"LA PASSIONE SECONDO MARIA"
MUSICA DI ALFREDO SANTOLOCI
TESTO DI ROBERTO CAVOSI
R.Cavosi tel.06634313 A.Santoloci tel.0635505486
SCENA 1 Bagagli.
Maria, vestita con un abito azzurro celeste, stira il suo vestito da sposa. Le fanno compagnia Marta, Maddalena e Salom.
Maria:
Stiro il mio velo, il velo da sposa. Non voglio che prenda nemmeno una macchia.
Lo porto con me da quando son sposa, da quando son madre, amica e sorella.
Da questa finestra osservo ogni cosa, osservo la strada che mi fece sposa. Osservo il cammino, le scale, i traghetti, osservo il mio viaggio da tempo intrapreso. Un'anima al mondo fatica ne fa. Stupore indifeso. Quanta fatica, quanta paura. Le terre di mezzo la fanno soffrire, il viaggio costoso, l'ira, la brama, il nulla sapere la stringono stretta, crudele catena, la scrutano dentro...
(non finisce la frase, emette un gemito: si scottata col ferro)
...forte il tormento, l'anima stride... e allora ti pare che dolce sar soltanto il lutto di questo tuo mondo che al cielo imperterrito invoca piet.
Ma il lutto t'inganna e fedele io spero e cerco caparbia, un'anima indomita assassina e rapace, senza paura, senza vergogna.
(Maria ha finito di stirare. Aiutata dalle altre donne, depone i suoi indumenti, ed altri maschili, compresi schiuma da barba e lamette, in una valigia. Non ha fretta, compie tutto con cura, lentamente.)
Maria:
Vorrei non farla questa valigia e comunque ripartire con Lui.
Vorrei ripartire, si. Uccidere ci che mi lega. Essere una semplice anima errante, assassina di uomini, incamminata tra le stelle, superatrice degli spazi. Essere con Lui oltre questo corpo che mi lega, essere con Lui oltre il mondo che mi circonda.
Essere con Lui perch questo mondo sia come Lui.
(Prende il vestito da sposa. Lo depone con cura nella valigia. Chiude la valigia)
Vorrei non farla questa valigia e comunque ripartire con Lui.
SCENA 2 Getsemani.
Maria sola su un prato.
Maria:Che fiori c'erano sul mio vecchio prato? Turchesi e smeraldo. In primavera, allo sbocciar del mondo, il cielo arrossiva d'invidia vedendo quel campo d'acceso cobalto rubargli l'appalto del Regno celeste. E in te nelle tiepide ore del giorno cresceva la pena per quel cielo sconfitto ma poi, alla sera, commosso e smarrito vedevi che il cielo cascava sul prato. Il tonfo era lieve ma il blu sconfinato. Stupore, null'altro. Stupore infinito.
SCENA 3 Pilato.
Ponzio Pilato immerso nella vasca da bagno. Ha in mano lo stilo e la tavoletta di cera.
Ponzio Pilato:
Non io. Non ero io. Non ero in me. Non ho compiuto nulla, non ho fatto nulla. Ma questo stato fatto. Un altro mattone stato messo. La costruzione stata arricchita. Eppure mi trovo esposto al vento, mi trovo disarmato, senza mura, senza respiro. Non ero io, non ero in me eppure sono io che l'ho condannato. La sentenza l'ho emessa. Avevo tutte le ragioni dalla mia, avevo lo stato dalla mia, avevo il mondo dalla mia: religione, giustizia, governo. Casta, cultura, potere. Eppure non so cos'abbia fatto. Un'altro mattone stato messo sulla fabbrica e contemporaneamente ne sono stati tolti altri mille, le fondamenta sono meno solide di prima eppure un nuovo contrafforte stato eretto.
Questa fabbrica di uomini, di soldati, di giudici, d'operai, industriali e legulei si arricchita di una nuova impalcatura, di un nuovo verdetto, e inevitabilmente di una nuova condanna. Avvenente Gerusalemme, Soave Gerusalemme risplendente come il cranio della tua pi sinistra collina. (Scrive sulla tavoletta) Ges Nazareno Re dei Giudei. C' polvere su quella collina. Polvere e vento. Eppure quant' pi forte il vento della mia decisione, quant' pi forte il velo di quella donna che ti piange ai piedi della mia sentenza. Non ero io, non sono io eppure sono io che t'ho condannato. Polvere, polvere di vento che scuote la terra, devo lavarmi dai peccati che non ho commesso, devo lavarmi dalla giustizia che ho fatto rispettare, dalla legge che ho fatto eseguire. (Legge sulla tavoletta) Ges Nazareno Re dei Giudei. (Getta la tavoletta e lo stilo) Una collina piena di polvere! Mattoni di polvere! Muori, questa la legge.
SCENA 4 Il Golgota.
Il Golgota. E' il tramonto. S'intuisce l'ombra della croce. Con Maria ci sono Marta, Maddalena e Salom.
Marta: Volto.
Salom: Uomo.
Madda.: Capelli.
Marta: Sguardo, braccia, sangue.
Madda.: Gambe, muscoli, sudore, fronte, occhi, naso...
Salom: Bocca, lingua, denti, faringe, cranio.
Marta: Cuore.
Salom: Sangue.
Marta: Ventre.
Maria: Il vento lontano mi sposta il mio velo, di scale ne ho fatte, valigie ne ho fatte. Da quando ti ho avuto, di pioggia bagnata, lungo le mura d'antiche citt mi sono spostata. Appoggio il mio viso al vento continuo. Non posso tremare difronte alla morte, non posso pi urlare se il sangue rapprende, mi chiude la bocca, mi toglie il respiro. E' questo il progetto? E' questa la vita? Un figlio m' nato ed ora gi muore.
Marta: Volto.
Salom: Uomo.
Madda.: Capelli.
Maria: Questo il miracolo che ho voluto... che tanto ho atteso.
Marta: Sguardo, braccia, sangue.
Maria: Il suo corpo straziato. Appeso alla croce.
Madda.: Gambe, muscoli, sudore, fronte, occhi, naso...
Maria: Questo il miracolo...
Salom: Bocca, lingua, denti, faringe, cranio.
Maria: Il Golgota pietra, osso volgare.
Marta: Cuore.
Salom: Sangue.
Marta: Ventre.
Maria: Perch figlio mio? Perch quasta pena? Da quando ti ho avuto di strada ne ho fatta, coperta di sabbia, deserto infinito. Bisbigli lontani m'han sempre avanzata: "Tuo figlio l'agnello, umano mortale."...
Marta: Tuo figlio l'agnello...
Madda.: Umano mortale.
Salom: Tuo figlio l'agnello...
Maria: Il cuore scoppiava. Ma dolce arrivava ogni volta la sera. Dov' quel'azzurro d'untempo lontano? Quel blu indefinito e s sconfinato?
******
Madda.: Dov' il bambino?
Salom: Gioca in spiaggia.
Marta: E' laggi col costumino rosso.
Maria: S'alza il vento!
Marta: Non un vento forte.
Maria: S'alza il vento.
Marta: Ma non forte.
Salom: Il mare pi nero.
Madda.: Vola la sabbia.
Maria: S'alza il vento.
Salom: Ritorna bambino!
Madda.: Si copre il viso con le braccine.
Marta: La sabbia lo insegue e sembra lo debba colpire.
Maria: Guardate s'oppone. Vuol costringere il vento a riporre la sabbia. Per noi il vento soffia, ci scuote le vesti ci spacca i capelli. Ma lui l'ha fermato. La sabbia sospesa. E' ferma nell'aria ed ogni granello distinto dall'altro. E' un planetario infinito. Sorride, mio figlio. Contempla quel cosmo di sabbia celeste. Allunga la mano e tutti i granelli gli girano intorno. Poi lui li riferma e giocando serioso un grano alla volta ripopola il mondo.
******
Marta: Un figlio.
Salom: Questo il viaggio...
Madda.: ...questa l'unica corsa compresa.
Salom: Ecco l'attesa...
Madda.: ...sulla pietra del Golgota.
Marta: La pietra dura.
Madda.: Cranio volgare.
Maria: L'adulterio del sole stasera m'opprime e tutto il suo peso mi preme le braccia. Mi schiaccia, frantuma le ossa. La croce dei pazzi mi scuote stasera. E' uno scandalo che si faccia ammazzare. Come diserbo la morte d'un figlio? Come rinasco se il seme si perde?
Marta: Tuo figlio nostro figlio il nostro unico bene.
Salom: Tuo figlio nostro figlio.
Madda.: Tuo figlio il nostro unico bene.
******
Marta: Tuo figlio nostro figlio il nostro unico bene.
Salom: Tuo figlio nostro figlio.
Madda.: Tuo figlio il nostro unico bene.
Maria: Sono solo una donna, ho la mia casa, ma con una finestra che guarda dritto sul Golgota.
Marta: Stramonio.
Salom: Pianta alcaloide.
Madda.: Noce spinosa.
Marta: Fiori terminali.
Maria: C' una pianta alla finestra che spacca la stanza, si volta alla luce e offende i miei muri. Non sono foglie sono bestemmie.
Madda.: Fusto glabro.
Maria: E' un fallimento stasera la mia pianta. Non so cosa fare.
Madda.: Infesta le strade.
Salom: Le periferie dei paesi.
Maria: E' una pianta rara.
Marta: Affila le spine.
Madda.: I fiori si aprono alla sera.
Marta: Sboccia al tramonto.
Salom: Il fiore bianco le foglie appuntite.
Maria: Quella pianta la trov mio figlio.
Salom: La trov lungo la scarpata d'una ferrovia.
Maria: No. La trov correndo sul lago.
Marta: A me disse che la rub su un tram.
Salom: A chi la rub?
Marta: A Lazzaro, mio fratello, per ridargliela un giorno.
Maria: Allora non l'ha rubata.
Madda.: Ma lui una teppa, un poco di buono meglio che rubi piuttosto che uccida.
******
Maria: Amico, fratello, piet figlio mio per questa tua madre che altra vita non ha. Potesse la mia spaccar quella croce, potesse il suo legno disfare a brandelli. La sola mia vita non basta per questo. Contemplo quel sole che t'ha condannato. Non c' nessun cielo se non c' la sua terra. Son madre e son sposa, amica e sorella. La valigia l'ho fatta, disfatta e rifatta. Vi ho messo i vestiti che servono a te, poi qualche lametta, la schiuma da barba e il mio velo da sposa che stava in soffitta ricordo del giorno che scendesti in me.
Salom: Il tramonto in macchina scorre.
Madda.: Sul tram un poco scintilla.
Marta: Ma il sole rapprende inquest'ultima sera.
Maria: Ribolle il mio sangue che la vita un giorno ti diede. Ma ormai sulla croce quel sangue si spegne ed altro sangue stasera non ho.
Marta: La carne si tinge d'azzurro.
Salom: Impossibile azzurro.
Maria: Il mio cuore trafitto da spade e da lance, m'era stato predetto, ma era solo un bisbiglio, non ero pronta a coglierne il peso... e lo specchio del mondo s'abbatt su di me.
Marta: Tuo figlio l'agnello...
Madda.: Umano mortale.
Salom: Tuo figlio l'agnello...
Salom: Il tramonto in macchina scorre.
Madda.: Sul tram un poco scintilla.
Marta: Ma il sole rapprende inquest'ultima sera.
******
Madda.: E' esangue, ormai.
Marta: La carne si tinge d'azzurro.
Salom: Impossibile azzurro.
Maria: Crocefisso sul Golgota, la carne straziata...
Madda.: E' esangue, ormai.
Maria: C' un filo di vita che ancora ci lega...
Marta: La carne si tinge d'azzurro.
Maria: Impossibile azzurro.
Salom: Di morte rappreso.
Maria: L'azzurro del cielo che attraverso la croce ancora l'annuncio mi d.
******
Salom: Che altro hai messo in valigia?
Maria: Tutto quello che potevo.
Madda.: Sei sicura?
Maria: Si.
Marta: Il velo da sposa?
Maria: Ti ho gi detto di si.
Salom: Hai messo tutto?
Maria: Si, si, si.
******
Marta: Un figlio per un figlio.
Madda.: Tuo figlio nostro figlio.
Salom: Una madre in una madre.
Maria: Quanti viaggi che ho fatto con Lui, quanti posti ho toccato. Taxi, aeroplani, pullman, traghetti: una madre non pu rifiutare la croce comunque una madre non pu.
******
Madda.: Combatte tuo figlio.
Salom: E' un uomo.
Marta: Combatte, ha coraggio.
Madda.: Affronta la morte.
Salom: Si alza il vento.
Marta: Ancora quel vento.
Maria: Figlio ti seguo, faccio come posso: guarda non tremo, non piego le ginocchia.
Madda.: Combatte tuo figlio.
Salom: E' un uomo.
Marta: Combatte, ha coraggio.
Madda.: Affronta la morte.
Salom: Si alza il vento.
Marta: Ancora quel vento.
Marta: E' un cielo suicida e cannibale.
Salom: Un cielo che uccide.
Maria: Aspettami figlio ti prego, stai correndo troppo, aspettami. La valigia pesa, non ce la faccio.
Salom: Si alza il vento.
Marta: Ancora quel vento.
Marta: E' un cielo suicida e cannibale.
Madda.: Combatte tuo figlio.
Salom: E' un uomo.
Marta: Combatte, ha coraggio.
Salom: E' un uomo.
Madda.: Affronta la morte.
Maria: Aspettami figlio ti prego, stai correndo troppo, aspettami. La valigia pesa, non ce la faccio.
Salom: Si alza il vento.
Marta: Ancora quel vento.
Maria: Figlio ti seguo, faccio come posso: guarda non tremo, non piego le ginocchia.
Madda.: Combatte tuo figlio.
Salom: E' un uomo.
Marta: Combatte, ha coraggio.
Salom: Si alza il vento.
Marta: Ancora quel vento.
Marta: E' un cielo suicida e cannibale.
Salom: Un cielo che uccide.
Maria: Aspettami figlio ti prego, stai correndo troppo, aspettami. La valigia pesa, non ce la faccio. Aspettami figlio, cos cascher. (SCROSCIO)
Salom: Il cielo un fragore, una nube tremenda, veleno nel mondo. Tuo figlio non pu sottrarsi a quel cielo.
Marta: Tuo figlio che pur nostro figlio.
Madda.: Il vento impazzito.
Salom: E' un folle uragano.
Maria: Aspetta ti prego.
Salom: Il cielo un fragore, una nube tremenda.
Marta: La carne di tuo figlio il sangue di nostro figlio.
Madda.: Il suo sangue il nostro sangue.
Salom: La sua carne la nostra attesa.
Madda.: La carne di tuo figlio il sangue di nostro figlio.
Salom: Il suo sangue il nostro sangue.
Marta: La sua carne la nostra attesa.
Salom: Il cielo un fragore, una nube tremenda.
Marta: Il suo sangue il nostro sangue.
Madda.: Tuo figlio non pu sottrarsi a quel cielo.
Maria: Aspetta ti prego. Non ce la faccio. Aspetta. La valigia mi cade, i biglietti del treno...
La valigia si apre ed il suo contenuto vola per la scena. Cristo morto.
******
Salom: La valigia s' aperta.
Madda.: S' sparsa ogni cosa.
Marta: Il velo da sposa che vola.
Maria: Aspetta ti prego, raccolgo i vestiti e sono da te...
Salom: Una madre in una madre.
Madda.: Tuo figlio nostro figlio.
Marta: Un figlio per un figlio.
Maria: La gonna e l la vestaglia. La schiuma da barba. Il golf per la sera... c' l il mio rossetto, il mio reggiseno, la camicia da notte, e un vecchio berretto. La tua bella cravatta, i tuoi pantaloni, la cinta, la maglia ed il fazzoletto: quello piccolo e bianco che un giorno lontano ti diede tuo padre pulendoti il naso.
Il sole tramontato, l'ombra della croce svanice.
Salom: La sua carne la nostra attesa.
Madda.: Il suo sangue il nostro sangue.
Marta: La carne di tuo figlio il sangue di nostro figlio.
Maria: Il vento passato, l'azzurro riprende, l'azzurro impossibile del cielo che attende.
Salom: La valigia s' aperta.
Madda.: S' sparsa ogni cosa.
Marta: Il velo da sposa che vola.
Maria: Da questa collina osservo ogni cosa, osservo la strada che mi fece sposa. Osservo il cammino, le scale, i traghetti, osservo il mio viaggio da tempo intrapreso. Un' anima al mondo fatica ne fa. Le terre di mezzo la fanno soffrire, il viaggio costoso, l'ira, la brama, il nulla sapere la stringono stretta.
Marta: Ogni cosa s' sparsa.
Maria: Se soffro non voglio imprecare, non voglio tradire, non voglio che un mondo di mezzo mi possa storpiare, cambiare, rendere uguale al veleno che affronto.
Madda.: S' sparsa ogni cosa di noi.
Maria: Stringo il mio velo, il velo da sposa. Non voglio che prenda nemmeno una macchia. Lo porto con me da quando son sposa, da quando son madre, amica e sorella. Il male del mondo mi stringe al mio velo, ma il velo lo voglio per stringerti a me.
Salom: S' sparsa ogni cosa del figlio.
Maria: Aspettami figlio, aspetta ti prego, raccolgo almeno qualcosa e dopo ti seguo... il vento passato, l'azzurro riprende... l'azzurro impossibile del cielo che attende.
******
Marta: Volto.
Salom: Uomo.
Madda.: Capelli.
Marta: Sguardo, braccia, sangue.
Maria: Questo il miracolo che ho voluto, che tanto ho atteso... Il miracolo dalla forma d'osso... di collina di pietra... Sono una madre che non capace di difendere suo figlio.
Madda.: Gambe, muscoli, sudore, fronte, occhi, naso...
Salom: Bocca, lingua, denti, faringe, cranio.
Marta: Cuore.
Salom: Sangue.
Marta: Ventre.
Maria: ...e in te nelle tiepide ore del giorno cresceva la pena per quel cielo sconfitto ma poi, alla sera, commosso e smarrito vedevi che il cielo cascava sul prato. Il tonfo era lieve ma il blu sconfinato.
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