La pensione dei miracoli

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Commedia brillante in tre atti

Di

Giuseppe Aronne

                                                                   

Personaggi

Giuseppe Salta Fossi

Filomena (sua moglie)

Rosa (la loro figlia)

Il nonno

Sandro

Felice

Vanna (sua moglie)

La contessa

Camilla

Rodolfo

Giovannino

Il commissario (uomo o donna)

Scena unica. Sala salotto di una pensione. A sinistra un tavolino con due poltrone e sul fondo un

divano. A destra un tavolo con quattro sedie e sul fondo una credenza, con sopra vassoi, bicchieri e bottiglie di acqua e vino. Attaccati alle pareti qualche quadro.

Entrate: dal fondo per l’esterno, a sinistra per le camere, a destra per la sala da pranzo e la cucina.

Scala interna, che porta dalle camere alla sala da pranzo e viceversa senza passare dalla sala

salotto. Si può uscire a destra e rientrare da sinistra o viceversa.

        

LA PENSIONE DEI MIRACOLI – PRIMO ATTO

                                                               

                                                                 SCENA 1

                                                 IN SCENA FELICE E VANNA

 FELI: Con addosso un grembiule è indaffarato a preparare la colazione.

    

VANN: Vestita elegante e provocante è seduta tranquilla a curarsi le unghie.                                       

               

FELI: Dammi una mano a preparare, invece di startene lì, ad affilarti le unghie.

VANN: Uffa! Lo sai che io, non sono portata per fare questa vita, io sono nata per la vita di città,

              e tu hai voluto portarmi su questo monte, dove non si vede anima viva.   

FELI: C’eravamo in città. . .e avevamo anche la nostra bella pensione e l’avremmo avuta ancora, se tu ti fossi                            comportata più dignitosamente.

VANN: La colpa è tua, della tua gelosia, perché non facevo niente di male. . . trattenevo i mariti, quelli

              simpatici e di compagnia. Che colpa ne ho io, se le mogli erano gelose e costringevano i mariti   

              ad andarsene… io lo facevo per il bene della pensione.

FELI: Li trattenevi talmente bene… che era chiamata, la pensione della sempre pronta.

VANN: Si… sempre pronta, a servirli, a soddisfarli. Perché ricordati un cliente soddisfatto ritorna e porta

              degli amici.

FELI: Si…si ne hanno portati d’amici…ne hanno portati talmente tanti, che era diventata una pensione

          per soli uomini. Certe volte, avevano la faccia tosta di presentarsi con un cesto di lumache e

          dicevano, felice c’è li prepara?..

VANN: La tua era solo invidia e gelosia… per questa tua gelosia, mi hai portato su questo monte. Hai

              aperto una pensione con ristorante, qui… dove non si arrampicano neanche le capre.

FELI: Intanto una capr… una cliente c’è arrivata, ed è anche una contessa…

VANN: La contessa dei miei stivali, quella li, mi sembra scappata dal manicomio, insieme a quell’altra,

              che gli va dietro come un cagnetto.

FELI: Sta zitta! Ti potrebbero sentire… più tosto, dammi una mano a preparare la colazione.

SCENA 2

                                                              

DETTI E CAMILLA

       Camilla (una donna sulla quarantina) entra da sinistra, con una borsetta in mano

           

CAMI: Buon giorno.

FE e VA: Buon giorno.

FELI: La contessa se svegliata? Scende a fare colazione?

CAMI: No! Ha detto di portargliela in camera, ha da scrivere delle poesie.

VANN: Contessa e poetessa.

FELI: Piantala lì… (prende il vassoio e lo da a Vanna) tò… porta la colazione alla contessa.

CAMI: No no… la contessa ha detto di portargliela lei, che le vuole fare ascoltare le ultime strofe che ha                                                                     .           scritto.                                                                                                                                                              

VANN: E allora tò… portagliela tu… (gli ridà il vassoio). 

CAMI: E si… la contessa, vuole essere servita solo ed esclusivamente dal signor Felice.

VANN: Stai attento a non toccarla… si potrebbe smontare.

FELI: Piantala lì. (esce a sinistra).

VANN: Lei non fa colazione?

CAMI: No, preferisco fare una passeggiata… arrivederci. ( esce dal fondo).

VANN: Arrivederci… (dopo essersi data una controllata alle unghie esce a destra).

SCENA 3

GIUSEPPE-FILOMENA POI ROSA E IL NONNO

                       Giuseppe, entra dal fondo con due valigie in mano, seguito da Filomena.

GIUS:Ma guarda dove mi hai portato…  non c’era una pensione più comoda, dove ci si poteva arrivare           

con l’automobile.       

FILO: Smettila di lamentarti… una passeggiata sui monti fa sempre bene.

GIUS: Mi dice una passeggiata… e tre ore che camminiamo, su un sentiero pieno di pietre e fossi…

            dovevamo stare attenti a dove mettevamo i piedi, perché, se si scivolava, facevamo tanti di quei

            rotoloni fino ad arrivare al punto di partenza (si toglie le scarpe, fa vedere la suola tutta staccata e

            le punte schiacciate). Guarda… scarpe che ho comprato ieri.

FILO: La colpa è tua… quei signori che abbiamo incontrato ai piedi del monte, per poche lire si erano 

            offerti di accompagnarci con gli asini… e tu, una volta in sella all’asino, ti sei fatto buttare giù come

            un somaro.

GIUS: Per forza, persino l’asino si è rifiutato di salire fin quassù… si vede che è più intelligente di te…

            solo tu potevi trovare un posto come questo.

FILO: Se siamo venuti qui è per il bene di nostra figlia, il dottore ha detto di fargli cambiare aria,

FILO: di fargliprendere un po’ d’aria di montagna.

 GIUS: Per forza deve prendere un po’ d’aria, in città la tieni sempre chiusa in casa invece di farla uscire,

            se usciva più spesso, magari avrebbe trovato marito.

FILO: Trovato marito!.. ma non dire delle scemate, una ragazza che deve farsi suora, non può prendere

            marito. E poi per trovare il marito che ho trovato io è meglio che si faccia suora.

GIUS: Perché? Non ho sempre lavorato e mantenuto la famiglia più che dignitosamente. A me pare…

            dico… mi pare, che nostra figlia di farsi suora non ne abbia voglia.

FILO: ( scandalizzata ) Ma cosa dici! ma dove vivi… ma non la vedi, tutta casa e chiesa, chiesa e casa…

            ma non vedi che esce poco di casa… ma dove vivi?

GIUS: Con te purtroppo… dici che non esce quasi mai di casa, per forza, ogni volta che ti dice che deve

            andare da qualche parte, ma dove vai figlia mia, ma che ci vai a fare, aspetta che mandiamo papà e

            quando non c’è papà ci mandiamo il nonno…il nonno poverino, che per dire due parole ci mette tre

            ore e per fare le scale c’è ne mette quattro, esce la mattina e ritorna la sera.

FILO: Vorresti dire che io…costringo mia figlia a stare in casa.

GIUS: Io non ho detto che la costringi, ho solo detto, che fai di tutto perché non esca, come quella    

            volta, che mi volevi mandare dalla parrucchiera al suo posto, arrivavo lì e le dicevo, guardi… 

            dovrei fare una messa in piega per mia figlia, lei non è potuta venire, sono venuto io al suo posto…

            ma andiamo…

FILO: Per forza, aveva il raffreddore… e poi non avevo capito.

GIUS: In ogni modo capisci sempre poco… e dove vivo… vivo con voi e la vedo poverina… gira per la casa

            e si ferma sempre davanti alla finestra, sembra un uccellino chiuso in gabbia che aspetta

            qualcheduno che gli apra la porticina, si mette davanti alla finestra e fa dei gesti, muove le labbra,

            come volesse parlare non so con chi… sarà diventata come Biancaneve, parla con gli uccelli… l’hai

            rimbambita.

FILO: Smettila di dire scemate. Vai a prendere il nonno e dai una mano a Rosa, lo sai che il nonno è anziano e

           non c’è la fa a camminare.

GIUS: Cosa!!… guarda che io ho portato due valigie, vorrei sapere cosa ci hai messo dentro, pesano un

            quintale l’una.

FILO: Lascia perdere le valigie e vai a prendere il nonno.

GIUS: E come ci vado? Scalzo?( fa vedere le scarpe che aveva sempre tenuto in mano) non sono mica

            una carmelitana scalza, io.

FILO: Dimmi un po’… come ti chiami?

GIUS: Scusa, non ti ricordi come mi chiamo?

FILO: Si che me lo ricordo, ma dimmelo tu.

GIUS: Questa è bella… mi chiamo Giuseppe.

FILO: E poi?

GIUS: Giuseppe Salta Fossi.

FILO: Vedi, non sei stato neanche capace di onorare il tuo nome.

GIUS: Cosa? Cos’è che non sono stato capace?

FILO: Salta Fossi… non né hai saltato neanche uno, li ai presi tutti e adesso ti lamenti che hai le scarpe rotte…

            vergognati.

GIUS: Cosa!!! Non sono stato capace? Ma Filomena, sei scema? Solo perché mi chiamo Salta Fossi avrei

            dovuto saltarli tutti, quelli non erano fossetti ma voragini. Salta fossi… mi chiamo Salta Fossi e

            vado in giro a saltare i fossi, se uno si chiama Acchiappa Lepri va a caccia senza fucile, perché deve

            prenderle con le mani, mi chiamo Salta Fossi e dovevo saltare i fossi… comunque ho le scarpe rotte e

            non ci vado.

FILO: Non mi interessa… tò detto di andare a prendere il nonno e ci vai.

GIUS: ( contro voglia ) Va bene ci vado.(Si rimette le scarpe e si dirige verso il fondo. Mentre sta per                     uscire entra Rosa col nonno) eccoli qui…meno male.

ROSA: vestita con abiti semplici senza scollatura

NONN: ha con se un bastone che non lascerà mai                                                                                  

ROSA:Nonno siediti qui e riposati.( lo fa sedere sulla poltrona più a sinistra)

FILO: Come mai ci avete messo cosi tanto tempo ad arrivare. 

ROSA: Il nonno, lo sai Mamma, ogni dieci minuti si doveva riposare.

SCENA 4

DETTI – VANNA POI FELICE

VANN: ( entra da destra ) Buon giorno

TUTT: Buon giorno

VANN: Desiderate qualcosa?…come mai da queste parti?

GIUS: Questa è una pensione? ( tira fuori un biglietto da visita e legge ) pensione dello stambecco?

VANN: Si è mio marito.

GIUS: Lo stambecco è suo marito?

VANN: No, è mio marito che ha fatto stampare quei cosi lì… perché? vi fermate?

GIUS:  Guardi… ci siamo fatti cinque chilometri di salita tra pietre e fossi… portando quelle valigie lì…

            (le indica) Rimanendo senza scarpe ( gli fa vedere le scarpe ) per arrivare fin quassù, dare il

            buongiorno e tornarcene a casa.

VANN: Perché? Non siete venuti con l’automobile?

GIUS: (rivolgendosi agli altri) Questa qui ci prende per scemi… scusi… se l’automobile non la facevamo

             portare con l’elicottero, non so come ci sarebbe arrivata fin quassù.

VANN: Dalla strada.

GIUS: Dalla strada?… perché, c’è una strada?

VANN: Certo…arriva fino al cancello in fondo al parco. (fa segno a sinistra)

GIUS: (va a vedere, ritorna e si rivolge a Filomena) Filomena… Filomena mi hai fatto venire i calli ai

piedi, quando si arrivava comodamente con l’automobile.

FILO: (dalla borsetta estrae una cartina) Ma … sulla cartina  c’è solo quel sentiero.

GIUS: (gli prende la cartina e legge)  Pensione dello stambecco, ci si arriva a piedi dal sentiero della 

            capra (apre la cartina) oppure comodamente in automobile o in corriera dalla statale. (tira la

            cartina addosso a Filomena, che la raccoglie)

FILO: Io cosané so… ho visto quella cartina e pensavo che non c’è n’erano altre.

TUTT: ( imprecano contro Filomena )

FELI: ( entra da sinistra ) Buon giorno.

TUTT: Buon giorno.

VANN: Sono dei clienti, credo abbiano prenotato.

FELI: Si! vi aspettavo, avete prenotato tre camere, vero?

GIUS: Si. Una per me e mia moglie, una per nostra figlia e una per il nonno.

FILO: Mi raccomando che siano vicine… sa per il nonno.

GIUS: Per il bisognino… il nonno ulula e mia moglie corre. Per ciò se sentite ululare, non vi spaventate,

            non sono i lupi ma il nonno.

FELI: Non vi preoccupate, due sono addirittura comunicanti (prende le valigie) se mi vogliono seguire.

            ( escono tutti a sinistra tranne Vanna)

                                                                         

       

SCENA 5

DETTA-CONTESSA-SANDRO-FELICE

CONT: (entra da sinistra, vestita elegante) Buon giorno.

VANN: (con indifferenza) Buon giorno.

CONT: Ho visto della gente… dei pensionanti?

VANN: Si ma niente di importante.

CONT: Finalmente qualche d’uno, cosi si possono scambiare due parole.

VANN: E fargli ascoltare le poesie… poesie… ma? 

CONT:(prende il giornale che si trova sul tavolino e legge ad alta voce) Un noto criminale, Rodolfo      

            Schiacciapietra, condannato per rapina e omicidio, evaso dal carcere non ha perso tempo. Ha      

            rapinato un ufficio postale e si è dileguato, pare avesse un complice. Il criminale nell’evadere si è

            macchiato di un altro omicidio, ha ucciso un secondino. Qui è stampata la sua foto, chiunque lo

            riconoscesse e pregato di avvisare le forze dell’ordine.(posa il giornale) non si può più stare      

            tranquilli, con certa gente in giro.      

VANN: Qui è al sicuro, solo dei matti si avventurano in un posto come questo.

SAND:(entra dal fondo, con pantaloni corti, bratelle, occhiali e in mano una valigia) Buon giorno.

CONT:(corre a prendere il giornale, guarda la foto, si avvicina a sandro e lo quarda attentamente

            dalla testa ai piedi) Non è lui…

SAND: Lui chi?

VANN: Non ci faccia caso e un po’(fa segno matta) se perso? Ha sbagliato strada?

SAND: Non credo… e questa la pensione dello stambecco?

VANN: Si… cerca mio marito?

SAND: No… cercavo una camera, vorrei fermarmi qualche giorno.

FELI: (entra da sinistra) I signori sono sistemati (si rivolge a Vanna) mi potresti dare una mano (vede

            Sandro) salve… desidera?

VANN: Una camera, il signore si ferma.

FELI: Mi fa piacere che abbia scelto la nostra pensione. 

VANN: Il servizio prevede colazione in camera, la servirei io, così dò una mano a mio marito.

SAND: Grazie, preferisco farla qui.

VANN: (prende la valigia) Mi segua (si dirigono a sinistra) no, passiamo dalla scala interna, cosi le

            faccio vedere la sala da pranzo e altre due salette per il relax. Vede abbiamo le camere con doppia

            scala, si può scendere qui, oppure direttamente nelle altre due salette o in sala da pranzo. Ai clienti

            offriamo doppi servizzi con doppie scale. (scherzosa) cosi se non si inciampano su una possono

            provare con l’altra. Mi segua. (escono a destra)  

CONT: (a Felicie) è proprio innamorato, si vede che le vuole bene.

FELI: Si, le voglio bene… anche se me ne a fatte tante…permette (esce a destra).

CONT: (si va a sedere sull’angolo del divano e legge il giornale).

SCENA 6

DETTA –FILOMENA –ROSA – NONNO – POI GIUSEPPE

Entra da sinistra, Filomena seguita da Rosa e il nonno non si accorgono della contessa

FILO: Fai sedere il nonno e dagli un po’ d’acqua da bere.

ROSA:(fa sedere il nonno sulla poltrona più a destra)

NONN: U…u…un po’ di…di…di vi…vino.

ROSA: No… lo sai che ti fa male. (prende una bottiglia d’acqua e un bicchiere dalla credenza, li mette                                               

            sul tavolino dove è seduto il nonno)                                                                                             

                                                                                                                                                                    FILO: E’ veramente il posto giusto… tranquillo, aria buona, proprio il posto giusto per te, cosi potrai

           pensare alla tua vocazione.                                                                                                                                                              

ROSA: Si… proprio il posto giusto, però… Mamma…per quanto riguarda la mia vocazione, non so...sai…     

             non mi sento ancora pronta.

FILO: Figlia mia… lo sai che io non mi posso mettere contro la tua volontà, ma devi renderti conto che hai

             trent’anni e ti devi decidere… altrimenti è troppo tardi, anche per prendere marito.

ROSA: Ma!… l’ultima volta, che tò detto che forse, non me la sentivo di seguire la mia vocazione, perché

             credevo d’essermi innamorata, sei svenuta e sei stata a letto una settimana.

FILO: Sono svenuta dal dispiacere… dal dispiacere di vederti schiava di un uomo. Tu non sai, cosa sono gli

           uomini figlia mia… tu lo sai, non mi posso mettere contro la tua volontà.

ROSA: Tu dici che non puoi metterti contro la mia volontà, ma tutte le volte che ti dico che forse, non me 

             la sento, tu svieni e stai a letto per giorni. Non capisco perché non vuoi che parliamo col dottore.

FILO: Non ti voglio dare delle preoccupazioni… e poi… te lo detto figlia mia, sono gli uomini… perché tu

            non sai cosa vogliono gli uomini.

GIUS: (entra da sinistra) Le mutande… Filomena, me ne hai messo di mutande nella valigia.

FILO: Si che te lo messe.

GIUS: Ho disfatto le valigie e ho trovato solo due paia di mutande.

FILO: Non ti bastano?

GIUS: Due paia di mutande per quindici giorni? E quarantacinque paia per il nonno? Per il nonno tre paia 

          al giorno e per me due paia per quindici giorni.

ROSA: Papà… se c’è ne fosse bisogno, ti metti un paio di quelli del nonno.

GIUS: Con tutte le purghe che prende… preferisco stare senza.

FILO: Bravo! Stai senza.

NONN: (singhiozza, mentre filomena e Rosa parlavano, aveva scambiato la bottiglia dell’acqua con

            una di vino).

GIUS:(saccorge della bottiglia di vino) Ma cosa gli avete dato? Il vino… ma siete matte? 

            (vede la contessa) buon giorno.

CONT: Buon giorno.

GIUS: Parlavamo di mutande… quando non sappiamo di cosa parlare, parliamo di mutande…e lei di cosa

            parla?

CONT: Di poesie…permettano. Contessa Silvana Della Quercia.

GIUS: Giuseppe Salta Fossi, mia moglie Filomena, mia figlia Rosa e il nonno di Garibaldi, il padre di mia

            moglie.   

NONN: (si alza tutto barcollante, va verso la contessa, gli prende una mano e la bacia) Pi pi pi…pi.

GIUS: Non vuole fare la pipì, vuole dire piacere…sa, nonostante l’età è ancora aggallato…fate sedere il

            nonno, che è anche brillo.

SCENA 7

DETTI E SANDRO

SAND: ( entra da sinistra, sempre con atteggiamenti da imbranato) Ciao, ciao a tutti.

TUTT: Salve.

SAND: ( va dalla contessa) Noi ci siamo già visti ( si rivolge a Giuseppe) sai,( indica la contessa)

            noi ci siamo già visti e lo sai perché?

GIUS: No.

SAND: Perché, quando io sono arrivato, lei era qui. Tu doveri tu doveri.

GIUS: Sarò stato di là (si rivolge a gli altri) sto qua da dove è uscito.

SAND: Io mi chiamo Andro diminutivo di Sandro e tu come ti chiami tu come ti chiami.

GIUS: Io mi chiamo Eppe diminutivo di Giuseppe.

SAND: E tu cosa fai… cosa fai.

GIUS: Il pensionato, sono in pensione e lei?

SAND: Mi vergogno.

GIUS: Cosa farà mai… se si vergogna.           

SAND: Te lo dico in uno orecchio, ma solo a te (sussurra nell’orecchio di Giuseppe).

GIUS: Cerca vermi!!! Lombrichi!!! Per farne cosa.

SAND: Li vendo a quelli che pescano e loro mi danno i soldini.

GIUS: Non fa nient’altro?

SAND: Quando non lavoro gioco… gioco con i bimbi (va da Rosa e la prende per mano) questa è la tua   

            bimba? La fai giocare con me… la fai giocare con me.

GIUS: Si ma… questa è una bimba di trent’anni.

SAND: Io sono un bimbo di quaranta.

FILO: Ha la sua vocazione. Non può giocare.

GIUS: C’è chi ha la vocazione a confortare i malati, chi gli oppressi, chi i poveri. Nostra figlia avrà la

            vocazione a confortare gli scemi… lasciala giocare.

VANN: (entra da destra) Se si vogliono accomodare in sala da pranzo. E’ quasi pronto.   

FILO: Grazie, veniamo subito…Rosa andiamo.

ROSA: (si rivolge a Sandro) Lei non viene?

SAND: Vengo dopo, prima vado a vedere se trovo qualche verme.      

GIUS: Ne trovi tanti, che li mettiamo nel minestrone. Nonno andiamo.

NONN: A a a andiamo pe perrchè di sta stare qui mi mi sono ro ro rotto i co co i co.

GIUS: Nonno zitto, abbiamo capito…andiamo. (escono a destra, Giuseppe, il nonno, Filomena e Rosa

            mentre Sandro esce dal fondo).

VANN: Che gente strana… ne capitasse uno normale.

CONT: Pare che la figlia si faccia monaca… prende i voti.

VANN: Poveretta… con i genitori che si ritrova, o si fa monaca o scappa di casa.

CONT: A proposito… Camilla dov’è? che non lo vista.

VANN: Ha detto che andava a farsi una passeggiata.

CONT: Sarà andata a mostrare la fotografia.

VANN: La fotografia?

CONT: Non lo sa?… poverina, è rimasta orfana quando era ancora piccola, pare che avesse un fratello,

            rimasti soli e senza parenti, sa come vanno queste cose, li hanno separati e da allora non lo ha più

            visto. Sono più di vent’anni che lo cerca, va in giro a mostrare una fotografia vecchia di trent’anni e

            più, ormai non e più riconoscibile, ma lei non si da per vinta e io la lascio fare… la speranza è

            l’ultima a morire.

VANN: Poverina… vogliamo andare.

CONT: Si andiamo (escono a destra).

SCENA 8

SANDRO – ROSA POI VANNA

SAND: (dopo pochi attimi, entra dal fondo e passeggia nervosamente).

ROSA: (entra da destra) Sandro…

SAND: Rosa…

ROSA: Sandro… Sandro, come sono contenta che sei venuto.

SAND: Si… sono venuto… e guarda come mi sono dovuto conciare per farti contenta e non insospettire

            tua madre.

ROSA: Grazie… non sapevo che scusa trovare, per allontanarmi.

SAND: Cosa hai inventato.

ROSA: Ho detto che andavo a lavarmi le mani… anche se me le ero lavate un attimo prima.

SAND: No Rosa… non si può continuare in questo modo, sono quasi dieci anni che andiamo avanti cosi.

ROSA: Abbi pazienza… lo sai la Mamma.

SAND: La Mamma la Mamma, ma ti rendi conto che ci vediamo col conta gocce, a volte passa più di un

            mese senza vedersi. Meno male che abbiamo il nonno dalla nostra parte che ci fa da corriere, per

            poterci scambiare la corrispondenza, quando gli viene il raffreddore, non lo fanno uscire e non ci

            scambiamo neanche quella.

ROSA: Si lo so… siamo in una situazione un po’… fuori dal normale.

ROSA: Ma io ho paura… paura per la Mamma, paura che si senta male.

SAND: Io sono stufo, ho accettato di venire qui, di mettere su questa buffonata, ma prima che ce ne

            andiamo devi dire tutto a tua madre, perché ti voglio sposare al più presto, vorrei avere dei figli…

            Dei figli che mi chiamano papà e no nonno. Perciò se non glielo dici tu glielo dico io.

ROSA: Sandro… io ti voglio bene, tanto bene… ma se alla Mamma gli viene un colpo…

SAND: La sotterriamo qui… c’è tanta terra.

ROSA: (piange).

VANN: (entra per prendere una bottiglia dalla credenza, non vista rimane ad ascoltare).

SAND: (accarezza Rosa in viso) Non fare cosi, quando piangi sei bruttina. (le prende le mani) Rosa io

            scherzavo… lo sai che ti voglio bene, se ho detto questo è perché sono troppo innamorato di te.

            Lo dimostrano questi dieci anni di sacrificio.

ROSA: Anche io sono innamorata pazza di te e se mi lasci non so come reagirei.

SAND: Rosa Rosa (si abbracciano).

VANN: (tra se e se) Lai vista la suora… alla faccia della monaca e dello scemo (esce a destra).

ROSA: Ora lasciami andare, prima che mia Mamma si insospettisce e mi viene a cercare (esce a destra).

SAND: E si… prima che il maresciallo mandi le guardie (esce a destra).

SCENA 9

CAMILLA – RODOLFO – GIOVANNINO – POI GIUSEPPE – FILOMENA – ROSA – NONNO –

  SANDRO – LA CONTESSA - VANNA E FELICE

Dopo una breve pausa Camilla entra dal fondo  seguita da Rodolfo e Giovannino

           

CAMI: Prego venite… il posto è questo, abbastanza tranquillo.

RODO: Si… mi sembra il posto adatto… isolato e fuori mano… il posto giusto, per trascorrere una 

              vacanza tranquilla, senza essere disturbati.

GIOV: I piatti… il mangiare è abbondante?

CAMI: Tranquillo, il signor Felice… il proprietario è un ottimo cuoco, allo stesso prezzo concede il bis.

RODO: Sempre al mangiare pensi tu…l’importante che sia un posto tranquillo, poco frequentato… sa…noi   

             vogliamo rimanere qualche giorno in pace, isolati da tutti e da tutto… siccome facciamo un lavoro

            stressante e pieno di confusione, ogni tanto ci prendiamo una pausa in posti come questo… poco

            frequentati e tranquilli.

CAMI: Vedrà, qui si troverà bene, c’è solo il proprietario, sua moglie, io e la contessa.

RODO: Bene… meno gente c’è e meglio si sta… il posto giusto.

            Entrano da destra, Giuseppe, Filomena, La Contessa, Rosa col nonno, Sandro, Vanna e Felice

RODO: (stupito di vedere tante persone, si rivolge a Camilla). Ma non aveva detto che eravate solo in

             quattro?

CAMI: Prima non c’erano… saranno arrivati dopo che sono uscita (si rivolge a Felice) due nuovi clienti…

            cercavano un posto tranquillo per trascorrere qualche giorno e li ho portati qui.

FELI: Grazie (si rivolge a Rodolfo e Giovannino) vedrete che questo è il posto che fa per voi… vi fermate

          tanto?

RODO: Il tempo necessario per riordinare le idee e…

GIOV: Assaggiare tutti i suoi piatti abbondanti col bis.

RODO: Sempre al mangiare pensi tu.

FELI: Non è un problema… a proposito avete pranzato?

GIOV: No! E da questa mattina che andiamo di qua e di la e non ho fatto neanche colazione…

RODO: Per lavoro… dovevamo sbrigare le ultime pratiche, prima di prenderci una vacanza.

FELI: Allora venite con me, qualcosa di pronto c’è ancora (a Camilla) anche lei signorina.

GIOV: Andiamo che ho lo stomaco pronto (esce a destra dietro a Felice, Rodolfo e Camilla).

VANN: Adesso siamo al completo.

CONT: Devono essere due persone importanti… sono sempre in giro per lavoro.

VANN: Importanti? A me sembrano due morti di fame, se sono arrivati fin quassù… ma?

SAND: (dopo un attimo di silenzio si avvicina a Rosa) Vuoi giocare?… vieni a giocare con me nel parco

            

ROSA: (fa per alzarsi).

FILO: Non può giocare… ha da studiare.

SAND: (prende Filomena per una mano) Vieni a giocare tu… gioca tu con me…giochiamo e cerchiamo

             i vermi.

GIUS: per cercare i vermi e la persona più adatta… per giocare… lei gioca solo a fare la guerra… non le

            conviene giocare con lei.

VANN: (con atteggiamenti da bambina si avvicina a Sandro) Se vuoi vengo io a giocare con te nel 

            parco… sai… conosco tanti giochi.

ROSA: (la imita) No!.. tu non ci vai… la chiesto prima a me e nel parco a giocare con lui ci vado solo io…

ROSA: Tu non vieni (fa una linguaccia a Vanna, prende Sandro per una mano e lo porta via. Escono

            dal fondo).

FILO: (anche lei cerca di fare la bambina, ma con atteggiamenti buffi) Ci vado anche io a giocare nel

            parco (si avvia).

GIUS: (la ferma) Ma cosa vuoi giocare tu… lasciala un po’ in pace.

VANN: Avete una bambina viziata, vuole il giocattolo tutto per sé… cattiva!(esce a destra).

NONN: (si alza barcollando e va vicino alla contessa) Co co… co co… co co…

GIUS: Se aspetta un po’ fa l’uovo.

NONN: Zitto tu! Co co…co contessa vu vu vuole ve ve venire a gi gi gioca ca giocare co co con me.

CONT: Dove?

NONN: In ca ca… ca ca… ca ca…

GIUS: Nonno non hai ancora preso la purga.

NONN: In ca ca… camera mia (la contessa ride, mentre Giuseppe prende il nonno e lo fa sedere).

GIUS: Mi sembrano diventati tutti scemi, sarà l’aria che si respira qui… Filomena, ma dove mi hai

            portato? (alla contessa) lo scusi… sa… non era apposto neanche da giovane e invecchiando si è

            rimbambito del tutto.

FILO: Lascia stare mio padre… poverino, ha fatto due guerre ed è vivo per miracolo.

GIUS: Chi te lo tocca… non credo che si è rimbambito per causa delle guerre… per me è diventato tonto 

            da quando e venuto a stare con noi… lai rimbambito tu e stai facendo di tutto per fare rimbambire

            anche nostra figlia.

FILO: Tu non ti preoccupare, che a nostra figlia ci penso io, come penso io a mio padre.

GIUS: Vede, ci pensa lei… fa tutto lei… guardi come ci ha pensato bene… guardi il padre, guardi la figlia      guardi il marito… vede come ci ha pensato bene… se lei si stufa di pensare, si affidi a mia moglie

            e vedrà che penserà a sistemare anche lei.

CONT: Per ora so badare a me stessa… credo che inviterò il nonno in camera mia, per approfondire.

NONN: (scatta in piedi) U u urca, ci ci ci.

GIUS: Si cin cin (lo fa sedere) e sicura … insomma… di volere approfondire… a una certa età e non so          

           se…

CONT: Sono sicura, più sono avanti con l’età e più mi interessano… diventano interessanti.

NONN: (si alza in piedi e gonfia il petto) Gua gua… guardi (tossisce).

GIUS: Nonno siediti! Poi… non è li che si deve gonfiare (a Filomena) questa mi sembra una depravata,

            vuole approfondire, ma approfondire cosa.

FILO: Adesso ci penso io (alla contessa) a lei interessa mio padre, lo guardi, lo guardi bene, lei crede che

            io, in qualità di figlia glielo affiderei.

CONT: A me basterebbe mezza giornata… poi glielo restituisco.

FILO: Neanche cinque minuti.

NONN: (scatta in piedi e rimane curvo) Pe pe pensa a a a …agli affari tu tu tu… tu tuoi.

GIUS: Nonno siediti… (alla contessa) non so se gli basta mezza giornata… per… sa … e un po’ che… e

            non credo che si ricorda… capisce l’età e due guerre vissute, c’è poco d’approfondire.

CONT: Con pazienza ci riuscirò, a fargli ricordare qualche avventura che a vissuto da soldato e una volta

            ricordata l’approfondiamo.

GIUS: Haa!! Lei vuole conoscere qualche sua avventura di guerra.

CONT: Si… sono una scrittrice e chi sa che non mi possa raccontare qualcosa di interessante.

GIUS: Questo si… però… dia retta a me, lo interroghi qui o di la, non se lo porti in camera… non si sa      

          mai.

SCENA 10

DETTI – RODOLFO – GIOVANNINO E CAMILLA

Entrano da destra: Rodolfo, Giovannino e Camilla

GIOV: (si tiene la pancia, si avvicina a Giuseppe e gli da una manata sulla spalla facendolo

            barcollare) Ehilà… si sta bene qui… e come si mangia bene.

RODO: Si… discretamente.

CAMI: (a Rodolfo) Venga, le presento la contessa io lavoro per lei.

RODO: (porge la mano alla contessa) Piacere…

CONT: (ha il giornale sotto gli occhi, guarda attentamente Rodolfo, da un’occhiata al giornale,

            riguarda Rodolfo e fa un urlo con tutta la voce che ha).

Sandro, Rosa, Felice e Vanna sentono l’urlo e entrano di corsa.

FINE PRIMO ATTO   

LA PENSIONE DEI MIRACOLI – SECONDO ATTO

SCENA 1

            IN SCENA: RODOLFO – FELICE – GIOVANNINO – LA CONTESSA – CAMILLA - 

            VANNA – GIUSEPPE – SANDRO – FILOMENA – ROSA E IL NONNO.

TUTT: (chi seduto, chi in piedi, tutti con facce terrorizzate)

RODO: (al centro della scena con una pistola in mano) Visto che ormai si sono scoperte le carte in 

             tavola, mettiamo le cose in chiaro. Fin che ci sarò io, da qui non deve uscire nessuno… altrimenti

             (fa segno di tagliare la gola. Si rivolge a Felice) voi… voi siete il padrone della baracca?

FELI: (tremante) Si

RODO: Bene… allora voi siete il responsabile… sarete voi a rispondere per tutti… anzi… facciamo una

            cosa, vi faccio capo… come si chiama questa pensione?

FELI: Pensione dello stambecco.

RODO: Bene… siete il capo degli stambecchi… lo stambecco numero uno e visto che siete il numero uno,

            siete il primo che… (rifà il segno di tagliare la gola) chiaro?

FELI: Chiarissimo.

RODO: Fatevi passare l’idea di scappare… (fa vedere una chiave) vedete…ho chiuso il cancello a chiave

            e ho visto che c’è una bella recinzione, difficile se non impossibile da scavalcare… (a Felice)

            l’avete fatta voi?

FELI: Si… lo fatta fare io… sa per i ladri.

RODO: Bravo… ditemi, come responsabile e capo da me nominato, non c’è mica qualche altra uscita?

TUTT: (non visti da Rodolfo, gli fanno cenno di dire di no)

FELI: Si… c’è un altro cancello da quella parte. (indica a destra)

RODO: Con la stessa recinzione?

FELI: Si, con la stessa recinzione, lo fatta fare io, anche quella.

RODO: Bravo…andate a chiudere il cancello e mi portate la chiave. (a Giovannino) Vai anche tu e

            controlla che sia chiuso bene.

GIOV: Bene capo (esce dal fondo, insieme a Felice)

RODO: Voi non fate i furbi e non vi sarà fatto niente, mi fermo il tempo necessario per fare calmare le 

            acque, ritirare il bottino e andarmene all’estero.

RODO: Siete liberi di muovervi come volete, ma non dovete uscire da qui… intesi?

TUTT: (fanno cenno di si con la testa)

FELI: (entra seguito da Giovannino) Ecco la chiave.

RODO: Bravo… a proposito… per caso, non e che avete fatto fare dei doppioni… per sicurezza.

TUTT: (non visti da Rodolfo, fanno ampi cenni con le mani, per fargli dire di no)

FELI: Si… lo fatti fare, cosi se ne perdevo una, avevo l’altra.

RODO: Bravo… ora vado a riposarmi (a Giovannino) tu fai la guardia e ricordati che nessuno deve uscire

            da qui.              

GIOV: Non possono neanche andare nel parco? (fa segno verso il fondo)

RODO: No, ci sono le vipere… adesso vado. (a Felice) Voi venite con me, cosi mi date le altre chiavi e mi

            fate vedere dov’è la mia camera.

FELI: Seguitemi (i due escono a sinistra)

CONT: (dopo una breve pausa) Camilla… come mai li hai portati qui? 

CAMI: Non so… sembravano due brave persone… mi hanno offerto anche il gelato.

GIOV: I gelati li ho pagati io, e poi non è cattivo… pensate, mi ha offerto un lavoro.

CONT: Un lavoro?

GIOV: Si… io facevo lo scaricatore al mercato civico… quando arrivavano i camion, scaricavo cassette di

            frutta e verdura. Ieri mattina è arrivato il signor Rodolfo…e ma detto! (fa la voce grossa) ragazzo,

            vuoi guadagnare di più e lavorare meno?… urca, ho detto io… e lui… allora vieni con me… siamo

            saliti su una grossa automobile e ci siamo fermati davanti ad un ufficio postale. Mi disse che doveva

            prelevare qualche spicciolo, di aspettarlo in macchina e se vedevo degli uomini vestiti da poliziotti

            o carabinieri, dovevo suonare tre volte la tromba della macchina, perché erano dei suoi amici e

            stavano giocando a guardie e ladri.

VANN: Erano suoi amici?

GIOV: Mi ha dato diecimila lire… dalla posta ha ritirato un sacco pieno di soldi, ha detto che erano per la

            Mamma ammalata.

TUTT: Si, per la Mamma.

GIOV: Per farla breve, ha portato i soldi in un appartamento, la macchina in un garage e noi siamo andati 

            in una cantina… per stare un po’ più al fresco… ha detto lui. Il mattino dopo siamo andati sulla

            passeggiata, voleva che camminassi dieci o quindici metri dietro di lui e se vedevo quei suoi amici

            dovevo fischiare… io gli ho detto di si, ma poi mi sono ricordato che non sono capace.

CONT: A fare cosa?

GIOV: A fischiare… e li che abbiamo incontrato la signorina Camilla… ho visto la signorina avvicinarsi al 

            capo, per mostrargli qualcosa… forse una fotografia.

CAMI: Si, la fotografia… ve la faccio vedere?

CONT: La fai vedere dopo… continui

GIOV: Il capo ha fatto cenno di no con la testa, ha preso la signorina sottobraccio e si sono seduti a

            mangiarsi un gelato… finito il gelato, ma chiamato, ma detto di pagare e siamo venuti qui, in

            vacanza… pensate,  una giornata e mezza di lavoro e già in vacanza.

SCENA 2

DETTI E FELICE

FELI: (entra da destra con un coltello in mano) Il signor Rodolfo è sistemato.

GIUS: La ucciso? La preso di sorpresa e lo ha ucciso.

FELI: Ucciso? Chi ha il coraggio di farlo.

GIUS: Ho visto il coltello e pensavo che…

FELI: Il coltello lo usato per tagliare la bistecca che mi ha ordinato per stasera… pensate ( fa cenno con le

          mani e col coltello sfiora Giuseppe) una bistecca lunga così e spessa così.

GIUS: E meglio che lo posa quel coltello… non si sa mai

FELI: (posa il coltello sopra il tavolino)

VANN: Comunque complimenti… sei stato bravo a dirgli che c’era un’altra uscita e dargli i doppioni delle

            chiavi.

FELI: Ma cara… non hai visto che faccia, mette paura solo a guardarlo e poi mi ha nominato capo… capo

           stambecco, ha detto che mi taglia il collo se qualcuno sgarra.

VANN: Il collo… le corna dovrebbe tagliarti, per una volta credevo che tirassi fuori gli attributi… attributi,

            non li hai mai avuti, come fai a tirarli fuori.

FELI: Quali attributi?… non sapevo che dovevo avere gli attributi… e le corna?… quali corna?

GIUS: Voleva dire le corna dello stambecco… però gli attributi dovrebbe averceli, sa… un marito senza

            attributi e come un pescatore senza canna.

SAND: E senza verme, un verme ci vuole, anche piccolo ma ci vuole… appena ne trovo uno glielo regalo.

GIOV: (a Felice) Lei è anche un ruffiano.

FELI: Perché.

GIOV: Perché il capo becco dovevo farlo io, perché sono stato assunto prima di lei.

FELI: Guardi… io non volevo e lui che mi ha nominato.

GIOV: Bugiardo (lo prende per il colletto della camicia) lo ripeto, lei è un ruffiano e io ai ruffiani gli

            spacco la faccia.

FELI: Ma no… glielo giuro io non ci tenevo.

GIUS: (a Giovannino) Senta, non è questione d’essere ruffiani e questione di referenze.

GIOV: Di referenze? (lascia andare felice)

GIUS: Si, perché se non si hanno certe referenze, non si diventa neanche capo.

GIOV: Per essere becco numero uno, ci vogliono le referenze… (a Felice) lei le ha per fare il capo becco?

FELI: Stambecco… capo stambecco.

GIUS: Certo che le ha e che referenze, nessuno di noi può competere.

GIOV: No! Io voglio competere e voglio le referenze.

GIUS: Allora guardi… bisogna che si trovi una moglie disponibile e qualche amico e vedrà che ci

            penseranno loro, a fargli avere le referenze per fargli fare il capo degli stambecchi.

GIOV: Diventerò io il capo (a Felice) e lei diventerà il vice capo… vero?

GIUS: Giusto… si ricordi, più disponibile è la moglie e più possibilità si ha… comunque è solo questione

            di corna (a Felice) mi scusi

VANN: (a Giuseppe) Ma come si permette. (a Felice) Tu non gli dici niente, ti lasci dare del becco senza

            dire niente.

FELI: Come si permette di dire questo?… e come lo sa?

GIUS: Io non lo so… ho detto questo per calmarlo… non ha visto che lo voleva picchiare, io sono venuto

            in sua difesa, il discorso sulle corna e venuto per via dello stambecco, ogni riferimento a cose,

            persone e corna, è puramente casuale… io volevo solo difenderla (ironico) non mi sarei mai

            permesso di pensare che… lei…   

FELI: Grazie… (a Giovannino) facciamo la pace, le prometto che come lei avrà le referenze, faccio una

          lettera di dimissioni e lei prenderà il mio posto.        

GIOV: Lo giura?

FELI: Lo giuro… adesso che tutto è chiarito, andiamo a prenderci un caffè… credo che ne abbiamo                                                                  

            bisogno… per calmarci. (escono tutti a destra tranne il nonno, Rosa e Sandro)

FILO: (torna indietro) Rosa, andiamo. 

ROSA: Andate voi, non mi va di prendere il caffè.

FILO: Prendi un tè, una camomilla, una cioccolata.

GIUS: (che si era fermato, prende Filomena per un braccio) Se non ne ha voglia, lasciala un po’        

            quietare (escono)

SCENA 3

SANDRO – ROSA – IL NONNO

 

SAND: (aspetta che escono tutti, poi si avvicina a Rosa) Ora si che siamo in un bel pasticcio.

ROSA: Dovevamo trascorrere una vacanza, per risolvere la nostra storia d’amore e invece ci troviamo

            ostaggi di un criminale.

SAND: Dobbiamo escogitare qualcosa, non vorrei che dopo dieci anni, invece d’incoronare il nostro sogno

            d’amore con un matrimonio, lo incoroniamo con un funerale.

ROSA: (vede il coltello che Felice aveva lasciato sul tavolino, lo prende) Il coltello… lo affrontiamo col

            coltello.

SAND: (gli prende il coltello) Si… lo sfidiamo a duello… lui con la pistola e noi col coltello… però, mi

            sembra un po’ impari questa sfida, ma con un po’ di fortuna e se s’inceppa la pistola c’è la

            possiamo fare.

ROSA: Non dobbiamo mica affrontarlo a faccia a faccia, ma prenderlo alle spalle.

SAND: Rosa, io non ho il coraggio di uccidere un uomo e tantomeno pugnalarlo alle spalle… anche se

            questo è un criminale (gli ridà il coltello) se c’è lai tu, fallo.

ROSA: Chi!… io… no no, chi avrebbe il coraggio di ucciderlo. Per fare questo, bisogna essere cattivi…

            cattivi dentro, non fa al caso mio. (riposa il coltello)

NONN: La pu… pu pu… la pu pu…

SAND: Che cosa ha?… deve fare la popò?

NONN: No… no la la pu… pu pu…

ROSA: Devi prendere la purga?

NONN: No! No non io il cri… cri… cri cri…

SAND: Cosa fa? Il grillo.

NONN: Il cri cri criminale, di di diamo la pu pu la purga al cri cri criminale.

ROSA: Si! Gli facciamo bere la purga cosi sta occupato.

SAND: Lo chiamiamo, gli offriamo un bel bicchiere di olio di ricino e gli diciamo. Lo beva, lo beva tutto.    

            Dopo che la bevuto, se ne sta tutto il giorno a gabinetto e se si porta dietro, uno di noi come  

            ostaggio… non ti dico, che spettacolo.

ROSA: Gliela facciamo bere a sua insaputa, così potrebbe credere di essere stato contagiato da qualche

            virus, andrà a farsi fare qualche analisi e ci lascerà liberi… ho ci ammazza tutti.

SAND: La seconda ipotesi mi sembra la più probabile, tentar non nuoce… ho nuoce? Bisogna provare per

            credere… dove è questa purga?

ROSA: Nella borsa della Mamma, la vado a prendere e speriamo che non se ne accorge (esce a sinistra)

SCENA 4

DETTI – VANNA POI ROSA

VANN: (entra da destra) Il nostro Sandruccio, solo soletto

SAND: Non solo… c’è il nonno

VANN: (guarda il nonno che nel frattempo si era appisolato) Quello e come se non ci fosse… dimmi, 

            non potresti insegnarmi qualche gioco e tanto tempo che non gioco… è ho tanta voglia di giocare.

SAND: Il gioco che ti vorrei insegnare… qui non si può… però ti posso portare in automobile… vieni con

            me a fare un giro in automobile?

VANN: Ma… non vedo nessuna automobile.

SAND: (prende due sedie, le mette una a fianco all’altra, al centro della scena) Questa è la mia

            automobile… accomodati.

VANN: (si siede sulla sedia lato guida)

SAND: (fa la faccia triste)

VANN: Cosa c’è?

SAND: Volevo guidare io. 

VANN: Ho! Scusami. (si sposta sull’altra sedia)

SAND: (si siede, mette in moto, inizia ad ingranare le marce e con la bocca fa il rumore del motore)

VANN: (lentamente si avvicina a Sandro) Come vai veloce… mi posso avvicinare… ho paura.

SAND: Basta che non mi copri la visuale… è una strada tutta curve…

VANN: (si avvicina sempre più)

SAND: (si allontana)

VANN: (si avvicina)

SAND: (si allontana, fino a che, entrambi cadono)

ROSA: (entra da destra con in una mano una bottiglia di vino e nell’altra il bottiglino della purga)

SAND: (la vede) Cercavo i vermi.

VANN: Io li davo una mano.

ROSA: Io ti rompo la bottiglia sulla testa.

VANN: (si alza) Che carattere. (esce a destra)

SCENA 5

DETTI – RODOLFO – FELICE

ROSA: Ci prova la signora e tu stai attento a come ti comporti, altrimenti ti faccio bere la purga con tutto il

            bottiglino.

SAND: Grazie sono già andato… comunque niente male la signora.

ROSA: Stai attento… tu non mi hai mai vista arrabbiata e se mi arrabbio… Rodolfo nei miei confronti è

            un’agnellino. Non mi piace, ti è sempre addosso come una sanguisuga, la signora approfitta e tu gli

            dai corda… attento la corda si spezza.

SAND: Gelosona… non ti preoccupare il mio cuore batte solo per te… per il momento.

ROSA: Come, per il momento?

SAND: La nostra situazione la conosci. Ho solo occhi per te, ma dobbiamo arrivare a una conclusione.

ROSA: Non preoccuparti, ci arriveremo… adesso pensiamo alla purga.

SAND: (prende il bottiglino della purga, versa il contenuto dentro la bottiglia di vino, la tappa e la            agita) Adesso dobbiamo trovare il modo per fargliela bere. (posa la bottiglia sul tavolo)

ROSA: Speriamo che non sia astemio.

SAND: Quello li! Si beve tutto il cancarone, bottiglia compresa…(si guarda in torno) il nonno dorme e

            qui non c’è nessuno… pensiamo un po’ a noi! (si avvicina a Rosa, tenta di abbracciarla, ma

            Rosa si allontana)

ROSA: Sandro no!… la Mamma ci potrebbe vedere.

SAND: Io vorrei che ci vedesse… mentre ci abbracciamo, così risolviamo tutto.

ROSA: Sei matto!! Morirebbe di crepacuore.

SAND: Non me ne frega niente. (corre verso Rosa, fa per abbracciarla, Rosa si sposta e abbraccia

            Rodolfo che era appena entrato da sinistra, con la pistola in mano) Mi… mi mi … mi scusi

RODO: Bravo ragazzo… le donne bisogna prenderle per la sottana e se scappano botte… vedrai che

            diventano docili, amabili e schiave… adesso ti do una dimostrazione. (si dirige verso Rosa)

SAND: Non è il caso… noi giocavamo a rincorrino per decidere chi doveva bere per primo.

RODO: Bere cosa?

SAND: Abbiamo rubato una bottiglia di vino e siccome nessuno di noi due lo ha mai assaggiato, facevamo

            una gara per decidere chi doveva bere per primo.

RODO: Lo avete rubato? Bravi!! Questo è un mestiere che mi piace, lo bevo io per primo… sapendo che

            è stato rubato, lo bevo con più soddisfazione. (prende la bottiglia) Il bicchiere?

SAND: (a Rosa) Il bicchiere?

ROSA: Non ci ho pensato.

RODO: Non preoccupatevi. (va al tavolino dove è seduto il nonno, prende il bicchiere pieno di acqua,

            la versa per terra, ritorna dal tavolo, prende la bottiglia, riempie il bicchiere e si appresta a

            bere) Salute (è interrotto da Felice)

FELI: (entra da destra) Signor Rodolfo, vorrebbe venire a controllare come le ho preparato il sugo, ci ho

            messo gli ingredienti che mi ha detto lei.

RODO: Un attimo, adesso vengo. (fa per bere)

FELI: Ho le pentole sul fuoco, non vorrei che mi andasse tutto in fumo.

RODO: (posa il bicchiere senza avere bevuto) Allora vengo subito, altrimenti si rischia che per cena

            abbiamo tutto fumo e niente arrosto. (esce a destra insieme a Felice)

            Sandro e Rosa si guardano rassegnati

SAND: Proprio adesso doveva venire quel… la stava per bere.

ROSA: Adesso che facciamo.

SAND: Niente! L’esca la avvistata, dovrebbe ritornare per berla.

ROSA: Speriamo bene.

SAND: (prende il bicchiere e si accinge a bere)

ROSA: Cosa fai?

SAND: Bevo.

ROSA: Ma c’è la purga.

SAND: Non ci pensavo più. (versa il vino dal bicchiere alla bottiglia) La lasciamo qui, vedrai che torna

ROSA: Adesso vado, non vorrei che la Mamma mi venisse a cercare.

SAND: Giusto… e ora che vai a cuccia, vengo anche io e chissà che non ci fa stare nella stessa cuccia…

SAND: Bau bau.

ROSA: Non fare lo scemo. (si avvia a destra)

SAND: (la segue e le mette una mano sulla spalla)

ROSA: (gliela toglie) Non si può. (esce seguita da Sandro sconsolato)

SCENA 6

NONNO – GIUSEPPE – FILOMENA

NONN: (sempre seduto sulla poltrona più a sinistra, si è appisolato)

GIUS: (entra da destra, si fa due passi per la scena, si guarda in giro, vede la bottiglia di vino, la

            guarda, si avvicina e dà un’occhiata in giro) Ma si!… Un goccetto non fa male. (si riempie il

            bicchiere e beve tutto di un fiato)

NONN: (apre gli occhi mentre Giuseppe sta bevendo) No no… No no…

GIUS: Nonno! Ti sei svegliato?

NONN: No no… No nooo.

GIUS: Devi fare il bisognino?

NONN: No!

GIUS: Ho capito (prende la bottiglia, riempie il bicchiere e lo porge al nonno) tieni… per una volta.

NONN: (con le mani fa il gesto) No no.

GIUS: Nonno!! Hai la febbre? (lo tocca sulla fronte) Ma!! Me lo bevo io. (beve mentre il nonno fa dei

            gesti di disappunto)

FILO: (entra da sinistra) Giuseppe, Hai visto il bottiglino della purga per il nonno?

GIUS: Io no.

FILO: Lo avevo nella borsa, mi deve essere caduto nel parco, quando ho preso il fazzoletto. Vallo a

            cercare.

GIUS: No! Io non ci vado.

FILO: Tu ci vai e senza discussioni… hai capito!

GIUS: Deve essere rotolato a valle e poi se sene accorge Rodolfo il taglia gole, mi frigge.

FILO: Tu cerca di non farti vedere… e poi se il nonno si tappa…

GIUS: Se il nonno si tappa, lo stappiamo con un bastone.

FILO: Non dire scemate e corri… su corri, altrimenti il bastone lo prendo io e sai per farne cosa… su vai

GIUS: Ci vado. (esce dal fondo)

FILO: (esce a destra)  

SCENA 7

NONNO – GIOVANNINO – CONTESSA – GIUSEPPE

GIOV: (entra da destra, si siede al tavolo, osserva la bottiglia di vino, si guarda in giro e poi) Me né

            bevo un bicchiere. (riempie il bicchiere e vede il nonno) Nonno! C’è lo facciamo un bicchiere.

NONN: No no (gesti di disappunto)

GIOV: Non sai cosa ti perdi. (beve tutto di un fiato)

CONT: (entra da sinistra) Ha!! C’è lei… bene, cosi le faccio ascoltare qualche strofa dell’ultima poesia

            che ho scritto. Mi sono ispirata a questa avventura che stiamo vivendo e l’ho intitolata, prigioniera

            del drago.

GIOV: Prigioniera del drago? Quale drago?

CONT: Come, quale drago? Dell’evaso.

GIOV: Prigioniera del vaso?… ma!!! Sentiamo.

CONT: Le faccio ascoltare la strofa del cavaliere. Tu… cavalier sul tuo cavallo bianco, corri… corri, non

            fermarti… corri.

GIUS: (dal fondo, entra di corsa, tenendosi la pancia) Corro corro. (fa il giro della scena correndo)

CONT: (lo guarda) Perché corre?

GIUS: Corro perché mutande non c’è no più. (esce a sinistra)

CONT: (rimane un po’ pensierosa… poi) Ricominciamo… tu… cavalier sul tuo cavallo bianco, corri…

            corri, non fermarti…corri.

GIOV: (all’improvviso si tiene la pancia e inizia a correre per la scena) Mi scusi, ma devo andare.

CONT: Se ho appena cominciato.

GIOV: Vuol dire che le sue poesie hanno un effetto istantaneo, agiscono subito.

CONT: Sarebbe a dire?

GIOV: Sarebbe a dire che fanno cagare. (esce a sinistra)

CONT: Cafoni!! (esce a destra)

SCENA 8

DETTO - ROSA – SANDRO POI LA CONTESSA

             Dopo una breve pausa

ROSA: (da destra; entra di corsa arrabbiata, dietro di lei entra Sandro) 

SAND: Rosa… non capisco cosa c’è d’arrabbiarsi tanto… Io non capisco.

ROSA: Non capisci… lui non capisce… te lo do io, di fare il casca morto con la patroncina di casa.

SAND: Io! Io il casca morto? Ma… non capisco, cosa dici?

ROSA: Cosa dico? Guardati… per l’occasione il signore si è cambiato. Poi ho visto io tutte le moine che ti

            fa…Sandro di qua e Sandro di la. Se non fosse che c’è la Mamma, glielo davo io il Sandro.

            la prenderei per quel collo da gallina che si ritrova e glielo tirerei.

SAND: Che colpa ne ha lei?

ROSA: La signora non ha nessuna colpa… la signora è una santarellina… la colpa è mia… dillo, la colpa è

            mia.

SAND: Sì!… La colpa è tua… Perché lei non lo sa che siamo fidanzati. Per lei io sono un uomo libero, se

            tu ti decidessi una volta per sempre, a dire a tua Madre come stanno realmente i fatti, certe cose non

            accadrebbero.

ROSA: Per te è semplice… dai… sentiamo, come dovrei fare?

SAND: Semplice… Vai dalla Mamma, non gli dai il tempo di aprire bocca, perché se apre bocca ti sotterra

            e gli dici. Cara Mamma, non mi faccio suora, non ci ho mai pensato, sono fidanzata da dieci anni

            anche se nessuno lo sa.

ROSA: Per te è semplice… Vado di la e su due piedi gli dico tutte quelle cose li. Cosi la Mamma resta

            secca.

SAND: Quella ci fa restare secchi noi. Senti… non mi interessa, se quando è finita questa avventura con

            quel matto di un criminale, sempre se ne usciamo vivi, voglio che sia chiarito tutto… altrimenti!

ROSA: Altrimenti…

SAND: Io non la cerco… ma se la signora offre…

ROSA: Se la signora offre… il signore, prende…

SAND: Si.

ROSA: E allora (gli molla un sonoro schiaffone) inizia a prendere questo.

SAND: A!! la metti cosi… allora sappi che da questo momento vado con la prima che incontro. (fa per

            uscire a destra e si scontra con la contessa) Dicevo per scherzo. (esce)

SCENA 9

DETTI – RODOLFO – GIOVANNINO

ROSA: (rimasta in scena, piange)

CONT: (non sapendo cosa è successo e disorientata)

ROSA: La prima che incontra… gliela do io la prima che incontra. (arrabbiatissima sta per uscire a

            destra, in quell’istante entra Rodolfo)

RODO: (da destra, con aria di chi mette paura) Dove andate?

ROSA: (non lo sente, se lo trova di fronte, gli da uno spintone e lo fa cadere. Mentre Rosa esce entra

            Giovannino)

GIOV: Capo… cosa ci fai li per terra?

RODO: Guardo le formiche da vicino… Tirami su!!

GIOV: (gli da una mano ad alzarsi)

RODO: Mi devo sfogare, con qualche d’uno mi devo sfogare. (vede la contessa e va verso di lei)

CONT: (entusiasta di un’idea che gli è venuta, apre le braccia) Trovato! (da uno schiaffo a Rodolfo

            che era arrivato al suo fianco) Vado a scrivere subito. (esce a sinistra)

RODO: (accasciato si tiene il naso)

GIOV: Capo, cosa c’è?

RODO: Un airone che volava troppo basso. Vado in camera mia, riordino le idee, torno e faccio una strage.

            (esce a sinistra)

GIOV: Una strage di aironi? Perché? Sono cosi belli.

NONN: Mi mi … Mi da una ma ma … Ma mano ad a a a … Ad alzarmi, de de … De devo a a  andare.

GIOV: (da una mano al nonno ad alzarsi) Vuole proprio andare?

NONN: Si pe pe … Perché di ca ca … di ca caca… insomma ne ho se se … sentite ta ta tante (aiutato da

            Giovannino esce a destra)

GIOV: (si va a sedere sul divano)

SCENA 10

DETTO – ROSA E CAMILLA

Dopo una breve pausa, da destra entrano Rosa e Camilla

CAMI: Signorina stia tranquilla, vedrà che si risolverà tutto, non faccia pazzie.

ROSA: Camilla… io lo amo e solo al pensiero che mi possa tradire, che mi possa lasciare… non so…

            impazzirei e non so di cosa sarei capace di fare.

CAMI: Innanzi tutto deve stare tranquilla e non commettere sciocchezze, se ha reagito come lei ha detto e

            perché le vuole bene e non credo che farà quello che ha detto di fare.

ROSA: Era arrabbiato e ti dico che io non lo mai visto cosi arrabbiato e deciso. Ho paura Camilla… tanta

            paura, gli ho dato anche uno schiaffo, non so cosa mi abbia preso, ma non ci ho più visto quando

            ma detto che sarebbe andato con quella la.

CAMI: Vedrà che capirà e la perdonerà. Poi… più che arrabbiato… da quello che ho capito è stanco,

            stanco di aspettare… insomma, dieci anni sono tanti.

ROSA: Si sono tanti e ho deciso, affronto mia madre, accada quel che accada non mi interessa, l’amo

            troppo per perderlo. Ho capito che non posso più aspettare. Spero che mia Madre comprenda e se

            non comprende me ne andrò via di casa e ci sposiamo lo stesso, con o senza la sua approvazione.

CAMI: Brava signorina, segua il suo cuore, credo che non lo troverà più un uomo che l’ami cosi tanto.

            Un uomo che ha dato dieci anni della sua vita ad aspettarla e che ora è stanco, comprensibilmente

            stanco.

ROSA: Si… non devo più perdere tempo, un giorno in più potrebbe essere troppo tardi (piange) e non ci

            voglio pensare… scusami Camilla, sei la prima a cui ho raccontato la mia storia e ti ringrazio di

            avermi ascoltato. Una storia incredibile, da favola e spero che come in tutte le favole abbia un lieto

            fine. Anche se questa non è una favola.

CAMI: Tranquilla, sono sicura che avrà un lieto fine… mentre la mia favola… ormai ho perso ogni

            speranza. Sono vent’anni che lo cerco e adesso mi sono rassegnata.

ROSA: Rassegnata di cercare chi?

CAMI: Mio fratello.

ROSA: Suo fratello?

CAMI: Si mio fratello… siamo rimasti orfani, io avevo sei anni e lui otto. Dopo la morte dei nostri genitori

            siamo andati a vivere da una nostra zia, l’unica parente che avevamo. Ci voleva tanto bene, ma era

            anziana e ammalata. Dopo qualche mese si presentarono dei signori, dissero che non potevamo

            vivere con questa nostra zia e ci portarono via. Io sono andata in un collegio per orfani, dalle suore

            e mio fratello non so… non lo mai saputo. Sono vent’anni che lo cerco senza successo, ormai…

ROSA: Coraggio Camilla, non si rassegni.

GIOV: (quasi piangendo, si rivolge a Camilla) Mi dispiace signorina, anche io sono rimasto orfano da

            piccolo, ma non ricordo più niente, dicono per via di un colpo in testa che ho preso e che non

            ricordo di avere preso. (a Rosa) Mi scusi ma non ho potuto fare a meno di ascoltare la sua storia, o

            la sua favola come la chiama lei, a me nessuno mi ha mai raccontato una favola, questa e la prima

            favola che sento e voglio che sia come tutte le favole che le Mamme raccontano ai loro figli, con un

            lieto fine, perciò non perda tempo e faccia quello che deve fare.

ROSA: Grazie Giovannino (lo abbraccia e gli da un bacio sulla guancia) grazie, mi avete dato il       

            coraggio che mi mancava. Se permettete vado un minuto nel parco a riflettere come dirlo a mia

            Madre e vada come vada, corro da Sandro e gli dico (raggiante)  Ci sposiamooo. Voi mi fate da

            testimoni. Grazie, grazie ancora. (esce dal fondo)

GIOV: Sono contento che è contenta.

CAMI: Anche io… Adesso devo andare.(esce a sinistra)

GIOV: Vada vada. (si siede al tavolo) 

SCENA 11

DETTO – VANNA – SANDRO – ROSA E RODOLFO

VANN: (entra da destra) Giovannino!! Come mai tutto solo soletto.

GIOV: Sono di guardia.

VANN: Le ho preparato una cioccolata calda, so che le piace.

GIOV: Ne vado matto… dove?

VANN: Di la… In cucina… se la porto di qua, si raffredda… E che cioccolata calda è?

GIOV: Giusto, vado subito. (si avvia a destra, sta per uscire, si ferma e torna indietro) E la guardia?

VANN: Vada tranquillo, ci penso io.

GIOV: Grazie e mi raccomando non faccia passare nessuno, altrimenti il capo… (esce a destra)

            Dopo una breve pausa entra Sandro

SAND: (entra da destra e corre ad abbracciare Vanna. Mentre i due si abbracciano, entra Rosa)

ROSA: (non vista entra dal fondo. Li vede, resta pietrificata con gli occhi sbarrati e la bocca aperta.

            Vorrebbe urlare ma le parole gli rimangono soffocate in gola)

SA-VA: (non vedono Rosa e a braccetto escono a sinistra)

ROSA: (scoppia a piangere, crolla su una sedia, si alza e presa dalla disperazione passeggia per la

            scena. Vede il coltello, lo afferra e se lo punta contro, cade in ginocchio) Non c’è la faccio, non

            hoil coraggio... o io o qualche d’un altro lo deve fare. Gli deve rimanere il rimorso di avermi tradita

           (si alza, solleva la mano che impugna il coltello e sta per sferrare il colpo decisivo)

RODO: (entra da destra con la pistola in mano, vede Rosa col coltello e gli urla) Ferma! Cosa fa?

ROSA: (lo guarda, vede la pistola e lo osserva con cattiveria)

RS-RD: (i due restano uno di fronte a l’altra. Nel silenzio più assoluto, si osservano e si guardano fissi      

            negli occhi, come due pistoleri che si sfidano a duello, pronti a sferrare il primo colpo)

SAND: (entra da sinistra seguito da Vanna. Vede Rosa e Rodolfo con le armi in pugno, si ferma e

            li osserva.)

ROSA: (all’improvviso alza la mano che impugna il coltello e sta per avventarsi contro Rodolfo)

SAND: (urla) Rosa!! Nooooo (corre a mettersi tra i due. Parte un colpo dalla pistola di Rodolfo e lo

            colpisce in pieno. Sandro cade a terra)

VANN: (terrorizzata fa un urlo e si mette le mani nei capelli)

ROSA: (disperata butta via il coltello e si precipita da Sandro. Lo solleva tenendogli la testa e

            piangendo) No… non morire… e colpa mia… non morire.

SAND: (con un filo di voce) Non è colpa tua è colpa mia… Ti… Ti voglio bene… (chiude gli occhi e la

            testa si reclina in avanti)

           

ROSA: (che non ha smesso di piangere, lo adagia per terra)

Fine secondo atto

LA PENSIONE DEI MIRACOLI – TERZO ATTO

SCENA UNO

FILOMENA – ROSA – GIUSEPPE – FELICE – GIOVANNINO E IL NONNO

Il Nonno è seduto sulla solita poltrona, Giovannino sull’altra, Giuseppe e Felice ai lati del               tavolo, Filomena e Rosa sul divano. Tutti cercano di consolare Rosa.  
FILO: Rosa… fatti coraggio.

ROSA: Si Mamma mi faccio coraggio.

GIUS: Questo è proprio un mistero… un cadavere che scompare.

FILO: Felice lo avete cercato bene?

FELI: Cosa vuole che le dica…Lo abbiamo lasciato li, perché ci dispiaceva sotterrarlo a nudo. Cosi siamo

          venuti a cercare una cassa per metterlo dentro e quando siamo ritornati non c’era più.

GIOV: Stufo di aspettare se ne sarà andato.

GIUS: Un morto che si alza e se ne va!

FELI: I lupi… se lo sono portato via i lupi. Il cancello era aperto.

GIUS: Il cancello aperto? Su andiamo… Cosa aspettiamo?

FELI: Ora è chiuso. Rodolfo ci ha dato la chiave per sotterrarlo fuori della recinzione. Non dovevamo fare 

           scherzi, perché teneva la signorina Camilla in ostaggio… Povero signor Sandro, se lo sono portato

           via i lupi.

ROSA: (piange)

GIOV: Per non fare arrabbiare il capo, abbiamo sotterrato la cassa vuota e non gli abbiamo detto niente.

            (a Rosa) Signorina, ci dispiace… La prossima volta non succederà più… Starò io di guardia.

ROSA: (col volto triste) Non vi preoccupate… ormai, il mio Sandro non c’è più e nessuno potrà

            ridarmelo.

FILO: Rosa perdonami. Ti prometto che d’ora in poi potrai innamorarti quanto vuoi. Io non svengo più.

ROSA: Si Mamma sei perdonata… Ora scusatemi, vado in camera mia. Voglio stare un po’ sola. (esce a

            sinistra)

GIOV: Vado anche io… ho una fame.

FELI: Vengo a preparargli qualcosa. (esce a destra insieme con Giovannino)

GIUS: Povera figliola, sono dieci giorni che sta chiusa in camera e non pranza nemmeno con noi… vuole

            pranzare solo in camera e mangia il doppio, si fa portare sempre doppia porzione… si vede che

            soffoca il dolore mangiando. Guarda come l’hai ridotta… Adesso ti vengono i rimorsi, dovevi     

            pensarci prima.

FILO: Cosa ne sapevo io che si voleva sposare e non voleva farsi suora… io credevo… 

GIUS: Credevo… tu credevi e poi tutti quelli svenimenti. Uno si preoccupa, cosi un giorno sono andato dal

            dottore. Visto che tu facevi di tutto per non farlo parlare con noi… Sai per tenersi pronti ho pensato,

            non si sa mai. Gli ho chiesto se era il cuore che non andava, ma risposto… Sua moglie ha un cuore

            che può campare cento anni e li a momenti svengo io. Allora gli ho chiesto: ha l’abete troppo alto.

FILO: Il diabete

GIUS: No! Apposto pure quello… allora sono alti il collotirolo o i triciclichi. No! Tutto a posto, sua moglie

            è perfetta, una macchina perfetta. Non so spiegarmi da cosa derivano questi svenimenti. Filomena!

            Stai diventando un caso per la scienza.

FILO: Gli svenimenti sono miei e me li gestisco io… ho promesso a Rosa che non svengo più… sono

            guarita.

GIUS: Al cervello eri ammalata… il cervello dovevi farti curare.

SCENA DUE

DETTI – FELICE – VANNA – RODOLFO – GIOVANNINO – LA CONTESSA – CAMILLA 

      ROSA E IL COMMISSARIO
Si sentono degli squilli e non smettono finche qualcuno non va ad aprire.
GIUS: Adesso che succede?

FILO: Non lo so.

            Entrano da destra, Felice – Vanna –Giovannino – la Contessa – Camilla. Da sinistra Rodolfo e 

            dopo pochi attimi Rosa

FELI: (si avvia verso il fondo)

RODO: Chi è che suona? E lei dove va?

FELI: Vado a vedere.

RODO: Chieda prima chi è.

FELI: (dal fondo verso l’esterno) chi è? cosa desidera?

COMM: (dall’esterno) Commissario volpino… pubblica sicurezza.

RODO: Un commissario di polizia! (diventa minaccioso) chi lo ha avvisato? Qualche d’uno lo ha

            chiamato?

FELI: C’è venuto da solo… non abbiamo neanche il telefono, per la tranquillità dei nostri clienti.

RODO: Vada ad aprire… ma stia attento, io mi nascondo di la (fa segno a destra) e vi tengo sotto tiro. 

             Non dite niente… se ci tenete alla vostra salute. (a Giovannino) Tu seguilo e controlla.

FE-GI: (si avviano verso il fondo)

RODO: Dove andate?

FELI: Ad aprire… l’ha detto lei.

RODO: E la chiave? (da la chiave a Felice) Andate e… occhio.

FE-GI: (escono dal fondo)

ROSA: (entra da sinistra)

RODO: Non una parola più del dovuto… altrimenti sparo.(esce a destra)

            entrano dal fondo, Felice, il commissario col berretto in testa e Giovannino

COMM: Come mai il cancello era chiuso? 

FELI: La sera lo chiudiamo e questa mattina ci siamo dimenticati di aprirlo.

COMM: Fate bene. (tira fuori un manifesto col ritratto di Rodolfo e lo fa vedere a tutti)

            Avete visto questo tizio? E’ un criminale pericoloso.

TUTT: No.

GIUS: (ogni tanto fa segno con la testa verso destra)

COMM: (posa il cappello su una sedia bene in vista al pubblico) Guardatelo… guardatelo bene. Sicuri

            di non averlo visto? (fa rivedere il ritratto a tutti e nota Giuseppe che fa il gesto con la testa)

            Lei ha un tic… scommetto che c’è l’ha dalla nascita e la sera va a dormire col torcicollo…

            Mi  dispiace per lei.

GIUS: (deluso si siede sulla sedia dove c’è il cappello, schiacciandolo)

COMM: Vi attacco il manifesto qui. Cosi lo potete osservare bene e avvisarmi se lo vedete. (attacca il

            manifesto sul fondo) Allegri… che facce… ho solo attaccato un manifesto col ritratto della faccia

            del criminale. Neanche fosse qui con voi… tranquilli. Se fosse qui, col mio fiuto da segugio,

             lo avrei fiutato e scovato. Quando c’è in giro il commissario Volpino, i criminali fanno l’inchino e

             li prendo per l’orecchino… tranquilli, questa zona è sotto il mio controllo, siete in una botte di

             ferro, i criminali con me non hanno scampo. (guarda Giuseppe che continua a fare segno con la

             testa) Deve essere fastidioso quel tic. Ha provato con due bacchetti, per tenere ferma la testa, fa 

             girare la testa anche agli altri. Vi saluto… devo continuare il mio giro. (si guarda in torno per

            trovare il cappello) Il mio cappello, dove avete messo il mio cappello.

TUTT: (si guardano in giro per trovare il cappello)

COMM: Tirate fuori il cappello ho vi arresto tutti per furto di cappello.

GIUS: (si alza) Ci arresti tutti, ci porti via.

FELI: (prende il cappello) Eccolo… è questo?

COMM: No, il mio era più alto.

FELI: (lo rimette a posto) Era cosi.

COMM: Si… questo è il mio (lo prende e se lo mette in testa)

GIUS: Questo è il suo, quello di prima no?

COMM: Quello di prima si vedeva che era più basso, mentre il mio è più alto.

GIUS: Scusi… come ha detto che si chiama?

COMM: Volpino… Commissario Volpino.

GIUS: E’ sicuro?

COMM: Vuole che non sappia come mi chiamo… e se lo ricordi, commissario Volpino… Noto che le è

            passato il tic, sono contento per lei… Arrivederci e state tranquilli.(esce dal fondo)

GIUS: Stiamo proprio tranquilli, con uno cosi che vigila su di noi

RODO: (rientra) Bravi… perfetti, avete salvato la pelle… non avrei esitato a sparare.

TUTT: (si guardano in faccia e senza dire una parola escono a destra tranne Rodolfo il nonno e

            Giovannino)        

GIOV: Vado anche io… cosi mangio qualcosa.

RODO: Vai e controlla…

GIOV: (esce a destra)

RODO: (si guarda in giro e dopo pochi attimi) vado in camera a riflettere… finalmente tutto ètranquillo.

            (esce a sinistra)

SCENA 3

DETTO – SANDRO – GIUSEPPE – FILOMENA – ROSA – FELICE – VANNA

                  LA CONTESSA – CAMILLA E GIOVANNINO

                                                                

SAND: (entra da sinistra tutto vestito di bianco. Si va a sedere sulla poltrona vicino al nonno,

            prende il giornale che si trova sul tavolino e legge)

GIUS: (entra da destra, vede Sandro di spalle) Buongiorno (si accorge che è Sandro, si spaventa corre

            verso destra e si mette ad urlare) Aiuto, aiuto c’è un fantasma, Filomena, Rosa, Felice, Contessa,

            venite tutti c’è un fantasma.

SAND: (si alza e non visto esce dal fondo)

            Entrano di corsa Filomena, Rosa, Felice, Vanna, la contessa, Camilla e Giovannino

GIUS: (affannato e spaventato li porta verso la poltrona dove era seduto Sandro e la trovano libera)

            Ma… era qui… l’ho visto io, era qui, tutto vestito di bianco che leggeva il giornale.

TUTT: lo guardano come per dire è diventato matto

GIUS: Ma vi dico che era qui… stava leggendo il giornale.

FILO: Un fantasma che… leggeva il giornale?

GIUS: Forse voleva sapere che tempo farà domani… e che ne so io.    

ROSA: Papà… forse sarai stanco, hai bisogno di riposare.

GIUS: Ma vi dico che era qui… Il nonno! C’era anche il nonno. Lo avrà visto anche il nonno, era li…

            Nonno, lo hai visto il fantasma che leggeva il giornale? Diccelo che l’hai visto.

NONN: No i… io no…non ho vi vi… visto ni niente

GIUS: Ma come non hai visto niente! Sei diventato anche orbo ora… Ma vi dico che lo visto… era li.

            (indica la poltrona)

ROSA: Si papà, l’hai visto… ora da bravo stai tranquillo, bevi qualcosa e poi vai a riposare.

escono tutti a destra tranne Giuseppe, Felice e il nonno

SCENA 4

DETTI E SANDRO

GIUS:  Ma vi dico che l’ho visto.

FELI: Va bene ha visto il fantasma. (prende una bottiglia di vino dalla credenza, riempie un bicchiere e

           lo posa sul tavolo dove è seduto Giuseppe.) Ora beva un bel bicchiere di vino, cosi dimentica tutto.

           (ritorna alla credenza portandosi dietro la bottiglia, rimane li a mettere a posto e da le spalle           a Giuseppe)

SAND: (mentre Giuseppe parla, entra dal fondo, non visto si beve il vino ed esce nuovamente)

GIUS: (voltato verso Felice) Allora non mi crede neanche lei… ma come glielo devo dire che l’ho visto,            

            era tutto vestito di bianco.

FELI: Si si.

GIUS: (prende il bicchiere, sta per bere e si accorge che è vuoto) Felice, cosa bevo se mi ha lasciato il

            bicchiere vuoto.

FELI: Guardi che era pieno.

GIUS: Ma le dico che era vuoto. Vuole che non mi ricordo se ho bevuto.

FELI: (ritorna al tavolo, riempie nuovamente il bicchiere, si riporta via la bottiglia e dando sempre le

            spalle a Giuseppe continua a mettere a posto)

SAND: (mentre Giuseppe parla, ripete la scena precedente)

GIUS: Ora mi crede matto pure lei, le giuro che non ho bevuto. Non ho bevuto, il bicchiere era vuoto.

            Vuole che non sappia se bevo o no.

FELI: Si si. Adesso beva.

GIUS: (prende il bicchiere, fa per bere e lo ritrova vuoto. Lo gira, lo sbatte per vedere se cade

            qual cosa, si alza e va da Felice) Felice, il bicchiere era di nuovo vuoto.

FELI: Ma se glielo riempito.

SAND: (mentre Giuseppe parla con Felice, entra e si siede dove era seduto Giuseppe)

GIUS: Guardi, bisogna prendere il bicchiere, metterlo sul tavolo, prendere la bottiglia, stapparla e versare il

            vino nel bicchiere, girando la bottiglia. Perché, se non si gira la bottiglia, il vino non cade e il

            bicchiere resta vuoto.

FELI: (prende la bottiglia e la da a Giuseppe) Prenda, se lo versi da solo.

GIUS: (prende la bottiglia, si dirige verso il tavolo, vede Sandro e…) Il fantasma il fantasma, Felice il

            Fantasma. (dicendo questo copre la visuale a Felice e non vedono Sandro che esce dal fondo)

GI-FE: (si girano vanno verso la sedia e la trovano vuota)

GIUS: Era seduto qui… dove ero seduto io. Sempre vestito di bianco.

FELI: (lo guarda, come per dire, questo è veramente matto)

GIUS: Glielo giuro, era qui! E rideva…si rideva.

FELI: Un fantasma che… ride.

GIUS: Che ne so io… gli avranno raccontato una barzelletta. Era qui!… Perché non lo cerchiamo.

FELI: Guardi voglio accontentarla. Lei vada da quella parte (indica il fondo) e io vado dall’altra. (indica

            a sinistra)

GIUS: No… guardi… lei vada da quella parte, che io vado dall’altra.

FELI: Va bene.

GI-FE: (si avviano, uno a sinistra e uno verso il fondo. All’improvviso appaiono dal fondo Sandro e

            da sinistra uno con un lenzuolo addosso. I due spaventati si mettono ad urlare. I fantasmi     

            escono)   

GI-FE: Il fantasma il fantasma... (si girano e corrono uno verso l’altro, si scontrano e cadono per terra)

SCENA 5

DETTI – FILOMENA – CONTESSA – CAMILLA – VANNA E GIOVANNINO

TUTT: (entrano di corsa da destra e trovano Giuseppe e Felice stesi per terra)

FILO: Cosa ci fate li per terra?

GI-FE: I fa… i fa… i fantasmi.

FILO: Di nuovo la storia dei fantasmi!

FELI: (tremando) Questa volta li ho visti pure io.

VANN: Anche tu ti ci metti… Non basta il delinquente, anche i fantasmi adesso.

GIUS: E’ vero signora… guardi, io ai fantasmi non ci credevo, non ci ho mai creduto, ma adesso mi devo

            ricredere. 

FELI: Se non ci credono, c’è solo una cosa da fare… Chiamarlo.

GIUS: Proviamo a chiamare… Sandro, Sandruccio. Dai Sandruccio fatti vedere… micio micio.

FILO: Ma come lo chiami, non è mica un gatto.

FELI: No… non cosi. Bisogna chiamarlo… Ma spiritualmente.

GIUS: E come si fa?

FELI: Con una seduta spiritica

GIUS: Con cosa?

FELI: Una seduta spiritica… Ho sentito dire, che quando un morto si presenta ai vivi è in pena… perché

            non ha potuto realizzare un suo desiderio, a causa di un umano che gliela impedito…

chiede vendetta… chiede il suo pentimento.

GIUS: Ma allora è arrabbiato… arrabbiato con mia moglie, che con le sue manie, di nostra figlia che

            doveva farsi monaca, lo ha fatto soffrire per dieci anni, senza farlo sposare. E con Rodolfo, che gli

            ha sparato… Ma scusi, noi cosa centriamo… Perché è venuto da noi.

FELI: Perché ha scelto noi… dovremmo essere noi a indurre quegli umani a pentirsi.

GIUS: Filomena pentiti… Pentiti Filomena.

FILO: Ma io mi sono già pentita.

GIUS: Se pentita. Sono a posto, adesso mi lascia in pace.

FELI: No! Non così. Bisognerà indurli a fare delle penitenze. Avrà scelto lei per sua moglie

          e me per quello là, (indica il ritratto di Rodolfo) che solo a vederlo mi si drizzano i capelli.

FELI: Ecco perché dobbiamo fare una seduta spiritica e dobbiamo fare in modo che siano presenti anche

           gli interessati.

GIUS: Si, facciamo quella cosa… facciamo partecipare anche gli interessati, lo chiamiamo e quando arriva

            glieli presentiamo, li lasciamo soli, cosi se la sbrigano tra di loro.

VANN: E gli offriamo anche un caffè… ma non fatemi ridere.

FILO: Io non partecipo… ho paura.

GIUS: Tu partecipi, cosi te la sbrighi tu con lui. Perché, tutte le volte che lo vedo, tutto vestito di bianco,

            mi viene la pelle d’oca

CONT: Ma c’è un problema… Chi presiede la seduta?

FELI: Questo sì che è un problema. Ci vuole una persona capace… portata per queste cose… Lei contessa.

CONT: Io! Ma io non l’ho mai fatto.

FELI: L’altro giorno mi ha letto un racconto da lei scritto che parlava di una seduta spiritica, dove aveva 

           partecipato.

CONT: Si… ho partecipato. Ma, partecipare è una cosa…Presiederla è un’altra.

GIUS: Si sprema un po’… così si ricorda.

VANN: Dite sul serio? La volete fare per davvero?… Siete ridicoli.

FILO: Si… la facciamo e io partecipo, anche se ho paura. Così dimostro che non ho nessuna colpa.

           (a Vanna) E partecipa anche lei. Perché, se mia figlia si voleva suicidare è per colpa sua. Partecipo

            ioe partecipa anche lei.

SCENA 6

DETTI E ROSA

ROSA: (entra da sinistra) Cosa ci fate tutti qui?

FILO: Ci prepariamo per una seduta spiritica.

ROSA: Una cosa?

FILO: Vogliamo chiamare il tuo Sandro. Perché è qui che gira con l’anima in pena, gli mettiamo l’anima

            in pace…

GIUS: Cosi dorme tranquillo.

FILO: Riposa… ignorante. I morti riposano, non dormono.

ROSA: Papà, l’hai visto ancora?

FELI: Signorina, lo visto pure io e come era bello tutto vestito di bianco.

ROSA: Siete sicuri? non vi sarete sbagliati? sapete con tutte queste emozioni.

FILO: Se lo avesse visto solo tuo padre,  c’era da pensare che… Ma lo ha visto anche il signor Felice.

GIUS: E si… se lo vedevo solo io ero matto… ma lo abbiamo visto in due.  

SCENA 7

DETTI E RODOLFO

RODO: (entra da destra, con la pistola in mano. Vedendoli tutti li riuniti) Che cos’è questo?… un

            complotto?… Non vi mettete idee strane in testa, perché sono pronto a tutto. (a Giovannino) Tu

            permetti che ispirino contro di me?

GIOV: Veramente… Capo! Non spiravano contro di te. Ma parlavano di sedersi con lo spirito, per parlare

            di certe pene… Guarda, fattelo spiegare da loro, perché io non ci ho capito niente.

RODO: (minaccioso si rivolge a Felice) Voi, come responsabile. Che cos’è questa storia dello spirito.

FELI: (tremando di paura) Noi volevamo fare una seduta spiritica, per fare riposare in pace l’anima del

            povero Sandro.

RODO: (con tono ironico) Perché? non riposa in pace?

GIUS: No no… è qui che gira e deve essere molto arrabbiato.

RODO: (ride) Un morto che gira! (continua a ridere, poi serio) Via .. rompete le righe e ognuno nelle

            vostre camere fino a domani. Altrimenti gli mando compagnia (ride) faccio in modo che siate in tre,

            così giocate al tre sette col vivo.

GIOV: Capo… ti sei sbagliato, giocheranno al tre sette col morto.

RODO: Se sono tre vivi, giocano al tre sette col morto, ma se sono tre morti, giocano al tre sette col vivo…

             Dai, sciò… sloggiare e tutti nelle vostre camere… via.

TUTT: (tremanti, si avviano verso sinistra. All’improvviso Filomena torna indietro)

FILO: (a Rodolfo) Qui non sloggia nessuno. Abbiamo deciso di fare la seduta e seduta è.

GIUS: (prende Filomena per una mano e cerca di portarla via)

TUTT: (tremano dalla paura)

FILO: (si libera da Giuseppe e torna verso Rodolfo) Lei… ha ucciso il futuro marito di mia figlia… Ha

            ucciso Sandro, che insieme a mia figlia mi avrebbero dato dei nipotini… Per colpa sua nessuno mi 

            chiamerà nonna.

RODO: (si fa sempre più minaccioso)

GIUS: (cerca di allontanare Filomena) Ma se non volevi che si sposasse per farsi suora.

FILO: Ho cambiato idea. (si libera da Giuseppe e va verso Rodolfo)

RODO: (gli punta la pistola contro) Ferma signora… ferma ho sparo.

FILO: Lo sa dove se la può mettere quella cosa li? Non glielo dico per educazione. Dai… spari… lo vede

            quanti siamo… E’ sicuro di ucciderci tutti, prima che qualche d’uno di noi gli arrivi addosso e speri

            che non sia io, perché lo prendo per il collo, glielo giro tanto finche non le stacco la testa e la do a

            mio marito che gioca a pallone.

GIUS: Filomena… io non ho mai giocato a pallone. Non sono capace.

FILO: Impari…(a Rodolfo) adesso noi ci facciamo la nostra seduta spiritica che lei lo voglia o no.

TUTT: (tremano. Sono pronti al peggio)

RODO: (stupito e sorpreso dalla reazione di Filomena, cede.) Va bene… fatevi questa seduta, ma occhio

            anon fare scherzi… Io sto qui a controllare e se noto qualche cosa di sospetto non esiterò a sparare.

FILO: Cosa aspettate, diamoci da fare. Contessa… presieda.

GIUS: Contessa?

CONT: Si

GIUS: Si è spremuta abbastanza?

CONT: Lo spero. (da un’occhiata in giro) Si… la facciamo qui. (indica il lato a sinistra) Spostiamo il

            nonno, lo mettiamo di là, (indica a destra) tiriamo in dietro le poltrone e formiamo un cerchio

            intorno al tavolino.

TUTT: (si danno da fare, Rosa e Filomena aiutano il nonno a spostarsi sulla sedia più a destra del

            tavolo. Gli portano anche il bicchiere con l’acqua.)

CONT: Una candela… ci vuole una candela accesa da mettere sul tavolino.

FELI: C’è né una di la (indica a destra e si avvia)

RODO: Dove va?

FELI: A prendere la candela.

RODO: (a Giovannino) Vai anche tu e controlla che prenda solo la candela.

FE-GI: (escono a destra)

CONT: (inizia a formare il cerchio intorno al tavolino, mettendo le donne verso la parete di sinistra e

            gli uomini verso il centro)

FE-GI: (entrano con una candela, un piatto e una scatola di fiammiferi. Posano il piatto al centro del 

             tavolino, accendono la candela e la mettono sul piatto. Felice si mette insieme agli altri)

CONT: (al centro del cerchio, rivolta a destra. Col tavolino di fronte a lei) Cominciamo.

GIOV: (che era rimasto fuori dal cerchio) Un momento… ci sono pure io.

RODO: Anche tu…

GIOV: Ho sentito dire che è arrabbiato e non vorrei che se la prendesse con me. (si sistema insieme agli

            altri)

CONT: Ci siamo tutti? (a Rodolfo) Lei spenga la luce.

RODO: La spengo… ma attenti a non fare scherzi (spegne la luce e si mette al centro della scena)

            

              rimane una lieve luce per permettere al pubblico di vedere i movimenti.

SCENA 8

DETTI E SANDRO

CONT: Cominciamo… tenetevi tutti per mano, (si danno tutti la mano) chiudiamo gli occhi e non apriteli

             per nessun motivo, mi raccomando… Pronti… iniziamo... Spirito di Sandro… siamo qui riuniti per

            dare pace alla tua anima… vieni tra noi… se sei presente dacci un segno.

SAND: (entra dal fondo, con in mano una piuma e non visto si mette alle spalle di Rodolfo)

CONT: Dacci un segno della tua presenza.

SAND: (con la piuma fa il solletico su uno orecchio di Rodolfo)

RODO: (si schiaffeggia l’orecchio)

CONT: Sandro… spirito di Sandro, se sei tra noi dacci un segno.

SAND: (come sopra)

RODO: (continua a schiaffeggiarsi l’orecchio e fa un giro su se stesso)

SAND: (lo imita)

CONT: Sandro… spirito di Sandro, se ci sei batti un colpo.

SAND: (con le due mani schiaffeggia Rodolfo)

RODO: (disorientato si gira con la testa)

SAND: (si abbassa)

CONT: Sandro… spirito di Sandro, se sei tra noi dacci un segnale… un segnale dal cielo.

SAND: (dal tavolo prende il bicchiere pieno di acqua e lo versa sulla testa di Rodolfo)

RODO: (scrolla la testa e si gira)

SAND: (si abbassa)

RODO: (si guarda in giro, spaventato posa la pistola in tasca e si mette insieme agli altri)

CONT: Sento la sua presenza… lui è qui… non aprite gli occhi… lo sento. Lo sento tramite il mio corpo.

NONN: (si alza, si porta dietro Rodolfo, alza il bastone per colpirlo)

CONT: Sento il mio corpo che vibra… si… lui è qui… lo sento… (apre gli occhi) e lo vedo (vede Sandro

            di fronte a lei e fa un urlo)

TUTT: (aprono gli occhi, chi è girato di spalle si volta. Vedono Sandro e indietreggiano tutti.

            Giuseppe e Felice salgono sulle poltrone o sul divano)

RODO: (l’unico che non indietreggia, estrae la pistola, va verso Sandro e gli spara alcuni colpi)

SAND: (non subisce alcun danno)

NONN: (non aveva avuto il tempo per colpirlo prima, lo colpisce adesso)

RODO: (cade svenuto)  

TUTT: (ancora tremano dalla paura)

VANN: (accende la luce)

GI-FE: (si abbracciano spaventati)

ROSA: (corre ad abbracciare Sandro)

GIUS: Rosa, cosa lo abbracci è un fantasma.

ROSA: Tranquilli, è Sandro in carne e ossa.

TUTT: (increduli, vanno a toccare Sandro)

CAMI: E vero, è in carne e ossa.

GIUS: Come è possibile. Lo abbiamo visto noi, qui steso per terra, tutto pieno di sangue.

ROSA: Si… tutti l’avevamo creduto morto. Quando Felice e Giovannino lo hanno portato nel parco per

            seppellirlo e lo hanno lasciato solo, io ero andata per dargli l’ultimo saluto, mi sono avvicinata per

            accarezzarlo e lui mi ha chiamato… Capite, era stato solo ferito. Per fortuna la pallottola è uscita

            senza toccare nessun organo vitale. Capite… era solo svenuto.

GIOV: Era solo svenuto?

FELI: Stavamo… per sotterrarlo vivo?

GIUS: Scusa, ma… dove è andato se per dieci giorni non lo abbiamo visto.

ROSA: Nella mia camera.

FILO: Nella tua camera?

ROSA: Si! Nella mia camera… mi sono fatta aiutare dal nonno e lo abbiamo portato nella mia camera.

GIUS: Cosa!! Ti sei fatta aiutare da quel relitto li?

NONN: (scatta in piedi e fa segno di dare una bastonata a Giuseppe) Re re… relitto sa sa… sarai tu.

FILO: Stai bravo papà. (a Rosa) Hai detto… nella tua camera? Dieci giorni nella stessa camera e nello

            stesso letto?

ROSA: Si.

FILO: (sviene)

GIOV: (si trova dietro Filomena, la agguanta)

ROSA: Mamma!

FILO: (si raddrizza) Hai ragione… avevo promesso che non sarei più svenuta.

GIUS: Lei sviene a comando. Perché non avete detto niente?

SAND: Perché volevamo prendere di sorpresa Rodolfo. Creare un po’ di confusione con la storia del

            fantasma.

ROSA: L’idea della seduta spiritica ci sembrava buona… anche se… a un certo punto si era messa al

            peggio.

SAND: Ma l’intervento della signora Filomena ha rimesso le cose a posto.

CAMI: Ma… Rodolfo gli ha sparato? E lei non si è fatto niente.

SAND: Grazie al nonno. E’ voluto entrare nella camera di Rodolfo, ha visto le pallottole sul comodino.            Non si sa per quale motivo le avesse tolte e mentre Rosa faceva la guardia, il nonno con la sua

            esperienza di soldato, le ha manomesse facendole diventare a salve. Un gran merito è del nonno.

NONN: (a Giuseppe) Il re re… relitto se se… sei tu.

FILO: Papà… sapevi tutto è non hai detto niente?

NONN: Lo lo… lo lo ve ve venivo a a dire pro pro…propri prio a te.

SAND: Prima che questo si sveglia cerchiamo di legarlo.

            Giovannino, Felice e Giuseppe tirano su Rodolfo, la contessa prende una sedia e la mette al

            centro della scena e lo fanno sedere.

RODO: (inizia a muoversi)

VANN: Svelti, inizia a muoversi.

SAND: (a Giovannino) Tienilo e se vedi che si sveglia del tutto, dagli un pugno sulla testa.

GIOV: Va bene capo… ma… chi è il mio capo?

TUTT: (agitati, perché non trovano niente per legarlo)

FELI: (esce a destra)

CAMI: (a Giuseppe) Mi dia la cinghia dei pantaloni.

GIUS: No… la cinghia no.

VANN: Non faccia il bambino e ci dia la cinghia.

GIUS: No… la cinghia non ve la do.

CAMI: Perché?

GIUS: Perché non ho le mutande.

VANN: Non ha le mutande?

GIUS: Ne avevo solo due paia e le ho riempite tutte e due.

FELI: (rientra con una corda) Ecco la corda. (prendono la corda e legano Rodolfo alla sedia)

SCENA 9

DETTI E IL COMMISSARIO

GIUS: Adesso è a posto… quando lo consegniamo, voglio vedere la faccia di quel commissario. Come si

            chiama… commissario…

COMM: (entra dal fondo) Volpino… commissario Volpino, se lo ricordi.

GIUS: Parli del toro e spuntano le corna.

COMM: Diceva…

GIUS: niente niente.

COMM: Mi è stato riferito, che si sono sentiti dei spari che provenivano da qui. Come la spieghiamo?

VANN: Si ha sparato…

COMM: Ha… lo ammettiamo… confessate, siete la banda di Rodolfo Schiaccia pietra…

            Dove si è nascosto… dite dove si è nascosto e avrete una riduzione di pena. (si toglie il cappello,

            sta per appoggiarlo su una sedia, ci ripensa e lo da a Rodolfo) Lo tenga lei.    

            (gli porge il cappello e questo cade per terra) Allora… ci decidiamo a parlare.

CAMI: Si, lo abbiamo catturato…

COMM: Chi avete catturato?… Avete rapito qualche d’uno? Lo tenete prigioniero? Volete un riscatto?…

              Mani in alto e non cercate di scappare. La pensione è circondata.

TUTT: (alzano le mani, tranne Rodolfo)

COMM: (a Rodolfo) Anche voi alzate le mani… Mani in alto.

GIUS: (gli va vicino e calpesta il cappello) Non le può alzare le mani. Noi non abbiamo rapito nessuno.

            (gli fa cenno con la testa per indicargli Rodolfo)

COMM: Ha di nuovo il tic, cerchi di curarsi… In ogni modo non ci casco. Nessun criminale al momento

            della cattura si è dichiarato colpevole.

GIUS: (deluso, ritorna al suo posto e ricalpesta il cappello)

COMM: (a Rodolfo) Vi ho detto di alzare le mani anche a voi… siete sordo?

NONN: U uu u.

COMM: Volete confessare… venite avanti.

NONN: (si alza, prende il manifesto che aveva attaccato il commissario alla parete e lo mette a fianco

            di Rodolfo)

COMM: (lo guarda attentamente) Si assomigliano… si lei assomiglia… (un attimo di pausa) Rodolfo

            Schiaccia pietra… Mani in alto, fermo o sparo e mani in alto.

VANN: Non le può alzare le mani.

COMM: Perché?

GIUS: Perché è legato… Lo abbiamo legato noi.

COMM: Lo avete legato voi? Adesso slegatelo.

FELI: E sicuro di volerlo slegare?

COMM: Non le conviene scappare, se non vuole diventare un cola brodo. Come ho detto la pensione è

            circondata da uomini armati fino ai denti. A proposito… aveva un complice, un compagno, dove è.

GIOV: Sono io…

SAND: Si… e lui che lo ha catturato, ma compagni non ne aveva, qui è venuto da solo.

COMM: Si, deve avere agito da solo, in così poco tempo non poteva procurarsi un compagno. (a Rodolfo

            che nel frattempo era stato slegato) Dai tu, muoviti, la vacanza è finita. Vai avanti e mani in alto.

           

RODO: (si avvia verso il fondo)

COMM: (a Rodolfo) Fermo! (si guarda in giro) Il cappello? Dove è il cappello… ridatemi il cappello 

              o vi arresto tutti.

FELI: (raccoglie il cappello) Eccolo. (glielo porge)

COMM: Ma come glielo devo dire, che questo non è il mio. Il mio è più alto.

GIUS: (prende il cappello dalle mani di Felice) Ma possibile che non riconosce il cappello del

            commissario. Questo non è il suo. (rimette a posto il cappello) Questo è il cappello del

            commissario. (glielo da) 

.COMM: Grazie e ricordatevi che il commissario Volpino ha fiuto. (a Rodolfo) Andiamo… via. (escono

            dal fondo)

SCENA 10

DETTI

SAND: Giovannino, cosa ti è saltato in mente di dire che eri il suo compagno.

GIOV: Non so… era il mio capo, mi aveva detto che dovevo andare sempre con lui e che di me avrebbe

            fatto un uomo importante.

GIUS: Un uomo da prima pagina, per la cronaca nera. Vada, vada dalla sua famiglia.

GIOV: Non ho famiglia, sono solo… una volta l’avevo, avevo una Mamma, un Papà e una sorella. (tira

            fuori una fotografia) Guardate… questa era la mia famiglia (da la fotografia a Giuseppe, la

            guarda e la passa agli altri. Quando arriva da Camilla…)

CAMI: (guarda la fotografia, l’avvicina agli occhi, fa un urlo, la fa cadere e scappa a sinistra)

GIOV: (raccoglie la fotografia) Non lo sapevo che da piccolo mettevo paura. (la guarda) Eppure… tutti

            quelli che la vedono, mi dicono che ero carino… non so perché si è spaventata.

CONT: Non capisco cosa gli abbia preso.

CAMI: (rientra con una fotografia in mano, strappa dalle mani di Giovannino l’altra fotografia e le

            mette a confronto) Fratello mio!!!(corre verso Giovannino, a braccia aperte)

GIOV: Sorella mia… (si abbracciano)

CONT: Fratello… Sorella… non capisco.

GIOV: Neanche io.

CAMI: (fa vedere le due foto) Sono uguali… è la stessa foto. Una l’avevo io e una mio fratello.

            (lo riabbraccia)

CONT: Quando ritorniamo alla villa, lo assumerò… mi farà da giardiniere.

FELI: Credo che cambierò nome alla pensione… la chiamerò la pensione dei miracoli

            Ostaggi di un criminale ne siamo usciti vivi e il criminale catturato, la signorina Camilla trova suo

            fratello, la signora Filomena non è più possessiva nei confronti della figlia e dopo dieci anni Rosa e

            Sandro si possono sposare, mia moglie!… mia moglie si è accorta che ho gli attributi e mi ha detto

            che vuole un figlio… un figlio da me.

GIUS: Un figlio… festeggiamo.

FELI: Deve ancora nascere, festeggeremo dopo. Lei le farà da padrino al battesimo.

GIUS: Allora si dia da fare… adesso che ha trovato gli attributi non perda tempo… recuperi.

SAND: (vede la pistola di Rodolfo. Caduta quando era svenuto e che nessuno aveva raccolto)

            La pistola di Rodolfo. (la prende e la punta in direzione di Giuseppe)

GIUS: Non faccia scherzi

SAND: Tranquillo… è a salve (spara un colpo contro la parete e si stacca un quadro) No no… nonno

            ma no no… non era ca ca carica ca ca cata a sa sa … salve.

NONN: U u… una mi mi è sca sca… scappa pata.

SAND: U una ti ti ti è sca sca… scappata?

NONN: Si

SAND: (sviene)

RO-VA: (si precipitano a soccorrere Sandro)

GIUS: Felice… come ha detto che la chiama questa pensione?

FELI: la pensione dei miracoli.

GIUS: E fa bene… perché se questo è vivo e per miracolo.

FINE DELLA COMMEDIA