La rivolta contro i poveri

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Atto unico

di Dino Buzzati

PERSONAGGI

IPOVERI

Giacomo, 55-60 anni, un po' rimbambito, classico tipo di tanghero.

Par­la con voce roca e accento volgare.

Ester, sua moglie, 45 anni, popolana, madre di famiglia piena di preoc­cupazioni.

Mariella, sua figlia, 20-22 anni, vivace e petulante.

Carlo, suo figlio, un ragazzotto sui 18 anni, insignificante.

I RICCHI

Walter, sui 45 anni, raffinato, un po' snob ma complessivamente abba­stanza nobile.

Parla con accento distaccato e stanco.

Giovanna, sua moglie, sui 40 anni, intrepida e simpatica donna di mondo.

Kitty, sua figlia, ragazza sportiva; ha scarsa importanza.

Maurizio, cameriere di Walter, astuto, allegro e straordinariamente istrionico.

La rivolta contro i poveri è stata rappresentata per la prima volta il 16 novembre 1946 al Teatro Excelsior di Milano, per la regia di Giorgio Strehler.

Personaggi e interpreti: Giacomo (Mario Feliciani); Ester (Isabella Riva); Mariella (Tina Perna); Carlo (Franco Parenti); Walter (Ernesto Calindri); Giovanna (Lillà Brignone); Kitty (Mia Galliani); Maurizio (Tino Carraro).


La scena rappresenta uno stanzone ricavato sotto il tetto. Nella parete di fronte una finestretta da cui gli inquilini possano agevolmente guardare fuori. A sinistra una porta che da sulla scala. A destra una porticina che da nel gabinetto. Vi abitano quattro persone. Miseria. Tre quattro brande o pagliericci, un tavolo, sedie, una cucinetta, un lavatoio, stracci e biancheria appesi ad asciugare, altri motivi esprimenti squallore, sporcizia e disordine a volontà. Una lampadina con piatto pende dal soffitto nel mezzo. Una stufetta metallica. In tanta povertà spiccano stranamente: un antico orologio a pendolo, una poltroncina dorata ricoperta di damasco o simili, un tappeto orientale, appeso a una parete, un apparecchio telefonico. In un angolo poi, accatastati alla rinfusa, alcuni piccoli mobili, vasi, una lampada, e cose di arredamento, a piacimento del regista. Il soffitto, in corrispondenza con il tetto, è inclinato e vi si dovrà aprire, al momento opportuno, un pertugio, non importa anche se invisibile agli spettatori.

Pomeriggio d'inverno. La lampadina è accesa. Quando si apre il sipario Giacomo è seduto nella poltroncina, fuori dell'alone della lampada, insonnolito, con la pipa in bocca. Martella, alla finestra, osserva, attraverso i vetri, qualcosa che sta succedendo al piano inferiore, dalla parte opposta del cortile.

mariella    Papà, hanno acceso.

giacomo      (riscuotendosi dall'assopimento)    Che? Che c'è?

mariella    Hanno acceso, dabbasso.

giacomo       Dove? In camera della ragazza?

mariella    No, nello spogliatoio... sì... è lei... fa dei gesti... cammina in un certo modo, sembra che reciti... e parla non si capisce a chi... aspetta... si cambia d'abito... adesso si spoglia... Madonna, che bella sottoveste!

giacomo      (stentatamente si alza e va anche lui alla finestra) Questa maledetta! Non si riesce a vedere niente.., Veh!... te l'ho sempre detto io che è magra come un baccalà.

mariella    Chissà cosa le è capitato questa sera... si direbbe che abbia la tarantola in corpo, quella smorfiosa... guardala là davanti allo specchio come si stima... guarda come si sdilinquisce (ridacchia)... si accarezza... Credono di essere sempre come nei film quella gente lì... a forza di andare a scuola si mettono in testa tante di quelle storie...

giacomo      Uei! Hai visto come si è subito coperta... deve essere entrato qualcuno...

mariella    È entrata l'istitutrice... la vedi?... Adesso ci scappa una bella predica...

giacomo      (tirandola indietro) Indietro! Ci tieni proprio a farti scoprire? Non hai visto come è corsa alla finestra e ha guardato in su quella vipera?

In quel mentre si apre la porta della scala e, con una grande sporta piena di verdure, entra Ester. Mariella si volta di scatto.

mariella    Oh, mamma!

ester           (avanzando d'impeto)    E quante volte ve l'ho da dire di non guardare dalla finestra. Spegneste almeno la luce, ma no... Credete che quelli laggiù non se ne accorgano... Stuzzicateli...

mariella    (interrompendola)    Ma se noi si era appena...

ester            Stuzzicateli, vi dico... avete scelto proprio la giornata buona... come se non ci tenessero d'occhio abbastanza...

mariella    E perché allora non chiudono le persiane? Se ci tengono a non farsi osservare... è tanto semplice...

ester            Tu, Mariella, hai sempre una gran specialità.

mariella    Che sarebbe?

ester            Quella di non capire mai niente... Se tengono le persiane aperte e magari aperte anche le tendine, ci sarà pure una buona ragione...

mariella    Vuoi dire, mamma, che lo facciano apposta? (Piano piano, mentre la mamma depone la verdura sul lavatoio, torna ad avvicinarsi alla finestra. Il padre è ritornato alla sua pol­trona.)

ester           (lavando la verdura, senza voltarsi) Si capisce. Apposta!... Non ti sei mai accorta come si divertono a provocarci? Un pretesto in più contro di noi lo pagherebbero caro... non ti sei accorta come evitano di sembrare superbi?... Tutte le ragioni dalla parte loro vogliono avere... Si preparano, adagio adagio, e poi un bel giorno... Eh, mica sono dei cretini, i signori... E noi intanto stiamo qui a contemplarli...

mariella    (sbirciando fuori della finestra, a bassa voce, come per evitare che estranei l'ascoltino) Mamma, mamma! Sta mettendosi un vestito che non ho mai visto... Vedessi che scollatura... fin qui... (fa segno).

ester           (corre a strapparla dalla finestra) Ma vuoi venir via da questa finestra o no? Ci tieni proprio a rovinarci... proprio questa sera...

giacomo      (con voce rauca, dall'angolo in ombra)    Ester!

ester            Che cosa?

giacomo      (lentamente)    Perché hai detto:  proprio questa sera?

ester            Perché... perché... (esitando) quando sono entrata c'era Maurizio alla finestra, dietro i vetri... mi ha fatto dei segni... era buio e pioveva, non ho visto bene... dei gesti curiosi come se ci fosse qualche cosa di nuovo... purché non ci sia qualche brutta sorpresa... Io già da qualche tempo...

mariella    (sfottendo)    Hai paura dei signori conti eh?... Ma che cosa vuoi che ci facciano, dopo tutto? Non ci mangeranno mica... sai che cos'è?... Ti fai montare la testa da quel pagliaccio di Maurizio.

ester           (ad evitare discussioni) Ma sì... ma sì... Io so soltanto che da qualche mese i signori ci stanno facendo stranamente la corte... Che cosa abbiano in testa, chi lo sa... Ma io non sono niente tranquilla... Un giorno o l'altro, statemi bene a sentire... Parlo anche a te, Giacomo, che te ne stai sempre là imbesuito.

Tre quattro colpi alla porta. Silenzio. Le due donne improvvisamente si affaccendano intorno, fingendo di riassettare la stanza. Poi...

ester            Avanti!

maurizio     (entra disinvolto e sicuro di sé. Indossa un giubbetto a righe da cameriere con bottoni dorati. Porta una cesta colma di magnifiche frutta e una bottiglia)    Buonas...

ester           Accidenti, sei tu. È questo il modo di farci prendere paura... (con impazienza)... E che cosa volevan dire quei segni?

maurizio     (con stupore)    Quali segni?

ester           Quei segni dalla finestra, poco fa... Che cosa volevano dire?

maurizio     (allegramente) Che resti qui fulminato secco se questa non è la prima che sento... Chissà che cosa lei ha visto, cara la mia signora Ester.

ester           Beato chi ci si raccapezza con te... Beh, e che cosa c'è adesso?

maurizio     (posando il cesto sul tavolo) Ecco qui. Un regalo. Un grazioso donativo della signora contessa.

giacomo       Caspita, che lusso.

maurizio     (senza badargli) Frutta della tenuta di Crescenzago, di prima scelta... Ha raccomandato di portarvi la più grossa... (alzando il cesto per farlo ammirare)... col suo elegante cestellino... Non ci manca che il biglietto da visita con la corona a nove palle.... E una bottiglia di quelle!... (Schiocca la lingua.)

ester           Non mi piace, non mi piace niente se devo dire la verità... Che cosa significano tutti questi complimenti? Si può sapere che cosa c'è sotto?...

giacomo      (dall'ombra, con una certa solennità) Sì, sì... Una volta, ai miei tempi, quando era vivo il povero conte Edoardo, erano legnate, se mai, ai miei tempi. Perché adesso questi regali idioti? Un giorno ci mandano una poltrona, una poltrona di legno dorato... e pazienza questa, che può ancora servire ma quel tappeto! E poi il telefono ci fanno mettere, che scherzi son questi? Chi di noi ha da adoperare il telefono? E poi tutta quell'altra robaccia là... Che cosa credono di averci regalato? (Fa segno agli oggetti accatastati nell'angolo)... la solita carità pelosa... fanno comodo i poveretti quando c'è della roba vecchia che ingombra la casa... Una volta volavano legnate sul groppone! Almeno erano più sinceri... Adesso poltroncine dorate... Ma soldi, figurarsi se mollano mai soldi... Mi domando che miracolo è successo oggi... la prima volta, bontà loro, che ci mandano, bontà loro, qualcosa da mettere sotto i denti... Speriamo almeno che sia buona...

mariella    (che nel frattempo ha addentato una mela) Beh, non ci si può lamentare... ranetta... proprio mica male.

ester           Mettila giù subito! Non voglio che si tocchino quelle frutta!

maurizio      Timeo Danaos eh?

ester            Che? Che dici?

maurizio     Niente, così. (ride) Insomma arrangiatevi. Quel che dovevo fare l'ho fatto.

Ester e Giacomo si guardano imbarazzati. Poi

ester            E allora? Che notizie ci sono? Che fanno quelli lì?

maurizio     (tace, fa un gesto elusivo).

ester           Che cosa vuoi dire? Si preparano, dici? Il conte si è pronunciato?

maurizio     Volete farmi cantare dunque? Vorreste che tradissi i miei generosi padroni? (ride)

ester           (in tono conciliante e lusinghiero) Ti credevo un buon amico, solo questo.

maurizio     (facendosi serio) Un amico? Storie! Lo sapete bene che sono dei vostri... Non porterei questo giubbetto, altrimenti.

ester           Parla, allora, benedetta creatura. Spiegati una buona volta. Che intenzioni hanno quelli là?

maurizio     (compiaciuto) Si direbbe che non siate eccessivamente tranquilli... specialmente lei, signora Ester.

kster            Perché? Ho torto forse?

maurizio     Mah, come si fa a dire? Lo sa Dio quello che potrà succedere... (meditabondo)... Io ho anche degli obblighi, io sono uno stipendiato...

ester           (esasperata) Ma si può sapere che cosa abbiamo fatto di male, si può sapere? Tu, Maurizio, parli sempre in un certo modo che non si capisce... Ho sempre l'impressione, io sono sincera sai?, che tu faccia un poco il doppio gioco.

maurizio     (flemmatico) Che cosa avete fatto di male? Ah questa sì che è bella! E lo domandate anche... Siete poveri, siete, non vi basta? Che dico "siete". Siamo... Non l'avete ancora capita? Non dispiacciamo ai signori... Volere o no, noi li guardiamo in un certo modo che loro non possono soffrire... li salutiamo in un certo modo... E questi stracci, non ci pensate? Quando alzano gli occhi dalle loro finestre e vedono questi stracci (ride) chi gli toglie di mente che li mettiate apposta questi stracci per fargli dispetto?

giacomo      (dall'ombra) Il vecchio conte Edoardo, padre di questo qui... ai miei tempi, giuro che non li aveva questi scrupoli. I miei saluti e i miei stracci non gli facevano né caldo né freddo... Io lo salutavo, lui rispondeva appena... Faceva così con la mano e certi giorni neanche. E perché adesso questi qui dovrebbero avere tante fisime?

maurizio     Mah... forse perché non sono più capaci come una volta di fare i signori sul serio... Hanno disimparato si direbbe... quasi si vergognano di essere quello che sono... qualche cosa è cambiato... Si domandano il perché e il percome di tutto... si sono accorti di noi, ci guardano, chissà che cosa passa per la loro testa quando ci guardano... Non ci possono soffrire, questo è positivo... e un giorno o l'altro...

ester            Che cosa dicevo? Un giorno o l'altro...

maurizio      Beh, non è poi...

ester           (di soprassalto)    Ssss... non hai sentito?

giacomo       Che cosa?

ester            Un passo sulle scale... c'è uno che viene.

maurizio     (balza alla porta, si affaccia sulle scale a guardare. Profondo silenzio generale. Poi rientra. Chiude) Nessuno. Non c'è anima viva... (Fissa Ester maliziosamente) È paura, direi, della migliore... Magnifico. Si direbbe che vi sentiate colpevoli. (Facendo il verso) Che cosa abbiamo fatto di male? Siamo poveri, vi pare poco? Questa miserabile stanza pesa sul loro grande palazzo come piombo... A meno che...

mariella    (incuriosita)    A meno che cosa?

maurizio     (ambiguo, non si capisce se seriamente o con ironia) A meno che non siano veramente preoccupati della loro anima.

mariella    L'anima. Questa poi!... Che anima?

maurizio     (sentenzioso) L'anima propriamente detta, cari amici. È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco eccetera eccetera... Si sono improvvisamente ricordati, comica o no, che l'inferno si apre proprio sotto alla loro casa mentre noi, poveretti, col nostro freddo, i nostri debiti, la nostra fame... insomma, le sapete queste storie... San Francesco e così via...

ester           Ma se sono proprio loro che hanno tutto il tempo di curarsi l'anima... Mattina e pomeriggio se ne possono andare in chiesa le signore!... Hanno sempre i preti per casa...

maurizio     (non senza una certa grandezza) Non vuoi dire, cari miei. Probabilmente è più vicina a Dio una nostra bestemmia che tutte quante le loro preghiere messe insieme... E può darsi che loro l'abbiano finalmente capita... Ce n'hanno messo non è vero, ma adesso è entrata nella loro crapa...

giacomo      (dall'ombra, sempre con la sua voce rauca e volgare) Il signor conte Edoardo, padre di questo qui, ai miei tempi, giuro che non ce le aveva queste fissazioni... Bestemmiava sodo anche lui... tutte le domeniche se n'andava regolarmente a messa e quando è morto nessuno gli avrebbe cavato dalla testa che in paradiso c'era il suo bel posto prenotato...

maurizio     Adesso è diverso, caro il mio Giacomo! Hanno capito finalmente il trucco dopo tanti anni... E figurati se son disposti a restar senza... Lo vogliono anche loro il paradiso. (Pausa) Per questo un giorno o l'altro si ribelleranno.

ester           (agitata) Sss... c'è proprio uno che viene su per le scale... non avete sentito?

mariella    E smettila, mamma!

maurizio     Chi vuole che venga? Gli spiriti? Il signor conte Edoardo buon'anima?... Santo Dio, che paura... Adesso mi pare che esagerate... Nessuno è ancora venuto a portarvela via, la vostra miseria...

mariella    Ma sì, è sempre la mamma! Dovrebbe farsi curare i nervi, ecco cosa dovrebbe fare!

ester            Macché paura... Si fa così per dire...

maurizio     (improvvisamente  patetico)    Paura...  paura...  e volete sapere la più bella? L'ho anch'io una maledetta paura... (più forte) No, no... teniamoceli cari questi nostri stracci, non molliamoli! (Ispirato, quasi credendoci) Noi poveri!... Noi, siamo noi l'unica giovinezza. Di noi soltanto le speranze della vita e non dei signori... Che può ancora desiderare mai il conte Walter per esempio, qui al piano nobile? Un'automobile di più, una patacca di più nel medagliere, un viaggetto all'estero, una donnetta di sfroso. Non saprei che cosa d'altro... Ma noi! Per noi è speranza un vestito senza buchi, un pasticcio di maccheroni, una giornata da starsene in letto, un paio di suole nuove, una bottiglia di vino... speranza che viene e che non viene... E così a sessant’anni siamo ancora come a venti, tutto quanto ancora da venire, la ragazza, la giornata da stare a letto, la bicicletta nuova... E così fino in ultimo e per questo i signori, senza nemmeno saperlo, crepano di rabbia... Non bastano mille lire a cambiare la nostra vita? Ma a loro! Dieci milioni e poi non bastano ancora... Noi poveri un bicchiere di più è quello che ci fa contenti. Loro neanche una botte intera!... E vorreste che sopportino una simile ingiustizia?

mariella    (forte)    Balle!

maurizio      È stata lei, Mariella?

mariella    (sfottendo) Io sì, se non le dispiace... e lo ripeto: balle!

maurizio     (cambiando fulmineamente tono) Balle, può darsi... Ma sa che formidabile effetto fanno? Sugli spiriti raffinati dei signori che hanno fatto le scuole queste balle hanno un effetto sorprendente. Mi meraviglierei anzi se...

Un colpo alla porta. Tutti hanno un sussulto. Silenzio. Poi l'uscio si apre lentamente e compare zoppicando Carlo, un ragazzotto, tutto sporco di polvere.

ester            Misericordia di Dio, che cosa è successo?

carlo           Niente, niente... Lascia che mi sieda.

ester            Ma sei tutto sporco, hai le mani ferite, i calzoni rotti. Che cosa hai fatto?

carlo          (afflosciandosi sul bordo di una branda)    Qui fuori è stato. (Ansima) Stavo entrando e l'auto usciva in quel preciso momento.

ester           (fissandolo) Adesso non mi dirai che ti sei fatto prendere sotto dalla macchina della contessa, spero.

mariella    (spaventata, prendendo le mani di Carlo) Dio mio, fatti un po' vedere.

carlo          No, era quella del conte, era il conte con l'Alfa...

ester           (agitatissima) Maria Vergine! Non ci voleva che questa adesso... non ci voleva che questa.

carlo          (quasi scusandosi) È stato lui ad investirmi, ti ho detto, non l'ho mica messo sotto io...

ester           È ben questo... Così adesso ci ameranno ancora di più.

carlo          (che non riesce a capire la reazione materna) Ma è lui che mi ha investito, ti ripeto... La colpa è sua e anche lui lo ha riconosciuto ed è sceso di macchina e mi ha aiutato ad alzarmi e voleva anche accompagnarmi su per le scale.

ester           Taci, ti supplico, non dire più niente, l'hai fatta grossa abbastanza.

carlo          (impazientito) Ma quante volte ho da ripeterlo che è stata sua la colpa?

maurizio     (interviene autorevole) No, mi dispiace, caro Carlo, ma stavolta hai torto marcio... Se tu fossi stato investito per colpa tua, pazienza... Il guaio è che avevi ragione tu. Non c'è niente che sia tanto fastidioso ai signori come avere torto in qualche cosa... Già che prima vi adoravano, figurarsi adesso!

mariella    (aggressiva e furiosa) Sapete che cosa mi sembrate? Una gabbia di matti, siete... Ma si può sapere che paura vi è entrata in corpo? Che cosa volete che vi facciano quelli là, alla fin fine? Di che cosa avete paura, che ci mandino via di casa?

ester           (sicura di sé) Ah no, questo no. Ci sono fior di decreti legge che vietano gli sfratti.

mariella    E allora? Che ci aumentino il fitto?

ester            Ah no, questo no. Ci sono fior di decreti legge...

mariella       E allora? Ma si può sapere di che cosa avete paura?

maurizio     Egregia signorina, come si vede che lei è giovane... Di che cosa dovete avere paura? Vuole che glielo dica io la disgrazia che vi capiterà? Quelli là un bel giorno si ribelleranno, vi daranno tutti i loro soldi... e voi sarete rovinati!

mariella    Ah ah, una bella rovina, non faccio per dire. Una rovina tale che io potrò avere tutti i vestiti che voglio. È così?

maurizio     Sicuro. (scuotendo il capo come facendo riserva) Entro certi limiti si capisce... con quel che costano al giorno d'oggi...

mariella    (divertita) Insomma facciamo tre o quattro per stagione?

maurizio     Tre o quattro per stagione? A occhio e croce io direi di sì.

mariella    E dormire su un bel letto d'ottone lucido come la contessina Kitty, anche questo?

maurizio     Ma si capisce! Anche il letto d'ottone lucido.

mariella    E andare a spasso in automobile?

maurizio    Perché no? Anche l'automobile naturalmente.

mariella    E allora? Mi sa dire che rovina sarà?

maurizio     Ih, ih! Ve ne accorgerete, signorina Mariella, quando ci sarete dentro... Me lo saprà poi dire i rospi che vi faranno inghiottire, i signori conti, il giorno che saranno diventati pezzenti. Hanno studiato, loro, sono più furbi di noi, saranno dei poveri formidabili al nostro paragone... Altro che come li guardate voi adesso, altro che come li salutate!... Loro sì sapranno guardarvi in modo da farvi andare di traverso fin l'ultimo marron glacé! Oh se ne manderete giù di veleno!

ester           Bene. E appunto per questo noi risponderemo di no. Dei loro soldi ce ne infischiamo, e se insistono con le cattive, allora combatteremo se occorre.

mariella    (facendo il verso) Combatteremo, combatteremo, mi pari un libro di scuola... Non sarai mica così scema, spero... non vorrai mica rovinare i tuoi figli...

ester           (imbarazzata) Ma tu, Giacomo, non sei capace di parlare, dire qualcosa anche tu? Si può sapere che cosa pensi?

giacomo      (riscuotendosi dalla sonnolenza che lo ha ripreso) Mah, io... io... ti confesso che a me questa storia... insomma non ci capisco proprio niente... Ma se è proprio come dici tu Maurizio... l'unica cosa che in un certo senso mi persuade sai qual è?

ester           E parla! Parla! Che cosa vuoi che sappia? Parla, su, una buona volta!

giacomo      (lentamente) Non mi dispiace l'idea che finalmente avremo un gabinetto decente, ecco. Mica quel fetente buco di là che scende diretto al centro della terra! D'estate, dalla finestra, l'ho visto bene più di una volta il bagno dei signori conti, dabbasso... Già ai tempi del conte Edoardo, padre di questo qui, era un piacere vederlo. Ma adesso dopo i lavori che hanno fatto... È un trono, ti dico, ci starei delle giornate intere, se lo avessi, fumando la pipa.

ester           (disgustata) Tu fai i soliti discorsi idioti che non servono un fico... Io voglio sapere solo. Ci converrebbe dire no?

giacomo      (senza badarle) Cristo, ragazzi, fa freddo! Che cosa aspettate ad accendere la stufa?

mariella    Di' Carlo, hai capito di accendere? (Intanto ritorna alla finestra e si mette a guardare nel cortile)

carlo          Accendila tu, se ci hai voglia, non vedi come sono conciato, non vedi che non mi posso piegare?

mariella    Eh, per due sbucciature!... Mai visto un pelandrone come te!

carlo          Tu, pelandrona... Senti, papà, se proprio vuoi scaldarti, ti consiglio di attaccare il vino, stai fresco se aspetti di scaldarti con quel trabiccolo che non tira (accennando alla stufetta).

giacomo      Razza di lavativi, potrebbe crepare vostro padre! (Si alza dalla poltroncina e va a prendere di soppiatto la bottiglia di vino.)

mariella    (dalla finestra) Oh, mamma, c'è uno che ha attraversato il cortile e viene su da noi.

giacomo      Viene su da noi? (Lascia la bottiglia e si affretta alla sua poltrona.)

ester           (allarmata)    Chi è? Chi è? L'hai visto?

mariella    Che ne so? Avrei detto uno di loro. (Corre alla porta e si affaccia a ispezionare la scala.)

maurizio     Accidenti... e se è uno di loro... e adesso dove mi nascondo? Non vorrei mica farmi sorprendere qui.

ester            E va' di là, nasconditi nello sgabuzzino del buco.

maurizio     (a passi guardinghi si ritira nel gabinetto).

mariella    Sss... è lui, è il conte in persona...

maurizio (affacciandosi dalla porticina del gabinetto) Ve lo avevo detto io... (beffardo)... Freschi state adesso!... Hanno stretto i tempi, si vede... auguri, auguri, auguri... (si ritira nuovamente).

ester            Verrà per te, Carlo... Verrà a vedere come stai dopo l'investimento... Su, Mariella, mettiti un po' in ordine... e tu (rivolta al marito) e tu cavati una buona volta di bocca quella tua pipa puzzolente.

Battono alla porta.

ester           (con la voce tremebonda)    Avanti!

Battono ancora.

ester            Avanti, avanti... prego.

walter        (di mezza età, distinto, un vago sorriso cortese e sottile, voce molto stanca e piena di malinconica svogliatezza; parla col superiore e cordiale distacco dei vecchi aristocratici. Levandosi il cappello)

Oh, buonasera, buonasera, vogliate scusare se disturbo la vostra bella intimità familiare... I miei rispetti, signora... ossequi, signorina... Cari signori, ecco, prima di tutto; come va il nostro infortunato? Davvero non so perdonarmi. (Carlo che si vede così interpellato cerca di alzarsi dalla branda) No, no... ci mancherebbe altro... È stato un brutto colpaccio, no? Oh, stia comodo per carità! (Si accorge che Ester e Mariella si sono tirate indietro, quasi temendo da lui qualche sgradevole sorpresa) Oh, sono forse importuno?

ester           (al colmo della confusione) Ma no... lei deve accomodarsi e deve scusare se le nostre condizioni non ci permettono di poter mostrare come si vorrebbe... quanto noi sappiamo apprezzare, che anche noi insomma siamo in grado di essere capaci di... lei capisce, vero?... in ogni modo... beh... insomma scusi (fa cenno al proprio vestito).

walter        Oh, anzi, signora. (Fa un passo avanti, tutti arretrano, compreso Carlo. Con cortese condiscendenza) Sono proprio consolato che il ferito, vero? sia ancora in condizioni di stare ritto da solo eh eh... Ma io sono venuto a disturbarvi anche per un'altra ragione (con sorriso promettente). Ho da farvi una comunicazione.

Silenzio.

Io, vedete? (Trae di tasca un pacchetto di sigarette, offre, quelli rifiutano, compreso Giacomo che mostra la pipa per giustificarsi)... Lei, signora, permette?... Insomma, nel quadro di un più vasto piano, vero? ho preso una decisione... Insomma, questi locali, ecco, dovranno essere liberi entro il primo del mese venturo.

ester           (manierata) Oh, signor conte, che cosa ci dice mai? Dovremmo lasciare questa casa?

walter        Ecco, la signora mi sembra avere afferrato al volo, proprio al volo, il mio pensiero.

Altro silenzio.

ester           (cercando un appoggio nel marito) Già, ma non vorrei andare errata, sa? Noi siamo degli ignoranti, ma c'è un decreto, nevvero, Giacomo?

giacomo      (bovinamente)    Sicuro... un decreto...

walter        (sorridendo estrae uno stampato) ...il quale dice e-spressamente... Prego, signora, un portacenere.

ester           (dopo aver fatto finta di cercare intorno, gli porge una tazzina da caffè) La metta qua dentro per adesso, la cenere... Sa? Qui nessuno fuma sigarette... noi non usiamo...

walter        ...il quale dice espressamente così. Dov'è? Ah, ecco qui: «Neppure se il locatore in persona intendesse subentrare al locatario nei locali locati c'è la via per lo sfratto, a meno che il locatore stesso (leggendo, avanza ancora qualche passo e gli altri arretrano) non offra al locatario, alle medesime condizioni, locali...» (alza gli occhi)... ma che cosa c'è, miei signori?

ester            Niente, mi era parso un topo...

walter        (senza formalizzarsi) Ah... (riprende a leggere)... «locali corrispondenti di pari capienza e valore locativo...» Ora io avrei appunto intenzione di offrirvi in cambio...

maurizio     (balza fuori dal gabinetto, sorridente) Ci siamo, ho sentito tutto! Avevo ragione o no? Adesso posso anche farmi vedere... non c'è più pericolo!

walter        (come se se lo fosse aspettato) Ma bravo Maurizio, ma bravo!

maurizio     (sfrontato) Lei ha intenzione di offrire l'appartamento al primo piano nobile che adesso abita la sua famiglia, vero?

walter         Sicuro, precisamente.

maurizio     Con tutti i mobili, arredi, biancheria, oggetti d'arte, eccetera contenutivi? Oppure mi sbaglio?

walter        Proprio così. Non ti sbagli: con tutto quello che c'è dentro.

maurizio      E l'automobile anche?

walter         Sicuro, anche l'automobile.

maurizio      E a conto in banca come stiamo?

walter         Logico. Anche il conto in banca, e i titoli e i gioielli...

maurizio     E le serve anche, e l'istitutrice, e la cuoca, e il cameriere qui sottoscritto?

walter        Hai afferrato il concetto fino in fondo, bravo Maurizio.

maurizio     (rivolto agli altri,  trionfante)    Ve  l'avevo  detto non ve l'avevo detto? (Si siede.)

giacomo      (con intenzioni aggressive)  E dico, scusi, signore, anche la latrina lei ci cederebbe putacaso... pardon... volevo dir le toilettes (pronuncia come è scritto).

walter         Ma naturalmente anche le toilettes (ripetendo l'errore di pronuncia)... Facciamo cambio, insomma, miei bravi amici, e...

mariella    (battendo le mani)    Evviva! Hai sentito, mamma?

ester           (facendosi coraggio)    Signor conte, una proposta simile...

walter        (bonariamente) Non è proprio una proposta, signora, ma qualcosa di più. Vede? È curioso ma voi non siete nelle possibilità di rifiutare. Oh, lo so... lo vedo... voi annusate un'insidia...

ester           Dio me ne guardi... non è questo... ma è una proposta così (non riesce a trovar la parola) così...

walter        (sempre sorridente) Voi sospettate, vero? Forse immaginate che io faccia questo per qualche idea di vendetta... Solo che non riuscite a capire, vero?, che razza di vendetta sia, mai questa che vi copre d'oro. E il bello è questo: che è proprio una vendetta... Il lato estremamente interessante di questa proposta sta qui: che è una bassa vendetta... Eppure voi i l'accetterete, voi siete costretti ad accettare... (parlando sempre con grande distacco annoiato) ...Vi è mai capitato, dite, vi è mai capitato, magari di sfuggita, che so io? pulendo i vetri di quella finestra, vi è mai capitato di gettare un'occhiata ai nostri saloni dabbasso e agli armadi pieni di roba, e ai quadri, e ai servi che vanno e vengono... e ai bagni che sembrano... insomma come potete dirmi di no? (In tono scherzoso) Vi ho colpito nel segno, no?, battuti in pieno, ammetterete, e con un certo stile anche.

maurizio     (impertinente) Con questa differenza, se permette, signor conte, che loro sanno il pane che mangeranno e lei no... e lei non ci si è mai provato... alle volte i denti si spaccano su certo pane... se non sono abituati.

walter        (assentendo) E bravo Maurizio, tu sei equanime, stai proprio nel mezzo tu, tra noi e loro, e non rischi mai niente, vero?

maurizio     Sì, sarei ingiusto se osassi lamentarmi. La mia posizione è una posizione di prim'ordine, specie di questi tempi.

ester           (più inquieta che mai) Signor conte... E se noi... se noi ci rifiutassimo... Se dicessimo di no?

mariella    (la tira per la sottana) Sta' zitta, mamma, sta' zitta, per carità.

walter        Ma no, signora, siete proprio costretti ad accettare... E non lo nego... mi farà piacere sapervi nel salotto giallo... e  magari nella biblioteca a divorare i testi di storia, vero, signor Giacomo? Oppure ben sdraiati in macchina con un soffice plaid sulle ginocchia, o magari vestiti di rosso alla caccia della volpe! Lo meritate, questo sì, lo meritate davvero... Qua la mano, signor Giacomo, via, non avrà mica paura.

giacomo      (esitante dopo aver lanciato occhiate significative alla moglie) Oh beh... se la deve andar così, e che la vada. (Stringe la mano a Walter.)

maurizio     (perfido) Che cosa vi avevo detto. Si ribelleranno... vi daranno tutto... e voi sarete rovinati.

walter        Sei in gamba, Maurizio. Hai imparato qualcosa, bazzicando i signori, sei anche diventato abbastanza sottile, complimenti.

maurizio      Grazie, signor conte, bontà sua.

carlo          (spuntando, con voce timida)    E... quando?

walter        (non ha afferrato)    Prego...

carlo           Chiedevo:  quando potremo?...

walter        Ma anche subito, miei cari, non è già deciso? Questa sera anzi mi pare singolarmente adatta... Piove... a teatro non ci sono novità importanti, potrete rimanere in casa senza soverchio sacrificio...

mariella    Subito, allora?

walter         Subito, certo, signorina. Non c'è neanche da fare traslochi. Per me una valigetta soltanto. Vero, Maurizio, che vorrai farmi per l'ultima volta la cortesia di portarmela?

ester           (ostinata) Amen, allora... Ma per l'ultima volta vi dico: figlioli, io non sono tranquilla... tutta questa storia mi pare un po' storta... non vorrei che finisse malamente.

giacomo      Oh, per me, mi pare... (non riesce a spiegarsi meglio) e poi non è giusto alla fin fine che anche noi?...

walter        Ma certo... ve lo dicevo poco fa... un po' per uno, a turno, diamine, godere la vita!

ester            Eppure io non vorrei...

walter         Che cosa, signora mia?

ester            Non vorrei che noi ci mettessimo nei pasticci. Dormirei stanotte nei vostri letti... beh, penso che non debba essere poi troppo difficile. Ma domattina... domattina che cosa farò? Mi domando...

maurizio     Se è solo per questo! A stare bene ci si abitua subito... È a star male, signor conte, che si fa una certa faticaccia... e la valigia è già pronta?

walter        Nel guardaroba, sul sommier... Non hai che da chiuderla.

Maurizioesce. Nella camera movimento, mormorio, indecisione.

mariella    Oh mamma, andiamo giù a vedere... Non porterai via niente è sperabile... tutti questi schifosi stracci...

ester           (lasciandosi trascinare si avvia verso la porta) Buonasera allora, signor conte.

walter         Buonasera, e buona fortuna.

giacomo      (anche lui si avvia alla scala) Buonasera... e grazie, signor conte.

walter         Non c'è di che, signor Giacomo.

mariella    (dalla soglia) Buonasera... il bagno è di là, signor conte.

walter         Grazie, signorina.

carlo          (esce per ultimo)    Buonasera...

walter         Buonasera...  oh...  finalmente  (siede, prende le sigarette, accende) l'ultima sigaretta americana (butta il pacchetto vuoto)... e domani cicche...

giovanna    (entra con due valigie, ansimando. Tipo deciso e simpatico di signora di mezz'età, spregiudicata, pratica e generosa. Con voce piena dì vita)    Walter!

walter        (si volta sorridendo)    Giovanna!

giovanna    (solennemente)    Walter, sei un perfetto imbecille!

walter        (sorridendo)    No, non si poteva più continuare, cara Giovanna, lo sai... non si poteva più aspettare... ci avevano abbastanza angariato.

giovanna    Lo so, lo so. Beh, ma qui?... Insomma mi pare che la faremo abbastanza magra quassù... Che sporco, mio Dio... E tutta questa cenere per terra... razza di cafoni!

walter        (ride, si alza, l'abbraccia) Eh, che cosa ne dici del tuo vecchio Walter? Gliela abbiamo fatta, eh?... E Kitty, di', Kitty come l'ha presa? Doveva andare in casa di amici stasera, vero?

giovanna    È abbastanza sportiva, Kitty, la prende con disinvoltura. Sai? La novità dell'avventura!... Ma mio Dio, qui è davvero un po' troppo sudicio (cerca e trova una scopa, si mette senz'altro a scopare. Poi si avvicina all'angolo dove sono ammucchiate le cose già regalate ai poveri) Ma guarda, guarda dove hanno messo la nostra roba... non si può negare che sia stata gradita... una bella soddisfazione, non c'è che dire (colpita da un'idea divertente). Però... vedi come alle volte si ha il presentimento del futuro... chi l'avrebbe mai detto che questi regali ci sarebbero serviti per mettere su casa? (Ride gentilmente e comincia a disporre i mobiletti, i vasi, i pezzotti colorati) Guarda se erano o non erano dei cretini... ecco qua (collocando una piccola pettiniera e sedendosi davanti)... basta poco alle volte... Non è già una stanza più cristiana, adesso?

walter        (aiutandola) Par quasi il palazzo dei faraoni. (In breve, e qui sta un po' all'abilità del regista, con quattro cinque elementi la stanza dovrebbe cambiare volto, assumendo una certa cordiale abitabilità) Vittoria, vittoria, moglie mia! Hai visto come correvano giù per le scale? Poveretti, quasi mi facevano pietà.

kitty            (entra sbuffando, carica di valigie e pacchi; tre cappellini uno sull'altro in testa) Sono qui, sono qui... e la mia camera dov'è?

walter        (divertito) Mah, qui così direi... oppure qua... oppure anche qui (facendo segno. Poi rivolto alla moglie) Giovanna, sarà un residuo abominevole di borghesia, ma qui credo che si imponga un paravento... (dispone su una corda tesa per far asciugare i panni un allegro cretonne trovato nell'angolo).

Battono alla porta.

giovanna    Avanti!

maurizio     (entra con la consueta disinvoltura recando la valigia) Ecco qua la sua valigia, signor conte... signor conte per l'ultima volta, direi... adesso il signore vero è quello laggiù... il signor cavaliere Giacomo.

walter        Cavaliere? Già fatto? Ci hai pensato tu, scommetto, motu proprio... Ma bravo il mio Maurizio!

maurizio     (con improntitudine a freddo)    A proposito, Walter, guardi che sono incaricato di portar via questo orologio (esegue) e la poltroncina (esegue)... dicono che è roba loro... che gliel'hanno regalata.                                                                  

walter         Benone, non perdono tempo gli amici...                       

maurizio     (strizzando l'occhio) E scusi, Walter, non vorrei essere indiscreto, ma lei è proprio sicuro di avere fatto i calcoli giusti? Lei è sicuro di non restare con la peggio?

kitty            (che nel frattempo cerca di mettere un po' in ordine le sue cose)    Papà, papà! Te lo dicevo anch'io...

walter        Lascia perdere... così era scritto, signor Maurizio. Non facevi la profezia anche tu? Ti ho sentito un giorno nel giardino mentre stavi concionando con la cuoca... Verrà giorno, dicevi, che i ricchi non ne potranno più e si ribelleranno... Allora essi saliranno alla conquista delle stamberghe dei poveri e le conquisteranno e faranno bottino della miseria e della fame e si vestiranno degli stracci dei poveri e allora sui tetti...

giovanna    (interrompendo) Walter, scusa Walter, ma ho la vaga impressione...

walter         C'è qualcosa che non va, mia cara?

giovanna    Ho idea che d'estate questo sia un magnifico posto da scarafaggi... ne ho già trovato uno...

walter        Li uccideremo a fucilate... il vecchio cacciatore di bufali e cinghiali non sbaglierà un colpo.

maurizio     (Esce ridacchiando con l'orologio e la poltroncina. Ma subito dopo rientra)    A proposito... mi dimenticavo... guardate che adesso verranno dei muratori sul tetto... (con compiacenza maligna) forse vi disturberanno un poco...

giovanna    A quest'ora? Ma son matti?

maurizio      Mah, il cavalier Giacomo, gli ha preso la fregola, vuoi costruire una torricella sul tetto... dice che ormai il padrone del vapore è lui e che vuole godersi il panorama...

giovanna    Ma è notte, ormai, che fretta c'è?

maurizio      Ah, non vogliono più perdere un minuto, quelli là... dinamismo... dinamismo... (esce).

giovanna    Non vorrei, che con la tua bella trovata...

walter         Che cosa?

giovanna     Non vorrei che gli abbia dato di volta il cervello... sai? in certi l'improvvisa ricchezza ha effetti disastrasi...

walter         Beh, confesso che a questo non ci avevo pensato (Ode uno scricchiolio alla porta.  Si volta)  Beh,  chi c'è adesso? Sei tu, Maurizio?

giacomo      (si affaccia alla porta) Scusino sa? Lo so bene che non è più casa mia e che non dovrei venire a disturbare... le so anch'io dopo tutto le regole di creanza... ma ci dovrei prendere una misura per il tetto, se no chissà quei pelandroni che cosa mi combinano (entra con un metro, prende due o tre misure sul soffitto) ecco... subito fatto (si volta, resta colpito dal nuovo aspetto della stanza). Caspita, caspiterina! Complimenti! Un salone da ricevimenti eh? Vi ha fatto comodo la mia roba! E pensare che noi... (tace meditando qualcosa, poi si ritira). Che scusino, che scusino tanto... (esce, lo si sente di fuori vociare con i muratori, rumori di passi, colpi di martello ecc).

walter        (accennando col capo a Giovanna)    L'hai visto?

kitty            Che fior di tanghero.

giovanna    Poveraccio. È rimasto male, è rimasto...

walter         Che cominci a invidiarci di nuovo? Che non sia ancora soddisfatto?

Fuori della porta qualcuno parlotta. Poi, stranamente rispettoso, rientra Maurizio.

maurizio      Che dovevo farci, signor Walter? Quello là è andato in bestia... Dice che la roba meglio ve la siete tenuta... Dice che non se l'aspettava che fosse così bella...

giovanna    (stupefatta) Come? Come? Ma se l'ha tenuta qui per mesi interi in un angolo!

maurizio     Oh, ma lui dice che non gli avevate insegnato ad adoperarla. Dice che l'avete imbrogliato... E vuole indietro tutto quanto.

kitty            I suoi stracci vuole?

maurizio     No, no, vuole indietro questi mobili, questi vasi, queste belle cosucce (comincia a trasportarli fuori) mi dispiace sa? (Rivolto a Walter) Stavolta giuro ho proprio rabbia... Glielo avevo detto, signor Walter, che lei aveva sbagliato calcolo... lei forse pensava che più o meno quelli là fossero come lei... e invece sono diversi...

In pochi istanti la stanza torna squallida e nuda.

walter        (osserva lo sgombero un po' deluso).

maurizio     (finalmente schietto, come per farsi perdonare) E sa che cosa le dico?... Quasi quasi, parlo sul serio sa? Io resto qui con lei... ho bell'e capito che con quelli là sotto non sarà un bel vivere... qui dietro c'è una soffitta... ci si può mettere una branda... e il salario me lo darà con comodo (tutto questo completando il repulisti).

walter        Grazie, Maurizio... in fondo sei un simpatico briccone (gli batte una mano sulle spalle)... ma son cose che si dicono... (sorridendo) non ce n'ho proprio più di soldi, sai?... E poi, se ti tenessi, quelli direbbero che gli soffio la servitù,

maurizio     (uscendo) Arrivederci, signor Walter, parrà fin comica, ma io in fondo parlo quasi sempre sul serio (parte).

Silenzio e scoramento.

kitty            (che non sa più dove mettere la sua roba e traffica con le sue valigie)    Papà, papà, ma qui fa un freddo cane!

walter        (affettuoso) Kitty, piccola Kitty, stammi a sentire... Qui fa un po' freddo, lo so, ma al vecchio modo non si poteva più andare avanti, credimi... Di fare i ricchi signori, ecco la verità, non eravamo più capaci... ci mancava ormai la convinzione... Avevamo disimparato come dice quell'allegra canaglia di Maurizio... Proprio così, ci si vergognava quasi di essere puliti ed eleganti, ci si vergognava quasi delle automobili, della bella casa, dei cani... No, no, non eravamo più capaci... E ora invece impareranno a fare i signori senza un soldo... Questi stracci diventeranno per merito nostro delle cosette molto chic... Ci imiteranno ancora sta' pur certa e ci invidieranno anche... saremo sempre gli stessi, anche da pezzenti...

kitty            (scuotendo il capo) Quante storie, mio povero papà! L'eleganza bisognerà sempre pagarla cara!

walter        Si capisce che la pagheremo. La pagheremo con qualche chilo di meno e qualche rammendo di più... Ma un bel giorno si accorgeranno, quelli là, che i quattrini in mano loro sono diventati robaccia...

giovanna    Bravo Walter, così mi piaci. Quando parli così ti voglio quasi più bene. Ma saremo poi forti abbastanza, mi domando, tu al lavoro e io qui con la scopa?

kitty            Credi a me, papà. Tutta questa impresa non servirà a niente. Tu hai fatto questo soltanto per orgoglio, e magari anche per paura, e magari anche perché in fondo li odiavi... E per questo non servirà a niente.

walter        Orgoglio, dici? Chi lo sa. Eppure, dopo tutto, è la nostra ultima forza.

giovanna    Ah, (si siede) comincio a esser stanca.

walter        (sentimentale) Già stanca? E la nostra battaglia? Avrei voluto vedere già un poco riorganizzata la casa prima di andare a dormire.

kitty            Organizzare, papà? Che cosa vuoi riorganizzare ormai in questa bicocca?

walter        Oh, tu non sai. Vedi? Kitty (indica un angolo del camerone e descrive via via ogni cosa coi gesti). Io qui farei l'anticamera... una bella stuoia, capisci?... e due cassepanche... e un grande vaso di Sèvres, blu, sottile, un poco più alto di quello che avevamo dabbasso... oh, pardon... non dobbiamo mai ricordare... (indicando un ipotetico muro divisorio) Fino a qui, vedi? L'anticamera...

kitty            (osserva scuotendo il capo).

walter    Oh, Kitty, bisogna avere un po' di fede! Vedi? Io adesso qui farei la sala di soggiorno col suo bel tavolo da un lato, e le poltrone... così... e qui magari uno specchio veneziano... e qualche bel quadro... che ve ne pare? (Come rispondendo a immaginarie obiezioni) No, no, il trumeau bisogna metterlo assolutamente qui nell'angolo, qui invece l'étagere stile impero, non vi par meglio? (Fa qualche passo indietro come per godere il colpo d'occhio) Ma guardate se non è magnifico. Soltanto questa tenda di velluto io la cambierei... Che ve ne pare?

giovanna    (dopo aver seguito le fantasie del marito in silenzio, si alza, decisa, quasi si sia persuasa che l'unica è abbandonarsi fino in fondo al gioco) Sì, Walter, hai ragione. Sa maledettamente di vecchio, questa tenda... Un bel cretonne a fiori, così, ecco quello che ci vuole (con un'ombra di malinconia) è proprio il posticino ideale per mettersi a lavorare e a leggere.

walter        E qui? Che cosa ne diresti? La nostra camera? Questo baldacchino si potrebbe anche abolire (toglie uno straccio appeso e lo scaraventa in un angolo) non fa che raccogliere ragnatele... e la tua toilette qui così un po' di traverso, bene in luce... e il portafiori cinese dove lo metteresti?... Rinunciare al portafiori, dici? Le rose ti danno il mal di testa? Lo vedi che il tappeto azzurro va proprio giusto di misura? Ora, sopra il letto io metterei una bella...

Battono alla porta.

giovanna    Ancora Maurizio? E che cosa vorrà a quest'ora? Avanti, avanti!

maurizio     (entra a passi un po' incerti) Sarei dunque qui, sarei, se ancora mi volete...

walter        (lo guarda sorridendo)    Ma glielo hai detto a quelli là?

maurizio      E che bisogno c'era di dirglielo?

walter        Mah, (scuote il capo) io se fossi in te ritornerei dabbasso, se non altro, laggiù c'è caldo.

maurizio     (Non si muove. Gli altri lo guardano. Imbarazzo).

walter        Bene... allora, già che sei qui ci potresti aiutare all'opera di arredamento... Completo riassetto e restauro su progetto dell'architetto Okei... Eravamo giunti alla camera della Kitty e si stava appunto discutendo: meglio il bianco o l'azzurro... e io propenderei per l'azzurro (si sentono dei rumori e delle voci sul tetto) ...azzurre anche le tendine... o le preferiresti di seta greggia?

giovanna (ormai con scarsa persuasione) Sì, bravo Walter... e qui la biblioteca col pianoforte... No, un lampadario non ce lo metterei qui, basterà un abat-jour di fianco... e così la sera, ti suonerò un poco le mie vecchie musiche da signorina (fa il gesto e si ode, in sordina, il suono di un piano, musica molto semplice, che svanirà a poco a poco).

kitty            (improvvisamente) Papa, ma hanno rotto il tetto! Viene dentro un'aria!

walter        Coraggio, Kitty, questa è l'ultima nostra battaglia, se la perdiamo è finita... Abbiamo voluto ribellarci... bisogna andare fino in fondo...

kitty            (piagnucolando) Se ne fregano quelli là di sotto, ci toglieranno tutto, ci sprangheranno anche la finestra perché non possiamo osservarli come loro facevano con noi dalla mattina alla sera... Se ne fregheranno loro della nostra eleganza, ci lasceranno crepare come tanti cani... Hai sbagliato calcolo, papà! Loro ci si trovano bene in mezzo ai soldi, loro hanno imparato subito a fare i ricchi signori, altro che noi!

Intanto da un foro del soffitto comincia a scendere un fitto pulviscolo di neve.

walter        Nevica, guarda! Kitty, guarda come scende, proprio qui, in casa! Che bei fiocchi bianchi, non li ha ancora toccati nessuno...

maurizio     (che ha assistito perplesso a tutta la scena, accennando alla neve) Sa, signor Walter, considerato tutto... insomma ci ho pensato su... sa? Con voi mi ero abituato così bene... e poi ho anche una certa età oramai... insomma non dica che sono un vigliacco, ma forse è meglio che torni giù... (si avvia alla porta. Con un ammiccamento patetico)... mica altro sa, ma dabbasso fa caldo.

walter        (giocherellando con una mano nella neve che scende) Eh, Maurizio... hai visto che avevo ragione? (Lo guarda partire) ... È inutile... gli unici che forse possono intendersela con la miseria sono ancora i signori...

kitty            Papà... tu non l'hai fatto per pietà..., l'hai fatto solo per orgoglio e paura... e così doveva finire.

giovanna    (rincantucciandosi su una sedia) Brrr!... Dio mio, qui si gela!

walter    Oh, Giovanna, che cosa succede adesso?

giovanna (quasi singhiozzando) Walter, non siamo forti abbastanza... oh, Walter, tutte queste favole, contro il freddo non servono... Walter, ho fame... ho paura...