La presidentessa

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Titolo originale: LA PRESIDENTE

Titolo originale: LA PRESIDENTE
Data di pubblicazione: 1912

Data di rappresentazione: 1912


LA PRESIDENTESSA

Di

Charles Maurice HENNEQUIN e Pierre Veber





Personaggi

IL PRESIDENTE TRICOINTE

CIPRIANO GAUDET, ministro della Giustizia

MARIUS, usciere capo del Ministero

OTTAVIO ROSIMOND, capo di gabinetto di Gaudet

BIENASSIS, sotto capo ufficio

POCHE, agente-interprete

LA MOULAINE, Procuratore della Repubblica

PINGLET, consigliere

BOUQUET DES IFS, consigliere

FRANCESCO, usciere

DOMENICO, cameriere

Due facchini

GOBETTE

AGLAE

ANGELINA

SOFIA

GIULIETTA

impiegati del Ministero

ATTO PRIMO

II salotto del Presidente Tricointe, a Gray. Ambiente provinciale, in una vecchia casa austera. La comune è in fondo. Due porte a sinistra: quella in secondo piano esce nel giardino. A destra, in primo piano una porta e in secondo piano il cami­netto con su un busto di Cujas. Dinanzi al caminetto uno scrittóio con la sua poltrona. Un divano. Un tavolino da gioco, illuminato da un'alta lampada a stelo, non elettrica. Su un mobile una coppa di rame; sullo scrittoio una ceneriera anche di rame.

(Quando il sipario si alza, Tricointe, Pinglet e La Moulaine giocano; Bouquet des Ifs sonnecchia un po' in disparte).

TRICOINTE - Gioco la regina di fiori... (A Pinglet) Se avete il re, gettatelo.

PINGLET - Eccolo, caro Presidente...

TRICOINTE - Lo prendo con l'asso... (A La Moulaine) Tocca. a voi...

LA MOULAINE (gioca) - Taglio...

TRICOINTE - Ma non c'era ancora un atout?

LA MOULAINE - Sì Sì... Uno piccino pic­cino...

TRICOINTE - Va bene... Allora conto... Segnate, Bouquet des Ifs... (Bouquet des Ifs non risponde) Bouquet des Ifs… (Si sente russare Bouquet des Ifs).

PINGLET - Dio mi perdoni! Dorme come se fosse all'udienza!

LA MOULAINE - Naturale! E andato a Vésoul nel pomeriggio, come tutti i giovedí.

TRICOINTE - Per far che?

LA MOULAINE - L'amore, perbacco!

TRICOINTE(severo) - Signor Procuratore della Repubblica, non dimenticate che siete in casa del vostro Presidente! Moderate le vostre espressioni, per favore. (Scuotendo Bouquet) Su!Svegliatevi!

BOUQUET(svegliandosi) - Che buon odo­re hai, micina

TRICOINTE(furioso) - Non sono una mi­cina e non ho nessun buon odore!

BOUQUET(svegliandoi del tutto) - Eh? Come?.... Oh, scusate, Presidente... Ho dormito pochissimo, stanotte. Dovevo stu­diare un processo...

TRICOINTE - Sappiamo benissimo quali specie di processi andate a studiare a Vé­soul! (Gli altri ridono) Voi!Un Magistràto!

BOUQUET - Ma sono anche un uomo, caro Presidente, e obbedisco alle leggi della natura! Qui a Gray non v'è nulla di... com­mestibile, in fatto di donne!

TRICOINTE - Tacete! Screditate il Tri­bunale, voi!

BOUQUET- Non scredito proprio nulla! Prima di tutto, lei non sa chi sono, e mi conosce soltanto sotto il nome di Bebé ! E poi, non dimentico mai di togliermi le palme accademiche, prima di salire in casa sua.

DIONISIA(entra dal fondo, ma vedendo gente si ferma) - Oh! Pardon! (Tutti si alzano).

TRICOINTE - Vi presento mia figlia Dio­nisia, che è tornata dall'Inghilterra otto giorni fa. (Saluti) Imiei colleghi del Tri­bunale.

DIONISIA- Very pleased to meet you, Sir!

LA MOULAINE - Cosa ha detto?

TRICOINTE - Non lo so... Ha trascorso tre anni a Londra per imparare l'inglese...

BOUQUET - E ha dimenticato la nostra lingua?

TRICOINTE - In seguito ad un, acci­dente: giocando a tennis è stata colpita al capo dauna palla... e soffre di amnesia... Ci intendiamo a gesti. (A Dionisia, aiutandosi con la mimica) Volevi qualche cosa cara?

DIONISIA - My mother sends me to take a piece of paper, for packing.

TRICONTE - Ah? (Agli altri) Avete ca­pito? (Silenzio).

PINGLET -  Io so un pochino d'inglese, ma parla troppo svelta!

TRICOINTE(a Dionisia che ride) - Ripeti, piccina...

DIONISIA - Paper... Paper...

PINGLET - Ci sono! Vuole il pepe!

TRICOINTE(a Dionisia) - Vuoi ilpepe?

DIONISIA(ridendo) - No! No! Paper… Newspaper!

TRICOINTE - È un disastro! Ecco cosa significa dare una buona educazione alle ragazze!

AGLAE(entra dal fondo) - Dionisia! Che aspetti?

PINGLET, BOUQUET e LA MOULAINE  - (alzandosi) Buona sera, signorapresidentessa!

AGLAE - Salute a tutta la compagnia! Sono venuta a vedere perchè Dionisia non mi porta ciò che le ho chiesto.

TRICOINTE - Volevi il pepe?

AGLAE - Ma che pepe! Volevo un gior­nale per fare un pacco!

DIONISIA - Yes! Paper! Jornel! I am going tu shut my trunk. (Via dal fondo).

TRICOINTE (a Dionisia mentre esce) - Sì sì.

AGLAE - Che ha detto?

TRICOINTE - E che ne so? Ho risposto di sí come avrei risposto di no! (Va a pren­dere un giornale e lo dà ad Aglae).

BOUQUET - E così, ci lasciate, signora presidentessa?

AGLAE - Parto fra poco con Dionisia. Domani passeremo la giornata a Parigi e dopodomani andremo a Honfleur da mio zio Maillefer, come tutti gli anni. Sapete, il famoso Maillefer...

TRICOINTE (seccato) - Aglae! Ti prego...

AGLAE (senza dargli retta) - Era il pro­prietario dell'albergo dello Scudo ed era anche un cuoco di primissimo ordine. È lui che ha inventato il pollo alla Maillefer. (A Pinglet) Lo avete mai mangiato?

PINGLET (che si diverte) - Devo dire di no; a mia vergogna!

AGLAE - Allora vi darò la ricetta. Sven­trate un bel pollo grasso e mettete da parte il cuore, il fegato, le budella...

TRICOINTE (irritato) - Ti assicuro, Aglae, che la tua ricetta non interessa questi si­gnori!

AGLAE - Lo dici tu! Una buona ri­cetta interessa sempre! Lo so bene, io, che ero cuoca!

TRICOINTE - Aglae !

AGLAE - E non mi do delle arie per questo! Mi hai amata, mi hai sedotta, mi hai sposata: hai fatto il tuo dovere!

TRICOINTE (a parte) – Ahimè

AGLAE - Non mi vergogno delle mie origini! Anzi! Non molte donne possono vantarsi d'avere un pollo celebre nella loro famiglia! (Vedendo la coppa di rame) Oh!

TRICOINTE - Che altro c'è,?

AGLAE - Ma guarda che orrore! Se avessi lasciato il rame in quello stato, quando ero cuoca, mi avrebbero messa dieci volte alla porta! (Mentre parla cava di tasca una pelle di daino e comincia a .stro­finare la coppa).

TRICOINTE - Te ne prego, Aglae, la­sciaci giocare!

AGLAE (c.s.) - Quando ci sono io, deb­bono brillare! (A La Moulaine) A propo­sito, vi siete divertito ieri sera al Caffè Concerto?

LA MOULAINE (molto impacciato) - Io?Al Caffè Concerto?

AGLAE - Vi ho visto entrare mentre andavo in chiesa.

LA MOULAINE - Deve essere uno sbaglio…

AGLAE - Che sbaglio e sbaglio! Eravate proprio voi! Non ho gli occhi foderati di prosciutto, io! Ecco: ora brilla! Vi lascio.., (Via dal fondo).

TRICOINTE (severo) - Al Caffè Concerto! Proprio un posto adatto per un magistrato!

LA MOULAINE - Non sai mai come pas­sare la sera in questo paese! E per una volta che vengono in tournée degli attori di Pa­rigi...

TRICOINTE - Che cosa rappresentavano?

LA MOULAINE - Un'operetta di grande successo: “I gigolos della Marchesa!”

TRICOINTE - Un titolo che è tutto un programma!

BOUQUET - E sono divertenti, quei gi­golos ?

LA MOULAINE - Divertentissimi! Non è un lavoro che fa pensare, ve lo assicuro!... C'è una canzone, specialmente...

PINGLET - “I peli nel naso” ... me ne hanno parlato!

TRICOINTE (indignato) - I peli nel naso?!

LA MOULAINE – E’ al secondo atto... Mi ricordo il ritornello: (cantando)

Moi, quand j' suis d'humeur joyeuse Et que j'ai envie d' rigoler

J' fouille ma narint' et j' la creuse Je m'arrache les poils du nez!

Moi, je m' tire,Moi, je m' tire,Moi, je m' tire les poils du nez!

TUTTI(meno Tricointe, ripetono cantando)

Moi, je m' tire,Moi, je m' tire,Moi, je m' tire les poils du nez! (*)

TRICOINTE (severo) - Signori! Vi prego! Un po' di contegno!

LA MOULAINE - E se conosceste l'attrice che la canta, caro Presidente! Che ammalia­trice! Una vera sirena! Cosa è capace di mettere in quei peli e in quel naso!

TRICOINTE - Signor Procuratore della Repubblica!

LA MOULAINE - Se conosceste quella Gobette !

TRICOINTE - Ah sì! Parliamone! E’ scesa all'Albergo del Commercio...

LA MOULAINE - Una donna simile non può scendere!

TRICOINTE - E dopo lo spettacolo è rientrata, naturalmente non sola.

PINGLET (a parte) - Ahi! Ahi!

TRICOINTE - Il suo accompagnatore, un depravato, sembra, un uomo senza educazione e senza nessun ritegno, si è comportato in modo scandaloso. Hanno fatto una vera orgia romana... E hanno fracassato tutto, perfino il pianoforte!

LA MOULAINE - No?!

BOUQUET - Beati loro!

TRICOINTE - L'eco dello scandalo è giunto fino a me... I vicini hanno reclamato ed io ho scritto all'albergatore ordinandogli di sporgere querela.

PINGLET (preoccupato) - Accidenti!

SOFIA (entra dal fondo) - Signor padrone, c'è il proprietario dell'albergo del Commercio che vi vuol parlare. Dice che è urgente.

TRICOINTE - Vengo. Pinglet, date voi le carte per me; torno fra un attimo. (Via dal fondo con Sofia).

PINGLET - Ah, corpo d'un cane! Corpo d'un cane!

BOUQUET - Cosa vi prende?

PINGLET - Mi prende che sono rovinato! Ora saprà tutto... Stanotte, al Commercio, c'ero io, con Gobette!

BOUQUET e LA MOULAINE - Voi?!

PINGLET - Avevo pranzato in casa del Ricevitore e avevo bevuto un bicchiere di troppo. Vedo una bella donnina che usciva sola dal teatro per la porta del palcosce­nico. Mi avvicino... era Gobette ! MI getto ai suoi piedi e le offro di farle visitare il Tribunale...

BOUQUET - A mezzanotte!

PINGLET - Scoppia a ridere... Facciamo conoscenza e la riaccompagno all'albergo!

LA MOULAINE - Ah, sacripante!

PINGLET - Che notte, amici miei! Ab­biamo bevuto champagne, abbiamo can­tato...

LA MOULAINE - I peli del naso?

PINGLET - Quello e altro... Abbiamo fra­cassato tutto! Ho spezzato il coperchio del piano e ho gettato le bottiglie vuote dalla finestra! Mi pareva d'esser tornato studente! Alle tre del mattino mi hanno cacciato fuori...

LA MOULAINE - State tranquillo si metterà tutto in tacere! La giustizia non è fatta per quelli che l'amministrano!

BOUQUET - Silenzio! Eccolo! (Tutti si rimettono a sedere. Pinglet distribuisce con zelo le carte).

TRICOINTE (rientra, terribile) - Signor Pinglet!

PINGLET (senza alzare la testa) - Finisco di dare le carte, Signor Presidente!

TRICOINTE (alzando la voce) - Signor Pinglet ! Venite qui!

PINGLET (obbedisce. Fra i denti) - Sono rovinato!

TRICOINTE - Dunque, eravate voi! Voi!L'accompagnatore della signorina Gobette! (Pinglet china il capo) Voi, un consigliere della Corte, facente funzioni di giudice istruttore! Avete rotto un pianoforte...

PINGLET - Era talmente vecchio!

TRICOINTE - Inutile invocare circostanze attenuanti! Ah! bel Tribunale, quello di Gray ! Per una volta che vi si istruisce un processo, il reo è il giudice istruttore!

LA MOULAINE - Che sfortuna!

TRICOINTE - Avete dunque dimenticato la circolare del nuovo Guardasigilli Cipriano Gaudet, sulla dignità della magistratura?

PINGLET - Bel buffone, quel Cipriano Gaudet !

TRICOINTE (severissimo) - Vi richiamo all'ordine, signor Pinglet ! Ma cosa diavolo avete nelle vene tutti e tre? (a Bouquet) Vado forse a Vésoul, io? (A La Moulaine) Mi vedono al Caffè Concerto? (A Pinglet) Rompo dei pianoforti?

LA MOULAINE (alzandosi) - Noi non siamo ammogliati, come voi!

TRICOINTE - Come me... Ah ! Afferro, afferro tutta l'ironia della vostra interru­zione!

LA MOULAINE - Non crediate, caro Presidente!

TRICOINTE - Ho sposato una cuoca, è vero! In un momento di follia l'ho sedotta o sono stato sedotto... Non l'ho mai saputo con precisione... Ma sono stato ben punito! L'ho sposata e, da quel momento, non ho avuto più nè una donna, nel senso borghese della parola, nè una cuoca. Ho perduto, al tempo stesso, la considerazione degli altri e l'appetito.

PINGLET - Siete un santo.

TRICOINTE - Sono un imbecille! Ma sono appunto gli imbecilli che conservano la tradizione della virtù.

LA MOULAINE – E’ vero.

TRICOINTE - Beh: da venticinque anni che siamo sposati, non l'ho mai ingannata, neanche col pensiero, e posso guardare senza arrossire il busto di Cujas, maestro di noi tutti. (Lo indica).

AGLAE (entra dal fondo, fuori di sè) - Agostino!

TRICOINTE - Ti prego, Aglae, non ci disturbare! Siamo in conferenza!

AGLAE (alza le spalle) - Hai letto il Corriere di Nancy che m'hai dato poco fa? Hai visto che si prepara un movimento nella Magistratura?

TRICOINTE - Ho visto... E poi?

AGLAE- Come, e poi? Anche questa volta vuoi rimanertene con le mani in mano?

TRICOINTE - Ti prego di non immischiarti delle cose che non ti riguardano.

AGLAE - Non mi riguardano?! Sono vent'anni che ammuffiamo a Gray! Venti anni! E tutti i tuoi colleghi ti hanno sca­valcato! Enon dovrei protestare? (Cava fuori di tasca la pelle e comincia a strofinare vigorosamente la ceneriera di rame che è sullo scrittoio) Sapete chi è stato nominato con­sigliere a Parigi, l'ultima volta?

LA MOULAINE - Rastaboul!

TRICOINTE - Un cretino!

AGLAE - Un cretino, sia pure, ma un intrigante che ha saputo farsi strada.

BOUQUET- Ha una moglie molto carina...

LA MOULAINE - E così compiacente!... Al ministero la chiamano: «Illetto della Giustizia »!

TRICOINTE - Signori!

AGLAE - Hanno ragione! Rastaboul è un furbo! Tute ne rimani sempre nel tuo guscio come una lumaca!

TRICOINTE - Una lumaca!

AGLAE - Non ti è mai venuto in testa di condurmi a Parigi! Quando si ha un po' di ambizione, bisogna muoversi, presentare la propria moglie al Ministro...

TRICOINTE (a parte) - Che bellezza!

AGLAE - Come?

TRICOINTE - Cosa gli diresti al Ministro?

AGLAE - Lo prenderei per la gola.

TUTTI - Eh?

AGLAE - Sicuro! Deve essere un buon­gustaio... Gli darei la ricetta del pollo alla Maillefer. Gli direi: « Sventrate un bel pollo grasso...

LA MOULAINE, BOUQUET e PINGLET (in­sieme) - e ... Mettete da parte il cuore, il fegato, le budella... ».

TRICOINTE - Basta! (ad Aglae) Ti ripeto, per l'ultima volta, che se mi promuovono, debbono farlo esclusivamente per il mio merito

AGLAE - Allora finirai i tuoi giorni qui.

TRICOINTE - Può darsi, ma ti prego di non occuparti del mio avvenire.

AGLAE (a mezza voce) - Vedremo... domani sono a Parigi e...

TRICOINTE - Che dici?

AGLAE - Niente, niente! (Posa la cene­riera) Ecco: ora brilla!

DIONISIA (entra dal fondo in cappello e soprabito) - Mama, the carriage is ready !

AGLAE - Come?

DIONISIA - Carriage!... Ready!...

AGLAE (a Tricointe) - Un'altra delle tue idee peregrine; farle imparare l'inglese

TRICOINTE - Sicuro! Ma non le avevo detto di dimenticare la nostra lingua

SOFIA (che è entrata dal fondo).- Vuol dire che l'omnibus della stazione è giù.

DIONISIA - Yes ! yes ! Omnibus!

AGLAE - Perbacco! E’ semplicissimo!Vedi: Sofia ha capito subito, eppure non parla inglese

SOFIA - Ma ho visto l'omnibus! Eccovi il cappello, signora.

AGLAE - Grazie. Andate a prendere l'in­volto degli ombrelli e il cappello del signore. (Sofia esce).

TRICOINTE - IlMio?

AGLAE - Ci accompagnerai alla stazione, no?

TRICOINTE (rassegnato) - Come vuoi...

LA MOULAINE - Noi ce ne andiamo, caro Presidente...

TRICOINTE- - No no! Mi aspetterete. Debbo ancora parlarvi...

BOUQUET - Veramente...

TRICOINTE (severo, a bassa voce) - Rima­nete, signor Bebé. (Sofia torna con un involto di ombrelli e il cappello di Tricointe).

AGLAE - Passiamo per il giardino. Fa­remo più presto. (Saluta gli altri) Signori...

LA MOULAINE, PINGLET e BOUQUET - Buon viaggio! (A Dionisia) Signorina...

DIONISIA - Goodbye ! (Tricointe, Aglae, Sofia e Dionisia escono dal giardino).

LA MOULAINE - Uff!Se ne sono andati!

BOUQUET - Abbiamo una mezz'ora di respiro!

LA MOULAINE - Se non fosse per la mia carriera, non ci metterei mai piede, qui.

BOUQUET - E io! Una bella noia, tutti i giovedì, con la sua partita!

PINGLET - Se si potesse trovar modo di chiudergli il becco, a quell'animale! (Voci tra le quinte) Cosa succede?

VOCE DI SOFIA - Vidico che i1 signor presidente è uscito!

VOCE DI GOBETTE - Che me ne importa? Lo aspetterò

PINGLET - Eh? La sua voce?

SOFIA - Ma, signora...

GOBETTE - Non mi state a seccare! Papera! Vidico che lo aspetterò! (Entra dal fondo seguita da Sofia).

PINGLET - Gobette! Ma è Gobette!

LA MOULAINE - Ma sì!

GOBETTE - Oh guarda! Pinglet ! Stai bene, tesoro? (Gli salta al callo).

SOFIA - Vi ripeto, signora... Mi sgri­deranno...

PINGLET - Non vi preoccupate, Sofia! Prendo tutto su di me! (Siede presso lo scrittoio e prende Gobette sulle ginocchia).

SOFIA - Vedo... Se il       signor giudice prende tutto su di lui...

LA MOULAINE - Andate! Andate pure, Sofia! (La spinge fuori).

SOFIA - È la prima volta che vedo una cosa simile! (Via dal fondo),

BOUQUET - E un vero bocconcino! (A Pinglet) Presentateci!

PINGLET - Oh, scusate... (Si alza e Go­bette con lui) La Moulaine, Procuratore della Repubblica... IlConsigliere Bouquet des Ifs... La signorina Gobette, stella della tournée Claret! (Saluti, complimenti).

GOBETTE - Lietissima...

LA MOULAINE – Vi ho applaudita ieri sera nei Gigolos della Marchesa. Che voce ! Che scena! Che plastica!

GOBETTE - Non è vero? Sì,in maglione, non sono da gettar via... Ma bisogna vedere da vicino!

LA MOULAINE - Si potrebbe fare una perquisizione?

GOBETTE - Ti piacerebbe, eh, sensualone? Domandate informazioni a Pinglet... Ha fatto un sopraluogo, lui... (A Pinglet) Non è vero, scimmiotto?

PINGLET (abbracciandola) - Ed ho se­questrato tutto ciò che ho trovato!

GOBETTE - Canaglia! Però ce la siamo spassata, no? A parole non si può dire...

PINGLET - E cosa diavolo sei venuta a fare, qui?

GOBETTE - Cosa sono venuta a fare? Devo saldare un conticino con quell'ani­male del vostro presidente!

PINGLET - Che ti ha fatto?

GOBETTE - Mi ha fatta espellere dall'al­bergo, per quel po' di rumore di stanotte...

TUTTI - Davvero?

GOBETTE - Mi hanno cacciata via, come una sgualdrina!

LA MOULAINE - Articolo 32r del Codice Penale: schiamazzi notturni, scandalo in luogo pubblico...

GOBETTE - Ma io non sono una sgual­drina, signori miei.

BOUQUET - Si vede subito i

GOBETTE - Ho vinto il primo premio per la tragedia al Conservatorio, come tutti !

PINGLET - Non me lo avevi detto!

GOBETTE - Non è capitato il discorso. Ho debuttato all'Odeon nell'Andromaca e il giorno dopo sono entrata al Mouline Rouge. Questa è la donna che hanno osato espellere!

BOUQUET - Una vera indegnità! Po­vera Francia!

GOBETTE - Ed eccomi sul lastrico. I miei compagni di tournée sono tornati a Parigi, ed io sono senza un tetto per questa notte.   Perciò vengo a chiedere al Presidente di indicarmi un posto dove poter dormire.   Mi ha fatto cacciare fuori, lui?  Tocca a lui procurarmi un alloggio.

PINGLET – Oh, che idea!  (Agli altri)  Eccola, la nostra vendetta.

GOBETTE – Quale vendetta?

PINGLET - Senti, piccina: ti ho trovato un ricovero magnifico; dormirai qui!

GOBETTE (alzandosi) - Dal Presidente? Sei pazzo?

LA MOULAINE - Perdete il senno, Pinglet !

PINGLET - Perchè? La signora Tricointe è partita, la sua camera è libera, Gobette vi si installa. Mi pare assai semplice!

GOBETTE (ridendo) - C'è da crepare dal ridere !

BOUQUET - Dopo  tutto, è giusto. Perchè Tricointe vi ha messa sul lastrico?

LA MOULAINE - Sì,ma è un po' forte!

PINGLET - Un momento... (A Gobette) Se riesci a sedurre Tricointe, a far vacillare la sua virtù, insomma, se tradisce sua mo­glie ci sono venticinque luigi per te.

GOBETTE - Caspita! Accetto!

BOUQUET - Viavverto che non è facile.

GOBETTE - Va là che ne ho stiepiditi di piú gelati! La mia valigia ègiú in vettura. (Bouquet suona il campanello).

LA MOULAINE - Allora si fa sul serio?

GOBETTE - Altro che serio! Credete forse che io possa scherzare su queste cose?

SOFIA (dal fondo) - Che altro c'è?

­PINGLET - Portate su la valigia della signora e mettetela in quella camera. (In­dica la prima porta a sinistra).

SOFIA - Come? Ma èuno scherzo?

PINGLET - Appunto: è uno scherzo, uno scherzo che facciamo al vostro padrone.

SOFIA – Ah!

LA MOULAINE - Voi siete molto intelli­gente e capirete subito. Eccovi dieci fran­chi: pagherete il cocchiere della signora e terrete il resto per voi.

SOFIA - Va bene. Se è uno scherzo, ci sono. (Via).

GOBETTE - È quella la camerista, la furba coubrette?

PINGLET - Quella!

GOBETTE- Fa capire subito cos'è la casa!

LA MOULAINE (aprendo la porta di sini­stra) - Ed ecco la camera!

GOBETTE (guarda dalla soglia) - Oh! Oh! Tende verdi e coperta all'uncinetto. Come èeccitante, ragazzi! Che roba è questa Tricointe?

BOUQUET - Una ex cuoca che il presi­dente ha sposata.

GOBETTE - Ah, ora capisco...

SOFIA (entra dal fondo con una valigia) - Ecco la valigia.

GOBETTE - Mettetela lì dentro.

SOFIA - Mi avvertirete, eh, quando co­mincerà lo scherzo? Mi viene già da ridere!(Esce a sinistra ridendo).

PINGLET (a Gobette) - Ricordati che è in gioco il tuo onore !

GOBETTE - Mi sento commossa come quando ho esordito! Signori vi prometto di essere all'altezza del compito affidatomi. Non sono piú Gobette se il vostro presi­dente mi resiste! Ho giusto un certo dé­sabillée che farebbe risuscitare un morto (Entra a sinistra).

PINGLET - E se, dopo Tricointe conti­nua a romperci l'anima con le sue prediche di morale...

LA MOULAINE (porgendo orecchio) - Zitti! L'ho sentito entrare... Filiamo dal giar­dino

PINGLET - Ottima idea! (Tutti e tre, in punta di piedi, escono dalla seconda porta a sinistra. Dopo un momento Tricointe entra dal fondo, seguito da Sofia).

TRICOINTE - Cosa avete da ridere così?

SOFIA (sempre ridendo) - Nulla! Nulla! (Durante le battute seguenti mette le sedie a posto, ripiega il tavolino da gioco e va ad appoggiarlo in un angolo).

TRICOINTE (a parte) - Hanno avuto paura di aspettarmi! Oh ma mi sentiranno ugualmente! (impaziente) Se continuate a ridere a quel modo, vi metto alla porta. Si può sapere cosa v'è successo?

SOFIA - Niente! Niente! È per quella cosa...

PRESIDENTE - Quale cosa?

SOFIA - Una cosa che so io. (Ride).

TRICOINTE - Che idiota! Andatemi a prendere la mia veste da camera e la pa­palina.

SOFIA - Subito! (Esce).

TRICOINTE (mentre si toglie la redingote) - ­Vegetare in questo buco di provincia quando si sognava di vivere a Parigi!  Perchè è inutile negarlo: ho sempre sognato di essere nominato a Parigi... Già... ma la vedete, voi, mia moglie, nei ricevimenti ufficiali? Si metterebbe a lucidare i candelabri... “Debbono brillare” !

SOFIA (torna sempre ridendo) - Eccola veste da camera ed ecco il berretto.

TRICOINTE (irritato) - Ma smettetela, oca! (Dandole la redingote) Portatela di là e andatevene a letto, sciocca!

SOFIA - Devo prima finire di rigover­nare... (Esce dal fondo).

TRICOINTE - Non ho mai visto una cre­tina simile... (Siede allo scrittorio) Voglio dare un'occhiata al dossier Pigemont... (Apre un incartamento e si accinge a leggere. Nella camera a sinistra si sente un rumore) Cosa c'è?

GOBETTE (canta di dentro) - Moi, quand j' suis d'humeur joyeuse...  Et quand j'ai envie de rigover...    J' fouille ma narine et j' la creuse...     Je m'arrache les poils du nez!

TRICOINTE (esterrefatto) - Ipeli del naso! Chi canta i peli del naso in camera di mia moglie?

GOBETTE (entra in un déshabillé molto sug­gestivo) - Non c'è acqua nella brocca

TRICOINTE (c. s.) - Una donna!

GOBETTE (molto garbata) - Oh guarda! È forse al presidente Tricointe che ho l'onore di parlare?

TRICOINTE - Proprio a lui. Cosa fate qui? Chi siete!

GOBETTE (con una riverenza) - Chi sono? Gobette !

TRICOINTE - Gobette?

GOBETTE - Stella della tournée Claret, creatrice dei “Gigolos della Marchesa” , per servirvi.

TRICOINTE (fuori di sè) - Chi vi ha per­messo di introdurvi in casa mia?

GOBETTE - Voi!

TRICOINTE - Io?!

GOBETTE - Mi avete fatta mettere alla porta dall'albergo del Commercio, non è vero? E dove volete che posi la mia bionda testolina? Bisogna pure che dorma in qual­che posto! Ho saputo che vostra moglie era partita ed ho preso la sua camera. E’ semplicissimo!

TRICOINTE - Ah! Vi pare?

GOBETTE - Oh, io mi adatto facilmente! Quando si va in tournée si dorme come si può!

TRICOINTE - Questa è una violazione di domicilio!

GOBETTE - Non te la prendere tanto, paparone! Domattina torno a Parigi!

TRICOINTE - Domani? Ve ne andrete immediatamente!

GOBETTE - Mi rincresce assai ma èimpossibile ! Le notti sono troppo fresche per dormire fuori.

TRICOINTE - Tornerete all'albergo. Vi darò io un biglietto e...

GOBETTE - Anche questo è impossibile. Hanno data la mia camera ad un commesso viaggiatore e non v'è più un buco disponi­bile.

TRICOINTE - Allora. andate da Pinglet o andate all'inferno! Ma non passerete certo la notte sotto il tetto del presidente Tri­cointe! Sarebbe uno scandalo!

GOBETTE - Uno scandalo?! Ma che ma­leducato? Una bella donna viene a dormire in casa sua e lui dice che è uno scandalo

TRICOINTE - Ve ne supplico! Se si ri­sapesse una simile cosa non mi rimarrebbe altro da fare che dimettermi

GOBETTE - Perchè mi avete fatta espel­lere dall'albergo?

TRICOINTE -- Diranno che abbiamo pas­sato la notte insieme!

GOBETTE - E non avranno torto... (Molto carezzevole) perchè la passeremo in­sieme...

TRICOINTE - Come?!

GOBETTE (c. s) - E non sarai da com­piangere, te lo dico io! Ti cullerò fra le mie braccia profumate... e saprai finalmente cos'è l'amore!

TRICOINTE (casca a sedere) - Signore Id­dio! È una pazza!

GOBETTE - Ma no! Vedrai... non voglio diminuire i meriti di tua moglie, so che era un'ottima cuoca...

TRICOINTE - Sa anche questo!

GOBETTE - (carezzandolo) - Ma per l'amore... c'è di meglio, credimi! Io me ne intendo! Ti insegnerò delle carezze che non immagini nemmeno... ti inebrierò, ti farò impazzire...

TRICOINTE (alzandosi) - Lasciatemi! la­sciatemi

GOBETTE - Ti prometto che non ti an­noierai! Per l'appunto oggi non ho ancora sacrificato a Venere, e non hai idea di come ne senta il bisogno!

TRICOINTE, (rifugiandosi a sinistra) - Povero me! E una Messalina!

GOBETTE (avvicinandoglisi) - Sono nata per amare! Non è una passione: è una mis­sione! Sono convinta che mi porti disgrazia passare un'intera giornata senza carezze...

TRICOINTE (si rifugia a destra) - Basta! Basta!

GOBETTE - Voglio dormire con te! Mi piaci!

TRICOINTE - Ma ho già passata la cin­quantina, signora

GOBETTE - I frutti maturi sono i più gustosi !

TRICOINTE - E Poi sono un uomo di scienza...

GOBETTE - Bestione! Anch'io sono una donna di scienza!

TRICOINTE - Non è la medesima!

GOBETTE - Per fortuna! Ti confesso che la scienza dei baci non ha segreti per me! Ne approfitterai!

TRICOINTE - Rifiuto le vostre lezioni

GOBETTE - Ti darò lezioni e... ripeti­zioni! Me ne dirai qualche cosa !

TRICOINTE - Preferisco confessarvelo: non ho temperamento...

GOBETTE - Te lo farò venire io! Baciami! Chi mi prova mi adotta! (Fa cadere Tricointe sul divano).

TRICOINTE -(si dibatte e corre verso il ca­minetto) - No! No.! Aiutami tu, Cujas!

GOBETTE (guardando il busto) - Chi è quell'animale?

TRICOINTE - È il grande, l'austero Cujas! Il nostro Maestro!

GOBETTE - Ah! È un tuo parente? Infatti gli somigli un po'... Però mi piaci! (Alzandosi) Basta con le chiacchiere! Ti voglio e tiavrò!

TRICOINTE - Mai! (Si rifugia dietro lo scrittorio) Signora Gobette! Vi ordino di andarvene e di lasciarmi lavorare

GOBETTE - Lavorerai domani! (Getta a terra tutte le carte che sono sullo scrittorio)

TRICOINTE - Oh Signore Iddio! L'incar­tamento Pigemont. (Si getta carponi a terra per raccattarle).

GOBETTE (gli si getta addosso) - Ora ti tengo! (Lo bacia sulla bocca).

TRICOINTE (comincia a perdere terreno) - Signora... signora... Dove andremo a finire? (Sono entrambi in ginocchio).

GOBETTE (baciandolo) - A te! Ate!... Era buono? Era dolce?

TRICOINTE - Sono perduto!... (Gobette lo bacia ancora). Ah Gobette! Gobette! E spaventoso...

GOBETTE - Che cosa?

TRICOINTE - Sento che comincio ad avere un certo temperamento

GOBETTE - Che ti dicevo? Adesso non ti difendi più,eh?

TRICOINTE - Anzi! Attacco! (La bacia). Tieni! tieni!

GOBETTE - Manda al diavolo Cujas!

TRICOINTE - Questo mai!

GOBETTE (lo bacia) - Lovoglio!

TRICOINTE - (a bassa voce) - Al diavolo Cujas !

GOBETTE - Piùforte!

TRICOINTE (un po' più forte) - Al diavolo Cujas !

GOBETTE - Più forte ancora! (Lo bacia presso l'orecchio).

TRICOINTE (gridando) - Al diavolo Cujas!

GOBETTE (alzandosi) - E ora vieni! Si comincia il festino. (Entra à sinistra).

TRICOINTE (al busto) - Perdonami, Cujas! È la mia giovinezza che si risveglia! Per­donami! E non guardarmi così. (Mette la sua papalina sul busto, in modo da nasconder­gli gli occhi) E adesso: in cammino per l'or­gia! (Si avvia a sinistra ballando).

SOFIA (entra) - Signore! Signore!

TRICOINTE - Che volete? Cosa succede?

SOFIA - C'è una visita per il signore.

TRICOINTE - A quest'ora? Dite che non ci sono! (Entra Cipriano Gaudet, molto elegante).

CIPRIANO - Scusate se insisto, signor presidente..,

TRICOINTE - Mi rincresce, ma io ricevo sol­tanto nel mio ufficio al Palazzo di Giustizia.

CIPRIANO - Già, giaà!... Ma io sono Ci­priano Gaudet.

TRICOINTE (terrificato) – Il Guardasigilli?

CIPRIANO - In persona!

TRICOINTE - Oh, signor ministro... sono veramente confuso...

SOFIA (a mezza voce)- Un ministro ! Accidenti!

TRICOINTE (a Sofia) - Andate pure. (Sofia esce) Prego, signor ministro, accomo­datevi... (Tira avanti una poltrona) E per­mettetemi di andarmi a mettere un abito più presentabile.

CIPRIANO - Ma niente affatto! Non mi perdonerei mai di avervi disturbato ad un'ora simile... Contavo di arrivare a Gray nel pomeriggio, ma abbiamo avuto una panne a mezza strada e...

TRICOINTE - Tanto meglio... (correg­gendosi) cioè, volevo dire...

CIPRIANO - E siccome riparto per Pa­rigi domattina molto presto ho voluto ugual­mente farvi visita e...

TRICOINTE - ... e avete avuto l'ottima idea... Che ottima idea!

CIPRIANO - Spero che abbiate ricevuto la mia circolare in merito alla dignità della magistratura?

TRICOINTE – Sì! Sì!

CIPRIANO - Recenti e deplorevoli scan­dali hanno destata l'attenzione del Governo: alcuni magistrati si sono compromessi, men­tre la Magistratura deve essere come la moglie di Cesare!

TRICOINTE – Sì! Sì!

CIPRIANO – Quando si ha l’onore di giudicare i propri simili, si ha il dovere di es­sere superiori alle loro debolezze

TRICOINTE - Stavo per dirlo!

CIPRIANO - Ho dunque deciso di rendermi conto personalmente delle cose, ed ho fatto un giro nella provincia... Ah, caro presi­dente, è davvero triste ciò che ho veduto! Icostumi sono rilassati, l'austerità non è più che una vana parola... Dappertutto la donna, questa eterna nemica del magistrato, ha portato la sua influenza nefasta. Bisogna pulire le stalle di Augia !

TRICOINTE (con un'occhiata verso sini­stra) - Sì, si, signor ministro, bisogna ri­pulirle!

CIPRIANO - Ilnostro programma si compendia in una sola parola: Epuriamo!

TRICOINTE (sui carboni ardenti) - Giu­stissimo! Epuriamo!

CIPRIANO - Basta con le avventure ga­lanti! Sarò inflessibile! Se scopro la minima faccenda di donne, revoco senza pietà!

TRICOINTE (a parte) - Se Gobette viene fuori sono rovinato!

CIPRIANO - Non è la vostra opinione?

TRICOINTE - Oh sì! Oh sì!

CIPRIANO - Per quanto voi non siate certo fra quelli che possono temere la mia severità. Basta guardarsi intorno per ve­dere che qui tutto respira l'austerità, il lavoro e la virtù. (Avvicinandosi allo scrit­toio) I miei complimenti. Avete una dome­stica perfetta!

TRICOINTE (protestando) - Perfetta, poi…

CIPRIANO (prendendo la ceneriera) - Non ho mai visto un oggetto di rame così ni­tido!

TRICOINTE (imbarazzato) - Eh, deve brillare!

CIPRIANO - Domestici simili, a Parigi non ne esistono più ! La presidentessa deve essere ben soddisfatta... perchè siete ammo­gliato, non è vero?

GOBETTE (esce da sinistra) - Non vieni a letto, caro?

TRICOINTE (a parte) - Patatrac!

GOBETTE - Oh, scusa!  Credevo che fossi solo…

CIPRIANO (A parte) – La Presidentessa!  Corbezzoli!

GOBETTE (molto garbata, a Cipriano) - Vogliate perdonare se sono entrata così...

CIPRIANO (compitissimo) - Sono io che vi chiedo perdono signora, di essermi presen­tato ad un'ora così inopportuna in casa vostra! Ma come ho spiegato a vostro ma­rito...

GOBETTE (a parte, ridendo) - Mio marito!

CIPRIANO (a Tricointe) - Presentatemi alla presidentessa, vi prego!

TRICOINTE (interdetto) - Presentarvi a...

GOBETTE - Ma sicuro! Che aspetti, amico mio?

TRICOINTE - Ilsignor Cipriano Gaudet, ministro della Giustizia...

GOBETTE (a parte) - Un ministro! Fac­ciamo la gran dama!

CIPRIANO - Signora presidentessa, vengo come un intruso...

GOBETTE (gran dama) - Affatto! Il Re è dappertutto in casa sua!

CIPRIANO - IlRe? Mi lusingate!                                                                                                                           TRICOINTE (a parte) - Che diamine dice?

CIPRIANO (a parte) - Bella e intelligente!

GOBETTE (piano a Tricointe) - È un tipo che mi piace il tuo ministro!

TRICOINTE (piano a Gobette) - Tornate subito di là !

GOBETTE - Hai ragione, amico mio! (Forte a Cipriano) Mio marito mi faceva osservare che manco ai miei doveri di padrona di casa, non offrendovi il pane ed il sale! (Va a suonare il campanello).

TRICOINTE(a parte) - Ilpane e il sale?

CIPRIANO - Oh, signora, sono confuso... (A Tricointe) I miei complimenti, caro Tricointe ! La presidentessa è deliziosa!

TRICOINTE - Vi pare?

CIPRIANO - Ma sicuro! Unisce alla virtù della sposa e della padrona di casa tutte le grazie della gran signora!

GOBETTE - Oh, signor ministro…

SOFIA(dal fondo) - Avete suonato?

GOBETTE - Sì. (A Cipriano) Una tazza di tè? Un bicchiere di Porto?

TRICOINTE(a parte) - Come finirà?

CIPRIANO - Un po' di Porto, grazie.

GOBETTE(a Sofia) - Presto, la bottiglia del Porto e dei bicchieri.

SOFIA(piano a Tricointe) - Debbo por­tarli?

TRICOINTE(subito) - Si capisce! Se ve lo dice la signora!

SOFIA - È lo scherzo che continua... (Via dal fondo).

GOBETTE - Non èdavvero un'aquila, quella ragazza! Oh,come si è mal serviti in provincia

CIPRIANO - Anzi, anzi! Mi ero appunto rallegrato con vostro marito per il perfetto ordine della vostra casa. Sivede che è di­retta da una vera donna! Sicchè, signora presidentessa, vi porterò ad esempio a tutte le mogli di magistrati. (Siede a sinistra dello scrittoio).

TRICOINTE(a parte) - È il colmo!

CIPRIANO - In verità non mi aspettavo di trovare qui, in questo angolo di provincia, tanta grazia e tanta cortesia. Basta vedervi per indovinare che siete parigina.

GOBETTE - No, no, signor ministro… Sono una piccola provinciale, non altro!

CIPRIANO - Oh,io me ne intendo! Co­desto déshabillé che vi sta d'incanto...

GOBETTE - L'ho confezionato io stessa... dal modello di una Rivista.

TRICOINTE(a parte) - Ha una faccia tosta

CIPRIANO - Siete perfetta, a quanto vedo!

SOFIA(entra portando un vassoio con una bottiglia e dei bicchieri) - Ecco il Porto! Occorre altro?

TRICOINTE(irritato) - No! No! Andate!

SOFIA(piano a Tricointe) - Però se lo sapesse la signora! (Tricointe fa un gesto di minaccia e Sofia esce in fretta dal fondo).

CIPRIANO - E andate spesso a Parigi, cara signora?

GOBETTE - Mai, signor ministro! Mio marito è un vero selvaggio!

CIPRIANO - Come, come, cosa sento Tri­cointe? (A Gobette che gli offre il Porto) Mille grazie!

TRICOINTE - Oh Dio, signor ministro... è che... le circostanze. Già le circostanze... e poi... del resto... insomma...

GOBETTE - Insomma, ha paura che i suoi colleghi lo accusino di essere intrigante.

CIPRIANO - Ah! Ah! Ora devo sgridarvi, caro Presidente! Mai e poi mai, ve lo assi­curo,mi verrebbe un simile     pensiero!

GOBETTE - Vedi? Te lo dicevo, io, che il ministro non èun uomo come gli altri

CIPRIANO - Gray non ètanto lontana da Parigi! Bisogna venirvi, cara signora

TRICOINTE(subito) - No, no! Siamo molto impegnati col Tribunale!

CIPRIANO - Eh via! Farete sì e no un processo all'anno!

TRICOINTE - Appunto! Ci lavoriamo, ne caviamo fuori tutto il possibile, lo svi­sceriamo...

CIPRIANO - E siete soddisfatto dei vostri giudici?

GOBETTE - Contentissimo! C'è un con­sigliere, specialmente, Pinglet. Oh, ne farà di strada, quello lì…

TRICOINTE(a parte) - Cipenserò io!

CIPRIANO - Questa cittadina non deve offrire molte distrazioni, immagino.

GOBETTE - Cisi abitua... e poi, di tanto in tanto, abbiamo qualche tournée... non è vero, amico mio?

TRICOINTE - Purtroppo... volevo dire, non troppo spesso!

CIPRIANO - Infatti, ho visto gli striscioni: l'ultimo successo parigino: Igigolos della marchesa, con la signorina Gobette.

GOBETTE - La conoscete?

CIPRIANO - No, ma mi hanno detto che èmolto carina.

GOBETTE - Peuh ! Una delle solite fame usurpate...

CIPRIANO - Cisiete andata?

GOBETTE - Mi hanno detto che era uno spettacolo un po’… sì, insomma, non troppo conveniente… la moglie di un magistrato deve dare il buon esempio, perciò mi sono astenuta.

CIPRIANO – Caro Presidente, avete una moglie modello!

TRICOINTE – Modello è la parola (a parte) per pittori…

SOFIA (Dal fondo) - C’è un signore… per il signor ministro… (Fa una profonda riverenza)

CIPRIANO (si alza e va verso il fondo) - È il mio capo di gabinetto. (Verso fuori) Entrate,entrate Ottavio!

OTTAVIO(entra) - Buona sera, signori. (Sofia esce).

CIPRIANO(presenta) - Ottavio Rosi­mond... la presidentessa Tricointe. il pre­sidente. (Saluti) E così, siete andato all'al­bergo?

OTTAVIO - Non c'ènemmeno una camera libera, signor ministro

CIPRIANO - Perdinci!

GOBETTE(piano a Tricointe) - Cosa ti ho detto!

OTTAVIO - Non è rimasto che un bi­gliardo!

CIPRIANO - Beh! Passerò la notte sul tappeto verde!

GOBETTE - Oh, signor ministro! Cori­carvi su un bigliardo, voi ! Non potrò mai permetterlo!

TRICOINTE(a parte) - Che altro inventa, adesso?

GOBETTE(mentre va a suonare il campa­nello) - Spero che ci farete l'alto onore di passare la notte sotto il nostro tetto.

CIPRIANO - Oh, signora presidentessa...

GOBETTE - Ma sicuro ! (A Sofia che si presenta al fondo) Preparate subito la camera degli amici per Il signor ministro.

SOFIA - La camera degli amici? Non c'è !

GOBETTE(subito) - Avete ragione! Sono proprio stordita l'ho trasformata in guardaroba... Preparate la camera del signore.

CIPRIANO - Sono davvero mortificato...

SOFIA(a Tricointe) - Cosa devo fare?

TRICOINTE(brusco) - Preparate la mia camera! Siete sorda?

SOFIA(piano) - E voi dove dormirete, allora?

TRICOINTE (c.s.spingendola fuori) – Sbrigatevi!

CIPRIANO - Darvi un tal disturbo...

GOBETTE - Sarebbe un vero dispiacere, per il presidente e per me, se rifiutaste la nostra modesta ospitalità... Non è vero, amico mio?

TRICOINTE - Certo! Certo!

GOBETTE (a Cipriano) - Vedete?

CIPRIANO - E allora... cedo alla dolce violenza! (A Ottavio) Prenderete voi il bigliardo!

OTTAVIO - Benissimo. Però lo conteg­geranno due franchi l'ora.

CIPRIANO - Li preleverete dai fondi se­greti. Ah! Il mio necessaire da viaggio è rimasto in macchina!

OTTAVIO - Corro a prenderlo. (Via dal fondo).

GOBETTE(piano a Tricointe) - Dov'è la tua camera?

TRICOINTE(indicando a destra) - Di là.

CIPRIANO - Partirò domattina alle sei...

GOBETTE - Cosìpresto? Non passerete la giornata con noi? (A Tricointe) Insisti, caro, insisti...

TRICOINTE(senza entusiasmo) - Insisto, signor ministro...

CIPRIANO - Credete, cara signora, che se mi fosse possibile...

GOBETTE - Vi mostreremo la città e i dintorni che sono deliziosi... (A Tricointe) Non è vero, amico mio?

TRICOINTE (c. s.) - Deliziosi, deliziosi...

CIPRIANO - Rimarrei con gioia, ma do­mani c'è Consiglio dei Ministri... (Tricointe trae un sospiro di sollievo).

GOBETTE - Peccato!

TRICOINTE (con gioia) -Peccato! Peccato

CIPRIANO- Però tornerò, ve lo prometto! Tornerò presto!

TRICOINTE(a parte) - Ci mancherebbe altro!

GOBETTE - Allora rimarrete con noi qualche giorno. Promesso?

CIPRIANO - Promesso!

TRICOINTE (a parte, alludendo a Gobette) - Brutta bestia!

OTTAVIO(rientra con una piccola vali­getta) - Ecco il vostro necessaire, signor ministro. (Lo posa su una sedia dietro lo scrittoio) Vi occorre altro?

CIPRIANO – Grazie, no! Buona notte, caro Ottavio. Riposate bene, sul vostro bigliardo!

OTTAVIO - Sognerò di giocare a caram­bola! Buona notte, signori... (Via).

CIPRIANO - Alla sua età dormirà bene anche su un bigliardo! Oh perbacco! Ho dimenticato di dirgli che venga a prendermi alle sei! (Fa l'atto di andare verso il fondo).

GOBETTE - Non vi disturbate, signor ministro. (A Tricointe) Va, va, amico mio! Presto!... Alle sei!...

TRICOINTE(a parte, mentre esce dal fon­do) - Come vorrei che fossero le sei e cin­que!.

GOBETTE(fra sè, guardando Cipriano) - Proprio un bell'uomo

CIPRIANO(fra sè, guardando Gobette) - Veramente deliziosa!

SOFIA(entra) - La camera è pronta. Ecco le candele... (Le posa sullo scrittoio).

GOBETTE - Grazie!

SOFIA(piano a Gobette) - E lo scherzo?

GOBETTE-LO faremo più tardi... andate! andate! (Prende una scatola di fiammiferi sullo scrittoio).

SOFIA - Più tardi? Ah no! Me ne vado a letto, io! (Via).

GOBETTE(stropicciando invano vari fiam­miferi uno dopo l'altro) - Come vedete, a Gray non abbiamo neanche la luce elettrica... e i fiammiferi non prendono fuoco!

CIPRIANO(galante) - Sono davvero imperdonabili! Nelle vostre mani...

GOBETTE(chinando gli occhi) - signor Ministro...

TRICOINTE(torna dal fondo) - II vostro segretario sarà qui alle sei...

CIPRIANO - Grazie, caro presidente!

GOBETTE(che è riuscita ad accendere la candela) - Ecco la vostra candela... (A Tricointe) Vuoi fare strada al signor mini­stro, amico mio?

TRICOINTE(mentre va ad aprire la porta di destra, a parte) - Che faccia tosta!

CIPRIANO - Grazie infinite! (Allunga la mano per prendere la candela, ma Gobette la prende e gliela stringe di nascosto. A parte stupito) Oh! Oh

GOBETTE - Vi auguro una buona notte, signor. ministro

CIPRIANO - Ed io, signora presidentessa, vi auguro sogni felici!

TRICOINTE - Buon riposo, signor mini­stro !

CIPRIANO - Anche a voi, caro presidente (Guarda ancora Gobette, prima di uscire) Oh! Oh! (Via).

TRICOINTE(scoppia) - A noi due, ora! Come diamine vi è saltato in testa di...

GOBETTE (va ad assicurarsi che la porta di destra sia ben chiusa) - Eccomi diventata tua moglie, adesso! Beh! Non mi pare che tu ci perda, nel cambio!

TRICOINTE - Io,che non ho mai mentito, che ho tutto un passato di dignità, di virtù, tutta una reputazione di magistrato in­tegro... mi sono ridotto a rappresentare una commedia indegna perché una maledetta donnacciola mi ha giocato un tiro indegno!

GOBETTE - Ah, è così che mi ringrazi?

TRICOINTE - Pretendereste anche che vi ringraziassi?

GOBETTE - Naturale! Non ho forse sal­vata la situazione? Tiho scodellata calda calda una gran signora da fare invidia ad un'attrice della Comedie Française! Che significa, eh, aver recitato la parte di una Marchesa!

TRICOINTE - Disgraziata! Domani la domestica andrà a spettegolare dappertutto!

GOBETTE - Dirai che ha sognato!

TRICOINTE - E anche al Guardasigilli dirò che ha sognato?

GOBETTE - Non te la prendere! Iltuo Guardasigilli se ne andrà all'alba... Peccato Mi piace proprio! Mi ricorda Eugenio...

TRICOINTE - Quale Eugenio?

GOBETTE - Un piccolo attore del quale ero pazza durante l'ultima tournée. Ha gli occhi di Eugenio... (Con un sospiro) e la sua bocca... (Altro sospiro) Ce ne andiamo a letto?

TRICOINTE - Cosa dite?

GOBETTE - Dal momento che gli hai ceduto la tua camera, ti ospito nella mia. Sono una brava donnina, come vedi!

TRICOINTE - Ah no! no! Pocofa ho avuto un momento di ubriacatura, di pazzia... Ma ora è passato! Iltemperamento si è riaddormentato! Sono salvo! Posso guardare in viso Cujas!

GOBETTE - Dio, come sei stupido! Te ne vai a letto solo?

TRICOINTE - Sìlassù, nella stanza da bagno... (Mentre accende due candele) Ein quanto a voi, appena il ministro sarà par­tito, filerete di gran galoppo

GOBETTE - Non aver paura! Prima di tutto, dopodomani ho appuntamento con un impresario americano per una tournée a Chicago.

TRICOINTE(dopo avere spento la lampada soffiandovi sopra) - Perchè non ci siete già! . (Indica la candela, sullo scrittoio, e va a spegnere l'altra lampada sul caminetto) Oh, me ne ricorderò, di questa notte!

GOBETTE - Dormi bene, Cujas figlio!

TRICOINTE - Buon riposo, Margherita di Borgognal (Via dal fondo).

GOBETTE(va a prendere la candela e si avvia a sinistra) - Margherita di Borgogna! E se ne va a letto sola, Margherita di Bor­gogna, in un casa dove vi sono due uomini! Bell'affare!

CIPRIANO(rientra con la sua candela in mano) - Holasciato qui il mio nécessaire... GOBETTE (a parte) - Lui

CIPRIANO(vedendola) - Oh, pardon!

GOBETTE - Desiderate qualcosa, signor ministro?

CIPRIANO - Ho dimenticato qui il mio nécessaire... Ah eccolo!

GOBETTE(fra sè) - Ma come somiglia a Eugenio!

CIPRIANO - Il presidente si è già cori­cato?

GOBETTE(con intenzione) - Sì,e dorme profondamente!

CIPRIANO - Ah?

GOBETTE (c.s.) - Neanche le cannonate lo sveglierebbero!

CIPRIANO - Ah?!

GOBETTE(quasi con rammarico) - Cer­cherò di fare anch'io altrettanto... Ribuona­sera, signor ministro.

CIPRIANO - Signora presidentessa... (Va verso destra e Gobette verso sinistra. Dopo qualche passo Cipriano soffia sulla candela) Oh! Mi si è spenta la candela! (Posa il nécessaire sulla scrivania).

GOBETTE - Ve la riaccendo io…

CIPRIANO - Grazie... (Riaccende la sua candela a quella di Gobette) Serberò della vostra ospitalità un ricordo indimenticabile!

GOBETTE - Oh, signor Ministro!

CIPRIANO - Insomma, avete raccolto il Governo !

GOBETTE - In tempi migliori, avremmo messo una lapide di marmo!

CIPRIANO - In tempi migliori... Siete quasi reazionaria, signora presidentessa

GOBETTE - Ho il senso dell'autorità, signor ministro

CIPRIANO - E come avete ragione! (Con fuoco) Ah, signora Tricointe!

GOBETTE(abbassando gli occhi) - Signor Cipriano Gaudet.

CIPRIANO(a parte) Attenzione, Cipriano! Non fare qualche bestialità!

GOBETTE - Dicevate?

CIPRIANO - Nulla! Nulla! Ribuonasera, cara presidentessa!

GOBETTE - Caro ministro... (Ognuno si avvia dalla propria parte. Dopo qualche passo Gobette soffia sulla candela) Oh! Mi si è spenta la candela

CIPRIANO - Ora tocca a me darvi luce! (Posa di nuovo il nécessaire. sullo scrittoio e riaccende la candela di Gobette alla propria mentre essa sorride) Perchè sorridete?

GOBETTE - - Perchè abbiamo dei candelieri come sotto l'antico regime!

CIPRIANO - Non mi parlate dell'antico regime! Me lo fareste rimpiangere troppo.

GOBETTE - Certo aveva il suo lato buono...

CIPRIANO - Il re era dappertutto a casa sua e poteva dare ascolto al suo cuore senza preoccuparsi del resto

GOBETTE - Poteva...

CIPRIANO - Se, andando in provincia, si imbatteva in una donna deliziosa, squi­sita, fosse pur moglie di un presidente della Corte; poteva dirle : Ti amo! Sei la sola donna veramente donna che io abbia mai incon­trata! E lei rispondeva:

GOBETTE (con una riverenza) - Sono vo­stra, Monsignore

CIPRIANO (perdendo la testa) - Ah, si­

GOBETTE (assumendo un'aria pudica) -­Addio, signor ministro!

CIPRIANO - Sì, sì, avete ragione! (Stesso gioco di prima. Dopo qualche passo i due soffiano sulle rispettive candele spegnendole. La scena rimane debolmente illuminata da un raggio di luna).

GOBETTE (con un grido) - La candela mi si è spenta di nuovo!

CIPRIANO - Anche la mia!

GOBETTE (va verso la scrivania) - Aspet­tate... La scatola di fiammiferi è sullo scrit­toio... (Cercano entrambi. Le loro mani si incontrano).Oh, Eugenio…

CIPRIANO (trascinandola a destra) - Non Eugenio... Cipriano...

GOBETTE -- Cipriano! Fa lo stesso! Mio piccolo Cipriano... Mi piaci...

CIPRIANO - Come mi sento Luigi XIV (Spariscono a destra, abbracciati).

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Il gabinetto del Guardasigilli al ministero della Giustizia, lussuosamente ammobiliato. Porte a destra e a sinistra che conducono negli altri uffici; porta al fondo che va nel corridoio. Un caminetto dinanzi al quale è un cofano per la legna. Un di­vano con accanto un piccolo tavolino sul quale è un campanello elettrico, con un lungo filo. Ampio scrittoio con su molli oggetti di rame. Un cestino di vimini per la cartaccia. Finestra a destra in secondo piano.

(Quando il sipario si alza, Francesco, solo, comodamente seduto sul divano, legge un libro. Poi guarda l'ora).

FRANCESCO - Le dieci e mezzo e non ho ancora finito di rassettare. Se mi vedesse il signor Marius! Brontola sempre, quel mar­sigliese della malora!

MARIUS (entra da destra, in livrea, e con un pacco di giornali in mano) - Non avete ancora finito, Francesco? (Posa i giornali sul tavolinetto).

FRANCESCO - Ancora un attimo, signor Marius ! Il ministro ha lavorato fino a tardi, stanotte...

MARIUS - Da che cosa lo deducete?

FRANCESCO - Dai mozziconi di sigarette che riempiono le ceneriere.

MARIUS - Questo significa che il signor Cipriano Gaudet ha fumato molto, non altro! Finisce di otturare con gli stupefacenti un'intelligenza che la natura non aveva certo favorito molto! (Francesco prende il tagliacarte) Perché prendete quel taglia­carte?

FRANCESCO - Per lucidarlo

MARIUS - Lasciatelo stare. Prima di tutto è un lavoro che deve fare la portiera...

FRANCESCO - Ha partorito! E vedete come è sudicio...

MARIUS (gli toglie di mano il tagliacarte) - Vi sono ben altre sudicerie nel Governo! Il tagliacarte del signor Cipriano Gaudet aspetterà che quella povera proletaria della portiera si rimetta dal suo parto! E poi, è fin troppo pulito per lui! (Lo getta con disprezzo sullo scrittoio).

FRANCESCO - Come lo odiate! Cosa vi ha fatto?

MARIUS - Cosa mi ha fatto Cipriano Gau­det? ! (Calmo) Nulla! E’ un settentrionale: mi pare che basti! Da quando c'è la Repub­blica tutti i ministri sono sempre stati meri­dionali... e ora è arrivato lui, da Lille... Non si sente più, nel ministro, il nostro buon odore d'aglio... e io, un figlio della Cannebière, dovrei farmi comandare da un uomo del Nord? Ma sarebbe la fine di tutto!

FRANCESCO - Certo non è una cosa giu­sta...

MARIUS - E figuratevi che si permette anche di essere orgogliosetto... Non mi ha mai presentato la sua amichetta...

FRANCESCO - Ah? E chi è?

MARIUS - Una certa Angelina, una pic­cola attrice da quattro soldi una povera guitta... Ah, se gli potessi far nascere uno scandalo come dico io! Uno scandalo che affrettasse la sua caduta... Frattanto, fac­cio del mio meglio per avvelenargli la vita... Vedete quei giornali? Glieli metto sempre in modo che i primi a capitargli sotto gli occhi sono quelli che dicono di lui peste e vituperio... Il Flambard, specialmente... E’ una piccolezza, ma basta a metterlo di cattivo umore per tutta la giornata. (Si bussa a destra) Avanti!

BIENASSIS (è un impiegato, vero tipo del burocrate. Ha in mano delle carte) - Buon giorno, signor Marius! Il ministro non è ancora sceso?

MARIUS - No, è nei suoi appartamenti. Oh, non se la prenda troppo calda. (Fran­cesco esce).

BIENASSIS - Deve firmare questo de­creto... Purchè non tardi troppo. Devo par­tire per Poissy alle dieci e mezzo. Faccio da testimone ad un matrimonio. (Guarda l'oro­logio) Le dieci e cinque!

MARIUS - Siete fortunato! Lo sento venire! (Cipriano entra da destra).

BIENASSIS (inchinandosi) - Signor mi­nistro...

CIPRIANO (a Marius) - Chiamatemi il capo di Gabinetto.

MARIUS - Subito, signor ministro. (men­tre esce, a parte) È di Lille e' vuol governare la Francia! Imbecille. (Via).

BIENASSIS (porgendo il decreto a Ci­priano) - Se volete firmarlo, signor mi­nistro... Deve essere pubblicato nel Giornale Ufficiale di domani...

CIPRIANO - Sì sì ... ma prima cercatemi il dossier Tricointe. (Posa il decreto sulla scrivania).

BIENASSIS - Tricointe? Quale Tricointe?

CIPRIANO - Un magistrato di grande valore morale, il presidente del Tribunale di Gray...

BIENASSIS - Di Gray? È la prima volta che ne sento parlare!

CIPRIANO - Iveri giudici non fanno par­lare di loro, signor Bienassis ! Andate!

BIENASSIS (timidamente) - È che... (Guar­da l'orologio).

CIPRIANO - Che cosa?

BIENASSIS - Niente! Niente; signor mi­nistro. (Uscendo) E mia moglie che mi aspetta alla stazione! Beh, prenderò un tassì!

CIPRIANO (solo) - Diamo un'occhiata ai giornali... (Ne prende uno e mentre lo spiega canticchia l'aria della Carmen) “È l'amor uno strano augello...”

MARIUS (ricompare a destra e si ferma sulla soglia. A parte) - Canta! Crede di aver voce! Come se si potesse avere voce al di là di Tarascona

CIPRIANO (scorrendo il giornale) -- Oh, guarda! Si parla di me... “ IlGuardasigilli, Cipriano Gaudet, che non sarebbe neanche adatto a fare il guardiano di porci...” (Fu­rioso) Chi si permette? Ah! E’sempre questo ignobile Flambard !

MARIUS (avanza, molto mellifluo) - Il signor capo di Gabinetto viene subito!

CIPRIANO (alzandosi) - Signor Marius! Come mai mi capita sempre sotto mano questo ignobile giornale che mi trascina nel fango?

MARIUS - Il caso, signor ministro!  Il puro caso!

CIPRIANO - Ah, davvero?

MARIUS - Desiderate altro, signor mi­nistro?

CIPRIANO (irritato) - E quel cofano, perchè è ancora li? (Va a suonare il campa­nello sul tavolinetto) Non avete detto che venissero a ritirarlo?

MARIUS - Domando scusa. L'ho detto venti volte! Non è colpa mia se non ven­gono!

CIPRIANO (a Francesco che entra) - Fran­cesco, telefonate subito al deposito del mo­bilio che vengano a ritirare quel cofano

FRANCESCO - Benissimo, signor mini­stro! (Via dal fondo).

CIPRIANO (prendendo il tagliacarte dalla scrivania) - E questo che cos'è?

MARIUS - Un tagliacarte di rame, signor ministro!

CIPRIANO - Lo so,che è un tagliacarte, ma non è stato pulito dal tempo dell'Impero! E questa ceneriera nemmeno!

MARIUS - Chiedo scusa signor ministro, ma la moglie del portiere ha partorito due gemelle...

CIPRIANO - E allora?

MARIUS - ... e allora, siccome è lei che si occupa di quel servizio; ... il signor ministro si renda conto che quella povera donna non può fare contemporaneamente dei figli e lucidare gli oggetti di metallo!

CIPRIANO - E io dovrei aspettare? Ma vi burlate forse di me, qui dentro?

MARIUS - Oh, signor ministro! Come potete credere...

CIPRIANO - Fate lucidare tutta questa roba da chi volete, ma che sia lucidata in­tesi? E adesso lasciatemi! (Si va a sedere alla scrivania).

MARIUS - Bene, signor ministro. (Men­tre esce) Èuna cosa da nulla ma gli fa venire travaso di bile. (Via).

CIPRIANO (seguendo con lo sguardo Ma­rius) - Che animale

OTTAVIO (entra da destra) - Buon giorno, signor ministro.

CIPRIANO - Buon giorno, Ottavio.

OTTAVIO - Avete esaminato gli incarta­menti che avevo lasciati ieri sera sulla vostra scrivania?

CIPRIANO - Non li ho nemmeno aperti! Non ho potuto lavorare! Sono rimasto qui fino alle due dopo mezzanotte e indovinate cosa ho fatto?

OTTAVIO - Avete dormito?

CIPRIANO - No, ho pensato a lei! Ah, mio caro, sono innamorato, innamorato pazzo!

OTTAVIO - Della signorina Angelina?

CIPRIANO - Ma che Angelina! Angelina è un'avventura banale che volge alla fine. La farò scritturare all'Odeon e tutto sarà li­quidato…

OTTAVIO - Giusto! Poichè si tratta di un teatro sovvenzionato...

CIPRIANO - Ma l'altra! L'altra! Un'av­ventura deliziosa, imprevista... Una vera signora... maritata...

OTTAVIO - Ah! Ah! Questo è più serio...

CIPRIANO (va a sedere sul divano) - Perciò non ve la nominerò.

OTTAVIO - Neanche per un Impero, come dice De Musset !

CIPRIANO - Ah, quella donna... dovrei dire: quelle donne, perchè ve ne sono due, in lei: la gran signora, innanzi tutto, una vera marchesa del vecchio Regime, garbata, riservata e in certi momenti un'altra donna, tutta diversa: la baccante!

OTTAVIO - La baccante?

CIPRIANO - Tutte le grandi amanti in una sola: Thais, Frine, Aspasia, Messalina... Prima di conoscere quella donna non ero che un principiante, un collegiale... in una notte mi ha rivelato certe cose... delle cose che...

OTTAVIO - Perbacco!

CIPRIANO - ... tutta la voluttà che si può cavare da un povero corpo umano... E quando penso che l'ho conosciuta in pro­vincia, in un buco come Gray... (Si alza).

OTTAVIO (si alza anche lui) - Gray?  Ma allora è...

CIPRIANO - Oh Dio! Mi sono tradito...

OTTAVIO - La signora Tricointe?

CIPRIANO - Ebbene, sì... ma non ne abusate!

OTTAVIO - Hogià dimenticato, signor ministro

CIPRIANO - Verrà qui stamani alle un­dici... me lo ha promesso... con la scusa di dover fare delle compere... Ma vi rendete conto che il marito di una simile donna non può rimanere semplice presidente laggiù. IIsuo posto è a Parigi... (Siede).

OTTAVIO - Vogliate scusarmi, signor ministro, ma un avanzamento tale sembrerà scandaloso

CIPRIANO - Perchè?

OTTAVIO - Passare da Gray a Parigi! Igiornali strillerebbero…

CIPRIANO - Già... IlFlambard...

OTTAVIO - Vi sarebbe un’interpellanza!

CIPRIANO - Credete?

OTTAVIO - Non v'è dubbio! Mandatelo a Bézière.

CIPRIANO - Troppo lontano! Forse a Versailles...

OTTAVIO - Èpromesso al cognato del senatore Lavirette, relatore del Bilancio...

CIPRIANO - A Melun?

OTTAVIO - Èpromesso al cugino del deputato Leveau, che è assai influente...

CIPRIANO - Già... già... ETours?

OTTAVIO - Promesso a Durantel, suo­cero della sorella del deputato Chaboche ! Gli avete data la vostra parola, a Chaboche !

CIPRIANO - Ma pare che sia molto ma­lato!

OTTAVIO - Spacciato addirittura!

CIPRIANO - E non me lo dicevate? Hodato la mia parola a un uomo valido, non ad un moribondo! (Si bussa al fondo) Avanti!

BIENASSIS (entra) - Ecco l'incartamento Tricointe... Ilsignor ministro ha firmato il decreto?

CIPRIANO - No, caro Bienassis... è tutto da rifare...

BIENASSIS (istupidito) - Tutto da rifare?

CIPRIANO - Il signor Tricointe è nomi­nato presidente a Tours.

BIENASSIS - E Durantel?

CIPRIANO - Mandatelo a Gray.

BIENASSIS (timidamente) - E' che... (So­lito gesto di cavar fuori l'orologio).

CIPRIANO - Non avete sentito? Sbri­gatevi!

BIENASSIS - Sì Sì... (Uscendo) Prenderò il treno delle dieci e cinquanta... (Via da destra).

OTTAVIO (a parte) - Ah, donne, donne...

MARIUS - Signor ministro, c'è una signora...

CIPRIANO (alzandosi con gioia ad Otta­vio) - È lei! È lei! È in anticipo!

MARIUS - È la signorina Angelina...

CIPRIANO - Angelina? Che seccatura!

MARIUS (a parte) - Come, come?

CIPRIANO (a Ottavio) - La riceverete voi, e le direte che sono in Consiglio... che andrò da lei più tardi... quello che vorrete, in­somma... (Mentre esce da destra) Apropo­sito, Marius, alle undici aspetto la signora Tricointe, la moglie del presidente del tri­bunale di Gray... Non ci sono che per lei! Avete ben capito? (Via).

MARIUS - Sì, signor ministro. (A parte) Ah! Tipermetti anche di piantare le donne, tu!

OTTAVIO (lo guarda) - Cosa c'è da sor­ridere?

MARIUS - Nulla, signor Rosimond... proprio nulla...

FRANCESCO (da sinistra) - Signor Rosi­mond, il presidente della Commissione del Bilancio vi aspetta nel vostro ufficio.

OTTAVIO - Vengo subito. Fate entrare la signora che è in anticamera. (Francesco via dal fondo) Marius, riceverete voi la si­gnorina Angelina, e le direte che il ministro è al Consiglio e non può vederla... Insomma mandatela via... ma con molto garbo, mi raccomando. (Esce in fretta a sinistra).

MARIUS (solo) - Se credono che io voglia mentire per un settentrionale, si sbagliano di grosso! (Francesco introduce Angelina e si ritira).

ANGELINA (senza riconoscere Marius che le volge le spalle) - Perchè non sei venuto ieri sera? (Si accorge dell'errore) Oh, pardon! Dov'è il signor Gaudet?

MARIUS - Se fosse un meridionale, vi direi che è al Consiglio dei Ministri, ma non è vero.

ANGELINA (indignata) - Rifiuta di rice­vermi?

MARIUS - Ed ha anche detto: Angelina! Che seccatura!

ANGELINA (con un grido) - Vuol pian­tarmi?!

MARIUS - Ne ha tutta l'aria...

ANGELINA (fuori di sè). - E crede di ca­varsela così? Ma non mi conosce! Gli farò vedere io di che è capace una marsigliese!

MARIUS (felice) - Siete marsigliese?

ANGELINA - E  come!

MARIUS - Avete perduto l'accento.

ANGELINA - Ho perduto ben altro, da quando sono a Parigi!

MARIUS - Poverina!

ANGELINA - Mi sentirà, il vostro Gaudet ! Andrò a fargli una di quelle scenate, a casa che...

MARIUS - A casa? Neanche per sogno! Qui, gliela dovete fare! Qui, al Ministero! Un bello scandalo del quale parleranno i giornali!

ANGELINA - Avete ragione! E per chi mi pianta, si può sapere!?

MARIUS - Aspettate... Mi ha detto che alle undici verrà una certa signora Tri­cointe...

ANGELINA - Una donna maritata?

MARIUS - Deve essere qualche moglie di giudice che vuol fare promuovere il marito... Ne ho viste tante!

ANGELINA - Siete sicuro che è per lei?

MARIUS - No, ma c'è modo di accertar­sene. Per una compaesana non ho il diritto di esitare.

ANGELINA - Cosa volete fare?

MARIUS - Ecco, guardate. (Eseguisce) Prendo questo campanello e lo nascondo sotto il cuscino del divano...

ANGELINA - Beh?...

MARIUS - Beh, se il ministro vuol fare qualche facezia con la Tricointe, il campa­nello suona, io entro e...

ANGELINA-Non arrivereste troppo tardi?

MARIUS - Fra la coppa e le labbra c'è posto per un usciere!

ANGELINA - E io, come saprò?

MARIUS. - Trovatevi alle undici e un quarto ai piedi della colonna Vendóme...

ANGELINA - Sotto Napoleone?

MARIUS - Era meridionale anche lui! Dunque, se è la Tricointe, sventolerò il fazzoletto (indica la finestra) voiverrete su e mi aspetterete in anticamera...

ANGELINA - Ho capito tutto! Ah, voi siete per me un padre, una madre e un fra­tello.

MARIUS - No, sono marsigliese, semplice­mente! E adesso filate! Ma acqua in boc­ca, eh?

ANGELINA - Non dubitate! (Via dal fondo. Breve pausa, poi entra Ottavio da sinistra).

OTTAVIO - Se n'è andata quella persona?

MARIUS - Un momento fa... È stata molto ragionevole, poverina!

OTTAVIO - Va bene, va bene, avvertite il ministro che c'è via libera e che il presi­dente della Commissione del Bilancio lo aspetta nel mio ufficio.

MARIUS - Benissimo, signor Rosimond. (Mentre esce a destra) Credo di tenerti, questa volta, mio piccolo Cipriano. (Via).

OTTAVIO (solo) - Se ci si mettono di mezzo le donne, siamo rovinati!

FRANCESCO (dal fondo) - La signora Tricointe chiede se il ministro può rice­verla.

OTTAVIO - Ma certamente! Il signor ministro l'aspettava! Fatela entrare subito e ditele che il signor Gaudet verrà immedia­tamente. Ah, Francesco... (Francesco che stava per ritirarsi si ferma) finchè vi sarà quella signora, non entrerete qui per nes­suna ragione.

FRANCESCO (sorridendo) - Hocapito, signor Rosimond! (Via).

OTTAVIO (uscendo anche lui a sinistra) - ­Però, che temperamento, quel Gaudet…

FRANCESCO (torna subito introducendo Aglae) - Prego, signora... si accomodi...

AGLAE (entra con una borsa à rete in ma­no) - - Grazie.

FRANCESCO (a parte) - La nuova favo­rita! Un po' stagionatella. (Forte) Ilsignor ministro verrà subito... il signor ministro aspettava la signora...

AGLAE - Mi aspettava? E come ha saputo che ero a Parigi?

FRANCESCO - Lo ignoro, signora.

AGLAE - Si vede che la polizia funziona bene... So che sono dal ministro...

FRANCESCO - Nel suo gabinetto!

AGLAE - Ah? (Fra sè) Vedrà mio marito di che sono capace! (Forte) Ditemi... è vero che il vostro padrone è un donnaiolo? Che gli piacciono molto le sottane?

FRANCESCO - Dipende dalle donne e dalle sottane...

AGLAE - Giusto! Vi sono due specie di donne: quelle che vogliono e quelle che non vogliono... e che poi finiscono sempre per volere...

FRANCESCO - La signora non ha altro da chiedermi?

AGLAE - No, no. Tornate pure al vostro lavoro.

FRANCESCO (uscendo, a parte) - A me una donna così non direbbe proprio nulla... (Via).

AGLAE (guardandosi intorno) - Non c'èche dire: è ben tenuto il gabinetto del mi­nistro... (Vede il tagliacarte) Oh che orrore! Come si fa a lasciare gli oggetti di metallo in quello stato? (Cava dalla borsa la pelle e comincia a strofinarlo) Gli ottoni diun mi­nistero dovrebbero brillare...

CIPRIANO (entra da destra) - Oh! Cosa fa qui quella donna? (Vede che strofina il tagliacarte) Ah, èquella che èvenuta a pu­lire gli ottoni... (Avanza) No, no, signora! Non vorrete pulire gli ottoni nel mio ga­binetto!

AGLAE (impacciata) - Mi ero permessa... L'usciere m'ha detto che il signor ministro mi aspettava...

CIPRIANO - Sì,ma non a quest'ora… Dopola chiusura degli uffici...

AGLAE (stupita) - Ah?

CIPRIANO (prendendo dalla scrivania lutti gli oggetti di metallo e consegnandoglieli) - Dal momento che siete venuta, però andate pure a pulirli di là.

AGLAE (prendendo gli oggetti) - Se il signor ministro vuole... Ilsignor ministro sarà soddisfatto... Con me, devono bril­lare! (Entrando a sinistra) Vedrà chi sono io! (Via).

CIPRIANO (sedendo alla scrivania) - Far pulire gli ottoni a quest'ora... È un vero imbecille quel Marius!

MARIUS (dal londo) - Signor ministro...

CIPRIANO - Oh, giusto voi! Visembra l'ora, 'questa, di far pulire gli ottoni? Un'al­tra volta aspettate che gli uffici siano chiusi. Avete capito?

MARIUS - Ma, signor ministro...

CIPRIANO - Non ci sono ma...!

MARIUS (a parte) - 0 miprende in giro o si è istupidito.

CIPRIANO (brusco) - Cosa volete? Perchè siete entrato?

MARIUS - Per annunziare la signora Tri­cointe...

CIPRIANO (alzandosi subito) - E non po­tevate dirmelo subito?

MARIUS - II signor ministro non mi lascia parlare!

CIPRIANO - Va bene! Va bene! Fate entrare quella signora e non venite più se non suono! (Marius fa entrare Gobette e si ritira).

GOBETTE (gran dama) - Signor mini­stro!...

CIPRIANO - Voi! Siete voi!

GOBETTE - Non vi disturbo?

CIPRIANO - Disturbarmi? Non siete in casa vostra, qui?

GOBETTE - Sono molto turbata... Io, in questo austero palazzo... Mi pare che il soffitto debba cadermi in testa!

CIPRIANO (facendola sedere a sinistra del tavolinetto) - Tremate... Ma è delizioso!

GOBETTE - Mi par di essere una piccola cosa spaventata... Ester dinanzi ad As­suero...

CIPRIANO - È sempre Assuero il più turbato, ve lo assicuro!

GOBETTE - Davvero? Non mi avete di­menticata?

CIPRIANO - Sipuò dimenticare una notte diebbrezza?

GOBETTE (con aria offesa) - Signor mi­nistro!        

CIPRIANO (a parte) - Ecco la gran dama! ! ! (Siede accanto a Gobette, su una sedia).

GOBETTE - Viho promesso di venire oggi, perchè dovevo farvi una richiesta.

CIPRIANO - Già concesso!

GOBETTE - Promettetemi di non tor­nare mai più a Gray!

CIPRIANO - Ve lo prometto. Non ci tor­nerò più... e voi nemmeno!

GOBETTE - Oh, io di certo... di certo ci tornerò!

CIPRIANO - No, signora. Perchè ho no­minato vostro marito presidente a Tours.

GOBETTE (divertita) - Per causa mia?

CIPRIANO - Per voi, solo per voi!

GOBETTE (a parte) - Questa è bella

CIPRIANO - E ho scelto quella città perchè è a tre ore da Parigi. Si può andare e venire nella stessa giornata. E figuratevi quanti pretesti troverò per venire a vedervi a Tours !

GOBETTE (subito) - Ve    lo        proibisco ! Non voglio che mettiate più piede in casa di mio marito!

CIPRIANO - Perchè?

GOBETTE - Perchè... perchè sarei troppo imbarazzata dinanzi a lui! Siete l'unica colpa della mia vita!... No! no! Non sa­rebbe bello!

CIPRIANO - Siete veramente una donna onesta! Avete una delicatezza di sentimenti, una suscettibilità di coscienza, che ben po­che avrebbero al vostro posto!... E sia! Allora verrete voi a vedermi a Parigi.

GOBETTE (irriflessivamente) - Dopoogni tournée: ve lo -prometto!

CIPRIANO - Dopo ogni tournée?

GOBETTE (impacciata) - Sapete, ogni volta che vengo a Parigi faccio delle vere tournée nei magazzini...

CIPRIANO - Ah, capisco... E allora do­vrete venirci spesso, molto spesso... Ogni giorno vi sono, in tutti i reparti, occasioni eccezionali... occasioni che una buona pa­drona di casa non deve lasciarsi sfuggire...

GOBETTE - Non bisogna mai lasciarsi sfuggire un'occasione!

CIPRIANO - Mai! E se non lo fate per me, fatelo perla Francia! (Gesto di sorpresa di Gobette) Se non vi vedessi spesso, spessis­simo, diventerei nervoso, cattivo e, quel che è peggio per un ministro della giustizia, ingiusto!

GOBETTE - Credete proprio che una po­vera provincialotta possa avere tanta in­fluenza?

CIPRIANO (alzandosi) - Enorme! Ve­dete: da quando sono tornato, invece di occuparmi degli affari del mio dicastero, non penso che a voi, a voi sola. Rivivoi miei ricordi... rivedo il vostro corpo meraviglioso... le vostre spalle... e quel neo, quel neo che avete là sul collo... Sì, quel neo. (Gobette si alza) Ho un bel chiudere gli occhi: è sempre lì,davanti a me... mi affascina; mi fa impazzire

GOBETTE (a parte) - Che bella voce ha! Canaglia!

CIPRIANO - E gli incartamenti si ammon­ticchiano sul mio scrittoio... presidenti, procuratori, giudici attendono invano nel­l'anticamera. Tutti gli affari restano in sospeso... E che cosa ha potuto interrompere così la vita giudiziaria di un grande paese? Una rivoluzione, forse? No,signora: un neo! (Le slaccia la camicetta).

GOBETTE - Ah, Cipriano

CIPRIANO - Cara... amor mio...

GOBETTE - Cosa fate?

CIPRIANO - Voglio vederlo ancora! (Ha slacciato completamente l'abito di Gobette che le scivola ai piedi) Il capolavoro balza fuori dai veli che lo avvolgevano!

GOBETTE - Amico mio, fra queste pa­reti austere...

CIPRIANO - Oh, ne hanno visto ben altre altrettanto belle! Eccolo, il mio neo. (Lo bacia) Buon giorno, caro amore mio.

GOBETTE - Come baci bene, Cipriano... Ancora... Ancora. (Mentre Cipriano bacia con passione) Ho paura che vada a finir male. (Si toglie il cappello).

CIPRIANO - Iodico anzi che andrà a finire benissimo! (La trascina sul divano).

GOBETTE (abbandonandosi) - Cipriano! Cipriano!...(Appena sono sul divano il campanello comincia a suonare ininterrot­tamente).

MARIUS (dal fondo) - Ilsignor ministro ha suonato?

GOBETTE (con un grido) - Ah! (Fugge a destra).

CIPRIANO (fuori di. sè, sempre sul divano) - No! Non ho suonato! Come vi permettete di entrare?

MARIUS - Chiedo scusa. Il signor mini­stro ha suonato.  Ilsignor ministro con­tinua a suonare.

CIPRIANO - Io? (Si alza. Il suono cessa).

MARIUS - Ilsignor ministro non suona più.

CIPRIANO (scoprendo il campanello sotto il cuscino del divano) - Chi lo ha messo lì?

MARIUS - Non saprei! Pocofa era sul tavolinetto... Forse è scivolato... anche lui...

CIPRIANO - Voglio sapere chi ha fatto questo stupido scherzo! (Prende il vestito e il cappello di Gobette e si avvia verso destra).

FRANCESCO (bussa ed entra dal fondo) - Il signor Procuratore Generale attende il signor ministro nell'ufficio del direttore. Pare abbia molta urgenza.

CIPRIANO - Vengo subito! (Getta la roba di Gobelte nel cofano della legna. Mentre esce) E se lo avete messo voi il campanello li sotto, me la pagherete ! (Via in fretta dal fondo).

FRANCESCO (istupidito) - Cosa vuole col  suo campanello?

MARIUS - Non gli date retta! E comple­tamente rimbecillito!

FRANCESCO - Protesterò sui giornali (Via dal fondo).

MARIUS (soddisfatto) - Era proprio lei, la Tricointe ! (Bussano da destra) Avanti (Entrano due facchini del Deposito Nazionale del mobilio).

PrimoFACCH. - Hanno telefonato al Deposito di venire subito a ritirare un co­fano di legna. Possiamo prenderlo?

MARIUS (a parte) - E c'è il vestito dentro! (Forte) Sicuro che potete prenderlo! Loha ordinato il ministro in persona! (I due facchini escono a destra. II p. Stropicciandosi le mani) Ilvestito e il cappello della Tri­cointe vanno al Deposito! (Canticchia la Marsigliese).

OTTAVIO (da sinistra) - Dov'è il ministro?

MARIUS - Dal Procuratore Generale.

OTTAVIO - Va bene. Potete andare... (Marius via dal fondo) La signora Tricointe deve essersene andata...,

GOBETTE (rientra da destra) - Hai mandato via l'usciere? Oh! Il capo gabi­netto! (Si nasconde dietro il divano).

OTTAVIO (a parte) - La baccante c'è ancora!

GOBETTE - Dov'è il signor Gaudet?

OTTAVIO - In conferenza col Procuratore Generale.

GOBETTE - Ah! (Fra sè) C'è un'altra conferenza che avrebbe dovuto finir prima!

OTTAVIO - Come?

GOBETTE - Niente, niente... Vorreste darmi, per favore, il mio vestito e il mio cappello?... Già, poco fa mi sono sentita male e ho dovuto slacciarmi...

OTTAVIO - Dov'è il vostro vestito? (Cercando intorno) Non lo vedo.

GOBETTE (viene dl centro) - Non vedete?

OTTAVIO (ammirandola) - Perbacco!

GOBETTE (pudica) - Vi prego, non mi guardate!

OTTAVIO - Non vi guardo... ma perdinci! Vedo ugualmente!

GOBETTE - Scommetto che non credete affatto che mi sono sentita male poco fa?

OTTAVIO - Signora, quando si hanno delle spalle come le vostre si può dire qualunque cosa: la crederei!

GOBETTE - Ed ecco come una donna onesta perde la propria reputazione!

OTTAVIO - Viassicuro che ho di voi la migliore opinione.

GOBETTE (a parte) - Toh ! toh ! Non lo avevo notato, l'altra sera... (Forte) Siete un bel ragazzo, sapete?

OTTAVIO (confuso) - Oh! Signora... Vado a vedere se il vostro vestito è di là ...

GOBETTE (trattenendolo)  Avete dei begli occhi... Come vi chiamate, adesso?

OTTAVIO - Mi chiamo sempre Ottavio Rosimond.

GOBETTE - Ottavio... carino! (Gli fa una carezza) Chi sa quante donne si sono incapricciate di voi!

OTTAVIO (molto imbarazzato) - Ilvostro vestito, signora Tricointe.

GOBETTE - Non mi state a seccare, col vestito! Datemi la vostra mano, vi predirò la buona ventura... (Ottavio esita) Date­mela! (Lo fa sedere e gli guarda la mano) Oh! Oh! Vedo che siete stato molto fortu­nato, in amore!

OTTAVIO - Così Così...

GOBETTE - E vedo anche che presto avrete un'altra fortuna... una signora della buona società... che non ha amato da 24ore!

OTTAVIO (alzandosi spaventato) - Signora, ve ne prego... signora

GOBETTE (afferrandolo) - Mipiaci! E non te lo mando a dire!

OTTAVIO (cercando di svincolarsi) - Ma il signor Tricointe...

GOBETTE - Non ti occupare di lui!

OTTAVIO (c. s.) - Ma il ministro!

GOBETTE - Non doveva piantarmi a mezza strada! Dov'è il tuo ufficio?

OTTAVIO (indicando la seconda porta a sinistra) - Là...

GOBETTE - Fammelo vedere. (Lo tra­scina).

OTTAVIO(dibattendosi) - No! No!

GOBETTE - Cosa c'è? Non ti piaccio, forse?

OTTAVIO - Oh, Sì! Siete deliziosa!... ma preferisco dirvi la verità: sono inna­morato.

GOBETTE (divertita) - Sei innamorato?

OTTAVIO - Sì... Di una giovane inglese che ho incontrata in treno... Abbiamo fatto colazione insieme... Lei non sapeva una pa­rola della nostra lingua e io non sapevo una parola della sua... ma ci siamo compresi benissimo! È stato dieci giorni fa... e da allora sono casto...

GOBETTE - Dieci giorni! Poverino!... Ma i sentimenti sono tutt'altra cosa! La­sciati andare! Non perdere la buona occa­sione che ti si offre!

OTTAVIO - E come si offre!

GOBETTE - Chi ti impedisce di pensare alla tua inglese? E poi, non te ne pentirai...

OTTAVIO - Ma mi sono giurato...

GOBETTE (baciandolo sulla bocca) - Quésto è per il tuo giuramento!

OTTAVIO - Oh santo Dio ! Non rico­minciate, vi prego!

GOBETTE (baciandolo) - Ali, si? Tieni! Tieni! (Lo trascina a forza a sinistra, II p.) Ma questa volta metto il lucchetto! (Via con Ottavio).

AGLAE (rientra dopo un momento con tutti gli oggetti ben lucidati) - Adesso mi pare che brillino a dovere! Oh, non c'è... Purchè non tardi troppo a tornare... Dionisia mi aspetta in albergo.

CIPRIANO (viene dal fondo) - Perbacco! Ancora questa donna!

AGLAE (sorridendo) - Hofinito, signor ministro.

                                          

CIPRIANO - Beh! E cosa volete?

AGLAE - Il signor ministro non indovina?

CIPRIANO - Ah sì... la paletta e le molle... (Va a prenderle al caminetto) Eccole.

AGLAE (stupita, prendendole) - Il signor ministro vuole che...

CIPRIANO - Naturale! Giacchè siete qui Sbrigatevi! Sbrigatevi! C'è gente che mi aspetta!

AGLAE - Bene, bene, signor ministro... (Mentre esce a sinistra, I p.) Mi farà lucidare tutti gli oggetti del Ministero? !

CIPRIANO (solo) - Quella povera signora Tricointe! Chi sa cosa penserà... (Apre la I Porta a destra) Vogliate scusarmi..: Oh Non c'è più! (Si volge) E hanno anche tolto il cofano della legna... (Va alla II porta a sinistra e tenta di aprirla) Ottavio! Ottavio! Perchè s'è chiuso dentro? (Più forte) Ot­tavio! Aprite dunque!

OTTAVIO (entra con i capelli un po' in di­sordine, la cravatta di traverso e molto im­pacciato) - Signor ministro?

CIPRIANO - Perchè vi siete chiuso?

OTTAVIO - Per lavorare tranquillamente. Stavo compulsando un incartamento...

CIPRIANO (guardandolo) - Cosa avete? Siete spettinato, con la cravatta di tra­verso...

OTTAVIO - Fa un tale caldo, lì dentro...

CIPRIANO - Avete visto la signora Tri­cointe?

OTTAVIO (subito) - Se n'è andata!

CIPRIANO - Ne siete certo?

OTTAVIO - Certissimo!

CIPRIANO - Forse si era stancata di aspettare... (a parte) Meno male che ha ripreso il vestito...

OTTAVIO (a parte) - Ha ragione: è straor­dinaria!

CIPRIANO - Che donna, amico mio, che donna! Non potete farvene un'idea!

OTTAVIO - Adesso sì... (Correggendosi) Dopo quanto mi avete detto...

CIPRIANO - Già... figuratevi che, appena arrivata... Ma ve lo racconterò dopo... Ora

voglio firmare il decreto di nomina del ma­rito a Tours...

OTTAVIO (con un'occhiata verso sinistra) - Tours... è molto lontano

CIPRIANO (stupito) - Come?

OTTAVIO - Ho riflettuto... Tre ore di ferrovia... Non potrà venire molto spesso e voi ne soffrirete...

CIPRIANO (soddisfatto, a parte) - Come mi vuol bene questo ragazzo! (Forte) Avete ragione... allora Blois?

OTTAVIO - Ancora troppo lontano...

CIPRIANO - Versailles?

OTTAVIO - E perchè non Parigi? Sa­rebbe assai più semplice!

CIPRIANO - Parigi?

OTTAVIO - Direttore del personale! Un vecchio magistrato, provato...

CIPRIANO. - Oh, sì, molto provato... Ma poco fa temevate lo scandalo!

OTTAVIO - Non bisogna esagerare, poi.

CIPRIANO - E i giornali?

OTTAVIO (indignato) - Vilascerete inti­midire? Col vostro carattere?

CIPRIANO - E se fanno un'interpellanza?

OTTAVIO (con forza) - Risponderete che voi andate a cercare il merito dove si na­sconde! Come? Siè lasciato ammuffire un uomo di quel valore, per venti anni, a Gray ! L'onore della magistratura francese! Un giudice di tale virtù, di tale autorità!... Ma non siamo più sotto l'Impero!

CIPRIANO (entusiasta) - Bravo! Avete ragione! (Si bussa) Avanti!

BIENASSIS (entra) - Signor ministro... ecco il decreto con la nomina del signor Tri­cointe a Tours.

CIPRIANO - E cambiato tutto! Tricointe non va più a Tours!

BIENASSIS (stupefatto) - Non va più...

OTTAVIO – E’ nominato a Parigi.

CIPRIANO - Direttore del personale.

OTTAVIO - Ecco!

CIPRIANO - Ecco!

BIENASSIS (avvilito) - Ma...ma è tutto un lavoro da rifare

OTTAVIO - E con sveltezza! Senza tirarla per le lunghe!

BIENASSIS - E chi va a Tours?

CIPRIANO - Durantel, perbacco! Presto! Presto! Andate!

BIENASSIS (fra sè) - Prenderò il treno delle 11 e mezzo.

OTTAVIO - Come dite?

BIENASSIS - E mia moglie che mi aspetta alla stazione...

OTTAVIO - Che importanza ha? (Spin­gendolo fuori) Andate! (Bienassis esce da destra).

CIPRIANO (vede la borsa dimenticata da Aglae) - Cos'è?

OTTAVIO(a parte) - Come allontanarlo?

CIPRIANO - Una borsa... Di chi sarà? (L'apre) Dei biglietti da visita della signora Tricointe... e una lettera che certo voleva impostare... “Signor Maillefer – Honfleur”... Carta intestata dell'hótel de la Paix, Boulevard Montmartre... Sivede che al­loggia lì... Le farò portare subito la sua borsa...

OTTAVIO - E non sarebbe carino andarci voi stesso? Potreste scusarvi.

CIPRIANO - Ottima idea! E se è rientrata, potremmo riprendere il colloquio interrotto (Via dal fondo).

OTTAVIO - Finalmente! Ora posso far filare la signora Tricointe... Ma dove sarà il suo vestito? (Cerca anche sotto i mobili) Dove può averlo nascosto quell'animale?

GOBETTE (entra da sinistra) - Beh! Sei solo? Hai trovato finalmente il mio vestito?

OTTAVIO - Macchè!

GOBETTE - Che spasso!

OTTAVIO - Vi fa ridere?

GOBETTE - Vuoiche pianga, forse? Sal­terà fuori, no? Intanto dammi un bacio...

OTTAVIO - Oh, Sì! Sì! (La bacia con fuoco).

GOBETTE -- Non rimpiangi nulla?

OTTAVIO - Oh no!

GOBETTE - Allora ricominceremo?

OTTAVIO - Quando vorrai?

GOBETTE - Verrò a trovarti tutti i giorni, nel tuo ufficio...

OTTAVIO - Di pomeriggio, quando il principale sarà alla Camera. A proposito: è venuto al tuo albergo...

GOBETTE - Che albergo?

OTTAVIO - A la Paix, no?... Vado a ve­dere se il vestito è di là... (Esce da destra).

GOBETTE - A la Paix? Mah... non ca­pisco... (Alza le spalle) Però Ottavio mi piace sul serio... è proprio carino... Tuttavia temo di non essermi comportata molto seriamente... per una presidentessa... (Guarda l'orologio) Le undici e un quarto! E io che ho appuntamento col mio impresario america­no... Dove diavolo sarà il mio vestito? (Si bussa dal fondo) Ancora gente! Ma è un mercato, qui! (Esce in fretta a sinistra II p.).

MARIUS (mette dentro la testa) - Non c'è nessuno... Le undici e un quarto... Angelina deve stare sotto Napoleone... Le faccio il segnale convenuto... (Si avvicina alla fi­nestra e agita il fazzoletto. Si sente bussare al fondo.) Entrate!

TRICOINTE - Scusate! Il portiere mi ha detto di rivolgermi ad un usciere...

MARIUS (secco) - Cosa volete?

TRICOINTE - Vorrei parlare col Guarda­sigilli...

MARIUS - Non c'è... E del resto oggi non riceve... Tornate domani, o dopodomani, o fra otto giorni... Non c'è urgenza...

TRICOINTE - Ma io sono venuto a Parigi espressamente...

MARIUS - Cosa volete che m'importi?

TRICOINTE - Potreste dirgli allora che il presidente Tricointe...

MARIUS - Tricointe? Avete detto Tri­cointe? Voisiete il presidente Tricointe?

TRICOINTE (stupito del cambiamento di Marius) - Per l'appunto...

MARIUS - Accomodatevi! Accomodatevi! Il ministro torna subito!

TRICOINTE - Avevate detto che oggi non riceve...

MARIUS - Non ci badate. Sarà felicissimo di vedervi! (Lo costringe a sedere sul divano. Cipriano entra dal fondo e si ferma inter­detto vedendo Tricointe).

TRICOINTE (Alzandosi) - Signor ministro…

MARIUS - Sì, signor ministro…  Abbiamo tra noi il presidente Tricointe!

TRICOINTE - Sapendo che oggi non ricevete, volevo ritirarmi ma il vostro usciere, quando ha saputo il mio nome, ha talmente insistito che…

MARIUS (Sorridente) - Ho creduto di far bene!

CIPRIANO - Avete fatto benissimo!  (A parte) Carogna!

MARIUS (A Tricointe) - Vedete com’è felice?

CIPRIANO - Lasciateci!

MARIUS - Sì, signor ministro! (Mentre esce) Che colpo da maestro! (Via)

CIPRIANO - Sono tanto felice di vedervi, mio caro Presidente,, in quanto avevo proprio pensato a voi… (Gli fa cenno di sedersi a destra della scrivania)

TRICOINTE - Come?

CIPRIANO (Alla scrivania) - E dire che un uomo del vostro valore è stato dimenticato per venti anni a Grey!  Un giudice della vostra virtù e della vostra austerità,nemico della donna e della menzogna…

TRICOINTE (Cerca di interromperlo) - Signor ministro…

CIPRIANO - Ma basta coi favoritismi!  D’ora in poi non promuoverò che i più degni!

TRICOINTE (Con forza) - E avete ragione!  Un magistrato che ha mentito, non può giudicare i suoi simili!  (Alzandosi)  Vi prego dunque, signor ministro, di accettare le mie dimissioni.

CIPRIANO - Eh?

TRICOINTE - Ho mentito…  Ho macchiato il mio bianco ermellino!

CIPRIANO - Voi?

TRICOINTE - Io!  Mi ritirerò in un deserto con mia moglie!

CIPRIANO (Avvicinandoglisi, con calore) - Ah, no!  Ah, no!  E’ una cosa che non tollererò mai!

TRICOINTE - Ma…

CIPRIANO - Caro Presidente, se tutti i magistrati che hanno mentito dovessero ritirarsi in un deserto, bisognerebbe stabilirvi un servizio d’ordine!

TRICOINTE - Eppure…

CIPRIANO (Senza lasciarlo parlare) - E poi c’è menzogna e menzogna!  E sono sicuro che la vostra è piccola piccola…  Avete mentito ad un inferiore?

TRICOINTE - No, Signor Ministro.  A un superiore!

CIPRIANO - Allora è ancora più piccola di quanto non credessi!

GOBETTE (Compare da sinistra) - Oh Dio! Tricointe!  (Si nasconde dietro la porta senza essere vista e rimane in ascolto)

CIPRIANO - Se fosse una faccenda di donne… oh, allora… Conoscete le mie idee: sarei inesorabile!

TRICOINTE - E’ proprio una faccenda di donne…  Ho ricevuto una sgualdrina sotto il tetto coniugale!

GOBETTE  (Esce un po’ fuori) - Una sgualdrina!

CIPRIANO (Vedendola) -  Ah! (Gobette si nasconde di nuovo)

TRICOINTE - Vi dirò tutto, signor ministro!

CIPRIANO - Non voglio sapere niente!

TRICOINTE  (Alzando la voce) -  Devo liberare la mia coscienza!

CIPRIANO - Vi ordino di tacere!  Sono il vostro ministro!

TRICOINTE - E sia!  Vi obbedisco!  Ma cosa penserete di me?

CIPRIANO - Che siete una delle più belle figure della magistratura francese!

TRICOINTE - Io ?!

CIPRIANO – E perciò vi nomino Direttore del personale al Ministero della Giustizia!

TRICOINTE – Ma io sogno…

CIPRIANO – Venite!  Voglio che prendiate subito possesso del vostro posto.

OTTAVIO (Entra da destra.  Fra sé) – Non sono riuscito a trovare…(Vedendo Tricointe) Perdinci!  Il marito!

CIPRIANO – Ah, Rosimond!  Accompagnate voi il signor Tricointe e presentatelo al personale.

TRICOINTE – Lasciate che prima vi ringrazi…

CIPRIANO – Più tardi!  Più tardi!

OTTAVIO (A Tricointe) – Passate, prego…

CIPRIANO (Piano ad Ottavio) – Sua moglie è nel vostro ufficio.

OTTAVIO (Fingendosi stupito) – Impossibile!

TRICOINTE (Volgendosi) – Sono una delle più belle figure della magistratura francese!

OTTAVIO (Spingendolo fuori) – Me ne rallegro con voi!  (Via entrambi)

GOBETTE (Entra) – Finalmente!

CIPRIANO – Credevo che ve ne foste andata da molto tempo.

GOBETTE – Senza abito e senza cappello?  Dove li avete messi, si può sapere?

CIPRIANO – Nel cofano della legna!

GOBETTE – Bel posto!  E dov’è il cofano?

CIPRIANO – Sono venuti a prenderlo, ma forse non l’hanno ancora portato via.  Ora domanderò.  Entrate un momento di là.  (Suona)

GOBETTE – Ancora?  Ah, mio caro, si fa presto ad entrare in un ministero, ma non è tanto facile uscirne!  (Via a destra)

CIPRIANO – Se fosse ministro non direbbe così.  (A Marius che entra)  Dov’è il cofano della legna?

MARIUS – In strada per il Deposito Nazionale…  Mi avete ordinato voi stesso…

CIPRIANO - E il vestito ed il cappello che c’erano dentro?  Li ho messi in vostra presenza! 

MARIUS – Io non ho visto nulla…

CIPRIANO (Esasperato) – Non ha visto nulla!

MARIUS – Non vedo mai nulla, io.

CIPRIANO – Telefonate immediatamente al Deposito di rimandare immediatamente quegli oggetti qui.

MARIUS – Telefonerò…  Ma faccio notare al signor ministro che il furgone rientrerà al Deposito non prima delle sei…

CIPRIANO – Alle sei!

MARIUS – Vale la pena di telefonare?

CIPRIANO – No!  Andate al diavolo!

MARIUS – Bene, signor ministro!  (A parte) Dove sarà andato Tricointe?  (Via dal fondo)

CIPRIANO – E quella disgraziata che aspetta di là!  Ah!  Chi mi dà un vestito e un cappello?  Il mio portafoglio per un vestito ed un cappello!

AGLAE (Entra) – Ho lucidato la paletta e le molle, signor ministro!

CIPRIANO (Colpito da un’idea) – Salvi!

AGLAE – Spero che il signor ministro sarà contento!

CIPRIANO – Ma sì…  Volete guadagnare cento franchi?

AGLAE (Indignata) – Per denaro, mai!

CIPRIANO – E cosa volete allora?

AGLAE – Mio marito attende una promozione da oltre venti anni e…

CIPRIANO – Va bene!  L’avrà!  Ma spogliatevi!

AGLAE – E se rifiuto?

CIPRIANO – Non avrà nulla!

AGLAE – Allora non ho il diritto di esitare!  (Togliendosi il cappello)  Glielo debbo!

CIPRIANO – Il vestito adesso!  Presto!  Presto!

AGLAE (A parte) – Come è impaziente!

CIPRIANO – Sbrigatevi!  I minuti sono secoli!

AGLAE – Oh, questi uomini politici…  Ecco!  (L’abito le casca ai piedi)

CIPRIANO (Raccattandolo) E adesso aspettate qui tranquillamente.  Vi riporteranno tutto tra poco.  (Via in fretta a destra)

AGLAE – Come?  Si prende la mia roba?  (Vedendo Marius che entra dal fondo)  Ah!  (Si nasconde dietro il divano)

MARIUS – Un’altra donna svestita?  E di dove è saltata fuori questa?

AGLAE (A parte) – Beh, è un’usciere…  (Avanza)  Aspetto il ministro…

MARIUS (Verso il pubblico) – Vi pare conveniente in un ministero?

AGLAE – Cosa dite?

MARIUS – Cosa volete che dica?  E’ sempre così quando c’è qualche movimento nella magistratura.

AGLAE – Sono venti anni che mio marito aspetta una promozione!

MARIUS – Ah, sì?  Beh, me lo racconterete un’altra volta.  Ora devo cercare una certa signora Tricointe.

AGLAE – Una signora Tricointe?  Ma sono io!

MARIUS – Voi siete la signora Tricointe?

AGLAE – Sicuro!

MARIUS – Oh, bella!  Ce ne erano due!

AGLAE – Mio marito è il Presidente del tribunale di Gray!

MARIUS – Allora la presidentessa siete voi?  Ne siete proprio sicura?  Non c’è errore?

AGLAE – Sicuro che ne sono sicura!  Ma perché mi cercavate?

MARIUS – Lo saprete subito!  Sedete lì e non vi muovete!  Non vi muovete, mi raccomando!  (Uscendo)  Vado a dire al marito che il ministro lo vuole vedere… (Via a destra, sec. Porta)

AGLAE – Sono curiosa di sapere…

CIPRIANO (Rientra parlando verso fuori) – Sbrigatevi…

AGLAE – Lui…

CIPRIANO (Vedendola) – Cosa fate qui, voi?

AGLAE (Sorridendo) – Aspetto, signor ministro…

CIPRIANO – Ma non nel mio ufficio, signora!  No! No! Andate ad aspettare dal mio capo di gabinetto. (Va ad aprire la seconda porta a sinistra)

AGLAE (Seguendolo) – L’usciere mi aveva detto…

CIPRIANO – Non occupatevi dell’usciere.  Fate ciò che vi dico io!  Andate, perdinci, andate!

AGLAE (A parte, uscendo) – E’ un brutale! Mi piace!

CIPRIANO (Solo) – Ha la mania di installarsi qui!

GOBETTE (Da destra. Ha indossato l’abito di Aglae e ne ha in mano il cappello) – Ma guardate che roba! Chi vi ha fornito questi orrori?

CIPRIANO – Una brava donna che pulisce gli ottoni.

GOBETTE (Mettendosi il cappello che è troppo piccolo per lei) – Se almeno fossimo a carnevale…

CIPRIANO – Non andate in collera. Ho nominato vostro marito a Parigi e potrete venirmi a trovare tutti i giorni!

GOBETTE – Venire qui? Impossibile! Se Tricointe è Direttore del personale, passerà la sua vita al ministero ed io non ho nessuna voglia di trovarmi faccia a faccia con lui! Chissà quante storie farebbe!

CIPRIANO – Non vi avevo pensato!

GOBETTE – Non pensate mai a nulla voi!  Rimandatelo a Tours!

CIPRIANO – Sarebbe retrocederlo…  Ormai non può che avanzare!

GOBETTE – Avanzatelo, ma mandatelo in un altro posto!  Al Palazzo di Giustizia, per esempio…

CIPRIANO – Avete ragione: lo nominerò Primo Presidente della Corte d’Appello!  Ma che strada ha fatto in 24 ore!

GOBETTE (A parte) – E mi chiama sgualdrina!  Sono proprio una brava figliola…

TRICOINTE (Entra da destra 2°porta) – Eccomi a voi, signor ministro!

GOBETTE – Accidenti! Tricointe!  (Prende il cestino della cartaccia e si copre completamente il capo).

TRICOINTE – Oh! Vogliate scusarmi…  Vedo che non siete solo…

CIPRIANO (Accompagnando Gobette verso il fondo) – Siamo intesi, signora…  Esaminerò la vostra richiesta e se mi sarà possibile le darò corso…  I miei rispetti! (Gobette via).

TRICOINTE (Che l’ha seguita con lo sguardo) – Che strani cappelli si usano quest’anno a Parigi!

CIPRIANO (A parte) -  Meno male che non l’ha riconosciuta!

TRICOINTE – L’usciere mi ha detto che dovevate parlarmi…

CIPRIANO (Fra i denti) – Sempre quella canaglia! (Forte) Infatti… Volevo annunciarvi che non siete più il Direttore del personale.

TRICOINTE – Di già?

CIPRIANO – Siete nominato Primo Presidente della Corte d’appello.

TRICOINTE (Felice) – Primo Presidente della Corte d’Appello?!?

BIENASSIS (Entra) – Signor Ministro, ecco il decreto che nomina il signor Tricointe Direttore del personale.

CIPRIANO – Beh!  Bisogna rifarlo.

BIENASSIS – Ancora ?!?

CIPRIANO – Il signor Tricointe non è più Direttore del personale…

TRICOINTE – Sono stato nominato Primo Presidente della Corte d’Appello.

BIENASSIS – Ma è uno scherzo!

CIPRIANO (Severo) – Signor Bienassis!  Io non scherzo mai!  Tornate nel vostro ufficio!

BIENASSIS – Ma…

CIPRIANO – Non una parola! Andate!

BIENASSIS (Mortificato) – Sì, Signor Ministro! (Via)

TRICOINTE – Primo Presidente della Corte d’Appello! Ah, Signor Ministro…

 

CIPRIANO – Non mi ringraziate!  Più la giustizia è tardiva più deve rendere onore al merito!

OTTAVIO (Entra in fretta dal fondo) – Il Consiglio dei Ministri è già riunito all?Eliseo… Non si aspetta che voi, signor Gaudet!

CIPRIANO – E’ vero! Era per oggi…  Ho avuto una mattinata così occupata che l’avevo dimenticato.  Scusatemi signor Primo Presidente della Corte d’Appello!

OTTAVIO (Stupefatto) – Eh?

TRICOINTE – Andate, signor ministro, andate…  La Francia innanzi tutto!

OTTAVIO (Piano a Cipriano) – Primo Presidente della Corte d’Appello?

CIPRIANO – S’, vi racconterò poi… (Via in fretta dal fondo)

OTTAVIO – Ah, donne! Donne! (Lo segue)

TRICOINTE (Solo) – Si ha un bel dire, ma il vero merito finisce sempre per trionfare.

MARIUS (Entrando da destra e parlando verso fuori) – Venite… Venite tutti! (Entra Angelina seguita da vari impiegati)

ANGELINA – Dov’è? Dov’è?

MARIUS – Non lo so!  Ma ecco intanto il marito!

ANGELINA – Ah!  Siete voi il becco?

TRICOINTE (Sussultando) – Il becco?

ANGELINA – Vostra moglie è l’amante del ministro!  E passeggia mezza nuda per il ministero!

TRICOINTE (Alzando le spalle) – Mia moglie è a Honfleur!

ANGELINA – Ah sì?  E’ a Honfleur! Davvero? (In questo momento Aglae rientra da sinistra)  E questa… chi è?

AGLAE (Si ferma allibita) – Agostino!

TRICOINTE (Come lei) – Aglae!  (Aglae fugge via di corsa dal fondo)

ANGELINA (Slanciandosi dietro di lei) – Oh, ti raggiungerò sta tranquilla…

TRICOINTE (Abbattendosi sul divano) – Ecco perché avanzavo tanto rapidamente!

MARIUS (Stropicciandosi le mani) – Meglio di così non poteva riuscire!  (Gli impiegati ridono rumorosamente).

SIPARIO

FINE DEL SECONDO ATTO

ATTO TERZO

Il vestibolo dell'hotel de la Paix. Due porte a destra, sulle quali sono segna ti i numeri 3 e 9. AI fondo l’ ingresso dell'albergo: una porta-vetri girevole, i cui vetri sono coperti, ad altezza d'uomo, da tendine di seta, in modo che chi entra non possa vedere chi esce. Due porte anche a sinistra: sulla prima è scritto “Sala di lettura”  e sulla seconda  “Bureau”. Sempre a si­nistra, proprio al tondo e trasversalmente, i primi gradini della scala che conduce ai piani superiori. Un tavolo al centro, con sopra giornali e riviste. Un tavolino con l'occorrente per scrivere. Una colonna con sopra un vaso di rame nel quale è una pianta verde. Ceneriere di metallo. Sedie poltroncine e un divanetto in vimini.

(Quando il sipario si alza la scena è vuota. Si odono ripetuti squilli di campanelle. Poi Giulietta esce dal Bureau).

GIULIETTA - Suonano dal tre... Come mai Domenico non sente? (Vedendolo arrivare tranquillamente dalla scala) Non sentite che suonano?

DOMENICO (placido) - Sì... Ma prima di essere cameriere facevo servizio di notte alla centrale dei telefoni... E così,l'abitu­dine...

GIULIETTA - Didove venite?

DOMENICO - Ho accompagnato una si­gnora al primo, da quell'impresario ameri­cano... Ma quante attrici, riceve! Pare che stia organizzando una tournée negli Stati Uniti... (Nuovo squillo di campanello).

GIULIETTA - Suonano dal 3!

DOMENICO - Allora è inutile che ci vada! È una signorina che parla soltanto inglese e io non ne capisco una parola.

GIULIETTA - Chiamate l'interprete.

DOMENICO - Non è venuto, oggi: ha la gotta. Chiamerò invece il signor Poche...

GIULIETTA - Ottima idea! Dev'essere di servizio qui sul boulevard. (Domenico esce per la porta girevole).

DIONISIA (esce dalla porta n. 3. Ha un libro in mano) - Do you speak english?

GIULIETTA - No, signorina.

DIONISIA - Where is the interpreter?

GIULIETTA - Interprete? Malato... pie­de...

DIONISIA - Beg pardon?

GIULIETTA - Gotta... gotta... Domenico è andato a chiamare il signor Poche. (En­tra Domenico, seguito da Poche, un agente municipale che ha al braccio una fascia sulla quale è ricamato: “I Speak english”) Eccolo.Buon giorno, signor Poche.

POCHE - I miei omaggi, signorina Giu­lietta.

DIONISIA (stupita) - Oliò, a policeman (Posa il suo libro sul tavolino).

GIULIETTA - Siete stato molto gentile a venire subito.

POCHE - Nulla di più naturale! Se il Prefetto di Polizia ha fatto imparare l'in­glese agli agenti più notoriamente intel­ligenti, è appunto perchè essi prestino il soccorso della loro lingua a coloro che par­lano soltanto quella di Shakespeare.

DOMENICO (indicando Dionisia) - Ecco la signorina.

POCHE (guardandola) - Carina... (A Giu­lietta) Meno di voi, ma carina... (Molto garbato a Dionisia) How do you do, miss? What do you wish?

DIONISIA - My mother left at half past nine to go to the Minister of Justice and it is noon. Has she come home?

POCHE (verso Giulietta) - Dice che la madre è andata ai Ministero della Giustizia alle nove e mezzo. È mezzogiorno e domanda se non è rientrata.

GIULIETTA - Non ancora.

POCHE (a Dionisia) - Your Mother has not come home.

DIONISIA - Thank you, sir. (Rientra nella sua camera).

POCHE - Come vedete non è difficile. Basta parlare inglese

GIULIETTA - Dite un po', Poche, ci sono molti english che vi chiedono informazioni, sul boulevard?

POCHE - Solo verso sera... dei vecchi... e sempre la stessa domanda: dove si pos­sono trovare delle donnine compiacenti?

DOMENICO - No?

GIULIETTA - E voi glielo indicate?

POCHE - Bisogna pure rendersi utili!

GIULIETTA - Evidentemente! Arrive­derci, Poche. Torno alla cassa.

POCHE (sospira) - Vorrei essere moneta spicciola per trovarmi fra le vostre dita...

GIULIETTA (ride) - Adulatore! (Rientra nel bureau).

DOMENICO - Volete prendere qualche cosa al bar per il vostro disturbo?

POCHE - Non si rifiuta mai.

DOMENICO - Un cognac?  (Domenico si accinge a seguirlo quando dal tondo entra Ottavio).

OTTAVIO - Cameriere! (Domenico si volge) Èrientrata la signora Tricointe?

DOMENICO - Nosignore... però c'è la signorina...

OTTAVIO - La signorina? Quale signo­rina?

DOMENICO - La signorina Tricointe.

OTTAVIO - Come, come? La signora Tri­cointe ha una figlia? Allora le comprerò una bambola...

DOMENICO (ride) - Una bambola a una signorina di 18 anni

OTTAVIO (stupito) - Diciotto anni? Vo­lete scherzare! La signora Tricointe non ha una figlia di 18anni!A quale età l'avreb­be avuta? A12 anni?

DOMENICO - Non lo so... Se desiderate vederla...

OTTAVIO – No, no, sarei molto imbaraz­zato... Dopo quanto è accaduto con sua madre...

DOMENICO - Ah! E cosa è accaduto?

OTTAVIO -Se ve lo chiedono, risponderete che lo avete dimenticato. Aspetterò qui.

DOMENICO - Come volete! (Via a sini­stra).

OTTAVIO - Non avrei mai creduto che una donna... cosìdonna... potesse essere madre... soprattutto di una figlia di 18 anni.

DIONISIA (entrando) - Where is my book?

OTTAVIO (voltandosi) - Oh! La mia in­glesina del treno!

DIONISIA - Oh!

OTTAVIO - Signorina... che sorpresa, che gioia, che felicità rivedervi!

DIONISIA - Very glad to meet you! Howare you?

OTTAVIO - Perdinci! Non ha ancora im­parato a parlare la nostra lingua! E io non ho imparato l'inglese

POCHE (torna da sinistra) - Un whisky straordinario!

DIONISIA (gli si avvicina subito) - Oh, mister Poche, come here quickly

POCHE - What do you whish?

OTTAVIO - Come? Parlate inglese?

POCHE - Come Shakespeare!

OTTAVIO (indicando il divanetto) -Allora sedete lì fra noi e ripetete alla signorina tutto ciò che vi dirò!

POCHE - Con piacere. (Seggono tutti e tre).

OTTAVIO - Che sorpresa, che felicità, che gioia incontrarvi qui!

POCHE (alzandosi) - Siete veramente molto gentile

OTTAVIO - Ma no! Non si tratta di voi! Traducete!

POCHE (a Dionisia) - Ah! what a sur­prise, what a happiness, what a joy to find you here! (Siede di nuovo tra i due).

DIONISIA - Oh! I am too very happy to see you again, for I often thought of you.

POCHE (verso Ottavio) - Anch'io sono felicissima di rivedervi perchè ho pensato a voi assai spesso!

OTTAVIO - Ha pensato a me assai spesso! Oh, Poche, credo che morirò di gioia! Di­tele che da dieci giorni non vivo più

POCHE - Esagerate

OTTAVIO - Traducete!

POCHE (a Dionisia) - Since ten days I am quite dead!

DIONISIA - So am I.

POCHE (a Ottavio) - Anche lei, ma esagera egualmente!

OTTAVIO - Mia cara, amor mio, vi amo!

POCHE (alzandosi) - Sapete, non ho mai detto questo ad una inglese!

OTTAVIO - Avanti!

POCHE (risiedendosi) - My darling, my love, Ilove you !

DIONISIA (alzandosi) - Iam a respectable young girl... If your intentions are not honorable, I cannot listen to you any longer.

POCHE (alzandosi) - Sono una ragazza di buona famiglia e se le vostre intenzioni non sono oneste, non posso ascoltarvi più.

OTTAVIO (alzandosi) - Sono onestissime! Sarei felice di avervi per moglie!

POCHE - Un momento! Ilmatrimonio è una cosa seria! Non bisogna impegnarsi tanto alla leggera

OTTAVIO - Viprego, non fate storie!

POCHE - Potreste pentirvene. Ioche vi parlo, ho sposato, è vero, una levatrice, ma sono stato ugualmente becco!

OTTAVIO (seccato) - Che me ne importa? Traducete!

POCHE (a Dionisia) - Proprio come vi dico! Avevo dei sospetti, da qualche tempo, e un bel giorno...

OTTAVIO - Non vorrete raccontare una storia simile ad una fanciulla!

POCHE - Dal momento che non capisce! 

OTTAVIO - Non fa nulla! Chiedetele la sua mano! Mi chiamo Ottavìo Rosimond, capo gabinetto del ministro della Giustizia!

POCHE - Accidenti! Una posizione non disprezzabile!

OTTAVIO - Avanti! Avanti

POCHE (a Dionisia) - His name is Ottavio Rosimond. Will you agree to marry him?

DIONISIA - I too shall be happy to be­come his wife.

OTTAVIO - Rifiuta?

POCHE - No. Accettiamo!

OTTAVIO - O che ebbrezza! Poche, morirò!

POCHE - Di nuovo…

DIONISIA - But we must have my parent's consent. My mother just happens to be in Paris.

POCHE - Ma occorre il consenso dei miei genitori. Per l'appunto mia madre è a Parigi.

OTTAVIO - Come si chiama?

POCHE - Come sua figlia, probabilmente.

OTTAVIO - Ma io non conosco il suo nome.

POCHE (stupito) - Davvero? Non sapete?

OTTAVIO (seccato) - E chiedeteglielo!

POCHE - What is you mothers name?

DIONISIA - Mistress Tricointe.

OTTAVIO - Come?

POCHE - La signora Tricointe.

OTTAVIO -- Oh! Mio Dio! Certo ho sen­tito male! La signora Tricointe?

DIONISIA - Yes! Yes!

OTTAVIO - La moglie del presidente del Tribunale di Gray?

DIONISIA - Yes! Yes! Presidente! Gray!

OTTAVIO - Misericordia!

POCHE (avvicinandosi a lui) - Beh! Cosa vi prende?

OTTAVIO - Sonol'amante di sua madre!

POCHE - Sacramento!

OTTAVIO (Cade a sedere sul divanetto) - Da un'ora!

POCHE - Devo tradurglielo?

OTTAVIO - No! No! Guardatevene be­ne!... Ah! E’ spaventoso!

POCHE - Peuh ! Accade nelle migliori famiglie!

DIONISIA - What do you have?

POCHE - Domanda cosa avete!

OTTAVIO - Ditele che è l'emozione, la gioia...

POCHE - Glielo dico, ma non fate quella faccia!

OTTAVIO - Nuoto in piena tragedia an­tica! Non posso certo avere un volto sorri­dente!

POCHE - Giusto! (A Dionisia) It's the emotion, the joy.

DIONISIA - Oh!

OTTAVIO - Ditele di tornare in camera sua... perchè devo sbrigare una commis­sione... e tornerò fra poco... Ditele ciò che volete!

POCHE - Sì sì...(A Dionisia) He has to pay a visit, he will be back presently and asks to wait him in your room.

DIONISIA - Yes! Good bye, Signor Ro­simond ! (Prende il suo libro ed entra nella prima porta a destra).

OTTAVIO - Signor Poche, voi siete un agente della pubblica sicurezza, cioè un uomo ligio al suo dovere... Cosa mi consi­gliate?

POCHE - Eh... Avete dei doveri verso la madre, perchè siete il suo amante e dei do­veri verso la figlia perchè vi ha concesso la sua mano.

OTTAVIO - E’ evidente.

POCHE - Beh, sposate la figlia e tenetevi per... amica la madre.

OTTAVIO - Ma è immorale!

POCHE - Può darsi. Però voi restate un gentiluomo.

OTTAVIO - Ah! La mia vita è finita! Non mi resta che farmi schiacciare da un autobus!

POCHE (commosso) - Vi prego: niente risoluzioni estreme! Dont make such a thing !

OTTAVIO - Non capisco!

POCHE - Avete ragione. Parlavo in­glese... Visupplico di riflettere, Ottavio!

OTTAVIO - Prima di tutto debbo parlare alla signora Tricointe. Pocofa le ho dato il mio indirizzo... Forse sarà a casa mia. Vado a vedere.

POCHE - Ottima idea.

OTTAVIO (uscendo dal fondo) - Ah, sì! La mia vita è spezzata! (Via).

POCHE - Povero ragazzo! Mi fa pena!

OTTAVIO (torna indietro precipitosamente) - Perdinci! Sta venendo Tricointe!

POCHE - Il marito!

OTTAVIO - Preferisco non vederlo! Da dove posso uscire?

POCHE (indicando la II porta a sinistra) - Filate di là. C'è un'altra porta. (Ottavio scompare) Quando si ama una ragazza, si ha torto di andare a letto con sua madre!

TRICOINTE (entra dalla porta girevole. Fra sè, mentre posa il cappello sulla tavola) - Non sono riuscito a trovarla! Deve essere tornata in albergo in sottoveste... Che ver­gogna!

POCHE (avvicinandosi e stendendogli la mano) - Qua la mano, signor presidente. (Presentandosi) Poche, agente interprete.

TRICOINTE (stupito) - Miconoscete?

POCHE (scuotendogli la mano) - Chi non conosce il presidente Tricointe?

TRICOINTE (al pubblico) - Sono già po­polare a Parigi!

POCHE - Conosco anche la signorina vo­stra figlia. Molto carina... Solola signora Tricointe non conosco ancora... Non è rientrata.

TRICOINTE - Non è rientrata?

POCHE - No. È uscita alle nove e mezzo per andare al Ministero della Giustizia.

TRICOINTE - Come? Sapete anche...?

POCHE (confidenzialmente) - Sotutto.

TRICOINTE - Anche che sono becco?

POCHE (stupito) - Lo sapete?

TRICOINTE - Da mezz'ora.

POCHE - Ioda cinque minuti.

TRICOINTE - Come tutto si sa presto, a Parigi!

POCHE - Allora non ho il diritto di na­scondervi il resto: ama vostra figlia, di cui ignorava il nome.

TRICOINTE - Chi?

POCHE - L'amante di vostra moglie: Ottavio Rosimond !

TRICOINTE (sussulta) - Il capo di ga­binetto del ministro?

POCHE - Quel disgraziato me lo ha con­fessato. Anzi mi ha detto: “Da un'ora sono l'amante di sua madre” !

TRICOINTE (scoppiando) - Ma allora sono due: il ministro ed il capo di gabinetto!

POCHE - Che temperamento! (Dal fondo entra Aglae con l'abito e il cappello di Go­bette).

TRICOINTE - Mia moglie!

AGLAE (lasciandosi cadere sul divanetto) - ­Non ne posso più! (Vede Tricointe) Ago­stino!

TRICOINTE - Eccovi finalmente! E in vestito da etéra!

AGLAE (subito) - Non è mio! Te lo giuro! (Cadendo in ginocchio) Perdinci, Agostino!

TRICOINTE - Confessate?

POCHE (a parte) - Che errore!

AGLAE (rialzandosi) - Sì,confesso! An­che io ho voluto brigare un po', col mini­stro... Se sapessi cosa mi ha fatto fare!

TRICOINTE - Niente dettagli, vi prego!

AGLAE - Mi ha fatto lucidare gli ottoni...

POCHE (a parte) - E un vizioso!

AGLAE - E mi ha detto che se non mi toglievo l'abito e il cappello, tu non avresti avuto nessun avanzamento!

TRICOINTE - Ti ha detto così?

POCHE (a parte) - È disgustoso!

AGLAE - Prima ho rifiutato, ma poi ho riflettuto che tu hai fatto tanto per me, che anch'io avevo il dovere di fare qualcosa per te!

TRICOINTE (a Poche) - LoChiama “ qual­cosa “ !

POCHE - È qualche cosa!

AGLAE - Poi mi ha fatta entrare nel­l'ufficio del suo capo di gabinetto...

TRICOINTE - Ottavio Rosimond.

AGLAE - Si chiama così?

TRICOINTE - Non sa neanche il suo nome!

POCHE (a parte) - E poi si dice che le donne sono curiose!

TRICOINTE - Sicchè, siete uscita dalle braccia di Cipriano Gaudet per scivolare in        quelle di Ottavio Rosimond !

AGLAE - Io?!   

TRICOINTE - Ha confessato tutto!

AGLAE - Chi?

TRICOINTE - Rosimond !

AGLAE - Ma io non lo conosco! Non l'ho mai visto! Tigiuro che non è vero, Ago­stino! Mi sono svestita e basta!

TRICOINTE - Rientrate in camera Vostra! Pregate e piangete! Stasera partirete per Honfleur dove aspetterete miei ordini!

AGLAE (indignata) - Miscaccia senza darmi neanche gli otto giorni!

TRICOINTE - Scrivo subito al Ministero che non mangio di questo pane io! Che lezione! Una donna che ho tirata fuori dal nulla, da una cucina economica! (Entra in sala di lettura).

AGLAE (decisa) - Partire per Honfleur senza aver prima fatto rifulgere la mia innocenza? Mai! (A Poche) Se vi domandano di me, dite che sono tornata al Ministero!

POCHE (indignato)  Non è ancora sazia! (Aglae esce dalla porta girevole e contempo­raneamente entra Gobette col vestito e il cap­pello di Aglae. Le due donne non si vedono).

GOBETTE - Uff!Me ne ricorderò della mia visita al Ministero!

POCHE (guardandola) - Preferisco questa!

GOBETTE - Scusate... il cameriere non c'è?

POCHE (galante) - È fuori un momento... Ma se vi occorre qualcosa, ho due lingue a vostra disposizione!

GOBETTE - Eh?!

POCHE (indicando il suo bracciale) -  Fran­cese ed inglese! (Presentandosi) Poche, agen­te-interprete!

GOBETTE (ridendo) - Molto gentile! Hoappuntamento con un impresario americano, Mister Frohman, alle undici e mezzo, ma siccome vorrei andare prima a casa a cam­biare abito, vorrei sapere se può aspettarmi fino a mezzogiorno.  (Presentandosi) La si­gnorina Gobette, del Moulin Rouge.

POCHE - Oh! Vi avevo riconosciuta. Vi ho vista 109 volte nei Gigolos della Mar­chesa.

GOBETTE - 109 volte? Che stomaco!

POCHE - Ero di servizio al Moulin Rouge !

GOBETTE (ridendo) - Ah, ora capisco!

POCHE - Vado a chiedere al signor Frohman se può aspettarvi, lo conosco. Gli ho fatto da interprete varie volte.

GOBETTE - Devo firmare un contratto con lui per l'America.

POCHE – Un’altra delle nostre dive che se ne va al paese dei dollari!

GOBETTE (a parte, guardandolo) - Siete un simpatico giovanotto, sapete?

POCHE - Sifa quel che si può!

GOBETTE - Sentite un po', Poche... (Si frena) No, no, niente... Andate dall'ame­ricano ad informarvi!

POCHE - Subito! (Uscendo per la scala) Ah, se fossi appena appena il Prefetto di Polizia! (Via).

GOBETTE (sola) - Un po' di contegno, Gobette! Hai commesso abbastanza scioc­chezze, da due giorni!

TRICOINTE (rientra da sinistra con una lettera in mano) - Ilsacrificio è consumato!

GOBETTE (a parte) - È quel bravo Tri­cointe! (Gli va alle spalle e gli mette le mani sugli occhi) Cucù!

TRICOINTE - Chi è?

GOBETTE (ingrossando la voce) - Sono Cujas!

TRICOINTE (svincolandosi) - Gobette! Cosa fate qui?

GOBETTE - Come stai, vecchio orso?

TRICOINTE - Prima di tutto, vi prego di non chiamarmi vecchio orso, e poi di non darmi del tu! (A Domenico che entra) Giusto voi! Fate portare subito questa let­tera al Ministero della Giustizia.

DOMENICO - Benissimo! (Entra nel bu­reau).

TRICOINTE (a Gobette) - Servo vostro! (Fa l'atto di andarsene).

GOBETTE - Mipianti così? Beh, non sei molto gentile! Dopo tutto quello che hofatto oggi per te !

TRICOINTE - Cosa avete fatto, per me?

GOBETTE - Indovina dove ero, poco fa? Al Ministero. Nel gabinetto di Cipriano Gaudet. Ero andata per pregarlo di dimen­ticare...

TRICOINTE - Dimenticare cosa?

GOBETTE - La notte d'amore passata laggiù a Gray, nel tuo tugurio.

TRICOINTE - Eh? Ma io non ho passato nessuna notte d'amore!

GOBETTE - Tu,no! Ma lui, sì! Ah sì! Eche notte!

TRICOINTE - Sotto il mio tetto?! Nel mio giaciglio?!

GOBETTE (ridendo) - Non per vantarmi, ma ne hanno viste di belle, il tuo tetto e il tuo giaciglio!

TRICOINTE - Oh!

GOBETTE - Stamani Cipriano voleva ricominciare, ma mi sono difesa sai, come una gran dama... ed è ilsuo capo gabinetto che ne ha profittato.

TRICOINTE (con un grido) - Santo Dio!

GOBETTE - Figurati che sono rimasta senza abito e senza cappello e che, per poter

andare via, hanno dovuto fare svestire una donna che lustrava gli ottoni

TRICOINTE - Disgraziata! Ed io che ho accusato mia moglie.

GOBETTE (ridendo a crepapelle) - Dav­vero?!

TRICOINTE - E ride anche! Osa ridere!

GOBETTE - Dovrei piangere? Del resto, è colpa tua !

TRICOINTE - Colpa mia?

GOBETTE - Sicuro! Se non mi avessi resistito, laggiù, tutto questo non sarebbe accaduto! Dovrei volertene, e invece sono felice di averti fatto nominare a Parigi! Sei il primo uomo che mi sia costato del denaro! È una data, nella vita d'una donna

TRICOINTE - E credete che accetterò la nomina? Mai

GOBETTE -Idiota! Rifletti un momento! Chi sarà nominato al posto tuo? Uno qua­lunque, che non avrà il tuo valore! Avrà lui la croce, la pelle di coniglio e tutto il bazar!

TRICOINTE - La toga rossa! Il mio sogno!

GOBETTE - E allora lascia correre...

TRICOINTE (dopo un attimo di esitazione) - No! No! Far carriera per merito di una donna... Mai!

GOBETTE - Ma non sono tua moglie io, animale!

TRICOINTE (sorride) - Già è vero.

GOBETTE - E non sono nemmeno la tua amante...

TRICOINTE - Anche questo è vero...

GOBETTE - Non sono niente, per te... Dunque, puoi accettare

TRICOINTE (con un grido)         Santo Dio!E io che ho mandato le mie dimissioni, proprio ora !

GOBETTE - Corri dietro all'uomo! Sbri­gati! Forse fai in tempo a fermarlo!

TRICOINTE (uscendo di corsa) - Potrò guardare senza arrossire il busto di Cujas? (Via).

AGLAE (rientra dal fondo) - Il Ministro non c'era... il capo di gabinetto nemmeno...

GOBETTE (guardandola a parte) - Oh bella! Ma ha il mio vestito e il mio cappello!

AGLAE (stesso gioco) - Se non ho le tra­veggole, quello è ilmio vestito... e anche il mio cappello. (Si avvicinano).

GOBETTE e AGLAE (insieme) - Signora, sarebbe indiscreto chiedervi come mai avete indosso la mia roba?

GOBETTE - Se parliamo insieme, non ci capiremo mai

AGLAE - Stavo per dirlo anch'io!

GOBETTE e AGLAE (insieme) - Sarebbe indiscreto chiedervi...

GOBETTE - Bah! Parlate prima voi. Viascolto!

AGLAE - Dopodi voi!

GOBETTE - Credo che quel vestito e quel cappello non vi appartengano.

AGLAE - Come non appartengono a voi quel vestito e quel cappello, perchè sono i miei

GOBETTE - Eravate voi che lucidavate gli ottoni al Ministero?

AGLAE - Ero io.

GOBETTE - E come avete i miei indu­menti?

AGLAE - Li hanno portati poco fa al Ministero dicendo: Sono per la signora Tri­cointe.

GOBETTE - Dunque. erano per me !

AGLAE - Ah! Perchè voi vi chiamate si­gnora Tricointe?

GOBETTE - Appunto.

AGLAE - Siete forse parente del presi­dente del Tribunale di Gray?

GOBETTE - Sono sua moglie. Sono la presidentessa!

AGLAE (cacciando un grido) - Allora è bigamo!

GOBETTE - Chi?

AGLAE - Mio marito! Sono la signora Tricointe !

GOBETTE (a parte) - Accidenti

TRICOINTE (rientra ansante) - Ho fatto in tempo a riprendere la mia lettera! (Ve­dendo le due donne) Gobette e Aglae !

AGLAE (ironica) - Non saluti tua moglie?

TRICOINTE - Ti ho vista un minuto fa...

AGLAE (indicando Gobette) - Alludo alla signora...

TRICOINTE - La signora? Non ho l'onore di conoscerla!

AGLAE - Davvero?

GOBETTE - Infatti è la prima volta che...

AGLAE - La prima volta? Edite di essere la signora Tricointe?

GOBETTE - L'ho detto ma non è vero.

AGLAE - Chi siete, allora?

TRICOINTE (a parte) - Cos'altro inven­terà?

GOBETTE - Sono una povera donnina che doveva chiedere un favore al ministro. Stamani sono andata al Ministero, ma l'uscie­re mi ha detto: Impossibile vedere il signor Gaudet. Stamani non riceve che la signora Tricointe... Eallora ho detto: La signora Tricointe sono io.

AGLAE - Avete osato?

GOBETTE - Oh, signora, ne sono stata ben punita! Se sapeste cosa il ministro ha preteso da me! Tutto quello che mi rima­neva in virtù, ènaufragato!

TRICOINTE(indignato) - Oh!

AGLAE(a parte, con rammarico) - Che occasione ho perduta!

TRICOINTE(ad Aglae) - Eio che ti accu­savo…

GOBETTE - Ora che sapete tutta la verità, spero che mi perdonerete! Avete un'aria così buona...

AGLAE -  Esigoperò che il ministro sap­pia la verità!

GOBETTE -  Troppo giusto! Vado subito...

AGLAE - Inutile che vi disturbate: lo aspetto qui !

GOBETTE(a parte) - Eh?

AGLAE - Non avendolo trovato, gli ho lasciato detto che lo aspettavo qui.

TRICOINTE (furioso) - Hai fatto questo?

AGLAE - Tu mi accusavi! Pretendo una pubblica riparazione!

TRICOINTE  (a parte) - Brutta bestia!

GOBETTE (piano a Tricointe) -  Cerca di mandarla in camera!

TRICOINTE -  Aglae, mi farai il piacere di rientrare in camera tua!

AGLAE - Mai! Aspetto il ministro! La signora gli parlerà in mia presenza! (Si siede in atteggiamento risoluto).

GOBETTE (piano a Tricointe) - Come co­stringerla?

TRICOINTE (si guarda intorno e vede il vaso di rame contenente la pianta) - Che idea! (Afferra il vaso e lo muove dinanzi agli occhi di Aglae).

AGLAE - Oh, che orrore! (Si alza e lo prende) Come si fa a tollerare una cosa si­mile in un albergo come questo? Dov'è la pelle?... Ah! Ne ho una in camera. (Entra a destra, al 5. Tricointe va a chiudere la porta a chiave).

GOBETTE - Salvi!

TRICOINTE - Non può vedere un og­getto di metallo senza lucidarlo!

GOBETTE - Non per deprezzare la mer­canzia, ma non ti devi divertire spesso con quel numero lì!

TRICOINTE - Una volta! Una volta sola! E l'ho pagata ben cara!

GOBETTE - Ora va a dire al bureau che quando arriva il ministro gli comunichino che tua moglie è partita.

TRICOINTE - E stasera la spedirò a Honfleur fino alla caduta del Ministero. (Entra nel bureau).

GOBETTE - Me ne è costata, di fatica, la nomina di quel bestione!

POCHE(viene dalla scala) - Ilsignor Frohmann aspetterà la signorina Gobette fino alle dodici e mezzo.

GOBETTE - Benissimo! Vado e vengo! Grazie, caro! (Via in fretta per la porta gi­revole mentre Cipriano entra).

POCHE(felice) - M'ha chiamato caro!

CIPRIANO - Non ho potuto aspettare la fine del Consiglio! Cosa sarà accaduto di quella poveretta? (Si guarda intorno)

POCHE (garbato) - Il signore cerca il cameriere?

CIPRIANO(stupito) - Oh! Un agente!

POCHE - Un agente-interprete, per ser­virvi.

CIPRIANO - Fate parte del personale?

POCHE - Temporaneamente. Desiderate qualche informazione?

CIPRIANO - Potrebbe dirmi se la signora Tricointe è nella sua camera?

POCHE - No, no, è uscita, ma rientrerà fra poco. (Misteriosamente) Ilmarito sa tutto!

CIPRIANO - Come?

POCHE - Anzi, ha scritto al ministro che lui non mangiava di quel pane, e perciò dava le sue dimissioni.

CIPRIANO(a parte) - Sacramento!

POCHE - Che donna, però! Aveva due amanti!

CIPRIANO - Due amanti?

POCHE - Ilministro della Giustizia e il suo capo di gabinetto.

CIPRIANO - Ottavio Rosimond?

POCHE - È accaduto nel suo ufficio,un'ora fa... (ridendo) sotto il naso del mi­nistro!

CIPRIANO(a parte) - Mascalzone!

POCHE - Dopo tutto, un becco più o meno... IIlato piccante dell'avventura è che si tratta di un ministro!

CIPRIANO - Infatti...

OTTAVIO(entra dalla porta girevole) -­ Non era a casa mia...

POCHE - Ottavio!

CIPRIANO - Lui!

OTTAVIO(saluta) - Signor ministro...

POCHE(stupefatto) - Ministro?

CIPRIANO(con molta buona grazia a Pothe) - Cipriano Gaudet, ministro della Giustizia.

POCHE(a parte) - L'ho fatta grossa!

CIPRIANO (c. s.) - Vi ringrazio per le informazìoni confidenziali che mi avete date. (A Ottavio) Erano tanto curiose quanto impreviste.

OTTAVIO - Ah sì? E a che proposito?

CIPRIANO - Ne riparleremo fra poco. (A Poche) Come vi chiamate dunque?

POCHE - Poche.

CIPRIANO(a Ottavio) - Segnate il suo nome. Glifarò dare una gratificazione.

POCHE (stupidito) - Una gratificazione?

CIPRIANO - E’ così raro che noi ministri si possa sapere la verità, che una volta che giunge fino a noi, è giusto che ne fac­ciamo pagare le spese dai contribuenti.

POCHE - Oh, signor ministro, come dire...

CIPRIANO(sorridendo) - Me ne avete dette abbastanza, per oggi ! Andate pure, amico

mio, non vi trattengo... E fatevi vedere anche, di tanto in tanto, sul boulevard...

 

POCHE - Signor ministro... (Mentre sale la scala) Èla prima volta che un uomo mi fa un regalo dopo che gli ho detto che è un becco! (Via).

CIPRIANO - Mio caro Ottavio... Voimi siete amico, non è vero?

OTTAVIO - Potete dubitarne, signor ministro? Non siete voi il mio benefattore?

CIPRIANO - Mi fa piacere sentirvelo dire! E perciò mi avete fatto becco un'ora fa. È cosìche completate un dossier, voi?

OTTAVIO - Non mi mortificate, signor ministro...

CIPRIANO - Pretendereste forse anche voi una gratificazione? Ora capisco perchè te­nevate tanto che il marito fosse nominato a Parigi! (Dalla porta girevole, ansante e asciugandosi il sudore entra Bienassis, con una cartella sotto il braccio).

BIENASSIS - Ah, signor ministro, è un'ora che vi corro dietro per farvi firmare il decreto... (Lo cava fuori dalla cartella e glielo porge).

CIPRIANO - Ah, già il famoso decreto...

BIENASSIS(a parte) - Hoperduto sei treni!

CIPRIANO(restituendogli il foglio) - Eb­bene signor Bienassis questo decreto è tutto da rifare!

BIENASSIS (con uno sguardo suppliche­vole) - Oh no!

CIPRIANO - Come no? Il signor Tricointe non è più nominato a Parigi. Preferisce ri­manere a Gray !

BIENASSIS - Signor ministro, io...

CIPRIANO(interrompendolo) - Voi, che cosa? Devo forse rendervi dei conti? (Auto­ritario, indicando la sala di lettura) En­trate di là e rimettete tutto a posto come prima. (Bienassis esce avvilito).

OTTAVIO - Il signor Tricointe preferisce rimanere a Gray?

CIPRIANO - Sa tutto, ahimè! E domani i giornali si impadroniranno della cosa e divulgheranno lo scandalo... Visaranno in­terpellanze, il Governo sarà rovesciato, la Repubblica in pericolo... Ecco dove por­tano queste storie di donne!

OTTAVIO - Ebbene no! Vicaverò io fuori da questo guazzabuglio. (Dal fondo entra Tricointe) Il marito!

TRICOINTE (a parte) - Ilministro e il capo digabinetto!

OTTAVIO(va risolutamente verso Tricointe e con molta dignità) - Signor Tricointe, ten­go a dichiararvi che qui non v'è che un solo colpevole, e sono io!

CIPRIANO(a parte) - Lo faccio cavaliere!

TRICOINTE - Colpevole di che, caro si­gnore?

CIPRIANO (a parte) - Ma non sa niente, costui!

TRICOINTE (a Cipriano) - Ha fatto forse qualcosa di male?

CIPRIANO (subito) - Caro presidente, Rosimond si accusa per il ritardo frapposto alla firma del decreto della vostra nomina a Parigi...

TRICOINTE - Ah, capisco...

BIENASSIS (torna) - Ho cancellato dal decreto il nome del signor Tricointe, che rimane a Gray.

TRICOINTE - Come, rimango a Gray?

CIPRIANO - Ma no! Ma no! Non sa cosa dice, quest'uomo!

BIENASSIS - Se voi stesso, signor mi­nistro, mi avete comunicato che il signor Tricointe preferiva rimanere laggiù

TRICOINTE - Io?Neanche per sogno!

CIPRIANO (a Bienassis) - Sentite? Sivede che avete sognato!

BIENASSIS - Me ne appello al signor Rosimond

OTTAVIO - Non sapete quello che dite, Bienassis

CIPRIANO (a Tricointe, mostrando Bie­nassis) - Vedete come siamo coadiuvati, caro presidente? E si tratta di un impiegato diconcetto! Un sotto-capufficio! Con­fonde tutto ! Capisce tutto di traverso

BIENASSIS (con voce strozzata) - Signor ministro...

CIPRIANO (indicando la sala di lettura, con tono severo) - Andate a rifare tutto!

OTTAVIO (stesso gioco) - Andate!

TRICOINTE (stesso gioco) - Andate!

BIENASSIS - Miprendono in giro...

CIPRIANO - Cosa dite?

BIENASSIS - Niente, signor ministro, niente

CIPRIANO, TRICOINTE e OTTAVIO (insie­me) - Andate!

BIENASSIS (uscendo) - Arriverò per il divorzio!

CIPRIANO - Vogliate scusarlo!È com­pletamente rimbecillito! (Facendo sedere Tri­cointe) Ma non ci occupiamo di lui... Ho saputo che la signora presidentessa è a Parigi...

TRICOINTE (subito) - È già ripartita. Non ha fatto che attraversare la capitale. In questo momento è in treno per Honfleur. (Gobette entra dal fondo con un altro vestito, molto elegante).

GOBETTE (fra sè) - Cosìsono più presen­tabile!

CIPRIANO (alzandosi) - Eccola!

GOBETTE (a parte) - Tutta la compagnia.(Forte) Signor ministro! Signor Rosimond che bella sorpresa

CIPRIANO - Sicché, non siete partita per Honfleur?

GOBETTE - Honfleur? Dov'è?

CIPRIANO - Nel Calvados, andiamo... Dallo zio Maillefer...

GOBETTE - Già, già... dallo zio Maille­fer.... Ho perduto il treno!

CIPRIANO - Permettetemi di rallegrar­mene, signora presidentessa, perchè questo mi permette di rivedervi e di presentarvi i miei omaggi.

GOBETTE (sorridendo) - Grazie, signor ministro!

AGLAE (fra le quinte, battendo contro la porta) - Mi hanno chiusa dentro! Aprite… Aprite…

TRICOINTE (a parte) - Aglae!

GOBETTE (a parte) - Cimancava questa!

CIPRIANO - Chi èche grida?

GOBETTE - Non hosentito nulla!

TRICOINTE - Ionemmeno!

AGLAE (gridando di dentro) - Agostino! Agostino !

OTTAVIO - Si sente chiamare...

CIPRIANO - Infatti...

GOBETTE - Sarà qualche viaggiatrice... Dunque, dicevate, signor ministro? (Vio­lente suonate di campanello).

TRICOINTE (a parte) - Ora comincia a suonare!

CIPRIANO - Miaspettavo così pocoil piacere di rivedervi che... Ma il cameriere non sente suonare?

GIULIETTA (esce dal bureau) - Dove è andato a ficcarsi Domenico?

OTTAVIO - Chi è che suona in tal modo?

GIULIETTA - Il numero 5. La signora Tricointe.

OTTAVIO e CIPRIANO (insieme) - La si­gnora Tricointe? !

GOBETTE (subito) - Sì, sì... mia suocera...

TRICOINTE - Sì, èmammà !

CIPRIANO - Anche vostra madre è a Parigi?

GOBETTE - Ha voluto accompagnarci... (a Tricointe) Amico mio, va a vedere cosa desidera!

TRICOINTE - Vogliate scusarmi, signor ministro. Vado da mammà

CIPRIANO - Fate, fate, caro presidente.

TRICOINTE (passando prende altri oggetti di metallo sui tavoli) - Le porto da lucidare questi! (Via al n. 5).

CIPRIANO (a Gobette) - Il presidente ha ancora la madre?

GOBETTE - Ed è molto ben conservata, per la sua età

POCHE (scende dalla scala) - Oh, siete tornata signorina Gobette?

GOBETTE (a parte) - Ahi! Ahi!

OTTAVIO e CIPRIANO - Gobette? !

POCHE (a Gobette) - Ilsignor Frohmann vi aspetta...       '

CIPRIANO - La signora non èdunque la signora Tricointe?

POCHE - Ma no! Èla celebre Gobette del Moulin Rouge

CIPRIANO - Non siete la presidentessa?

GOBETTE - Eh no! Proprio no!

OTTAVIO - Ma allora non sono incestuoso! Dionisia ! Dionisia ! (Entra correndo al nu­mero 3).

CIPRIANO - Siete la signorina Gobette?

GOBETTE - La creatrice dei Gigolos della Marchesa

POCHE - È un'ora che ve lo dico…

CIPRIANO - Non parlo con voi! Andate a fare un giro sul boulevard! Marche

POCHE - Se è per farvi piacere... (Via dal fondo).

CIPRIANO - Ma allora, quella signora Tricointe che suonava?

GOBETTE - È la presidentessa, la vera!

CIPRIANO - E voi vi siete fatta passare per lei?

GOBETTE - Non ècolpa mia... Volevano fare uno scherzo a papà Tricointe... io ero in casa sua quando siete arrivato voi... mi avete creduta la presidentessa e non ho osato disingannarvi...

CIPRIANO - Ah! Visiete presa gioco di me! Ed io ho bevuto tutto! Credevo di aver realizzato il sogno di tutti i ministri della repubblica: essere amato da una si­gnora del gran mondo... mi dicevo: l'ho distolta dai suoi doveri...

GOBETTE (divertita) - No?

CIPRIANO - Imiei complimenti! Siete di prima forza! In quanto poi alla più bella figura della magistratura francese, farà i conti con me…

BIENASSIS (da sinistra) - Fatto, signor ministro! Il signor Tricointe è nominato a Parigi!

CIPRIANO (furioso) - Tricointe a Parigi? Credete forse di burlarvi di me, signor Bienassis?

BIENASSIS (istupidito) - Come?

CIPRIANO - IIsignor Tricointe è messo a disposizione! Rifate subito il decreto!

BIENASSIS (fuori di sè, scoppiando) - Ah no! No!Basta!

CIPRIANO (severo) - Signor Bienassis!

BIENASSIS - Sono otto volte che me lo fate rifare da stamani! Ho perduto otto treni! Mia moglie sta ammuffendo a Poissy...

CIPRIANO - Dimenticate con chi parlate !

BIENASSIS - No, signor ministro! Non sono una girandola, io! Ho la mia dignità e vi rassegno le mie dimissioni! (Getta il decreto sul tavolo al centro) Eccovi il vostro decreto. Arrangiatevi! Fatelo rifare da chi volete! Io sono un uomo libero e me ne infischio! (Esce in fretta dal fondo).

CIPRIANO - Dove siamo giunti! E va bene! Il decreto lo rifarò io stessol

GOBETTE (molto calma) - No...

CIPRIANO - Vorrei vedere chi me lo im­pedirà.

GOBETTE - Io...

CIPRIANO - Osate ancora aprire bocca, dopo che mi avete canzonato, messo in ridicolo?

GOBETTE (sedendosi accanto a lui sul di­vanetto) - Ingrato!... Non ti ricordi quando abbiamo spento le candele? Mi hai presa la mano, e io ti ho baciato... Non ti è pia­ciuto?

CIPRIANO - Oh sì!

GOBETTE - E allora puoi concedergli qualche cosa...

CIPRIANO (dopo una breve esitazione) - E sia. Lo lascerò a Gray.

GOBETTE - E quando siamo entrati in camera e abbiamo riacceso... quando mi sono svestita e tu hai visto il piccolo neo qui... Tici sei gettato su come un pazzo e hai morso...

CIPRIANO (sorride) - Èvero... Ho morso...

GOBETTE - E anche questo vale qualche cosa...

CIPRIANO (c. s.) - Lomanderò a Vé­soul... (Si alza).

GOBETTE - E quando mi hai presa in braccio e mi hai portata sul letto... quando...

CIPRIANO - Bèsiers ! Lo nomino a Bèsiers ! Ma non mi chiedete altro!

GOBETTE - E alle quattro, quando il giorno cominciava appena a spuntare... Mi hai detto...

CIPRIANO (sincero) - Tidebbo la più bella notte della mia vita

GOBETTE - Avevi mentito?  

CIPRIANO - Ah, no! Perché me lo ricordi, Gobette?

GOBETTE - Perchè io non lo dimenticherò mai... E lo dobbiamo a quel povero Tri­cointe...

CIPRIANO - Andrà a Tours !

GOBETTE - Oh, Cipriano... la nostra not­tata vale di più, mi pare!

CIPRIANO - Blois !

GOBETTE - Non abbiamo chiuso occhio nessuno dei due...

CIPRIANO - Versailles!

GOBETTE - Pensa all'ultimo minuto... eri così triste, così infelice all'idea di la­sciarmi, che. ti sei messo a piangere.

CIPRIANO - E Parigi val bene una la­crima!  Su, dammi la penna che firmo!

GOBETTE(baciandolo) - Sei un ministro veramente chic! (Gli porge,la penna).

CIPRIANO(sul Punto di firmare, si ferma) - Ottavio? Dimenticavo Ottavio!

GOBETTE - Lo dimenticavi, vedi... Non ne parliamo più! Del resto, è stata colpa tua...

CIPRIANO - Mia?

GOBETTE - Quando si comincia una cosa, bisogna terminarla... Come al baccarà... Hai passato la mano e Rosimond ha preso il seguito.

CIPRIANO(firmando) - Diabolica Go­bette! Non è possibile volertene…

TRICOINTE(rientra) - Signor ministro, mamma è dolente di non poter venire, ma non si sente troppo bene...

CIPRIANO - Me ne rincresce, signor Gobette

TRICOINTE - Signor Gobette?

GOBETTE - Ma sì, sa tutto!

TRICOINTE - Signor Guardasigilli, sono stato colpevole e meritevole di una puni­zione, ma non dite a mia moglie dove avete conosciuta Gobette!

CIPRIANO - Ah! ah! E se volessi vendi­carmi?

DIONISIA(entra seguita da Ottavio) - Papà...

OTTAVIO ,(suggerendole) - Accordate la mia mano a questo bravo giovane

DIONISIA - Accordate la mia, mano a questo bravo giovane!

TRICOINTE - Oh bella! Capisco l'inglese. (A Dionisia) Yes ! Yes

GOBETTE(a parte) - Ah! Era lei!

AGLAE(Entra reggendo il vaso di rame con la sua pianta) - Ilministro non è venuto ancora?

CIPRIANO(a parte) - La donna degli ottoni!

TRICOINTE - Aglae

AGLAE(vedendo Cipriano) - Ah, signor ministro! Questa signora non è la presiden­tessa! Ha usurpato il mio nome

CIPRIANO - Lo so, lo so, e sono felice di proclamare la vostra innocenza. Vogliate gradire le mie scuse! In quanto a voi, si­gnor Tricointe, tornerete a Gray, e vi dò due giorni di tempo per fare i bauli…

TRICOINTE - Sono destituito?

GOBETTE(dandogli il decreto) - Ma no Siete nominato a Parigi, caro presidente!

TRICOINTE - Avrò la toga rossa?

AGLAE - E io cosa avrò?

TRICOINTE - Una magnifica pelle di daino nuova per lucidare tutti gli ottoni !

Fine della commedia