La principessa e il nobil signore

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1-Ma dove sono, dove sono

Teatro Comico Italiano

LA PRINCIPESSA E IL NOBIL SIGNORE

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Giovanni

Il fratello maggiore

Clotilde

Amica di Giovanni

Agata

Sorella di Giovanni

Bianca

Sorella di Giovanni

Anselmo

Fratello di Giovanni

Ortensia

Sorella di Giovanni

Il Notaio

La storia si svolge nel soggiorno di una casa modesta

La storia

Lo zio Beniamino doveva essere un tipo piuttosto strano per stilare un simile testamento. Ai cinque nipoti lascia altrettante buste numerate contenenti somme di valenza diversa. Ognuno dovrà scegliere a caso, ma Giovanni, sempliciotto dedico al vino e alle umili compagnie, è il fortunato vincitore della strana lotteria. In compagnia di Clotilde, una barbona da strada che ha “adottato”, vuole constatare fino a che punto i fratelli siano disposti ad annullare la propria dignità per ricevere, a loro volta da lui, la somma del testamento dello zio

PRIMO ATTO

AGATA: Ma dove sono, dove sono? Pensavo che fossero già qui tutti. Ma com’è possibile che non ci presenti almeno con mezz’ora di anticipo in un’occasione come questa? Giovanni, Giovanni! Come al solito starà bisbocciando in osteria. E lascia anche la porta accostata quel balordo. Si fida troppo della gente lui… Lo zio Beniamino…

ORTENSIA: (Entrando) Lo zio Beniamino si è finalmente ricordato di noi. Ed era ora! Con tutti i soldi che s’è fatto con i suoi loschi affari e vendendo le case che aveva in centro…

AGATA: Ed ha aspettato due anni mezzo paralizzato su due sedie a rotelle per partire. Due anni, non due mesi

ORTENSIA: E finalmente si è deciso a volare in cielo

AGATA: In cielo? No, se ne dovrà fare un bel po’ di anni al purgatorio quello. Sì, in cielo… Ha dilapidato una fortuna in donne e champagne, macchine di lusso e bagordi, viaggi esotici e goderecci

ORTENSIA: Ti dimentichi tutti i suoi passaggi ai Casinò di mezza Italia, isole comprese

AGATA: Un vero giocatore incallito. E quanti soldi si è fatto volare dalle tasche, quanti soldi gettati al vento, quanti soldi per scopi voluttuosi e scandalosi

ORTENSIA: Dio non paga il sabato…

AGATA: Ma lo zio Beniamino ha pagato troppo tardi. Guarda tu se doveva aspettare 90 anni  per andarsene…

ORTENSIA: Meglio tardi che mai

AGATA: Più tardi di così…

ANSELMO: (Entrando) Eccole qua le mie due sorelline. Anche voi sentite odore di soldi?

ORTENSIA: Perché? Non dirmi che tu sei qui per fare una passeggiata…

ANSELMO: Sicuramente no; sono qui per entrare povero ed uscire ricco

AGATA: Ma quanto ci avrà lasciato quella buonanima dello zio?

ORTENSIA: Quella buonanima? Se hai appena detto che si dovrà fare un bel sacco di anni al purgatorio per le nefandezze compiute su questa terra…

AGATA: Quando uno muore è sempre bravo, buono e con l’anima pulita

ANSELMO: Un bel po’ di soldi si dice in giro che li avesse in banca e ultimamente si è venduto delle case; pertanto…

ORTENSIA: Pertanto il notaio dovrà arrivare con un bel carico di soldini

AGATA: Chi manca ancora?

ORTENSIA: Ti sei dimenticata della Bianca e di Giovanni

AGATA: Già, il Giovanni… La pecora nera della famiglia. Quello non ha mai lavorato in vita sua e quei quattro soldi che si prende dall’INPS se li spende tutti all’osteria con i suoi compagni di merende. Quanto volete scommettere che quel balordo si è dimenticato dell’appuntamento di oggi?

BIANCA: (Entrando) Chi è che si sarebbe dimenticato dell’appuntamento di oggi? La vostra sorellina Bianca nemmeno per sogno. Et voilà; eccomi qua!

ORTENSIA: E’ arrivata la principessa del pisello! E chissà cosa spendi in trucchi, parrucchiere e saloni di bellezza

BIANCA: Ti dimentichi i lifting; una rughetta giù, un seno su, una pompatina alle labbra, il nasino rifatto… Ai miei uomini piaccio così

ANSELMO: A me piacerebbe sapere che bisogno hai dei soldi dello zio Beniamino. Col mestiere che ti ritrovi…

BIANCA: Professione prego…

ANSELMO: Con la professione che ti ritrovi ti sarai messa via un bel gruzzoletto

BIANCA: Devo pensare alla vecchiaia, non ti pare? Non penso che a sessant’anni, vedi mia sorella Agata, sarò ancora così ricercata e desiderata…

AGATA: Villana!

BIANCA: E che le preghiere e le messe cantate di mia sorella Ortensia gran buona donna, non c’è che dire, ma bigotta fino a profumarsi con l’acqua santa, mi diano una vecchiaia più serena

ORTENSIA: Screanzata!

BIANCA: E il mio fratellino Anselmo? Buono come il pane, non c’è che dire… Separato e divorziato… Sento in giro dire da mie colleghe che qualche scappatine da casa se la fa spesso e volentieri nelle ore della notte in cerca di facili avventure…

ANSELMO: Ma la vuoi chiudere quella boccaccia donna da malaffare?

BIANCA: A proposito di affari. Quand’è che viene il notaio?

AGATA: L’appuntamento era per le cinque e le cinque sono appena suonate

ORTENSIA: Ma non ti fa un po’ schifo Bianca guadagnare i tuoi soldi in quel modo?

BIANCA: I soldi non puzzano Ortensia; puzzi più tu che hai il nome di un fiore che non quelli che mi elargiscono i miei… accompagnatori. Guarda Agata ad esempio; pulire, spadellare, fare i letti per un marito, pace all’anima sua, che, da moroso, diceva di avere delle terre al sole…

ANSELMO: E poi si è scoperto che aveva quattro vasi di gerani alla finestra

BIANCA: E tu Ortensia? Vocazione zitella, sotto il segno della Vergine ascendente Scorpione. Aspirazioni? Guadagnarsi il paradiso con quattro Ave Maria e De Profundis con servizio di perpetua al parroco del paese. (Bussano)

BIANCA: Il notaio; dev’essere il notaio. Lo faccio entrare (Va verso l’entrata e ricompare con il notaio). Si accomodi dottore. Questa è la sua sedia e questo è il tavolo.

AGATA: Non badi al disordine; questa è la casa di nostro fratello Giovanni che, vivendo da solo e da scapolo, ha un solo hobby, il disordine

NOTAIO: (Si siede al tavolo) Siete tutti presenti?

ORTENSIA: Veramente manca solo Giovanni. Si sarà perso come al solito in qualche osteria, ma, data l’importanza della situazione, arriverà quanto prima

NOTAIO: Vi chiedo di scusarmi, ma ho pochi minuti a disposizione e vorrei iniziare subito

ANSELMO: Non c’è alcun problema. Vorrà dire che a nostro fratello riferiremo noi. Incominciamo pure

NOTAIO: D’accordo. Accomodatevi prego. (I quattro fratelli si siedono). Dunque, vi ho convocati per la lettura del testamento di vostro zio Beniamino che, poco prima del suo decesso, ha nominato suoi eredi i suoi cinque nipoti. Devo premettere che la somma è piuttosto ingente. E’ il ricavato da recenti alienazioni di beni immobili, di azioni che io ho provveduto a vendere sul mercato mobiliare, di depositi bancari e di liquidi reperiti in una cassetta di sicurezza bancaria.

ORTENSIA: Allora vorrebbe dire che…

NOTAIO: La somma è ragguardevole; il totale si aggira sui 500.000 euro, spicciolo più spicciolo meno

AGATA: Cinque…

ANSELMO: Cinque…

NOTAIO: Sì, avete capito bene, 500.000 euro…

ORTENSIA: Spicciolo più spicciolo meno… Li chiama spiccioli lui… Io non li ho mai visti in tutta la mia vita

AGATA: L’Agata, vi giuro, finisce di spadellare e di rifare il suo letto nella più totale solitudine e si prende una cameriera ventiquattro ore al giorno e si mette a fare la signora e vivrà la sua sconsolata vedovanza nel migliore e più allegro dei modi

BIANCA: Ha parlato la vedova allegra!

ORTENSIA: L’Ortensia saluta il suo parroco e si trasferisce ai Carabi e si fa la Crociera su e giù dalle Isole Eolie…

ANSELMO: L’Anselmo pianta subito il paese e vola al sole dei Tropici con quattro amiche della Bianca

BIANCA: La Bianca… La Bianca continuerà a fare la propria vita, ma i compagni di avventura se li sceglierà secondo i suoi gusti

NOTAIO: Possiamo continuare?

AGATA: Continui, continui notaio; non stiamo più nella pelle di sapere che sorprese ci ha lasciato il buonanima di zio Beniamino

NOTAIO: Voi sapete benissimo che vostro zio è stato un tipo molto strano, non per nulla è vissuto vent’anni in India…

ORTENSIA: Non ci parli dell’India! Tutte le volte che ci incontrava ci raccontava qualcosa sull’India. Vi ricordate?

ANSELMO: Come no? Diceva che in India ci sono dei grissini così teneri che si tagliano con un tonno

BIANCA: Nelle zone dell'India più soggette ad inondazioni, diceva, gli ingegneri hanno praticato alcuni buchi chiusi da tappi. Quando si verifica l'inondazione basta togliere il tappo e l'acqua se ne va

AGATA: In alcune zone dell'India fa talmente caldo che per abbassare la temperatura si accendono i caloriferi

ORTENSIA: In India gli orologi subacquei vengono venduti con un sommozzatore omaggio

ANSELMO: Per risolvere il gravissimo problema del traffico in India, diceva, c’era una legge che condannava a morte tutti i possessori di autovetture

BIANCA: In India le automobili hanno due volanti: uno per la ruota destra, uno per la ruota sinistra.

AGATA: Gli studiosi che cercavano le sorgenti del Gange hanno fatto una scoperta sorprendente: un rubinetto dimenticato aperto dagli uomini preistorici

ORTENSIA: Certo che ne aveva di fantasia lo zio Beniamino e noi ragazzi bei tontoloni a credergli…

NOTAIO: Vogliamo proseguire signori? Vi ricordo che fra poco ho un altro appuntamento. Vedo tuttavia che la quinta persona beneficiante dell’eredità non si è presentata per cui penso che si debba rimandare tutto a data da destinarsi…

AGATA: No no, per carità! Vorrà dire che la sua parte verrà personalmente Giovanni a ritirarla nel suo studio

NOTAIO: Se la maggioranza dei convocati è d’accordo…

TUTTI: D’accordo, d’accordo; siamo tutti d’accordo

NOTAIO: (Toglie dalla borsa un foglio e cinque buste) Incomincerò ad elencare i dettagli della somma che vostro zio ha lasciato a vostra disposizione. Ah, dimenticavo; c’è una sua lettera per voi

TUTTI: Una lettera per noi?

ANSELMO: Non sarà uno dei suoi soliti scherzi…

 NOTAIO: (Apre la busta e legge) Carissimi nipoti, vostro zio se n’è finalmente andato Quante volte l’avete pensato e sperato? Ma come mi sono occupato di voi negli anni della vostra fanciullezza voglio essere sicuro che qualcosa di mio vi possa ancora servire. Agata, Agatina, ti vedo sorridere compiaciuta; i soldi sono sempre stata la tua aspirazione. Ora, con un po’ di fortuna, ne potrai avere quanti ne vuoi. Devi solo dire ad alta voce “Grazie zio Beniamino”

AGATA: Grazie zio Beniamino! Ma questo è tutto matto anche dopo morto…

NOTAIO: Anselmino, ora potrai finalmente attuare i tuoi viaggi esotici. Attento però che viaggi e donne potrebbero ben presto prosciugare l’eredità di tua zio…

ANSELMO: Grazie zio Beniamino! Proprio lui dice così, con tutte le fortune che si è bruciato in donne e champagne

ORTENSIA: Ma guarda che i soldi, dopo tutto, erano i suoi…

ANSELMO: Ma ora saranno miei e ne disporrò come voglio

NOTAIO: Ortensia, tu mi sembravi la più assennata della famiglia. Purtroppo non sei mai stata capace di accalappiare un uomo e la canonica è stato il tuo naturale traguardo. Quando il mondo non mi vuol più…

ORTENSIA: D’accordo; mi sono rivolta al buon Gesù, ma con i soldi che mi ritroverò uno straccio di marito lo saprò ben raccattare. Grazie zio Beniamino!

NOTAIO: E tu Bianca, la mia piccola Bianchina; tu che hai sempre amato e da troppi ti sei lasciata amare, che ne dici di cambiare stile di vita? Pensaci e vedrai che da quassù ti darò una mano

BIANCA: Grazie zio Beniamino! Pensavo proprio che lo zio non sapesse della mia… professione. Pensavo che mi considerasse ancora la collegiale che ero a diciott’anni…

ANSELMO: Può darsi che qualche lingua biforcuta gli avesse spifferato qualcosa…

AGATA: E’ inutile che guardi me. Io sono una tomba! Quando avrei spettegolato su qualcuno?

NOTAIO: Ad ogni modo aggiungo solo “Buona fortuna”! Ciao ragazzi. Quando sarà il momento ci ritroveremo da queste parti. Vi riserverò un tavolo verde dove ci faremo delle belle partite a Bridge o a Canasta. Il vostro affettuoso zio Beniamino.

BIANCA: Quello continua a dirci buona fortuna, ma a cosa si riferisce poi?

NOTAIO: Lo capirete da soli. Ma veniamo al dunque… Dal prelievo dalla locale Cassa di Risparmio e dalla recente vendita di due immobili nel centro del paese la somma totale a vostra disposizione è di poco più di 500.000 euro…

BIANCA: Cinque… Sant’Agnese patrona delle vergini! Vuol dire che…

ANSELMO: Vuol dire che ci spartiremo 100.000 euro ciascuno…

AGATA: Io direi 120.000 euro

ORTENSIA: Agata, va bèh che la matematica per tè è sempre stata un optional, ma…

AGATA: Ma un bel niente! Giovanni non c’è e Giovanni non si piglia un bel niente!

ORTENSIA: Non mi sembra una buona ragione per escluderlo; non è vero signor notaio?

NOTAIO: In effetti tutti i cinque fratelli hanno ugual diritto all’eredità. Non perdiamo altro tempo, prego. Queste sono cinque buste e, come mi potete essere testimoni, le depongo una accanto all’altra su questo tavolo. Ogni busta ha un numero…

ANSELMO: Scusi notaio, ma che senso ha che le buste siano numerate? Sicuramente una varrà l’altra…

NOTAIO: Eh no, gentili signori; è qui che salta fuori ancora una volta la stranezza e la peculiarità gioiosa di vostro zio che, come ben sapete, ha fatto degli scherzi la sua condotta di vita. Una busta contiene esattamente un assegno bancario, e quindi a immediata riscossione, di 100 euro, un’altra da 200 euro, la terza di 300 euro, la quarta di 400 euro e una, la più preziosa, di 500.000 euro. Ovviamente tutte le buste portano il timbro del mio studio e controfirmate da me.

AGATA: Io però continuo a non capire…

NOTAIO: Invece è tutto semplice. Ognuno di voi sceglierà liberamente una busta e si terrà il contenuto come quota personale di eredità

ORTENSIA: Ma non è giusto…

BIANCA: Non è legale…

ANSELMO: Non è logico…

AGATA: Non è…

NOTAIO: E’ giusto, è legale ed è logico secondo la logica di vostro zio unico ed insindacabile soggetto con potere decisionale e che ha gentilmente affidato a me il compito di eseguire l’operazione. Da questo momento do ufficialmente il via alla scelta delle buste.

ORTENSIA: Ecco perché sulla lettera ci augurava buona fortuna…

ANSELMO: Questa è un roulette russa…

NOTAIO: Qui non si muore, si vince soltanto

BIANCA: Un vero gioco d’azzardo…

NOTAIO: Qui non si perde, si vince soltanto

AGATA: Questo è un salto nel buio

NOTAIO: Il denaro, se speso bene, può essere luce. Prego la signora Agata di iniziare. (Ovviamente è affidata al regista la manualità e la manifestazione delle emozioni della scena)

AGATA: Mamma mia che emozione. Sento tutta la pancia in movimento. Ho il cuore che salta come una pallina di ping pong… Allora… Busta… busta numero… Si dice che il tre è il numero perfetto… E’ anche il mio numero fortunato. Quest’anno ho fatto tombola col tre almeno quattro volte…

ANSELMO: Vuoi deciderti Agata o vuoi che l’euro col passare del tempo si svaluti?

AGATA: Prendo il tre

NOTAIO: La busta numero tre è aggiudicata alla signora Agata. Un attimo che prendo nota… (Piccolo appunto su un foglio) Ecco a lei signora: busta numero tre

ORTENSIA: Non la apri Agata?

AGATA: Un bel niente! Deve rimanere un segreto! Se qui dentro ci fossero i 500.000 euro ogni giorno mi verreste a trovare per chiedermi un prestito

NOTAIO: A lei signor Anselmo

ANSELMO: (Tocca le buste)

NOTAIO: Le faccio rispettosamente notare che non è toccando le buste che scoprirà dove si nasconde la somma più grossa. Non ci sono liquidi; solo un assegno

ANSELMO: Ho deciso: busta numero… uno! E che Dio me la mandi buona

ORTENSIA: Ti faccio notare Anselmo che Dio probabilmente è impegnato in cose un po’ più importanti…

NOTAIO: Prendo nota… La busta numero uno è assegnata al signor Anselmo. Prego… (La consegna)

BIANCA: Non la apri Anselmo?

ANSELMO: Un bel niente!

BIANCA: Perché?

ANSELMO: Per le stesse ragioni di Agata. E poi i 500.000 euro non li voglio dividere con nessuno. Pensate che mi sono anche licenziato dal lavoro in vista di questa eredità…

BIANCA: Sappiamo bene che il lavoro non è mai stata la tua passione…

ANSELMO: Tuttavia il tuo lavoro sì che lo fai con passione…

BIANCA: Il mio non è un lavoro, ma una onorevole professione. Regalo felicità, relax e sensazioni stupende

ANSELMO: Regali? Più che regalare tu… vendi.

BIANCA: Ma io per guadagnarli faccio qualcosa, ma tu stai attendendo che cadano dal cielo e, in questo caso, il cielo si chiama zio Beniamino

NOTAIO: Mi permettano signori di invitarvi a non tergiversare oltre. Sono qui per un’incombenza legale e, quindi, torniamo al punto. Prego signorina Ortensia. A lei la scelta

ORTENSIA: Voglio ben vedere se le mie preghiere non sono servite a niente. Rosario la sera prima di addormentarmi, le messe a suffragio a nostri genitori defunti che mi aiutassero nella scelta e la promessa di 50 euro a sant’Antonio da Padova, quello dei miracoli impossibili; e voi sapete bene come sant’Antonio sia goloso di soldi… Se non glieli prometti col cavolo che te li fa i miracoli. Dunque… Rimane la due, la quattro e la cinque… La quattro! Come i miei fratelli qui presenti

BIANCA: Ma guarda che con Giovanni siamo in cinque…

ORTENSIA: Ma qui per ora siamo in quattro. Sant’Antonio, Santa Augusta, fatemi scegliere la busta giusta. San Quintino, san Romano, guidate voi la mia mano… San Vincenzo…

ANSELMO: La vuoi finire di scomodare tutti i santi del paradiso?

ORTENSIA: La quattro, il giorno della mia nascita, e non se ne parli più!

NOTAIO: La busta numero quattro è affidata alla signorina Ortensia. Ed ora tocca a lei signorina Bianca

BIANCA: (Ritmando la voce e toccando con un dito alternativamente le buste) O Bambino bambinello – fammi luce nel cervello – Madonnina benedetta – io ti prego, dammi retta – Asinello dolce e pio – il malloppo fallo mio - Un consiglio anche dal bue – che mi dice scegli… due! La due!

NOTAIO: E la busta numero due appartiene alla signorina Bianca

AGATA: Scusi notaio, ma della busta numero cinque che ne facciamo?

NOTAIO: Ovviamente appartiene al signor Giovanni che, sfortunatamente, non si è ancora visto

AGATA: Si immagini; quello sarà ancora all’osteria a gozzovigliare con i suoi compagni di merende. Magari vince il malloppo quell’ubriacone

NOTAIO: Faccio rispettosamente notare che questa non è una lotteria, ma un’eredità in piena regola e con la presenza di un notaio… Purtroppo, gentili signore e signori, il mio tempo è scaduto e me ne devo andare. Affido a voi il proseguimento della cerimonia non prima di aver annotato che l busta numero cinque è di appartenenza del signor Giovanni. Buona giornata a tutti (Esce ringraziato e salutato da tutti)

BIANCA: E se la busta fortunata fosse proprio la sua?

ORTENSIA: Se non apriamo le nostre non lo sapremo mai…

AGATA: Io non ci resisto; scusate, ma io la apro. (Espressione di sorpresa negativa. Si accascia sulla sedia)

BIANCA: 500.000 Agata?

AGATA: E perché no?

ORTENSIA: Basta vedere la tua faccia che si capisce benissimo che non hai fatto centro

AGATA: Infatti… 200 euro! E allora vediamo te e qual è la tua vincita

ORTENSIA: (Apre la sua busta con malcelata ansia e legge l’assegno) Bèh, non c’è male. A me è toccato moooolto, moooolto di più

AGATA: Ortensia, ricordati dei tuoi fratelli. Ricordati che fra di noi c’è un profondo legame di sangue e che abbiamo bisogno di tante cose. Io, per esempio, non disdegnerei una cucina nuova, un’auto, anche solo un’utilitaria magari, per andare ogni giorno in centro e magari una crocerina in quel dei Carabi

BIANCA: Io mi accontenterei solo di un visoncino. Che ne dici Ortensia?

ANSELMO: A me servirebbe solo un biglietto aereo per Parigi e, già che ci siamo, un saltino in America, Australia e alle Maldive. Che ne dici Ortensia?

ORTENSIA: Guardate squilibrati che io ho detto di aver preso moooolto di più… di Agata. A lei 100 euro e a me 500. Quindi…

AGATA: Ciao cucina nuova…

BIANCA: Ciao visoncino…

ANSELMO: Ciao Maldive!

AGATA: Ma sia ben chiaro che questo… aiutino potrebbe valere anche in caso di vincita di Anselmo o di Bianca…

ANSELMO: Cerchiamo di non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso. Beh, ora tocca a me. (Apre e legge). Ragazze, vi annuncio che…

TUTTI: Che?!

ANSELMO: Che l’orso non è stato ucciso e la pelle non si può vendere

BIANCA: Vuol dire che…

ANSELMO: Vuol dire che i miei 400 euro non bastano nemmeno per una vacanza al mare in una persione a due stelle

BIANCA: Oddio che emozione, che palpitazioni, che ansia, che stress… Se svengo dopo aver aperto la busta vi prego di prendermi al volo e adagiarmi sul divano… (Apre lentamente)

TUTTI: Allora? Forza Bianca! Che aspetti? Deciditi!

BIANCA: Leggo?

TUTTI: Leggi!

BIANCA: 300 euro…

ORTENSIA: Allora vorrebbe dire che…

TUTTI: Che i 500.000 sono di Giovanni!

AGATA: Un momento… Dato che Giovanni non è ancora arrivato, e che non sa nulla di tutto questo, magari… potremmo…

ANSELMO: Scambiare una delle nostre buste con la sua

BIANCA: Magari con la mia

AGATA: O con la mia

ORTENSIA: E perché non con la mia?

AGATA: Magari potremmo dividerceli in parti uguali

ANSELMO: Vi faccio notare sorelline che il notaio ha chiuso le buste con la ceralacca, ha messo la sua firma ed ha segnato sul suo taccuino il numero di tutte con il relativo beneficiario. Mi sa che sia impossibile

BIANCA: Magari si potrebbe….

GIOVANNI: (Entrando un po’ alticcio seguito da Clotilde. Abiti dimessi) Guarda guarda che bella sorpresa… Guardi principessa Clotilde e ammiri com’è bella la famigliola riunita. Non accadeva dal giorno di Natale di chissà quanti secoli fa’

AGATA: E questa chi è?

GIOVANNI: Vi presento la principessa Clotilde, la mia segretaria, cameriera, compagna di merende e di bevute, in due parole la mia protetta e mio angelo custode

ORTENSIA: Ma non ti sarai sposato senza dircelo Giovanni…

GIOVANNI: Sposato io? No, tranquilla; non lo farei mai. Avendo vissuto qualche anno con le mie sorelline ho imparato a conoscerle le donne. A me basta Clotilde

ORTENSIA: E che ci fa in casa tua?

CLOTILDE: Beh, da quando il mio nobil signore mi ha raccolta da un marciapiedi l’ho seguito come un barboncino. Se non fosse stato per Giovanni starei ancora con i barboni sotto qualche ponte o in qualche piazza a dormire sotto qualche cartone

ANSELMO: E adesso dove dormi?

CLOTILDE: Lo vedete quel nobile talamo, altrimenti detto branda, là in angolo? Ebbene quello è il mio talamo per la notte

BIANCA: Ma la tua… segretaria non ti ha detto che ci dovevamo trovare tutti qui oggi?

CLOTILDE: In primis io non ne so niente e in secundis non potevo comunicargli quel che ignoravo. Però, mio signore, c’è da dire che una lettera giunse costì qualche giorno fa

GIOVANNI: E’ vero principessa; la devo aver messa in qualche cassetto e non l’ho nemmeno aperta. Pensavo fosse la solita convocazione dei vigili urbani per schiamazzi notturni. Sapete; il solito duetto canoro dopo un goccetto di quello buono

CLOTILDE: Terzo cassetto del mobile Luigi XVI, volgarmente detto credenza

GIOVANNI: Suvvia, la prenda e la legga principessa

CLOTILDE: (Esegue) Sembra, mio principe, che ci sia di mezzo un’eredità da parte di suo zio Beniamino. Proprio oggi un notaio avrebbe dovuto…

BIANCA: Un notaio è stato qui e ha consegnato ad ognuno la sua parte. E quella è la tua

GIOVANNI: Povero zio Beniamino…

AGATA: Povero? Ma se era pieno di soldi!

GIOVANNI: Era lui, dopo la morte dei nostri genitori, che ci dava i soldini per sfamarci e andare a scuola. Era lui che ci faceva trovare i regali di Babbo Natale ai piedi del camino. Era lui che…

AGATA: Era lui che ha ben pensato di farci uno scherzo schifoso come quello che ci ha fatto oggi

GIOVANNI: A zio Beniamino piaceva sempre scherzare

CLOTILDE: Mio signore e padrone, mi permetta di rammentarle che sul Fratino del 600, altrimenti detto tavolaccio da cucina, c’è una busta per lei

GIOVANNI: (La raccoglie) Ma qui non c’è il mio nome… Busta numero cinque. Che vuol dire?

ORTENSIA: Che la sorte…

ANSELMO: Che la maledetta sorte…

BIANCA: Ha affidato a te la busta numero cinque. (Gliela consegna. Giovanni la mette in tasca)

La vuoi aprire o no?

GIOVANNI: A caval donato non si guarda in busta! E poi, qualunque cifra sia, è tutto trovato e, per di più, senza far nulla che meriti una siffatta ricompensa per l’affetto che non sempre gli abbiamo dimostrato

CLOTILDE: Mio cavaliere; orsù, la apra senza tema o indugio

GIOVANNI: (Apre) Ma qui c’è un assegno… Però non ci capisco molto. Provi a capire lei principessa…

CLOTILDE: (Legge) Nobile padrone; le risulta che ella sia debole di cuore?

GIOVANNI: Di cuore no; magari di fegato per via di quel principio di cirrosi epatica da piccole e frequenti bevande alcoliche. Continua principessa…

CLOTILDE: Oddio mio nobil signore… qui ci sono un sacco di zeri…

GIOVANNI: Ma davanti agli zeri… c’è qualcosa?

CLOTILDE: C’è un cinque

GIOVANNI: Cinquanta? Cinquecento? Ma allora…

CLOTILDE: Rispettosamente mi pregio comunicarle che questo assegno la rende pari ad un principe ereditario, mio signore e padrone

GIOVANNI: Che mito lo zio Beniamino. Anche se fossero 50 euro…

CLOTILDE: Mi sembra, mio signore, che gli zeri davanti al cinque siano parecchi

GIOVANNI: E quanti sono?

CLOTILDE: Sono… cinque

GIOVANNI: Quindi, se un cinque è seguito da cinque zeri…

CLOTILDE: Trattasi di 500.000 euro mio principe

GIOVANNI: Sinceramente non so rendermi conto di quanto si tratti, ma ho la vaga impressione principessa che la nostra vita si stia riempiendo di luce…

CLOTILDE: E’ la sua vita, mio principe, che si sta riempiendo di luce e di stelle

GIOVANNI:  Prendi nota principessa. Domani mattina ricordarsi di portare sulla sua tomba un mazzo di fiori

CLOTILDE: (Scrive) Sulla tomba di zio Beniamino recare un floreale omaggio. Orchidee?

GIOVANNI: No, papaveri che raccoglieremo nel campo di frumento. Il rosso sa di amore e di riconoscenza

AGATA: Noi dovremmo portargli un mazzo di ortiche

GIOVANNI: Consiglio alla mia sorellina di non sprecarle, ma di usarle come carta igienica

AGATA: Screanzato, fannullone, ubriacone!

BIANCA: Qualunquista, cirrotico, ingrato!

ANSELMO: Rovina famiglie, microcefalo, avvinazzato!

ORTENSIA: Senza Dio, lazzarone, uomo da marciapiede! (Ognuno, dopo la propria battuta, esce sprezzante)

GIOVANNI: Vedi principessa? Certa gente è fatta così… Nessun principio, nessun valore… Anzi, uno sì, il potente e trascendente Dio denaro. Anche se tenti di modificare la loro natura quelli non cambieranno mai…

CLOTILDE: Dal latino: “Naturam espellas furca, tamen usque recurret!”

SECONDO ATTO

(Giovanni è seduto al centro della scena su una poltrona. Ha le apparenze di una persona molto malata; Clotilde gli è vicina e lo assiste; Bianca passeggia nervosa. Minigonna e abito provocante)

CLOTILDE: Ancora un cucchiaio mio principe, è brodo di pollo; le farà bene…

GIOVANNI: Non me la sento principessa; ho un nodo nello stomaco e le mie forze sono svanite nel nulla. Lasciate che l’ala della morte mi ghermisca e mi porti con sé nei cieli…

CLOTILDE: L’ala della morte dovrà combattere con i miei artigli per tenerla lontana. Almeno la medicina; una pilloletta piccola piccola che le infonderà nuovo giovanil vigore…

GIOVANNI: Il tempo giovanile se n’è andato e le infinite primavere hanno indebolito e fiaccato le mie stanche ossa. Lasciami meditare e preparare al mio incombente trapasso mia principessa

CLOTILDE: Nulla, nulla; non vuole prendere nulla! Nobil signore, alla sua principessa si sta spezzando il cuore al vederla così amorfo, spossato, derelitto… Darei la ma vita per…

GIOVANNI: Va bene, mia signora; se proprio insiste e per dare un barlume di luce ai suoi occhi tristi e sconsolati mi porga un calice di…

CLOTILDE: Un calice di sciroppo? Di balsamo per il suo organo epatico?

GIOVANNI: No, un calice di quel Barbera che è rimasto accanto al tuo giaciglio (Clotilde esegue, Giovanni beve con avidità)

BIANCA: Certo; bevi, bevi, bevi… E il fegato se n’è andato a viole! I nodi vengono al pettine caro mio. Morire è brutto caro mio, ma morire con un mucchio di soldi è ancora peggio. Tu a marcire sotto terra e loro a marcire chissà dove

GIOVANNI: Non parlare di soldi Bianca; i soldi sono solo carta… La morte, al contrario, è reale. Con quelli non puoi comperare un minuto di più di vita. Che ne sarà di questa dimora principesca? Sarei felice se, dopo di me, ci potesse albergare la mia principessa…

CLOTILDE: Ma le sembra il caso di parlare di queste cose mio principe? Quale rifugio potrebbe essere questa stanza se non fosse animata dalla voce e dal sorriso del mio dolce e nobil signore?

BIANCA: Meglio che se ne parli invece. Anche se è una stamberga, una volta restaurata e affidata ad un’impresa di costruzioni, ci potrebbe venir fuori un appartamentino mica male ovviamente di proprietà dei parenti stretti

GIOVANNI: E la mia principessa?

BIANCA: Di marciapiedi ce ne sono ancora tanti…

GIOVANNI: Certo Bianca; di marciapiedi ce ne sono tanti… Tu dovresti conoscerli tutti…

BIANCA: Anche in punto di morte sei volgare

AGATA: (Entrando) Ma allora è proprio vero…

BIANCA: Che cosa?

AGATA: Quello che mi hai detto al cellulare, che Giovanni ha le ore contate. E’ la fine che si merita un ubriacone incallito

CLOTILDE: Noto con amara sorpresa, mie gentili dame, che nemmeno la più piccola emozione o espressione di dolore traspare dai vostri nobili visi…

GIOVANNI: Non ci badare principessa, i nobili animi albergano altrove. Gli avvoltoi fanno nel cielo larghi giri ancora prima che l’animale ferito sia morto; poi sarà la volta degli altri due sciacalli; vedrai, non tarderanno molto. L’odore dei soldi deve essere davvero intenso…

AGATA: Non vorrai che tutta l’eredità del nostro povero zio Beniamino vada a finire in chissà quali mani… Dopo tutto sono cose e proprietà della famiglia

GIOVANNI: Già, la famiglia… Non vi ho mai visti e trovati così uniti da quando lo zio se n’è andato. Ancora tutti assieme, come una volta, come eravamo da piccoli, ma questa volta non per amore o per affetto… (Si appisola, Clotilde si siede accanto a lui)

AGATA: Dici che della somma che ha preso abbia speso molto?

BIANCA: Non si è mai notato che abbia cambiato in modo eclatante il suo modo di vivere… Solito bar, soliti panini qui a casa, nessun viaggio, nessuna spesa, quindi nessun indizio che Giovanni abbia intaccato i 500.000 euro

AGATA: Quindi dici che…

BIANCA: I soldi ci devono essere ancora tutti

ANSELMO: (Entrando) Eccomi; ho fatto più in fretta possibile. Povero Giovanni… Che gli è successo?

AGATA: Sta per lasciare questo mondo, poveretto

ANSELMO: Poveretto? Vorrei essere io poveretto come uno che possiede 500.000 euro. Ma sapete per caso dove li ha messi?

BIANCA: Non si sa; dal giorno dell’incontro con il notaio non l’abbiamo più visto, ma da qualche parte li avrà pur messi

ANSELMO: (Si avvicina a Giovanni) Giovanni, Giovanni… Mi senti? Svegliati… Sono il tuo fratellino Anselmo. Sapessi come ci spiace di quello che ti sta accadendo… Siamo addolorati…

BIANCA: Affranti dal dolore…

AGATA: Disperati…

ANSELMO: Abbiamo il cuore distrutto…

BIANCA: Sconvolto…

AGATA: Annientato dal dolore…

GIOVANNI: Lo so, lo so… Mai sentite delle parole così sincere…

CLOTILDE: Così appassionate…

GIOVANNI: Così calorose…

CLOTILDE: Così struggenti… Si sentono chiari il dolore e la disperazione aleggiare per questo salone, altrimenti detto catapecchia di periferia…

ANSELMO: Giovanni, fratellino adorato, non è che, prima di lasciare questa valle di lacrime, tu abbia pensato ai tuoi fratelli?

GIOVANNI: Ho pensato, ho pensato…

CLOTILDE: In questi ultimi giorni di dolore e prostrazione non ha fatto altro che pensare ai suoi fratelli, altrimenti detti squali…

AGATA: Come hai detto?

CLOTILDE: Ai suoi fratelli che gli sono sempre stati… leali

AGATA: Giovannino… Vorresti dire che…

GIOVANNI: State tranquilli; vi ho pensato e ho deciso…

BIANCA: Grazie, Giovanni, grazie davvero. Te ne saremo per sempre grati

GIOVANNI: Ci siete tutti?

BIANCA: Manca solo…

ORTENSIA: (Entrando) Manca solo Ortensia che nessuno ha avvisato. Se non fosse stato per la moglie di Anselmo che mi ha detto che era venuto in questa casa… E avevo capito che qualcosa stava per succedere; se no, per quale ragione Anselmo sarebbe venuto a trovare Giovanni?

CLOTILDE: Appunto, per quale ragione Anselmo sarebbe venuto a trovare il mio nobil signore?

AGATA: Ma tu cosa c’entri? Guarda che questi sono affari di famiglia

ANSELMO: Ma questa che vuole? Che c’entra con noi? Una povera stracciona raccolta su un marciapiede che si crede di far parte di questa casa

CLOTILDE: Questa povera stracciona è… davvero una povera stracciona. Ma non è sempre stato così. E’ stata tutta colpa del gioco…

ORTENSIA: Del gioco?

CLOTILDE: Di quel maledettissimo gioco che ha rovinato mio padre. Ero la figlia unica. Mia madre volò al cielo mentre stavo nascendo. Vivevamo in un palazzo della capitale. Avevamo servitù e giardinieri. Avevo frequentato scuole esclusive e un’istitutrice mi insegnava i dettami e le regole dell’educazione. Poi la tragedia. Il suicidio di mio padre e l’assalto dei creditori. Di colpo mi sono ritrovata per strada senza nessun aiuto, senza nessun mezzo di sussistenza, senza l’aiuto di nessuno. Si gelava, si gelava nelle notti d’inverno coperti solo da una coperta e da un cartone sotto qualche androne o qualche porticato. Ed era un miracolo se non ci scacciavano come appestati, veri parìa e parassiti della società. Ero entrata in un’osteria per rubare un po’ di calore, forse un bicchiere di vino che mi riscaldasse le vene e mi ridestasse il cuore. Prima che mi cacciassero un uomo mi invitò al suo tavolo. Ti ricordi mio principe quel tavolaccio con la tovaglia a quadettoni rossi chiazzata da macchie di vino ormai indelebili? Era la prima volta da tanto tempo che una persona mi guardava con i tuoi occhi. Poi mi portò in questa reggia; e non lo dico con ironia… Era davvero una reggia in cui il mio signore mi permetteva di dormire al calore di un camino, di dividere con lui il pane quotidiano, che mi permettesse di risorgere, di librarmi ancora verso cieli che mai speravo di toccare e di solcare. Mi bastava una branda in un angolo della stanza e un buongiorno al mio risveglio. Ho perso un padre, ho ritrovato un padre. Ecco, questa è la mia storia, la storia della stracciona

GIOVANNI: Della mia principessa, della principessa Clotilde

ANSELMO: Va bene, va bene… Ma torniamo a noi. Hai pensato ai tuoi fratelli Giovanni? Sono loro la tua famiglia…

GIOVANNI: Ho pensato, ho pensato ai miei fratelli…

BIANCA: Bravo Giovanni, veramente un uomo responsabile e coscienzioso

AGATA_Un uomo col profondo senso della famiglia

ORTENSIA: Un uomo con profondi principi morali e spirituali

ANSELMO: Un uomo integro, con sani principi morali

ORTENSIA: Non esitare a dirci Giovanni quello che potremmo fare per te

GIOVANNI: Solo una promessa, un impegno. Non dovrebbe coinvolgervi più di tanto; solo fino al mio volo verso l’eternità che sento ormai incombente e imminente

AGATA: Lo promettiamo Giovanni

ANSELMO: Dicci solo quello che possiamo fare per te e le tue parole saranno vangelo

GIOVANNI: Ortensia, dolce sorellina mia che conduci la tua casta giornata fra rosari e funzioni religiose, mi ricordo che da ragazza avevi imparato a suonare il violino… Le sue dolci e accorate note volteggiavano in questa stanza e predisponevano a sereni pensieri

ORTENSIA: E lo suono ancora nelle mie serate tristi e malinconiche

GIOVANNI: Bene; saresti così cortese di passare da casa tua e portare in questa vetusta dimora il tuo dolce strumento?

ORTENSIA: Se è solo questo che desideri e che ti fa felice corro subito a prenderlo e diletterò le ultime ore della tua esistenza terrena (Esce)

GIOVANNI: Agata, sorellina mia; potresti venire ogni giorno a fare le pulizie in questa stanza? Non vorrei che nell’infausto giorno della mia prossima dipartita gli amici trovassero tutto questo disordine. La principessa dovrà badare solo a me e non potrebbe sobbarcarsi altro

AGATA: Certo fratellino. Ogni tuo ordine è un mio desiderio. E quando devo cominciare?

GIOVANNI: Da subito. Di là, nel ripostiglio, c’è tutto quelle che ti serve. Mettiti immediatamente al lavoro e io penserò anche a te in modo particolare

AGATA: Come vuoi Giovanni, con immenso piacere. Cosa non si farebbe per far piacere al proprio fratellone? I desideri di un moribondo sono sacri! (Sotto voce) Ma guarda che mi tocca fare… Anche la cameriera ora… Speriamo se ne vada presto… (Esce)

GIOVANNI: Bianca…

BIANCA: Sì caro…?

GIOVANNI: Tu sei sempre stata l’erudita di casa. Lo zio Beniamino, ti ricordi, ti ha mantenuto fino alla maggiore età al Collegio delle Orsoline dove tu avrai sicuramente appreso tutti gli insegnamenti religiosi e morali sulle umane virtù

BIANCA: Certo Giovanni, lo ricordo Giovanni…

GIOVANNI: Anche se le virtù dell’innocenza, della purezza e della decenza magari te le sei un po’ dimenticate…

BIANCA: Sono state le circostanze della vita Giovanni…

GIOVANNI: Non interrompermi Bianca; potrebbero essere le ultime mie parole prima di esalare l’ultimo respiro… Anche se le virtù dell’innocenza, della purezza e della decenza magari te le sei un po’ dimenticate potresti fare opera di momentanea redenzione

BIANCA: Per te tutto quello che vuoi Giovanni… Dimmi che debbo fare…

GIOVANNI: Per prima cosa dovresti liberarti di quel vestito che indossi; minigonna, blousetta di pajettes, tacchetti a spillo…

BIANCA: Nulla in contrario per non contrariarti Giovanni

GIOVANNI:  Tanto per cominciare dovresti vestirti in modo adeguato e indossare quello che la mia dolce segretaria ti porrà nelle mani. E’ lecito rispettosamente chiedere alla mia principessa che sia ella ad occuparsi delle di lei vestimenta?

CLOTILDE: Servirla ed essere attenta ad ogni suo volere è sempre un piacere, mio dolce signore (Toglie da un cassetto un pacco e lo consegna a Bianca che, mentre sta uscendo, incontra Agata che entra un po’ impacciata con il classico abbigliamento da cameriera. Vede Bianca

AGATA: Ma… E tu ? Che ruolo ti hanno affibbiato?

BIANCA: Non lo so ancora. Lo scoprirò fra poco. Certo che mi sembra di essere entrata in una casa da matti… Chissà quando finirà questa storia…

AGATA: Speriamo presto; molto presto… (Bianca esce da dove è entrata Agata)

AGATA: E ora che devo fare?

CLOTILDE: Cosa fa di solito una cameriera? Spolvera e dà di scopa. Prego; inizi pure…

AGATA: (A bassa voce) Guarda un po’ se devo farmi comandare da una barbona da strada… Ma di fronte a 120.000 euro mi arrendo e soffro in silenzio, ma appena divento ricca vedrai dove la sbatto questa qui… (Inizia a pulire la stanza)

GIOVANNI: E tu Anselmo non te la sentiresti di rallegrare le ore di mestizia di tuo fratello Giovanni?

ANSELMO: Ma certo fratellino caro; dimmi solo quello che devo fare e non mi tirerò certo indietro

GIOVANNI: Non molto invero; dovresti essere, come potrei dire… Ma forse ti chiedo troppo…

ANSELMO: Chiedi, chiedi Giovanni…

GIOVANNI: Dovresti fare…

CLOTILDE: Il buffone di corte del mio signore e padrone

ANSELMO: Il…?

GIOVANNI: Ma no, solo tenermi compagnia quando la principessa esce per le spese, divertirmi un po’, ecco, magari aprire la porta se qualcuno bussa, raccontarmi qualche storiella amena…

ANSELMO: Vabbè; sono pronto

GIOVANNI: Oddio; tanto per cominciare dovresti vestirti in modo adeguato. E’lecito rispettosamente chiedere alla mia principessa che sia ella ad occuparsi delle di lui vestimenta?

CLOTILDE: Servirla ed essere attenta ad ogni suo volere è sempre un piacere, mio dolce signore (Toglie da un cassetto un costume da pagliaccio e lo porge ad Anselmo che lo indossa in scena, magari rimanendo prima in mutande e canottiera… Al regista la coreografia del momento)

ANSELMO: Vorreste dire… Vorreste dire che io dovrei starmene qui tutto il giorno conciato in questo modo?

CLOTILDE: Vuole che il divino Giovanni si… si dimentichi di lei?

ANSELMO: Nemmeno per sogno! Farei il bagno nudo al Polo sud! Ma ora che dovrei fare?

ORTENSIA: (Entrando) Eccomi! Il violino è qui con me. (Vede Anselmo) Ma… Mi viene un dubbio… Non è che stia sognando? Che sogno meraviglioso; proprio come quando ero bambina… Ogni notte sognavo il circo equestre, i cavalli, gli equilibristi e soprattutto i pagliacci

ANSELMO: No, Ortensia, non stai sognando; è tutto tragicamente vero.

ORTENSIA: Ma che stai facendo?

ANSELMO: Chiedilo a Giovanni cosa sto facendo o, meglio, cosa mi ha imposto di fare

ORTENSIA: Ma qui stiamo diventando matti! (Scorge Agata) Agata! Ma se a casa tua non hai mai spolverato un mobile né pulito il pavimento perché chiamavi una donna a ore..

AGATA: Spero proprio che sia una questione di ore… Guarda tu come ci ha conciato il nostro Giovanni…

ORTENSIA: Ma Giovanni, sei sicuro di quello che fai?

GIOVANNI: Nessuno li ha obbligati a fare qualcosa che non avessero liberamente accettato di fare. Ognuno di voi è libero di tornarsene a casa propria. Tuttavia, in caso contrario, potrei dimenticarmi di loro in punto di morte…

ORTENSIA: E’ un ricatto allora…

GIOVANNI: No; è solo chiedere qualcosa che allieti la mia cagionevole e grigia esistenza in cambio di una considerevole somma che vi lascerò dopo la mia morte che, ahimè, sento non molto lontana, anzi, imminente

ORTENSIA: Bèh, se è solo per fare un’opera di bene… chiniamo il capo e obbediamo

GIOVANNI: Si obbedisce ad un ordine, Ortensia, non ad un cortese invito…

ORTENSIA: E io che dovrei fare? Qual è il mio compito in questa strana sceneggiata?

GIOVANNI: Suonare per me e per la mia principessa e Anselmo accompagnerà le sublimi tue note con vezzosi passi di danza (Ortensia esegue un motivo –che potrà essere riprodotto da qualcuno all’esterno della scena o da un registratore- e Anselmo eseguirà goffi passi di danza. Alla fine Giovanni e Clotilde applaudono)

CLOTILDE: Fantastico e celestiale, mio dolce signore. Per un attimo sono tornata nella grande sala di casa mia ove frequenti erano le feste con musica e danze

GIOVANNI: Sono lieto principessa di averti stimolato dolci ricordi. Questa stanza non sarà certo il salone del tuo palazzo, ma ha permesso al tuo principe di mettere ancora ai tuoi piedi servitù, musica e ballerini. (Entra Bianca vestita da suora. Tutti la guardano con enorme sorpresa)

BIANCA: Gesù, fa’ che nessuno di questo paese veda la Bianca così conciata. Fa’ che i miei clienti abituali non pensino che mi siano redenta e che non debbano più ottenere i miei calorosi favori. Fa’ che…

GIOVANNI: Vedo che sei già entrata nella parte Bianca; stai già pregando, e con quale fervore!

BIANCA: Ma non ti pare un po’ troppo… serio questo travestimento Giovanni?

GIOVANNI: E non ti pare che la circostanza della mia grave e incurabile malattia sia ancora più seria? O desideri che il tuo fratellone si scordi della sua sorellina?

BIANCA: Non sia mai detto…

GIOVANNI: Cameriera! Giullare! Orsù; aiutate la principessa a portare accanto al mio giaciglio il sacro mobile dove prenderà posto suor Bianca (Clotilde li guida all’esterno e ritornano subito con un inginocchiatoio che porranno accanto alla poltrona di Giovanni). Ora Bianca prendi posto qui; sull’inginocchiatoio troverai un libro di preghiere nel quale ti immergerai in profonda e pia lettura e meditazione (Bianca esegue)

GIOVANNI: Fratelli miei; sia ben chiaro che questi vostri compiti dovranno essere eseguiti e mantenuti sino al giorno infausto della mia dipartita da questa valle di lacrime. Siete d’accordo?

TUTTI: Sì, siamo d’accordo Giovanni

GIOVANNI: Penso siate consci del fatto che se uno di voi si dovesse ritirare dal compito assegnato verrebbe depennato dalla sua parte di eredità…

TUTTI: Lo sappiamo

GIOVANNI: E desidero anche sappiate che la parte di eredità spettante ad ognuno di voi che venisse rifiutata abbandonando questa vostra occupazione andrebbe assegnata alla principessa Clotilde

BIANCA: Ci mancherebbe anche questo!

GIOVANNI: Tu stai zitta e prega!

AGATA: Neanche a morire!

GIOVANNI: Tu sta zitta e pulisci!

ANSELMO: Fossi matto!

GIOVANNI: Tu sta zitto e danza!

ORTENSIA: Non sia mai detto!

GIOVANNI: Tu sta zitta e suona! (Ortensia suona un altro pezzo. Dopo alcuni istanti…)

GIOVANNI: Che ne diresti mia principessa se ci facessimo il solito goccetto?

CLOTILDE: Non attendevo altro invito che ad una soddisfacente libagione mio signore

GIOVANNI: (Si alza dalla poltrona con fare disinvolto) Si appropinqui al desco dolcezza

CLOTILDE: (Dal mobile estrae una bottiglia e la pone sul tavolo) Lieta di stare in sua compagnia principe dei miei sogni. (La musica si interrompe di colpo. Scene di meraviglia e di disappunto dai presenti)

AGATA: Ma… cos’è questa storia? Ma Giovanni? Non eri grave qualche istante fa?

GIOVANNI: Evidentemente le preghiere di suor Bianca hanno sortito il loro favorevole effetto

ANSELMO: Fammi capire Giovanni… Non è che ci stai prendendo per i fondelli?

CLOTILDE: Oh, quali espressioni sgradevoli escono dalla bocca di un giullare…

GIOVANNI: Ma come potremmo prenderle sul serio da colui che veste in simil modo?

CLOTILDE: Come osa profferir parola? Alla salute mio nobil signore

GIOVANNI: Alla nostra fortuna e all’invidia altrui! (Bevono)

CLOTILDE: Come sta mio principe?

GIOVANNI: Mai stato in così pregevole salute principessa

ORTENSIA: Io mi rifiuto di…

GIOVANNI: Tu ti rifiuti di allietare con le tue struggenti note i miei giorni terreni?

AGATA: E io dovrei continuare a fare la cameriera…

GIOVANNI: Tu ti rifiuti di rendere più nobile e splendente la mia reggia?

ANSELMO: E io dovrei continuare con questa buffonata?

GIOVANNI: Tu ti rifiuti di sollazzare con le tue sublimi danze le preziose ore del tuo signore?

BIANCA: E io? Io dovrei star qui a pregare in ginocchio fino a quando?

GIOVANNI: Me l’avete promesso, fratelli miei… O pensavate che non vi chiedessi nulla in cambio della somma destinatavi nella spasmodica attesa di una mia repentina e imminente  dipartita? Io non ritiro nessuna parola o promessa che è uscita dalla mia bocca. I compiti che vi siete assunti li avete intrapresi in tutta libertà e nessuno, dico nessuno, vi ha fatto obbligo alcuno di eseguire. I patti sono patti…

CLOTILDE: “Pacta sunt servanda”…

GIOVANNI: E se tuttavia chiunque di voi li volesse mutare…

CLOTILDE: “Mutatis mutandis”…

GIOVANNI: Sarebbe il regista del proprio destino di mancato ereditiere. Pensateci…

CLOTILDE: “Cogito, ergo sum”

AGATA: Ma chi ci dice che i soldi che ti sei preso dallo zio Beniamino ci sono ancora tutti?

GIOVANNI: Ci sono, ci sono… Ovviamente gli interessi maturati sino ad oggi hanno dato i loro benefici effetti

ANSELMO: E che ne hai fatto?

CLOTILDE: Un sacco a pelo a Giuseppe, il barbone che dorme giù al fiume, un pasto caldo ogni giorno a Toni, Gigi e Serafino presso il nostro sfarzoso ristorante, volgarmente detto osteria, gli antibiotici per la bronchite cronica di Angelino, il Diamicron per il diabete di Pietro…

GIOVANNI: Lasci stare principessa… Le buone azioni sono quelle che si fanno sottovoce e con nessun clamore

AGATA: Ma come ti è venuto in mente di combinare tutta questa sceneggiata?

GIOVANNI: Il sangue non è acqua, fratellini miei. Avete pensato, e forse a ragione, che zio Beniamino fosse decisamente matto o almeno strano per combinare quello cha ha combinato organizzando la spartizione dell’eredità e non c’è minimamente da sorprendersi se la sua pazzia…

CLOTILDE: Forse sarebbe meglio chiamarla… stranezza…

GIOVANNI: Non c’è minimamente da sorprendersi se la sua… stranezza; grazie del suggerimento principessa; ha contagiato anche me, un suo diretto discendente. Il DNA, ragazzi, s’è rifatto vivo in qualcuno di noi…

CLOTILDE: Specifichiamo; solo ad uno…

GIOVANNI: Ve li ricordate gli scherzi che ci propinava zio Beniamino?

AGATA: Io mi ricordo troppo bene di quello che ha combinato al mio matrimonio con il mio povero Amilcare. Al momento di entrare in camera da letto; oddio come era ansioso di arrivarci Amilcare; non c’era verso di trovare la chiave della porta.  Abbiamo poi scoperto che qualcuno…

BIANCA: Lo zio Beniamino ovviamente…

AGATA: E chi se non lui? Abbiamo scoperto che la chiave era stata congelata nel bel mezzo di un secchio di acqua. C’è voluta una bella mezz’ora di martello e scalpello per riuscire a recuperarla. Senza contare poi che aveva nascosto in camera almeno una ventina di sveglie che suonavano a turno ogni dieci minuti. E’ stata una notte d’inferno! Non solo ad Amilcare si è bloccato il cervello, ma soprattutto…

ORTENSIA: Agata! Ti prego, non dire volgarità davanti a persone innocenti e pure!

BIANCA: Ti riferisci a me Ortensia?

ORTENSIA: Vuoi che ti rompa questo violino in testa? Sappi che io non ho mai conosciuto uomo!

BIANCA: Perché non provi ad uscire con me un paio di sere?

ANSELMO: A me è capitata la situazione più tragica. Un attimo prima di scambiarci gli anelli sento uno scalpiccio venire dalla porta della Chiesa. Una bella donna con un pancione grosso così si è messa ad urlare al mio indirizzo: “Non puoi sposarti, farabutto! Come puoi abbandonare me e il tuo bambino senza pensarci due volte!”. Era una delle amichette di turno del nostro stramaledetto zio

ORTENSIA: E poi ci si lamenta dei comportamenti pazzi di Giovanni…

GIOVANNI: E allora prendete tutto questo come uno scherzo, un piccolo scherzo che tuttavia ha un suo preciso significato

BIANCA: Che sarebbe?

GIOVANNI: Come il nostro amato zio, ma tuttavia io da vivo, ho voluto mettere alla prova il vostro attaccamento affettivo verso qualcuno di famiglia che, sia pure in modalità o somme diverse, ha intenzione di elargirvi i suoi beni che forse non meritate di ottenere. L’amore, l’affetto non si misura con i soldi cari miei. Quello che tuttavia volevo scoprire è dove potesse arrivare la vostra prostituzione, cioè fino a che punto la vostra personalità si sarebbe fatta schiacciare, umiliare, annullare pur di ottenere una somma di danaro. Inutile, miei signori, criticare Bianca; anche voi, sia solo sul piano morale, siete nella stessa identica posizione

ANSELMO: Vuoi dire che noi dovremmo continuare a fare tutta questa sceneggiata fino a…

CLOTILDE: Fino a quando il mio nobil signore esalerà l’ultimo respiro

GIOVANNI: Ma disgraziatamente penso e mi auguro che, considerato come ancora senta la vita scorrere viva e scoppiettante nelle mie vene, prima di quello farò ancora milioni, miliardi di respiri, ovviamente con vostro massimo dispiacere

ANSELMO: Sento che i miei nervi stanno saltando. Non ne posso più! Dove sono i miei vestiti?

AGATA: E i miei?

BIANCA: La mia minigonna e le mie pajettes?

CLOTILDE: Di là, nel salone delle vestimenta, altrimenti detto ripostiglio. (Anselmo, Bianca e Agata si precipitano fuori)

GIOVANNI: E tu Ortensia? Non ti ribelli alle stranezze del tuo Giovanni?

ORTENSIA: No, assolutamente no. Ho capito che in te, in voi, c’è qualcosa di bello, di semplice, di nobile anche se vivete in questa stanza semplice e disadorna. Il sacco a pelo, il pranzo per gli amici, gli antibiotici, le pastiglie del diabete… Tutto questo vi fa onore e mi fa capire che al di là dei soldi ci sono altre cose che possono gratificarci nella vita. No, Giovanni, io rimango qui, ma non per la tua eredità che non potrebbe cambiare la mia vita, perché non saprei in che altro modo potrei cambiare, ma perché tu, Clotilde, la tua principessa e io daremo di nuovo una parvenza di famiglia alla nostra esistenza

GIOVANNI: Nella nostra famiglia ci saranno certo dei pazzi o degli individui strani, ma c’è anche qualcuno che sa dare valore alle cose semplici e sa godere dei piccoli e semplici valori della vita (I tre, rivestiti, entrano uno alla volta  infuriati. Guardano per un attimo i presenti con una espressione violenta ed escono dopo aver urlato all’indirizzo di Giovanni…)

AGATA: Imbroglione!

ANSELMO:  Ipocrita!

BIANCA: Ricattatore!

GIOVANNI: Deliziaci ancora Ortensia; riporta un pizzico di serenità e di luce in questa stanza

(Ortensia attacca un nuovo brano. Uno alla volta, accolti da Clotilde, entrano 3-4 barboni che si siedono al tavolo a bere con Giovanni. Il sipario si chiude lentamente)