La pazienza del signor prevosto

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La pazienza del Scior Curat

La pazienza del signor prevosto

di Luigi Galli

(versione in lingua di “ La pazienza del sciour Curat”)

(adattamento di R. Lussignoli)

Personaggi

Don Ambrogio       il parroco

Cesira                    sua madre

Giannina               amica di Cesira

Luisa                    segretaria di don Ambrogio

Romeo                  meccanico

Giulietta                sua moglie

Piera                     barista

Suor Rosina          una suora

Suor Celestina       un’ altra suora

Anselmo                un commendatore

Mario                    il sacrestano

L’ architetto

Caratteri e costumi

Angelo: Doppio petto scuro o grigio, capelli lunghi sulle spalle, aria distinta. Pacato, tranquillo.

             Voce calda e profonda.

Don Ambrogio: Nervoso ed ironico, con bruschi cambiamenti tra il divertito e 1‘arrabbiato. Indossa

             una tonaca nera  abbastanza consumata, con la fascia che gli casca dalla vita.

Cesira: Autoritaria e pragmatica, con la convinzione di fare tutto lei in casa.

           Indossa grembiule e ciabatte, girando sempre con la scopa o con lo straccio da spolvero.

Giannina: Molto tranquilla e riservata. Indossa un cappottino o un soprabito scuro, senza pretese;

            borsa sempre tenuta tra le mani incrociate sul petto.

Luisa:  Giovane, attiva, veste casual, scarpe da tennis, jeans e maglioncino.

Romeo: Indossa la tuta blu da lavoro. Si sente vittima della moglie e si sfoga con don Ambrogio.

Giulietta: Crede che il marito la tradisca e si sfoga con don Ambrogio.Sempre molto teatrale,

              eccessiva, sia nella parlata che nei movimenti. E’ ben vestita, con toni chiari.

Piera: Energica, decisa, persino rude con don Ambrogio. Vestita in modo  mascolino, pantaloni (non

            jeans) e maglione.

Suor Rosina: Abito da suora su un corpo piccolo e rotondetto, vivace e sempre in movimento. Molta

             espansività e gesti molto ampi  accompagnano le sue parole.

Suor Celestina: L‘opposto di suor Rosina. Magra, alta, non si scompone mai (tranne in alcune

            battute); per il resto si limita a ripetere, a mo’ di eco, quello che dice la consorella.

Anselmo: Molto elegante, vestito possibilmente in chiaro, è il classico commendatore “voglio-

            posso-comando.”

Mario: Indossa un grembiule  nero. E’ anziano, ma ancora risoluto nei modi e nel parlare.

Architetto: Tipo apparentemente alla mano; attaccato ai soldi. Veste bene.

Note per la scenografia

La scena è un ambiente unico, lo studio in casa di un parroco. Circa a tre quarti della scena c’è la scrivania del parroco con libri, matite, qualche soprammobile ed il telefono. Dietro alla scrivania, spostata lateralmente verso il centro della scena, una libreria con alcuni libri. Sul fondo della scena una porta, che rappresenta l’entrata principale dello studio. L’altra entrata è a sinistra (cucina della canonica). Di fronte alla scrivania una o due sedie. Sull’altro lato un divanetto con un tavolino e alcune riviste.Destra e sinistra del pubblico

Prologo  (Angelo, don Ambrogio)

Sipario chiuso. Si abbassano gradatamente le luci della sala, ma non completamente. L ‘Angelo entra in scena a sipario ancora chiuso. Una musica celestiale accompagna il suo ingresso.

Angelo                  Buonasera, signore e signori. Fa piacere vedervi cosi numerosi. Siete venuti per

far la festa al vostro parroco, vero? Beh, “far la festa” non è un’ espressione molto felice... è più corretto dire che siete venuti a festeggiarlo. Bello vedervi accanto a lui, seduto in mezzo a voi e che, magari, starà pensando:

Voce  del parroco fuori campo    Altro che festa! Se stasera mi lasciavano tranquillo, a casa mia, potevo finire la predica di domani. E invece no, qui a vedere questo spettacolo...ma sarà bello? Sperem. Ma almeno, ci sarà da ridere?  Quantu mai gu da a trà a quei de la filodrammatica...

Angelo                 Tranquillo signor parroco, che se non sarà divertente lei potrà ancora una volta

dimostrare la sua pazienza. Si tratta di una storiella su di un parroco. No, non si tratta del “Diario di un curato di campagna”....è solo una pagina del calendario, un giorno qualunque.Per esempio, il 2 ottobre. Toh, potrebbe essere oggi. L’anno? Fate voi. Il posto? Non ha importanza. Ovunque c’è un parroco...paziente. Il nome ? Boh, troviamolo assieme....su, datemi una mano...

(qui l’Angelo dovrebbe riuscire a sciogliere un po’ il pubblico, facendolo partecipare. Naturalmente, se qualcuno del pubblico pronuncia “Ambrogio”1‘angelo, sulle prime, deve fingere di non averlo sentito)

Cosa? “Alcibiade?” Non scherziamo. “Salvatore?” No... “Augusto?” Nemmeno...“Romano?” No, ci vuole un nome di rito ambrosiano... Cosa? Ambrogio, ecco, si. Lo chiameremo Ambrogio! Un nome importante e semplice. Un connubio azzeccato.  Ambrogio, dal greco Ambròsios, che vuol dire immortale, sublime. Ma eccolo, Ambrogio, nel suo studio.... (si apre il sipario, molto lentamente)

Un’ultima cosa...ogni riferimento a fatti, luoghi o persone è puramente casuale.

         (scompare dalla scena)

 

Il sipario è completamente aperto.La scena rappresenta 1‘interno dello studio del parroco, in casa sua. Lui è dietro ad una scrivania, solo, che prepara la predica: scrive e legge, cercando fra i libri e prendendo appunti. Dopo un lasso di tenipo necessario a rendere questa idea, si alza e si avvicina ad uno scaffale, dal quale sta per prendere un libro. Una luce (occhio di bue), musica celestiale e ricompare il personaggio di prima, che risulterà essere il suo angelo custode. L ‘angelo schiocca le dita. Tutte le volte che compare l’angelo si sente la musica e, quando lui schiocca le  dita, tutti gli altri personaggi rimangono immobili come in un fermo immagine.

Angelo                Eccolo, che vi dicevo? Sta preparando la predica. E come direbbero i suoi parrocchiani, speriamo che sia breve! Come? Le prediche lunghe sono un difetto anche del vostro don Ambrogio? Non lo so, può darsi. Ma vi assicuro che quelle del mio Don Ambrogio sono proprio belle. Come faccio a saperlo? Ma perché lo conosco bene: sono il suo Angelo Custode! Cosa? Non sembro un angelo? Ma scusate, se qui sulla terra non è l’abito che fa il monaco, figuriamoci qualche gradino più sù! Come ? Mi vorreste con il vestitino bianco e i boccoloni biondi ? E poi, che faccio, la

pubblicità del caffè?

 

                Scena prima  (Angelo, Don Ambrogio, Cesira)

L ‘angelo schiocca le dita; don Ambrogio prende un libro e si siede alla scrivania. Cerca un po’ fra le pagine  poi, prendendo il foglio sul quale stava scrivendo, legge :

Don Ambrogio     (1eggendo)Quella donna, persa una dracma, chiuse le porte. Spazza la casa e,

trovatola, chiama le amiche e fa festa, poi va in chiesa e dà la dracma in offerta. E se sulle monete non c’è la faccia di Cesare non datele a Cesare, ma usatele per opere di bene. Pensate alla comunità, anzi alla sala della comunità, perché non ho ancora finito di pagarla. E poi c’è l’altare della Madonna da restaurare. E ricordate: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel

regno dei cieli. Se avete dei soldi che vi crescono dateli a me, che vi faccio fare una cura dimagrante spirituale, così nella cruna di un ago ci passate due alla volta. E se ritardo un po’ a ridarvi i prestiti, perdonate non sette volte, ma sette volte sette. Non smarritevi per le strade dell’ingordigia e del lusso, non perdete la bussola, ma riempite quella in fondo alla Chiesa. Grazie. (poi, lasciando andare il foglio, tra sé) Sarà un po’ forte, come messaggio? Forse sì... ma, ueh, i miei parrocchiani in un

pu’gnùcch. El pruèrbi el dis: pueritt ma gnùcch”. Questi chi su no se hinn poeritt, ma gnùcch...!

O te ghe la cantet ciàra e neta o fann i tuàja. Dai Ambrogio, muchela, che in fondo in fondo non è vero...Ma se non piango non raccolgo niente...e poi non lo faccio per me, ma per loro: sistemo la parrocchia e salvo le loro anime!Sì, va avanti così Ambrogio, che vai bene! (si rimette a scrivere)

Cesira                   (da fuori) Don Ambrogio!

Don Ambrogio     Sì, mamma .

Cesira                  (c.s.) Don Ambrogio!

Don Ambrogio     Sono qui, mamma !

Cesira                   Don Ambrogio !

Don Ambrogio     Vengo subito !

Cesira                   Don Ambrogio !!

Don Ambrogio     Ma insomma, che cosa c’è !!!

Cesira                  (entrando decisa) Ué, villano! Non è il caso di urlare a quel modo! Non sono sorda!

Don Ambrogio     Sicura ? Mai avuto dei dubbi ?

Cesira                  Ma guarda se questo è il modo di trattare tua mamma. Io ti ho dato la vita !

Don Ambrogio    Grazie mamma per la vita che mi hai donato, ma adesso non rovinarmela. Cosa vuoi?

                            

Cesira                  Niente. Se per te sono una noiosa non voglio niente.

Don Ambrogio     Dai, mamma, parla; che c’è ?

Cesira                   Niente

Don Ambrogio     Mamma, sto perdendo la pazienza..

Cesira                   Niente.... tanto quello che dico non conta niente...

Don Ambrogio     Va bene, va bene mamma, scusami: sono stato un maleducato. Ma adesso fammi un piacere: mi vuoi dire quella cosa tanto importante che volevi dirmi prima ?

 

Cesira                   Volevo dirti... volevo dirti... o bella, non lo ricordo più(ed accenna ad uscire)

                  

Don Ambrogio     (urlando)Noooo !!!

Cesira                   (voltandosi di scatto) Adesso ricordo: cosa vuoi mangiare a mezzogiorno ?

Don Ambrogio     (c.s.)Il fegato!! Io, con te, mi mangio il fegato !

Cesira                   Va bene; allora lo tolgo dal frigo(fa per uscire, ma poi si gira) E stasera cosa mangi?

                             

 Don Ambrogio    Digiuno! Stasera digiuno. Che fa bene all’anima, al corpo e alla mia gastrite.

Cesira                   Per forza che ti viene la gastrite: ti arrabbi per niente !

Angelo                  (schiocca le dita e parte il fermo immagine) E questa è Cesira, la mamma del

nostro parroco. Ed anche la sua perpetua. Ma... ecco, sta suonando il campanello.E qui comincia il bello. Orecchi dritti, occhi aperti; serviran, statene certi!

      (l’angelo sparisce, mentre continua a suonare un insistente campanello)

     Scena seconda   (Don Ambrogio, Cesira, Giannina)

Don Ambrogio      Arrivo! (mentre finisce di scrivere)

(Il campanello continua a suonare)

Don Ambrogio      Ho detto che arrivo, un momento.

( il campanello suona ancora.)

Don Ambrogio     Un momento, ho detto che arrivo!!

Cesira                   Sempre io. Devo fare tutto io.E si che ho una certa età! Tanto è di sicuro per te.

Don Ambrogio    (ironico) Grazie, mammina. (poi, mentre Cesira attraversa la scena) Devo finire

di scrivere la predica, devo andare a confessare, preparare la dottrina per i ragazzi della quinta, preparare l’articolo per il giornalino della parrocchia, preparare il programma dell’avvento perché adesso è presto, ma domani è già tardi, devo portare la machina a fare il tagliando, ma non è un problema. Che problema c’è. Può darsi che mi venga un collasso, ma non è un problema.

(grosso sospiro) Dai, Ambrogio, finis la predica e muchela.

Cesira                  (rientrando con Giannina) Avanti, avanti, Giannina.

Giannina             Ma no, Cesira, non vorrei disturbare il signor parroco... E’ permesso ?

Cesira                  Ma no, non lo disturbi. Sta semplicemente preparando la predica. Sono io quella che fa tutto in questa casa! Mamma, perpetua, serva, sguattera e cuoca. A lui l’omelia, a me le omelette.

Giannina              Signor parroco, non la disturbo vero?

Don Ambrogio     (fingendo) No, Giannina, non si preoccupi, non mi disturba.

Cesira                  Vedi? Cosa ti avevo detto? Su, andiamo in cucina, che ti faccio vedere il mio

ricamo a punto croce. (accompagna fuori Giannina ma prima che esca)

Don Ambrogio     Altro che punto croce: questo è un calvario.   Mamma!

Cesira                   Ma cosa c’è ancora, tormento !?

Don Ambrogio      Mamma, scusa: dovete proprio passare di qua?

Cesira                   Don Ambrogio, stai bene?

Don Ambrogio     Ripeto: devi per forza passare di qui?

Cesira                   Sì.

Don Ambrogio     Devi per forza passare dal mio studio? Non puoi passare per l’anticamera?

Cesira                   No.

Don Ambrogio      E perché, se non sono indiscreto?

Cesira                   Perché ho appena dato la cera. Di là c’era la cera e allora sono passata di qua,

che la cera non c’era. ( ed esce brontolando)

                Scena terza   (Don Ambrogio, Cesira, Giovanna, Luisa)

Don Ambrogio    (mani al cielo) Giobbe, patrono dei pacifici, aiutami tu! Allora... dove ero rimasto... sì, dunque, la carità... (suona il telefono) No, ti prego! Un errore, un contatto sulla linea telefonica, non è il  telefono... (altro squillo)

Cesira                  (da fuori) Don Ambrogio, il telefono.

Don Ambrogio      Mamma, per piacere, rispondi tu! Io non ci sono per nessuno.

Cesira                   (entrando) E se fosse il Papa che vuole farti vescovo ?

Don Ambrogio     Fatti dare il numero, che poi lo richiamo.

Cesira                   (al telefono) Pronto casa parrocchiale. Si? No, non sono la segretaria, sono la

serva, la sguattera, la cuoca e adesso anche la centralinista. Il signor parroco? (Don Ambrogio continua a far cenni di no)Glielo passo subito. (a Don Ambrogio)  E’ per te.

           

Don Ambrogio    Grazie! Ma non potevi rispondere all’altro telefono? A già, “di là c’era la cera”

(Cesira esce, dopo aver passato la cornetta a Don Ambrogio, che, al telefono)  Pronto. Sì. Sì, buongiorno. No, non si preoccupi, non disturba affatto. La signora che ha risposto? Mia mamma. Certo, spiritosa, molto. Sì, architetto, so perché mi telefona. Per i soldi del restauro, vero? Mi stavo proprio chiedendo come mai non avesse ancora chiamato, visto che la prossima settimana scade la cambiale. Ah, passa di qui oggi pomeriggio? Toh, che coincidenza...(con la mano sulla cornetta) Semper un dì prima, mai un di dopu...(normale)Questo pomeriggio sul tardi, verso le diciannove e trenta, capisco...Ci saranno anche i soldi, non si preoccupi. Certo, le preparo un bell’assegno. No, non mi disturba anche se è ora di cena, stasera digiuno; a mezzogiorno mi mangio il fegato e stasera digiuno. A presto, buongiorno. (riaggancia) Ci mancava solo l’architetto! Meno male che stavolta i soldi li ho preparati prima. (guardando l’orologio) A proposito: dov’è la Luisa? Deve andare  in banca a ritirare i soldi e non l’ho ancora vista. (suona il campanello)  Avanti !! 

Luisa                   (entrando) Buongiorno Don Ambrogio.

Don Ambrogio     Luisa ! Finalmente.. Dovresti passare dalla banca: estingui il conto e ritira tutti i

soldi che ci sono depositati. Ti fai fare un bell’assegno al portatore, che stasera lo consegno all’architetto.

Luisa                    Va bene. Altro?

Don Ambrogio     No. Sta attenta, Luisa. Quell’ assegno vale un bel po’ di milioni, e se te lo rubano

siamo rovinati.

Luisa                   Ma che paure le vengono? Non si preoccupi, vado e torno. Ho mai perso niente?

Mi sono mai fatta rubare qualcosa?

Don Ambrogio    No, no, scusa. E’ che oggi sono un po’ nervoso. Ma tu stai attenta lo stesso.

Ah, Luisa, fammi anche un altro favore: comprami una lampadina da 40 watt. Ho bruciato quella dell’abat-jour e sono stufo di usare una candela per leggere.E Luisa, comprala prima di andare in banca, così quando ti danno l’assegno corri subito in canonica.(l‘accompagna fuori e poi, tra sé) Meno male che ho una segretaria in gamba, fino a quando non trova  un posto di lavoro. (pausa) 

Ho una strana sensazione...ma; sarà per colpa della predica che non riesco a finire... Al lavoro, Ambroeus. (si rimette seduto alla scrivania e riprende il lavoro. Dopo pochi istanti suona  insistentemente il campanello dell’ingresso).

Don Ambrogio    Giobbe, Giobbe aiutami !! Arrivo, arrivo. (ironico) Mamma, non disturbarti mi

raccomando, vado io. (va ad aprire)

Cesira                  (da fuori) Bravo, fai anche tu  qualcosa di utile! (entra il signor Romeo, di corsa)

Romeo                  Signor parroco, ho bisogno di parlare con lei.

Don Ambrogio     Buongiorno Romeo. Ma... è una cosa urgente?

Romeo                  Urgentissima.

Don Ambrogio     Non è possibile più tardi? Non è per essere scortese, ma io avrei da fare....

Romeo                  (interrompendolo) Ma andiamo, signor parroco, devo fare l’impegnativa per poter

parlare con lei? Se dico che è urgente vuol dire che è urgente. Lei è il mio pronto soccorso spirituale, quindi voglio essere visitato subito.

Don Ambrogio     (fra sé)Signore, che bei parrocchiani che mi hai  dato! (lo fa accomodare) Mi dica,

Romeo, che cosa le è successo?

Romeo                  Ho perso la fede!

Don Ambrogio     (ad alta voce)Oh mamma ! (pensieroso) Questo è grave.

Cesira                   (entrando con Giannina) Cos’è successo ??

Don Ambrogio     Niente, mamma, niente.

Cesira                   (uscendo) Vedi Giannina? E’esaurito; prima mi chiama e poi mi dice: “Niente,

niente.” (escono)

Don Ambrogio     Romeo, vuol ripetere quello che ha detto?

Romeo                  Ho perso la fede.

Don Ambrogio     E quando se ne è accorto?

Romeo                  Stamattina, stamattina intanto che mi lavavo la faccia.

Don Ambrogio     Ha perso la fede lavandosi la faccia? Ma che sapone usa?

Romeo                  Il problema è che non so quando l’ho persa. Me ne sono accorto questa mattina

lavandomi la faccia. Ho fatto così (mostra le mani) e mi sono accorto di non avere più la fede.

Don Ambrogio      Proviamo a capirci: se ne è accorto guardandosi le mani?

Romeo                  Certo! Secondo lei dove ti tiene la fede?

Don Ambrogio     (pensieroso) Beh, è vero, non c’è un posto preciso, ognuno può tenerla dove vuole..

                             

Romeo                  Come “dove vuole”? La fede si tiene qui, sul dito.

Don Ambrogio     Ma cos’è, un anello ?

Romeo                  Secondo lei, cos’è ? Un’anguria ?

Don Ambrogio     (cominciando a capirci qualcosa) Oh, Signore...: lei intende dire che ha perso la fede-anello, la vera?

Romeo                  Certo!

Don Ambrogio     Adesso ho capito ! Meno male.

Romeo                  Come “meno male”? Chi lo dice a mia moglie?

Don Ambrogio     Ma dai, Romeo, le spieghi cos’è successo. Le dice che ha perso l’anello e basta.

Lo so, può essere spiacevole, ma non è la fine del mondo. Sua moglie capirà.

Romeo                 Qui sta il punto. Mia moglie non mi capisce più. O forse non mi ha mai capito e io non capivo che non mi capiva. O forse mi capiva, ma capiva che non capivo che lei non mi capiva. Ma adesso lei non mi capisce ed io capisco che non capisce quello che prima capiva o io capivo capisse. Capito?

Don Ambrogio      Non ho capito...

Romeo                  Vede?

Don Ambrogio     Ma perché dice così? Cosa c’è che non va?

Romeo                  Penso che mia moglie sia stanca di me.

Don Ambrogio     Ma no, dai. Sua moglie si chiama Giulietta.  Romeo e Giulietta. Non le sembra un segno del destino?

Romeo                  Sì, forse. Ma ho perso la fede: non le sembra un segno del destino?

Don Ambrogio     Oh, beh, insomma, ci sono segni e segni...

Romeo                  Lei  provi a pensare ai segni che mi lascirà la Giulietta se non trovo più la vera. Oh, prima non era così, no.Era dolce. Ma adesso... Non conto più niente. Io sono quello fra il secco e l’umido.

Don Ambrogio     Cus’è ?Non capisco.

Romeo                  La spazzatura! Io sono l’anticamera dell’umido. Perché tutto quello che sta per

scadere lo devo mangiare io. Lei compera i pacchetti di tortine e le tiene per dei mesi interi. “Fammene mangiare uno” dico io.“No, ingrassi.” dice lei. Poi, quando si accorge che stanno per scadere me ne fa mangiare dieci al giorno, per non buttarli via. Provi lei a tornare a casa la sera con una voglia di un bel piattone di spaghetti e invece si trova sotto il naso un piatto di brioches. E poi, tutte le sere, sacco secco e sacco umido. Carta, plastica, vetro. Questo va nel secco e questo nell’umido. E guai se sbagli! “Chi ha messo la carta nell’umido?” dice lei. “Non lo so” dico io.

“Ma se siamo qui soltanto io e te, e io non sono stata !” Dice lei. “ E allora, se sai che sono stato io, perché me lo domandi ?” dico io. “E chi ha messo la plastica nell’umido ?” dice lei. “Io, sempre io !” dico io. “Ma prima l’ho bagnata tutta e così l’ho messa nell’umido”.

Don Ambrogio     Ma, mi scusi Romeo, questo cosa vuol dire?

Romeo                  Che Giulietta ha sposato un meccanico, ma il suo sogno era un operatore ecologico!

Con la mia tuta blu pensavo di essere un principe azzurro, ma lei vuole la giacca arancio di uno spazzino! Don Ambrogio, lei deve aiutarmi. La sua buona parola deve entrare nella mia casa.

Don Ambrogio     E la mia machina nella sua officina.

Romeo                  Come sarebbe a dire ?

Don Ambrogio     Niente, niente. E’ solo che mi sono ricordato che, fra le altre cose, devo anche

portare la macchina a fare il tagliando.

Romeo                  Don Ambrogio non parliamo dì lavoro per piacere.

Don Ambrogio     Del suo o del mio?

Romeo                  Ma il suo non è un lavoro, è una missione!

Don Ambrogio     E dagliela con questa storia! Con la scusa della missione tutti vogliono

approfittarsene.Ma cosa dovrei fare io?

Romeo                  Come faccio a saperlo? Non sono mica il parroco!

                   Scena Quinta (Don Ambrogio, Luisa, Romeo, Cesira)

Suona il campanello. Don Ambrogio fa cenno di chiamare la madre, ma poi...

Don Ambrogio     Mamma! No mamma, lascia stare, vado io.(a Romeo) Mi scusi solo un secondo.

(va ad aprire ed entra Luisa, la segretaria)Luisa, sei stata veloce. Brava. L’assegno?

Luisa                    L’assegno è qui. Non l’ho perso, né mi hanno derubata né sono stata rapita.

I suoi soldi sono sani e salvi.

Don Ambrogio     Non sono soldi miei, Luisa. Sono i soldi per l’altare della Madonna, che c’era prima di me e ci sarà dopo di me. Quello che un parroco fa non è mai per se stesso, ma per i suoi parrocchiani. Qui, mettiamolo qui. Quello che invece è mio è la lampadina; l’hai comprata ?

Luisa                    Ecco qua la sua lampadina: 40 watt con attacco piccolo.

Don Ambrogio     Brava. Sei un’angelo. Come farò senza di te quando troverai un posto di lavoro vero?

Luisa                    Sono mesi che lo cerco, ma...  Don Ambrogio, ho incontrato la Piera e mi ha detto che deve passare da lei perché ha qualcosa da dirle.

Romeo                  Piera la barista ? E’ una mia coscritta !

Don Ambrogio     Bene ! Così facciamo un bel raduno di alpini !    

Luisa                    (a Romeo)Ho visto anche sua moglie in piazza.

Romeo                  Oh, come mai a quest’ora in piazza ?

Luisa                     Come faccio a saperlo ? Mi ha solo chiesto se il signor parroco era in casa perché

aveva bisogno di parlargli.

Romeo                  Oh mamma sta venendo qui. Che cosa le racconto ? Signor parroco, lei mi deve

nascondere !

Don Ambrogio     Sì, e poi giochiamo a nascondino in canonica !

 

Romeo                  Non sono pronto per affrontarla. O lei mi nasconde o mi butto giù dalla finestra.

Don Ambrogio      Ma piantala ! Non ti ricordi più che siamo a piano terra ? Basta stupidaggini, la

vita è una cosa seria. Mamma! Mamma!

Cesira                   (entrando) Cos’hai combinato stavolta?

Don Ambrogio     Accompagna il signor Romeo nella mia stanza, per piacere. Signor Romeo, questa

è la lampadina da cambiare all’abat-jour: rimanga su a provarla fino a quando la chiamo io.

Cesira                   (accompagna fuori il sig.Romeo; poi rientra e a suo figlio) Don Ambrogio, Romeo

è un meccanico, non un elettricista.

Don Ambrogio     Sì, ma adesso sta sperimentando un sistema di tergicristalli per finestre. Mamma,

accompagnalo e non preoccuparti. (Cesira esce)

                  Scena sesta  (Don Ambrogio, Luisa, Giulietta, Cesira)

Luisa                    Ma cosa è successo tra il signor Romeo e la signora Giulietta ?

Don Ambrogio     Niente, niente. Tra moglie e marito non mettere il dito. Specie se al dito manca

un anello. (suona il campanello) Eccola qui, è arrivata. Luisa, fammi un piacere: fai entrare la signora Giulietta.

Luisa                    Va bene. Poi, se ha bisogno di me, sono di là a fare le fotocopie. (esce)

Don Ambrogio     Cara la mia predica, mi sa che dovrai aspettare ancora un po’.

Luisa                     Permesso? Signor parroco buon giorno. Non disturbo vero?

Don Ambrogio      Se le dico di sì, lei mi crede?

Luisa                     (come se non lo avesse sentito) E successa una cosa troppo importante per non

venire qui subito. Quando si hanno certe illuminazioni, bisogna confidarsi subito.

Don Ambrogio      Già, le illuminazioni. Anche a me stanno illuminando la stanza, su di sopra.

Giulietta                (non lo ha nemmeno sentito) Io oggi l’ho vista brillare là! Nel profondo.

Nel buio. Nella sporcizia. Nel nero. Ma brillava. Un bagliore, ma è bastato. L’ho vista. L’ho raggiunta. Ed era lei!

Don Ambrogio      Signora Giulietta, “chi” o “che cosa” era... “lei”?

Giulietta                La fede!

Don Ambrogio      Intende dire...

Giulietta               L’anello che io, io, ho messo al dito di quell’uomo che chiamano mio marito, nel

giorno in cui io, io, pura come una colomba, bianca come un cigno, raggiante come un uccello del paradiso, bella come una tortora ho dato la mia vita a lui. Ah, se le nostre strade non si fossero mai incontrate nella dura circonvallazione della vita!

Don Ambrogio     (tra sé)Sarà stato un problema di semafori ! (normale)Signora Giulietta, se non ho sbagliato a capire, lei ha ritrovato la fede di suo marito, giusto? Suo marito l’aveva persa, giusto?

Giulietta               No! Mio marito l’aveva buttata via. L’anello stava là, in mezzo all’immondizia.

Gettata da quell’individuo. Lui non mi vuole più bene, si è stancato di me. Prima del matrimonio mi diceva che ero la sua dea, ma adesso...ha cambiato religione.

Don Ambrogio     Beh, cambiato la religione no, ma può darsi che abbia perso la fede..

Giulietta               E se avesse un’altra? Se fosse un fedifrago ?

Don Ambrogio     E perché no un fotografo !?! Ma su, signora Giulietta, può darsi che l’anello gli sia caduto.Lui è un meccanico, tutto il giorno con le mani nel grasso, è facile che l’anello gli sia scivolato. Che prove ha contro di lui?

Giulietta               Non c’è bisogno di prove. Il cuore di una donna lo sa. Se scopro che mi ha tradito

mi uccido.

Don Ambrogio      La smette di scherzare su queste cose !? La vita é una cosa molto seria per esser

presa così alla leggera ! Vi viene da Dio, e soltanto Lui può riprendersela! (calmandosi) Piuttosto, ne ha mai parlato con suo marito di questa cosa?

Giulietta               Macché. Lui non mi ascolta più. Torna a casa la sera dall’officina e mangia quello

che gli metto nel piatto senza dire niente. Si figuri che l’altra sera, per farlo reagire, gli ho messo nel piatto 5 tortine di marmellata col sugo al posto dei maccheroni. (pausa)  Le ha mangiate ! Poi, come tutte le sere, ha trovato una scusa poter uscire di casa: una sera deve portare fuori l’umido, una sera deve portare fuori il secco, una sera il vetro... E’ il riciclaggio che ha rovinato la mia famiglia! (scoppia in lacrime)

Don Ambrogio     Signur, chi se salvum pù. Altro  che buco nell’ozono: qui bisogna fare un buco

nella testa della gente per vedere cosa ha dentro!...Signora Giulietta, non si preoccupi. Vedrà che è soltanto un equivoco. C’è sicuramente una ragione per il comportamento di suo marito. Lei, per

esempio, non è troppo dura con lui?

Giulietta              (sempre piangendo) Io dura? Sono molle come i1 pane nella zuppa! (scoppia in

singhiozzi mentre, nel frattempo, suona il campanello) Signor parroco dica che è impegnato, non faccia entrare nessuno. Non devono vedermi così.

Don Ambrogio     Ma non posso. Che scusa potrei inventare?

Giulietta               Cosa ne so io?... Dica che sta preparando la predica di domenica!

Don Ambrogio     Già, la predica di domenica. No, signora, proprio non posso. (suona il campanello)

                             Sente? Devo andare ad aprire.

Giulietta               Non devono vedermi così! Cosa sarà della mia reputazione? Non la reputa lei la mia reputazione? 

                  

Don Ambrogio     Senta, signora, il dolore va curato con il lavoro. Se non vuole che la vedano c’è una

soluzione. Luisa! Luisa! (la segretaria compare dalla porta) Guarda che la signora Giulietta viene con te. No, non sta piangendo. Ha solo una forte congiuntivite che va curata con gli aerosol della fotocopiatrice. Mettila a fotocopiare il bollettino, che le passa. Niente domande. Al lavoro! (escono sia Luisa che Giulietta, mentre suona ancora il campanello) Arrivo!   Mamma, grazie, non disturbarti, vado io alla porta.

Cesira                (da fuori) Si, Don Ambrogio, muoviti un po’ che ti passa la gastrite e i1 nervoso!

             

(suona nuovamente il campanello)

              Scena ottava   (Don Ambrogio, Piera, Luisa)

Piera                      (entrando) Uèh, signor parroco, le piace la musica? Io suono, suono e lei bel

tranquillo con i sui libri, le sue prediche...Che bella vita fate voi preti... Ho sentito la sua predica di domenica scorsa, sa ?

Don Ambrogio     Se continua così non sente quella di domenica prossima.

Piera                     “La messe è tanta e gli operai sono pochi.” Cosa volete ? Le trentacinque ore?

Il sabato festivo? Preghi il Padre eterno che mandi gli operai alla messa; io ho fatto l’operaia per trentacinque anni, e non ho mai perso una Messa, cosa crede? E adesso sono io che mando avanti l’oratorio!

Don Ambrogio     Piera, ma possìbile che tutte le volte che ti arriva la pensione devi farmi queste

tiritere?  Cos’hai bisogno questa volta ?

Piera                     Io? Niente. E’ lei che ha bisogno di me per far andare avanti la baracca. Se non ci   fossi io, gente di dura cervice, là ci sarebbe la valle dell’abbandono e della desolazione, con le caramelle che marciscono e i gelati che scadono.

Don Ambrogio     Portali qui, che li diamo a Romeo.

Piera                     Che cosa ?

Don Ambrogio     Niente, niente. E cosa ne fai dei gelati scaduti ?

Piera                     Tolgo la cartadella confezione, così i ragazzi non se ne accorgono  e li mangiano

lo stesso.

Don Ambrogio     Faccio finta non aver sentito quel che mi hai detto, ma ti scongiuro di non farlo più.

Se quelli del NAS fanno un controllo mi sbattono in galera per colpa dei tuoi gelati.Ed ora dimmi perché sei venuta qui da me; cosa c’è di così importante che non puoi dire alla Luisa ?

Piera                    La Luisa è giovane, cosa vuole che capisca ?  Questi ragazzini, perché vanno a

scuola fino a vent’anni credono di saperne di più di noi vecchi.E poi vogliamo andare in Europa: ci cacciano a pedate nel terzo mondo, altro che in Europa !

Don Ambrogio     Piera, ti sei sfogata contro i preti, ti sei sfogata contro i giovani; adesso fammi un

piacere: non incominciare con il Berlusconi, il governo, la tua padrona di casa, tua suocera e tuo genero, ma dimmi cos’hai bisogno, che devo finire la predica di domenica !

Piera                    Oh,per le prediche che fa lei ! Non è che ci vuole un gran sforzo, o una mente

particolare. (indicando se stessa) Questa è una grande mente. Questa non è una testa, è una testata nucleare. Se nascevo al tempo del Ronaldo da Vinci, altro che la Monna Lisa, ero la Monna Piera, io.

Don Ambrogio     Dai, Monna Piera, vai al sodo.

Piera                     Secondo un recente sondaggio...

Don Ambrogio     Fatto da chi?

Piera                    Da me, nel mio condominio.

Don Ambrogio     Semm a post.

Piera                     Secondo un recente sondaggio, il problema più grande dei bambini è la nutrizione.

Tralasciano i cibi sani delle loro tavole per abbuffarsi di pastrugni, ghiaccioli e gelati. Qui mi è venuto il lampo di igiene.

Don Ambrogio     Lampo di genio, si dice.

Piera                     Il lampo d’igiene, nel senso di idea ciàra e netta ! I bambini non mangiano la

minestra per riempirsi la pancia di ghiaccioli ? E io faccio la granita con il passato di verdura.E’bella fresca e mangiano qualcosa di sostanzioso.Eh, che idea geniale?

Don Ambrogio      Piera, hai tolto dai contenitori la menta e hai messo il passato di verdura?

Piera                     Esatto!

Don Ambrogio      Piera: stai parlando seriamente o mi stai prendendo in giro? Capisco le tue buone intenzioni, ma piantala di fare esperimenti, per l’amor del cielo !

Piera                      Come vuole. Dopo tutto, è lei che comanda. Io lo facevo per il bene di quei ragazzi,

per far crescere ruspante questa gioventù degli omogeneizzati. (si alza)Arrivederci, Don Ambrogio, vado a fare un salutino a sua mamma e poi me ne vado a casa. E se ci ripensa, ne ho ancora di quei ghiaccioli ! (esce)

Don Ambrogio     (al cielo) Signore, se questa è una prova, grazie, perché solo la Tua bontà potrà

permettermi di superarla. Giobbe: vutum! ( si siede) Vediamo di andare avanti con questo strazio di predica.( fa appena in tempo a terminare al frase che suona il campanello; grosso sospiro, poi si alza e va ad aprire la porta; entrano  due suore)

                           

               Scena decima  (Don Ambrogio, Suor Rosina, Suor Celestina, Cesira)

Suor Rosina          Signor parroco buon giorno.

Suor Celestina      ‘giorno. (questa suora ripete sempre le ultime parole che l’altra suora dice)

Suor Rosina          Ha visto che siamo arrivate ?

Suor Celestina      ‘rrivate?

Suor Rosina          Giusto giusto in orario.

Suor Celestina      ‘rario.

Don Ambrogio      Reverende madri: giusto in orario per che cosa?

Suor Rosina          Ma come, non glìel’ha detto il Giuliano, il nostro Giulianetto?

Suor Celestina     ‘etto?

Don Ambrogio     Etto e chilo! Suor Celestina! Il Giuliano mi ha detto solo che vi aspettava qui.

Suor Rosina         E noi siamo arrivate, giusto giusto in orario.

Suor Celestina      ‘rario.

Don Ambrogio     Giusto in tempo per che cosa?

Suor Rosina         Ma come, il Giuliano non gliel’ha detto?

Suor Celestina     ‘etto?

Don Ambrogio     No, è! Non ricominciamo da capo! Voglio sapere perché siete qui !

Suor Rosina          Ma, don Ambrogio, possiamo spiegare...

Suor Celestina      ‘gare....

Don Ambrogio     E’ quello che sto aspettando, forza! E niente trucchi, se no non vengo più a dire

Messa all’asilo.

 

Suor Rosina          Siamo qui...

Suor Celestina      qui...

Suor Rosina         Siamo venute qua...

Suor Celestina      qua...

Don Ambrogio      Perché siete qui quo qua ?

Suor Rosina          Abbiamo preparato i bambini per la festa.

Suor Celestina      ‘festa.

Suor Rosina          E abbiamo scritto una canzoncina.

Suor Celestina      ‘cina

Don Ambrogio     E Giaponne ! Quale festa?

Suor Rosina         Ma la festa per il suo venticinquesimo, no?

Suor Celestina      ‘esimo, no?

Suor Rosina          Ma non lo dica: è una sorpresa.

Suor Celestina      ‘presa.

Don Ambrogio      Presa per il naso. A chi non lo dovrei dire?

Suor Rosina          Ma che domande: al parroco, no?

Suor Celestina      ‘arroco, no?

Don Ambrogio      E io chi sarei?

Suor Rosina          Che domande! Il parroco, no?

Suor Celestina      ‘arroco, no?

Suor Rosina          Oh mamma ! Vuoi vedere che abbiamo fatto una gaffe?

Suor Celestina      Oh mamma !Vuoi vedere che hai fatto una gaffe?

Don Ambrogio     Giobbe aiuto! (piano, verso il pubblico)Queste due le strozzo.

Suor Rosina         Oh, va bè. Una svista può anche capitare. Ma, ormai che siamo qui...vuole sentire

lo stesso la canzone?

Suor Celestina      ‘nzone?

Suor Rosina         Abbiamo portato anche gli strumenti... li abbiamo lasciati di là, in corridoio...

Suor Celestina     ‘idoio.

Don Ambrogio     (in crescendo) No, grazie ! No, grazie, no!

Cesira                  (entrando) Ma cos’hai da gridare sempre ?

Don Ambrogio     Mamma, tu sapevi ?

Cesira                  Tutto, io so tutto. Eh, se non ci fossi io in questa casa....

Don Ambrogio, sempre urlando, esce di scena.

Fine del primo atto

Secondo atto

Scena undicesima  (Cesira, Luisa)  Il sipario si apre sulla Cesira, che fa le pulizie nello studio di

Don Ambrogio.

Luisa                    (entrando) Signora Cesira, Don Ambrogio dov’è andato?

Cesira                   Don Ambrogio è come il vento: puoi dire quello che ha fatto, non quello che farà ! Credo sia andato in farmacia a comprare qualcosa per la sua gastrite.Per forza ha la gastrite: continua ad arrabbiarsi per niente!

Luisa                    Ma io di là ho la signora Giulietta che continua a piangere e non ho più fotocopie

da farle fare. Che cosa faccio?

Cesira                  Non dirlo a me! Di sopra c’è il signor Romeo che continua ad accendere e spegnere l’abat jour sul comodino, e smetterà solo quando glielo dirà Don Ambrogio. L’ho lasciato su con la Piera, che è una sua coscritta.

               Scena dodicesima (Don Ambrogio, Cesira, Luisa) (Si sente un gran fracasso, e poi gridare)

Don Ambrogio     (entrando) Chi ha lasciato in giro tutta quella roba ?

Cesira                  E’ la batteria delle suore dell’asilo.

Don Ambrogio    Amomenti mi rompevo una gamba! E dove sono andate ?

Cesira                   Hanno caricato tutto il resto e sono andate a mangiare. E’ quasi mezzogiorno.

Don Ambrogio     E non potevano caricare anche la batteria?

 

Cesira                   Ma cosa stai dicendo ? Per  caricare le  batterie ci vuole un sacco di tempo.

                             Guarda il tuo telefonino: ha una batteria piccolina così e ci vogliono tre ore per

                             caricarla, pensa a una batteria grossa come quella lì quanto tempo ci vuole!

Don Ambrogio     (cercando nelle tasche)Due l’è che hu miss i pastili per el stomich?

Cesira                    Don Ambrogio, ascoltami. Intanto che facevo i mestieri... .

Don Ambrogio      Un momento, mamma, un momento.

Luisa                     Don Ambrogio, io ho finito di far fare le fotocopie alla signora Giulietta, ma lei

                              continua a piangere....

Don Ambrogio      Falle pinzare i fogli! E se non basta, falle fare le fotocopie del giornalino del mese

                              prossimo ! (Luisa esce)

Cesira                   Don Ambrogio, intanto che facevo i mestieri...

Don Ambrogio     Mamma, aspetta un momento che devo finire la predica.

Cesira                   Uff...per quelle robe che dici...E’che intanto che facevo...(suona il campanello)

Don Ambrogio     Fammi un piacere,  vai a vedere chi è e dì io non ci sono. Trova una scusa, ma non

                             far entrare nessuno !

                    Scena tredicesima  {Don Ambrogio, Anselmo) (Cesira esce e Don Ambrogio si mette alla scrivania per continuare la sua predica. Entra, ridendo forte, il signor Anselmo).

Anselmo               Ah, ah, ah. Che simpatica sua madre, signor parroco! Posso? Grazie. Una vera

sagoma. “Mi ha detto di dire che non c’è ”. Ed io “Neanche io ci sono”. E lei “E allora che vada di là; se non ci siete come fate a trovarvi ?” (e ride)

Don Ambrogio     E sì, lei è molto, troppo spiritosa. Bene, signor Anselmo, visto che non ci siamo tutti e due, vorrebbe dirmi perché ha bisogno di me ?

Anselmo               Oh, no, signor parroco, io non ho bisogno di lei.

Don Ambrogio     Meno male! Allora, se vuole scusarmi...

Anselmo               E’ lei che ha bisogno di me.

Don Ambrogio     No senta, io... avrei questa predica da terminare...

Anselmo               Mi sbrigo in un attimo. Non le darò fastidio, poi è per il suo bene, mi creda.

E poi, non sono nemmeno qui. Ah, ah, che simpatica sua madre! (ride)

Don Ambrogio     Euh, una simpatia... Ma senta, io in questo momento ho un sacco di cose da fare....

Anselmo               Ecco! E’questo il punto! Ci sono troppe cose da fare. Prenda mio figlio, per esempio: martedì, giovedì e domenica mattina calcio, allenamenti e partita; lunedì il corso di nuoto; mercoledì lezioni d’inglese; venerdì equitazione. Lo sport è molto importante! “Mens sana in corpore sano.” Sabato pomeriggio musica, cartonaggio e ceramica; le arti applicate elevano lo spirito.Capisce?

Don Ambrogio     No. Dove vuole arrivare?

 

Anselmo               Mio figlio ha un sacco di attività, senza contare la scuola ed i compiti. Io, per la verità, qualche volta gli dico di non farli, di copiarli dai compagni o di farseli fare da sua madre. Che diamine, avrà pur diritto ad un po’ di riposo, no? Ma sa quanti compiti gli danno? E pensi che una volta è arrivato tardi agli allenamenti di calcio perché stava facendo un tema; un tema, capisce ? “Non permetterti più!”, gli ho detto io.”Se uno si prende un impegno, lo deve rispettare; se devi andare agli

allenamenti, vacci; i compiti li fai dopo o, se sei stanco, non li fai.”

Don Ambrogio     E la scuola ? Non è un impegno che uno si prende?

Anselmo               Ma cosa c’entra? La scuola è la scuola dell’obbligo... ma il calcio non voglio che lo

trascuri.

Don Ambrogio     Contento lei. Ma infine, cosa posso fare io per lei?

 Anselmo               Ma... ancora non lo ha capito?

Don Ambrogio     Mi deve scusare, ma io forse sono po’ tonto. Ho bisogno che le cose me le dicano

chiare. Se dovessi fidarmi solo di quello che mi sembra di capire...

Anselmo               Sicuramente lei ha fatto poco sport da giovane. Allarga la mente, sa?

Don Ambrogio     Può darsi, può darsi...

Anselmo               Per farla breve... mio figlio, con tutti i suoi impegni, non può perdere tempo per venire anche al catechismo!

Don Ambrogio     Cioè?

Anselmo               Cioè non ritengo indispensabile che mio figlio frequenti il catechismo, perdendo

altre lezioni.

Don Ambrogio     Ma lei si rende conto che suo figlio quest’anno deve fare la comunione?

Anselmo               E allora? Lei pretende che un bambino vada a catechismo due volte alla settimana

e a Messa la domenica mattina; non le sembra di esagerare?

Don Ambrogio     Ma il catechismo due volte alla settimana è soltanto prima del sacramento, e solo

per un mese.

Anselmo               Troppo. E a Messa ci deve andare tutte le domeniche. No, no. Senta, facciamo così:

glielo spiego io, il catechismo, a mio figlio.

Don Ambrogio     E vuol dire anche la Messa alla domenica?

Anselmo               Don Ambrogio, non esageriamo adesso. Mica posso fare tutto io.La Messa può continuare a dirla lei, ci mancherebbe altro. Al limite non ci mando mio figlio, se è stanco o se ha da fare, no?

Don Ambrogio     No!

Anselmo               Scusi, no in che senso?

Don Ambrogio    Nel senso che non sono per niente convinto che il suo sia il modo giusto di ragionare.

Anselmo               Come?

Don Ambrogio     Se vuole che suo figlio faccia la comunione lei lo manda a catechismo, se no che  faccia come vuole. Ecco come la penso. Ha capito adesso?

Anselmo               E’ la sua ultima parola?

Don Ambrogio      No, la penultima. L’ultima è “Arrivederci” (si alza e gli indica la porta)

Anselmo               Lo immaginavo che non sarebbe servito a niente tentare di ragionare con lei.

Ma non finisce qui. Ho conoscenze molto in alto. Vedrà, parlerò con i suoi superiori. Ho sempre fatto della beneficenza alla sua parrocchia, ho sempre dato l’otto per mille, io, e lei non può trattarmi così ! Ci vedremo presto ! (esce)

Don Ambrogio     Se l’anno prossimo vuole dare l’otto per mille alla società calcistica, faccia pure!

Soldi, soldi, soldi. Ma possibile che pensino solo ai soldi? Cosa credono, che il mondo sia fatto solo di soldi, cambiali, assegni? (prende la cambiale; verso la porta) Lei doveva fare l’architetto! L’architetto? Un momento: qui c’è la cambiale ma... l’assegno? (urlando) Aiuto! Al ladro! Al ladro!

         Scena Quattordicesima (Don Ambrogio, Piero, Cesira, Luisa)

Piera                    (entrando con un fucile in mano) Dov’è, che lo faccio fuori ?

 

Don Ambrogio     Sei sempre la solita esagerata! Tu non ammazzi nessuno.(Piera continua a

muoversi  circospetta, col fucile spianato) Vuoi star ferma, che mi stai facendo venire il nervoso ?!!

Cesira                  (entrando) Cos’è successo?

Don Ambrogio     Mamma, chiudi la porta e non far entrare o uscire nessuno ! Capito?

Cesira                  Si, ma don Ambrogio, intanto che sono qui vorrei dirti che...

Don Ambrogio     Dopo, mamma. Adesso vai di sentinella.(alla Piera che continua a girare per la

stanza) Piera fermati !  Non ti muovere  più!

Piera                    Lei sta stoppando il naso a un segugio, se lo ricordi bene !

Don Ambrogio     Vorresti dirmi che senti l’odore del ladro?

Piera                     Preciso, come sento quello di mio nipote quando si toglie le scarpe del tennis. E’stata quella scimmietta della Luisa. Adesso vado di là e la stendo.

Don Ambrogio      Tu non fai fuori nessuno, hai capito ?

Piera                     Ha ragione. La torturo e la faccio confessare!

Don Ambrogio     Smettila! Può essere stato chiunque, con tutte le persone che sono entrate in questa

stanza. Puoi essere stata anche tu.

Piera                     Impossibile. Erano tanti soldi?

Don Ambrogio     Milioni!

Piera                     Più di tre?

Don Ambrogio     Più del doppio.

Piera                    Se li avessi presi io sa cosa farei ? Me ne andrei a Rimini con il Leonardo Di Caprio.

Don Ambrogio     Piera! E tuo marito?

Piera                    Mille e cinquecento lire per cartolina e francobollo: “Saluti e baci. Rifatti una vita

                             che io me la sto godendo”!   E se avanzo qualcosa  mi rifo anche il naso.

Don Ambrogio     Piera! Ma è tuo marito!

Piera                    Ma anche la cartolina è bella grande, a colori ! Può essere contento! (alla Luisa,

 che sta entrando) Ecco la ladra ! Ti abbiamo scoperto, mentre furtiva furtavi la refurtiva.

Luisa                    Signora Piera cosa fa? E’ impazzita ? Signor parroco, cos’è successo?

Don Ambrogio     (sedendosi sconsolato) Luisa, l’assegno che ti ho mandato a prendere in banca

è sparito.

Piera                    Ah, era un assegno? Un assegno può essere nascosto dappertutto (a Luisa) Spogliati !  

Don Ambrogio     Piera!

Luisa                    Aiuto!

Cesira                   (entrando)Don Ambrogio, io sono lì sulla porta, ma volevo dire...

Don Ambrogio      Di sentinella! E tu Piera, smettila. Di Luisa mi fido come di me stesso.

Piera                     Allora, se non è stata lei, è stato lei ! Si spogli !

Don Ambrogio      Piera basta! Se non la smetti, chiamo rinforzi e ti faccio spogliare da loro!

Piera                     (scandalizzata)  Che roba! Cosa mi tocca sentire! Un prete! Ah, ma io lo sapevo

che lei è un gran birbante....Si può muovere una foglia, ma la Piera non si spoglia !

Don Ambrogio     (sorridendo) Senti senti quella che voleva scappare con il Di Caprio !

Piera                    (lo guarda di traverso, si siede e rimane in silenzio, pensierosa)

Luisa                    Don Ambrogio, ma è sicuro che glielo abbiano rubato?

Don Ambrogio     Luisa, lo hai preso in banca, lo hai portato qui, l’ho messo a fianco della cambiale.

La cambiale c’è, ma l’assegno non c’è più.(suona il campanello) Mamma, non far entrare nessuno!

Cesira                  (da fuori) Avanti, Giannina, avanti.

Don Ambrogio     Mamma!

Cesira                   (entrando)Sì ?

Don Ambrogio      Ti avevo detto di non far entrare nessuno !

Cesira                   Ma non era nessuno, era la Giannina. L’avevo mandata a comprare le cipolle.

Don Ambrogio     Le cipolle ?

Cesira                   Si, per fartele con il fegato. A proposito, volevo dirti che..

Don Ambrogio     Fuori, fuori !

Cesira                   Bèla riconoscensa, vilan ! (brontolando, esce)

Don Ambrogio     E voi due silenzio! Ho bisogno di calma, tranquillità e concentrazione. (da fuori si

sente un rumore di tamburi) Mamma! Mamma!

Cesira                   (da fuori) Mi rilassa. Prova anche tu !

Don Ambrogio     (gridando, esce seguito da Piera e da Luisa)

                  

                   Scena quindicesima  {Romeo, Giulietta)

Romeo                 (entrando)Don Ambrogio, cos’è successo? Grida come un ossesso...

don Ambrogio ? Don Ambrogio !?  Sparito. Sembrava che dovesse fare tutto lui, ma appena rimasto solo è filato via come un treno...E io che mi sono consumato un dito a furia di accendere e spegnere l’abat-jour... si è persino bruciata la lampadina...(guarda la scrivania) E, ma che disordinato di un prete; guarda che macello che c’è su questa scrivania...(mentre parla si avvicina alla scrivania e, curiosando, fa cadere un libro. Mentre si china a raccoglierlo entra Giulietta. Romeo se ne accorge e se ne sta nascosto, in ginocchio)

Giulietta               (entrando piano piano, facendo capolino dalla porta) Don Ambrogio?

Don Ambrogio?! Diceva di avere un sacco da fare, ma aspettava solo l’occasione per abbandonarmi al mio dolore e andarsene. Me infelice. Ho fatto più di duemilasettecento fotocopie, ho messo cinquemilaquattrocento graffette ma nulla può lenire le mie pene.. La tragedia mi ha reso pronta a tutto. Sono di pietra. Nulla potrà più angosciarmi. (parlando si avvicina alla scrivania; dopo l’ultima frase si accorge di Romeo e, spaventata, si mette a gridare) Ah! Tu qui? Qui tu? Cosa stavi facendo?

Romeo                  Niente... stavo... lavorando.

Giulietta               Sì, stavi cambiando le gomme alla scrivania.

Romeo                  No, eh?  Va bene, ti dirò la verità: le stavo cambiando l’olio.

Giulietta               Vuoi farmi passare per scema?

Romeo                  Non ce n’è bisogno.

Giulietta               Romeo, dimmi subito cosa ci fai qui!

Romeo                  Va bene, va bene. Stavo... stavo pregando. Pregavo!

Giulietta               Qui, in casa del parroco?

Romeo                  A casa del parroco?  Toh, sono in canonica. Allora è proprio vero che il mondo gira: mi sono inginocchiato in chiesa un momento fa e adesso sono qua. Che sia la telecinesi?

Giulietta               Fa no el stupid ! Tu volevi tradirmi! Ti sei nascosto qui perché sei fedifrago.

Era un appuntamento galante, vero?

Romeo                  Ebbene sì, mi hai scoperto : sono innamorato del parroco.

Giulietta               (non lo ascolta nemmeno, assorta nelle sue riflessioni dettate dalla gelosia)

Hai scelto un posto insospettabile. Bravo. Non ti bastava incontrarla vicino al bidone della spazzatura?

Romeo                  Chi?

Giulietta               Lo so io, chi!

Romeo                  Dillo anche a me, così siamo in due a saperlo.

Giulietta               Neghi, dunque? Ma io ho le prove che non mi ami più: dov’è la tua vera?

Romeo                  Eh ? (facendo finta di essere sordo e di non capire)

Giulietta               Vigliacco, non hai nemmeno il coraggio delle tue azioni! Ma non finisce qui. Non

finisce qui. L’hai voluto tu! (corre fuori)

Romeo                  Ma quella non è tutta registrata. Giulietta, Giulietta, fermati! (rincorrendola, esce

dalla stessa porta)

                 Scena sedicesima {Don Ambrogio, Giannina, Cesira, Mario)

Don Ambrogio     (entrando) L’unica cosa è fermare l’architetto e poi avvisare la polizia. Dovrò

avvisare anche il Vescovo? Cosa mi dirà la Curia? Incuria, ecco cosa mi diranno; che la mia è stata incuria. Dovrò andare anche in Arcivescovado, ma poi come ci arcivescotorno?... Chi può essere stato, chi? (prende il telefono e fa per comporre il numero)

Cesira                   (entrando) Don Ambrogio, ritornando a prima, volevo dirti che...

Don Ambrogio     Mamma, non vedi che sono al telefono? (Cesira esce sbuffando)Occupato, occupato accidenti ! Oltre al danno la beffa. (suona il campanello, ma don Ambrogio non se ne accorge) Ma chi è stato? Chi? Chi ?

Mario                   (entrando) Sono io, signor parroco; Mario il sacrista.

Don Ambrogio     E tu, che vuoi? Guarda che sono molto indaffarato e non ho tempo da perdere.

Mario                   Non sono qui per farle perder tempo, glielo assicuro.Ma quando uno si trova in

mano materiale che scotta... deve sputare il rospo. La Giannina non le ha detto niente ?

Don Ambrogio     No.

Mario                   Giannina, vieni avanti.(Giannina entra piano piano, timida) Non ti vergognare,

che ormai è tardi. Raccontagli tutto, dalla “a“ alla “zeta”. Lui deve sapere quello che è stato; lui può decidere per quello che sarà. Avanti!

Giannina              Va bene. Signor parroco... la sua mamma  mi ha mandato a comprare le cipolle per

il suo fegato. Io sono passata di qua, perché di là c’era la cera. E l’ho visto lì, sulla scrivania. Mi pareva che mi guardava, che mi dicesse: ”prendimi, prendimi”...e iol’ho ascoltato. L’ho preso, l’ho nascosto in borsa e sono uscita di corsa.(scoppia a piangere)

Don Ambrogio     Come? Lei, Giannina? No, non ci posso credere! E’ impossibile.

Mario                   Meno male che prima di andare dall’ortolano, è venuta in chiesa da me. E là, in

sacrestia, mi ha raccontato tutto. Io le ho consigliato di restituirlo immediatamente, e che l’avrei accompagnata io. Dopotutto la colpa è anche mia .

Don Ambrogio     Colpa tua? Ma cosa c’entri tu?

Mario                   Diglielo tu, Giannina.

Giannina              E’ vero, mia è la mano sacrilega, ma l’ho preso anche per lui. L’ho preso per farlo

vedere a lui.

Mario                   Ma adesso glielo restituiamo. Ecco qui.(Giannina apre la borsa e tende, tremante,

 un foglietto al parroco)

Don Ambrogio     Da qua !! Ma... ma questo è l’avviso per il corso dei fidanzati!

Giannina              Che figura, che figura alla nostra età! (si nasconde il viso e piange; Mario  l’abbraccia per consolarla)

Mario                   Non doveva prenderlo, ma adesso è pentita e siamo qui, insieme, per iscriverci al

corso per i fidanzati. Io...voglio sposare la Giannina.

Don Ambrogio     Bravo! Visto che avete centocinquantanni in due ritengo che ci abbiate pensato

bene. Sono contento ma, visto che avete aspettato fino adesso, fatemi un piacere: aspettate fino a lunedì. (si alza per accompagnarli fuori)

Mario                   Ma dopo, non è troppo tardi?  Sa com’è... alla nostra età... e poi, quando uno ha

deciso, ha deciso.

Don Ambrogio     Non ti preoccupare, ci penso io....e ora andate. (si muove per accompagnarli fuori,

ma entra, di corsa, Luisa)

                  Scena diciasettesima  (Don Ambrogio, Luisa, Piero, Giannina, Mario)

Luisa                     Signor parroco, la signora Giulietta è sparita!

Piera                     (entrando di corsa) Signor parroco, il Romeo non è più nella sua stanza!

Don Ambrogio     Spariti tutti e due ?

Luisa                     Non sarà mica che...

Piera                     Proprio ! Lui  è un mio coscritto, ma lei... non mi è mai andata a genio.  Adesso

vado a casa sua e gliela faccio saltare per aria ! (mentre Piera sta uscendo squilla nuovamente il campanello)

Don Ambrogio     Fermati, vendicatore mascherato ! E tu, Luisa, fammi un piacere: vai ad aprire

la porta. (Luisa esce per andare ad aprire)

Giannina              Signor parroco, col suo permesso noi vorremmo ritirarci... porto le cipolle a sua

mamma e...

Piera                     (sottovoce) Li perquisisca ! Quei due hanno una faccia sospetta !

Don Ambrogio     (a Piera) Muchela ! Giannina, porti pure via quelle cipolle. Il fegato me lo

mangio senza cipolle, e oggi non mi servono per piangere. (Giannina e Mario escono)

                 Scena diciottesima (Don Ambrogio, Piera, Suor Celestina, Suor Rosina)

Suor Rosina          (entrando di corsa) Don Ambrogio! Don Ambrogio!

Suor Celestina      (seguendola) ‘brogio! ‘brogio !

Piera                      E’ arrivato il Duo Fasano!

Suor Rosina          Meno male che l’abbiamo trovata!

Suor Celestina      ‘vata.

Suor Rosina          Suor Celestina, dov’era?

Suor Celestina      ‘vera?  Lì. No! Era là !

Suor Rosina          Dov’era precisamente?

Suor Celestina      ‘mente? Era lì, sulla scrivania.

Suor Rosina          E tu l’hai preso!

Suor Celestina      ‘preso. Si, l’ho preso.

Don Ambrogio     Un momento, un momento. Fatemi capire: l’ha preso lei?

Suor Rosina          Lei!

Suor Celestina      Lei! No lei, io.

Don Ambrogio     Oh, Santo Cielo. E perché ?

Suor Celestina      Per metterlo al sicuro.

Don Ambrogio     Ma dico: lei prende qualcosa che non è suo per metterlo al sicuro?

Suor Celestina     Uhaaahaaa (piange, urlando a bocca spalancata)

Suor Rosina         Lei ha ragione, ma cerchi di capire, l’ha fatto a fin di bene.

Don Ambrogio    Va bene, va bene, non parliamone più. L’importante è sapere che fine abbia fatto.

Dov’è adesso ?

Suor Rosina         Questo è il punto.

Suor Celestina      ‘punto.

Don Ambrogio     E virgola! In due l’è? (urlando)

Suor Celestina     Uhaaahaaa (piange a tutto spiano)

Suor Rosina         L’ha perso.

Don Ambrogio     Perso? Ma... come? Dove?

Suor Rosina         Non sappiamo né come né dove. Volatilizzato.(suona il telefono) Sarà ad allietare

qualcun altro, starà facendo felice un’altra anima buona. Dio dà, Dio prende.

Suor Celestina      (tra i singhiozzi) ‘prende.

Don Ambrogio     E don Ambrogio prende qualcuno per il collo.

Suor Celestina      Uhaaahaaa (come sopra)

Cesira                   (entrando) Suor Rosina, ha telefonato il Giuliano. Ha detto di non preoccuparsi

perché ha ritrovato “quella cosa”.

Don Ambrogio     ( in crescendo) Quella cosa ? Che cosa ?

Cesira                   Ué, non gridare con me, sai ? Che ne so io che cosa è quella cosa ! Qui parlano

come i 007 del cinema ! (uscendo)e sta calmo, che ti fa male alla salute !

 

Don Ambrogio     Sorelle, vi spiace dirmi di che cosa state parlando ?

Suor Rosina         Ma dello spartito che avevamo perso, no? Lo spartito, la musica della canzoncina.

Suor Celestina     ‘cina.

Don Ambrogio     e Giappone!  E io che credevo....

Suor Rosina         Andiamo, suor Celestina; andiamo a recitare una novena a Sant’Antonio, che ci ha fatto ritrovare lo spartito.

Suor Celestina     ‘tito. Arrivederci, don Ambrogio. ( le due suore escono)

                  Scena diciannovesima (Don Ambrogio, Piera, Cesira, Luisa, Giulietta, Romeo)

Piera                     Don Ambrogio, si è fatto tardi. E’ ora che me ne vada anch’io. Arrivederci, mi

ritiro nei miei appartamenti ! (esce)

Cesira                   (entrando) A proposito di ritirare, don Ambrogio...

Don Ambrogio     Mamma, taci. (suona il campanello) Fammi un piacere, vai ad aprire.

Cesira                   (uscendo, tra sé) Mamma apri, mamma chiudi, mamma di qui, mamma di là...

Don Ambrogio     Ma se questi benedetti soldi erano qui, adesso dove sono, dove sono?

Luisa                    (entrando) Signor parroco, li ho trovati.

Don Ambrogio     Dov’erano?

Luisa                    Vicino alla fotocopiatrice.

Don Ambrogio     E’? E cosa ci facevano vicino alla fotocopiatrice?

Luisa                    Beh,... è un po’ imbarazzante... si baciavano.

Don Ambrogio     Si baciavano ??  I miei soldi si baciavano ???

Luisa                    Ma no!! Io sto parlando della signora Giulietta e del signor Romeo ! Si stavano

                             baciando vicino alla fotocopiatrice!

Don Ambrogio     Altro falso allarme!

Giulietta               (entrando abbracciata a Romeo) Signor parroco, signor parroco, l’abbiamo ritrovato !

Don Ambrogio     Ho paura a chiederlo ma... che cosa?

Giulietta               L’amore!

Romeo                  E la fede. Bastava parlare, spiegarsi, vero micina?

Giulietta               Sì, micetto. (continuando a chiamarsi micetto e micina i due escono di scena)

Don Ambrogio     Che bella coppia... Ma mi sa che con due gatti così...ne ciappum pù de ràtt! E adesso Luisa, per favore...

               Scena ventesima  (Don Ambrogio, Luisa, Anselmo)

Anselmo                (entrando) Don Ambrogio don Ambrogio! Proprio lei cercavo.

Don Ambrogio     Mi dica, tanto vedo che è impossibile fermarla...

Anselmo               Quando me ne sono andato dal suo studio... non sono uscito a mani vuote.

Don Ambrogio     No? Spero che abbia portato via una buona parola, almeno.

Anselmo                Peggio, molto peggio, ma è stato più forte di me. L’ho visto lì, sulla scrivania ..

non ho saputo resistere.

Don Ambrogio     Vuol dire che l’ha preso lei?

Anselmo               Io, si. Ma l’ho fatto per mio figlio. Soltanto per lui.

Don Ambrogio     Si può sapere cosa ha preso dalla mia scrivania ?

Anselmo               Quando sulla sua scrivania ho visto il questionario per le domande di ammissione

alla prima comunione...non ho saputo resistere. Ma ho sbagliato, me ne rendo conto, e gliel’ho riportato. Non voglio che mio figlio ottenga qualcosa così, con il furto. Se vuole qualcosa lo deve avere come ho sempre fatto io: pagando. Ecco, le rendo il questionario. Arrivederci, e grazie.. (esce, mentre suonano le campane di  mezzogiorno).

Don Ambrogio     È giunta mezzanotte, gli amici se ne vanno. Luisa, tu non vai a casa a mangiare ?

Luisa                    Si, don Ambrogio. Adesso vado. Ma prima...Don Ambrogio, anch’io ho una cosa

da confessare.  L’ho visto lì, sulla scrivania, e lo preso.

Don Ambrogio     Tu? Ma se hai avuto tutto il tempo che volevi per...lo hai preso dalla mia scrivania ?

                                  

Luisa                    Ha ragione ad arrabbiarsi, ma ho bisogno di soldi. Poi ho telefonato e mi hanno

detto di sì.

 

Don Ambrogio     Come, scusa?

Luisa                    Quella richiesta di personale che aveva sulla sua scrivania, si ricorda?

Ho telefonato. Cercavano una segretaria e... mi hanno assunta.

Don Ambrogio     Adesso ho capito! Mamma mia, che giornata...Hai fatto bene. Sono proprio

contento per te.  Però mi spiace perdere una segretaria in gamba. Ma adesso vai a casa a mangiare,

che diventa freddo. Ciao.

Luisa                    Arrivederci, e grazie di tutto don Ambrogio. (esce)

                     

                Scena ventunesima  (Angelo, Don Ambrogio, Cesira, Architetto)

Angelo                  (mentre don Ambrogio va a sedersi alla scrivania entra l’angelo; quando è in posizione schiocca le dita e don Ambrogio si blocca)E’mezzogiorno; don Ambrogio è rimasto solo, finalmente, e senza una lira. Oltre al fatto che la sua predica è ancora lì.  Anselmo ha ritrovato parte della sua onestà, Romeo ha ritrovato la fede, Giulietta ha ritrovato l’amore, Piera ha trovato un po’di

giudizio, spero, 1’oratorio ha ritrovato la granita buona, Giannina ha trovato un marito, Mario una moglie, le suore lo spartito, Luisa un posto di lavoro... E don Ambrogio ? (si posiziona in un angolo defilato del proscenio e schiocca nuovamente le dita)

Don Ambrogio     Io ho solo perso. Ho perso tempo, ho perso la pazienza ed ho perso l’assegno.

Perso o rubato?  No, rubato non ci credo. Ma allora, cosa può essere successo? Dove può essere finito? Se è stato qualcuno, chi e perché l’ha preso ?  (suona il campanello)  Mamma, chi è?

Cesira                  (entrando) Come faccio a saperlo? Fammi andare a vedere, no? (don Ambrogio si siede alla scrivania; entra l’architetto)

Architetto            Reverendo sacerdote buon giorno. Passavo di qui e le ho fatto un’improvvisata;

contento?

Don Ambrogio     Come una Pasqua. Buon giorno, architetto. Io l’aspettavo questa sera e...

Architetto             Lo so, lo so, ma sa, passavo di qua...

Don Ambrogio     E’una fortuna che lei sia passato con qualche giorno di anticipo.

Architetto             Si, lei mi ha detto che i soldi erano pronti, così le volevo togliere un pensiero.

Con tutti quei soldi in casa potrebbero rubarglieli, o perderli, sa com’è.

Don Ambrogio     So com’è, ma non so come. Dunque (cercando di prendere tempo) qui c’è la cambiale. Se mi vuol mettere una firmetta...

Architetto             Certo, come no ! Ma mi fa vedere l’assegno?  Non è per mancanza di fiducia,

è che nel mio lavoro bisogna essre precisi...

Don Ambrogio     Giusto, giusto. Dunque, l’assegno...

Cesira                  (entrando) Don Ambrogio, il tuo fegato è pronto.

Don Ambrogio     Per la camera mortuaria.(fingendo di cercare)Dunque, lei voleva? Ah già, l’assegno

Che strano.. Era qui. L’ho messo nel cassetto... Era in questo cassetto e non c’è più ! Come mai ?

Cesira                   Per forza: sbagli cassetto; apri l’altro.

Don Ambrogio     (apre il cassetto, vede l’assegno, esterefatto lo prende e, guardando Cesira, porgge l’assegno all’architetto) Ecco a lei.

Architetto             Bene, come convenuto. Le firmo la cambiale, ci scrivo pagato e la saluto.

Arrivederci reverendo, arrivederci signora. (esce)

Cesira                   (a don Anibrogio, che è rimasto imbambolato) Dai, che diventa freddo.

Don Ambrogio      Ma... tu lo sapevi ? E me lo hai tenuto nascosto ? Perché non me lo hai detto ?

Cesira                   Stavo spolverando e tu avevi lasciato l’assegno così, sulla scrivania. E io l’ho

ritirato.

Don Ambrogio     E perché non me lo hai detto ?

Cesira                  Quante volte ho cercato di dirtelo e tu mi hai sempre fatta tacere ??

Figlio, tu ascolti sempre il Padre, ma non ascolti mai tua madre. (esce)

Don Ambrogio     Non sono stato capace di finire la predica, però l’ho sentita.  La predica.... (prende dalla scrivania il foglietto e lo legge)  “e quella donna che perduta una dracma... e quel don Ambrogio che perduto un assegno lo ritrova e chiama i suoi amici e fa festa...”

FINE