sbuffa): Al capitano…-
Cat.- Basta cosi’!-
Car.- Come basta cosi’, e il resto…-
Cat.- Il resto lo so a memoria: si comunica alla S. V. che la commissione ordinaria di avanzamento l’ha giudicata idonea all’avanzamento, ma per effetto della sua posizione in graduatoria, ella non e’ promossa al grado superiore. ( a Caruso che lo guarda sbalordito) C’e’ scritto proprio cosi’, vero? (Caruso annuisce) E mio caro, se questa lettera e’ intestata al capitano, vuol dire che non sono maggiore, non mi hanno promosso. E pertanto non sono un indovino maresciallo Caruso.-
Car.- Mi dispiace…io volevo, io speravo…e’ la settima volta…-
Cat.- Bravo, bravo le avete contate. La settima volta, si. E non sara’ l’ultima. Ora per favore, lasciatemi solo, avrei…avrei da fare.-
Car.- Vado, vado…pero’ se avessimo fatto il colpo di stato…-
Cat.- Saremmo in galera! Ma suvvia, chi vi ha messo in testa queste sciocchezze del colpo di stato? E‘ stata solo un’invenzione della stampa - per i creduloni. Perlamiseria, capitelo una buona volta!-
Car.- Voi siete troppo buono, signore. Mi volete nascondere le vostre capacita’. Ma lo so che all’epoca dei…fatti voi eravate a Roma…ergo…(ammicca).-
Cat.- (sbuffando) Sono minchiate Caruso! Solo solenni minchiate. Poi io a Roma, in quel periodo, ci sono stato, ma solo per sostenere gli esami d’avanzamento a Maggiore. E finiamola, eh?-
Car.- Intesi, intesi…Ma ora capisco perche’ non vi promuovono. (piano) Quelli, i politici, hanno saputo…hanno indagato…spiato…captato…per loro siete pericoloso, e’ una classe politica marcfia, per cui…-
Cat.- (perdendo le staffe) Basta cosi’! Non una parola in piu’. Per oggi, tra Borruso e voi, ne ho abbastanza.-
Car.- Ho capito. Comandi!-
Cat.- (rasserenato) Un caffe’ grazie.-
Car.- Ah, il caffe’ giusto, non avevo afferrato subito il messo. Voi siete sarcastico, iracondo…-
Cat.- (pazientemente) Satirico, ironico…e senza un goccio di caffe’ da stamattina.-
Car.- Mi permetta, comandante, offro io!.-
Cat.- Grazie, accetto per punirla dei discorsi che mi ha fatto. (prende il cappello, stanno per uscire, quando entra Maimone)-
Mai.- Signor Capitano, c’e’ vostra moglie di la’.-
Car.- Si dice la sua signora, eppoi si bussa.-
Mai.- (confuso) Ma no, e’ sua moglie, io la conosco.-
Car.- Ma si annunzia: la sua signore, per una forma di cortesia.-
Cat.- Lasciate perdere Caruso. Maimone, fai entrare la…mia moglie. Caruso, mi volete scusare?-
Car.- (cerimonioso) Prego, prego. Andiamo Maimone. (quasi se lo trascina via, poi dalle quinte) S’accomodi signora, il signor capitano la sta aspettando. (intanto Cataudella si pone dietro la scrivania e finge d’essere occupato) –
Entra Clara Cataudella, una donna belloccia sui trent’anni. Veste con una certa eleganza.
Cla.- E’ permesso? Ciao caro. (gli offre la guancia da baciare).
Cat.- Che sorpresa, entra, entra (andandole incontro) accomodati. (da un finto bacia alla guancia, sposta una sedia e la offre alla moglie) A cosa debbo il piacere di questa eccezionale visita?-
Cla.- Beh, poi tanta eccezionale non e’; in fondo anche altre volte sono venuta a trovarti in ufficio.-
Cat.- (tra se) E sempre per grane… (alla moglie che lo guarda interogativamente) Dicevo ho poco tempo, ci sono grane in vista, debbo andare dal Comandante, e…-
Cla.- Perche’ lo dici cosi? Andare dal comandante significa per forza grane in vista? Comunque sono venuta proprio per questo.-
Cat.- (sbalordito) Sei venuta per delle grane con Comandante?-
Cla.- Sciocchino, proprio io ti farei avere delle grane? E col comandante? Ah, come non mi conosci e non conosci neanche tutte le mie risorse. Ascoltami bambinone, in un certo senso hai indovinato: c’entra il comandante, ma solo perche’ avrei pensato di invitare lui e signora a cena, tra amici, insieme ai Broccoli e ai Meloni…-
Cat.- (ironico) …e ai Cucuzza e Rapicavoli…-
Cla.- Spiritoso...(acida)-
Cat.- Scusami cara era soltanto una battuta.-
Cla.- …di pessimo gusto. Dunque, dicevo…quindi…insomma dovresti pensarci tu ad invitarlo…poi dovresti dirlo anche a quel tuo collega, nuovo arrivato…come si chiama…-
Cat.- Ganci.-
Cla.- Si, certo, e anche alla sua signora…-
Cat.- (secco) E’ scapolo!-
Cla.- Ah si? Beh, invitalo lo stesso.- 
Cat.- Senti cara, io ci saro’ a questa cena?-
Cla.- Uffa che rottura. Certo che ci sarai, sei mio marito, no?-
Cat.- Gia’, gia’…e senti, ci saro’ io, tu, Ganci, i Meloni, i Broccoli, ma non ci sara’ il comandante e signora.-
Cla.- (allarmata) Perche’? sono forse gia’ impegnati? (mordicchiandosi il labbro) Certo, dovevo immaginarlo, quella perfida della Leoni se li sara’ gia’ invitati. Mi ha preceduta la vipera, degna moglie di quel leccapiedi del maggiore Leoni…-
Cat.- Non lo so se la Leoni lo ha gia’ invitato, io so di sicuro che non lo invitero’ io.-
Cla.- Come hai detto? (minacciosa)-
Cat.- (ritornando dietro la scrivania) Ho detto che non li invitero’.-
Cla.- E’ inaudito! E sentiamo: perche’?-
Cat.- L’hai appena detto per il maggiore Leoni: per non fare il leccapiedi. Io sono un ufficiale serio…-
Cla.- …e resti sempre capitano…-
Cat.- Ah, l’hai gia’ saputo?-
Cla.- (con noncuranza) Certe cose non si possono nascondere…a pensare che io avevo gia’ sparso la voce che ti avevano promosso…-
Cat.- E hai fatto male! Essere idoneo non significa automaticamente essere promosso.-
Cla.- E ora che fai?-
Cat.- Chi io? Tu cosa farai: adesso te la sbrogli tu…con le signore del circolo.-
Cla.- Faro’ una figuraccia, lo so. Ma questo volta ci contavo proprio proprio. La signora Meloni mi aveva assicurato d’aver saputo dalla moglie del generale Gentile che ti avrebbero senz’altro, promosso. Oddio, che figura. (poi con veemenza) E questo per colpa tua! Non hai un briciolo d’ambizione, non sai rapportarti coi comandanti che saranno poi a Roma i componenti della commissione d’avanzamento, non sai fare il carino. E io che posso fare? Cerco d’aiutarti intessendo relazioni sociali con persone importanti. Ma fino a quanto mi posso spingere? Non certo fino al punto di andare nel loro letto.-
Cat.- Zitta! Zitta, per carita’. Sai bene come la penso.-
Cla.- Certo, sei tutto d’un pezzo. Ma io sono stufa di essere sempre la moglie di un capitano, con quel misero stipendio, senza poter disporre abbastanza.-
Cat.- La differenza di stipendio tra un capitano anziano, come me, e un maggiore e’ minima.-
Cla.- E l’incarico? Dove lo metti?-
Cat.- L’incarico? E cosa c’entri tu col mio incarico?-
Cla.- Ma andiamo! Non fare lo gnorri! Lo sai che cambiando incarico potresti andare in posti di grande responsabilita’, dove ci sono le leve del comando, i fondi, le disponibilita’, gli appalti…-
Cat.- Cosa vuoi dire?-
Cla.- (spazientita) Che con questo finirebbero le nostre ristrettezze. Vedi i Pavoni? In due anni di incarico presso quell’ufficio (allusiva) si sono fatti la villa al Tigullio. Per non parlare dei Spinozzi! Ci sono comprati un super attico con giardino pensile e piscina…-
Cat.- Quelli hanno ereditato. In quanto ai Pavoni, hanno avuto una grossissima occasione. E comunque la stanno ancora pagando.-
Cla.- Vincenzo, sei scemo! Quelli si sono fatti i soldi con gli appalti, con le forniture, amministrando i fondi…-
Cat.- Basta cosi’! Clara ti proibisco di continuare. Stai infangando l’onore di due ufficiali, miei colleghi, miei amici, di due galantuomini.-
Cla.- Che sanno fare i loro interessi.-
Cat.- Qui non si fanno gli interessi privati, ma quelli della Nazione e del suo popolo. Ma cosa credi che siamo come certi politici corrotti? Come certi funzionari disonesti? Come alcuni imprenditori senza scrupoli? Come i ladri e gli assassini? Noi siamo la parte piu’ sana della societa’! Noi siamo i garanti della sicurezza dei cittadini, intesa in tutti i sensi. Noi siamo…-
Cla.- …Ma che noi siamo del cavolo! Forse lo sei tu! Anzi tu lo sei di sicuro! E sei l’ultimo! E meno male, perche’ sei l’unico scemo di tutte le forze armate italiana e forse anche estere. Ma datti una regolata, svegliati, apri gli occhi, fesso! In questa societa’ chi non e’ furbo soccombe.-
Cat.- Noi non siamo morti, ne’ c’e’ una lontana possibilita’…-
Cla.- (interrompendolo irritata) E basta! Basta, basta! Sei pomposo, retorico e ridicolo! Sei, sei impossibile! No, sai? Tu da questo momento in poi darai retta a me! Da oggi alla tua carriera ci pensero’ io. Vai dal comandante e dagli l’invito, anzi telefonagli da qui, davanti a me.-
Cat.- Mi dispiace…-
Cla.- Tu lo farai! Lo devi fare! (cambiando tono e facendosi carezzevole) Ascoltami caro, che male c’e’ se tieni buoni rapporti coi superiori? Cosa ci costa mettere due coperti in piu’? potrebbero fruttarci in seguito…dai micione, fammi contenta.( gli fa le moine)-
Cat.- (titubante) Ecco io…credo che non sia il caso…proprio per telefono, poi ci vuole tatto, che non ho…(suona il telefono, Cataudella come se cercasse una cima di salvataggio, si precipita a rispondere) Pronto? Ah e’ lei Rizzi? Come sta? Io bene, grazie…dica, dica. Il capo mi vuole parlare? ( a Clara, tappando il microfono, preoccupato) Mi vuole parlare il comandante…(Clara fa cenno come per dire: meglio, diglielo subito. Da questo momento e per tutta la telefonata fara’ la controscena) Pronto? Agli ordini comandante, mi dica…Certo, certo…si e’ mio…ma sicuro…un attimo che mi accerto…resta il linea? Un solo attimo allora (cerca fra i fogli sulla sua scrivania) Ditta Sclafani…si ce l’ho qui, mi dica…ecco, ci sarebbero ancora dei documenti…ah, li ha gia’ lei?…e per l’operativita?…ma non si potrebbe…Ah, e’ questione di sicurezza, beh, allora cambia tutto, metto il benestare e la passo subito all’amministrazione per la liquidazione…gia’ sono un pochino pignoletto, certo e’ il mio carattere, ma con lei, s’immagini…certo capisco elasticita’ e disponobilita’…uniti alla fermezza. Proprio come la penso io, comandante, Sara’ fatto, lo consideri fatto! (Clara insiste, Cataudella e’ titubante) Signor colonnello, avrei… vorrei…sa, mia moglie…avrebbe un invito da porgere a lei e alla sua gentile consorte…si tratta di un invito a cena per stasera…ah, capisco…certo, si sa…alla prossima…ma si figuri…ossequi alla signora, grazie ricambiero’. (posa il telefono e si asciuga il sudore dalla fronte, Clara fa una smorfia di disgusto verso di lui, poi sdegnata si gira dall’altra parte) Ha gia’ un altro impegno.-
Cla.- Cosa ti dicevo? La Leoni mi ha preceduto. Figlia di…-
Cat.- Clara, controllati.-
Cla.- Mi controllo, mi controllo, sono una signora, io. (sottolinea io) Beh, adesso scappo, ho da fare compere per i preparativi di stasera. Ciao caro. (offre la guancia).
Cat.- Ciao cara. (l’accompagna alla porta, quando Clara esce, si affaccia dall’uscio Maimone) Cosa vuoi Maiomone?- Mai.- Signor capitano, il signora maresciallo Caruso vi manda questo (porge un biccherino di carte avvolto in stagnola).-
Cat.- Ah, il caffe’ (prende il bicchierino, lo svolge e sorseggia la bevanda soddisfatto) Ci voleva, proprio ci voleva. (intanto si rilassa nella sua poltroncina)-
Mai.- Signor capitano, posso parlarvi liberamente?-
Cat.- (asciugandosi la bocca) Parla, parla, pero’ niente grane, intesi?-
Mai.- Intesi. Signor capitano perche’ ce l’avete con Borruso?-
Cat.- Ma che dici. Io ho ben altro a cui pensare. Poi te l’ho gia’ detto: e’ un rompiballe che mi infastidisce con le sue frustrazioni.-
Mai.- Signor capitano Borruso e’ un bravo ragazzo. Lui parla perche’ non ne puo’ piu’…sapete? a me quando i nonni lo trattano in quel modo fa proprio pena. Poveretto.-
Cat.- Ma quali nonni, perddio! Ora non ti ci mettere anche tu con questi presenti nonni, Maimone, hai capito?-
Mai.- Capito, capito. Sapete, quando un nonn…volevo dire un anziano mi dice di fargli la branda, io gliela faccio e non se ne parla piu’. Poi un altro mi dice di pulirgli le scarpe e io glieli pulisco e non se ne parla piu’. Poi un altro ancora mi fa fare il cucu’ e io lo faccio…-
Cat. …e non se ne parla piu’. Ho capito, non aggiungere altro…(poi incuriosito) Ma che cos’e’ questo cucu’?-
Mai.- Eh, quello e’ una cosa da ridere: Mi fanno salire nella plancia delle valigie, in camerata, mi fanno mettere nudo…-
Cat.- Nudo?-
Mai.- Si, nudo. E mi fanno accovacciare come una gallina che fa l’uovo e, al comando del capo stecca, debbo fare cucu’, cucu, cucu’. roba da ridere.-
Cat.- Roba da deficiente. Eppoi chi e’ sto capostecca? Un caporale?-
Mai.- No, e’ un nonno, eletto dagli altri nonni come loro capo…-
Cat.- (turandosi le orecchie) Basta! Maimone, puoi andare, debbo lavorare.-
Mai.- ( tra l’impaurito per il cambiamento d’umore del suo superiore e il divertito) Comandi signor capitano, comandi. Lavorate pure, non sarete disturbato…la’ fuori vigilero’ io! (esce di fretta).-
Cat.- E allora sto proprio fresco. ( rovista fra le carte) Nonni…capostecca…rompiballe, mentre ci sono cose importantissime da sbrigare…( guarda fra le pratiche da evadere) Allora, da dove comincio? Da questa? No forse da quest’altra, e’ da un mese che giace in attesa d’essere evasa…vediamo un po’…(poi scorge il volume dell’annuario degli ufficiali in servizio permanente effettivo, e’ tentato di prenderlo, ma poi ci rinuncia) L’annuario delle mie pene.. Secondo lui non ce l‘ho fatta per un solo posto…un posto…cos’e’ un posto solo? Un rigo di questo volume di mille pagine…ma per me la vita. (lo prende e lo sfoglia) Eccola la fregatura. Un posto…un solo posto…bastava un piccolo encomio scritto ed era fatta! Guarda quanti mocciosi mi hanno scavalcato…Guarda questo? Ce l’ha fatta perche’ spense l’incendio scoppiato nel magazzino dei ricambi. Bello sforzo: ci arrivo’ per primo e con dieci uomini e cinque estintori…chiunque ci sarebbe riuscito…Poi fece la sceneggiata: si era scottano un braccio, roba da bambini, ma lui fu ricoverato, ebbe il riconoscimento per causa di servizio, l’encomio…ed eccolo pavoneggiarsi maggiore.
Quest’altro e’ un tipo classico d’Ambasciata, perche’ non va all’estero? Alla Nato?, lascerebbe una vacanza organica e io…Oppure Greco, certo Greco e’ il classico ruffiano mellifluo, che sa tre lingue…perche’ non lo mandano? Bell’ufficiale superiore: compunto, azzimato, distinto, elegante, parla bene. E mandatelo, perddio! E io diventerei il maggiore Vincenzo Cataudella. Pero’, siuona bene. (prende dal cassetto dei gradi da maggiore e se li prova guardandosi al vetro della finestra) E mi stanno pure bene. ( si pavoneggia) Guarda che aspetto importante…signorile, marziale. Volendo anche virile e austero. Io sono nato per essere maggiore! Ma ci arrivero’ perddio. Non subiro’ l’onta della qualifica di primo capitano. No, mai! E mannaggia ad Hemigway e al suo dannato romanzo “Addio alle Armi”. Se non l’avesse scritto, se non fosse stato ferito, se non avesse fatto la grande guerra, non avrebbe mai parlato male dei primi capitani. E invece li ha dipinti come dei veri cialtroni ignoranti, immeritevoli del grado di maggiore. E gia’ lui era l’americano civilizzato, il superprogredito e un povero cristo che non viene promosso maggiore chissa’ per quali motivi, per lui diventa un brocco incapace. Ora dopo questa pubblicita’ chi si azzarda ad mettersi il filetto di primo capitano? Nessuno! Anzi, no. Uno c’e’: Giacomo Cera. Ma lui e’ un capitolo a parte: e’ un ignorante senza rimedio. (riguardando l’annuario) E mandatelo all’estero, mandatelo anche a Malta, a Cipro, a Cuba!-
Sipario


Atto II

Stessa scenografia dell’atto precedente. Stesso arredamento. All’apertura del sipario entra in scena Caruso che regge un piccolo vassoio. E’ seguito da Maimone che porta una bottiglia di spumante e dei bicchieri di carta. I due mettono tutto sul tavolo e li sistemano per una biccherata.
Mai.- Posso restare pure io a fare gli auguri al capitano?-
Car.- Al maggiore, Maimone, al maggiore. Ora non e’ piu’ capitano, e’ maggiore, mettitelo bene in testa e non sbagliare.-
Mai.- Non sbagliero’…almeno lo spero…-
Car.- Lo spero anch’io per te. Sapessi che cazziata ha fatto a Borruso che l’ha chiamato ancora capitano.-
Mai.- E sissignore, ma si puo’ sbagliare. L’abbiamo chiamato cosi’, fino a ieri.-
Car.- Maimone, ora scordatelo! Sono sette anni che aspettava questa promozione. Vuoi rovinare la bicchierata?-
Mai.- Mi sia, mai sia. (continua a predisporre i bicchieri) Signor maresciallo, c’e’ una cosa che non capisco, come mai l’hanno promosso ora e non tre mesi fa, insieme agli altri suoi colleghi?-
Car.- Lo deve ai pompieri, agli encomi e alle ambasciate.-
Mai.- I pompieri? i Manicomi? Ma va che dite?-
Car.- Dico che e’ meglio se ti fai gli affaracci tuoi.-
Mai.- Scusate, scusate, sono di paese, non conosco gli usi cittadini…-
Car.- Appunto. Visto che non capisci, non fare piu’ domande e pipa (fa cenno di tacere).-
Mai.- (pensieroso) Io mi starei zitto e farei pipa, ma sono curioso: E mi domando: perche’?-
Car.- Maimone, e piantala! (vedendolo imbronciato) E va bene, te lo dico, ma, se non capisci ancora, non fare piu’ domande. (Maimone annuisce) Ecco, un suo collega e’ stato mandate presso presso la Nato, quindi e’ uscito dall’organico. Fatto il vuoto, il nostro capitano l’ha riempito: ha preso il posto di quell’altro. Ecco il segreto.-
Mai.- Ma se il maggiore ha preso il posto di uno che e’ andato all’estero, alla Nato, vuol dire che quello e’ ancora vivo. E come si puo’ prendere il posto di uno che e’ vivo e non e’ morto?-
Car.- Morte fittizia per l’organico. Quello e’ stato messo fuori organico.-
Mai.- Come dite voi signor maresciallo (pulisce il tavolo, intanto mormora) Morte fittizia, Nato, organico, manicomio…e chi ci capisce niente…-
Car.- Non mormorare e zitto, lo sento arrivare.-
Entra Cataudella indossando i gradi da maggiore.( sara’ seguito, s’e’ possibile, da quattro cinque colleghi per la bicchierata)
Saluti a soggetto.
Car.- Maimone, apri l’involto e distribuisci le pasterelle…(a Cataudella) signor maggiore, vuol aprire lo spumante (porge la bottiglia)?- 
Bicchierata a soggetto. Alla fine gli altri escono. Maimone porta via i bicchieri e il resto.
Car.- (ammirandolo) Non c’e’ che dire, questi gradi vi stanno proprio bene. Sembrate nato per fare il maggiore.-
Cat.- (pavoneggiandosi) effettivamente mi donano, mi sento a mio agio…-
Car.- E tanta salute al maggiore Greco che se ne e’ andato alla Nato.-
Cat.- Ma che dite? Quale Greco? Quale Nato?-
Car.- (sbalordito) Non ci e’ andato? Ma allora? ( fa cenno ai gradi di Cataudella)-
Cat.- (guardandosi a sua volta) Questi li devo ad un altro collega che e’ andato all’Ambasciata…-
Cat.- Il pompiere!-
Cat.- Esattamente.-
Car.- Eh, con il fuocherello se ne fa di strada…-
Cat.- Maresciallo, quel collega si e’ comportato da ottimo ufficiale: sangue freddo, competenza, sprezzo del pericolo…-
Car.- …eccetera, eccetera…-
Cat.- Caruso, volete grane?-
Car.- (alzando le braccia in segno di resa) Mai e poi mai! E proprio con voi, signor maggiore? (sottolinea il grado). Poi, credetemi, io sono molto ma molto contento della vostra strameritata promozione. Certo, vostra moglie sara’ contenta, adesso…-
Cat.- (prendendo ,posto dietro la scrivania) Come la vostra, se foste stato promosso voi.-
Car.- E, ma per voi non si tratta di semplice avanzamento di grado, ora si salgono i gradini dei piani alti, si va su’ (fa significativamente col mento il gesto di salire), si diventa importantissimi…-
Cat.- …ma per adesso sono qui, tra voi. Dopo si vedra’.-
Car.- Sapete, io penso che vi metteranno al primo piano, al posto del tenente colonnello Rosso, di recente trasferito.- 
Cat.- All’Ufficio Programmazione? Magari! Quello si che e’ un bell’incarico. Da li’ si salta presto allo Stato Maggiore, poi l Comando di unita’, il grado di colonnello…(sognante) vedremo, vedremo.-
Car.- In caserma c’e’ un saggio detto che recita: Maggiore ci sono, tenente colonnello mi faranno, colonnello mi chiameranno: scopo raggiunto e carriera assicurata.- 
Cat.- Voi pensate alla carriera, siete un pagnottista Caruso.-
Car.- Nel mio stato, o si e’ pagnottisti o pecoroni.-
Cat.- Ma perche’ dite questo? Ci sono ottimi sottufficiali, rispettati per le loro capacita’, per la loro professionalita’, serieta’, impegno.-
Car.- Chiacchiere, retorica, luoghi comuni, signor maggiore, se mi permette la frase, senno’ vi chiedo scusa.-
Cat.- Mavvia, parlate liberamente.-
Car.- Mi creda…la molla di tutto e’ lo stipendio, e, nel mio caso, con quello che percepisco la mia famiglia farebbe la fame. Come credete che possa mantenere i miei tra figli agli studi? Con il solo stipendio? Nossignore! Ma sbarcando il lunario con attivita’, diciamo straordinarie…-
Cat.- Ma nelle forze armate il lavoro straordinario non esiste.-
Car.- Nelle forze armate no, ma privatamente si.-
Cat.- Cosa intendete dire?-
Car.- Che se non facessi una seconda attivita’, io farei la fame! Questo purtroppo volevo dire.-
Cat.- Ma e’ proibito dal nostro stato giuridico.-
Car.- Io la mia famiglia non la mantengo decentemente con lo stato giuridico, ma facendo le ore piccole battendo a macchina tesi di laurea, contratti, arringhe ecc.. (vedendo Cataudella turbato) ora col vostro permesso, vorrei tornare nel mio ufficio, signor maggiore.-
Cat.- Andate pure maresciallo…e…io non so nulla. (allusivo all’attivita’ notturna del subordinato)-
Car.- (uscendo, tra se) E anche voi fate come gli altri: lo struzzo.-
Cat.- Cosa avete detto?-
Car.- Ho detto: vi serve altro, comandante?-
Cat.- (indeciso) Nient’altro, potete andare. (si siede e rovista fra le carte)
Mai.- (bussando e entrando subito) Posso entrare?-
Cat.- L’hai gia’ fatto.-
Mai.- Posso disturbare?-
Cat.- (tralasciando quello che faceva e incrociando le braccia, ironico) Accomodati pure.-
Mai.- (chiudendo accuratamente la porta) Grazie.-
Cat.- (vedendo che Maimone non si decide a parlare) Ebbene? Hai perso la lingua?-
Mai.- Signor comandante, c’e’ la’…c’e’ di la’…-
Cat.- C’e’ di la’, chi?-
Mai.- Bo…Borruso.-
Cat.- A rapporto?-
Mai.- No…si…credo.-
Cat.- Chiama il maresciallo Caruso e fallo parlare prima con lui.-
Mai.- Il signor maresciallo e’ uscito sbattendo la porta, era arrabbiato, cazziate in vista.-
Cat.- Ma va’? (ironico, poi serio) Va bene, fai passare Borruso.-
Mai.- (Aprendo la porta) Entra Borruso ( e, intanto che Borruso entra, lui esce).-
Bor.- (mettendosi sull’attenti) Cuon giorno comandante.-
Cat.- Buon giorno? Non si dice: comandi?-
Bor.- Se lo desidera. Comandi signor maggiore.-
Cat.- Riposo. Dimmi cosa vuoi.-
Bor.- Nulla.-
Cat.- Nulla? E allora perche’ sei venuto? Mi vuoi far perdere tempo… oppure…-
Bor.- Niente di tutto cio’. Sono venuto per salutarla, domani mi congedo.-
Cat.- Ti congedi? Ma davvero? Questa si che e’ una buona notizia.-
Bor.- In che senso, scusi?-
Cat.- Nel senso…nel senso che sono contento per te, che vai ad inserirti nella societa’ civile, fortificato e temprato dal servizio militare. A proposito che farai da borghese?- 
Bor.- Sono medico, faro’ il medico.-
Cat.- Tu sei medico, con tanto di laurea? Ma dico? perche’ non me lo hai detto prima?-
Bor.- Faceva differenza?-
Cat.- Certo che la faceva. Potevo assegnarti in infermeria, oppure, chessoio…un occhio particolare, incarichi piu’ idonei…insomma io dovevo sapere.-
Bor.- Avevate il mio fascicolo…-
Cat.- …dove risulti studente…-
Bor.- Comunque non mi dispiace, e ormai e’ tardi. Addio signor maggiore.-
Cat.- Ma che fretta hai? Vieni siediti (offre la sedia) parliamo un po’.(Borruso, di malavoglia si siede) E, dimmi, che specialita’ vorresti prendere?-
Bor.- Ce l’ho gia’: oncologia. E da domani saro’ interno al Santi Curro’.
Cat.- Il Santi che?-
Bor.- Santi Curro’, il reparto oncologico dell’ospedale San.Luigi.-
Cat.- Bene, bene, sei oncologo…(riflessivo) Ecco, dottore, vorrei approfittare di questa chiacchierata tra amici per dirti che mi dispiace se nel passato c’e’ stata qualche, diciamo cosi’, incomprensione tra noi due. (inconsapevolmente passa al lei) Sapesse com’e’ difficle distinguere sotto la divisa che ci fa tutti uguali, il vero gentiluomo col suo carattere, le sue capacita’, la sua intelligenza, la sua vera personalita’. In divisa c’e’ omologazione, ecco! Nella massa… troviamo…temiamo…insomma c’e’ diffidenza verso l’individuo…vede, noi vediamo in ogni militare un furbastro lavativo che non vuol fare il proprio dovere verso la patria…-
Bor.- (laconico) Gia’.-
Cat.- (infervorandosi) Gia’? Certo, lei adesso ne converra’ che qui siamo in un mondo rude e maschio, dove le debolezze debbono essere rimosse…dove si lotta per diventare veri uomini…dove si da’ effettivamente addio all’adolescenza e si forgia l’uomo adulto per la vita, per il futuro.-
Bor.- Basta, la prego. (si alza)-
Cat.- (impallidendo) Come basta? Ma che significa?-
Bor.- Significa che lei e’ fuori dal mondo, oppure e’ un ipocrita incallito: scelga!-
Cat.- (arrossendo per l’ira che monta) Ma…ma come ti permetti, soldato Borruso!-
Bor.- Si e’ offeso? Ma perche? Forse perche’ non sa cio’ che avviene nel suo Reparto? Eppure dovrebbe ricordarsi delle mie insistenti denunce, anzi le mie messo a rapporto, per cercare di farglielo conoscere – se gia’ non lo conosceva da prima – la delicatezza e la potenziale pericolosita’ di certi abusi. Era senza occhi o senza orecchie?-
Cat.- (cerca di rispondere, poi crolla seduto) Ebbene, sentiamo, cosa avrei dovuto fare?-
Bor.- Accertare la verita’ e intervenire.-
Cat.- (slacciandosi il colletto) E piantala moccioso, che ne sai tu della verita’?- 
Bor.- Ponzio Pilato. Proprio come Ponzio Pilato. E allora ve la dico io, che sto per andare via e non ho nessun interesse personale: Mi ascolti con attenzione: Nel suo Reparto ci sono ladri, prevaricatori, estortori, corrotti e sadici! I ladri sono certi magazzinieri e qualche addetto all’amministrazione del denaro; gli estortori stanno negli uffici, nelle porte dei quali si deve bussare coi piedi - come dicono i bene informati – per ottenere il “quarantotto”, un certificato di servizio, una pratica di precongedo, il turno di riposo, e cosi’ via; i corrotti stanno ai piani superiori, e di loro lei ne dovrebbe sapere piu’ di me; i sadici sono i nonni che fanno sputare sangue e veleno alle reclute con imposizioni vessatorie, prevaricatorie, disoneste e lesive della dignita’ umana. (Cataudella tentenna la testa in segno di diniego) Volete un esempio? Eccone uno: fanno svestire una recluta, la fanno mettere pecoroni e, a turno, i nonni strusciano il proprio uccello tra le chiappe del poveretto; e se non sono sazi di questa nefandezza, ne fanno una peggiore: obbligano la recluta a baciare l'uccello del capo stecca.- 
Cat.- Ma allora esiste davvero questo tipo?-
Bor.- Esiste eccome! Veda, il primo giorno che arrivai in caserma mi dissero: Burba, se hai bisogno di permessi o d’altro, rivolgeti al capostecca. Qui comanda piu’ del comandante. Ed era vero, purtroppo per me.-
Cat.- (sbuffando) Sciocchezze, mi dai raccontando sciocchezze…-
Bor.- Continua a non voler credere? Allora vi dico che cos’e’ la stecca che le reclude debbono baciare durante il tiro apposito che si fa di notte, quando voi tutti, ufficiali e sottufficiali dormite: e’ l’uccello eretto del capostecca. Ha capito ora?-
Cat.- Hai detto solo cazzate! Hai fatto solamente basse insinuazioni sugli ufficiali, sottufficiali e sulla truppa, vergognati!-
Bor.- Non sono insinuazioni, ma fatti.-
Cat.- Fuori i nomi allora!-
Bor.- Li sa gia’.-
Cat.- Fuori le prove!-
Bor.- Le prove di che? Del nonnismo? Allora interrogate Maimone! Del ladrocinio? Ma se non li sanno trovare neppure i vostri solerti ispettori, come volete che ve li fornisca io? Le prore…le prove sono difficili da appurare, ma il controllo della cosa pubblica non e’ difficile; vegliare, vigilare, ispezionare, far sentire il fiato del comando nelle loro nuche, questo si che e’ efficace…-
Cat.- Basta! Questo argomento e’ di pertinenza della procura militare. Io voglio intervenire sul piano disciplinare che e’ il mio precipuo compiuto. Chiama Maimone!-
Bor.- Subito?-
Cat.- Subito, in tua presenza.-
Bor.- (alzandosi e andando alla porta) Come volete. Maimone, vieni un attimo, per favore.-
Mai.- (entrando timidamente) Comandi signor maggiore.-
Cat.- Maimone, tu hai fiducia in me?-
Mai.- (guardando Borruso) Io? Sissignore signor maggiore.-
Cat.- E allora dimmi tutto cio’ che sai sui cosiddetti nonni, e se hanno fatto qualcosa di male a te o ad altri.-
Mai.- (guardando disperatamente Borruso) I nonni? I nonni? Quali nonni.-
Bor.- Parla Maimone.-
Mai.- Parlo, e poi?-
Bor.- Poi ci pensera’ il signor maggiore.-
Cat.- Certamente! dopo sarai sotto la mia protezione.-
Mai.- E il giuramento? (guardando Borruso)-
Bor.- Strafottetene! Non si puo’ mantenere un giuramento su fatti cosi’ disgustosi e anche illegali, come la recente iniziativa che tu sai...-
Mai.- Ah, quella. Ecco, signor maggiore, gli anziani, tranne Borruso, ci hanno chiesto del denaro per fare la loro cena d’addio…poi mi hanno chiesto gli anfibi, mi hanno tolto il pastrano, tre camicie, poi, poi non ricordo piu’.-
Cat.- Prendo atto. E cosa mi sai dire dei cosiddetti riti notturni?-
Mai.- Di cosa?-
Bor.- Dei cucu’ e della altre cose.-
Mai.- Questo il signor maggiore lo sa…-
Cat.- Voglio sapete tutto, tutto!-
Mai.- Ma io m i vergogno…-
Bor.- Parla Maimone, questa e’ una grande occasione.-
Cat.- Non temere, parla.-
Mai.- (reticente e vergognoso) Mi hanno fatto mettere a pecoroni e mi hanno strusciato il loro uccello nelle natiche, poi mi volevano fare baciare la stecca del capostecca, ma io non ho voluto. Ho detto: io non sono ricchione, queste cose non li faccio…-
Cat.- (scuro in viso) E poi?-
Bor.- Eppoi, eppoi sono sette giorni che Maimone non dorme! Tutte le sere viene innaffiato con acqua sporca presa dalle latrine, con nafta, con detersivi, con escrementi…-
Mai.- (tra le lacrime) … e io non so mai chi e’ l’autore…e se lo pesco gli spezzo l’osso del collo, come faccio coi vecchi galli, in campagna (imita il gesto) cosi’, cosi’ e poi cosi’! Finche’ non gli penzola la testa sul petto!-
Cat.- Posibile che non si sappia chi puo’ essere?-
Bor.- Possibile e certo! Funziona cosi’: il capostecca, o il nonno, o chi per loro, passano il mandato e qualche altro va ad eseguire la…commissione. Fatto il sacco, fugge via approfittando dallo stupore e dal sonno della povera vittima. E normalmente l’autore del gesto finale e’ quasi sempre una guardia, che agisce durante il riposo notturna tra un cambio e l’altro. Le debbo dire di piu’? -
Cat.- (con ira) I nomi! Voglio i nomi di questi delinquenti. Li voglio a Gaeta!-
Bor.- Adesso i nomi se li dovra’ cercare da solo, perche’ sono quasi tutti colpevoli di qualche gesto simile o di qualche prevaricazione, o peggio di estorsione. Ma i veri colpevoli siete voi! Siete voi che avete abdicato. Siete voi che non esercitate correttamente la funzione di comando, che pensate solo alla carriera, ai soldi, ai balli. Voi che non fate piu’ controlli serali e notturni nelle camerate, voi che non vigilate abbastanza, voi che non fate niente di niente dopo il cessa lavori e lasciate tutto allo sbaraglio, abbandonate la caserma in mano ad un sottotenente di complemento comandato di picchetto, il quale qualche volta e’ piu’ nonno dei nonni. Voi siete i colpevoli, voi e questa organizzazione fatiscente e inutile. E badate bene, fin qui si tratta di indisciplina e piccoli reati, ma c’e’ in potenza il grosso reato: il delitto! Perche’ tutti i casi di suicidio in caserma, o gli incidenti mortali, come usate chiamarli voi, che funestano le famiglie, avvengono con la vostra tacita complicita’, il vostro silenzio, la vostra accondiscendenza, la vostra superficialita’ e impreparazione.-
Cat.- (balzando in piedi) Bada, Saint-Just! Bada, tu ci stai accusando, senza prove, di gravi reati o addirittura di complicita’ in delitti. Orbene, Borruso-Sant-Just, cosa proponi, la ghighiottina?-
Bor.- Prima la giustizia…-
Cat.-…(ironico)… dopo puo’ andare il signor giustizialista a senso unico. (poi serio) Vai, vai e spero che la vita di insegni la prudenza.-
Bor.- Comandi! (gira sui tacchi ed esce)-
Mai.- Comandi signor maggiore. (sta per uscire)-
Cat.- No tu resta, dobbiamo concludere: allora?-
Mai.- Io mi vergogni, io voglio andare…io voglio tornare a casa, nella mia campagna, nel mio paese. Aiutatemi signor maggiore, aiutatemi…(esce di corsa)-
Buio in scena, musica drammatica. Quando riprendono le luci, con Cataudella dietro la scrivania, entra Caruso di corsa, senza bussare.
Car.- Comandante, Maimone si e’ sparato!-
Cat.- (trasalendo) Cosa? Ma che cavolo dite Caruso?-
Car.- Maimone si e’ sparato, e’ grave, lo stanno portando all’ospedale!-
Cat.- Accidenti, speriamo bene. Ma come e’ successo, quando?-
Car.- Stanotte. Era di guardia. L’hanno trovato in una pozza di sangue, l’hanno soccorso….-
Cat.- Chi l’ha soccorso?-
Car.- Borruso, con la sua auto privata.-
Cat.- Borruso? E il nostro medico? E la nostra ambulanza?-
Car.- Il medico era momentaneamente assente, l’ambulanza non partiva.-
Cat.- Accidenti che guaio. Ma siete sicuri che non si tratti di…omicidio…o d’incidente?-
Car.- Omicidio non e’: aveva ancora il fucile tra le mani. Incidente? Chi lo puo’ affermare? Suicidio e’ piu’ probabile.-
Cat.- Maimone, Maimone…non posso crederci. Sapete se per caso non avesse problemi sentimentali… o altro?-
Car.- A me e’ sembrato sempre sereno, fino a qualche giorno fa, quando e’ diventato improvvisamente serio, rassegnato, remissivo. Ora che ci penso: a volte mi guardava come se mi volesse confidare qualcosa...-
Cat.- Cosa? Secondo voi?-
Car.- Non lo so, proprio non lo so. Insomma io sono stato un po’ burbero con lui, forse ne soffriva, chissa’.-
Cat.- Gia’, chissa’! Andate a prendere sue notizie, poi riferitemi. Io avverto il colonnello comandante.-
Car.- Vado subito. (esce)-
Cat.- (prendendo il telefono come se la cornetta scottasse e componendo un numero) Maimone, Maimone, grande stupido di un contadino ammammato, perche’ l’hai fatto? Non potevi venire da me? Non te lo avevo promesso il mio aiuto? (intanto dall’altra parte del filo rispondono) Pronto? 
Comandante? Disturbo? Scusatemi ma vi debbo dare una cattiva notizia…ah, la sapete gia’? Certo, e’ grave…sembra tentato suicidio…no? e’ stato un incidente? Ma davvero? Ecco, dato che c’erano dei precedenti…che precedenti? Non esattamente quelli…erano forse avvisaglie, aveva avuto problemi con gli anziani…Stupidaggini? Ah, sicuro, stupidaggini, goliardate, certo, pero’ negli ultimi tempi…certo le crisi ci sono sempre state negli individui non completamente maturi…Ho capito: incidente! Sicuro incidente, avete ragione, il Maimone non aveva dimestichezza con le armi. Sara’ fatto! Naturalmente, vi faro’ sapere. Comandi! (chiude la comunicazione e si asciuga ilo sudore)-
Cataudella si siede e stende il suo rapporto. Musica adatta. Cambio di luci. Un minuto dopo tutto ritorna normale. Bussano alla porta.-
Cat.- Avanti.-
Entra Borruso.-
Cat.- Tu? E Maimone?-
Bor.- Morto!-
Cat.- Morto?-
Bor.- Morto, dissanguato. Ora bisogna fare la denuncia.-
Cat.- Certo, certo…l’incidente deve essere chiarito.-
Bor.- Non si tratta di un incidente. Maimone si e’ sparato, e comunque anche se si fosse trattato di incidente, se fosse stato soccorso subito si sarebbe salvato.-
Cat.- Come? Non e’ stato soccorso subito?-
Bor.- Dopo quattro ore: Stamattina, quando l’operaio addetto alle pompe, prendendo servizio l’ha trovato in una pozza di sangue. E il medico non si trovava, e l’ambulanza non partiva, cosicche’ hanno chiamato me, che ho fatto quello che ho potuto. Allora?-
Cat.- E’ strano, bisogna fare degli accertamenti, delle indagini…-
Bor.- Avvisate i carabinieri?- 
Cat.- I…carabinieri? E perche’?-
Bor.- Per fare le prime indagini, per fare rapporto all’autorita’ giudiziaria, no?-
Cat.- Questa e’ prerogativa del comandante. Lui e’ competente in materia, io no.-
Bor.- Bene, informatelo e sollecitate l’inchiesta, io come medico sono a vostra disposizione.-
Cat.- Ne parlero’…vedremo sul da farsi…-
Bor.- Se non lo fare siete un vigliacco!.-
Cat.- Come ti permetti? Vuoi finire sotto processo?-
Bor.- E’ piu’ probabile che ci finisca lei, se non si attiva secondo giustizia. Buon giorno signor maggiore.-
Cat.- (incollerito si confonde e incespica nelle parole) Ma…come ti permetti …io…io…(Borruso esce e sbatte la porta)-
Cataudella gira attorno alla scrivania come a inseguirlo, poi ci ripensa. Va alla finestra, guarda in basso, passeggia quindi, nervosamente, si asciuga il sudore dalle mani, si avvicina piu’ volte al telefono, poi si lascia andare sulla poltroncina prendendosi il capo fra le mani. Sta per prendere il telefono, quando entra Clara.
Cla.- Vincenzo, Vincenzo, ho saputo…-
Cat.- Lo sai gia’…brutta storia, Clara.-
Cla.- Mi dispiace caro. Stava andando tutto bene…certo non sara’ la fine del mondo, si tratta solo d’un incidente, come tanti altri.-
Cat.- Forse, forse…(pensieroso).-
Cla.- Perche’ forse? E’ sicuro!-
Cat.- E tu come fai a saperlo?-
Cla.- Me l’ha detto la moglie del comandante, qualche minuto fa.-
Cat.- Ah, quindi sarebbe incidente. Pero’ s’e’ sparato!-
Cla.- Davvero? E chi lo dice? In giro si dice che s’e’ trattato di un fatale incidente, tragicio incidente durante un normale servizio di guardia. Poveretto, pero’.-
Cat.- Sono inesattezze! Maimone s’e’ sparato allo stomaco ed e’ morto dissanguato per mancanza di aiuto tempestivo. Ci sono molte responsabilita’ d’accertare, molte...incominciando dalle mie e per passare a quelle del medico e per finire a quelle del comandante. Comunque, adesso scusami ma debbo fare un rapporto al comando.-
Cla.- Per dire cosa?-
Cat.- Per informare chi di dovere della verita’ dei fatti, anche se al nostro comandante questo non va.-
Cla.- Ed ha ragione! Ma pensaci: un’inchiesta farebbe saltare molte teste, compresa la tua. Sii riflessivo una volta tanto. Il povero Maimone non ne trarra’ certo vantaggio dalla messa sotto inchiesta di mezzo comando. Eppoi i tuoi errori o responsabilita’ come tu li chiami, sono minime: potevi tu essere responsabile del suo addestramento con le armi da fuoco? Potevi conoscere le sue condizioni psichiche?-
Cat.- Ma la causa scatenante la conoscevo e dovevo intervenire.-
Cla.- La causa scatenante? Ma tu sei proprio scemo, mio caro. L’hai inventato tu il servizio di leva obbligatorio? Li fai tu le selezioni? Gli esoneri li orini tu? I precongedi li dai tu?-
Cat.- No, pero’…-
Cla.- Pero’ che cosa? Tu conosci i Procuratori, quelli, se scavano, trovano responsabilita’ in tutto e in tutti. D'altronde, che non ha il suo scheletro nell’armadio? Chi non ha la sua brava marachella in fondo al cassetto? E allora? Non ti fregheresti con le tua mani? Sei quasi arrivato Vincenzo, sei quasi arrivato. (suadente) Sai, la moglie del comandante mi ha confidato un piccolo segreto d’ufficio: Tu stai per prendere il posto di Russo, al primo piano, ufficio programmazione. Complimenti Maggiore Cataudella.-
Cat.- Io…al primo piano…ma e’ un sogno.-
Cla.- (abbracciandolo) Caro il mio ufficialone, vieni dammi un bacio, voglio essere la prima a complimentarmi.-
Sipario. 



Atto III

Sulla scena e’ stato ricostruito il salotto di casa Cataudella: divani, poltrone, tavolinetti, scrittoio con telefono, caminetto sedie, ecc. Una grande tenda copre una finestra al centro della scena.
All’apertura del sipario entrera’ Clara che si rechera’ subito ad aprire la finestra.
Cla.- Aria, luce, pulizia. E che e’? Da quando il signor Colonnello sta in casa, qui puzza tutto di tabacco e di fumo di pipa. Aria, aria.-
Suona il telefono, Clara si affretta a rispondere.
Cla.- Pronto? No, il colonnello riposa. Vuole lasciare un messaggio? Si? Ah, bene, attendo. Maggiore Piscopo? Io sto bene grazie, mio marito sta riposando, sa in questo periodo si sente stanchissimo…no, ancora nessun responso, gli accertamenti li ha appena terminati, aspettiamo con ansia l’esito. Grazie, grazie, ma sa? Per me e’ affetto da pigrizia super acuta unita ad una crisi esistenziale dovuta all’andropausa (risolino) Ma mi dica, se posso? Ah, e; importante? Deve riferire a lui personalmente? Un incidente? Ma no! Certo, mi dispiace per quel poveretto, ma anche mio marito, se permette. A tra giorni dalla fine del periodo di comando, questo non ci voleva proprio. Ma io confido in lei maggiore, e nella solita procedura…non puo? Ne deve parlare con mio marito? E’ proprio necessario? E va bene, ma non per telefono, almeno prima di averlo preparato. Ci sono anche pratiche urgenti? Certo, me li mandi con Caruso, penso che trovera’ il tempo di firmarle. Grazie, maggiore e saluti alla Matilde. (riattacca e gironzola per la stanza sistemando istericamente gli oggetti sui mobili) Non ci voleva, questo proprio non ci voleva. Tutto stava andando veramente liscio come l’olio. Accidenti! Ma non preoccuparti Clara, tutto si aggiustera’, anche questa volta sistemeremo tutto per benino. Tutto!-
Entra Cataudella: invecchiato, veste da camera.
Cat.- Chi era al telefono, cara?-
Cla.- Era… era la Matilde, mi ha telefonato per il brigde, sai ha problemi di coppie.-
Cat.- E usa il mio telefono di servizio per parlare con te?-
Cla.- Si trovava nell’ufficio di suo marito e mi ha fatto un colpo. (conciliante) Mavvia, sei diventato geloso del tuo telefono?-
Cat.- (guardandola come per dire: io ti conosco e avvicinandosi al telefono) Beh, sentiamo le novita’.-
Cla.- ( Con disinvoltura, parandosi davanti) Aspetta, Matilde mi ha detto che Piscopo sta mandando il maresciallo Caruso, ti informera’ lui…vieni, prendiamo un po’ d’aria alla finestra.-
Cat.- Ma insomma, io voglio essere informato dal mio aiutante, non da maresciallo furiere. Ti prego, fammi prima telefonare.-
Sta per comporre il numero, quando viene annunciato Caruso.
Cla.- Ah, ecco, fate passare.-
Cat.- Ma Clara, sono io ilo comandante, non credi? Avanti Caruso!-
Cla.- (tra l’ironica e l’irata) Agli ordini Comandante! (esce)-
Car.- (entrando) Buon giorno signor colonnello, come state oggi?-
Cat.- Sto benone! Allora, fate vedere…(prende la cartella dalla mani di Caruso e va ad esaminare le pratiche seduto nello scrittoio) Vediamo…vediamo…-
Car.- (avvicinandosi timidamente) Signor colonnello, mi sono permesso di prendere una iniziativa, spero che non vi dispiacete.-
Cat.- (alzando gli occhi dalle carte) Caruso, cosa mi avete combinato?-
Car.- Nulla…solo che giu’ c’era una vecchia conoscenza e mi sono permesso la liberta’ di farla salire per darvi un saluto.-
Cat.- Siamo a questo punto di confidenza? Ma si, visto che l’avete fatto salire, adesso fatelo entrare. Ma chi e’?-
Car.- Vedrete, vedrete…entrate professore. (va alla porta, l’apre, si mette da parte e fa entrare Borruso)-
Bor.-( veste elegantemente e porta il pizzetto) Buon giorno colonnello.-
Cat.- Mi venga…Borruso! Vecchio birbante, cosa ci fa qui?-
Bor.- Avevo un impegno qui vicino e ho pensato di farvi una visita…Ho anche portato con me questi referti…sono gli accertamenti… mi sono anche permesso di portarveli personalmente (accenna a una borsa che porta sotto il braccio sinistro).
Cat.- Ma s’accomodi (gli va incontro e gli stringe la mano).-
Car.- Sapete signor colonnello, l’ex fuciliere Borruso adesso e’ professore universitario e dirige due reparti.-
Cat.- Ma benone, complimenti, sedete, sedete…e mi dica, dove insegna? -
Bor.- A Padova, facolta’ di medicina…( tira fuori gli accertamenti e li porge a Cataudella).-
Cat.- …e i Reparti? (si siede. Caruso resta all’impiedi).-
Bor.- Caruso ha esagerato: ho solamente il Santi Curro’, col reparto di urolgia ho solo contatti per consulti…
Cat.- E come conciliate le attivita’?( guardando distrattamente gli accertamenti e poggiandoli poi sul tavolinetto del salotto).-
Bor.- Viaggio e…mi sdoppio.-
Cat.- Io non ci riuscirei. (alzandosi decisamente) Borruso io voglio trattenerla, mi permetta di sbrigare queste formalita’ col vecchio Caruso e poi sono tutto per lei. (si alza e va nello scrittorio).-
Bor.- (inchinandosi lievemente) Fate pure.-
Cat.- Prendiamo un caffe’? Caruso, per piacere, potreste dire alla Pina di prepararci tre caffe’? Lo prendete il caffe’, vero?- 
Bor.- Volentieri, grazie. (poggia la borsa in evidenza).-
Car.- Grazie si, comandante. (esce).
Cat.- (chino sui documenti che ha portato Caruso) Ne ha fatto carriera – professore – cosi’ giovane…-
Bor.- Sono quasi trentacinque anni, Colonnello. D’altronde anche lei non scherza: a meno di cinquant’anni gia’ colonnello, prossimo generale.-
Cat.- E chi gliela detto? (alza la testa dalla lettura).-
Bor.- Caruso, naturalmente.-
Cat.- Quello parla troppo. Certo, ci sono buonissime speranze per l’anno prossimo, ma darla per certa…( si rituffa a leggere)-
Bor.- (dopo una breve pausa durante la quale tira fuori la cartella clinica dalla borsa e, intanto cerca di trovare il modo di attirare l’attenzione di Cataudella ) Mi ha accennato anche al suo profilo di carriere che prevede il grado di Generale di corpo d’armata fra cinque anni. (visto che Cataudella non la prende, con noncuranza, getta la cartella sulla scrivania)-
Cat.- (non s’accorge dell’azione di cui sopra e schermendosi) Esagerati…(rientra Caruso coi caffe’) Metteteli sul tavolo, servitevi io sono con voi tra un minuto…(s’affretta a voltare i fogli)-
Bor.- (a Caruso, intanto che prendono il caffe’) E la vostra carriera come va’?-
Car.- A binario morto. Sono arrivato al massimo: maresciallo maggiore. (guardando furbescamente Cataudella) Certo se il signor colonnello, ai tempi, avesse fatto il colpo di stato…-
Cat.- E dalle! (poi si fa serio, prende un foglio e lo mostra a Caruso) E questo cos’e?-
Car.- (che sa il contenuto, minimizzando) Ah, nulla, nulla…la comunicazione dell’incidente di stanotte…al fante.-
Cat.- (leggendo meglio) L’incidente e’ grave! E adesso come sta?-
Car.- Signor colonnello, io…io non so nulla.-
Cat.- Informatevi! (indica il telefono a Caruso, poi si rivolge a Borruso) Caro Borruso e adesso mi parli di lei. E’ delicata la sua professione?-
Bor.- (che ha ascoltato con interesse il precedente dialogo, risponde senza interesse) Come tutte le altre.-
Cat.- Ma la sua e’ diversa. Voi trattate con persone che hanno poche speranze di sopravvivere.-
Bor.- Si riferisce al cancro?-
Cat.- Gia’…-
Bor.- Beh, le sembrera’ strano, ma di tumore si puo’ anche guarire.-
Cat.- E le probabilita’?-
Bor.- Variano secondo la tempestivita’ della diagnosi.-
Car.- (che ha imitato la telefonata) Comandante, l’incidente e’ stato mortale.-
Cat.- (impietrito) Mo…mortale?-
Cla.- (entrando subitamente, come se avesse ascoltato la conversazione) Un altro stupido incidente. Certo mi dispiace per quest’altro poveretto, ma potrebbero stare piu’ attenti con le armi, no?-
Bor.- Incidente? Come quello di Maimone?-
Car.- Forse si, purtroppo.-
Cat.- Maimone, il mio primo brutto pasticcio. Per poco non ci rimettevo la carriera. (intanto Clara tenta di sbirciale la cartella clinica che ha visto sul tavolo del marito).-
Bor.- Ma come ando’ a finire?-
Cat.- Fu fatta un’inchiesta e si accerto’ che si tratto’ di un incidente.-
Bor.- (dubbioso) Incidente?-
Car.- (prendendo la parola per ammorbidire l’atmosfera) Si, professore, fu in incidente. Sembra che Maimone, nel sedersi per terra, abbia urtato col calcio dell’arma il pavimento e fece partire il colpo mortale.-
Bor.- …e il dissanguamento?-
Cat.- L’autopsia non rivelo’ nulla di anormale, mori’ per la ferita. Ma e’ acqua passata…invece questo…non si puo’ mai stare tranquilli.(Clara, non riuscendo a leggere che la prima pagina, cioe’ l’intestazione, sdegnosa tralascia il tentativo di lettura)-
Car.- Quest’altro sembra la fotocopia.-
Cla.- ( che si tratteneva a stento) Ma che ne sapete voi? Ora anche i sottufficiali sentenziano?-
Cat.- Clara, se non ti dispiace il maresciallo Caruso e’ un mio subordinato stimato e corretto. Scusatela maresciallo.-
Car.- (inchinandosi) Posso andare?- 
Cat.- (Porgendogli la cartella con le pratiche) Certo, andate pure…e grazie. Ah, dite al maggiore Piscopo che aspetto un immediato rapporto dettagliato.-
Cat.- Sara’ fatto. Comandi! Signora, professore…(esce)-
Bor.- E adesso cosa fate?-
Cat.- (rassegnato) E cosa posso fare? Vedro’ la relazione dell’aiutante, poi sentiro’ il capitano dei carabinieri, quindi decidero’.-
Bor.- Mi dispiace per essere capitato in questa circostanza. Comunque – oltre per salutarla, naturalmente - sono venuto anche per consegnarvi quelle…e le notizie non sono buone… (indica la cartella clinica).-
Cla.- Per noi?-
Bor.- (guardandola fisso) Purtroppo.-
Cat.- (prendendo la cartella) Ma, che significa: purtroppo?-
Bor.- Significa che …che…insomma leggete, poi vi spiego.-
Cat.- Si tratta di …-
Cla.- Della sua salute?-
Bor.- Si, della sua salute. (poi a Cataudella) Lei, alcuni giorni fa si e’ sottoposto a degli accertamenti, per cui…-
Cla.- E voi cosa ne sapete? –
Bor.- Li ha fatti nel mio ospedale, in urologia e, il capo reparto, un mio collega di vecchia data, me li ha portati per un parere…una specie di consulto…e quando ho visto l’intestazione della cartella: Vincenzo Cataudella (fa cenno alla cartella) mi e’ sembrato corretto informarla personalmente, data la delicatezza della diagnosi…(Cataudella si siede annichilito e poggia la cartella sullo scrittoio).-
Cla.- Ma allora…i miei sospetti…-
Bor.- Puo’ succedere, purtroppo.-
Cla.- No, no! Voi siete perfido! Voi avete voluto, cercato e trovato la vostra vendetta per il vostro passato in caserma, per il vostro assurdo Maimone.-
Cat.- Clara, ti prego…-
Cla.- No, lasciami parlare senno’ scoppio: questo…questo individuo e’…e’ un malvagio! Oddio, oddio, non resisto piu’. (corre verso la porta ed esce)-
Cat.- La perdoni, professore, sa i nervi a volte non la reggono piu’: sono mesi che si preoccupa per la mia salute…ed ora…insomma e’ crollata.-
Bor.- Mi dispiace, non credevo che la potesse prendere cosi’, insomma il referto….-
Cat.- (interrompendolo e alzandosi ) Allora, a noi. Ci sono speranze?-
Bor.- Siamo quasi al lumicino.-
Cat.- (passeggiando per la stanza ) Capisco, capisco…e comprendo anche il suo rammarico per questa “bella notizia”, e apprezzo la delicatezza che ha avuto nel portarmela personalmente. So che lo avete fatto per amicizia…-
Bor.-…e per stima.-
Cat.- Stima? Non capisco. Credevo che mi disprezzasse, almeno allora…-
Bor.- E infatti fu cosi’, allora. Ma col tempo e riflettendo bene sui nostri tempestosi colloqui di quei giorni, capii che lei era una brava persona, brava e buona. Altrimenti non mi avrebbe permesso di parlarle apertamente e in modo quasi insurbordinato. E probabilmente lo fece perche’, in cuor suo, condivideva il mio punto di vista.-
Cat.- Non esageriamo…nella dialettica la consideravo un mio pari. Ma parliamo di cose piu’ importanti: mi dica allora, hanno fatto passi avanti le terapie per la cura dei tumori?-
Bor.- Eh, le terapie. Purtroppo siamo ancora alla chemio e alla cobaltoterapia. Ma la chirurgia e’ la piu’ risolutiva, almeno se il tumore e’ stato diagnosticato precocemente. Caro colonnello, la scienza e’ ancora impotente in questo campo. Come sicuramente sapra’ nella ricerca si stanno facendo grandissimi sforzi, vengono spesi miliardi di lire, sono impegnati migliaia di ricercatori, ma ancora siamo lontani da una soluzione definitiva, molto lontani. Attualmente l’unica arma e’ la prevenzione: niente fumo, alcoolici, molta frutta e verdura, molto moto, aria buona…-
Cat.- Quelle regole vanno bene per tutto. Vita spartana, perbacco…la campagna…-
Bor.- Esatto. Bene, il dovere mi attende e debbo andare, comandante. Vi avrei portato la cartella… (la indica, come per dire, vogliamo vederla?)-
Cat.- (Ignorando tutto, seguendo il filo dei suoi pensieri) E ditemi, col tumore, si puo’ morire, almeno, dignitosamente?-
Bor.- (sorpreso) Morire? Dignitosamente? Ma certo. E credo che sia anche un diritto del malato. Io per esempio, nel mio reparto, i pazienti li teniamo sotto controllo giorno e notte, lotto, lottiamo, con loro contro il male somministrando le terapie, ma diamo, soprattutto un trattamento amichevole, anzi un calore umano. E li aiutiamo a lottare e a mantenere la loro dignita’, la loro personalita’, i loro desideri…-
Cat.- …d’autonasia?-
Bor.- No, colonnello di vita, se e’ possibile.-
Cat.- E mi dica: se decidessi – putacaso e quando sara’ il momento, naturalmente – di non sottopormi a terapie, di non volere ospedali, e di decidere di spegnermi a casa mia, senza miasmi ospedalieri, senza puzza di medicinali e di…morte, crede che mi sarebbe possibile?-
Bor.- Perche’ no?-
Cat.- Certo, perche’ no. E allora, quando verra’ il momento, mi trasferiro’ nella mia casetta in campagna: aria buona, silenzio e una stanzetta tutta per me.-
Bor.- Siete un uomo coraggioso. Ma, vedete, per l’ammalato i dolori potrebbero essere strazianti, e per chi l’assiste (accenna alla porta, a Clara) potrebbe essere un inferno. Solo la morfina potrebbe alleviare la sofferenza…e non sempre…-
Cat.- Bene, bene, la morfina…-
Bor.- Ma scusatemi, perche’ parlate cosi’?-
Cat.- Perche’ sono stufo di tutto. Sara’ depressione…Veda, io ho sempre aspirato a vivere semplice, dignitosa, anche modesta; ma, inseriti in questo sistema, in questa societa’, mi e’ tutto difficile, molto difficile, . Poi, nel mio ambiente, diventa quasi impossibile. Ci sono responsabilita’ indirette per le azioni altrui e irresponsabilita’ per le proprie - se le hanno deciso altri. Ci sono assurde Note Caratteristiche che possono demolire anche un Golia, che unite alle denigrazione, alle invidie, alle finzioni, e alla fortuna, determinano tua carriera, il tuo avvenire, la tua vita. E allora nascono i compromessi, le ipocrisie…niente iniziative, niente creativita’, niente guizzi di intelligenza o fantasia: Ed ecco Ponzio Pilato, e voi ne sapete qualcosa…poi una cappa di piombo ti cala addosso e ti spegne.-
Bor.- Ma si puo’ sempre sollevare la testa, si puo’ avere l’idea, anche brillante.-
Cat.- Fiato e tempo sprecato. (pausa) Senta: una volta, molti anni fa, forse quando lei era soldato di leva, insomma agli inizi degli anni settanta, durante una riunione, proposi un mio piano per ristrutturare le forze armate in modo moderno ed efficiente. In sostanza dissi: perche’ anzicche’ impiegare le risorse in una organizzazione cosi’ grossa e numerosa, non li destiniamo per mettere in piedi pochi reparti efficienti, addestrati e modernamente armati? Ebbene, mi risero in faccia. E senta quest’altra: mesi orsono proposi di organizzare la protezione Civile attingendo dalle attuali forze in servizio: pochi giovani di leva delle varie armi – cento in tutto - per provincia, da affiancare ai vigili del fuoco, allo scopo di portare il primo immediato soccorso in caso di necessita’. Proposi il tipo d’addestramento – manuale - soprattutto per far fare a quei ragazzi i muscoli e i calli. Indicai le strutture, gli alloggi, i mezzi, feci il calcolo dei costi…e…-
Bor.-…e?-
Cat.- …e fini’ che la Protezione civile si fece in una stanza presso la Prefettura, con due colonnelli al limite della pensione, uno dei quali – con tutto il rispetto dovuto – rimbambito per ferite riportate durante la guerra.
Come puo’ vedere, caro professore, nella mia vita non ho fatto nulla di buono. Nulla lascio ai posteri, nemmeno un figlio. Nulla! Nemmeno il ricordo…allora, visto che non ho potuto o voluto vivere almeno desidero morire a modo mio.-
Bor.- E’ un vostro diritto. Adesso vorrei…dovrei…dirle il motivo della mia visita, perche’ dovrei andare in ospedale, s’e’ fatto tardi, mi dispiace. (risoluto prendendo la cartella e porgendola aperta al colonnello) Senta comandante...( impaziente, alzandosi ).- 
Cat.- Ecco, gia’, sono ancora comandante, e mi avete ricordato che debbo ancora fare qualcosa…una telefonata…scusatemi un minuto. (prende il telefono) Pronto? Sono il comandante, datemi il maggiore Piscopo. Pronto Piscopo? Sono io. Si, si, sto bene, grazie. Senta Piscopo, circa l’incidente mortale di ieri, mi usi la cortesia di occuparsene lei personalmente in vece mia: telefoni quindi al capitano dei carabinieri e dica che, ai fini del suo rapporto, che inviera’ a nome mio, tenga ben presente i precedenti del giovane, i suoi problemi, e soprattutto, se subi’ imposizioni o violenza da parti di chiccesia. Insomma desidero delle indagini serie e approfondite, senza trascurare altrei ipotesi: quali il suicidio o, peggio, l’omicidio. Ha capito bene, se e’ il caso, naturalmente. Bene, poi faccia subito un fonogramma alla procura militare e al ministero. Certo, la autorizzo a firmare a nome mio. Lo fa subito? Molto bene! Dopo mi riferisca…certo qui, a casa mia. Ha indovinato: gli ultimi giorni di comando li voglio trascorrere a modo mio. A dopo. Borruso? Si e’ qui da me, vuole che glielo passi? Borruso, Piscopo le vuole parlare…Borruso, ma dove s’e’ cacciato?-
Borruso, intanto che il colonnello parlava al telefono ha guardato l’orologio e ha mimato il tempo che e’ passato da quando e’ arrivato, poi, tentennando la testa, (come per dire: e’ difficie trattare con te, Vincenzo) ha richiuso la cartella, ci ha passato sopra la mano, come per dire: pazienza. E con un sorriso stanco, lentamente si e’ alzato ed e’ uscito dalla porta, non senza aver dato un’occhiata benevola a Cataudella e lanciandogli un saluto con la mano, come per dire: buona fortuna, tanto cosa ci puoi fare? tu se sei tatto cosi’.
Il comandante, notando l’assenza di Borruso, sta per avviarsi verso la porta, forse per chiamarlo, ma, intanto che passa vicino alla poltroncina dove stava seduto il medico, nota la cartella, si batte la fronte come per dire: ma guarda, non me l’ha letta e spiegata; quindi si ferma a guardarla, poi la prende e, con titubanza, l’apre e incomincia a leggerla avvicinandosi alla finestra. Quindi mutando il viso da preoccupato sbalordito e poi a risollevato, corre verso il telefono, lo prende, poi ci ripensa e lentamente lo lascia cadere, scuotendo la testa e facendo spallucce si avvia di nuovo verso la finestra.
Entra Clara.
Cla.- Finalmente quel medico insolente se ne e’ andato.-
Cat.- Chi Borruso?-
Cla.- E chi allora? Quell’uomo e’ insopportabile. (notando la cartella sul tavolo) Te l’ha letta? L’hai letta? E’ grave?-
Cat.- Dipende dai punti di vista. (senza guardarla).-
Cla.- E ora cosa si fa? (torcendosi le mani).-
Cat.- Per conto mio faccio questi ultimi giorni di comando, eppoi mi ritiro in campagna…e li’ attendero’ gli ulteriori eventi.-
Cla.- Ma allora e’ sicuro? E’…e’… Devi…devi…oddio!-
Cat.- Devo, non devo, che importanza ha adesso?-
Cla.- Invidio la tua forza, Vincenzo.-
Cat.- La mia forza? Ma quale forza, niente forza, e’ solo rassegnazione all’irreparabilita’… oppure…(pausa) Sai cosa ti dico? Ti dico che un fatto simile me l’aspettavo! In questo ultimi tempi vivevo in uno stato di perenne attesa, senza sapere di cosa, ne’ di chi. Avevo sensazioni, pulsioni, aspettative di misteriosi fenomeni. Forse li pensavo anche mistici…forse spirituali…o forse noi! Era vera e proprio premonizione. C’era una specie d’ansia fluttuante nell’aria. Mi pareva che da un momento all’altro mi dovesse accadere qualcosa di soprannaturale, di…di…non so spiegartelo bene. Forse esagero: era solamente qualcosa piu’ terra terra. Ma certamente d’insolito, di diverso, questo si. Bene, la visita di Borruso, mi ha fatto capire di cosa si trattava: la svolta della mia vita, fisica e spirituale…o no?. Comunque ora vedo finalmente chiaro. Forse vedo giusto.-
Cla.- Ma…ma non e’ giusto. Noi avevamo diritto ancora a tante cose nella vita.-
Cat.- Tra queste ci sarebbe stata una visita di un qualsiasi Borruso, per richiamarci alla realta’ e alle cose vere dell’esistenza, cara Clara.-
Cla.- Ed io ti ripeto che non e’ giusto! Ma pensaci, ci sono al mondo tanti delinquenti, tanti tipacci, tanti uomini inetti, fannulloni, e proprio a te, a te! doveva capitare questo stramaledetto affare? A te, a noi, che pensavamo d’essere diversi, d’essere una coppia eletta, d’avere diritto a tutto! A noi, che siamo la parte piu’ sana della societa’. Dimmi, Vincenzo, e’ giusto? Dimmi di no. dimmi che e’ impossibile, dimmelo!-
Cat.- Calmati, Clara. (si porta verso la finestra e guardo fuori) Calmati, ti prego.-
Clara, si accascia sulla sedia e appoggia la testa allo scrittoio, vicinissima alla cartella clinica, e singhiozza. Poi la sua attenzione e’ colta da quei fogli, e pian piano li prende e li osserva, quindi legge; quindi si fa attenta, alza la testa e, infine, grida.
Cla.- Impotentia coeundi! Impotente! Solo impotenza a causa di una prostata anomala! Santo Iddio! Ma allora non era tumore? Vincenzo, non era cancro, non morirai! (si alza e mostra la cartella a Vincenzo)- 
Cat.- (laconico, sempre guardando fuori) Saro’ immortale.-
Cla.- Gia’ scherzasi su’. Certo, ora possiamo scherzarci su’, ma prima…(poi facendosi dura) Hai capito? Quel Borruso e’ un impostore. Cosa ti dicevo? E’ malvagio. Semplice impotenza, e ci ha fatto credere al cancro. Vigliacco!-
Cat.- Veramente l’impotenza non e’ poi tanto semplice, almeno per me; poi Borruso non ha mai parlato di cancro.-
Cla.- E nemmeno d’impotenza. Pero’ ci ha indotto a intendere che fosse tumore.-
Cat.- Noi abbiamo inteso…-
Cla.- E lui non ha fatto nulla per smentirlo. Comunque, acqua passata, l’incubo e’ finito, siamo di nuovo in sella e tu sei sempre in corsa per i futuri incarichi, fino a Capo di stato Maggiore.-
Cat.- Sara’ difficile…-
Cla.- Perche’?-
Cat.- A parte il fatto, non trascurabile, che in sella non ci saro’ piu’ (l’attore dovra’ far capire il doppio senso, senza marcarlo, ne’ far vedere rammarico) perche’ ho dato a Piscopo il via libera per le indagini sulla morte del giovane fante, con tutte le conseguenze del caso… e …eppoi, forse, mi dimettero’ dall’esercito.-
Cla.- Ma sei in te? Ma che dimissioni e dimissioni! Ora che e’ passato l’incubo? Sistemeremo anche quest’affare. Intanto chiama Piscopo, dagli il contrordine, subito!-
Cat.- Ormai…-
Cla.- Svegliati! Chiama Piscopo (gli porge il telefono) Avanti chiama. (vedendolo indeciso) Avanti chiama, tu puoi buttare via la tua vita, non la mia. Io ti ho fatto, stupido. Ma cosa credi? Cosa credei che sei arrivato a tanto per i tuoi meriti? Allora ti sbagli, mio caro, ti sbagli di grosso. Io ti ho costruito e programmato la tua carriera, io! (intanto fa il numero di Piscopo) Io, con le mie capacita’…ed ora che sono alla dirittura d’arrivo, alle soglie della societa’ che conta: moglie di un generale comandante. Ora dovrei buttare tutto alle ortiche. E per chi? Per uno smidollato come te? Avanti parla con Piscopo! (gli passa il telefono)-
Cat.- (prendendo l’apparecchio e parlando senza convinzione) Pronto? Piscopo, senta, quel telegramma alla procura…ah, e’ gia’ partito…no, era solo per…accertarmi, nulla piu’…-
Cla.- Fallo fermare!-
Cat.- …quando e’ partito? Trenta minuti fa?…no, nulla. Mi tenga informato, grazie.-
Cla.- Come nulla? Fermalo disgraziato! Fermalo! Inetto! (tenta di strappare l’apparecchio dalla mani di Cataudella, che glielo cede ormai vinto, ad occhi chiusi) Maggiore, Maggiore! Pronto? Maggiore, fermi quel dispaccio. Lo annulli subito! Subito! Mi sono spiegata? Come non posso? Come sarebbe? Io sono la moglie del comandante e non posso? L’ordine lo puo’ dare solo lui? Ma come si permette, insolente! Lei e’, lei e’ un aiutante infedele. Lei e’ d’accordo con Borruso e con quell’intrigante di Caruso. Questo e’ un complotto! Me la pagherete…maledetti…porci…tutti d’accordo (Cataudella chiude la comunicazione) …tutti d’accordo contro di me, delinquenti. (piange) Oddio, e adesso cosa faro’? cosa faro’…-
Clara si accascia sulla sedia e poggiando la testa sulla scrittoio, singhiozza. Cataudella, invece, con calma, si porta alla finestra. Si ode un suono di tromba: e’ il motivo dell’ammaina bandiera. Cataudella, con mollezza, fa il saluto militare, mentre le luci calano e il sipario si chiude.
Fine.