La provetta

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LA PROVETTA

Commedia in un atto

di BIRABEAU

(Traduzione di V. Zorelli)

PERSONAGGI

UMBERTO

ANTONIETTA

Sui monti Erei in Sicilia

Commedia formattata da

Il tradizionale pianterreno che i celi­bi, professionisti delle buone fortune, domano per le virtù femminili troppo fragili. Il  padrone di casa è Umberto, gio­vane elegante, che in quel giorno verso le quattro ha tutta disposto per una delle cerimonie del culto per la consacrazione di una divinità nuova della quale attende con febbrile impazienza l'arrivo).

Umberto                       - (precipitandosi incontro alla cara msa) Finalmente, siete voi!

Antonietta                    - (trafelata) Finalmente, io! C'è mancato poco che non venissi.

Umberto                       - Oh! Dopo avermi tanto pro­messo!

Antonietta                   - Sì, amico mio, ma vi sono le difficoltà di esecuzione. Quando uno s'imbarca l'amore, non pensa come una inezia possa rinvolgerci ogni risoluzione.

Umberto                       - (sostenendola per la vita) Veni qui a sedervi. Siete tutta commossa.

Antonietta                    - Commossa? Agitata. Non ho atto clic un salto dalla vettura. Il vostro porti-liio mi ha guardala con un'aria... Non appar-ne alla polizia, voglio sperare...

Umberto                       - No, no, non temete nulla. Allo­ra vediamo: di che si tratta?

Antonietta                   - Di mio marito che, all'ultimo momento, ha rinunciato ad uscire. Ho dovuto trovare un pretesto. Fortunatamente oggi è l'esposizione del bianco nei magazzini del Lou­vre. Ma in fondo ho paura... Sono le persone paurose che la notte cantano a squarciagola.

Umberto                       - Quando sono sole. (Stringendola un poco) Voi non siete sola.

Antonietta                    - Perbacco! E' proprio perché siamo in due che non sono tranquilla.

Umberto                       - Toglietevi il cappello e il man­tello... Insediatevi... Così vi abituate...

Antonietta                    - Oh! Insediarmi! Dobbiamo parlare molto, prima.

Umberto                       - Parleremo finché vorrete, ma non abbiate l'aria di farmi una visita. Voi non siete in casa mia, siete in casa vostra, (L'aiuta a togliersi il cappello e il mantello).

Antonietta                    - (guardandosi attorno) Molto bello in... casa mia!

Umberto                       - Vi piace? Un appartamentino modesto, ma un po' adornato in vostro onore. Volete visitarlo? (Conducendola) Dunque: qui il salotto... lì a sinistra la camera da...

Antonietta                    - E a destra, da questo lato?

Umberto                       - Studio, salotto da fumo.

Antonietta                    - (entrando) Oh! Che bel fuoco!

Umberto                       - Ed ecco un'eccellente poltrona per scaldarsi, parlare e stendersi. Questo non vi dice nulla ?

Antonietta                    - Ma sì, sono gelata. (Si avvi­cina al caminetto, si mette sul cuscino della poltrona al posto che egli le prepara, e si rim­bocca un po' la gonna per scaldarsi i piedi).

Umberto                       - (andandosi a sedere presso di lei ed esaminandola con ammirazione) Magnifico questo abito... E vi sta a meraviglia. Amare una donna per lungo tempo, averla sognata,poi sperata, sapere che ella vi ama un po', poi­ché consente a materializzare questa speranza, indovinare che ella sente in sé quel fremito del­le cose divine, attese...

Antonietta                    - ... e vietate...

Umberto                       - ... divine perché vietate. Tutto questo è nella visione vostra: il vostro profilo così fine, illuminato da un riflesso del fuoco, questo abito che vi modella deliziosamente... Tutto il vostro essere che mi è così vicino, ema­nante non so quale effluvio fresco e inebriante...

Antonietta                    - E' questo l'amore?

Umberto                       - Suppongo che non sia, giacché state per dubitarne.

Antonietta                    - E' l'estremo limite invece, sul quale io posso ancora dubitare e sperimentare. Fino ad ora voi mi avete detto delle belle cose; ovunque vi ho incontrato avete avuto l'atteg­giamento di un uomo che ama e desidera, ma quelli che desiderano senza amare rappresen­tano le stesse commedie.

Umberto                       - Se non ho potuto dire altre pa­role, mi sembra almeno di avervele espresse in modo da rivelare ciò che avevo in cuore.

Antonietta                    - Allora, è vero? Mi amate?

Umberto                       - Vi amo profondamente.

Antonietta                    - Da uomo capace di darsi, di consacrarsi tutto intero?

Umberto                       - (vagamente inquieto) Sì.

Antonietta                    - Perché, vedete, avevo tanto timore che il vostro fosse semplicemente un ca­priccio. Voi non avete un'eccellente reputa­zione, caro. Vi si dice leggero, incostante, con un'anima fragile. Si pretende che l'amore sia quasi la vostra professione, e che parecchie belle donne siano venute in questo pianterreno un po' come si va dallo specialista... Io non vorrei essere un numero aggiunto a tutte quelle che sono venute qui, senza lasciare altro che il profumo del loro ricordo, immediatamente evaporato come un aroma. Se voi avete creduto ch'io potessi essere una di queste, non mi cono­scete abbastanza, o mi conoscete male...

Umberto                       - Ma vi giuro che non ho pensa­to mai...

Antonietta                    - (dopo un secondo di esitazione) Credo che siate sincero; potrò così mettere fra voi e me lealmente, nettamente, il problema quale io lo comprendo.

Umberto                       - (sorpreso) Che problema?

Antonietta                    - Forse voi avete sentito dalla malignità mondana qualche perfidia detta sul conto mio. Rispondetemi francamente.

Umberto                       - Sì. Pretendono d'avervi vista da... da... due o tre uomini, che avevano m appartamento, o un pianterreno come questo,]

Antonietta                    - Ebbene, io vi giuro che se ciò che noi due pensiamo avverrà, voi sarete il mio primo amante.

Umberto                       - (commosso) Antonietta!

Antonietta                    - E' così vero che io su questo ho delle idee speciali... irriducibili. Essendo maritata non ammetto né la menzogna, ne la comunanza. Ecco ciò che avevo da dire. Per conseguenza, quando ritornerò a casa mia, sera, dopo essere divenuta la vostra amanti confesserò tutto a mio marito.

Umberto                       - (con un salto) Ma è una follia!

Antonietta                    - No. E' il mio orrore di una situazione falsa. Io non la voglio. Spiegherò aEdoardo che vi amo e che mi son data a voi.

Umberto                       - Ma Edoardo vi metterà alla porta. La vostra casa sarà distrutta!

Antonietta                    - Non m'importa. Non ho figli e poi in fatto di passioni, sono assolutista: o tutto o nulla.

Umberto                       - Farà uno scandalo!

Antonietta                    - Voi mi difenderete.

Umberto                       - E poi, dopo, dove andrete?

Antonietta                    - Qui, con voi, poiché mi ama. te, e io sarò la vostra amante. E' logico.

Umberto                       - (passeggiando con agitazione) Logico... logico... Infine, su, Antonietta, non è serio. Vi par serio?

Antonietta                    - Non siete piuttosto voi, forse, che avete l'intenzione di burlarvi di me?

Umberto                       - Come potete crederlo?

Antonietta                    - Allora ripeto il problema: tutto o nulla. Noi ci amiamo. Io mi dò... da oggi. Mi separo dall'altro e non appartengo più che a voi... Prendetemi.

Umberto                       - (scoraggiato) Ma, perbacco, tutte le donne di mondo che amano e che vanno dai loro amanti non hanno idee simili...

Antonietta                    - Io sono diversa. Ecco tutto. Allora, rifiutate?

Umberto                       - Dove si arriva con un simile si­stema? Non sarebbe più possibile amare.

Antonietta                    - Bella disgrazia! Si vedreb­be un po' più chiaro nelle menzogne della pas­sione. Per il mio sistema bisogna che l'amore sia esclusivo e totale: è il solo caso in cui ammetto che una donna si conceda. Ma compren­do anche perfettamente che il vostro amore non ha questa intensità. Allora restiamo così?

Umberto                       - Voi non troverete uno su cento di quelli che amoreggiano, neanche uno su cento, che accetterà la vostra teoria.

 Antonietta                   - (alzandosi) Questo vuol dire che voi non siete quell'uno, e che io posso andarmene. Non è vero?

Umberto                       - (prendendole le mani) Su, su, Antonietta, ascoltatemi. Tutte queste sono scioc­chezze. Ma io vi amo. Voi siete per me la crea­tura meravigliosa che...

Antonietta                    - Il frutto al quale si vuole mor­dere, questo si, ma lasciando al vicino la cura di mantenere l'albero...

Umberto                       - (insistendo) Vi supplico. Ma ve­dete bene che io vi adoro, vi voglio.

Antonietta                    - Io non domando di meglio. Allora, è convenuto: dirò tutto?

                                      - (Umberto ha un gesto di collera e di rimpian­to; poi si risolve con un silenzio di rassegnazio­ni espressiva).

Antonietta                    - (con molta tranquillità) Il mio mantello, per piacere.

Umberto                       - (aiutandola) E' una pazzia. Che peccato!

Antonietta                    - Io non trovo... (Una volta pronta, senza aggiungere una parola si dirige verso la porta, avendo a fior di labbra un sor­riso estremamente complicato).

 Umberto                      - Voi mi tratterete da collegiale... Confessate che vi siete burlata di me.

Antonietta                    - No. Un semplice esperimento di fisica. Sapete, mio caro amico, ciò che è una provetta? Si tratta di uno strumento col quale si sperimenta la forza della polvere e il grado dell'alcool. La mia proposta era una « provet­ta » per conoscere la forza della vostra passione e il grado della vostra sincerità. E' un mezzo eccellente. Riesce sempre.

Umberto                       - Come, sempre?

Antonietta                    - Si«te stato perfettamente in­formato: io sono già andata da tre signori a pianterreno con le migliori intenzioni del mon­do, ma col mio sistema-provetta. Sono uscita dalla loro casa come ora esco dalla vostra.

Umberto                       - Voi non riuscirete mai...

Antonietta                    - Tranne che io non incontri uno più furbo, che accetti la prova, sapendo che una donna che ha un amante non si de­nunzia mai... (Sorridendo) Arrivederci, e senza rancore. Spegnete la vostra luminaria perché non v'è stato sacrificio''.

                                     

 

FINE