La quercia del tasso
di Achille Campanile
Quell'antico tronco d'albero che si vede ancor oggi sul Gianicolo a Roma, secco, morto, corroso e ormai quasi informe, tenuto su da un muricciolo dentro il quale è stato murato acciocché non cada o non possa farsene legna da ardere, si chiama la quercia del Tasso perché, avverte una lapide, Torquato Tasso andava a sedervisi sotto, quand'essa era frondosa.
Anche a quei tempi la chiamavano così.
Fin qui niente di nuovo. Lo sanno tutti e lo dicono le guide.
Meno noto è che, poco lungi da essa, c'era, ai tempi del grande e infelice poeta, un'altra quercia fra le cui radici abitava uno di quegli animaletti del genere dei plantigradi, detti tassi.
Un caso.
Ma a cagione di esso si parlava della quercia del Tasso con la "t" maiuscola e della quercia del tasso con la "t" minuscola. In verità c'era anche un tasso nella quercia del Tasso e questo animaletto, per distinguerlo dall'altro, lo chiamavano il tasso della quercia del Tasso.
Alcuni credevano che appartenesse al poeta, perciò lo chiamavano "il tasso del Tasso"; e l'albero era detto "la quercia del tasso del Tasso" da alcuni, e "la quercia del Tasso del tasso" da altri.
Siccome c'era un altro Tasso (Bernardo, padre di Torquato, poeta anch'egli), il quale andava a mettersi sotto un olmo, il popolino diceva: "E' il Tasso dell'olmo o il Tasso della quercia?".
Così poi, quando si sentiva dire "il Tasso della quercia" qualcuno domandava: "Di quale quercia?".
"Della quercia del Tasso."
E dell'animaletto di cui sopra, ch'era stato donato al poeta in omaggio al suo nome, si disse: "il tasso del Tasso della quercia del Tasso".
Poi c'era la guercia del Tasso:
una poverina con un occhio storto, che s'era dedicata al poeta e perciò era
detta "la guercia del Tasso della quercia", per distinguerla da
un'altra guercia che s'era dedicata al Tasso dell'olmo (perché c'era un grande
antagonismo fra i due).
Ella andava a sedersi sotto una quercia poco distante da quella del suo
principale e perciò detta: "la quercia della guercia del Tasso";
mentre quella del Tasso era detta: "la quercia del Tasso della
guercia": qualche volta si vide anche la guercia del Tasso sotto la
quercia del Tasso.
Qualcuno più brevemente diceva: "la quercia della guercia" o "la
guercia della quercia". Poi, sapete com'è la gente, si parlò anche del
Tasso della guercia della quercia; e, quando lui si metteva sotto l'albero di
lei, si alluse al Tasso della quercia della guercia.
Ora voi vorrete sapere se anche nella quercia della guercia vivesse uno di quegli animaletti detti tassi.
Viveva.
E lo chiamarono: "il tasso della quercia della guercia del Tasso", mentre l'albero era detto: "la quercia del tasso della guercia del Tasso" e lei: "la guercia del Tasso della quercia del tasso".
Successivamente Torquato cambiò albero: si trasferì (capriccio di poeta) sotto un tasso (albero delle Alpi), che per un certo tempo fu detto: "il tasso del Tasso".
Anche il piccolo quadrupede del genere degli orsi lo seguì fedelmente, e durante il tempo in cui essi stettero sotto il nuovo albero, l'animaletto venne indicato come: "il tasso del tasso del Tasso".
Quanto a Bernardo, non potendo
trasferirsi all'ombra d'un tasso perché non ce n'erano a portata di mano, si
spostò accanto a un tasso barbasso (nota pianta, detta pure verbasco), che fu
chiamato da allora: "il tasso barbasso del Tasso"; e Bernardo fu
chiamato: "il Tasso del tasso barbasso", per distinguerlo dal Tasso
del tasso.
Quanto al piccolo tasso di Bernardo, questi lo volle con sé, quindi da allora
quell'animaletto fu indicato da alcuni come: il tasso del Tasso del tasso
barbasso, per distinguerlo dal tasso del Tasso del tasso; da altri come il
tasso del tasso barbasso del Tasso, per distinguerlo dal tasso del tasso del
Tasso.
Il comune di Roma voleva che i due poeti pagassero qualcosa per la sosta delle bestiole sotto gli alberi, ma fu difficile stabilire il tasso da pagare; cioè il tasso del tasso del tasso del Tasso e il tasso del tasso del tasso barbasso del Tasso.