LA REGINA DELLA NOTTE
Atto unico
di
Marco Belocchi
Personaggi
Wolfgang Amadeus Mozart compositore
Josepha Weber Hofer sua cognata, cantante
La scena
rappresenta lo studio di W. A. Mozart: un tavolino ingombro di carta da musica
e bottiglie vuote, un fortepiano, un divanetto, qualche sedia.
L’azione si svolge il 20 settembre 1791.
Scena prima
Mozart è seduto al tavolo con la testa poggiata sulle braccia. Dorme. D’un tratto si odono dei vigorosi colpi alla porta, che però non sortiscono alcun effetto sul dormiente. Nuovi colpi più vigorosi.
Mozart (assonnato)Chi è?!
Josepha (fuori campo)Wolfango! (intona un accordo)Sono io, Josepha!!
Mozart Oddio.
Josepha Su, Wolfango, aprimi. Non farti pregare! (cantando)Aprimi!!
Mozart Vengo, vengo! E adesso questa che vuole... Oddio, non mi reggo in piedi. Ma è l’alba o il tramonto? Non si capisce mica.
Josepha (f.c.)Wolfango! (bussa ancora)Devo buttare giù la porta?!
Mozart esce di scena e un attimo dopo irrompe nella stanza Josepha Weber Hofer, una robusta donna fra i trenta e i quaranta.
Josepha Stiamo aspettando da più di due ore che tu ti degni di venire in teatro! Si può sapere che fine hai fatto tutto questo tempo!?
Mozart Dove!?
Josepha Siamo lì come degli allocchi: il capocomico, i cantanti, gli orchestrali, i macchinisti... Credi che siano ai tuoi comodi?
Mozart Ma per fare che? Non è il mio compleanno!
Josepha Le prove, Wolfango, le prove!
Mozart Le prove?
Josepha Ma sì, le prove, l’opera, il Flauto Magico! Non ti ricordi?
Mozart No. Che ora è?
Josepha E queste bottiglie cosa sono? Birra. Ti sei ubriacato un’altra volta. C’era da immaginarselo! Il maestro Wolfgang Amadeus Mozart ubriaco come una zucchina! Questo è uno spettacolo, altro che l’opera. E magari di là c’è anche qualche amichetta per fare baldoria!
Mozart Ma no... Dove stai andando, aspetta... no...
Josepha (uscendo verso l’interno della casa)Controllo! Controllo!
Mozart (lasciandosi cadere su una sedia) Ooh, sono esausto.
Josepha (f.c.; cantando a sfottò) V’han fra queste contadine, cameriere, cittadine, v’han contesse, baronesse, marchesine, principesse e v’han donne d’ogni grado, d’ogni forma, d’ogni età! D’ogni forma, d’ogni età!!! (rientra) Nessuno. Ti è andata bene. Riferirò comunque a mia sorella Costanza... Tua moglie, questo lo ricordi almeno?
Mozart Mhm, mhm.
Josepha Riferirò a Costanza lo stato di degrado in cui ti conduci in sua assenza. Quant’è che stai tappato qua dentro?
Mozart Devo rispondere?
Josepha Di’ qualcosa almeno, non hai risposto che monosillabi.
Mozart Che ore sono e di quale giorno?
Josepha Sono le sette del giorno 20 settembre, vuoi sapere anche l’anno?
Mozart Di mattina o di sera?
Josepha Oh mio Dio, di sera, Wolfango, di sera! E noi avevamo le prove alle cinque. Con tutta l’orchestra!
Mozart Alle cinque?
Josepha Eh già, alle cinque.
Mozart E ora sono le sette.
Josepha Bravo, Stiamo facendo progressi! Vediamo se ora ti ricordi anche cosa dobbiamo provare.
Mozart Che mal di testa. Ho bisogno di un caffè.
Josepha Sciacquati la faccia prima, puzzi di birra da fare schifo. (Mozart versa l’acqua di una brocca in una bacinella e comincia a lavarsi. Quasi fra sé) Certo in tanti anni che lavoro in teatro è sempre la stessa storia: si è sotto debutto ed è ancora tutto in alto mare. Mai una volta che si sia pronti in anticipo, mai. Poi chissà come e chissà perché alla prima tutto fila a meraviglia. Magia del teatro! (pausa) Hai finito? Il debutto è tra dieci giorni non fra un anno! E oggi avresti dovuto finalmente portare le prime scene del secondo atto.
Mozart Saranno furiosi, immagino.
Josepha Puoi dirlo. E non finirai mai di ringraziarmi per essere venuta qui.
Mozart Cercherò di ricordarmene anche nell’al di là.
Josepha C’è poco da scherzare. Lo sai cosa mi piacerebbe mettere in scena la prossima volta? — lo devo dire al capocomico — una bella opera seria in stile italiano. Sono stufa di queste favolette con maghi, elfi e pifferi magici!
Mozart Il signor Schikaneder non accetterà mai.
Josepha Il signor capocomico fa quello che dico io. In quale parte mi vedresti?
Mozart Dove?
Josepha Nell’opera seria.
Mozart Non saprei. Sono scarso di fantasia oggi.
Josepha Sforzati. Sofonisba, Euridice...
Mozart Ehm... Medusa!
Josepha Mi domando se hai bevuto birra o aceto.
Mozart Tutt’e due. Li ho mescolati. Cocktail alla Mozart!
Josepha A volte ti trovo insopportabile. Sbrigati. Non ci aspettano in eterno alle prove.
Mozart Quasi pronto.
Josepha Dove hai messo la musica del secondo atto, qua sopra? (fruga sul tavolo ingombro di carte) Guarda che disordine! E questo cos’è? (legge)“Messa di Requiem”. Cos’è questa messa?
Mozart Un Requiem.
Josepha Lo vedo, c’è scritto sopra, ma cos’è?
Mozart Una nuova commissione.
Josepha Sei, ancora indietro con il Flauto Magico e già pensi a un altro lavoro?!
Mozart Pagano bene.
Josepha D’accordo. Chi te l’ha commissionata?
Mozart Non lo so. È venuto uno strano tipo tempo fa e non mi ha voluto dire da parte di chi.
Josepha Quanto ti avrebbero offerto?
Mozart Cinquanta. Anticipati.
Josepha Cinquanta ducati!?
Mozart E qualcos’altro alla consegna.
Josepha Complimenti. Ci si possono togliere parecchie soddisfazioni.
Mozart Infatti.
Josepha E hai già pensato a come...?
Mozart Sì, sì.
Josepha Immagino che sanerai alcuni debiti.
Mozart Non esattamente.
Josepha Ah, capisco. Un investimento.
Mozart Neanche.
Josepha E allora che te ne fai?
Mozart Non so... o meglio, lo saprei se...
Josepha Se?
Mozart Se li avessi ancora.
Josepha Perché li hai già...
Mozart Spesi. Tutti.
Josepha Li ha già spesi! Cinquanta ducati! E Costanza lo sa?
Mozart Oh, lei ne spende più di me.
Josepha Voi due… voi due... Fra te e lei non so chi sia peggio. Siete un disastro. Siete l’antieconomia domestica! Se tu avessi sposato me, Wolfango...
Mozart Ancora questa storia...!
Josepha …la musica sarebbe ben altra, te lo garantisco io!
Mozart E la pagherebbero così bene?
Josepha Vigliacco, vigliacco. Io devo... devo sfogarmi. (emette un acuto)Ohh! Ora sto meglio! Allora, questo capolavoro di secondo atto – che se non sbaglio è già stato pagato – dove l’hai nascosto?
Mozart Non l’ho nascosto.
Josepha Ah, ho capito! Se lo sarà divorato il Requiem impaziente di essere consegnato!
Mozart Quello poi! Non credo che lo finirò mai.
Josepha Allora dov’è? Non riesco a trovarlo qua sopra. E ti ricordo che la compagnia ci sta ancora aspettando.
Mozart Non lo trovi perché non c’è.
Josepha Che significa: non c’è.
Mozart Che non c’è, non c’è, non esiste, non l’ho scritto, non mi viene! (pausa)Non sono stato chiaro?
Josepha Neanche un po’.
Mozart Bè, è difficile da spiegare… e non so neppure se ci sia una spiegazione. Ma… io credo di non essere più quello di prima.
Josepha Continuo a non capire.
Mozart Potessi almeno capire io!
Josepha Ma cosa?
Mozart Non riesco più a scrivere musica, capisci adesso? Neanche una nota. Nulla. Pentagramma bianco. E senza una ragione apparente.
Josepha Ma…
Mozart Sì, lo so che mancano dieci giorni al debutto, che sono già stato pagato e che è solo una favola per il popolino viennese, ma non mi viene, che ci posso fare, non mi viene!… Sembrava tanto facile, una volta. Bastava che pizzicassi le corde di un violino o di un clavicembalo e subito fluivano sonate, sinfonie, concerti… Tutta la musica era lì, in quelle corde e io dovevo soltanto afferrarla e trascriverla sulla carta. Semplicissimo. Un gioco da ragazzi. E poi di colpo? paf, tutto finito! Senza una spiegazione logica. No, non è una normale crisi questa, è qualcosa di più. Lo sai cosa esce adesso da quegli strumenti? Suoni inerti, senza senso, senza vita. O forse, più banalmente, sono io che non li comprendo più. Eh sì, dev’essere proprio così, devo aver raggiunto il limite. Ogni uomo ha dei limiti e io ho scritto troppa musica e troppo in fretta per non averli superati. È finita, cara Josepha, la ditta Mozart dichiara fallimento! (prende una bottiglia)Oddio, sono tutte vuote. Potrei mettermi a fare il mastro birraio! No, non mi va che la birra mi venga a noia. Chissà se di là ne è rimasta qualcuna piena. Ah, a proposito… non credo che terminerò il lavoro. Scusami. E scusami anche con la compagnia, digli che mi dispiace, davvero e che… mi sento come una candela consumata… Anzi no, digli… oh, non importa. (esce)
Josepha Ma guarda in che stato ci si deve ridurre! Certe volte mi chiedo che cosa ci sto a fare qui a Vienna. Io sto sprecando il mio talento con delle persone mediocri! Perché non mi decido a mollare tutto e ad andarmene in Italia? Là sì… melodia, bel canto, Paisiello, Cherubini, Salieri, e poi il S. Carlo, la Scala! Avrei fatto una luminosa carriera io in Italia. Josepha Weber Hofer superba interprete di tutte le Sofonisbe, Ipermestre, Ifigenie…! Suona molto meglio che non la Regina della Notte in un teatrino di periferia, con una compagnia scalcinata e due soldi di paga! E almeno ti trattassero con rispetto! M’avevano detto: “Hai un personaggio bellissimo, fondamentale, scritto apposta per te dal maestro Mozart!” E poi nel primo atto ho solo una scena e nel secondo… chi lo sa? È sempre così: ti promettono, ti promettono e al dunque ti ritrovi a fare la corista. È avvilente! Io sono una soprano, una vera soprano! (intona una accordo steccando però l’acuto)
Mozart (rientrando con due tazzine di caffè su un vassoio)Era un Si bemolle o un Si naturale?
Josepha (imbarazzata)Come? Ah, eri qui? Non ti avevo sentito e…
Mozart Ho pensato che il caffè era meglio della birra.
Josepha Stavo schiarendomi la gola. Noi cantanti siamo ossessionati dalla voce… Basta un nonnulla che subito…
Mozart Zucchero?
Josepha Un granello di polvere, uno sbalzo di temperatura, l’emozione… la voce è il più delicato degli strumenti. Bisogna averne una cura quasi maniacale…
Mozart (Porgendole il caffè)Cosa ci devo fare con questo caffè?
Josepha Sciacqui tutti i giorni ed esercizio, tanto esercizio.
Mozart Quando lo vuoi…
Josepha Di prima mattina, all’alba! Si apre una finestra, si inspira profondamente e si comincia con dei vocalizzi. (fa dei vocalizzi)Poi qualche acuto. (esegue un acuto)Infine si raggiungono le massime estensioni…
Mozart Josepha! Il caffè.
Josepha Come? Certo, grazie. (prende la tazzina e la poggia da un’altra parte)Capisci? Esercizio, esercizio, esercizio. E sacrifici, anni di sacrifici. (solenne)Cantare è una missione, Wolfango, ma può essere anche una condanna. Dov’è il caffè?
Mozart Là sopra.
Josepha Ah già. Non pensi che l’arte sia una missione e al tempo stesso una condanna?
Mozart Non saprei. Troppo complicato.
Josepha Dimmi la verità, Wolfango, veramente non hai scritto neanche una nota del secondo atto?
Mozart Neanche una. Si vede che io l’ho espiata la mia condanna.
Josepha (esplodendo)E doveva capitare proprio adesso? Mai vista un’amnistia tanto intempestiva! Senti, tra dieci giorni si va in scena e io posso anche capire che a te non importi nulla, ma noi cantanti abbiamo bisogno di qualcosa da cantare davanti al pubblico, altrimenti quest’ultimo potrebbe pure imbestialirsi di fronte a dei cantanti che non cantano!
Mozart Ma io non so più come andare avanti! E non è cattiva volontà.
Josepha E va bene. Qualcosa però bisognerà pur fare. Se ricapitolassimo la trama del Flauto Magico? Può esserti utile? Tanto oggi di prove non se ne parla più.
Mozart Se vuoi.
Josepha Comincio io? dunque: la figlia della Regina della Notte è stata rapita da un negro perfido e naturalmente libidinoso. Ci siamo fin qui?
Mozart (annuendo)Mhm, mhm.
Josepha Bene. Il negro è in realtà l’emissario di un mago crudele. La Regina quindi – nella sua finora unica scena – affida a un principe, venuto da chissà dove, l’incarico di liberare la propria figliola. E, per affrontare le insidie, gli dona un flauto d’oro dai magici poteri. E inoltre gli affianca Papageno, uno strano essere metà uomo e metà uccello. Se il giovane dovesse riuscire nell’impresa la fanciulla sarà sua sposa. Quindi i due partono alla sua ricerca.
Mozart Ma al pubblico piacerà questa roba?
Josepha Non ti preoccupare, il genere magico va molto di moda adesso. Poi come dovrebbe continuare?
Mozart Bè, secondo quanto si era stabilito col signor Schikaneder, il principe e l’uomo uccello arrivano, dopo varie peripezie, alla presenza del terribile mago, vengono imprigionati, ma con l’aiuto del flauto d’oro riescono a uccidere il negro, a liberare la principessina e quindi a sconfiggere il mago. Infine tornano dalla Regina dove si celebreranno le giuste nozze.
Josepha E io quante arie avrò in questo secondo atto?
Mozart Non lo so. Nessuna, credo. Però canterai nel finale.
Josepha (furiosa)Cosa!? Io sarei ridotta a cantare una misera aria nel primo atto e un finale d’assieme nel secondo? Ma è ridicolo! Voi mi avevate promesso una parte alla mia altezza!
Mozart Lo so, ma io non c’entro. È il capocomico ad aver scritto il libretto.
Josepha E tu chiami questa roba un libretto!? Lo credo che tu non riesca a scrivere la musica. No no no… va cambiato, qui bisogna inserire qualche scena per la Regina della Notte.
Mozart Si rischia di falsare tutti l’impianto!
Josepha E che vuoi che sia.
Mozart Cosa dirà il signor Schikaneder?
Josepha Non se ne accorgerà nemmeno. A lui interessano solo gli incassi.
Mozart Ma non c’è tempo!
Josepha Wolfango, mi hai già rifiutato una volta sposando mia sorella Costanza…
Mozart Questo cosa c’entra?
Josepha …E vorresti negarmi il favore di allungarmi la parte!?
Mozart Va bene, Josepha, va bene. Vorrà dire che mi rimboccherò le maniche e mi rimetterò al lavoro. Non so come, ma lo farò. Ora, se non ti dispiace, vorrei restare solo. Devo riordinare le idee.
Josepha Eh no, mio caro, come se non ti conoscessi! Se io me ne vado tu ricominci a tracannare birra e domani siamo daccapo! Non me ne andrò finché non avremo finito. Prendi la carta da musica e cominciamo. (Mozart docilmente si siede al tavolo pronto a eseguire) La storia così com’è è troppo ovvia; e poi bisogna mettere in evidenza la Regina della Notte. Innanzitutto ci vuole un colpo di scena... Rovesceremo la situazione! Quando il principe e Papageno si troveranno dinanzi al mago... bè, si accorgeranno che è un saggio illuminato e non il demonio che credevano. Così sarà la Regina a risultare malvagia.
Mozart E allora?
Josepha Come sei tardo! In questo modo rendiamo necessaria un’altra sua significativa apparizione.
Mozart Sono sconcertato. Ma forse se ne può cavare qualcosa di buono.
Josepha Certo che si può.
Mozart Un momento. Ti sei dimenticata del negro libidinoso. Non possiamo eliminarlo, l’abbiamo già visto nel primo atto e lì non c’è più tempo di rimetterci le mani.
Josepha Maledetto negro!
Mozart Lo vedi, non c’è niente da fare.
Josepha Non essere disfattista, fammi pensare. (pausa)
Mozart Joseph...
Josepha Zitto!... Non c’è bisogno di cambiare proprio nulla. Chi l’ha detto che i buoni e saggi abbiano alle loro dipendenze esclusivamente delle brave persone? Anche il diavolo in fondo è alle dipendenze di Dio!
Mozart Speriamo che il pubblico la pensi allo stesso modo.
Josepha Ma cosa vuoi che gliene importi al pubblico se la storia è strampalata. È solo il pretesto per uno spettacolo. L’importante, Wolfango, è che la musica funzioni. Quanti libretti non hanno né capo né coda! Anche agli italiani succede qualche volta. Ci penserà poi il signor Schikaneder e rimetterlo a posto e a dargli un senso. Ora cominciamo dalla mia nuova aria. Bisogna sfruttare le mie capacità, io posso arrivare molto in alto, fino al Fa. Annotalo, sarà l’acuto finale. Fatto? Bene.
Mozart Ma anche nella prima aria il Fa era l’acuto finale.
Josepha Cambia, allora. Poi ricordiamoci che qui deve apparire in tutta la sua malvagità, addirittura furente, ma anche siderale, fredda. È della notte che è regina!
Mozart Ci potrebbero essere una serie di note acute ripetute.
Josepha Sì! Bravo, Wolfango! Continua.
Mozart E poi... Degli arpeggi che tocchino le vette sovracute, di modo che il furore sia glaciale...
Josepha Sì, così, ancora! Sei sulla strada giusta!
Mozart Il tempo è un allegro assai. La misura di quattro quarti, la tonalità in Re minore... (lentamente sale la musica dell’aria n. 14 del Flauto Magico)L’orchestrazione piena con flauti e oboi in evidenza... La melodia tagliente e l’escursione vocale di due ottave... La successione di note staccate dura una battuta ed è preceduta da un trillo, mentre l’orchestra doppierà l’effetto...
Josepha Ci sei, Wolfango, ci sei! Ora tutto sarà più facile, lo sento. Ma perché non mi hai sposato? Noi potevamo far fortuna in Italia e invece marciremo qui e nessuno si ricorderà di noi...
Mentre la musica sale, le luci scendono fino a
BUIO
Scena seconda
Un salottino moderno senza troppe pretese. Potrebbe
sembrare anche una sala d’aspetto o la hall di un albergo di terza categoria.
Josepha, seduta su una poltrona, sferruzza o legge. Porta occhiali da presbite
ed è piuttosto attempata. Entra Mozart. È vestito in elegante foggia
settecentesca. Scorge Josepha e le si avvicina senza riconoscerla.
Per tutta la scena sarà timido, modesto, deferente.
Mozart Mi scusi signora se la disturbo...
Josepha Prego.
Mozart Volevo chiederle un’informazione. Sa, io non sono mai stato da queste parti.
Josepha Dica, giovanotto, dica pure.
Mozart Ecco io cercavo una persona che risulta assegnata a questa zona, quindi pensavo che forse lei può aver avuto modo di...
Josepha Sicuramente. Sono qui da molto ormai e in questa zona conosco praticamente tutti.
Mozart Oh, grazie infinite! Lei è veramente molto gentile.
Josepha Se si può essere utili... E come si chiamava questa persona?
Mozart È una signora. Faceva la cantante.
Josepha Un’artista, dunque.
Mozart Sì. Il suo nome era Josepha Weber… poi sposata Hofer.
Josepha Josepha Weber... Ma ero io!
Mozart Lei… lei la signora Weber?
Josepha Ho dimenticato molte cose, ma il mio nome lo ricordo.
Mozart E di me si ricorda?
Josepha Veramente...
Mozart Sono Wolfango.
Josepha Wolfango... Wolfango...
Mozart Amadeus Mozart.
Josepha Ma certo, il piccolo Wolfango! Che sorpresa!Lascia che ti guardi. Quant’è che non ci vediamo, sarà una eternità!
Mozart Un po’ meno. Solo duecento anni.
Josepha Duecento anni! Come vola il tempo!
Mozart Eh sì. Dalla mia morte sono passati giusti duecento anni. È da allora che non ci siamo più visti.
Josepha Già, ora rammento, certo… tu moristi giovane. La povera Costanza come ci rimase male! Si risposò dopo, però...
Mozart Sì, lo so.
Josepha ...con un tale... Come si chiamava?... Eh, la mia memoria! È passato troppo tempo ormai e poi che importanza ha? Caro, piccolo Wolfango... ti trovo bene però, anche molto elegante. E dimmi: dove stai adesso, a che zona ti hanno assegnato?
Mozart In alto, molto in alto.
Josepha E dove, dove?
Mozart Nella zona più alta. (imbarazzato)Sai, sono molto considerato adesso.
Josepha Ma davvero!?
Mozart Sì, sì. Mi ritengono addirittura un genio immortale. Poi c’è poca gente, tutti molto selezionati.
Josepha Ma chi l’avrebbe mai detto... Wolfango Mozart un genio immortale. Mi fa piacere, mi fa piacere. Eh, ma io lo sapevo che prima o poi saresti venuto fuori. È tua moglie Costanza che non ha mai capito niente. Ma a lei la musica poco interessava. E... si parla molto di te nel mondo?
Mozart Oh, mi hanno dedicato anche un’infinità di libri! Non li ho letti mica tutti però. In qualche passo si occupano anche di te.
Josepha Di me!? E cosa c’entro io?
Mozart Bè, in fondo eri mia cognata. E poi lavorammo insieme, no?
Josepha Ah,abbiamo anche lavorato insieme? Non lo ricordavo.
Mozart Sì, una volta, nel Flauto Magico. Tu facevi la cantante...
Josepha Questo lo ricordo.
Mozart ...e hai interpretato una parte in quell’opera.
Josepha Il Flauto Magico... Che ruolo avevo?
Mozart La Regina della Notte. Bellissima parte.
Josepha Ma guarda, la Regina della Notte... Ed ero brava, è stato un successo?
Mozart Bravissima e l’opera un successone! All’inizio magari un po’ fiacco, ma poi... Ora è ritenuta addirittura un capolavoro.
Josepha E io che me ne ero completamente dimenticata!
Mozart Infatti oggi sono venuto per...
Josepha Per ricordare i bei tempi andati?
Mozart Sì, in un certo senso... In realtà sono qui per ringraziarti.
Josepha Oh, che pensiero gentile, sei sempre stato un caro ragazzo... Ma di cosa?
Mozart Per il Flauto Magico, no? Esattamente duecento anni fa, il venti settembre, tu venisti da me e mi aiutasti.
Josepha Ah sì?
Mozart Sì, non ricordi? A dieci giorni dal debutto mancava ancora la musica del secondo atto e io ero bloccato, senza più un’idea. Anzi ero convinto che non avrei più scritto neanche una nota. Allora tu sei venuta da me e... senza il tuo aiuto difficilmente lo avrei composto quel secondo atto. Questo nessuno l’ha mai saputo e forse non si saprà mai, ma credo che se l’opera sia diventata quel che è diventata... bè, il merito sia anche tuo. Ecco perché sono qui oggi. Come vedi non ho dimenticato di ringraziarti. L’avevo promesso: “Anche nell’al di là”. E in fondo se ora sto lassù, nella zona più alta, lo devo anche a te. E quindi: grazie, Josepha, grazie di tutto. E... buona fortuna. (esce)
Josepha Non ho capito niente. Cosa avrei fatto io? Avrei composto il Flauto Magico? Ma se non ho mai scritto musica in vita mia! Mi sarò aggiustata la parte, ma quello lo facevo sempre. Se dovessero ringraziarmi tutti sarebbe una processione qua!... Wolfango immortale, mah! Quando arrivano nella zona alta diventano tutti mezzi matti. E io che speravo che dopo duecento anni ci avesse finalmente ripensato! Ma come ha potuto preferire mia sorella Costanza!? Devo aver sbagliato qualcosa, ma quando? E se fosse stato quella volta che...