La prova del nove

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LA PROVA DEL NOVE

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Don Geremia

Il Parroco

Pasquina

La perpetua

Gisella

Nipote del Parroco

Deborah

Ortensia

Amica di Gisella

Amica di Pasquina

Federico

Fidanzato di Deborah

La storia si svolge nel soggiorno della Canonica di don Geremia

La storia

Gisella viene mandata nella canonica di uno zio prete, don Geremia, per allontanarla dal fidanzato.
 Lì conosce Deborah che, dopo un Test di gravidanza, scopre si essere incinta.
 Il suo ragazzo, messo al corrente, nega la propria responsabilità  e si dilegua.
 A Gisella viene l’idea di vendere ad altre ragazze delle provette con le urine di Deborah perché possano, mostrando la positività del Test, verificare e mettere alla prova l’amore, la reazione e il comportamento dei propri fidanzati di fronte al fatto compiuto. Insomma la classica “Prova del nove”.
Ma l’unica che ci andrà di mezzo sarà l’incolpevole Pasquina, la perpetua

PRIMO ATTO

 (Don Geremia e Pasquina passeggiano nervosamente da un capo all’altro della scena)

DON GEREMIA: Eh no, non è possibile! Ma appena rientra le faccio una bella lavata di capo e…

PASQUINA: Ma Reverendo…

DON GEREMIA: Che c’è?

PASQUINA: Ma come fa a farle una lavata di capo se non abbiamo né sciampo né balsamo!

DON GEREMIA: Cosa c’entra lo shampo e il balsamo Pasquina?

PASQUINA: L’ha detto lei don Geremia… Appena Gisella rientra gli farà una lavata di capo. E poi è notte fonda e, se non ha il phone, come farà ad asciugarsi?

DON GEREMIA: Pasquina Pasquina, anima candida… Una lavata di capo vuol dire che la sgriderò a dovere. Gesù, si può sapere dove l’ho trovata questa? Sarà pure una buona perpetua; di braccia è forte, ma di cervello è debole e forse inesistente

PASQUINA: Veramente è debole anche il mio stomaco… Abbiamo cenato alle sette e ora sono le due di notte; permette che mi sia venuta anche un po’ di fame?

DON GEREMIA: Non di solo pane vive l’uomo Pasquina

PASQUINA: Giusto, giusto Reverendo, ma io sono una donna e per me quella frase che ha detto non vale

DON GEREMIA: E allora va in cucina, fatti un panino e rinforza pure il tuo stomaco!

PASQUINA: Le faccio presente Reverendo che i panini sono finiti, ci sono solo quelli più grandi; insomma le michette

DON GEREMIA: E fattene uno più grande, fatti la michetta!

PASQUINA: Allora obbedisco e vado a farmi un pane di quelli grandi con la mortadella

DON GEREMIA: Ti faccio presente che oggi è un venerdì di Quaresima e nei venerdì di Quaresima la carne è vietata. Il venerdì è di magro e di digiuno!

PASQUINA: Ma io sono a digiuno dalle sette! E poi io non mangio la carne, solo la mortadella…

DON GEREMIA: Ma mangia quello che vuoi!

PASQUINA: Ma anche se lei pensa che la mortadella sia carne mi spiace dirle che ha torto marcio

DON GEREMIA: E perché avrei torto marcio?

PASQUINA: Perché sono le due di notte e oggi è già sabato per cui le regole non valgono più

DON GEREMIA: Insomma, va di là e mangia quello che vuoi, ma non rompermi più!

PASQUINA: Allora vado in cucina…

DON GEREMIA: Va in cucina!

PASQUINA: Allora vado?

DON GEREMIA: Vai!

PASQUINA: Comunque io non so perché lei sia così arrabbiato, ma io vado. (Esce)

DON GEREMIA: E ha anche il coraggio di chiedermi perché io sia arrabbiato! Perché, perché Signore mi sono capitate in casa queste due donne? La Pasquina che non capisce una mazza e Gisella, quella figlia di buona donna di mia sorella nonché mia stramaledetta nipote, che non vuole sapere di tornare a casa, in questa canonica, alle due di notte. “Don Geremia, non mi faresti un grosso favore?”. Mi sembra ancora di sentirla nelle orecchie la voce della mia Margherita… “Non potresti ospitare per qualche giorno la mia Gisella, nonché tua nipote, per vedere se, cambiando aria e stando in un ambiente più serio e raccolto, modifichi i suoi comportamenti e tu riesca a raddrizzarla?”. Niente di più sbagliato! E come primo giorno, anzi, la prima notte, è già uscita! Quella avrebbe potuto non solo stare a casa di un povero parroco di campagna, ma anche in quella di un vescovo o di un cardinale che sarebbe stata la stessa cosa! Ed eccomi qua ad aspettarla alle due e dieci della notte! E pensare che domattina devo dire la messa prima alle sei! Ma appena arriva, appena arriva… (Bussano o campanello). Eccola qua la disgraziata! Adesso ti sistemo io! (Apre la porta ed entra Gisella e Deborah). Ma è questa l’ora di…

GISELLA: E’ questa l’ora di tornare a casa?

DON GEREMIA: Guarda che sono io a farti la domanda!

GISELLA: Ma tanto lo so! L’ho sentita mille volte da mia madre e ormai la so a memoria. Di solito, quando rientro ad una certa ora, dice sempre la stessa cosa. E’ questa l’ora di tornare a casa? Come siete monotoni!

DON GEREMIA: Saremo anche monotoni ma… E questa chi è?

GISELLA: Questa è Deborah, una mia amica che mi ha accompagnato in macchina

DEBORAH: Piacere Deborah, con la acca alla fine

DON GEREMIA: Che tu abbia la acca alla fine o all’inizio non me ne frega un… un… un pisello! Fatto sta che mi dovrete spiegare… Primo: dove siete state; secondo: come mai siete tornate a quest’ora

GISELLA: Te l’avevo detto zio che sarei venuta alla funzione del venerdì sera…

DON GEREMIA: Ti faccio rispettosamente sapere che la funzione è finita alle 22, ma tu torni ora alle 2 e 30! Sentiamo… spiegazione?

DEBORAH: Siamo uscite dalla chiesa e, giusto per non andare a letto con le galline, siamo passate al Peccato Mortale. Lo conosce lei il Peccato Mortale?

DON GEREMIA: Guarda ragazzina che se ce n’è uno pratico di peccati sono io!

DEBORAH: Davvero? Davvero ne fa così tanti?

DON GEREMIA: Di cosa?

DEBORAH: Di peccati?

DON GEREMIA: Ma vi rendete conto quanti peccati veniali e mortali io senta ogni giorno in confessione? E so benissimo a cosa vi riferite! A quella Balera…

GISELLA: Discoteca prego…

DON GEREMIA: Insomma a quell’immondo luogo di peccato che è quel Peccato Mortale! Almeno l’avessero chiamato Peccato veniale! No, mortale! E cosa ci facevate lì?

GISELLA: Forse non lo sai zio, ma Deborah lì ci fa la Lap Dance

DON GEREMIA: La Lap… Ha a che fare con la Lapponia?

GISELLA: No, la Lapponia non c’entra per niente

DON GEREMIA: E allora cos’è quella roba lì?

DEBORAH: E’ una danza che si fa con un palo

DON GEREMIA: Con… con un palo? Con un palo della luce?

DEBORAH: Sì, magari con un lampione sopra…

GISELLA: Magari se vieni una sera potrai vedere tu stesso

DON GEREMIA: Vade retro satana! Io, un prete, in quel lupanare lì? Mai!

GISELLA: Comunque non dire che non ti ho invitato…

DON GEREMIA: E quindi vorresti dire che quel pulciao di peccato chiude alle due?

GISELLA: Veramente chiude alle sei del mattino, ma siamo uscite prima per non farti stare in pensiero

DON GEREMIA: In pensiero? In ansia direi; preoccupazione, apprensione, tensione! Come può la nipote di un prete frequentare certi locali?

GISELLA: Caro zio, mettiamo subito in chiaro una cosa… Non ho colpa io se mia madre ha un fratello prete! Non potevi fare… che ne so… il disk gey, il buttafuori, il gigolo o qualcosa di simile? No, ha voluto fare il prete lui e, come vedi, non è certo stata una mia scelta, ma solo tua!

DON GEREMIA: Ah, se ci fosse stato tuo padre… Ti avrebbe raddrizzato a dovere!

GISELLA: Altra colpa non mia… Se lui ha voluto andarsene con una ballerina brasiliana sono fatti suoi!

DON GEREMIA: Lo so; e dubito che, visto cosa ha combinato a tua madre, penso che forse non avrebbe avuto nessuna possibilità di educarti. Talis pater, talis filia!

GISELLA: Comunque adesso siamo qui e, visto che alla Messa prima non vogliamo andarci, tu vai pure che noi ci fermiamo un po’ a chiacchierare

DON GEREMIA: Ma non finisce qui! E domani ne riparliamo e detterò nuove e imprescindibili regole! Scusa, ma… Ma se io non fossi stato in piedi fino a quest’ora ad aspettarti come avresti fatto ad entrare?

GISELLA: Questa è una domanda intelligente e interessante zio… Lo vedi Deborah che anche i preti qualche intuizione giusta ce l’hanno? Soluzione… Potresti darmi un doppione delle chiavi della canonica e non avresti…

DON GEREMIA: Ma neanche per sogno! Così rientreresti alle quattro o alle cinque!

DEBORAH: Magari anche più tardi…

DON GEREMIA: Fantastico! Non crederai che tutte le notti io stia qua ad aspettarti tutta la notte! E, per farmi compagnia si è fermata finora anche la Pasquina! (Entra Pasquina col pane in mano. E’ leggermente alticcia)

PASQUINA: Mi ha chiamato reverendo? Lo vuole anche lei un paninozzo con la mortadella? Oh, eccola qua la ricercata!

GISELLA: Ma quale ricercata! Io non sono affatto una ricercata

PASQUINA: Ma come no? Io e don Geremia non sapevamo dove eravate. Io gli ho anche detto che avrei potuto uscire a cercarti

DON GEREMIA: Ma dove? Dove saresti andata a quest’ora di notte? Ma non sai chi avresti potuto incontrare? Magari qualche persona di malaffare,  qualche violentatore…

PASQUINA: Magari!

DON GEREMIA: Come magari!

PASQUINA: Le giuro sui figli che non ho mai avuto che io di violentatori non ne ho mai incontrati. Pensi che qualche volta, quando con la mia amica Ortensia facciamo quattro passi e vediamo sul marciapiede un uomo solo gli passiamo avanti e indietro cinque o sei volte. Vigliacco se abbiamo mai trovato uno che ci violenta! Chissà perché! Magari quelli a cui puntavamo erano gay (Si pronunci GAI)

DON GEREMIA: Nel senso di allegri?

PASQUINA: No no, proprio gai; nel senso che gli piacciono gli uomini

DON GEREMIA: Signore, fai qualcosa tu! Manda qualche Angelo a mondare questa casa!

PASQUINA: Ma poi m’è venuto il dubbio di essere anch’io gaia perché anche a me piacciono gli uomini, o meglio, mi sono piaciuti

DON GEREMIA: Ma sei scema Pasquina! Non mi dirai che… non mi dirai che vuoi essere violentata!

PASQUINA: Giuro che non mi è mai successo, ma se proprio succedesse… cederei alla violenza!

GISELLA: Hai sentito Deborah la verginella?

DEBORAH: In vino veritas!

DON GEREMIA: Ma hai bevuto Pasquina?

PASQUINA: Insomma… Come potrei mangiare un panone con la mortadella se non lo accompagnassi con un goccio… con un sorso… con un bicchiere… insomma con mezza bottiglia del suo vino della messa che è così dolce?

DON GEREMIA: Adesso capisco perché la trovo quasi sempre vuota! Comunque non fateci caso ragazze; non è lei che parla, ma è colpa di quella mezza bottiglia del vino della messa che si è scolata. Pasquina, fila subito a letto e domani me la vedrò anche con te

PASQUINA: Sì, forse è meglio che vada a letto. Prima finisco il pane con la mortadella e poi vado davvero a letto. Ohhh… li sentite voi i canti gregoriani degli angeli?

DON GEREMIA: Ma quali canti stai sentendo?

PASQUINA: No, forse sono… le sentite anche voi le campane a suonare?

DON GEREMIA: Ma quali campane! Sei tu che sei suonata! Fila a letto!

PASQUINA: Cedo alla violenza! Purtroppo è solo la sua! (Esce)

DON GEREMIA: Ma torniamo a noi. Intanto inchiodati bene in mente una cosa… Guarda che questa casa…

GISELLA: Non è un albergo! Sentita anche questa mille volte

DON GEREMIA: Comunque domani riprenderemo il discorso

GISELLA: Va bene; domani riprenderemo il discorso, ma non prima delle 11 perché prima non mi sveglio mai

DON GEREMIA: Padre, allontana da me questo calice amaro!

GISELLA: Guarda zio che il calice, ma non quello amaro, ma quello dolce se l’è già scolato la Pasquina e non solo uno!

DON GEREMIA: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno! (Esce)

GISELLA: Hai sonno Deborah?

DEBORAH: Per niente. Mi sono alzata alle due del pomeriggio

GISELLA: E nemmeno io. Certo che questo mio zio prete me ne sta dando dei problemi

DEBORAH: Ma sei qui solo da ieri sera!

GISELLA: Sì, ma mi sembra un’eternità. Hai mai sentito parlare delle monache di clausura?

DEBORAH: Ti vuoi fare monaca Gisella?

GISELLA: Ma cos’hai capito! Le monache di clausura sono quelle che non escono mai dal convento. Ecco, stando qua mi sembra di essere una di quelle. L’hai capito il problema?

DEBORAH: Ma si può sapere perché ti hanno mandato qui in convento, pardon, in canonica da tuo zio prete?

GISELLA: La tengo corta… Mia madre non vuole che frequenti Roberto, il mio ragazzo

DEBORAH: E perché tua madre non vuole che frequenti Roberto, il tuo ragazzo?

GISELLA: Perché dice che è un buono a nulla, che non ha un lavoro, che frequenta sale giochi, che è un bamboccione…

DEBORAH: Ma tu gli vuoi bene?

GISELLA: Certo che gli voglio bene!

DEBORAH: E lui ne vuole a te?

GISELLA: Lui dice di sì; almeno credo. Certo, vorrei essere sicura del suo amore; ma come si fa? Questo è il problema di ogni donna!

DEBORAH: Non credere che solo tu abbia dei problemi…

GISELLA: Perché? Non mi dirai…

DEBORAH: E invece te lo dico. Un problema ce l’ho e anche grosso

GISELLA: Non mi dirai che anche tu ti senti una monaca di clausura

DEBORAH: Ma va; fosse solo quello… (Entra Pasquina in camicia da notte con un libretto in mano)

GISELLA: Ma non sei ancora a letto Pasquina?

PASQUINA: Ma cosa dici? Ero a letto, ma mi sono ricordata che non ho messo in frigorifero il vino bianco della messa e a don Geremia il vino bianco caldo non piace per cui vado, assaggio e ritorno (Esce)

GISELLA: Altro che canonica! Mi sembra che questo sia un manicomio

DEBORAH: O una stazione ferroviaria… Uno va, uno viene… Non so che pace potrai trovare qua

GISELLA: Mi stavi dicendo di un tuo problema…

DEBORAH: Altro che problema… un problemone! Lo confido a te che non sei del paese; se lo sapesse qualcun altro sarei rovinata. (Rientra Pasquina)

PASQUINA: Fatto, tutto fatto. Rimesso il vino in frigorifero, assaggiato un sorsetto per controllare se era ancora fresco e ho deciso che si poteva ancora bere…

DEBORAH: Ma don Geremia beve solo il vino bianco della messa?

PASQUINA: No no, quello è il mio preferito. Lui beve di tutto, ma siccome è molto religioso, non beve nient’altro che non  sia santo

GISELLA: Fammi capire Pasquina… cosa vuol dire che non sia santo?

PASQUINA: Per i vini lui preferisce il San Giovese e la San…gria, per l’acqua… ma di quella ne beve poca… la SanPellegrino, la Sant’Anna e la San benedetto, come aperitivo il San Bitter accompagnato dalle patatine San Carlo con due pomodorini San Marzano e magari qualche fettina di prosciutto San Daniele per finire poi con un liquorino tipo San…buca Molinari. Ma solitamente lo fa solo quando ci sono degli ospiti

GISELLA: Ma si può sapere che libretto hai in mano?

PASQUINA: Ah, questo? Me l’ha dato da leggere don Geremia; dice che mi può aiutare ad addormentarmi. Però secondo me fa meglio un bicchiere di quel vino di là. Comunque è un mese che tento di leggerlo, ma non ci riesco neanche con tutta la mia buona volontà

DEBORAH: Fammi vedere… (Prende il libro). “Le lettere di Sant’Agostino”? Ma mi sembra difficile! Non poteva darti uno di quei libri che escono tutte le settimane in edicola?

GISELLA: Di quali libri parli Deborah?

DEBORAH: Non faccio per dire, ma sono molto istruttivi. Per esempio… “Giovannona Coscialunga”, “Susanna tutta calda”, “Le notti inquiete di Gisella la monella”…

PASQUINA: Magari! Ma quello mi ha dato questo. “Le lettere di Sant’Agostino”

GISELLA: Ma perché non riesci a leggerlo?

PASQUINA: Leggerlo, io ho tentato di leggerlo; e le lettere come c’è scritto nel titolo, o almeno credo, ci sono anche tutte, dalla A alla Z, ma… c’è un ma… Dovete sapere che io non ho fatto le scuole alimentari e sono inalfabetica. Le lettere me le sta insegnando la mia amica Ortensia quando nel mio giorno libero vado a casa sua. Il fatto è che siamo arrivate fino alla lettera M, quella con le tre gambine. Poi mi ha detto che dopo la M ce n’è un’altra con due gambine sole.  Ma questo Agostino non poteva mettere nel suo libro le lettere fino alla M e non le altre? Allora ce l’avrei fatta!

DEBORAH: Senti Pasquina, in confidenza, ma tu ne hai avuti di fidanzati?

PASQUINA: Ai miei tempi sicuramente ne ho avuti sicuramente più di voi

GISELLA: Dai, racconta; magari possiamo imparare qualcosa dalla tua esperienza

PASQUINA: Il primo si chiamava Giovanni. Che uomo! Bello, slanciato, portamento signorile… Sembrava uno di Beautiful. (Si pronunci come è scritto). Era molto focoso, infatti faceva il pompiere. Quando passava veloce con la sua autopompa rossa come il fuoco allungava un po’ la strada, ma solo due o tre chilometri, per passare sotto le finestre di casa mia. Mi sembra ancora di sentirla quella sirena… Ueeeeeeeee… Ueeeeeeeee… Ueeeeeeeee…. Che musica celestiale… Un giorno, un maledetto giorno, con i suoi compagni andò per spegnere una casa in fiamme. Lui prese la testa del manicotto dell’acqua e, sprezzante del pericolo, si precipitò all’interno. L’addetto alla pompa era un nuovo assunto da pochi giorni. Si seppe solo dopo che aveva sbagliato l’attacco della canna. Invece di attaccarla al serbatoio dell’acqua l’aveva attaccato a quello della benzina. Di Giovanni si trovò solo un mucchietto di cenere. Non l’hanno nemmeno portato al forno cromatorio

GISELLA: Ma che sfortuna!

DEBORAH: Ma prima di morire avevate almeno… consumato?

PASQUINA: Sì, e molto; abbiamo consumato le suole delle scarpe nel passeggiare su e giù per le strade del paese

GISELLA: Per il resto… niente?

PASQUINA: Purtroppo per il resto… niente. Ma mi sono rifatta col secondo

DEBORAH: Cosa ti sei rifatta? Seni, naso, labbra?

PASQUINA: Guarda cara la mia ragazza che ai miei tempi non c’erano quelle diavolerie lì, né la chirurgia plastificata né il lising al muso! Mi sono rifatta con un altro moroso. È stata la volta del Lu Lu Luigi

GISELLA: Scusa Pasquina, come…  Lu Lu Luigi?

PASQUINA: Ma sì; suo padre, che era balbuziente, insomma parlava a rate, quando è stato in Comune per denunciare la nascita del figlio gli ha detto Lu Lu Luigi. Quel bastardo dell’impiegato non l’ha scritto proprio cosi? Lu Lu Luigi! Comunque io lo chiamavo Gino. Faceva il tranviere. Perchè era lui che guidava il tram. Un bel tranviere, con tanto di divisa e col cappello con lo stemma davanti che luccicava come un diamante. Ogni volta che passava sotto le mie finestre suonava la campanella. Mi pare  ancora di sentirlo… Tlem tlem, tlem tlem... tlem tlem, tlem tlem... Per me era una sinfonia del paradiso, una canzone d'amore, un richiamo che mi faceva battere il cuore come un'anatra che sbatte le ali, come un concerto di campane alle Quarant'ore…Fatto sta che, una mattina di primavera, col suo tram passa di nuovo sotto le mie finestre…

GISELLA: Per forza, se non avevano spostato le rotaie…

PASQUINA: Guarda verso di me, ma nella curva non si va a staccare il trolley? Avete presente quel bastone con la rotella che va a prendere la corrente sul filo per aria? Il tram si ferma di colpo, il Gino salta giù e va dietro per tentare di riagganciarlo. E' venuta giù una scarica elettrica che sembrava un fulmine d'un temporale di ferragosto. E' rimasto lì secco come un baccalà. Hanno dovuto raccogliere le sue ceneri con un cucchiaino. E anche lui non l’hanno nemmeno portato al forno cromatorio. Ho messo la scatola delle ceneri di Lu LU Luigi e di Giovanni sul ripiano del mio camino. Però ho fatto uno sbaglio…

GISELLA: A metterle sul ripiano del tuo camino?

PASQUINA: No, perché mia mamma, in un momento di disattenzione, le ha usate per mettere il sale e il pepe sulla carne

DEBORAH: Certo che di sfortuna ne hai avuta davvero tanta…

PASQUINA: Ma non sai quello che è capitato al terzo, il Giacomo… Quello era militare. Era il giorno in cui il tenente gli stava insegnando a tirare le bombe a mano. Guarda, ti faccio vedere... (Afferra un oggetto con la mano destra). Questa è la bomba e prima di tirarla bisognava staccare la linguetta con i denti. Poi il tenente gli ha detto che, dopo averla staccata, doveva contare fino all'otto. Insomma, lui ho contato fino all'otto... (Conta evidenziando i numeri con la mano sinistra) Uno, due, tre quattro, cinque... (tenendo alzata la mano sinistra con la destra pone l'oggetto fra le gambe e continua a contare con le dita della mano destra) sei, sette, otto e... Baaam! Non aveva ancora detto otto che la bomba è scoppiata. Ho messo la scatola delle sue ceneri accanto a quella di di Lu LU Luigi e di Giovanni

GISELLA: Ci spiace se ti abbiamo chiesto di rievocare certi tuoi ricordi amorosi

PASQUINA: Ma è passato tanto di quel tempo… Comunque per consolarmi avrei bisogno di un altro bicchiere, ma il vino bianco dolce è terminato. Andrò a letto digiuna… Dammi il mio libro che tenterò ancora di leggere le lettere di Sant’Agostino, almeno fino alla M, quella delle tre gambine

GISELLA: Tranquilla Pasquina; quelle che ti mancano te le insegnerò io in questi giorni

PASQUINA: Grazie Gisella. Notte ragazze.(Esce)

GISELLA: Adesso che siamo rimaste sole riprendiamo il nostro discorso. Mi hai detto che hai un grosso problema

DEBORAH: Grosso? Grossissimo! Devo mettere il mio fidanzato Federico di fronte alle sue responsabilità. Devi sapere che… che sono incinta.

GISELLA: Sei… sei incinta? Magari… quasi incinta…

DEBORAH: No no, incinta totalmente e sicuramente. Settimana scorsa ho fatto l’esame delle urine, insomma il test di gravidanza e il referto non ha lasciato dubbi. Per essere sicura l’ho ripetuto altre tre volte in farmacia, ma sempre con lo stesso risultato. Su quell’aggeggio bianco la linea risultava sempre rossa! Un rosso che non lasciava dubbi

GISELLA: Capisco… Ma tu cosa hai deciso di fare?

DEBORAH: Io il mio bambino me lo voglio tenere; il guaio è che non so se anche Federico la pensa allo stesso modo, anzi, conoscendolo e sapendo come la pensa, temo proprio che non ne vorrà sapere

GISELLA: A questo punto io taglierei la testa al toro! Lo chiami, gli dici quello che hai detto a me e te lo sposi!

DEBORAH: Fosse tutto così facile… Non so nemmeno se mi è fedele perché frequentando tutte le sere quel locale chissà quante pollastrelle si è fatto

GISELLA: Non me ne può fregare di meno! Dai, fallo subito anche se sono le tre di notte

DEBORAH: No no, a quest’ora no; se poi vede il mio numero e sente la mia voce quello s’incazza come una vipera e mi manda a cagare. Comunque sai benissimo chi è; stasera in discoteca te l’ho presentato

GISELLA: Ah sì? Ho capito chi è. Comunque se non lo chiami tu lo chiamo io e vedrai che riesco a farlo arrivare qui

DEBORAH: Qui? Qui in canonica alle tre di notte?

GISELLA: E chi lo vede in giro a quest’ora? (Afferra il cellulare), dimmi il numero

DEBORAH: Ma sei sicura che…

GISELLA: Sicurissima! Quando voglio qualcosa so andare avanti come un treno. Dammi il numero. (Deborah le detta un numero a caso e Gisella lo compone). Ciao! Sei Federico? Oh che voce assonnata! Ho capito che stavi dormendo, ma guarda che sono solo le tre! La notte è dei giovani carissimo! Comunque, adesso che sei sveglio, ti devo dire una cosa. Stasera ti ho visto al Peccato Mortale, se ti ricordi ci ha presentato Deborah e devo confessarti che mi sei piaciuto un casino. Ma quando mai ho visto degli occhi come i tuoi? Forse ti sembrerò una impertinente, ma desidero rivederli subito. Non riuscirei a dormire se ti rifiutassi di vedermi. Ma qua; te l’ho detto che abito nella canonica di don Geremia. Ma va, che paura hai? Qui tutti dormono e potremo starcene indisturbati finchè vorremo. Oh, finalmente, ottima e saggia decisione! Ti aspetto. Pochi minuti? Ah, ho capito, abiti al di là della piazza. Non devi fare altro che bussare e io ti aprirò. Grazie. A presto. Ti aspetto con ansia. (Chiude il cellulare). Come vedi è stato molto facile. L’uccellino svolazzerà sin qua in men che non si dica. (Rientra Pasquina)

GISELLA: Ma Pasquina; non ti sembra un po’ tardi per essere ancora sveglia?

PASQUINA: Volevo dirvi che ho trovato un’altra lettera di quelle di Sant’Agostino… Quella con le due gambine. Cos’è?

GISELLA: La N, enne come non si scende a quest’ora della notte

PASQUINA: E poi ce n’è un’altra rotonda come il cerchio sulla testa di Santa Eufemia giù in Chiesa

GISELLA: Quella è la O, come o vai via subito o domani dico a don Geremia che hai fatto fuori tutto il suo vino!

PASQUINA: Va bene, vado, ma non capisco tutta la vostra fretta. Ah, ecco di cosa mi sono ricordata. Devo prendere quella fiala di vetro che mi hanno dato all’ospedale per farci dentro la pipì perchè sono andata in urologeria…

GISELLA: Cosa c’entra l’orologiaio con la tua pipì?

DEBORAH: Forse voleva dire urologia…

PASQUINA: Ecco proprio quella e anche gli esami del sangue perché mi hanno trovato i globi bianchi, rossi e verdi diminuiti, le piastrelle aumentate e il polistirolo e i tricicli alle stelle. Comunque mi auguro di centrarla al primo colpo

GISELLA: Dai allora, veloce, prendila. (Si sente bussare). Allora Pasquina; deciditi, prenditela e vai!

PASQUINA: (La toglie da un cassetto). Allora vado…

GISELLA: Vai e sogni d’oro

PASQUINA: Buona notte. E non fate tardi anche voi perché oggi è già domani. (Esce)

DEBORAH: E adesso?

GISELLA: Adesso apro e…

DEBORAH: Cosa dirà che trova anche me?

GISELLA: Lascia fare a me e abbi fede ragazza! (Apre. Entra Federico che, sorpreso, si blocca sulla porta)

FEDERICO: Scusa, ma… Ma cosa ci fa qui lei?

GISELLA: Le porte della casa di Dio sono aperte a tutti e a tutte le ore e anche la canonica fa parte della sua casa. Dai, non rimanere lì impalato come una statua. Siediti. C’è Deborah che ti deve dire una cosa

FEDERICO: Ma non potevi telefonarmi direttamente tu?

DEBORAH: Sì, poi sono sicura che ti saresti incazzato e poi preferisco vederti in territorio neutrale. Anche se ti arrabbi qui non puoi certo gridare col pericolo che ci arrivi fra capo e collo don Geremia e poi vorrebbe sapere il perché di questa riunione notturna e penso non sia il caso che sappia delle nostre cose private

FEDERICO: Vabbè, ormai sono qua. Dimmi tutto; sentiamo cosa c’è di così importante per chiamarmi in piena notte

DEBORAH: Mi vuoi bene Federico?

FEDERICO: Ma ti pare il caso di dubitarlo? Te lo dico ogni volta che ci vediamo che ti amo quindi non capisco la domanda…

DEBORAH: Tu te la senti di stare con me per tutta la vita?

FEDERICO: Ma anche dopo!

GISELLA: Anche dopo non direi… Guarda che il prete, quando sposa qualcuno, dice “Fino a quando morte non vi separi”. Fin lì va bene, ma dopo ognuno per i fatti suoi

DEBORAH: Federico, sei sicuro che…

GISELLA: Senti Deborah, sputa il rospo senza altri giri di parole e che sia finita e senza tanti preamboli! Insomma, la qui presente Deborah, nonché tua fidanzata che hai detto di amare per tutta la vita e anche dopo è…

FEDERICO: E’?

DEBORAH: Sono incinta Federico!

FEDERICO: (Dopo alcuni secondi di silenzio). Forse non ho capito bene… Prova a ripetere…

GISELLA: Deborah ha detto chiaro e netto che è incinta! L’hai capito ora? O lo devo ripetere un’altra volta? Prima o poi le verrà il pancione!

DEBORAH: Sei felice Federico?

FEDERICO: (Dopo altri secondi di silenzio). Fammi capire Deborah… Chi è stato?

DEBORAH: Come chi è stato? E te lo domandi?

FEDERICO: Certo che me lo domando! E io ripeto chi è stato!

DEBORAH: Quindi tu vorresti mettere in dubbio…

GISELLA: Ma secondo te, con chi ha avuto determinati rapporti amorosi Deborah?

FEDERICO: Penso… ultimamente con me

GISELLA: E quell’ultimamente a quanto risale?

FEDERICO: Beh, che ci frequentiamo sarà da quattro mesi

GISELLA: Bene! E lei sarà più o meno di due mesi. I conti tornano!

FEDERICO: Eh no, carine mie; non cercate di intortarmi! Quella va con chissà quanti e dovrei essere io a pagare il conto! No, così non vale! E non ci casco! Non sono mica scemo io!

DEBORAH: Con chissà quanti io…? Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?

FEDERICO: Senti Deborah, parliamoci chiaro… Tu domani vai da un medico, ti fai fare una richiesta di interruzione e amici come prima!

DEBORAH: Amici… amici come prima? Quindi eravamo solo amici…

FEDERICO: Ma sì, ci si divertiva un po’ assieme; tutto lì

DEBORAH: Tutto lì?

GISELLA: Tutto lì!

DEBORAH: Comunque ti avviso ufficialmente che il bambino io lo tengo e se tu non vuoi assumere le tue responsabilità me ne frego altamente! Per cui, se questo era il tuo amore, quella è la porta e non farti più vedere!

FEDERICO: Guarda che dovrei esseri io ad essere arrabbiato! Mi svegliate alle tre di notte per raccontarmi questa stupida storiella…

DEBORAH: Storiella? E questa sarebbe una storiella! Va via! Via! Sparisci!

FEDERICO: Eccome se sparisco, e a gambe levate! (Esce)

GISELLA: Come volevasi dimostrare… Certi uomini non diventano adulti nemmeno di fronte a certe personali e intime situazioni. Brava! Meglio perderli che trovarli! Meglio piantarli oggi che più tardi! E tu non te la prendere più di tanto. È impossibile Deborah cambiare un uomo… Quello rimarrà sempre allo stesso modo per tutta la vita. E chi ci guadagna in questa situazione sei solo tu

DEBORAH: Beh, insomma… Non è un gran guadagno… Ok, io ho guadagnato un bambino, ma ho perso un uomo

GISELLA: Un uomo quello? Lascia perdere Deborah… Alla prima difficoltà è sparito, nebulizzato, volatilizzato! Ma sai che mi è venuta un’idea?

DEBORAH: Non mi dirai che lo vuoi richiamare…

GISELLA: Macchè richiamare! Non penso cambi parere dopo pochi minuti. Lascialo bollire nel suo schifoso brodo quello!

DEBORAH: E quale sarebbe l’idea?

GISELLA: Sarà pure inconsciamente, ma tu hai appena fatto un grande test, il test della sincerità

DEBORAH: Forse è meglio che ti spieghi meglio Gisella

GISELLA: Certo che mi spiego meglio… Un test che metterà a nudo le vere intenzioni dei nostri uomini. Ti ricordi che ti ho parlato di Roberto, il mio fidanzato? Anche lui mi giura sempre amore eterno, ma, come ogni donna, un piccolo tarlo, insomma un piccolo dubbio permetti che lo possa avere anch’io?

DEBORAH: Però continuo a non capirti…

GISELLA: Vedi Deborah, per sapere se un uomo ti ama veramente si dovrebbe fare quello che hai fatto tu

DEBORAH: Farti mettere incinta?

GISELLA: No, soltanto far finta di essere incinta e, al primo accenno della tua presunta iniziale gravidanza, scruti la sua reazione e capisci chiaramente e immediatamente se ti vuol bene oppure no

DEBORAH: Sì, capisco, ma io la frittata l’ho già fatta, mentre tu… Non mi dirai che anche tu…

GISELLA: No;  chiariamo le cose… Io non lo sono, ma, secondo te, quante sono le ragazze che vorrebbero essere sicure dei propri uomini?

DEBORAH: Purtroppo tante o quasi tutte, ma chi ce l’ha la certezza? Magari esistesse un modo sicuro di metterli ala prova…

GISELLA: Ci vorrebbe la classica e famosa prova del nove

DEBORAH: Ma quella funziona solo in matematica

GISELLA: E noi la faremo funzionare anche a favore di tutte quelle donne desiderose di verificare i sentimenti del proprio uomo! E a questo punto arrivi tu

DEBORAH: Come arrivo io? Più cose mi dici e meno ti capisco…

GISELLA: Spiegazione con parole semplici e precise… Gisella e Deborah si mettono in società e fondano la S.M.S.D.I.

DEBORAH: Che in parole povere vorrebbe dire…

GISELLA: Società di Mutuo Soccorso Donne Insicure

DEBORAH: Sarà per come si sono messe le cose, sarà perché sono le tre di notte, ma io sono un po’ frastornata e continuo a non capire… Ma di che Società parli?

GISELLA: Ma te l’ho appena detto! Tutto semplice e lineare… Io metto la mia mente e tu la tua pipì! E la prova del nove eccola qua! E gli uomini infedeli saranno serviti a dovere! E secondo te, a quanto le vendiamo?

DEBORAH: Ma vendiamo cosa!

GISELLA: Allora, ti spiego neglio la mia strategia… Lo so che è tardi e il cervello può essere rallentato, ma, se mi dai un attimo di attenzione, ti spiattello la mia brillante idea che salverà molte giovani donne  e ci farà guadagnare anche dei bei soldini. Dunque… Domani, con comodo, io e te andiamo in farmacia e comperiamo una decina, anzi, una ventina di provette per le urine. Semplice fin qua?

DEBORAH: Semplice non direi, ma va avanti

GISELLA: Poi passiamo in edicola e comperiamo qualche rosario

DEBORAH: Qualche… rosario?

GISELLA: Sì, quelli piccoli che stanno in quelle scatoline di plastica che costano una cicca

DEBORAH: Ma perché qualche…

GISELLA: Abbi fede donna; prima o poi capirai il perché

DEBORAH: Mah; lo spero

GISELLA: Sta a sentire… Stasera entrambe si va al Peccato Mortale; fra un bicchiere e un ballo mettiamo in giro la voce che c’è una prova sicura per smascherare quali siano veramente le intenzioni amorose dei ragazzi e ti assicuro che in breve tempo il nostro business si incrementerà con velocità esponenziale. Capito Deborah?

DEBORAH: No; scusa, ma non ho capito una mazza

GISELLA: Quando una ragazza vorrà fare la prova del nove di come sia sincero l’amore del proprio ragazzo dovrà fargli credere di essere incinta. Se l’uomo accetterà di buon grado o felicemente la situazione la prova del nove sarà positiva e cammineranno radiosamente nel loro futuro altrimenti il castello crollerà

DEBORAH: Ma guarda che gli uomini non sono così scemi come pensi tu

DEBORAH: Forse non saranno scemi, ma ingenui sì, e sicuramente meno di noi

DEBORAH: Ma loro vorranno delle prove! Vorranno vederla quella benedetta, o, in altri casi, maledetta striscetta rossa che compare sul dispositivo della farmacia

GISELLA: E la vedranno! Ed è a questo punto che arrivi tu!

DEBORAH: Come… arrivo io?

GISELLA: Mi correggo; arriviamo io e te. Ripeto… Domani, con comodo, io e te andiamo in farmacia e comperiamo una decina, anzi, una ventina di provette per le urine. Quando una ragazza vuol mettere alla prova l’amore del proprio ragazzo viene da noi. Prendiamo una delle provette che abbiamo acquistato, tu prima ne avrai riempita qualcuna con le tue urine, ci paga 30 euro e gli porta la prova certa e sicura di essere incinta

DEBORAH: Anche se non lo è…

GISELLA: Ma lo vedi che hai capito? E se quello vorrà vedere con i propri occhi la striscetta rossa la vedrà sicuramente perché le urine saranno quelle di una donna veramente e totalmente incinta, cioè la tua!

DEBORAH: Adesso sì che mi è tutto chiaro!

GISELLA: Società fatta allora?

DEBORAH: E che Società sia!

GISELLA: E sai come la chiameremo? Operazione “Prova del nove”! (In piedi verso la platea. Con un braccio alzato e pugno chiuso urlano all’unisono)

ENTRAMBE: Donne, tremate; le streghe son tornate! Donna, tradita; da noi sarai servita! La prova, avrete; e voi li stenderete!

SECONDO ATTO

PASQUINA: (Don Geremia sta prendendo un caffè al tavolo). Vuole anche un biscottino don Geremia?

DON GEREMIA: Perché no? Dopo tutto sono ancora a digiuno

PASQUINA: E poi, dopo quel vino che ha bevuto durante la messa, le sarà venuta fame. Viene sempre fame dopo un aperitivo

DON GEREMIA: Ma Pasquina! Blasfema!

PASQUINA: E’ una parola brutta don Geremia?

DON GEREMIA: Brutta? Orrenda! Vuol dire bestemmiatrice!

PASQUINA: Se lo dice lei che ha studiato… ma a me non sembra

DON GEREMIA: Non ti sembra? M il sangue del Signore non è un aperitivo!

PASQUINA: Ma sempre vino è; e anche buono e dolce! Comunque qualche volta io li sento gli uomini quando bestemmiano, ma non mi pare di aver detto quello che dicono loro. Vuole che gliene ripeta qualcuna reverendo?

DON GEREMIA: Ma sei scema Pasquina? Invece di stare in casa di un prete dovresti stare all’inferno!

PASQUINA: La mia amica Ortensia dice che all’inferno non si dovrebbe stare mica male… C’è un bel caldino, non come qua che si sta al gelo per sei mesi all’anno, ci sono gli uomini tutti nudi…

DON GEREMIA: Ma cos’è, cos’è questo erotismo che hai in testa! Non avrei mai pensato di avere una perpetua erotica

PASQUINA: Magari fossi esotica; a quest’ora sarei alle Ovaie, alle Maldivie…

DON GEREMIA: Erotica ho detto e non esotica! E l’inferno non è proprio così come ti dice l’Ortensia! L’inferno è tutta un’altra cosa! Il paradiso è un posto meraviglioso, pieno di cose bellissime e celestiali, quel luogo in cui tutti sono immensamente felici e in cui tutti desideriamo andare in futuro

PASQUINA: Anch’io voglio andare in un posto così…

DON GEREMIA: In paradiso vorrai dire…

PASQUINA: No, a Gardaland!

DON GEREMIA: Ma Pasquina; guarda che se continui così, fra le fiamme dell’inferno ci andrai davvero

PASQUINA: Mi spiace deluderla, ma con me non funzioneranno

DON GEREMIA: E perché?

PASQUINA: Perché prima di morire stipulerò un'assicurazione contro l'incendio. Lei sì che sicuramente andrà in paradiso…

DON GEREMIA: Sicuramente andrò in paradiso, perché l'inferno l'ho già vissuto qui stando con te e con le cazzate che ogni tanto spari! E lasciamo perdere quello che mi hai detto l’altra notte quando aspettavamo Gisella alle due di notte! A proposito della scellerata… A che ora è tornata ieri sera?

PASQUINA: Tranquillo don Geremia; alle 11 era già a casa. Sta diventando brava. Oh, eccola qui; dev’essere lei; la sento scendere le scale. (Entra Gisella)

GISELLA: Buongiorno Zio, buongiorno Pasquina

PASQUINA: Già in piedi a quest’ora?

GISELLA: Per forza; se si va letto presto ci si alza presto

PASQUINA: Dai, prenditi anche tu un caffè; ci sono anche dei biscotti che ho preparato in forno con le mie mani. Che fai stamattina?

GISELLA: Aspetto la mia amica Deborah, ma non ci muoveremo da qua. Ci faremo le solite quattro chiacchiere

DON GEREMIA: Adesso Pasquina vieni di là in chiesa con me che diamo una spolverata alle cornici dei quadri

PASQUINA: Obbedisco. Mi tolgo il grembiule e la seguo. Ciao Gisella; ci vediamo fra poco. (I due escono. Gisella fa colazione. Bussano. Gisella va ad aprire. Entra Deborah con una scatola). Ciao Deborah; finalmente. Temevo arrivassi quando c’erano i padroni di casa. Le hai?

DEBORAH: Certo che le ho. Ce ne sono una decina; belle e piene fino all’orlo e tutte avvolte in un tovagliolino di carta bianca. Dove le mettiamo?

GISELLA: Direi qui, in questo cassetto. (Le sistemano in un cassetto della credenza). Ecco fatto; la prima parte dell’Operazione “Prova del nove” è stata fatta. Adesso non ci resta che aspettare, ma vedrai che prima o poi qualcuna arriverà

DEBORAH: Io la mia parte l’ho fatta; ho avvertito tutte le mie amiche che c’è questa opportunità

GISELLA: E altrettanto ho fatto io per due sere di seguito. E Federico? L’hai più sentito?

DEBORAH: Uccel di bosco! Per paura di incontrarmi deve aver cambiato locale. Certo che certi uomini sono proprio dei disgraziati

GISELLA: Gli uomini… chi li capisce gli uomini… Come sono diversi da noi… Le donne vogliono un uomo che sappia soddisfare ogni suo desiderio. Gli uomini vogliono qualsiasi donna sappia soddisfare il loro unico pensiero fisso. Sono come la connessione Wify del cellulare. Quando siamo accanto a loro, rimangono collegati, ma quando si è lontani, cercano nuovi dispositivi. Ed è difficile anche capirli… Non puoi dire ad un uomo “cerca di capire”. Una cosa alla volta, o cercano o capiscono. Ma sappiano anche che sono le donne ad avere sempre l’ultima parola!

DEBORAH: E sì che di cose noi ne facciamo per piacere agli uomini… Al mattino stiamo più di un’ora a truccarci il viso e, quando esci, ci guardano solo il culo

GISELLA: Gli uomini sono come i meloni. Dal di fuori non si capisce se sono buoni

DEBORAH: Alcuni uomini sono ancora in vita semplicemente perché ucciderli è contro la legge

GISELLA: Gli uomini sono come le bottiglie di birra. Sono entrambi vuoti dal collo in su

DEBORAH: Gli uomini sono come i titoli di Stato. Ci vuole molto tempo perché maturino

GISELLA: Ma noi, con la nostra prova del nove, li faremo maturare o scappare! (Bussano). Scusa, vado a vedere chi è. (Da fuori). Deborah! Portamene un paio! (Deborah prende due provette dal cassetto e le porta fuori. Rientrano). Wowww! Il nostro business ha preso il via! Ecco qua i primi 60 euro!

DEBORAH: Ma perché ne ha volute due?

GISELLA: E che ne so! Al cliente non si chiede che fine fanno i prodotti che si vendono. Magari ne ha preso due per sicurezza… Magari nel timore che una si rompe

DEBORAH: O magari per una sua amica

GISELLA: Comunque adesso si va a festeggiare l’inizio positivo e vittorioso della nostra attività di imprenditrici di commercio  di urine

DEBORAH: Ma chi l’avrebbe mai detto che…

GISELLA: Che la mia idea avrebbe funzionato? Infatti ha funzionato! Al bar per un aperitivo!

DEBORAH: Ma non dovremmo star via tanto; potrebbero arrivarne altre

GISELLA: Cinque minuti e si torna

DEBORAH: E via per cinque minuti! (Escono. Entra Pasquina con la provetta)

PASQUINA: Ecco, tutto fatto; centrata al primo colpo! Ma non potevano fare questa cosa con l’imboccatura più larga? Ho dovuto usare l’imbuto per essere sicura che entrasse tutta dentro. E mi sono bagnata anche le dita perché ne ho fatta proprio tanta. Sicuramente è per il fatto che al Centro Antidiabolico mi hanno trovato il diabete mellifluo. Adesso la incarto con questo tovagliolino bello bianco e la metto qua. (La pone nello stesso cassetto delle altre senza guardare dentro)  e appena arriva la mia amica Ortensia gliela do da portare in laboratorio assieme alle sue. D’accordo che quello privato costa un po’ di più di quello della mutua, ma almeno avremo la risposta in giornata. Ma sto ancora pensando a cosa avranno avuto da raccontarsi quelle due in piena notte… Valli a capire i giovani! Quando ero giovane io, se ti ammalavi ti davano un brodino, se avevi qualcosa di più grave ti davano l’olio di rigido. Per merenda un pezzo di pane. Quando ero giovane io, si giocava con niente; quante corse sui prati! Adesso no; si rincretiniscono davanti a quei maledetti telefonini e, quando si incontrano, non si salutano neanche. Perfetti estranei! Ah, dimenticavo; la moka del caffè per il mio prevosto. (Esce e rientra dopo qualche secondo). Moka preparata, gas accesso e caffè fra poco pronto. Cosa stavo dicendo? Ah; quando ero giovane io, Babbo Natale c’era, ma da noi non è mai arrivato. Quanto eravamo poveri… Quando arrivava la mezzanotte e noi aspettavamo i regali il nostro papà usciva con il fucile, sparava un colpo per aria, rientrava e ci diceva: “Che disgrazia ragazzi! Babbo Natale si è sparato”. Mai visti regali! (Entra don Geremia)

DON GEREMIA: Ma cos’hai da borbottare come una pentola di fagioli? Non ti sarai fatta un’altra sbronza stanotte?

PASQUINA: Come sbronza? Sbronza io che non bevo mai? Forse quasi mai? Beh, diciamo solo un pochino…

DON GEREMIA: Ma certo; solo un bicchiere per volta. Guarda Pasquina che devo uscire. Vado a dare l’estrema unzione all’Alimberto che abita fuori paese e può darsi che faccia un po’ tardi

PASQUINA: Ho capito chi è; ma quello ha più di 90 anni…

DON GEREMIA: E quindi? Non si può portare l’Estrema Unzione a uno di 90 anni? E sempre figlio di Dio!

PASQUINA: No, non volevo dire questo, ma a 90 anni non so che peccati abbia fatto

DON GEREMIA: Magari anche solo col pensiero, come fai spesso anche tu! Dai, non farmi perdere tempo con le tue sciocche considerazioni. Ci vediamo più tardi. (Esce)

PASQUINA: Se tutti quelli che fanno pensieri sconci dovessero andare all’inferno laggiù non ci starebbe più posto per nessuno dal numero di quelli che ci arrivano. (Bussano. Va ad aprire. Entra Ortensia)

ORTENSIA: Ciao Pasquina; sono pronte le tue urine?

PASQUINA: Pronte prontissime! (Estrae una provetta dal cassetto senza guardare dentro). Preparata per tempo! Comunque, se ne avessero voluta anche un bidone, non ci sarebbe stato problema. Toh, prendi. No, aspetta. (Toglie la carta e scrive sulla provetta). Ci scrivo il mio nome e cognome…

ORTENSIA:  Ma se non sai né leggere né scrivere!

PASQUINA: Quello l’ho imparato a memoria. Lo scrivo perché non vorrei le scambiassero con le tue perché tu hai più malattie di me. E tu hai preparato le tue?

ORTENSIA:  Pronte prontissime anche le mie, anch’io ho scritto il mio nome, ma io ho fatto più fatica di te

PASQUINA: A scriverci sopra il nome?

ORTENSIA: No, a farle

PASQUINA: Come mai Ortensia?

ORTENSIA: Il dottore ha detto che ho l’anguria

PASQUINA: L’anguria? Cosa c’entra l’anguria?

ORTENSIA: Guarda qua sulla ricetta… La paziente necessita di esame delle urine per… ah no, non è l’anguria, ma… anuria

PASQUINA: Mah, chissà cosa vuol dire… Certo che i dottori scrivono certe cose…

ORTENSIA: Forse lo fanno per non far capire a noi cosa abbiamo. Pensi sia una cosa grave Pasquina?

PASQUINA: E che ne so io di quelle malattie lì? Ma tu senti qualcosa?

ORTENSIA: (Porta la mano all’orecchio, va verso la porta e ascolta). Cosa dovrei sentire Pasquina?

PASQUINA: Se senti qualche disturbo, qualche dolore!

ORTENSIA: Mi brucia un po’ e devo correre in bagno ogni cinque minuti e ne faccio poca per volta e a volte la perdo anche. Ho paura di puzzare un po’

PASQUINA: Non c’è problema Ortensia. Alla televisione fanno sempre la pubblicità del Tienila, quello che ti fa passare tutti gli odori anche se vai in ascensore

ORTENSIA: Ma lo sai Paquina che abito al pianterreno e non prendo mai l’ascensore. Non sarei neanche capace di usarlo

PASQUINA: Cosa? il Tienila e l’ascensore?

ORTENSIA: Sinceramente tutti due

PASQUINA: Ma vedrai che l’esame ti dice tutto e il dottore ti saprà dare una buona cura

ORTENSIA: Fosse solo quello… Lo sai che sono in cura per altre malattie… Nel sangue mi ha trovato la sbirulina, nell’utero un polipo…

PASQUINA: Un polipo? Quelli con tante braccia che si muovono di continuo? Ma tu lo senti?

ORTENSIA: No, finora non l’ho sentito muoversi; sento solo la pancia che brontola, ma non penso che sia quel polipo lì. Il dottore mi ha detto che quella mi provoca le turbolenze, che non so cosa vogliono dire, ma le sento. E poi non parliamo della pressione… Lo sai che di pressioni io ne ho due? Una massima e una minima; ho la massima bassa e le minima alta

PASQUINA: Certo che hai più malattie tu che un’enciclopedia medica

ORTENSIA: Ma non c’è don Geremia?

PASQUINA: No, è uscito per portare l’estrema unzione all’Alimberto; quello che abita fuori paese

ORTENSIA: Ma è ancora vivo?

PASQUINA: Guarda Ortensia che l’Estrema Unzione non si porta ai morti!

ORTENSIA: Peccato non sia morto prima quello lì

PASQUINA: Ma cosa dici Ortensia?

ORTENSIA: Lo conosco bene quell’individuo lì; anzi l’ho conosciuto bene. Promesse promesse e poi si è sposato la Giorgia perché aveva soldi, cascina e stalla piena di mucche e capre. Vuoi farmi un piacere Pasquina?

PASQUINA: Dimmi; se posso…

ORTENSIA: Telefona al cellulare di don Geremia e digli di tornare perché sta bruciando la casa

PASQUINA: Scusa Ortensia… Perché dovrei…

ORTENSIA: Perché dovresti telefonare al cellulare di don Geremia e dirgli di tornare perché sta bruciando la casa? Semplice; così lui torna qua di corsa, non porta l’estrema unzione all’Alimberto, lui crepa in peccato mortale e va all’inferno!

PASQUINA: Senti Ortensia; dopo tanto tempo direi che un’azione buona la potresti fare… Lascia che lui vada in paradiso e tu al laboratorio altrimenti si fa tardi

ORTENSIA: Sì sì, anche perché altrimenti trovo la fila. Ciao Pasquina; stasera mi farai sapere cosa ti hanno trovato nelle urine. (Esce)

PASQUINA: Per me l’Ortensia non deve avere tutte le suo rotelle a posto. Spero proprio non le trovino l’Alzamer nelle urine! (Rientrano le due ragazze). Oh, eccole qui le due principesse del pisello!

GISELLA: Ops; c’è Pasquina

PASQUINA: Come c’è Pasquina? Dove volevi che sia se non qua?  Nel triangolo delle Barbute? All’isola di Ipotenusa?

GISELLA: Ma no, era solo perché una nostra amica qui fuori desiderava avere una cosa da noi

PASQUINA: E cosa avreste voi da dare alla vostra amica?

GISELLA: Una cosuccia che abbiamo messo in questo cassetto. (Toglie un rosario). Guarda…

PASQUINA: Ma lo sapete che non vi credevo così religiose? Chissà come sarà contento tuo zio quando glielo dirò. Va, va pure a prtarglielo… (Senza essere vista Deborah toglie dal cassetto una provetta)

DEBORAH: Dallo pure a me Gisella che glielo porto io (Va verso la porta)

PASQUINA: Aspetta. Dille che tutte le sere alle otto il rosario si dice in parrocchia con tutte le litanie

DEBORAH: Glielo dirò Pasquina

PASQUINA: E dille anche di farlo benedire stasera direttamente da don Geremia

DEBORAH: Sarà fatto Pasquina

PASQUINA: Dimenticavo… Dille anche se qualche sua amica ne volesse altri li ho visti in vendita in edicola qua accanto

DEBORAH: Tranquilla Pasquina, riferirò tutto per filo e per segno

PASQUINA: E se per caso volesse anche una benedizione papale orbi e urbi il reverendo gliela dà. La tariffa è di 30 euri

DEBORAH: Ma certo che si farà benedire; basta saperlo. Posso andare ora? (Esce e rientra)

PASQUINA: Brave; così si fa. Adesso fermatevi qui perché io devo scendere in lavanderia

GISELLA: Scendi senza problemi; staremo noi di guardia. (Pasquina esce). E con questo siamo a 90 euro. Ed è solo il primo giorno!

DEBORAH: Adesso capisco perché abbiamo comperato dei rosari…

GISELLA: Per forza; non avrei voluto trovarmi con mio zio qui e poi dovergli spiegare cosa distribuiamo. (Bussano). Apri tu Deborah che magari sono in arrivo altri soldini. (Deborah va ad aprire e compare accompagnata da Federico)

GISELLA: Oh, guarda chi c’è; chi non muore si rivede

FEDERICO: (A Deborah). Vorrei parlare con te, ma da soli

GISELLA: Stavo giusto giusto andando in cucina a farmi un caffè. Gradite anche voi?

DEBORAH: Grazie Gisella, ma non è il caso. Penso che siamo già nervosi anche senza caffè. (Gisella esce)

FEDERICO:  Sapevo di trovarti qui; tanto se non sei al Peccato sei sicuramente da Gisella

DEBORAH: Se sei venuto l’hai fatto per una delle due cose… O hai cambiato parere o vuoi ripetere le stesse cose dell’altra notte. Nel secondo caso hai fatto la strada per niente

FEDERICO: Sono due notti che non dormo e quella striscetta rossa che mi hai mostrato mi ha mandato nel panico. E ci ho pensato un sacco… Se riesci a cancellare tutto quello che ti ho detto l’altra sera ti dico sì

DEBORAH: Sì… a cosa?

FEDERICO: Sì, accetto te e il nostro bambino

DEBORAH: Sicuro sicuro?

FEDERICO: Sicuro sicuro!

DEBORAH: E allora sai che ti dico? Tutto cancellato! E con immensa gioia! Vieni qui, tonto che non sei altro! (Si abbracciano. Rientra Gisella)

GISELLA: Ma cos’è ‘sta roba? Vuoi vedere che il figliol prodigo è tornato e…

DEBORAH: E vissero felici e contenti come nelle favole! Non prendertela Gisella se esco dalla Società, ma ora ho qualcosa di più importante da portare avanti

GISELLA: Ma vuoi che non lo capisca? Sono lieta per voi, anche se con un pizzico d’invidia. (Entra don Geremia)

DON GEREMIA: A quanto pare questa casa da qualche giorno si riempie di gente! Cosa c’è? Il Congresso della gioventù? Si può sapere di grazia cosa fanno questi due qua?

GISELLA: Sono venuti a… (Toglie dal cassetto un paio di rosari). Sono venuti a prendere dei rosari per vivere al meglio la Settimana Santa

DON GEREMIA: Vedere? Belli, carini… (Li consegna ai ragazzi). Bravi bravi… Ma da dove provengono?

GISELLA: Li vendono ad un prezzo stracciato all’edicola ed ho pensato di comperarne alcuni

DON GEREMIA: Mia nipote mi sta sorprendendo… Brava, ma brava… E mi fa piacere di avere dei giovani così religiosi nella mia Parrocchia. Se voi due doveste sentire una chiamata che viene dall’alto, insomma una sana e divina vocazione venite pure da me. Tu già ti vedo una suora Carmelitana e tu, dopo il Seminario, magari un buon missionario in terre lontane. Vi benedico figlioli…

FEDERICO: Grazie signor parroco

DEBORAH: Un grazie anche da me. E se dovessimo davvero sentire quella chiamata glielo faremo sicuramente sapere. Ciao Gisella; ci vediamo alla funzione di questa sera. (Escono)

DON GEREMIA: Sembra che tu ti stia mettendo sulla retta via Gisella

GISELLA: Si fa quello che si può caro zio. (Bussano. Gisella va ad aprire e spunta Ortensia con un foglio in mano)

ORTENSIA: Buongiorno reverendo, sono venuta a portare la risposta dell’esame delle urine della Pasquina. Non c’è la Pasquina?

GISELLA: E’ scesa in lavanderia; la vado a chiamare. (Esce)

DON GEREMIA: Beh, vediamo questi esami. Non vorrei che le avessero trovato delle malattie perché, pur nella sua semplicità e lieve dabbenaggine, non saprei cosa fare se non avessi Pasquina a darmi una mano. (Apre la busta, legge, segni di terrore e si accascia sulla sedia)

ORTENSIA: Ma don Geremia, cos’ha? Si sente male? Ossignore, vuoi vedere che il nostro parroco sta andando al Creatore. (Buffetti sulle guance). Don Geremia, don Geremia, signor parroco… si svegli! (Entrano Gisella e Pasquina)

PASQUINA: Cosa succede Ortensia!

ORTENSIA: De profùndis clamàvi ad te, Dòmine; Dòmine, exàudi vocem meam…

GISELLA: Ma cosa stai dicendo?

ORTENSIA: La preghiera dei morti!

PASQUINA: Come dei morti?

ORTENSIA: Il nostro don Geremia è morto stecchito

PASQUINA: Ma… ma impossibile! A me sembra respiri ancora! Qualcuno è capace di fare la respirazione artificiosa? Almeno la respirazione bocca a bocca! Dai, fagliela tu Ortensia!

ORTENSIA: Io no; mai fatte quelle cose lì

GISELLA: E allora cosa facciamo?

PASQUINA: Magari potremmo provare con la pompa della bicicletta che abbiamo in cantina. (Don Geremia dà segni di vita). Tutti fermi! Forse si sta riprendendo. Lazzaro, alzati e cammina!

ORTENSIA: Ma ti sei messa in testa di fare i miracoli Pasquina?

PASQUINA: Guarda; per me, miracolo o no, ha funzionato. Don Geremia, se mi sente batta un colpo!

DON GEREMIA: (Dapprima sussurrando). Il colpo… il colpo…

PASQUINA: Avanti, avanti, continui… Il colpo… il colpo… Continui a parlare… Il colpo?

DON GEREMIA: Il colpo te lo darei io sulle tua testa marcia Pasquina…

ORTENSIA: No, sono sicura che non è morto

PASQUINA: Perché vorrebbe darmi un colpo sulla mia testa marcia? (Don Geremia indica a fatica il referto. Gisella lo legge)

GISELLA: Cosa ci sarebbe qui dentro di strano? Vediamo… Glucosio… sangue… proteine… ph… peso specifico… Tutto normale. Però ci sono altre due cose; una negativa e una positiva. La negativa è l’urocoltura e la positiva… Oh Madonna mia! (Si accascia sulla sedia)

PASQUINA: Ma ti metti anche tu adesso! Ma cosa c’è? C’è un virus in questa casa?

GISELLA: (Lentamente). Zio… Hai letto anche tu quello che ho letto io? (Don Geremia accenna ad un sì)

PASQUINA: Ma mi volete dire cosa c’è di positivo?

GISELLA: (Con un fil di voce). Test di gravidanza… positivo

PASQUINA: Cosa? Non ho capito. Alza un po’ la voce!

GISELLA: (A voce più forte). Test di gravidanza positivo! Capito adesso? Positivo!

PASQUINA: E cosa vorrebbe dire?

ORTENSIA: Che sei incinta Pasquina! Incinta!

PASQUINA: (Si accascia anche Pasquina). Vorrebbe dire… vorrebbe dire…

DON GEREMIA: (Ormai ripresosi). Che ho in casa una scellerata! Una ragazza madre! Ma proprio a me doveva capitare Gesù! Proprio in questa casa? Proprio in una canonica? Ma come hai fatto, come hai fatto disgraziata!

ORTENSIA: Ma dai Pasquina, da te non me lo aspettavo proprio! E senza mai dirmi niente! Ma che amica sei!

PASQUINA: Calma… calma… Datemi un attimo di tempo… Ebbene sì; devo confessarvi la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità?

DON GEREMIA: Certo che lo devi, e come!

PASQUINA: Sto pensando chi può essere stato

DON GEREMIA: Ah, devi anche pensarci? Ma con quanti sei stata?

GISELLA: Ho detto che sto pensando… e quindi lasciatemi pensare… E state un po’ zitti altrimenti non riesco a concentrarmi. I casi sono due…

DON GEREMIA: Non solo con uno, ma anche con due! Che scandalo! E proprio nella mia canonica! Chissà cosa dirà il Vescovo quando lo verrà a sapere

PASQUINA: I casi sono due… Il primo… Che ne direste se è stato lo Spirito Santo?

DON GEREMIA: Lo… lo… lo Spirito Santo?

PASQUINA: Magari è stato davvero lui; dopo tutto non è la prima volta che con una vergine…

DON GEREMIA: Sta zitta bestiaccia immonda! Stai parlando con la bocca del demonio!

PASQUINA: Però, se non è stato lui, magari… Sì, deve essere stato proprio lui; sicurissima che è stato lui!

DON GEREMIA: Lui chi?

PASQUINA: Sant’Agostino

DON GEREMIA: Sant… Sant’agostino? Ma sei scema’ E perché proprio lui?

PASQUINA: Perché ogni sera lo portavo nel mio letto

ORTENSIA: Ma Pasquina, a letto con un santo?

PASQUINA: Sì, proprio così; a letto con Sant’Agostino

DON GEREMIA: O divento matto adesso o non lo divento più. Ma mi vuoi spiegare…

GISELLA: Forse ho capito io zio… Ogni sera si portava a letto le Lettere di Sant’Agostino. Quel libro glielo hai dato tu. Quindi facile che sia stata suggestionata e abbia pensato che…

DON GEREMIA: Ma proprio con Sant Agostino?

ORTENSIA: Magari lei reverendo preferiva un altro santo…

DON GEREMIA: Macchè un altro santo! Ma di cosa parli Ortensia? Stai delirando anche tu?

ORTENSIA: Magari se l’è immaginato così tanto che…

PASQUINA: A meno che…

DON GEREMIA: A meno che?

PASQUINA: A meno che abbia ragione l’Ortensia

DON GEREMIA: In che senso?

PASQUINA: Sono sicura che è una gravidanza immaginaria. È capitato anche alla Michelina, mia nipote…

DON GEREMIA: Ma le urine parlano di sicurezza, non di immaginazione!

ORTENSIA: Scusate un attimo se mi intrometto. Da quanto tempo sei in menopausa Pasquina?

PASQUINA: Avevo 45 anni…

ORTENSIA: E adesso ne hai una sessantina; giusto?

PASQUINA: Non fa una piega

ORTENSIA: E voi pensate che una che è in menopausa da 15 anni possa essere incinta? Per me c’è qualcosa che non quadra. Perché capiti ci vorrebbero non solo tutti i santi e non solo Sant’Agostino, ma, se vogliamo scartare anche lo Spirito Santo…

DON GEREMIA: Quello, con tutto rispetto, lo scartiamo di sicuro

PASQUINA: Ma lo sai Ortensia che sento già le nausee? Sento nella pancia qualcosa che si muove già

ORTENSIA: Non avrai anche tu il polipo come me Pasquina?

PASQUINA: Mi dite come lo dovrò chiamare? Contento reverendo se lo chiamo Geremia?

DON GEREMIA: E che è che chiameresti Geremia?

PASQUINA: Il bambino, no?

DON GEREMIA: Ma qui siamo all’assurdo! No no; qui c’è davvero qualcosa che non quadra, ha ragione Gisella. Intanto si chiama un ginecologo

PASQUINA: Il ginecologo no! Ho vergogna! Quello magari vuole vedere tutto! E poi non mi sono neanche cambiata

GISELLA: Ma no, forse è meglio chiamare nessuno. Lo so io come sono andate le cose. La spiegazione c’è, eccome se c’è. La Pasquina non è per niente incinta

DON GEREMIA: Come non è per niente… Gli esami parlano chiaro!

GISELLA: Gli esami sono giusti, ma appartengono a qualcun’altra per cui non è lei ad essere incinta

DON GEREMIA: Allora sono i tuoi svergognata! Tu hai portato nella mia canonica il peccato, la perdizione, lo scandalo, il demonio in persona! E adesso chi lo dice a tua madre! Povera sorella mia!

GISELLA: Intanto zio calmati perché ti assicuro che io non c’entro proprio niente. L’esame delle urine appartiene alla mia amica Deborah

DON GEREMIA: Alla tua…

GISELLA: Alla mia amica Deborah! E lo ripeto per qualcuno che qui si lascia accecare dalla collera, che tra l’altro è un peccato capitale. Vero zio?

DON GEREMIA: (Si fa il segno della croce). Mea culpa, mea culpa, mea massima culpa! Perdona Signore questo misero tuo servo. Ma si può sapere come è accaduto l’equivoco?

GISELLA: Deborah aveva messo nel cassetto la sua provetta mentre attendeva di portarla in laboratorio. Pasquina, pensando si prendere la sua, ha inavvertitamente preso quella di Deborah. Tutto chiaro ora!

DON GEREMIA: Hai capito il demonietto! E io che l’avevo invitata a farsi suora! E l’altro aspirante missionario?

GISELLA: Il suo fidanzato

DON GEREMIA: E tutto qui nella mia casa!

PASQUINA: Sapete una cosa?

GISELLA: Dicci Pasquina

PASQUINA: Mi sono passate le nausee, ma i movimenti in pancia li sento ancora. Ma non deve essere il polipo Ortensia. Per me è solo fame

DON GEREMIA: E allora va di là e fatti il solito panino o panone che sia! E scolati anche tutto il vin santo della messa! Hai anche il permesso di ubriacarti!

PASQUINA: Allora vado?

DON GEREMIA: Vai!

PASQUINA: E io vado! (Esce)

DON GEREMIA: Il Signore sia ringraziato! A questo punto direi di innalzargli una preghiera. (Tutti si inginocchiano verso la platea). Signore, tu che hai un cuore grande così e che sei il campione della misericordia, perdonaci per tutti i dubbi, le maldicenze, le reazioni inconsulte, le false accuse e le parolacce che sono volate oggi in questa stanza. Perdona a Pasquina di aver tirato in ballo lo Spirito Santo e Sant’Agostino che non c’èntrano proprio una mazza; perdona quella svitata e dissennata di mia nipote Gisella per aver portato un totale scompiglio nella mia canonica; perdona l’Ortensia per avermi sbattuto in faccia senza leggere prima il risultato degli esami tanto da farmi prendere un coccolone e farmi giungere a te prima del tempo; perdona quei due ragazzi che preferiscono la vita del mondo invece che servire te; e alla fine perdona me tuo umile servo e inutile uomo

PASQUINA: (Entrando con un pane in una mano e una bottiglia nell’altra, allargando le braccia, esclama). Ossignore! Miracolo! A don Geremia è comparsa la Madonna!

(Sipario)