La purga di Bebè

Stampa questo copione

LA PURGA DI BEBÉ

di Georges Feydeau

Personaggi:

FOLLAVOINE

GIULIA, moglie di Follavoine

TOTÒ, figlio di Follavoine

ROSA, cameriera

CHOUILLOUX, funzionario del Ministero della guerra

SIGNORA CHOUILLOUX, moglie di Chouilloux

TRUCHET, cugino di Chouilloux

Scena:

Studio di Follavoine. La scena è a “pan coupé” a sinistra, a “pan droit” a destra. In primo piano, a sinistra, porta che dà accesso alla camera di Follavoine. Nel “pan coupé” di sinistra, porta che comunica con la camera di Madame Follavoine. Nel fondo, in mezzo, porta che dà sul vestibolo. Ad entrambi i lati della porta di fondo, una libreria con i battenti a graticcio e rivestiti, all’interno, con taffetas a pieghe, in modo da nascondere alla vista l’interno; il battente di sinistra della libreria di destra deve essere fisso, è dietro a questo battente che saranno messi i due vasi da notte che debbono essere invisibili al pubblico quando si dovrà aprire la libreria. A destra, per la quasi totalità di questo lato, una grande finestra a quattro parti con tendine ai vetri e grande tenda alle due parti. A destra, nel mezzo della scena, un grande tavolo-scrittoio, di fronte agli spettatori sul tavolo, cartelle con documenti, libri, un dizionario, carte sparse ed una scatola contenente elastici in gomma. Nel cassetto di destra, rispetto all’attore, una scatola con pastiglie di menta. Sotto il tavolo, un cestino per carta straccia. Dietro al tavolo, una poltrona da scrittoio. Davanti al tavolo, alla sua estremità destra, una poltrona. A sinistra della scena, un divano disposto leggermente di traverso. A sinistra del divano, un piccolo tavolino basso. A destra, e verso il fondo del divano, una sedia.


ATTO UNICO

SCENA I

Follavoine, Rosa

All’alzarsi del sipario, Follavoine, curvo sul tavolo, la gamba sinistra piegata sulla poltrona, il sedere sul bracciolo, consulta il dizionario.

FOLLAVOINE - (con il dizionario aperto sul tavolo) Vediamo le Ebridi?… Le Ebridi?… Le Ebridi? (Bussano alla porta: Follavoine senza alzare il capo ed in tono seccato) Aaah! Entrate! (A Rosa che si affaccia) Beh? Cosa c’è?

ROSA - (entrando dal “pan coupé” di sinistra) La signora vi desidera.

FOLLAVOINE - (rimmergendosi nel dizionario. E bruscamente) Ebbene, venga! Se vuol parlarmi sa dove sono.

ROSA - (che è venuta sin quasi a metà scena) La signora è in bagno, non si può scomodare.

FOLLAVOINE - Ah sì? Ebbene, anch’io non posso! Mi spiace! Sto lavorando.

ROSA - (indifferente) Bene, signore. (Fa per allontanarsi)

FOLLAVOINE - (alzando il capo, ma non lasciando il dizionario, sempre brusco) Insomma, si può sapere che cosa vuole?

ROSA - (che, alla domanda di Follavoine, si è fermata) Non lo so, signore.

FOLLAVOINE - Allora andate a domandarglielo!

ROSA - Sì, signore. (Si allontana)

FOLLAVOINE - Ma guarda un po’! (Richiamando Rosa nel momento in cui essa sta per uscire) Aspettate, voi…!

ROSA - (ritornando) Signore?

FOLLAVOINE - Per caso, le… le Ebridi…?

ROSA - (che non capisce) Cosa?

FOLLAVOINE - Le Ebridi! Non sapete dove sono?

ROSA - (sorpresa) Ebridi?

FOLLAVOINE - Sì.

ROSA - Ah! No!… No!!! (come per giustificarsi) Non sono io che metto ordine qui! È la signora!

FOLLAVOINE - (raddrizzandosi e chiudendo il dizionario, pur mantenendovi tra le pagine il dito indice per non perdere il segno) Cosa? Che c’entra “non sono io che metto ordine”? Le Ebridi sono delle isole! Ignorante!… Della terra circondata dall’acqua… non sapete che cos’è?

ROSA - (spalancando gli occhi) Della terra circondata dall’acqua?

FOLLAVOINE - Sì! Della terra circondata dall’acqua, come si chiama?

ROSA - Fango?

FOLLAVOINE - (alzando le spalle) Ma no, non fango! È fango quando c’è poca terra e poca acqua; ma quando c’è molta terra e molta acqua si chiamano isole!

ROSA - (intontita) Ah?

FOLLAVOINE - Sicuro! Queste sono le Ebridi! Delle isole! E perciò non è roba che si trova in casa!

ROSA - (volendo far credere di aver capito) Ah! Sì… sono fuori!

FOLLAVOINE - (alzando le spalle) Si capisce che sono fuori!

ROSA - Ah! Ben… no… non le ho viste.

FOLLAVOINE - (lasciando il tavolo e spingendo familiarmente Rosa verso la porta “pan coupé”) Sì, bene, grazie, basta così!

ROSA - (come per giustificarsi) Sono a Parigi da poco tempo, perciò…

FOLLAVOINE - Sì!… Sì, sì!

ROSA - Ed esco tanto di rado…!

FOLLAVOINE - Ma sì, ma sì… va bene… andate!… Andate dalla signora!

ROSA - Sì, signore! (Esce)

FOLLAVOINE - Ma non sa niente questa ragazza! Niente! Cosa le hanno insegnato a scuola? (Ridiscendendo sino al tavolo, al quale si appoggia) “Non è lei che ha messo in ordine le Ebridi”! Lo credo, va’! (Riprende la lettura dal dizionario) Ebridi… Ebridi… (Al pubblico) È incredibile! Ho trovato ebbro, ebraico, ebreo, ebbrezza… ma di Ebridi nemmeno la puzza! Non si trova niente in questa enciclopedia! (Per scrupolo di coscienza egli rilegge la pagina che ha sotto occhio)

SCENA II

Follavoine, Giulia

GIULIA - (sbucando fuori dalla porta “pan coupé”, “tenuta da fatica”, giacchetta accappatoio in spugna la cui cintura, non annodata, pende dietro; sottanina di seta sulla camicia da notte che spunta dal basso; bigoudis in testa; calze che pendono sulle ciabatte. Essa ha in mano un secchio da toeletta pieno d’acqua) Beh, dì un po’? Non ti puoi scomodare?

FOLLAVOINE - (sussultando) Ah! Ti prego, non entrare sempre come una furia!… Ah!

GIULIA - (scusandosi ironicamente) Oh! Scusa… (Con le labbra strette ed in tono melato) Tu non ti puoi scomodare, eh?

FOLLAVOINE - (irritato) Ebbene?! E tu? Perché dovrei essere io a scomodarmi piuttosto che te?

GIULIA - (con un sorriso acido) È giusto! È giusto! Siamo sposati, perciò…!

FOLLAVOINE - Cosa, cosa? Che c’entra?

GIULIA - (c. s) Ah! Se io fossi la moglie di un altro… allora forse…

FOLLAVOINE - Ah! Lasciami in pace! Sono occupato, ecco!

GIULIA - (posando il secchio in mezzo alla camera ed andando a sinistra) Occupato! Il signore è occupato! Sentite!

FOLLAVOINE - Sì, sono occupato! (Vedendo il secchio) Ah!

GIULIA - (voltandosi all’esclamazione di Follavoine) Beh?

FOLLAVOINE - Ah ben, sei matta! Anche il tuo secchio mi porti, adesso?

GIULIA - Quale “mio secchio”? Dov’è il “mio secchio”?

FOLLAVOINE - (indicandolo) Eccolo!

GIULIA - Ah! È niente! (Con la massima naturalezza) È l’acqua sporca del bagno.

FOLLAVOINE - E cosa vuoi che ne faccia?

GIULIA - Ma non è per te! Debbo andarla a vuotare.

FOLLAVOINE - Qui?

GIULIA - Ma no, non qui! Che sciocchezze vai dicendo! Non ho l’abitudine di vuotare l’acqua sporca nel tuo studio; ho del buon senso, io.

FOLLAVOINE - Allora perché me la porti qui?

GIULIA - Ma per niente! Avevo il secchio in mano per andarlo a vuotare, quando Rosa è venuta a riferirmi la tua simpatica risposta; allora, per non farti aspettare…

FOLLAVOINE - Non potevi lasciarlo fuori della porta?

GIULIA - Ah, ben! Mi secchi, lo sai? Se questa roba ti dà tanto fastidio non avevi che da scomodarti quando ti ho mandato a chiamare; ma il signore era occupato! A far cosa? Si può sapere?

FOLLAVOINE - (brontolando) Una cosa.

GIULIA - Che cosa?

FOLLAVOINE - Una… una cosa!… Cercavo le isole Ebridi nell’enciclopedia.

GIULIA - Le isole Ebridi? Sarai mica matto? Hai intenzione di andarci?

FOLLAVOINE - No, non ho intenzione di andarci.

GIULIA - (in tono sdegnoso, sedendosi sul divano) E allora che te ne fai? Cosa può importare ad un fabbricante di igienici e sanitari sapere dove si trovano le Ebridi?

FOLLAVOINE - (sempre in tono brontolone) Se credi che me ne importi! Figurati!… Ti assicuro che se fosse stato per me… Ma è per Bebé. Fa certe domande! Parola mia, i bambini immaginano che i genitori sappiano tutto! (Imitando il figlio) Papà, dove sono le Ebridi? (Riprendendo il tono brontolone per imitare se stesso) Cosa? (Di nuovo imita il figlio) Dove sono le Ebridi, papà? Avevo capito benissimo, glielo avevo fatto ripetere così, per… (imprecando) Dove sono le Ebridi! E che ne so, io! Tu lo sai dove sono?

GIULIA - Ben, sì, sono… le ho viste sull’atlante; non ricordo più dove…

FOLLAVOINE - (risalendo per andare a sedersi tavolo sul quale posa l’enciclopedia aperta alla pagina che stava consultando) Ah! Così so anch’io! Ma non potevo rispondere in questo modo al bambino! Cosa avrebbe pensato! Ho cercato di farla franca alzando la voce: “Psst! Via! Non ti riguarda! Le Ebridi non è roba per bambini”!

GIULIA - Bella trovata! È stupido!

FOLLAVOINE - Sì. Non è stata un’idea molto brillante. Bebé mi ha spiegato che si tratta di una domanda che gli era stata fatta a scuola.

GIULIA - (alzando le spalle) Ci voleva poco a capirlo!

FOLLAVOINE - Mah! Che bisogno c’è di far studiare la geografia ai ragazzi, al giorno d’oggi!… Con le ferrovie, i piroscafi che vi portano tutto dove volete!… E gli orari sui quali puoi trovare qualsiasi località!

GIULIA - Eh? Cosa? Che c’entra?

FOLLAVOINE - Ma sì! Forse che tu, quando vuoi andare in qualche posto ti metti a consultare l’atlante? E allora?

GIULIA - Ma allora, il bambino? (Alzandosi e prendendo il secchio, passando) Non l’hai aiutato? L’hai lasciato nei pasticci?

FOLLAVOINE - Eh, no! Cioè, ho fatto la faccia seria, di chi saprebbe benissimo rispondere, ma non ha voglia di parlare, e gli ho detto: “Ragazzo mio, se io ti suggerisco tu non impari; cerca di trovarlo da te! Se non ci riuscirai, ben, allora, te lo dirò”.

GIULIA - (vicina a Follavoine, a sinistra del tavolo) Sì, sta fresco.

FOLLAVOINE - Sono uscito dalla sua camera con aria indifferente e, appena chiusa la porta mi sono precipitato a prendere l’enciclopedia, persuaso che avrei trovato. Ah! Bella enciclopedia!

GIULIA - Non c’è?

FOLLAVOINE - Non c’è.

GIULIA - Nell’enciclopedia? (Essa posa a terra il secchio, a sinistra del tavolo, e scosta il marito per consultare l’enciclopedia) Ah! No, è impossibile!

FOLLAVOINE - (discendendo dall’estrema destra) Oh! Guarda, guarda pure!… No! Però dovresti dire alla maestra di non imbottire il cranio di quel povero bambino con cose che non sanno nemmeno i grandi… e che non si trovano neppure nell’enciclopedia.

GIULIA - (che si è seduta e che da qualche istante sta fissando la pagina alla quale il volume è aperto) Ah! Ben! Questa!

FOLLAVOINE - Che c’è?

GIULIA - È nella zeta che hai cercato?

FOLLAVOINE - (un po’ interdetto) Eh?… Ma… sì…

GIULIA - (alzando le spalle, con commiserazione) Le Ebridi nella zeta? Ah, beh, lo credo che non le trovavi!

FOLLAVOINE - Perché? Non sono nella zeta? (Gira attorno al tavolo e ritorna accanto a Giulia)

GIULIA - (sfogliando rapidamente il volume) Domanda se non è nella zeta!

FOLLAVOINE - E dov’è, allora?

GIULIA - (fermandosi ad una pagina) Ah! Fabbricante di sanitari, va’! To’, lo vedrai come è nella zeta! (Scorrendo la colonna delle voci alla lettera E) Eeeh!… (Legge) “Ebro, ebrezza…”

FOLLAVOINE - Ma tu stai cercando ne lettera “E”!

GIULIA - Certo che sto cercando nella lettera “E”!

FOLLAVOINE - Fatica sprecata, non c’è. Ho già guardato io. È per questo che, pensando che Bebé avesse capito male, mi sono messo a cercare nella zeta… Del resto, Ebridi… Ebridi… Cosa vuol dire? Niente… Invece, zebridi…

GIULIA - Invece, zebridi?

FOLLAVOINE - Beh, qualcosa vuol dire… Le isole delle zebre, to’!

GIULIA - Ah! Hai mai sentito parlare delle isole delle zebre?

FOLLAVOINE - Non sono mica un esploratore, io! E tu che parli tanto, le hai trovate nella lettera “E”?

GIULIA - (interdetta) No.

FOLLAVOINE - Vedi?

GIULIA - Come è mai possibile?

FOLLAVOINE - Mi fa piacere. Tu che sai sempre tutto più degli altri!

GIULIA - (sconcertata) Non capisco proprio.

FOLLAVOINE - Se ti dico che non c’è in quell’enciclopedia! Puoi cercarle sotto la lettera che vuoi, non c’è! Lì dentro trovi soltanto le parole che non ti servono! (Sedendo sul divano e in tono di ripicco) Vedo che la signora “fabbricante di sanitari” può dare la mano al signor fabbricante di sanitari.

GIULIA - (seccamente) In ogni caso io ho cercato nella “E”; è un po’ più logico che non nella zeta.

FOLLAVOINE - (alzando le spalle) Ah! Aaah! Più logico nella “E”! Perché non nell’acca?

GIULIA - (risentita) Nell’acca! Nell’acca!… Cosa vuoi dire con il tuo “nell’acca”? (Cambiando insensibilmente di tono) Ma, però… nell’acca… perché no?… Ma sì… Ebridi… Ebridi… mi sembra proprio che… ma sì! Ma sì! (Si precipita sul volume e lo sfoglia febbrilmente) Acca!… Acca!… Acca!

FOLLAVOINE - (rifacendole il verso) Che “accaccacca”?

GIULIA - Sicuro, acca! Questa è un’enciclopedia francese, non lo sai?

FOLLAVOINE - Bella scoperta! Certo che è un’enciclopedia francese! Vuoi che io abbia comperato un’enciclopedia turca? È francese, già! E con questo?

GIULIA - E con questo, caro mio, in francese moltissimi nomi si scrivono con l’acca!

FOLLAVOINE - Iih! Quali! Quali! Sentiamo!

GIULIA - Ebreo, per esempio! Elica! Eloisa! Hels! (Trionfante) Ebridi! Eccole! Ebridi!

FOLLAVOINE - (precipitandosi sulla moglie) L’hai trovato? (In questo movimento ha urtato, con il piede contro il secchio che non aveva veduto. (Con rabbia) Ah! Al diavolo! (prende il secchio e, non sapendo dove metterlo, lo posa sul tavolo, all’angolo sinistro. Rimane con i gomiti appoggiati all’orlo del secchio)

GIULIA - Eccole, “Ebridi, isole che contornano le coste nord della Scozia…”

FOLLAVOINE - (andando verso sinistra, esultando come se fosse stato lui a trovare la voce sull’enciclopedia) Eccole!

GIULIA - Ah! C’è dell’altro… “Le nuove Ebridi”, isole della Melanesia…”

FOLLAVOINE - (c. s) Melanesia, sicuro! Diamine! Un momento fa eravamo senza Ebridi e adesso ne abbiamo da tutte le parti! Sempre la solita storia! Così è la vita!

GIULIA - Sì ma, adesso, quali sono quelle che vuole Bebé?

FOLLAVOINE - (in tono da “a me che importa?) Oh, ben, per me… Sceglierà lui… Voleva le Ebridi? Eccole. Questo è l’essenziale. Se ce n’è in più, ne avanzerà.

GIULIA - Dire che le cercavamo nella “E” e nella zeta…

FOLLAVOINE - (lasciandosi andare sul divano) Potevamo cercare un bel po’!

GIULIA - (alzandosi e infilando il braccio nel manico del secchio) E invece era nell’acca!

FOLLAVOINE - (con una disinvoltura che rasenta l’incoscienza) Lo dicevo, io!

GIULIA - (sbalordita dalla sua faccia tosta, rivoltandosi verso di lui) Cosa! “Lo dicevo, io!”

FOLLAVOINE - (Imperturbabile) Beh, sì, che? Non sono stato forse io a dire “perché non nell’acca”?

GIULIA - Un momento! Tu l’hai detto… L’hai detto… ironicamente.

FOLLAVOINE - (alzandosi e andando verso la moglie) Ironicamente! Ironicamente, come?

GIULIA - Sicuro! Per prendermi in giro! (Imitando la voce di lui) “Ah! Perché non nell’acca?”

FOLLAVOINE - Ah! Ben, no, sai!

GIULIA - Sono stata io che, allora, ho avuto subitamente la visione della parola scritta…

FOLLAVOINE - (raggiungendo la destra, dietro al tavolo) “La visione della parola”! Sorprendente! “La visione della parola”! La malafede delle donne! Io dico “Perché non nell’acca?” E tu salti su “Già, nell’acca, no”? E questo lo chiami “La visione della parola”! Ah, Bene! Comodo!

GIULIA - (furiosa, andando sino allo spigolo destro del tavolo sul quale posa il secchio) Ah! È il colmo! E sono io che ho preso l’enciclopedia! Io che ho cercato la parola!

FOLLAVOINE - (discendendo a destra del tavolo, ironico) Sì, nella “E”!

GIULIA - Nella “E”… nella “E”, prima; come tu, nella zeta; ma poi nell’acca.

FOLLAVOINE - (sedendo sulla poltrona che è a destra dal tavolo; con aria indifferente, fissando il soffitto) Bello sforzo! Dopo che io ho detto “perché non nell’acca”!

GIULIA - (andando a sinistra) Sì, così come avresti detto “perché non nella “Q”! (Andando al lato sinistro del tavolo) Quali volgarità? Perché ti tengo testa? Perché dico ciò che è? (Scuotendo rabbiosamente il secchio sul tavolo) Ma sì, l’ho trovata io! Sì, sono stata io!

FOLLAVOINE - (precipitandosi sul secchio per toglierglielo di mano) Va bene, sì!… Sì, va bene! (Cerca attorno dove posare il secchio)

GIULIA - (vedendo l’incertezza di lui) Cosa stai cercando?

FOLLAVOINE - (con rabbia) Cerco… cerco… dove mettere questo.

GIULIA - Eh! Posalo in terra.

FOLLAVOINE - (posando il secchio in mezzo alla scena) Sì,.

GIULIA - (ritornando alla carica) Bene, sai, aver la faccia tosta di dire una cosa simile!

FOLLAVOINE - Va bene, sì! Siamo d’accordo! Sei stata tu!

GIULIA - Si capisce che sono stata io! Non è proprio il caso di assumere il tono di chi fa una concessione!

FOLLAVOINE - Ah! Senti, basta, ti prego! Hai capito! Basta con le tue “E”, le tue zeta, le tue “Q”!… È così!… Faresti meglio ad andarti a vestire!

GIULIA - (borbottando) Dirmi che non avuto la visione! (Siede sul bracciolo del divano)

FOLLAVOINE - Ma sì, guarda! Sono quasi le undici e sembri ancora una sguattera! Sei ancora in ciabatte.

GIULIA - Sì. Oh! Cambia discorso! Su, va’!

FOLLAVOINE - …con l’accappatoio sporco, i bigoudis, e le calze che ti cadono sulle ciabatte.

GIULIA - (tirando su con gesto brusco le calze) Dove vuoi che mi cadano? Sulla testa?

FOLLAVOINE - Ma da nessuna parte!

GIULIA - To’, ecco, adesso sono su!

FOLLAVOINE - Sì! Eh! Se credi che così non ricadano! Non le puoi attaccare?

GIULIA - Con cosa? Non ho giarrettiere.

FOLLAVOINE - Eh beh, mettile!

GIULIA - E a cosa le attacco? Non ho il busto.

FOLLAVOINE - (andando a destra, accanto al divano, davanti al tavolo) E allora mettiti il busto!

GIULIA - Ah! Beh, basta, sai! Dimmi subito che vuoi che mi metta il vestito da ballo per lavare il pavimento del bagno! (Ciò dicendo, ha infilato il braccio destro nel manico del secchio e risale verso la sua camera)

FOLLAVOINE - Ma, porca miseria! Chi ti obbliga a lavare il pavimento del bagno? Si direbbe che sei senza domestici! Hai una cameriera, no?

GIULIA - (che era già sulla soglia della porta, punta nel vivo, si rivolta, discende sino a lui a passi da fiera e, liberatasi del secchio che posa davanti ai piedi del marito, incrocia le braccia e gli parla sotto il naso) Far pulire il mio bagno da una serva!

FOLLAVOINE - (per evitare una nuova discussione, passando davanti alla moglie e andando a sinistra) Oh!

GIULIA - (non cedendo e camminandogli accanto, ma dal lato del fondo) Ah! Tante grazie! Perché rompa ogni cosa, scheggi il lavabo… No! No! Preferisco fare da me! (Lascia il marito e va a sedersi, all’estrema sinistra, sulla poltrona che è davanti al tavolo)

FOLLAVOINE - Allora è inutile avere una donna di servizio, se non serve.

GIULIA - (distendendo la gamba destra, seminuda, sul secchio) Pardon, mi serve e come.

FOLLAVOINE - Puah! E cosa fa lei, mentre tu fai il suo lavoro?

GIULIA - (un po’ interdetta) Eh?… Beh, mi guarda…

FOLLAVOINE - Magnifico! Ti guarda! Pago quattrocento franchi al mese ad una ragazza perché ti stia a guardare!

GIULIA - Oh! Ti prego! Non parlare sempre di ciò che paghi! È da parvenu!

FOLLAVOINE - Parvenu finché vuoi! Ma mi pare che, dal momento che pago una donna quattrocento franchi al mese…!

GIULIA - (alzandosi, senza darsi la briga di alzare la gamba distesa sul secchio, ma limitandosi a farla scivolare avanti al secchio, mettendosi, con questo movimento, in piedi, e andando vicino al marito) Ah! Stammi bene a sentire. Io non ti chiedo salari, no? Ebbene, dal momento che non ti costa un soldo di più, che te ne importa se sono io o lei che fa il lavoro?

FOLLAVOINE - Mi fa… mi fa… mi fa che ho una donna perché serva mia moglie e non una moglie che serva la cameriera! Ma, se è così, sopprimo la cameriera.

GIULIA - (con grandi gesti di indignazione) Ecco! Ecco dove si doveva arrivare! Vuoi togliermi la cameriera! (Va all’estrema destra)

FOLLAVOINE - (va all’estrema sinistra) Oh! Oh! Adesso voglio toglierle la cameriera!

GIULIA - (risalendo verso di lui) Si, è così!

FOLLAVOINE - (a corto di argomenti) Ah! Senti, tirati su le calze! Faresti meglio!

GIULIA - (tirando su bruscamente le calze) Sì, oh! (Riprendendo) Tutto questo perché preferisco far io stessa la pulizia del bagno! (Risalendo, per l’estrema destra, sin dietro al tavolo) Ah! Sei il primo marito che rinfaccia alla moglie di badare alla propria casa!

FOLLAVOINE - Pardon! Pardon, tra il badare alla casa e…

GIULIA - (nervosa, assestando le carte sul tavolo del marito) Tu preferiresti che io facessi come tutte le altre, non è vero? Che non pensassi che a vestiti, cappellini… a spendere e spandere…?

FOLLAVOINE - (vedendo le mosse della moglie e preoccupandosi per le proprie carte) Ehi, là! Ehi! (Si precipita per difenderle)

GIULIA - (c. s) Sempre in giro, ai tè, all corse, nei negozi…

FOLLAVOINE - (difendendo come può le sue carte) No, ti prego! Ti prego!

GIULIA - (continuando imperterrita) Pattinaggio al mattino; equitazione il pomeriggio.

FOLLAVOINE - (c. s) La vuoi smettere?

GIULIA - (c. s) Che bella vita!

FOLLAVOINE - (c. s) No! Non va lì! Lascia! Lascia! (La scosta verso destra)

GIULIA - Cosa non va?

FOLLAVOINE - (tentando di rimettere in ordine le sue carte) Le mie carte porco mondo! Non ti ho chiesto di metterle in ordine!

GIULIA - Non posso vedere un tavolo in disordine.

FOLLAVOINE - Allora non guardarlo! Ma lascialo stare!

GIULIA - (ridiscendendo a destra) Oh; me ne importa assai del tuo tavolo! (Passando, prende il secchio)

FOLLAVOINE - E allora dimostraglielo! E vatti ad occupare della roba tua! (Tra i denti) Che mania di mettere ordine dappertutto!

GIULIA - (che ha fatto il giro del tavolo, in modo da arrivare all’estrema sinistra; ritornando alla carica) Sì, come tu vorresti che io sia!

FOLLAVOINE - (fuori dei gangheri, quasi gridando) Che tu “sia”? Che tu “sia” che? Di’, almeno, “che io fossi”!

GIULIA - Oh, tu puoi essere come vuoi! Sono io che tu vorresti come quelle donne, eh?

FOLLAVOINE - (esasperato, assestando le carte) Che ne so, io? Ti chiedo soltanto di non buttare all’aria le mie carte!

GIULIA - (non cedendo, andando a sinistra con le moine e le mosse di chi balla il minuetto, il che imprime al secchio che essa porta ondulazioni minacciose per il tappeto) Una mondana? Una signora Benoiton? (Cambiando tono) Spiacente, amico mio. Non sono stata educata a certe cose.

FOLLAVOINE - (che ne ha sin sopra i capelli)! Sì, bene! Bene, meglio così!

GIULIA - (ritornando a lui, angolo sinistro del tavolo, e posando, nel parlare, il secchio su delle carte di Follavoine, proprio nel momento in cui egli sta per prenderle) La mia famiglia…!

FOLLAVOINE - (impedito dal peso del secchio di prendere le carte) Oh! Andiamo!

GIULIA - (sollevando il secchio) La mia famiglia…

FOLLAVOINE - (alzando gli occhi al cielo) Oh!

GIULIA - …la mia famiglia, quando si è trattato della mia educazione, non ha avuto che un pensiero; fare di me una donna di casa! Una buona massaia!

FOLLAVOINE - Senti, tutto ciò è molto interessante, ma sono le undici e…

GIULIA - (interrompendolo) Non me ne importa! È così che mi è stato insegnato a fare tutto da me! E non contare che su di me! Perché non si sa mai, nella vita, se si avrà sempre qualcuno per servirci. (Va a sinistra con dignità)

FOLLAVOINE - (alza le spalle, guarda al cielo e poi) Le calze!

GIULIA - Ah! Non mi seccare! (Senza sedere, essa tira su le calze reggendosi prima su uno e poi sull’altro piede; poi riprende) Così sono stata abituata sin da bambina; è divenuta, per me, una seconda natura. (Siede sulla poltrona a destra del tavolo) Sarà un bene? Sarà un male? (Appoggiando il gomito sul bordo del tavolo e posando il capo sulla mano) Io non posso dire che una cosa; in questo rassomiglio a mia madre.

FOLLAVOINE - (che sta esaminando le sue carte, senza alcun sottinteso) Ah!… Mia suocera…

GIULIA - (Volgendo il capo a mezzo verso Follavoine e in tono risentito) No! Mia madre!

FOLLAVOINE - (c. s) Va bene, sì; è la stessa cosa.

GIULIA - (c. s) Può darsi! Ma “mia madre” è tenero, è affettuoso, è educato; mentre “mia suocera” ha qualcosa di aspro, di agrodolce, scortese, che niente giustifica.

FOLLAVOINE - (c. s) Oh! Sai, per me…

GIULIA - Ho detto “mia madre”; ebbene è “mia madre”. È inutile correggermi per dir “mia suocera”.

FOLLAVOINE - Ti assicuro che se ho detto “mia suocera” è perché, nei miei confronti…

GIULIA - (saltando su come spinta da una molla e volgendo le spalle al pubblico, le mani aggrappate al tavolo, il corpo teso in avanti come a divorare il marito) Cosa? Non ti ha sempre trattato cortesemente? Hai qualcosa da rimproverarle?

FOLLAVOINE - (buttandosi quanto più gli è possibile indietro al fondo della poltrona per mettersi fuori portata; con veemenza) Ma no! Ma no! Che vai tirando fuori? Però, ciò non toglie che, nei miei confronti, tua madre…

GIULIA - (che è andata nel mezzo della scena, voltandosi, altera e perentoria) Ah! Insomma, eh? Basta con mia madre!

FOLLAVOINE - (sbalordito) Eh?

GIULIA - È così! Dagli addosso a quella poveretta! Stuzzica! Deridila!

FOLLAVOINE - Io!

GIULIA - E tutto questo perché ho avuto la malaugurata idea di portare il secchio dell’acqua sporca nel tuo studio!

FOLLAVOINE - Ah! No! Questa, poi!

GIULIA - (Infilando il braccio nel manico del secchio che è sempre sul tavolo) Ma lo porto via, il secchio! Ecco qua! Non è il caso di fare scenate! Lo porto via!

FOLLAVOINE - (bofonchiando e fingendo di badare alle proprie carte) Ah, bene. Era ora.

GIULIA - (borbottando, mentre risale verso la sua camera) Ah! Fare una sfuriata simile per un miserabile secchio, parola, come; se fosse un delitto! (Arrivata alla soglia della porta, si ferma; le passa per il capo un’idea; fa dietro front; ridiscende sino al tavolo, vi posa su il secchio allo stesso punto dove era prima, poi) Senti; un’altra volta, quando avrai da farmi un rimprovero…

FOLLAVOINE - (interrompendola) No, scusa! Scusa!

GIULIA - (interdetta) Cosa?

FOLLAVOINE - Il secchio!

GIULIA - (tra i denti) Idiota! (Riprende) …se vorrai farmi un rimprovero, farai bene a dirmi le cose in faccia! Senza tirare in ballo mia madre! (Discende un po’, lasciando il secchio sul tavolo)

FOLLAVOINE - (fuori dei gangheri, andando verso Giulia) Ma, per la miseria! Cosa ho detto, mondo cane?

GIULIA - Oh, niente, niente. Si capisce. Non ti manca più che di fare l’ipocrita!

FOLLAVOINE - (esasperato, ma impotente) Oh! (Risale al fondo a sinistra)

GIULIA - (ritornando dietro al tavolo, sul quale macchinalmente riprende a riordinare le carte) Come se non capissi benissimo quel che vuoi dire… quando dici niente!

FOLLAVOINE - (voltandosi) Ah! È il colmo! Come! Io dico… (Precipitandosi, al vedere la moglie frugare tra le carte) Ah, no! No! Vuoi lasciare in pace le mie carte? (Si è sostituito a Giulia che ha fatto passare alla sinistra del tavolo) Ma cos’è questa mania che hai di…

GIULIA - (in tono perentorio) Io amo l’ordine.

FOLLAVOINE - (alzando le spalle) Ah! Ami l’ordine! Ami l’ordine! (Indicandole il secchio che è sul tavolo e porgendoglielo) E questo?

GIULIA - (prendendo il secchio) Ebbene con questo?

FOLLAVOINE - (bofonchiando) Ami l’ordine! Non faresti male a metterne un po’ nella tua persona, di ordine! (Alzandosi) Ti supplico; un momento fa avevi avuto una buona ispirazione; te ne eri già quasi andata con il tuo secchio; perché me lo hai riportato?

GIULIA - (interrompendolo, in tono perentorio) Ti debbo parlare.

FOLLAVOINE - (spingendola gentilmente in direzione della sua camera) Sì, più tardi!

GIULIA - No! Non più tardi. Capirai che se, poco fa, ti ho mandato a chiamare…

FOLLAVOINE - (vicino al divano, come Giulia) Ti prego; sono quasi le undici; non hai ancora incominciato a vestirti; abbiamo i Chouilloux a pranzo…

GIULIA - “I Chouilloux! I Chouilloux!” Me ne infischio, io, dei Chouilloux!

FOLLAVOINE - Sì, ma io no! Chouilloux è un uomo che mi interessa trattare con ogni riguardo…

GIULIA - Sarà, dolente! Ma aspetterà. Si tratta di Bebé, e, tra Bebé e Chouilloux, non credo si possa esitare!

FOLLAVOINE - (fuori dei gangheri) Oh! Cosa? Che Bebé?

GIULIA - (passandogli avanti e andando a destra) Se no, dillo che gli preferisci Chouilloux! (Siede sulla poltrona avanti al tavolo, con il secchio sulle ginocchia)

FOLLAVOINE - (quasi gridando) Ma no, ma no! Non ha niente che vedere! Non faccio confronti fra Bebé e Chouilloux; ma ciò non toglie che quando si riceve un estraneo di importanza, non si debba usargli tutti i riguardi; senza, con questo, preferirlo alla propria famiglia. Chouilloux deve venire un po’ prima dell’ora di pranzo per discutere con me di un grosso affare che ho in vista…

GIULIA - Ebbene discutete! A me che importa?

FOLLAVOINE - Ma arriverà da un momento all’altro! Non vorrai riceverlo con quell’accappatoio sporco, i bigoudis, il secchio sulle ginocchia e le calze che pendono!

GIULIA - (posando, irritata, il secchio davanti a sé) Oh! Mi hai seccato con le tue calze! (Diritta, un piede sull’orlo del secchio, abbassandosi per tirar su le calze) Ah sì, eh? Il tuo Chouilloux non sa cosa capita alle calze quando non sono attaccate, no? La signora Chouilloux, quando scende dal letto è già bell’e vestita, eh?

FOLLAVOINE - (mentre la moglie, nervosamente, tira su le calze) Non so come sia la signora Chouilloux quando scende dal letto, ma dico che la tua non è la tenuta di una padrona di casa che deve ricevere gente che viene, per la prima volta, a pranzo in casa sua. (Rimonta al fondo)

GIULIA - (frugando sul tavolo in cerca di qualcosa) Eh, va bene; io sono così e tu sei in redingote; uno compensa l’altro.

FOLLAVOINE - (voltandosi a questa osservazione) Sono una persona corretta io! (Vedendo ciò che fa la moglie) Cosa cerchi? Cosa cerchi?

GIULIA - (prendendo degli elastici da una scatola) I tuoi elastici.

FOLLAVOINE - (andando dietro al tavolo) Cosa? Cosa? Perché?

GIULIA - (posando la scatola sul tavolo e sedendo sulla poltrona) Così non mi seccherai più con le tue calze! (Essa infila un elastico in ogni gamba)

FOLLAVOINE - Questi sono elastici per le mie pratiche! Non sono delle giarrettiere!

GIULIA - (terminando di mettersi gli elastici e calcando su ogni “delle”) Non sono delle giarrettiere, perché non ne fai delle giarrettiere; ma dal momento che io ne faccio delle giarrettiere diventano delle giarrettiere.

FOLLAVOINE - (andando a sinistra, scoraggiato) Ah! Ah! Che disordine!

GIULIA - (alzando le spalle) Tu sei una persona corretta! Non è grottesco? Mettersi in redingote, alle undici di mattina!… Per il signor Chouilloux!… Quel becco!

FOLLAVOINE - (guarda la moglie, sorpreso, poi) Cosa?… Che significa “quel becco”, qui non ci sono becchi! E poi, tu, che ne sai?

GIULIA - Qui no, lo spero. Ma buon… (Volendo alludere alla indicazione della locandina, aggiunge) “Se credi che basti scrivere: non c’è il becco” perché… (Felice di mettere il marito dalla parte del torto) Ah! Me lo hai detto tu.

FOLLAVOINE - Io!

GIULIA - Non me lo sarò sognato! Non conosco Chouilloux, non è uno dei miei amici; che interesse avrei a dirne male? (Passa davanti a Follavoine e va a sinistra)

FOLLAVOINE - (appoggiato all’angolo del tavolo) Chouilloux, becco. Sono cose da dire!

GIULIA - (ridiscendendo verso di lui) Si vede di sì, se me lo hai detto!

FOLLAVOINE - Te l’ho detto, te l’ho detto… quando non avevo bisogno di lui… Ma adesso che ho bisogno di lui…

GIULIA - (pronta, faccia a faccia) Che? Non è più becco?

FOLLAVOINE - No!… Sì!… Insomma, non dobbiamo saperlo! Non è a quel titolo che lo riceviamo! (Va all’estrema destra)

GIULIA - Ma no!

FOLLAVOINE - (risalendo per l’estrema destra sin dietro al tavolo) È un uomo che, in questo momento, mi può essere utile…

GIULIA - In che?

FOLLAVOINE - Per un grosso affare che sto maturando; troppo lungo a spiegare.

GIULIA - (andando a destra) Sì. Oh! So, so, tu sei di manica larga, quando è in giuoco il tuo interesse!

FOLLAVOINE - Ma insomma, ti secca che sia becco?

GIULIA - Ah! A me! Figurati! Può esserlo quante volte vuole! Ciò che mi secca è che tu mi faccia venire per casa sua moglie; questo sì!

FOLLAVOINE - (lato sinistro del tavolo) Non potevo invitare il marito senza la moglie; non sta bene.

GIULIA - Sì? E il suo amico, il signor Orazio Truchet? Eri obbligato ad invitare anche lui?

FOLLAVOINE - Ma certamente! Si usa così, cara mia! Dappertutto li invitano tutti e tre. Sarebbe stata una mancanza di tatto non invitare anche il signor Truchet, Chouilloux avrebbe persino potuto domandarsi cosa significa quella esclusione… Insomma, sono cose che non si fanno!

GIULIA - (addossata al tavolo con le braccia conserte) Benone! Così li avremo tutti e tre! L’adulterio al completo! Ah, una situazione molto morale! Una bella compagnia per tua moglie! E un bell’esempio per Bebé!

FOLLAVOINE - (avanzando) Oh! Totò… ha sette anni!

GIULIA - Non li avrà per sempre.

FOLLAVOINE - Va bene, ma, per il momento li ha.

GIULIA - Oh! Naturalmente! Naturalmente! La sua salute morale è come la salute del suo corpo; ti interessa come le tue scarpe vecchie!

FOLLAVOINE - (alzando le braccia al cielo e risalendo dietro al tavolo) Oh! Oh! Cosa vuoi dire? Cosa significa questo discorso?

GIULIA - (posando vivamente il secchio in mezzo alla scena e risalendo subito a raggiungere il marito che si è seduto al tavolo) Ma… ma è chiaro! È un’ora che cerco di parlarti di Bebé; che cerco di informarti della sua salute e non c’è modo di dire una parola! Tutte le volte che apro bocca e dico “Bebé”, tu mi rispondi “Chouilloux”; non hai altro per la testa, Chouilloux, Chouilloux, sempre Chouilloux!

FOLLAVOINE - (all’estremo della pazienza) Ma insomma, cosa c’è? Cosa hai da dirmi?

GIULIA - (perentoria) Debbo parlarti.

FOLLAVOINE - Ebbene, parla!

GIULIA - Ah? Era ora! (Discende e va a sedere sul secchio come su di uno sgabello)

FOLLAVOINE - (scattando in piedi e dando un gran colpo sul tavolo al vedere la moglie seduta sul secchio) Ah! No! No!

GIULIA - (sorpresa) Eh?

FOLLAVOINE - Non hai un altro posto da andarti a cacciare? Ti pare che un secchio sia fatto per sedervici su?

GIULIA - Che importa! Io ci sto bene.

FOLLAVOINE - Non si tratta di saper se tu ci stai bene! Un secchio non è un sedile; ti prego di sederti su di una sedia.

GIULIA - (squadrandolo e poi voltando, con sdegno, la testa, ma alzandosi) Ah!… Quanto sei snob!

FOLLAVOINE - Non c’entra lo snobismo; puoi fare un movimento falso e rovesciare il secchio sul mio tappeto.

GIULIA - Così si laverebbe. È acqua.

FOLLAVOINE - Sporca.

GIULIA - Con sapone.

FOLLAVOINE - Ah! E poi basta! Cosa c’è con Bebé?

GIULIA - (con sdegnosa sottomissione) Ah!… Posso?

FOLLAVOINE - (pronto a scattare) Sì, puoi!

GIULIA - (che è andata a prendere la sedia che si trova vicino al divano, la porta accanto al tavolo e siede) Ebbene, ecco; sono molto preoccupata.

FOLLAVOINE - Ah!

GIULIA - Non sono affatto contenta di Totò.

FOLLAVOINE - Oh! Che ha fatto?

GIULIA - Questa mattina non è andato.

FOLLAVOINE - (ripete senza aver capito) Non è andato?

GIULIA - No.

FOLLAVOINE - Non è andato… dove?

GIULIA - (pronta, botta e risposta) Come dove? Da nessuna parte! Non è andato punto e basta. Mi sembra chiaro.

FOLLAVOINE - (ha capito) Ah! Sì… al…

GIULIA - (brutale) Sicuro, al… (Cambia tono) Abbiamo provato! Quattro volte!… Niente!… Una volta, sì… Oh!… (mostrando il mignolo con l’unghia del pollice a limitarne la lunghezza all’ultima falange) Tanto così!

FOLLAVOINE - Ah!

GIULIA - (alzando gli occhi al cielo) Niente bello!

FOLLAVOINE - (scuotendo il capo) Ah!… Si vede che è costipato.

GIULIA - Non “si vede”! “È” costipato.

FOLLAVOINE - Sì! Ebbene? Cosa vuoi che faccia?

GIULIA - (scandalizzata) Come “cosa voglio”?

FOLLAVOINE - Diamine! Non posso andare per lui.

GIULIA - (alzandosi) Oh! Spiritoso! Proprio spiritoso! Si capisce che non puoi andare per lui!

FOLLAVOINE - E allora?

GIULIA - Servirebbe a molto, che tu andassi per lui! Ma il fatto che non si può andare per gli altri non è una buona ragione per lasciarli morire! (Discendendo a sinistra) La tua indifferenza è rivoltante!

FOLLAVOINE - (alzandosi a sua volta e raggiungendo la moglie, con bonomia) Andiamo, non vorrai che mi metta a piangere perché il bambino è un po’ costipato.

GIULIA - E perché no? Non bisogna scherzare con la costipazione!

FOLLAVOINE - (incredulo) Oh!

GIULIA - (con importanza) Ho letto in un libro, intitolato “I retroscena della storia”, che un figliastro di Luigi XV è stato in punto morte a causa di una costipazione cronica.

FOLLAVOINE - D’accordo, ma quello aveva una costipazione cronica ed era figliastro di Luigi XV; due condizioni con le quali Totò non ha niente a che fare.

GIULIA - Sì, ma Totò ha sette anni come lui, ed è costipato come lui!

FOLLAVOINE - E va bene! Santo Dio! Non c’è che da purgarlo.

GIULIA - (in tono di commiserazione per il marito) Oh!… Evidentemente.

FOLLAVOINE - E allora, purgalo! (Va a sedere)

GIULIA - Grazie! Non ho bisogno della tua autorizzazione! Ma con che cosa purgarlo? Purgante minerale? O purgante vegetale?

FOLLAVOINE - (che è ritornato seccato dalla moglie) Dagli l’olio di ricino; lo prende facilmente e gli ha sempre fatto effetto.

GIULIA - (con istinto disgustoso) Ah! No, no! L’olio di ricino no! Non lo posso sopportare!

FOLLAVOINE - Ma non si tratta di darlo a te, ma a tuo figlio!

GIULIA - Si, ma è la stessa cosa! Solo a vederlo o a sentirne parlare… (Essa ha un conato di vomito) Ah! No!… Del resto, non capisco perché tu faccia tutte queste complicazioni! Di là, nell’armadio della farmacia, abbiamo una bottiglia di acqua di Janos; non dovremmo servircene solo perché tu preferisci l’olio di ricino?

FOLLAVOINE - Io?

GIULIA - (in tono che non ammette replica) C’è dell’acqua di Janos, Bebé prenderà l’acqua di Janos!

FOLLAVOINE - (andando all’estrema destra) E va bene! Dagli l’acqua di Janos! Però non capisco perché sei venuta a chiedere il mio parere… (Risale per l’estrema destra sino al tavolo)

GIULIA - Per sapere cosa dovevo fare.

FOLLAVOINE - Ah! Non si direbbe. (Siede al tavolo)

GIULIA - Che seccatura doverlo purgare! Ma è sempre così! Tutte le volte che lo affido alla nonna…

FOLLAVOINE - (distratto dalla lettura di una carta) Quale nonna!

GIULIA - (seccamente) La sua nonna! Non ne ha mica trentasei! Tua madre abita a Dusseldorf; perciò non può essere che Maman. (Siede sul divano)

FOLLAVOINE - Ah! Sì! Sì!… Tua madre.

GIULIA - Ebbene sì, mia madre. (Imitandolo) “Tua madre! Tua madre”! Lo so che è mia madre! Che tono per dire “Tua madre”! Hai sempre l’aria di rimproverarmelo.

FOLLAVOINE - (stupefatto) Io!

GIULIA - (riprendendo l’antifona) Ah! Sempre la solita… tutte le volte che porta a spasso Bebé ci risiamo; lo rimpinza di dolci, di confetti…!

FOLLAVOINE - (andando a posare il vaso sul tavolino a sinistra del divano) Si! Deridi! Deridi! Verrà il giorno che ti ricorderai quando ne ricaveremo trecentomila lire di reddito!

GIULIA - (addossata contro il tavolo di destra e facendo passare il secchio dal braccio destro stanco al braccio sinistro) Trecentomila franchi di reddito in vasi da notte?

FOLLAVOINE - (raggiungendo la moglie) Di vasi da notte, sicuro! Ciò ti stupisce, ma, tuttavia, a Dio piacendo… ed a Chouilloux, ci arriveremo!

GIULIA - Cosa? Cosa? Che cos’è questa storia?

FOLLAVOINE - Non c’è nessuna storia! Non volevo parlartene, per farti una sorpresa, qualora fossi riuscito; ma, dal momento che fai l’incredula… Giulia, sai o non sai qual è l’aspirazione più viva del nostro governo in questo momento? …Migliorare il tono di vita del nostro soldato. Lo curano, lo coccolano, lo vezzeggiano, lo tengono nella bambagia; ultimamente gli hanno dato persino le pantofole in caserma.

GIULIA - Le pantofole ai soldati!

FOLLAVOINE - Proprio così!

GIULIA - È molto marziale.

FOLLAVOINE - E, naturalmente, non ci si vuole fermare a questo punto. In base a questi criteri, ed allo scopo di evitare che gli uomini siano ulteriormente esposti al rischio di prendere freddo, scendendo di notte, con il vento e la pioggia, in questi giorni è stato deciso che ciascun soldato dell’armata francese avrà il vaso da notte!

GIULIA - (sbalordita) No!

FOLLAVOINE - Personale ed immatricolato.

GIULIA - (a bocca aperta) Ah!… Ce ne vorrà un numero enorme!

FOLLAVOINE - Conseguenza: prossima aggiudicazione di questa nuova… fornitura militare; ed io, quale fabbricante di sanitari, ho deciso di concorrere all’appalto. Ed è a questo punto che Chouilloux entra in scena, come deus ex machina.

GIULIA - Cosa vuol dire?

FOLLAVOINE - (interdetto) Che?

GIULIA - Cosa… la… machina.

FOLLAVOINE - (con un sorriso di superiorità) Che? Machina?

GIULIA - Sì, machina. Ebbene?

FOLLAVOINE - Non lo sai?… Vuoi vedere che non lo sai?

GIULIA - Se ti domando cos’è, vuol dire che non lo so!

FOLLAVOINE - (ridendo forzato e tentando eludere la domanda) Non sai cos’è il deus machina!

GIULIA - No! Tu che lo sai, dimmelo! Cos’è?

FOLLAVOINE - Bene, non è facile… a una donna.

GIULIA - Perché? È una cosa sconcia?

FOLLAVOINE - Ma no, non è sconcio!… È… un modo di dire greco, ecco!

GIULIA - Ho capito, è una porcheria.

FOLLAVOINE - Ma no!

GIULIA - Figurati! Non me lo vuoi dire e c’entra di mezzo Chouilloux! Qualcosa di sporco è certamente. Tira avanti. Allora, Chouilloux?

FOLLAVOINE - Chouilloux?

GIULIA - Sì, cosa c’entra Chouilloux?

FOLLAVOINE - Ah! Sì… Ecco, Chouilloux è il presidente della commissione incaricata stabilire i termini dell’appalto e di determinare il modello che sarà imposto nel capitolato della gara. Capisci, adesso, l’interesse che io ho a tenermelo buono? Io ho il brevetto della porcellana infrangibile, no? Se, con l’influenza di Chouilloux, riesco a fare adottare dalla commissione la porcellana infrangibile, l’affare è fatto e la mia fortuna assicurata!

GIULIA - (rimane un istante meditando, scuotendo il capo, poi) Già… e tu che vantaggio ne avrai?

FOLLAVOINE - (accalorandosi) Che vantaggio? Se riesco, è la pacchia! Dalla sera al mattino divento il fornitore esclusivo dell’armata francese.

GIULIA - Il fornitore dei vasi da notte dell’armata francese?

FOLLAVOINE - (con orgoglio) Di tutti i vasi da notte dell’armata francese.

GIULIA - (aggrottando le sopracciglia) E… lo si saprà?

FOLLAVOINE - (c. s) Ma naturalmente, lo si saprà!

GIULIA - Oh! No… Oh! No, no, no, no, no!… Non voglio essere la moglie di uno che vende i vasi da notte.

FOLLAVOINE - Eh? Guarda che idee! Ma pensa, è la fortuna!

GIULIA - Non me ne importa! È ripugnante! (Va all’estrema destra)

FOLLAVOINE - Ma, porca miseria! Cos’altro faccio adesso? Vendo vasi da notte! Ne vendo tutti i giorni!… Non così in grande, ma vendo!

GIULIA - (ritornando davanti al tavolo) Oh! Ne vendi, ne vendi… come vendi altre cose… fabbrichi sanitari, è naturale che tu venda articoli del tuo genere… è normale, ammissibile! Ma specializzarti! Diventare il tizio che vende esclusivamente vasi da notte! Ah! No, no! Neppure per conto dello Stato!

FOLLAVOINE - (Sconcertato e fuori di sé) Tu sei matta! Rifletti!

GIULIA - (addossata al tavolo, con le braccia in crociate) Oh! C’è poco da riflettere! Ti ringrazio, ma non ho affatto intenzione di andare per il mondo con l’aureola di un vaso da notte! Non ho affatto piacere di sentir dire, ogni volta che entrassi in un salotto: “Chi è quella signora?” “È la signora Follavoine, la moglie del commerciante di vasi da notte!” Ah! No! No!

FOLLAVOINE - (sempre più terrorizzato dalla eventualità di veder crollare le sue speranze) Ah! Bene! Senti! Ah! Potevo mai immaginare una cosa simile!… Oh! Ti prego. Spero che, almeno, non andrai a dire una cosa simile a Chouilloux. Sarebbe la rovina!

GIULIA - (sdegnosamente) Oh! Non ho niente da dire a Chouilloux!

FOLLAVOINE - Senti… Vedrò… cercherò… forse c’è modo di accomodare la cosa… di fare figurare un uomo di paglia… non so! Ma non rovinarmi questo affare, te ne supplico! E, quando ci sarà Chouilloux, sii gentile, sii cortese!

GIULIA - Ma, chi? Dico! Non ho l’abitudine di essere maleducata! So stare in società! (Va verso di lui)

FOLLAVOINE - Non ne dubito, ma…

GIULIA - Mio padre ha ricevuto il Presidente della Repubblica!

FOLLAVOINE - Sì, Oh!… Non eri ancora nata.

GIULIA - Può darsi, ma mio padre lo ha ricevuto egualmente. Sicché, non è il caso di… (Essa passa)

FOLLAVOINE - Sì? Bene, bene… Allora, d’accordo, no? (Spingendola dolcemente verso la sua camera) Va’ a purgare Bebé; vestiti e portami via questo secchio. Vuoi, cara?

GIULIA - (dirigendosi, accompagnata dal marito, verso la sua camera) Cosa? Cosa? L’ho già preso il secchio! Ti prego, non ho affatto bisogno che tu mi dica sempre ciò che debbo fare. (Si sente suonare)

FOLLAVOINE - Senti, suonano. Certamente è Chouilloux. Ti scongiuro, fa’ presto. Se entrasse…!

GIULIA - (sulla soglia) Ebbene? Mi vedrebbe!

FOLLAVOINE - (Facendola uscire) Appunto! In quello stato, non ci tengo affatto! (Chiudendo la porta e ridiscendendo dall’estrema sinistra) Oh! Le donne, le donne, le donne! Come complicano la vita! (Passando, prende il vaso da notte) Ma che aspettano per far entrare Chouilloux? (Va alla porta di fondo, la socchiude, dà una sbirciata, e poi l’apre completamente) Nessuno? (Ad alta voce, chiama) Rosa! Rosa! (Ridiscende senza chiudere la porta e va al tavolo)

SCENA III

Rosa, Follavoine, Giulia

ROSA - (sulla soglia) Signore?

FOLLAVOINE - (in piedi, al tavolo, con il vaso da notte nella mano sinistra) Che è stato? Chi ha suonato?

ROSA - Era una signora… voleva che il signore le togliesse un dente.

FOLLAVOINE - Io! Non è il mio mestiere!

ROSA - Gliel’ho detto che il dentista è al piano di sopra…

FOLLAVOINE - (passando il vaso dalla mano sinistra alla destra) È insopportabile! Tutti i momenti qualcuno si sbaglia!

ROSA - (che sta fissando il vaso) Oh…! Il signore lo sa?

FOLLAVOINE - Cosa?

ROSA - Che ha il suo vaso da notte in mano?

FOLLAVOINE - Sì, lo so! Lo so! Grazie.

ROSA - Ah?… Credevo che fosse una distrazione! Scusi!

FOLLAVOINE - E poi non è un vaso da notte! È un oggetto di equipaggiamento militare. (posa il vaso alla sua destra su una pila di cartelle che si trova a sinistra del tavolo)

ROSA - Ah?… È strano come rassomiglia ad un vaso da notte!

FOLLAVOINE - (congedandola) Sì, va bene. Andate! Andate! (Rosa esce dal fondo. Follavoine siede al tavolo e si mette a far calcoli) Vediamo; dato che, sul piede di pace, l’armata francese ha una forza approssimativa di trecentomila uomini, un vaso da notte per uomo, al prezzo unitario di…

GIULIA - (sempre nella tenuta di prima, appare bruscamente sino a metà corpo attraverso la porta semiaperta del “pan coupé”) Bastiano! Vieni un momento!

FOLLAVOINE - (assorto nei suoi calcoli, seccamente e senza alzare il capo) Zitta! Non posso!

GIULIA - (discendendo in scena con il secchio nella mano destra) Ti dico di venire! Bebé non si vuole purgare!

FOLLAVOINE - (alzando la testa) E tu stringilo! L’autorità non ti manca! (Vedendo il secchio al braccio della moglie) Ah!

GIULIA - Che?

FOLLAVOINE - (alzandosi, indignato) Mi porti il secchio!

GIULIA - Non ho avuto il tempo di andarlo a vuotare. Ti prego, vieni! Io…

FOLLAVOINE - (scattando) Ah! No! No! Ne ho avuto abbastanza! Portalo via! Portalo via!

GIULIA - Sì, va bene. Ti prego, Bebé…

FOLLAVOINE - Svelta! Fuori! Portalo via!

GIULIA - Ti ripeto…

FOLLAVOINE - Me ne infischio, porta via quella roba!

GIULIA - Ma…

FOLLAVOINE - Ti ho detto di portar via quel secchio!

GIULIA - (inalberandosi e discendendo a posare il secchio in mezzo alla scena) Bene, senti, mi hai seccato con questo secchio!

FOLLAVOINE - (sorpreso) Cosa?

GIULIA - Sicuro! Sempre io debbo far tutto qui dentro! Ti dà fastidio, il secchio? Ebbene, non hai che da portarlo via.

FOLLAVOINE - Io!

GIULIA - Io l’ho ben portato; tu puoi riportarlo…

FOLLAVOINE - (discendendo verso Giulia) Ma per le corna del diavolo! È la tua acqua sporca! Non la mia!

GIULIA - (passandogli davanti) Sì?… To’, te la regalo! Così non avrai più scrupoli! (Essa va fuori tiro risalendo per il mezzo della scena, verso la sua camera)

FOLLAVOINE - (rincorrendo la moglie e tentando di agguantarla per la falda dell’accappatoio) Giulia!… Giulia! Sei impazzita?

GIULIA - Te lo regalo, ti dico! Te lo regalo! (Scompare nella camera)

FOLLAVOINE - (attraverso l’uscio socchiuso) Giulia! Porta via quella roba!… Giulia!

SCENA IV

Follavoine, Rosa, Chouilloux

ROSA - (giungendo dal fondo ed introducendo Chouilloux) Il signor Chouilloux!

FOLLAVOINE - (sempre davanti alla porta) Vuoi portar via quel…

CHOUILLOUX - (scende a passi leggeri in scena. È in redingote, nastrino della Legion d’Onore all’occhiello) Buon giorno, caro signor Follavoine!

FOLLAVOINE - (senza voltarsi) Ah! Non rompetemi le tasche! (Si volta, così dicendo, nel momento in cui Rosa esce, e riconosce Chouilloux) Oh! Pardon!… Signor Chouilloux!… Di già!

CHOUILLOUX - Arrivo troppo presto?

FOLLAVOINE - Ma no! Ma no… Stavo conversando con mia moglie… non ho sentito suonare.

CHOUILLOUX - Però, io ho suonato; tanto è vero che mi hanno aperto. (Faceto) Non ho ancora il dono di attraversare i muri.

FOLLAVOINE - (adulatore) Oh! Divertente! Divertente!

CHOUILLOUX - (modesto) Oh! Mio Dio…

FOLLAVOINE - (togliendogli di mano il cappello) Permettete!

CHOUILLOUX - Ben gentile, grazie! (scende in scena e si ferma stupefatto davanti al secchio) To’!

FOLLAVOINE - (che ha posato il cappello sul bordo della libreria di sinistra, scendendo vivamente per mettersi tra Chouilloux ed il secchio) Scusate! Vi prego! È mia moglie che è venuta qui poco fa… Aveva il secchio in mano, e allora… per distrazione… (Parlando è andato sino alla porta di fondo, l’apre e chiama) Rosa! Rosa!

ROSA - (da fuori) Signore!

FOLLAVOINE - Venite qui. (A Chouilloux, andando verso di lui, sempre in modo da trovarsi tra il secchio e Chouilloux) Sono mortificato, veramente!… Proprio il giorno in cui ho l’onore…

CHOUILLOUX - (inchinandosi a più riprese) Oh! Vi prego! Vi prego!

FOLLAVOINE - (con molti salamelecchi) Dico ciò che penso, signor Chouilloux! Dico ciò che penso!

ROSA - (comparendo, dal fondo) Il signore ha chiamato?

FOLLAVOINE - Sì, portate via il secchio della signora.

ROSA - (stupefatta) Ah!… Che ci fa là?

FOLLAVOINE - L’ha dimenticato la signora.

ROSA - Ah! Bene… chissà quanto lo ha cercato. (Essa prende il secchio)

FOLLAVOINE - Sì, va bene, andate! (Salendo alle calcagna di Rosa e spingendola verso la camera di Giulia) Ah! Andate ad avvertire la signora che il signor Chouilloux è arrivato!

ROSA - Sì, signore. (Esce per l’apertura del “pan coupé” a sinistra)

CHOUILLOUX - (andando vivamente verso Follavoine) Oh! Vi prego, non disturbate la signora.

FOLLAVOINE - Lasciate, lasciate! Se non faccio un po’ di premura… le donne non sono mai pronte!

CHOUILLOUX - Ah, bene! Questo non lo posso dire, di mia moglie. Tutte le mattine lei è la prima ad uscire. Le hanno ordinato il moto; io non ho più l’età per certe cose… per fortuna lei ha un cugino che si presta volentieri invece mia…

FOLLAVOINE - (straordinariamente gentile) Sì! Sì! Infatti! Me… me l’hanno detto!

CHOUILLOUX - A me fa molto comodo.

FOLLAVOINE - Già, si… rimane in famiglia.

CHOUILLOUX - Rimane in famigli… ed io non debbo faticare. (Essi ridono girando sui tacchi per scendere in scena. Chouilloux scorge il vaso da notte sul tavolo) Ah! Vedo che si lavora al nostro affare.

FOLLAVOINE - (che è venuto avanti a sua volta) Ah! Sì… Sì! Lo avete riconosciuto?

CHOUILLOUX - (modesto) Beh… sì. (ciò dicendo è andato un po’ a destra davanti al tavolo. Voltandosi e osservando il vaso) Eh, però, non c’è male… ben fatto.

FOLLAVOINE - Oh! Quanto a fattura!

CHOUILLOUX - Sicché, questa è porcellana infrangibile. (batte con l’indice piegato sul vaso)

FOLLAVOINE - (passando dietro al tavolo) Infrangibile, esattamente.

CHOUILLOUX - (in contemplazione, davanti al vaso) Vedete un po’! (Sedendo bruscamente sulla poltrona che è a destra del tavolo) Sapete, ve lo domando perché è questo il punto che ha attirato particolarmente la nostra attenzione, dico del Sottosegretario di Stato e mia.

FOLLAVOINE - Ah! Sì?

CHOUILLOUX - Perché la porcellana comune, dopo matura riflessione, l’abbiamo scartata.

FOLLAVOINE - Oh! Come vi capisco!

CHOUILLOUX - Un piccolo urto e addio! Rotto!

FOLLAVOINE - Oh… Immediatamente!

CHOUILLOUX - Sarebbe uno sperpero del denaro pubblico.

FOLLAVOINE - Assolutamente. (Indicando il vaso) Invece questo… Eh! Eh!!! È solido! Eterno! (Scendendo in scena) No, sentite, prendetelo in mano voi che ve ne intendete!

CHOUILLOUX - Oh… Così così!

FOLLAVOINE - Provate! Provate! Sentite come è leggero!

CHOUILLOUX - (prendendo il vaso e soppesandolo) Oh! Curioso! Si direbbe che non c’è il peso giusto!

FOLLAVOINE - (premendo il polso di Chouilloux e agitandolo in modo da imprimere al vaso il movimento che si usa dare alla padella da frittura) E come è piacevole da maneggiare! Eh? Il suo uso diventa un piacere! (Cambiando tono) Oh, naturalmente, li facciamo sia in bianco che in colore; se lo desiderate, per l’esercito possiamo farli a strisce, come le garitte delle sentinelle… con i colori nazionali… Eh?

CHOUILLOUX - Oh, no! Sarebbe pretenzioso…

FOLLAVOINE - Sono d’accordo; comporterebbe un inutile aumento di spesa.

CHOUILLOUX - Però, però è da vedersi! Eh sì, è da vedersi! (posa il vaso sul tavolo e raggiunge Follavoine) Ci hanno anche presentato dei campioni di vasi in ferro smaltato, non sono affatto male neppure quelli.

FOLLAVOINE - Oh! Signor Chouilloux! No! Che dite mai!… Non avrete intenzione di prendere del ferro smaltato!

CHOUILLOUX - Perché no?

FOLLAVOINE - Perché… Qui non si tratta più del mio interesse personale; è in giuoco ben altro! Il ferro smaltato, signor Chouilloux! Assorbe gli odori ed il sudiciume! (Indicando il vaso) Quello ci vuole!

CHOUILLOUX - Evidentemente c’è il pro ed il contro.

FOLLAVOINE - Senza parlare dell’igiene! Immagino che non ignoriate che è ormai assodato che la maggior parte dei casi di appendicite è dovuto all’uso di utensili smaltati.

CHOUILLOUX - (un po’ ridendo, un po’ seriamente) Sì, oh! Bene!… Dato l’uso al quale sono destinati, io credo…

FOLLAVOINE - Non si sa mai, signor Chouilloux! I giovani sono sventati! Voi avete fatto il soldato…

CHOUILLOUX - No, io sono miope…

FOLLAVOINE - Meglio ancora! Vedete le cose più da vicino. Dicevo che i soldati hanno l’abitudine di inaugurare allegramente tutto ciò che ricevono in dotazione… Ebbene, immaginate… C’è sempre qualcuno che vuol fare le cose in grande… propone un punch colossale… nel vaso!… Il calore fa scheggiare lo smalto… le schegge cadono nel liquido… bevono, inghiottono…. Là! L’appendicite.

CHOUILLOUX - Euh, là, là! Possibile?

FOLLAVOINE - Eh, non impossibile, certo! Date retta, signore, ad uno che ha fatto il soldato! Niente ferro smaltato! Se proprio volete, prendete della gomma indurita! Della celluloide! Sia pure! Benché, stringi, stringi, niente può stare a confronto con la porcellana. Il suo unico difetto è la fragilità; ma, dal momento che si è eliminato questo inconveniente… Ma perché perder tempo in vane parole? Lo vedrete con i vostri stessi occhi. (Volendo andare al tavolo ma trovandosi Chouilloux davanti) Pardon!

CHOUILLOUX - (che non capisce e si sposta nello stesso senso in cui Follavoine si sposta) Pardon!

FOLLAVOINE - (indicando il vaso sul tavolo) No, voglio…

CHOUILLOUX - (scostandosi per lasciarlo passare) Ah! Pardon!

FOLLAVOINE - (prendendo il vaso) Vedrete che solidità. (Alza il vaso come per gettarlo a terra, ma ci ripensa) No! Qui, con il tappeto, non proverebbe niente… Ma là, nel corridoio c’è il pavimento a mattonelle… Vedrete! (parlando, va a spalancare la porta di fondo, e ritorna sin quasi al boccascena, accanto a Chouilloux, indicando a costui il punto dove deve guardare) Là, signor Chouilloux! (Chouilloux fa per andare laggiù, Follavoine lo trattiene) No, restate qui, ma guardate là! (Al momento di lanciare il vaso) Osservate bene! (Bilanciando il vaso per dargli slancio) Uno!… Due!… Tre! (Lanciando il vaso e durante la traiettoria di questo) Hop! Là! (Al momento in cui dice “Là”, il vaso cade e va in pezzi; i due rimangono un momento a bocca aperta, stupefatti)

CHOUILLOUX - (quando il vaso si è rotto, compiendo un mezzo cerchio attorno a Follavoine, che è rimasto di stucco, e venendo così a trovarsi di fronte a lui, un poco verso il fondo e a destra, rivolto al pubblico) Si è rotto!

FOLLAVOINE - Eh?!

CHOUILLOUX - Si è rotto.

FOLLAVOINE - Ah!… Si… Si è… rotto.

CHOUILLOUX - (che è andato sino alla porta) Non c’è più. E non è un effetto ottico.

FOLLAVOINE - (che gli è andato vicino) No! No! È proprio rotto. È strano! Non capisco! Perché, ve lo giuro, è la prima volta che gli succede.

CHOUILLOUX - (ridiscendendo) Forse era incrinato.

FOLLAVOINE - (seguendolo) Sì, può darsi! Del resto, in fondo, questa esperienza non mi, dispiace; prova, appunto che… insomma, dà, ragione al proverbio “l’eccezione conferma la regola”. Perché mai, si rompono, mai!

CHOUILLOUX - Mai?

FOLLAVOINE - Mai! Bene, non so; una volta su mille.

CHOUILLOUX - Ah, una volta su mille.

FOLLAVOINE - Sì, e… e ancora! Del resto lo vedrete subito! (Va alla libreria) Ne ho un altro esemplare; questo possiamo buttarlo quanto vogliamo… (Ritorna con un secondo vaso che ha preso nella libreria) Non dovete tener conto dell’altro; era stato mal cotto.

CHOUILLOUX - Si, era mal cotto.

FOLLAVOINE - Ma certo. (Va a riprendere la posizione di prima, accanto a Chouilloux) Osservate bene… uno… due… (Si ferma) No! Sentite, gettatelo voi stesso! (Gli mette il vaso in mano)

CHOUILLOUX - Io!

FOLLAVOINE - Si! Così ve ne renderete conto meglio.

CHOUILLOUX - Ah? (Follavoine si scosta un poco a destra; Chouilloux prende il posto di Follavoine)

FOLLAVOINE - Andiamo!

CHOUILLOUX - Sì! (Bilanciando il vaso) Uno… due… (si ferma emozionato)

FOLLAVOINE - Su, via! Perché vi fermate?

CHOUILLOUX - È la prima volta che mi capita di giocare a bocce con un…

FOLLAVOINE - Andiamo! Andiamo! Niente paura! (Per rassicurarlo) Ve l’ho detto: uno su mille!

CHOUILLOUX - Uno! Due! Tre! (Lancia il vaso)

FOLLAVOINE - (durante la traiettoria) Hop! (Alla caduta) Là! (Il vaso va in pezzi. Si ripete la scena di poco fa; i due rimangono di stucco)

CHOUILLOUX - (dopo un istante, va sino alla porta a constatare il disastro) Si è rotto!

FOLLAVOINE - (che lo ha seguito) Si è rotto, sì. Si è rotto.

CHOUILLOUX - Due su mille!…

FOLLAVOINE - Due su mille, sì! Sentite… non ci capisco niente; c’è qualcosa che non riesco a spiegarmi! Evidentemente deve dipendere dal modo di lanciare il vaso; io so che quando lo getta il mio caporeparto non capita mai, assolutamente, mai!

CHOUILLOUX - Ah! Mai?

FOLLAVOINE - Mai!

CHOUILLOUX - (andando a sedere sul divano, mentre Follavoine chiude la porta di fondo) È molto interessante.

FOLLAVOINE - Sì… Oh! Ma… non ci siamo ancora… è tutt’altra cosa… Si capisce, avete potuto rendervi conto della differenza che esiste tra la porcellana frangibile e…

CHOUILLOUX - (terminando la frase per lui) …la porcellana infrangibile.

FOLLAVOINE - Sì!… Però questi esperimenti non sono sufficienti a darvi un’idea esatta dell’affare.

CHOUILLOUX - Ma sì, ma sì, mi rendo conto benissimo… E che! Sono vasi identici a quelli, no? Soltanto che, invece di rompersi, non si rompono.

FOLLAVOINE - Ecco!

CHOUILLOUX - Molto interessante!

SCENA V

Gli stessi, Giulia

GIULIA - (venendo fuori, bruscamente dalla camera; essa è sempre nella tenuta di poco fa, meno il secchio) Bastiano, ti prego vieni di là! Questo bambino mi farà diventar matta! Non ce la faccio! (Udendo la voce di Giulia, Chouilloux si alza)

FOLLAVOINE - (balzando verso la moglie, vivamente, ma a voce bassa) Ah! Hai perso la testa! Venire in questo stato! Ma guardati! (indicando Chouilloux) Il signor Chouilloux!

GIULIA - (senza neppure voltarsi verso Chouilloux) Me ne infischio del signor Chouilloux!

CHOUILLOUX - Eh?

FOLLAVOINE - (fuori di sé) Ma no! Ma no! Ti prego! (Presentando confusamente) Il signor Chouilloux! Mia moglie!

CHOUILLOUX - (inchinandosi) Signora!

GIULIA - (rapidissima) Sì, buon giorno… Scusatemi se mi presento così…

CHOUILLOUX - (galantemente cerimonioso) Ma vi prego, signora!! Una bella donna è sempre tale, qualunque sia la veste!

GIULIA - (senza badare a ciò che egli dice) Molto gentile! Grazie! (Al marito) Ti prego, non c’è modo di farsi obbedire da quel bambino! Quando gli si parla di purghe…

FOLLAVOINE - Sì! Ebbene, tanto peggio! Mi spiace, ma io sto parlando di cose serie con il signor Chouilloux! Ho altro da fare che occuparmi delle purghe di tuo figlio.

GIULIA - (indignata, a Chouilloux) Oh! Ecco un padre, signore! Ecco un padre!

CHOUILLOUX - (non sapendo cosa rispondere) Sì, signora! Sì!

FOLLAVOINE - (in tono imperativo) Ti prego di andarti a vestire! Mi vergogno per te a vederti in quale stato osi presentarti! Bisogna proprio non avere alcun senso di dignità…

GIULIA - Ah! Bene, se credi che io abbia voglia di badare alla toilette in momenti come questo!

CHOUILLOUX - (volendo dar l’impressione di interessarsi) Avete un bambino che non sta bene, signora?

GIULIA - (in tono dolente) Sì, signore, sì!

FOLLAVOINE - (alzando le spalle) Ma non ha niente, signor Chouilloux! Non ha niente!

GIULIA - (come se fosse una prova indiscutibile) Questa mattina non è andato.

CHOUILLOUX - Ah? Ah?

FOLLAVOINE - Eh! Ha un po’ di atonia intestinale.

GIULIA - Lo chiama niente, lui! Lo chiama niente! Si vede che non si tratta di lui!

FOLLAVOINE - Oh, bene! Basta purgarlo!

GIULIA - Sì, oh! Lo so! Ma purgalo, se ci riesci tu! È per questo che ti dico di venire. Ma non c’è pericolo! Tutti i lavori ingrati sono per me!

FOLLAVOINE - Parola, non si direbbe che si tratta di qualcosa di grave.

CHOUILLOUX - (scuotendo il capo, gravemente) Sì, non è grave; tuttavia, non sono cose prendere alla leggera!

GIULIA - Ah! Vedi cosa dice il signore… che sa.

FOLLAVOINE - (adulatore servile) Ah! Davvero, signor Chouilloux…?

CHOUILLOUX - (c. s) Eh sì! Eh sì! (A Giulia) Il bambino va soggetto, scusate la parola, a costipazioni?

GIULIA - Piuttosto, sì, piuttosto.

CHOUILLOUX - Sì? Eh! Bene… bisogna starci attenti a queste cose! Perché un bel giorno possono degenerare in enterite, e allora per guarire…

GIULIA - (al marito) Ecco, ecco! Vedi?

CHOUILLOUX - Posso parlarne con cognizione di causa; ne ho avuto una che mi è durata cinque anni.

GIULIA - (istintivamente volgendo il capo verso la camera ove si trova Bebé) Ah! (nel movimento di rivoltarsi verso Chouilloux) Povero caro!

CHOUILLOUX - (inchinandosi) Grazie!

GIULIA - Cosa?

CHOUILLOUX - Ah! Pardon, credevo che fosse a me che…

GIULIA - No!… No!

CHOUILLOUX - Sì, signora! Cinque anni! Me l’ero presa alla guerra!

GIULIA - Ah, siete ex combattente?

CHOUILLOUX - No! Alla guerra, alla guerra! Al Ministero della Guerra, sono funzionario.

GIULIA - Ah! Bene!

FOLLAVOINE - È funzionario del Ministero…

GIULIA - Della guerra! Ho capito!

CHOUILLOUX - Per guarire sono dovuto andare tre anni di seguito a Plombières!

GIULIA - (prendendo la palla al balzo) Ah! Allora per Bebé, credete che Plombières…?

CHOUILLOUX - Ah! No! No, lui, a parer mio ha piuttosto una forma di enterite da costipazione… gli farebbe meglio Chatel Guyon. La mia era una forma di enterite… Ma se ci sedessimo?

FOLLAVOINE - (mentre Chouilloux e Giulia siedono sul divano) Certo, Signor Chouilloux! Tutto ciò è così interessante! (Follavoine è andato a prendere la sedia che è accanto al tavolo e la porta vicino al divano; siede)

CHOUILLOUX - La mia, dicevo, era una forma di enterite, perdonate la mia confidenza, di enterite da rilassamento.

GIULIA - Ah? Ah?

CHOUILLOUX - Sicché, Plombières era quel che ci voleva. Ah! Che regime!

GIULIA - (che bada a ciò che interessa lei) E… cosa vi fanno fare a Chatel Guyon?

CHOUILLOUX - (alquanto interdetto) Eh? Ah… Non lo so, signora… Non ci sono stato. (ritornando a ciò che interessa a lui) Ma a Plombières! Tutte le mattine, doccia ascendente: un litro, un litro e mezzo.

GIULIA - Va bene, si, a me non importa. Ma non sapete se a Chatel Guyon…

CHOUILLOUX - Ma no, signora, vi dico che non ci sono stato. (Riprendendo l’esposizione del regime a Plombières) Fatta la doccia, bagno. Un bagno di un’ora; poi massaggio…

GIULIA - (che ha fretta di ritornare a ciò che la interessa) Sì… sì…

CHOUILLOUX - Dopo di che, il pasto… Tutto in bianco: purées, pâtes, timballo di riso, di semola…

GIULIA - Sì, va bene… ma, a Chatel Guyon?

FOLLAVOINE - (alzandosi seccato) Oh! Ma dal momento che il signor Chouilloux ti dice che non c’è stato!

GIULIA - Sì, mi spiace, ma…

FOLLAVOINE - Non ti può parlare che del suo regime di Plombières.

GIULIA - (con la massima ingenuità) Ma a me non importa niente del suo regime di Plombières.

CHOUILLOUX - (sconcertato) Ah! Pardon?

GIULIA - Cosa vuoi che mi importi del regime dì Plombières del signor Chouilloux, dal momento che Bebé dovrà andare a Chatel Guyon! (Alzandosi) Il signor Chouilloux, che è una persona intelligente, mi capisce perfettamente.

CHOUILLOUX - Ma sì! Ma sì!

GIULIA - Potrebbe anche raccontarmi come si pesca il merluzzo a Terra Nova, sarebbe interessantissimo; ma non avrebbe nulla a che vedere con la salute di Totò.

CHOUILLOUX - (conciliante) Evidentemente! Evidentemente!

GIULIA - Non sono venuta qui per sentirmi raccontare delle storielle; debbo purgare Bebé.

FOLLAVOINE - (che non ne può più) E va bene! Va bene! Basta! Va’ a purgare Bebé!

GIULIA - (gentilissima, a Chouilloux) Mi scuserete, non è vero, signore?

CHOUILLOUX - (alzandosi) Ma prego, signora!

GIULIA - (seccamente al marito) Allora, non vuoi venire? No?

FOLLAVOINE - Ah! No! No!

GIULIA - Oh! Che padre! Che padre!

FOLLAVOINE - Sì, va bene! D’accordo! E vestiti!

GIULIA - Sì! Oh!… Che padre! (Esce)

SCENA VI

Gli stessi, meno Giulia

FOLLAVOINE - (al fondo, rivolto verso la porta dalla quale è uscita sua moglie) Farsi vedere in quello stato! È incredibile!

CHOUILLOUX - Una donna molto graziosa, la signora Follavoine.

FOLLAVOINE - Eh!… Deliziosa, deliziosa, signor Chouilloux! Qualche volta è un po’… ma, a parte questo, deliziosa. Non avete potuto vederla bene; mi rincresce che si sia presentata così, in veste da casa…

CHOUILLOUX - Oh! Ma io intuisco benissimo che con dei… (completa il suo pensiero con una mimica che evoca i vari ingredienti dell’“addobbo” femminile)

FOLLAVOINE - Sì, oh!… No, no!… Così… non pettinata… con i bigoudis… I capelli, proprio ciò che ha di meglio!… Stupendi! Ondulati, naturalmente!

CHOUILLOUX - Ah?… Ah?…

FOLLAVOINE - Sicché, se la vedete così…! Ma la civetteria e lei non vanno d’accordo… Perciò quando, per giunta, ella crede di doversi preoccupare per suo figlio…

CHOUILLOUX - (discendendo e andando a sedere sulla poltrona davanti al tavolo) In conclusione, il bambino non ha niente!

FOLLAVOINE - (discendendo al seguito di Chouilloux sino davanti al tavolo al quale si appoggia) Ma niente! Però andate a dirglielo! Sentite; le avete parlato di Chatel Guyon? Ben d’ora m in poi non si parlerà che di Chatel Guyon!

CHOUILLOUX - Oh! Mi rincresce, se, per causa mia…

FOLLAVOINE - Ma niente affatto! Però quando, dopo aver detto di Chatel Guyon, vi siete messo a parlarle del vostro regime a Plombières, io, dentro di me, non riuscivo a trattenermi dal ridere. (Ride)

CHOUILLOUX - (facendo coro) Non la interessava affatto.

FOLLAVOINE - (ridendo) Ma niente! Proprio niente!

CHOUILLOUX - Oh! Povera signora Follavoine! E io che…! Oh! (Chouilloux ride. Mentre entrambi ridono a crepapelle, la porta “pan coupé” a sinistra si apre bruscamente; appare Giulia che trascina Totò con la mano destra; ella ha un bicchiere nella mano sinistra e stringe contro il petto una bottiglia di acqua di Janos)

SCENA VII

Gli stessi, Giulia, Totò

Il bambino ha un grembiule da scuola sopra il vestito.

GIULIA - Ah! Sì, eh? Adesso lo sentirai, tuo padre! (Essa lascia Totò per chiudere la porta, poi lo riprende per mano e, sempre per mano, lo trascina verso Follavoine) Vedrai cosa ti farà, papà! È arrabbiatissimo con te! (Accorgendosi che Follavoine ride con Chouilloux, gli dà una pedata nello stinco e, scostando Totò, gli dice tra i denti) Ah! Ti prego!

FOLLAVOINE - (scattando per il dolore) Ahi! Che c’è?

GIULIA - Io dico a Totò che papà si è arrabbiato con lui; e ti vedo a ridere con Chouilloux!

FOLLAVOINE - Cosa? Cosa? Che altro c’è ancora?

GIULIA - (consegnandogli Totò) C’è che ti prego di far obbedire tuo figlio! Fammi il piacere di dargli la purga! (Va a sinistra)

FOLLAVOINE - Io!

GIULIA - Sì, tu! (Posando la bottiglia e poi il bicchiere) Ecco la bottiglia! Ecco il bicchiere! Io ci rinuncio! (Siede sul divano)

FOLLAVOINE - Ma io non c’entro! Sono cose che non mi riguardano!

GIULIA - Eh no! Tu sei suo padre! Tocca a te farlo obbedire!

FOLLAVOINE - (alza gli occhi al cielo, poi a Chouilloux, con un sospiro di rassegnazione) Vi chiedo scusa, signor Chouilloux…!

CHOUILLOUX - Prego!

FOLLAVOINE - (severamente, a Totò) Cosa succede, signorino? Sono molto scontento di voi!

TOTÒ - (battendo il piede e passando, con questo movimento, fra suo padre e Chouilloux) Non me ne importa! Non voglio purgarmi!

FOLLAVOINE - Cosa hai detto?

GIULIA - Hai sentito? Ecco la risposta che mi dà da mezz’ora!

CHOUILLOUX - (mettendo amichevolmente la mano sulla spalla a Totò) Come, mio caro!… Un giovanottone come te… (Totò si libera con una mossa sgarbata)

FOLLAVOINE - (che ha veduto il gesto) Cosa? Prima di tutto di’ buon giorno al signore!

TOTÒ - (testardo, battendo il piede) Non me ne importa! Non voglio purgarmi!

FOLLAVOINE - (scuotendolo) Ah sì? Nessuno ti sta chiedendo il tuo parere! Di’ un po’, cattivo soggetto, credi forse…?

GIULIA - (vedendo malmenare il figlio, salta addosso al marito e lo scosta bruscamente) Ah! Smettila, tu!

FOLLAVOINE - Ah! Bene! (Risale, irritato, per ridiscendere al tavolo, ma senza sedervisi)

GIULIA - (a Chouilloux) Eppure non si può non purgarlo! Ha una lingua così bianca! (A Totò) Fa’ vedere la lingua al signore!

CHOUILLOUX - (compiacente) Un momento… pardon… (Mette a terra un ginocchio per essere all’altezza di Totò; prende, dalla tasca del gilet un occhialetto che assesta sul naso sopra le lenti degli occhiali che porta, poi a Totò) Vediamo!

GIULIA - Su! Fa’ vedere la lingua! (Totò tira fuori la lingua, nera di inchiostro)

CHOUILLOUX - Oh! Direi piuttosto che è nera…

GIULIA - (con una certa fierezza) Ah! È perché ha fatto il compito! (Cambiando tono) Ma ha l’alito cattivo. (A Totò, spingendogli la testa verso Chouilloux) Su, fai “hhaahh” sotto il naso al signore!

CHOUILLOUX - (riparandosi istintivamente con la mano) No, grazie! No!

GIULIA - Che? Avreste paura dell’alito di un bambino?

CHOUILLOUX - No… no, ma…

GIULIA - E allora! (a Totò, spingendogli come prima, la testa verso la faccia di Chouilloux) Coraggio! Fai “hhaahh” sotto il naso del signore!

CHOUILLOUX - Ma, no! Ma, no! Vi assicuro, non c’è bisogno… mi rendo conto benissimo! (risiedendo e a Totò) Che c’è, amico mio? È così che si obbedisce? Come ti chiami? (gesto seccato di Totò che non risponde)

FOLLAVOINE - (chinandosi sul tavolo per parlare a Totò) Rispondi, su! Come ti chiami?

TOTÒ - (ostinato) Non mi voglio purgare!

FOLLAVOINE - (rodendo il freno) Oh! (Gentile, a Chouilloux) Si chiama Totò.

CHOUILLOUX - Ah?

FOLLAVOINE - È un diminutivo di Oreste.

CHOUILLOUX - To’! Ah! Strano… E quanti anni hai? Sei anni?

GIULIA - (con importanza) Sette anni, signore!

CHOUILLOUX - Oh! Vedi! Vedi! Sette anni! E ti chiami Totò! Quando ci si chiama Totò e si hanno sette anni, non si fanno tutte queste storie per prendere una purga!

TOTÒ - Non me ne importa! Non mi voglio purgare!

CHOUILLOUX - Molto male! Cosa risponderai, allora, quando sarai più grande e dovrai andare alla guerra?

GIULIA - (attirando a sé vivamente Totò come per proteggerlo e toccando due o tre volte il tavolo per scaramanzia) Ah! Tacete!

TOTÒ - (nelle sottane della madre) Non me ne importa! Alla guerra io non ci vado!

CHOUILLOUX - Non ci vai, non ci vai!… Se ci sarà una guerra ci dovrai andare!

TOTÒ - Non me ne importa. Emigrerò in Svizzera! Con la cassa! Con la cassa!

CHOUILLOUX - Eh!

GIULIA - (ricoprendo il figlio di baci) Ah! Tesoro!… Come è intelligente!

CHOUILLOUX - (a Follavoine) Complimenti!… Siete voi che lo educate con queste idee?

FOLLAVOINE - (vivamente) Ma no! Ma no! (A Totò) Non si dicono queste cose! Hai capito, Oreste…

GIULIA - (conducendo Totò verso il divano) Ma lascialo in pace! Sono discorsi da fare un bambino della sua età? (Sedendo sul divano con Totò tra le ginocchia) Totò è buono e ragionevole; e per fare piacere alla mamma, prenderà subito la purga. (Parlando, ella ha riempito il bicchiere di acqua di Janos e, alle ultime parole lo presenta a Totò)

TOTÒ - (scostandosi dalle ginocchia della madre) Non mi voglio purgare!

GIULIA - Ma è necessario, caro!

FOLLAVOINE - (venendo a sedere sulla sedia accanto al divano) Vuoi essere ragionevole, sì o no?

TOTÒ - (liberandosi) No!

CHOUILLOUX - (che, durante le precedenti battute si è alzato intervenendo) Mio caro, quando avevo la tua età… quando ero bambino… se i miei genitori mi dicevano di fare una cosa, io…

TOTÒ - Io non la faccio!

FOLLAVOINE e GIULIA - Oh!

CHOUILLOUX - (interdetto) Cosa?

FOLLAVOINE - (saltando addosso a Totò e facendolo passare dietro di sé) Niente! Niente!

CHOUILLOUX - (tenendoselo per detto) Ah! Pardon! (va a sedere sulla poltrona a destra del tavolo e vi rimarrà durante il dialogo seguente)

FOLLAVOINE - (furioso, scuotendo Totò) Ah! Basta! Mi farai il piacere di obbedire immediatamente, intesi? Non sarà un moccioso come te che…

GIULIA - (interponendosi e strappandogli di mano il bambino) Ah! Sei pazzo? Non vorrai metterti a maltrattare il bambino, adesso!

FOLLAVOINE - Ma non hai sentito? Gli ha detto…

GIULIA - Ebbene? Gli ha detto…! E con questo? Ha detto giusto! Totò la sa la grammatica.

FOLLAVOINE - (indignato) Oh!

GIULIA - (abbracciando Totò) Povero il mio tesoro! (Lo conduce al divano sul quale siede)

FOLLAVOINE - (risalendo al tavolo) Ah! No! Ah, bene! (Siede irritato)

GIULIA - (a Totò che stringe con il braccio destro, accarezzandolo con la guancia contro la guancia) Tuo padre è cattivo! Per fortuna hai la tua mamma!

FOLLAVOINE - (furioso) Bene! Benone! Mettergli in testa quelle idee!

GIULIA - (prendendo con la destra il bicchiere pieno che è sul tavolo e passandolo alla mano sinistra) Ma certo! Maltrattare un bambino che non sta bene!

FOLLAVOINE - (voltando la poltrona quasi con lo schienale contro il tavolo, come chi vuoi mostrare di estraniarsi) D’ora in poi, sai, puoi rivolgerti a chi vuoi! Io me ne lavo le mani.

GIULIA - (burbera) Sì, oh! (A Totò, facendosi subitamente dolcissima, nel presentargli il bicchiere alle labbra) Prendi la purga, tesoro!

TOTÒ - (stringendo le labbra e scostando il capo) No, non voglio!

GIULIA - (con le narici dilatate, le labbra serrate, dà uno sguardo rabbioso verso il marito, poi, facendo uno sforzo su se stessa, si rivolge a Totò con tono supplichevole) Sì!… Per farmi piacere.

TOTÒ - (cocciuto) No! Non voglio!

GIULIA - (stessa mimica di prima, con il marito e poi con Totò) Ti prego, tesoro, prendi la purga.

TOTÒ - No…

GIULIA - (stringendo i denti) Oh! (Gettando uno sguardo astioso al marito) Ah! Quando tu ti intrometti!

FOLLAVOINE - (sbalordito) Io!

GIULIA - Sì, tu! (A Totò) Senti, Totò! Se prendi la purga la mamma ti darà una pastiglia alla menta!

TOTÒ - No! Prima voglio la pastiglia!

GIULIA - No, dopo!

TOTÒ - No, prima.

GIULIA - Oh!… E va bene, sia! Ti daremo la pastiglia prima; dopo, però, prenderai la purga!

TOTÒ - Sì.

GIULIA - Me lo prometti?

TOTÒ - Sì.

GIULIA - Mi dai la parola d’onore?

TOTÒ - (con un “sì” strascicato) Sì!

GIULIA - Va bene; ho fiducia in te. (A Follavoine che è seduto al tavolo, di schiena, gli occhi rivolti al soffitto, in un’attitudine di rassegnazione) Papà! (Vedendo che Follavoine, distratto, non risponde, seccamente) Bastiano!

CHOUILLOUX - (macchinalmente) Bastiano!

FOLLAVOINE - (come uscendo da un sogno) Eh?

GIULIA - (seccamente) La scatola delle pastiglie!

CHOUILLOUX - (passando la richiesta) La scatola delle pastiglie!

FOLLAVOINE - (con un sospiro da vittima) Eccola! (Ha aperto il cassetto e preso la scatola; alzandosi e a Chouilloux, nel momento di andare a portare la scatola a Giulia) Scusatemi se vi faccio assistere a questa scena familiare.

CHOUILLOUX - Che dite mai! È interessantissimo… Per uno che non ha figli…

FOLLAVOINE - (porgendo a Giulia la scatola aperta) Ecco le pastiglie.

GIULIA - (prendendo una pastiglia) Grazie. (A Totò) Apri là boccuccia, tesoro. (Mettendogli in bocca la pastiglia) Là!

FOLLAVOINE - (andando a riporre la scatola nel cassetto, a Chouilloux) Non è per questo che vi avevo invitato a pranzo!

CHOUILLOUX - (con noncuranza) Ah, bene!

GIULIA - (a Totò) Era buona?

TOTÒ - Sì!

GIULIA - (porgendogli il bicchiere) Oh! E adesso, tesoro, bevi la tua purghetta.

TOTÒ - (sfuggendole) No, non mi voglio purgare!

GIULIA - Cosa!

FOLLAVOINE - (sul punto di scattare) Ecco, to’! Ecco!

GIULIA - Totò, non sta bene! Ti ho dato la pastiglia!

TOTÒ - (risalendo verso il fondo) Non me ne importa, non mi voglio purgare!

FOLLAVOINE - (contenendosi a stento) Oh! Questo bambino! Questo bambino!

GIULIA - (furiosa, al marito, mentre va a prendere Totò) Cosa, questo bambino! Questo bambino! Invece di aiutarmi! Non vedi che non ne posso più? (Ella prende Totò sollevandolo per le ascelle e lo porta al divano sul quale siede)

FOLLAVOINE - (fuori dai gangheri) Cosa vuoi che faccia!

GIULIA - (risalendo al mezzo della scena) Oh! Niente! Niente! Figurati! (Con amarezza) Ah! Santi benedetti! (Parlando, si dirige verso la sua camera)

FOLLAVOINE - Eh! Che! Dove vai?

GIULIA - Dove vuoi che vada! A provare un altro mezzo! (Arriva alla soglia della porta, voltandosi ed indicando Chouilloux) Oh! Proprio oggi dovevi invitarmi gente a pranzo! (esce sbattendo la porta)

FOLLAVOINE - (alzandosi di botto) Oh!

CHOUILLOUX - (che si è alzato, a, Follavoine) Cosa?

FOLLAVOINE - (facendo l’ingenuo) Che?

CHOUILLOUX - Cosa ha detto la signora Follavoine?

FOLLAVOINE - Niente! Niente!… Ha detto “non so proprio a… che ora si potrà pranzare”.

CHOUILLOUX - (con indifferenza e risiedendosi) Ah! Oh! Bene, che volete…

FOLLAVOINE - (avvicinandosi a Totò e facendolo alzare dal divano tirandolo per la mano) È vergognoso, Totò, mancare così alla propria parola! Non è vero, signor Chouilloux?

CHOUILLOUX - (prudente) Oh! Io non dico più niente…

FOLLAVOINE - (accosciandosi davanti a Totò per mettersi alla sua altezza) Andiamo, Totò! Hai sette anni! Sei un ometto e non hai più il diritto di comportarti come un bambino! Se tu bevi la purga io ti farò una sorpresa. (si rialza)

TOTÒ - (curioso) Cosa?

FOLLAVOINE - Ebbene, ti dirò dove si trovano le Isole Ebridi.

TOTÒ - Oh! Non me ne importa, non voglio saperlo.

FOLLAVOINE - (pronto) Fai male! (Tra i denti) Dopo tutto quello che mi ci è voluto per trovarle! (A Totò) Sono al Nord della Scozia.

TOTÒ - (indifferente) Ah!

FOLLAVOINE - E poi ce ne sono anche delle altre, nella Menalè… nella Malanà… Manelé… Ah! Al diavolo! Insomma, hai quelle del Nord della Scozia, ti devono bastare! (Lascia Totò e, girando sui tacchi, va verso destra)

TOTÒ - (trattenendolo per l’orlo della redingote) E il lago Michigan?

FOLLAVOINE - (aggrottando le sopracciglia) Che!

TOTÒ - Dov’è il Lago Michigan?

FOLLAVOINE - (ripetendo macchinalmente) Dov’è il Lago Michigan!

TOTÒ - Sì!

FOLLAVOINE - Oh! Avevo capito bene! (A parte) Come è seccante con le sue domande, questo bambino. (A Chouilloux) Ditemi… per caso non sapete dove si trova il lago Michigan?

CHOUILLOUX - Il lago Michigan?

FOLLAVOINE - Sì!

CHOUILLOUX - Ma… È in America! Negli Stati Uniti!

FOLLAVOINE - Ma sì, che bestia!

CHOUILLOUX - …nello stato del Michigan!

FOLLAVOINE - Del Michigan! Ecco, non ricordavo il nome dello Stato!

CHOUILLOUX - Il lago Michigan… Dieci anni fa ci ho fatto il bagno!

FOLLAVOINE - No! Voi? (A Totò, chinandosi verso di lui ed indicandogli Chouilloux) Lo vedi, Totò! Tu cercavi il lago Michigan, ebbene, quel signore, ci ha fatto il bagno dentro! (Senza passaggio) Dopo questo spero che tu sarai ragionevole e prenderai la purga!

TOTÒ - (sfuggendo e arrampicandosi sul divano) No! Non voglio!

FOLLAVOINE - (alzandogli occhi al cielo) Oh!

CHOUILLOUX - Ah! È un bambino che ha una volontà!

FOLLAVOINE - (con convinzione) Ah! Sì, ne ha!

GIULIA - (arrivando con un secondo bicchiere eguale al primo e discendendo per l’estrema sinistra sino al tavolino) Ecco, ho portato altro bicchiere! (riempiendo il bicchiere di acqua di Janos) E perché Bebé beva la sua acqua di Janos… (posando la bottiglia e prendendo Totò al passaggio ed andando con lui incontro al marito) …papà ne prenderà un bel bicchiere anche lui!

FOLLAVOINE - (sussultando) Cosa!

GIULIA - (al marito, mettendogli il bicchiere sotto il naso) Non è vero?

FOLLAVOINE - (andandosi a rifugiare dietro tavolo) Io! Nemmeno per sogno! Non voglio, tante grazie!

GIULIA - (seccamente, a mezza voce) Ah! Ti prego, neh! Non dirai di no!

FOLLAVOINE - Assolutamente non ho affatto voglia di purgarmi! Bevitelo tu, il tuo bicchierone, se ti fa piacere!

GIULIA - Oh! Nemmeno questo puoi fare per tuo figlio?

FOLLAVOINE - (respingendo il bicchiere che Giulia gli mette ostinatamente alle labbra) per mio figlio! Per mio figlio! È anche il tuo!

GIULIA - Ecco! Tutte le corvées a me, eh! (Posando il bicchiere sull’angolo del tavolo) Sì, tutte le corvées! Ti pare che io non abbia fatto abbastanza per lui, dopo che è nato? E soprattutto prima!… Ti pare che non sia abbastanza averlo portato in seno per nove mesi! (Passa davanti a Totò e scende un poco a sinistra)

FOLLAVOINE - (seccato) Oh! In seno! Cosa vai cercando! (Siede sul tavolo)

TOTÒ - Mamma!

GIULIA - Cosa?

TOTÒ - Perché sei stata tu a portarmi seno? Perché non è stato papà?

GIULIA - (sollevando Totò e portandolo sul divano sul quale ella siede con lui) Ah! Perché… perché, tuo padre! Se avessimo dovuto fare assegnamento su di lui!… Ma, siccome sapeva che sarebbe toccato a me… allora…!

FOLLAVOINE - (a Chouilloux) Vi domando se sono cose da dire ad un bambino.

TOTÒ - (alla madre) Non avevi che da prendere un altro papà.

FOLLAVOINE - (furioso) Ecco: non avevi che da prendere un altro papà! Divertente!

GIULIA - Oh! Sai, un uomo o un altro…

TOTÒ - Ah! Io non sarò così!…

GIULIA - (abbracciandolo) Tesoro! Tu, almeno hai cuore!

FOLLAVOINE - (a Chouilloux) Roba da matti, signor Chouilloux! Da matti!

CHOUILLOUX - Ma no; è grazioso! (alzandosi ed osservando Totò da lontano) I bambini hanno certe uscite.

GIULIA - (a Totò) La vedi la differenza. tra un padre ed una madre! Tuo padre non vuole neppure purgarsi per te.

TOTÒ - Non me ne importa! Non voglio che lui si purghi!

FOLLAVOINE - (scendendo sino al divano) Ehè!… Senti? E più ragionevole di te.

CHOUILLOUX - (scendendo a sua volta verso Totò) Eh! Non vuole far purgare il suo papà!

TOTÒ - (indicando Chouilloux con un dito) Voglio far purgare il signore!

FOLLAVOINE - Eh!

CHOUILLOUX - (indietreggiando istintivamente) Cosa?

GIULIA - (felice di valersi di questa occasione di far piacere al figlio) Vuoi che facciamo bere il signore? Ebbene lo faremo bere! (Ella prende il bicchiere pieno che è rimasto sul tavolinetto e, accompagnata da Totò che le sta appiccicato, si dirige verso Chouilloux)

FOLLAVOINE - (interponendosi) Ah! Non penserai una cosa simile!

GIULIA - (scostandolo e passando con Totò) Zitto! Lasciami fare!

CHOUILLOUX - (al centro del boccascena, borbottando fra i denti) Ma questo bambino è una peste! Oh!

GIULIA - (con il bicchiere in mano) Prendete, caro signor Chouilloux! (Ella gli mette il bicchiere alle labbra proprio nel momento in cui egli dice: “…è una peste! Oh!”, in modo che, aspirando l’esclamazione, egli suo malgrado beva una sorsata)

CHOUILLOUX - Ah! Puah!

GIULIA - (accompagnata da Totò, avanzando verso Chouilloux, tendendo il bicchiere) Siate gentile, bevetene un sorso per far piacere a Totò! (Ella gli porta di nuovo il bicchiere alle labbra)

CHOUILLOUX - (sputando) Ah! Pfutt! (indietreggiando verso la destra, man mano che Giulia avanza verso di lui) Ma no, vi ringrazio…

FOLLAVOINE - Ah! Hai perso la testa!

GIULIA - (a Chouilloux) Oh! Un tantino, andiamo! Mezzo bicchiere basterà! (La stessa mimica col bicchiere al quale Chouilloux tenta di sfuggire)

CHOUILLOUX - Ma no, signora! Vi prego!… Mi spiace…

FOLLAVOINE - Ma cosa ti viene in mente! Il signor Chouilloux non è venuto per purgarsi.

GIULIA - Eh! Quante storie per un po’ acqua di Janos!

CHOUILLOUX - (addossato alla poltrona di destra) Lo so, lo so… ma…

GIULIA - Capirei se foste un bambino, ma una persona grande! (Suadente) Andiamo, signor Chouilloux. (Gli mette il bicchiere sotto il naso)

FOLLAVOINE - Giulia!

CHOUILLOUX - Ma no, signora! Sono veramente spiacente… ma una purga! Vi ho detto che sono delicato di intestini, non posso.

FOLLAVOINE - Ma si capisce!

GIULIA - Va bene, sì, ma non sarà un mezzo bicchiere di acqua di Janos che potrà farvi male!

FOLLAVOINE - Giulia! Giulia!

GIULIA - E poi, francamente, fra la salute di Totò ed i vostri intestini mi pare che…

FOLLAVOINE - Giulia, ti prego!

CHOUILLOUX - Del resto, signora, vi assicuro… che non so fino a che punto una purga possa giovare al vostro signor figlio.

GIULIA - (tra i denti a Chouilloux) Ah! No, vi prego! Ma cosa vi salta in mente di dire simili cose davanti al bambino! Ah! È il colmo!

FOLLAVOINE - Giulia! Giulia!

CHOUILLOUX - Vi chiedo scusa, signora, se io…

GIULIA - (sotto il naso a Chouilloux) Vedete tutti gli sforzi che debbo fare con Bebé, i miracoli di diplomazia ai quali debbo ricorrere…

FOLLAVOINE - Giulia! Giulia!

GIULIA - …e voi venite a dirgli che la purga non gli fa bene!

CHOUILLOUX - Ma no! Ma no! io credevo…

GIULIA - (quasi mangiandogli il naso) Credevo, credevo!

FOLLAVOINE - Giulia! Giulia!

GIULIA - Che ne sapete? Dove lo avete imparato? Durante la cura di Plombières? Ma se la cura di Plombières è tutta un’altra cosa, tutta un’altra cosa!

CHOUILLOUX - Sentite, signora, ritiro ciò che ho detto!

FOLLAVOINE - Ti prego, Giulia! Basta!

GIULIA - (andando all’estrema sinistra seguita da Totò) Ma sì! È così! Mi immischio forse io con sua moglie che lo fa becco con il cugino Truchet? (Ella posa il bicchiere che ha in mano sul tavolino)

CHOUILLOUX - (saltando su) Becco!

FOLLAVOINE - (tra i denti) Oh, maledizione! (Senza preoccuparsi affatto di Chouilloux, Giulia ha sollevato Totò e lo ha fatto sedere sul divano, dopo di che si siede accanto a lui)

CHOUILLOUX - Cosa avete detto?… Mia moglie… Truchet…

FOLLAVOINE - Non è vero, signor Chouilloux! Non è vero!

CHOUILLOUX - (scostando Follavoine) Lasciatemi! Lasciatemi! Ah!… Ah!… Soffoco! (vede il bicchiere lasciato poco prima da Giulia sul tavolo, si precipita, lo prende e lo beve avidamente)

FOLLAVOINE - Ah!

TOTÒ - (vedendo ciò che accade, indicando Chouilloux alla madre) Mamma! Mamma! (Sgambettando va sin dietro al tavolo e si arrampica con le ginocchia sulla poltrona del padre)

GIULIA - (dal suo posto, a Chouilloux, mentre costui inghiotte la purga) Ah! Bene… non potevate farlo subito… invece di fare tante storie!

FOLLAVOINE - (terrorizzato) Signor Chouilloux, vi prego! (Il volto di Chouilloux si contrae improvvisamente; sbarra gli occhi; la purga gli contrae lo stomaco; egli getta occhiate disperate a destra ed a sinistra. Poi, d’improvviso, ricordando di dove Follavoine estraeva i vasi da notte, si precipita come un razzo verso la libreria, fondo destra. Follavoine, intuendo il pensiero di Chouilloux, gli corre dietro) No! Non là! Non ce n’è più! Non ce n’è più! (Spingendolo verso la porta in primo piano a sinistra) Di là! Di là! (Chouilloux si precipita nella camera)

SCENA VIII

Giulia, Follavoine, Totò

FOLLAVOINE - (si volta verso la moglie, dopo aver chiusa la porta) Ah! Mi rallegro! Belle cose! Ecco cosa sai fare, tu! (Risale nervosamente)

GIULIA - (alzandosi ed andando a destra) Non aveva che da non ficcare il naso nelle cose che non lo riguardano!

FOLLAVOINE - (andando nel mezzo della scena) Andare a dire a quel disgraziato che è… (Risale)

GIULIA - (sedendo sulla poltrona a destra del tavolo) Che? Forse non lo è?

FOLLAVOINE - (voltandosi e ridiscendendo) Non è una ragione per andarglielo a dire! (risale verso il fondo sinistro)

TOTÒ - Maman!

GIULIA - Cosa, tesoro? Vuoi prendere la purga?

TOTÒ - No!… Che cos’è un becco?

GIULIA - (con una smorfia sarcastica) Ah! (Indicando la porta dalla quale è uscito Chouilloux) È quel signore che è appena uscito di qui.

FOLLAVOINE - (che ha continuato a camminare a grandi passi per la stanza, voltandosi bruscamente) Ma no! Ma no! Sono cose da dire ad un bambino?

GIULIA - Se avesse bevuto subito, quando gliel’ho chiesto, niente sarebbe stato!

FOLLAVOINE - Sei impagabile, tu! Una purga! (Risale)

GIULIA - Oh! Quando si è invitati in una casa, si prende ciò che ci viene offerto! Non ha educazione, il tuo Chouilloux! È la prima volta che viene in casa nostra e si mette a parlare dei suoi intestini! Ma dove è stato educato?

FOLLAVOINE - (ridiscendendo al mezzo della scena) Ma tu gli hai chiesto di purgarsi!

GIULIA - (alzandosi ed andando dal marito) Io gli ho chiesto di purgarsi? Io me ne infischio che lui si purghi! Gli ho chiesto di bere un bicchiere di acqua di Janos! Non gli ho chiesto di purgarsi! (Passa dietro al tavolo, prende Totò passando e ridiscende con lui per l’estremità destra)

FOLLAVOINE - Ma questo lo purga lo stesso!

GIULIA - (sedendo sulla poltrona a destra del tavolo con Totò tra le ginocchia) Ah! Bene, questo riguarda lui. Insomma! L’ha bevuta sì o no, la purga? E allora non ci venga a seccare! (Si ode suonare)

FOLLAVOINE - Ah, sì, non c’è che dire!… Mi hai dato un bell’aiuto per la concessione della fornitura dei vasi militari!

GIULIA - Ecco!… Ecco tutto ciò che tu sai pensare!

FOLLAVOINE - (dietro al divano) E adesso, come la rimedio?

SCENA IX

Gli stessi, Rosa, la signora Chouilloux, Truchet

ROSA - (annunciando) La signora Chouilloux! Il signor Truchet!

FOLLAVOINE - Ah! No! No! Ricevili tu! Io, dopo quanto è accaduto, non li voglio vedere! (Si dirige verso la porta in primo piano a sinistra)

GIULIA - (alzandosi) Eh? Ma no! Ma no! Bastiano!… Non li conosco!

FOLLAVOINE - Non me ne importa! Arrangiati! (Esce)

SIGNORA CHOUILLOUX - (entrando vivamente, seguita da Truchet) La signora Follavoine, non è vero?

GIULIA - (interdetta) Eh? No!… Sì! (Ella si trova addossata allo spigolo sinistro del tavolo. Totò si nasconde dietro la madre, tenendo l’orlo dell’accappatoio davanti a sé)

SIGNORA CHOUILLOUX - Oh, signora! Felicissima! (Alludendo alla tenuta di Giulia) Temevo che fossimo in ritardo; invece vedo…

GIULIA - (turbata) No!… No!… Scusatemi, io… io non ho ancora avuto il tempo di vestirmi…

SIGNORA CHOUILLOUX - Ma come! Vi prego!… Non è il caso di far cerimonie… (Presentando) Il signor Truchet, mio cugino, che gentilmente avete invitato…

TRUCHET - Signora, sono confuso della mia indiscrezione… per la prima volta che ho l’onore…

GIULIA - Ma vi prego!

SIGNORA CHOUILLOUX - (vedendo Totò far capolino di sotto all’accappatoio della madre) È vostra, signora, questa deliziosa bambina?

GIULIA - (togliendo Totò di sotto all’accappatoio) Sì! Sì… Ma è un maschietto.

SIGNORA CHOUILLOUX - (interdetta) Ah? Ah? (come giustificazione) A quell’età… non è vero?… Non si distinguono.

GIULIA - Già… eh!… Sì!

TRUCHET - E il signor Follavoine, non c’è?

GIULIA - (indicando la porta di sinistra, primo piano) Sì!… È… di là!… È di là!

TOTÒ - (intervenendo, ingenuamente, a sproposito) Con il becco!

GIULIA - (tirando vivamente Totò dietro di sé) Oh!

SIGNORA CHOUILLOUX - (domandandosi se ha ben capito) Come?

GIULIA - Niente! Niente!… È… è un impiegato di mio marito…

SIGNORA CHOUILLOUX - (smascellandosi dalle risa) Che si chiama Becco! Ah! Che nome spiacevole!

GIULIA - (con un risolino forzato) Non è vero?… Non e vero?…

TRUCHET - E difficile a portarsi!

GIULIA - Si… Si…!

SIGNORA CHOUILLOUX - (c. s) Ma che nome, Becco! (Senza transizione) A proposito, mio marito, dovrebbe già essere arrivato!

GIULIA - Sì… Sì! È… di là.

SIGNORA CHOUILLOUX - Ah!… Con loro!

GIULIA - Loro? Loro chi?

TRUCHET - Ma, con il signor Follavoine ed il signor Becco.

GIULIA - Ah!… Sì… Sì!… Accomodatevi, prego! Accomodatevi! (La signora Chouilloux va per sedere sul divano, mentre Truchet risale un po’ per prendere la sedia. In questo momento la porta di sinistra si apre e sbuca Chouilloux seguito da Follavoine. Essi parlano contemporaneamente)

SCENA X

Gli stessi, Chouilloux, Follavoine

FOLLAVOINE - Signor Chouilloux! Vi giuro…

CHOUILLOUX - No, lasciatemi! Lasciatemi!…

SIGNORA CHOUILLOUX - (andando incontro al marito) Ah! Ademaro!

CHOUILLOUX - Voi! Miserabile!

TRUCHET e SIGNORA CHOUILLOUX - (sbalorditi) Cosa?

FOLLAVOINE - (dietro al divano) Mio Dio!

CHOUILLOUX - (indicando la moglie) Eccola! Eccola! La moglie adultera!

SIGNORA CHOUILLOUX - Io!

CHOUILLOUX - (avanzando verso, Truchet) Ecco, l’amico fellone!

TRUCHET - Amico mio!

CHOUILLOUX - (giunto in mezzo alla scena, aprendo la redingote e offrendo il petto) Eccolo il… Eccolo!

FOLLAVOINE - (che, passando dietro agli altri personaggi, è andato a raggiungere Chouilloux) Mio Dio! Mio Dio!

SIGNORA CHOUILLOUX - Ma sei impazzito, caro!

TRUCHET - Ma chi vi ha detto…?

CHOUILLOUX - Chi me lo ha detto? Ecco! (indicando Follavoine alla sua destra) Domandate alla signora! (indicando Giulia alla sua sinistra)

SIGNORA CHOUILLOUX - (andando verso il marito) Caro…!

CHOUILLOUX - (scostandola) Indietro, signora! Non vi voglio più vedere. (Passando a Truchet) Quanto a voi, signore, riceverete i miei testimoni. (risale a prendere il suo cappello)

SIGNORA CHOUILLOUX - (precipitandosi dietro di lui) Caro, ti prego, ascoltami!

TRUCHET - (risalendo a sua volta) Chouilloux, amico mio…

CHOUILLOUX - No! (esce seguito dalla moglie)

TRUCHET - (ridiscendendo ed affrontando Follavoine) Siete stato voi a dirlo?

FOLLAVOINE - Ma no! È stato un malinteso.

TRUCHET - Sta bene. Mi darete soddisfazione. (gli dà uno schiaffo)

FOLLAVOINE - (che ha visto le stelle) Maledizione!

TRUCHET - Aspetto i vostri testimoni! (esce furioso)

FOLLAVOINE - (tenendosi la guancia) Oh! Mondo ladro! Oh!

GIULIA - (dopo una pausa, le mani sui fianchi, fulminando il marito con uno sguardo sdegnoso) Ah! Bene! Sei contento! Ecco cosa ci regali con le tue trovate!

FOLLAVOINE - (sbalordito) Io! Io!… Osi dire che sono stato io!

GIULIA - (alzando le spalle) Si capisce, tu! Se non avessi invitato tutta quella gente a pranzo!

FOLLAVOINE - Io! Io!

GIULIA - Ah! Lasciami in pace! Tu non sai combinare che guai! (esce furiosa dalla porta “pan coupé”)

FOLLAVOINE - È colpa mia! È colpa mia! Ho un duello per lei, ed è colpa mia! (lasciandosi cadere sul divano) Oh! No, no, quella donna mi farà impazzire! (soffocando per l’indignazione, vede accanto a sé, sul tavolino, l’altro bicchiere di acqua Janos. Lo afferra e lo beve di un fiato)

TOTÒ - (guardando il padre bere la purga, a parte, felice) Oh!

FOLLAVOINE - Ah! Puah! (si precipita come un pazzo in camera sua, sinistra, primo piano)

SCENA XI

Totò, Giulia, poi Follavoine

TOTÒ - (appena uscito il padre, facendo schioccare le dita allegramente) Magnifico! (va al tavolino, prende il bicchiere che il padre ha vuotato, lo rovescia e lo agita a campana, per assicurarsi che è veramente vuoto; poi, facendo nuovamente schioccare le dita) Magnifico! Magnifico! (correndo per l’estremità sinistra, con il bicchiere in mano, socchiude la porta “pan coupé” e chiama) Mamma! Mamma!

GIULIA - (da fuori) Cosa c’è?

TOTÒ - Mamma! Vieni! (ritorna in mezzo alla scena)

GIULIA - (entrando ed andando a raggiungere Totò) Cosa vuoi, tesoro!

TOTÒ - (con una disinvoltura sconcertante) To’!… Ho bevuto! (Porge il bicchiere)

GIULIA - Cosa?

TOTÒ - (rovesciando il bicchiere per far vedere che è vuoto) La purga!

GIULIA - (inginocchiandosi davanti al figlio) Hai bevuto! Ah! Tesoro, come sei stato bravo! Hai visto? Non era poi così cattiva!

TOTÒ - (con un sorriso malizioso) Oh! No!

FOLLAVOINE - (facendo irruzione. Ha il soprabito e, in testa, il cappello) No! No! Me ne vado! Lascio la casa! (va al tavolo prende delle carte che, nervosamente, mette in una cartella)

GIULIA - (senza nemmeno accorgersi dello stato in cui è il marito) Bastiano! Bebé ha preso la purga!

FOLLAVOINE - Me ne infischio! (Esce furioso)

GIULIA - (indignata) Se ne infischia!… Se ne infischia! (a Totò) Eccolo, tuo padre! Se ne infischia! Ah! Per fortuna, hai tua madre! Amala, tesoro, amala molto! (copre Totò di baci)

SIPARIO