La roba

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LA ROBA

ALDO LO CASTRO

L A R O B A

Commedia in due atti

Liberamente ispirata allomonima novella di G. Verga

Personaggi

LIBORIO

DON CICCINO MAZZARO

TERESA

GIOVANNI

MARA

SANTUZZA

IL BARONE

TURI

ALFIO

FILIPPO

CONTADINI E CONTADINE

Lazione si svolge agli albori del 900, nelle campagne, a sud di Catania.

ATTO PRIMO

Una delle tante masserie di Don Ciccino Mazzao. Sul fondo, un muretto seminascosto da alberi e cespugli; a sinistra un magazzino-deposito a cui si accede attraverso un grande varco, parzialmente chiuso da una rudimentale porta. A destra, in prima, casa il cui uscio rialzato da due gradini; scorcio di altra casa con ampio balcone.

Luscita comune sul fondo, a sinistra, lungo il muricciolo; altra uscita , sul fondo, a destra, oltre la seconda casa.

Addossato alla parete del deposito, un piccolo tavolo rustico con un paio di sedie impagliate; altre sedie nei pressi della prima casa. Al centro, vicino al muretto, un albero, sotto il quale v un altro tavolo rustico con alcune sedie.

Allapertura del sipario, si nota un andirivieni di contadini che covoni sulle spalle portano il grano al magazzino. Uno di essi, Liborio, indugia in scena e comincia a divorare un gran pezzo di pane, seduto sul muretto di fondo.

1

VOCE f.s. Scusate, amico! Dico a voi, giovanotto!

LIBORIO Chi vuliti?

VOCE f.s. A chi appartengono queste masserie?

LIBORIO A don Mazzar.

VOCE f.s. E i campi di grano?

LIBORIO A don Mazzar.

VOCE f.s. E quei vigneti?

LIBORIO A don Mazzar.

VOCE f.s. E i frutteti, gli uliveti?

LIBORIO A don Mazzar.

VOCE f.s. Anche le mandrie che ho veduto pascolare, poco fa?

LIBORIO Ancora? Vi sto dicendo che appartiene a don Mazzar- Tuttu chiddu ca viditi e puri chiddu ca non viditi, di sua propriet.

VOCE f.s. Scommetto che anche il sole che tramonta suo!

LIBORIO S, sfottiamo!

VOCE Insomma, stu don Mazzar ricco come il re!

LIBORIO No! Lui pi ricco del re! Don Mazzar dice che la roba del re appartiene al popolo e perci non di nessuno.

VOCE f.s. Ma viditi quanto ne sa questo Mazzar!

LIBORIO Ma voi pirch non scinditi da quella mula e vi riposate un poco? Fa caldo, oggi.

VOCE f.s. No, non ci ho tempo. Questa strada dove porta?

LINORIIO A Lentini.

VOCE f.s. E quella?

LIBORIO A Francofonte.

VOCE f.s. E quellaltra, a sinistra?

LIBORIO Ma, scusate, voi dov che dovete andare?

VOCE f.s. Siete troppo curioso, per i miei gusti, giovanotto

LIBORIO Ah, io sono curioso?

VOCE f.s. - e io, i fatti miei, non ci cuntu al primo che incontro!

LIBORIO Mi pare giusto. E allora, dovete pigliare quella strada.

VOCE f.s. E perch quella strada dove mi porta?

LIBORIO A fari nculu!

VOCE f.s. Camina, Rosetta, ca chistu vastasu ! (So allontana borbottando).

LIBORIO (lo segue con lo sguardo) Ma ci ni sunu pazzi, a piede libero!

(Da destra, non visto da Liborio, sbuca Mazzar).

MAZZARO Che facciamo, ci mettiamo a fare conversazione coi forestieri, inveci di travagghiari?

LIBORIO No, che arrivato unu e

MAZZARO Non minteressa! Dov Giovanni?

LIBORIO Giovanni?

MAZZARO Ma mi capisci quando ti parlo o no? Se ti domando dov Giovanni, significa che mi riferisco a Giovanni, giustu? Sceccu!

LIBORIO No, che mi stavo sforzando di ricordare dov che lho visto Vossia non mi d manco il tempo di

MAZZARO (spazientito, urla alla porta della casa) Teresa! Teresa!

2

(La porta si apre ed entra unallarmata Teresa).

TERESA Che successo, don Mazzar?

MAZZARO Dov tuo marito?

TERESA Giovanni?

MAZZARO E qua, ce n unatra! Tu quanti mariti hai? Che sei bigama, trigama, quadrigama?! Quanti ne hai, tu, di mariti?

TERESA (confusa) Come quanti mariti? Diminiscansa! (si fa il segno della croce) Uno, voscenza.

MAZZARO E questunico e disgraziato marito dov? Me lo puoi dire o un segreto di stato?

TERESA E io che ne so? Stamattina uscito che ancora era scuru

MAZZARO Ora, dico io, invece di farmi perdere tempo, non me lo potevi dire subito?

TERESA (stordita) Che cosa?

MAZZARO S, va bene, vah.

3

(Sopraggiunge, da sinistra, Giovanni, assieme ad alcuni contadini, covoni sulle spalle).

GIOVANNI Avanti, picciotti! Scaricate tutto dentro il magazzino!

TERESA Meno male che sei arrivato! Don Mazzar, ti deve parlare

MAZZARO (a Teresa) Permetti che glielo dico io che gli devo parlare? Oppure sai pure quello che gli debbo dire!

TERESA Io? E che ne posso sapere, io?

MAZZARO E allora, torna in casa e non tintromettere!

(Teresa esce rapidamente).

GIOVANNI Vossignoria mi stava cercando?

MAZZARO S! na matinata sana che ti cerco!

GIOVANNI A me?

MAZZARP Ecco: mancava giusto, lultimo scecco! Ma, porcu diavulunim il sole vha mangiato il cervello a tutti, oggi?

GIOVANNI - E, infatti, sotto il sole sono stato, tutta la mattina, assieme ai picciotti

MAZZARO E se il sole ti fa diventare scemo, significa che non puoi lavorare per me e se non puoi lavorare, io ti licenzio.

GIOVANNI Accuss vossignoria mi fa torto Io non mi merito

MAZZARO E allora, non ti lamentare se stai sotto il sole! Unni vulevi stare, sotto un albero, a goderti il fresco mentre io ti pago?

GIOVANNI Ma no, che centra?

MAZZARO Basta! Statti mutu! Ti ho cercato perch mi devi fare un sirvizu.

GIOVANNI Vossia parra.

MAZZARO Devi andare dal barone Ronsisvalle e portarmelo qua. Gli dici che ci devo parlare perch arrivato il momento di regolare quella certa faccenda che lui sa.

GIOVANNI Ma io ho sentito dire che il barone malato

MAZZARO E se malato, un poco daria fina, qua, da me, non gli pu fare che bene. E se proprio si rifiuta, allora gli riferisci queste parole precise: Don Mazzar mi ha detto che ci ha la citazione, in tasca, pronta per il tribunale. Vedrai, a quel punto, come corre, il signor barone!

GIOVANNI Sissignore. Ci devo andare subito?

MAZZARO No, vacci a Natale! Avanti, curri, bestia!

GIOVANNI Sissignore. Che dice, ci vado col calessino?

MAZZARO E come te lo vuoi portare qua, il barone, a dorso di mulo?

GIOVANNI Infatti. (A Liborio che si attarda in zona) Liborio! Preparami il calessino! Moviti!

LIBORIO Subito. (Esce)

GIOVANNI (a Mazzar) Se voscenza permette, prima di partire, mi mi vorrei dare na sciacquata

MAZZARO Che dici, ti vuoi fare il bagno, pure?

GIOVANNI No, che bagno Il fatto che siccome sono tutto sudato e

MAZZARO Il sudore te lo asciughi strada facendo! Cammina, muoviti! ch oggi non giornata!

GIOVANNI Posso avvertire, almeno, mia moglie che?

MAZZARO Ma perch, stai partendo per la guerra?! Vatinni, va, prima che ti piglio a calci nel sedere!

LIBORIO (entra) Il calesse pronto.

GIOVANNI Me ne vado, me ne vado. (Mentre si allontana) C bisogno di fare in questo modo, dico io? (Esce)

4

MAZZARO E senza lamenti! Porco diavuluni! Ch oggi non giornata! (A Liborio che rimane a fissarlo) E tu che hai da guardare?

LIBORIO Io? Niente.

MAZZARO E allora, vatinni a sistemare i covoni, nel magazzino! Forza, muoviti! Al lavoro!... ch oggi

LIBORIO - non giornata.

MAZZARO Che fai, lo spiritoso? Scompari davanti agli occhi miei, animale!

(Liborio esegue e va nel deposito. Mazzar si allontana imprecando, da destra. Per qualche istante, la scena resta vuota. Si sentono, in lontananza, il latrare dei cani e le voci degli uomini che lavorano nei campi. Canticchiando entra Teresa, si siede e si appresta a sbucciare dei piselli. Entra Mara con un fascio di verdure).

MARA Buongiorno, Teresa.

TERESA Oh, za Mara!

MARA Ti ho portato un poco di verdura Lho colta stamattina presto. Ma, cogli questa e cogli quella, ne ho presa tanta che ci pu mangiare un reggimento! (Ride) Io sono sola: che me ne faccio di tutta sta cicoria? Per questo ho pensato di portartene un poco cos gliela cucini a tuo marito che so ca ci piace.

TERESA Ve lo siete ricordato! Giovanni, infatti, ci va pazzu pa cicoria! Vi ringrazio. Ma perch non vi sedete? Io sto sbucciando questi piselli Ne volete un poco?

MARA No, grazie, gioia. A casa, ce nho una pignata sana! Per lappunto, oggi mangio pasta e piselli. Aspetta che ti aiuto.

TERESA Vi volete disturbare? Se, per, avete altro da fare

MARA E che debbo fare? Per oggi, ho finito di lavorare per don Mzzar!

TERESA (ha un moto di stizza) Don Mazzar! Criditimi, Mara certe volte mi fa venire un nervoso, stu cristianu! Uno non sa mai come lo deve pigliare. sempre scontento, irrequieto, scorbutico! E, per un nonnulla, sinfuria e fa il pazzo! Ora con uno, ora con laltro a giro, se la prende con tutti quelli che lavorano per lui! Ma, dico io, c bisogno di fari accuss tutta la santa giornata? Ma che ci ha, il diavolo in corpo, ci ha?

MARA Lo so. Ha un brutto carattere Ci vuole pazienza con lui.

TERESA Oramai sono quasi due anni che lo conosco, giusto? Ebbene, in due anni, non lho veduto ridere manco una volta! Tutto il tempo, con quella faccia scura e cattiva!

MARA Forse, sei troppo severa Forse, non , poi, cos cattivo.

TERESA Nemmeno tanto buono, per! Laltro giorno, quella poveretta di Rosa mi ha fatto una pena! Gli aveva domandato se le poteva prestare qualche tar La conoscete, Rosa ci ha quattro bambini piccoli e sfamarli non facile. Lo sapete come ci ha risposto don Mazzar? Io pane e cipolla, mangio, anche se sono il padrone! Che volete da me? Vi pare che me ne vado a rubare? Ditemi voi se questa non cattiveria!

MARA Per anche vero: lui, pane e cipolla mangia! Lo so che non ci ha il cuore troppo tenero. Il fatto che nessuno gli ha insegnato a voler bene. Il padre gli morto quando lui era ancora in fasce La madre, poverina, aveva avuto una brutta malattia ed era rimasta muta e quasi paralitica!

TERESA Insomma, gli sono mancati gli affetti pi importanti, nei momenti pi importanti della vita.

MARA Brava. Proprio cos. E perci, ha vissuto come un lupo solitario.

TERESA Voi lavete conosciuto da giovane Non ve lho mai domandato Si pu sapere comera, da giovane, don Mazzar?

MARA Lo sai da quanto tempo lo conosco? La bellezza di trentasette anni! Lavoravamo insieme, come braccianti, alle dipendenze del barone.

TERESA Il vecchio padrone di queste terre?

MARA (annuisce) E il Ciccino Mazzar di quel tempo, non era tanto diverso da quello che conosci tu. Forse, pi taciturno, questo s. Ma sinfuriava anche allora, eccome! Me ne accorgevo dalla smorfia che gli nasceva, qui, allangolo della bocca, ogni volta che il padrone o il soprastante lo prendevano a calci. Teneva i denti stretti, per non lasciarsi sfuggire unimprecazione o un lamento e la bocca serrata, chiusa a chiave da quella smorfia. Poi, quando i suoi aguzzini si allontanavano, quella smorfia diventava un sorriso maligno.

TERESA (colpita) Come la raccontate voi, za Mara, mi fate venire i brividi!

MARA (sorride) E perch, gioia? Lo vuoi sapere perch Mazzar sorrideva? Perch lui io lo so! pensava gi alla roba!

TERESA Ma a quale roba poteva pensare, scusate, se non aveva niente, a quel tempo?

MARA Alla roba che, un giorno, sarebbe stata sua, pensava. E con questa ossessione in corpo, se ne stava curvo a zappare o a seminare Lavorava dalla mattina alla sera, senza stancarsi e senza fiatare! Ogni tanto, alzava la schiena e si guardava intorno, con laria soddisfatta! Era quasi come se quella terra fosse gi sua! E il bello era che ci credeva, lui! E, una volta, me lo disse, convinto.

TERESA Che cosa

Vi disse?

MARA Mi si avvicina, con gli occhi stralunati tanto che io pensai: Ma chi voli chistu?- e mi parla sottovoce, allorecchio.

TERESA Ma, insomma, che vi disse, za Mara?

MARA Che mi disse? Tutta sta terra che vedete, fino a dove tramonta il sole, mi disse, fra qualche tempo, sar roba mia!

TERESA E voi?

MARA Io? Niente. Sono rimasta ammutolita e l per l, ho pensato: Questo qui pazzo da catena! Ma, dopo mi sono ricreduta! Altro che pazzo! Quello ci ha la testa come un brillante!

TERESA No, pazza, ci divento io! Ma com possibile che riuscito ad accumulare tutta questa ricchezza?

MARA Con la testardaggine, cara Teresa, raccogliendo mollica dopo mollica. Risparmiava anche laria che respirava! Tutti i santi giorni, metteva da parte i tre tar che guadagnava. Tanto, per mangiare, gli bastava una fetta di pane e un pezzo di cipolla proprio come ora! e a vestirsi, poi, non ci pensava nemmeno. Lho sempre visto a piedi scalzi, lho sempre visto! E che fosse estate o inverno, per lui, era la stessa cosa.

TERESA Per ora che vecchio - potrebbe campare sereno e godersi la sua bella roba. E invece, no. Continua ad angustiarsi la vita! Ma, allora, a che gli serve tutta sta benedetta roba?

MARA Il suo unico pensiero comprare altra terra fare altra roba sempre pi roba!

TERESA (ironica) Fra poco, anche il mare sar roba di don Mazzar! Ci manca solo che combina qualche buon affare col Padreterno e accuss diventa padrone pure della luna!

MARA (ride) Pu essere! C stu vicchiazzu di Mazzar, tutto possibile! (Le due donne ridono poi Mara si alza) Avanti, ora me ne vado, gioia, ca si fici tardu.

TERESA (si alza anche lei) Arrivederci, za Mara e grazie ancora per la cicoria.

MARA (mentre si avvia) Domani, ti porto un po di fave fresche. Ti piacciono?

TERESA S ma non il caso che

MARA Va bene, va bene. Ti saluto. (Esce, da sinistra).

5

(Mentre Teresa si appresta a rientrare in casa, da destra, entra Santuzza, una giovane contadina).

TERESA Oh, Santuzza! C cosa?

SANTUZZA No, niente.

TERESA Stai cercando a qualcuno?

SANTUZZA Io? E a chi debbo cercare?

TERESA E che ne so? Comunque, se, per caso, cerchi a Liborio

SANTUZZA Se vi ho detto che non cerco a nessuno!

TERESA (sorride) Hai ragione non parlo pi. Me ne vado a cucinare. Ti saluto, Santuzza. (Esce).

SANTUZZA Buona giornata

(Santuzza sembra attendere qualcuno. Si guarda attorno, ansiosa poi si accosta al magazzino e cerca di scrutarvi dentro. Improvvisamente, le braccia di Liborio lafferrano. Santuzza emette un gridolino di sorpresa).

LIBORIO (ridacchia, divertito) Ma che, ti sei messa paura?

SANTUZZA E certo! Mi compari accuss, come il diavolo dietro laltare!

LIBORIO Vieni, andiamo nel magazzino!

SANTUZZA Ma che sei, cretino?

LIBORIO Forse. Ma se sono cretino, la colpa tua!

SANTUZZA Io? E che centro io? E statti fermo c sti manu!

LIBORIO Quali manu? Hai visto? Non so nemmeno quello che faccio! Mi sono rincretinito! Ma dico io, se non ti posso dare neanche un bacetto, perch ci siamo fidanzati?

SANTUZZA Ah, tu, per questo, ti sei messo con me, allora!

LIBORIO No, che centra? Per, scusa, se siamo ziti, ho il diritto di baciarti o no?

SANTUZZA Sintitilu! !Diritto! No, tu non hai nessun diritto, ancora. Quando poi la cosa diventa seria e vieni a casa mia, a parlare con mio padre e mia madre

LIBORIO E io ti ho forse detto che coi tuoi, non ci vengo a parlare?

SANTUZZA Ma non mi hai nemmeno detto che muori dalla voglia di parlarci! E, comunque, o ci parli o non ci parli, tu, certe cose con me, non le fai! E se non ti sta bene, possiamo anche rompere il fidanzamento e ognuno per la sua strada!

LIBORIO Tu non mi capisci, Santuzza

SANTUZZA Guarda che non sono scema! Ti capisco e come! Per, prima, ci dobbiamo sposare. Poi, si vede.

LIBORIO Ah, perch non sicuro manco dopo il matrimonio! Boni semu misi!

SANTUZZA Tu non mi vuoi bene.

LIBORIO Ma come, non ti voglio bene? Che dici? Forse, sei tu che non mi vuoi bene

SANTUZZA Questo non lo devi neanche pensare! Perch io ti porto sempre con me, nel mio cuore di giorno e di notte E se tu mi lasci se tu mi lasci, io mi butto nel pozzo!

LIBORIO Ma no che non ti lascio, Santuzza! Come ti potrei lasciare? Tu, per me, sei come laria che respiro! E uno che fa, pu fare a meno di respirare?

SANTUZZA (lo abbraccia istintivamente poi si ritrae) Che belle parole hai detto! No, non mi ci butter mai nel pozzo!

LIBORIO Brava. Ora, per, mi devi permettere di darti un bacio altrimenti nel pozzo, mi ci butto io.

(Santuzza lo bacia rapidamente sulla guancia).

SANTUZZA Basta, basta! Che mi fai fare? Che mi fai fare? (Si allontana rapida da destra e incrocia Mazzar che, invece, entra) Vossia benedica! (Esce).

6

MAZZARO (Resta, per un momento, ad osservare Santuzza che gi uscita) Che cosa ci faceva qua, quella cretina?

LIBORIO Quale cretina?

MAZZARO (in tono severo) Vieni qua, assettiti che ti debbo parlare. (Liborio esegue) Senti, Liborio, io, con te, voglio essere pi chiaro di un libro stampato.

LIBORIO Sissignore.

MAZZARO A tuo padre, buonanima, io feci una promessa. Che avrei pensato a te e che ti avrei dato un lavoro.

LIBORIO Sissignore.

MAZZARO Ora, fino ad oggi, quella promessa, lho mantenuta anche perch, tutto sommato, sei un bravo carusu.

LIBORIO Sissignore.

MAZZARO Non si pu certo dire che brilli per intelligenza

LIBORIO Sissignore.

MAZZARO - ma a questo mondo, tutto non si pu avere.

LIBORIO Certo. (Si alza e sta per allontanarsi).

MAZZARO Dove vai?

LIBORIO No, mi pareva che vossia aveva finito.

MAZZARO Non ho finito, sceccu, assettiti!

LIBORIO (esegue) Sissignore.

MAZZARO Ora, veniamo al dunque. Vedi che a casa mia, certe sconcezze certe porcherie e tu mi capisciio non ne voglio vedere. Se uno ha qualche necessit, se ne va in paese e si passa il capriccio. Ma qua, a casa mia, no! Mi spiego?

LIBORIO Sissignore.

MAZZARO A scanso di equivoci, te lo spiego meglio. Se tu e quellaltra avete certi pruriti, fateveli passare! Ci siamo capiti, ora?

LIBORIO Sissignore.

MAZZARO Per, se oltre ai pruriti, vi volete anche bene, allora maritatevi e non se ne parla pi.

LIBORIO Ma per caso, vossignoria parente di

MAZZARO Di chi?

LIBORIO Di Santuzza.

MAZZARO Parente di Santuzza? E cu a canusci?

LIBORIO Come cu a canusci? a picciotta che, prima, ha visto qua

MAZZARO Bestia! Se lavora per me, certo che la conosco! Ma chi schifu centra la parentela?

LIBORIO No, perch vossia ha fatto gli stessi ragionamenti di Santuzza. Prima il matrimonio, mi ha detto, e poi Ha capito? Con quella, se prima non me la sposo, non ci esce niente, don Mazzar!

MAZZARO E allora, vuol dire che tanto cretina non . A ogni modo, Liborio, io ti sto avvertendo. Combinami qualche minchiata e - promessa o non promessa te ne faccio andare a calci in culo e il lavoro te lo cerchi da unaltra parte. Hai capito, vero?

LIBORIO Sissignore.

MAZZARO Speriamo.

LIBORIO Don Mazzar, mi scusi Mi rivolgo a vossia perch vossia uno che conosce la vita e, di sicuro, mi pu aiutare.

MAZZARO La vita, forse, non la conosco abbastanza per conosco gli uomini.

LIBORIO E pure le donne, penso, no?

MAZZARO (stizzito) E pure le donne. Insomma, qual il problema?

LIBORIO Il mio problema che siccome Santuzza mi piace assai, come la posso convincere a passare una notte con me?

MAZZARO (imbufalito) Che significa una notte?! Ma, aalura, non hai capito niente! E a chi ho parlato, al muro, ho parlato?! Senti, una bestia pi bestia di te, io, nella mia vita, non lho mai incontrata!

(Si sente, da fuori scena, la voce di Giovanni che accompagna il barone).

VOCE DI GIOVANNI - Si accomodi, barone!

MAZZARO (a Liborio) Vattinni, va, ch ci ho da fare!

7

(Entrano Giovanni e il Barone, un uomo ben vestito, dal portamento fiero).

LIBORIO (saluta) Buongiorno, signor barone. (A Mazzar) Io che faccio, me ne posso andare?

MAZZARO (urla, fuori di s) Tu te ne devi andare! (Al Barone) Barone illustrissimo, i miei rispetti.

(Il barone risponde al saluto con un cenno del capo).

LIBORIO (a Mazzar) E per quel consiglio? (Mazzar gli lancia unocchiataccia di fuoco) Va bene, ne parliamo dopo. Me ne sto andando.

GIOVANNI (a Liborio) E ancora qua, sei?

MAZZARO (urla, a Giovanni) E vattinni pure tu.

GIOVANNI E allora, col suo permesso, faccio una capatina in casa, per

MAZZARO Fate quello che schifio volete ma scomparite davanti agli occhi miei! Perch oggi

LIBORIO GIOVANNI non giornata.

(Liborio via da sinistra, Giovanni entra nella casa di destra).

MAZZARO Ma perch rimasto in piedi, barone? La prego, si accomodi. S, lo so, queste sono povere sedie di contadini Mi rendo conto che il merito e il rango di vossignoria

BARONE (si siede) Va bene, va bene, non importa.

MAZZARO No, volevo precisare che il salotto buono, io ce lho quello di velluto rosso, sa, quello

BARONE (pungente) Lo so. Considerato che quel salotto di velluto rosso, prima, apparteneva alla mia famiglia.

MAZZARO Precisamente. Vossignoria ha buona memoria. Ma se lo dice con quel tono, mi fa torto perch, in tutta onest, ne ho sempre avuto grande cura. Pensi che non mi ci sono seduto nemmeno una volta! Perch? Perch, secondo me, non bisogna sciuparla, la roba buona. Dico bene, barone?

BARONE S, s ma sbrighiamoci.

MAZZARO (continua imperterrito) E poi, chi ce lo fa fare a starcene chiusi in casa, quando qui, c un freschetto che uno si ristora! Allaria aperta, uno deve stare e campa centanni! Vossignoria la pensa come me?

BARONE (spazientito) Condivido, condivido per

MAZZARO Senza contare che il salotto sar buono non lo metto in dubbio ma se vossignoria si ci siede, ora come ora, si ritrova con il deretano sudato, con rispetto parlando. Perch, signor barone, diciamo le cose come stanno. Il velluto sar pure roba pregiata ma

BARONE (sbotta, stizzito) Mazzar, ditemi quello che avete da dirmi e facciamola finita! Scusatemi ma io ho altro per la testa che stare a sentire i vostri sproloqui! O forse, lo fate apposta lo fate perch vi diverte burlarvi di me. In tal caso, sappiate che io non ve lo consento oltre! (Si alza) Abbiate la compiacenza di farmi riaccompagnare!

MAZZARO - Si calmi, signor barone, la prego. E mi faccia il favore, torni a sedere. No, mi creda, non ho nessuna intenzione di - come ha detto vossignoria che sa parlare di burlarmi di voscenza. Ma di farvi ribollire il sangue, quello s! Non capisce, vero? Non capisce perch vossignoria ha buona memoria per quel prezioso salotto che non gli appartiene pi ma la memoria diventa pessima per tante altre cose.

BARONE Stai mettendo a dura prova la mia pazienza, Ciccino!

MAZZARO Ciccino. Accuss mi chiamava trentanni fa. Ciccino. E si ricorda, barone, quante volte Ciccino chiedeva udienza perch Ciccino aveva bisogno dellaiuto di vossignoria? Io venivo da voscenza col berretto in mano e a testa bassa, si capisce ma voscenza non mi stava manco a sentire E perch doveva sentire? Tanto, la risposta era sempre no. Io parlavo, parlavo e voscenza faceva colazione oppure sfogliava il giornale e sbuffava, sbuffava. Io parlavo, mi accaloravo - sempre rispettosamente, logico e vossignoria sbuffava sempre pi forte. Poi, quando non ne poteva pi, faceva lultima sbuffata e mi licenziava di malo modo. E io, che potevo fare? La riverenza, potevo fare, come i pupi, quella s! Inghiottivo veleno e me ne andavo con la coda fra le gambe.

BARONE Benissimo! E ora che ti sei sfogato

MAZZARO Tutte gliele ho perdonate, signor barone

BARONE (sarcastico) Davvero generoso, da parte tua! Ti devo ringraziare?

MAZZARO (continua, a denti stretti) Tutte, tranne una. Quella volta, venni a casa sua piangendo Mia madre quella vecchietta che campava con me si ricorda? No, non si ricorda, naturale. Rincasando, lavevo trovata stesa a terra che pareva morta, mischina, ma non era morta. Ecco perch venni da vossia e le domandai qualche giorno di libert e un carretto per poterla trasportare a Catania. I carretti servono per lavorare, non per portare i malati. Quanto ai giorni, pigliateli, che mimporta? Tanto, non te li pago! E ora, vattene ch ho da fare! Quella sera, lavrei scannata, barone, scannata!

BARONE Non mi hai scannato ma ti sei vendicato ugualmente. Tutte le mie terre, le mie case Tutte le mie propriet sono passate nelle tue mani! Te le sei prese, tu!

MAZZARO (alza la voce, incollerito) Prese? Me le sono prese? Che sente dire vossignoria? Che le ho rubate, forse? Io ho pagato ogni cosa con denaro sonante! E quel denaro che servito a togliere dagli impicci e dalla galera, vostra signoria! Quel denaro me lo sono fatto sudando sangue e rompendomi la schiena proprio su quelle terre che, ora, sono mie! Mie!

BARONE Ti proibisco di alzare la voce, con me!

MAZZARO Mi proibisce?! Con tutto il rispetto, vostra eccellenza non se lo pu permettere pi! E sappia che io alzo la voce pure con Dominedio se Dominedio mi sputa in faccia!

BARONE Povero Ciccino, parli da padrone ma le tue parole escono fuori stonate perch sei nato schiavo e schiavo resterai fino alla tomba.

MAZZARO (ride in modo ostentato) Ah, barone, barone ci sono riuscito alla fine! Il sangue sta scoppiando nelle tue vene, ah? La voglia di scannarmi, ce lhai tu, ora! Confessalo! Confessalo, pezzente!

BARONE (inebetito da quella insolenza) Tu! Tu mi devi rispetto, hai capito? Rispetto!

MAZZARO Il rispetto, uno se lo deve guadagnare e tu non hai mai mosso un dito per guadagnartelo, il rispetto! (Sinistramente) Guardami in faccia, barone. Guardami, ti dico! Lo sai chi sono io? Sono quello che ti conficcher i chiodi, sulla croce!

BARONE (con un filo di voce) Come a Ges Cristo!

MAZZARO No! Come a un ladrone! (Tira fuori dalla tasca un foglio) E questa citazione il martello che spinger i chiodi dentro la tua carne!

BARONE Il mese prossimo salder il mio debito. Hai la mia parola donore.

MAZZARO E che ci faccio con la tua parola donore? Lhai spesa gi troppe volte! Non vale pi niente, oramai, la tua parola donore.

BARONE Ti diverte umiliarmi, vero?

MAZZARO No, non mi sto divertendo. Ti voglio solamente fare capire che cosa si prova a stare dallaltra parte. Dalla parte di quelli che non contano un baiocco Quelli che valgono meno di un escremento di mulo. Lhai capito che, ora, da quella parte, ci stai tu, vero, barone Ronsisvalle? (Pausa) Tu nonsei in grado di pagare il tuo debito e io, questo, lo sapevo gi. E perci, ti faccio una proposta. (Tira fuori dalle tasche un altro foglio di carta e glielo porge) Leggi.

BARONE (legge rapidamente poi, in un moto di ribellione e di rabbia, gli riconsegna il foglio) No! I vigneti di Mazzarrone, no, non te li do! Ammazzami, mandami in galera ma quella terra non me la puoi togliere! Non ho pi niente, io, Ciccino! M rimasta solo quella propriet! Con quella, campiamo, io e mia figlia.

MAZZARO (sospira, ad arte) E che mia, la colpa? Affari tuoi, sono. (Pausa) Senti, barone, ragiona. Quella terra persa lo stesso perch appena presento la citazione in tribunale, il giudice che fa? Te la confisca si dice cos, non vero? e la passa a me. Se, invece, ci accordiamo ora, subito, io ti cancello il debito e tu non mi devi pi niente anzi sono io che ti devo del denaro. Io sono onesto e siccome la terra vale pi di quello che mi spetta, avrai la giusta differenza. Non ti pare un discorso pulito e sensato?

BARONE Sono in trappola. Un prestito per uno stupido debito di gioco, mi ha rovinato la vita! Avrei dovuto tagliarmi la lingua piuttosto che chiederti quei soldi!

MAZZARO E saresti finito in galera. Tu, carissimo barone, la vita, te la sei rovinata da prima. Il gioco ti sempre piaciuto. Ecco perch, oggi, ti ritrovi col culo per terra! Non stato certo Ciccino Mazzar a rovinartela, la vita!

BARONE Hai vinto ancora tu. E io ho perso. Ho perso anche lultima partita! Fammi firmare quella carta maledetta e facciamola finita!

(Il barone firma rapidamente).

MAZZARO Benissimo. Domani mattina, Giovanni ti porter a casa, i soldi che ti spettano.

BARONE Posso andare, ora?

MAZZARO Ci mancherebbe! Vossia il padrone! (Chiama) Giovanni!

8

GIOVANNI (entra) Comandi, don Mazzar.

MAZZARO- Accompagna a casa il signor barone.

GIOVANNI Subito. Venga, eccellenza! Il calessino lho lasciato qui, sotto il pergolato.

BARONE Addio, don Mazzar e grazie di tutto. (Esce evitando di stringergli la mano.

Comincia ad imbrunire).

MAZZARO (ormai solo) Addio, barone. (Si siede. Scuote la testa poi sospira) Che ci vuoi fare? Il mondo gira in questa maniera: chi ci ha la roba, comanda e chi non ce lha, patisce. legge di natura. Io, questo, lho sempre saputo, tu no. Tu ti sei barricato nel tuo castello, fatto di niente, ci hai appiccicato, con lo sputo, dietro la porta, il tuo prezioso stemma nobiliare, e, accuss, ti pareva che potevi comandare e fare il padrone, per tutta la vita! Sceccu! Sceccu e prisuntuusu!

(Entra Teresa, dalluscio di destra. Si avvicina a Mazzar che ancora accigliato).

TERESA (premurosa) Don Mazzar, che ci ha? Si sente male? Ha bisogno di qualche cosa?

MAZZARO (infastidito) Chi, io? Non ho bisogno di niente, io. Ogni cosa va per il suo verso come legge di natura impone! Non mi capisci, vero? E, del resto, come potresti, visto che ci capisco poco, pure io?! Sacciu sulu che accuss e basta. Legge di natura.

TERESA Don Mazzar, mi deve perdonare se mi permetto ma vossia, oggi, non ha assaggiato neppure lacqua! E lAve Maria gi suonata da un pezzo perch non viene a mangiare un boccone, in casa mia? non che pu restare ancora a digiuno!

MAZZARO No. Io ho mangiato.

TERESA E quando?

MAZZARO Ho avuto il privilegio di mangiare a spese del barone. E mi sono fatto una bella abbuffata!

TERESA Ma che sta dicendo, voscenza?! Io, veramente

MAZZARO Una mangiata da re! Era trentanni che laspettavo e, finalmente, arrivato il momento. Solo che ora, anzich essere sazio e soddisfatto, mi sento qua, nella bocca dello stomaco, un poco di nausea. Si vede che non ci sono abituato a pranzare coi nobili! Uno ci deve nascere. (Si alza e si avvia verso luscita di destra) Fammi il favore, Teresa quando tuo marito torna, mandalo da me.

TERESA Sissignore. Ma se vossignoria ha bisogno vossignoria il padrone e non ha che da comandarmi.

(Mazzar fa cenno di no, col capo poi si ferma, per un momento).

MAZZARO E gi, il padrone. Siamo tutti servi, Teresa. la roba che ci fa diventare padroni! La roba! (Esce).

9

TERESA (si siede, pensierosa) Ma che gli capitato? E che voleva dire, con quei discorsi curiosi? Dice che s fatto una bella mangiata! Ma quando, dove? Se stato tutto il tempo a discutere col barone! Mah! Con lui, chi ci capisce qualcosa, bravo!

(Da sinistra, entra Liborio con Turi, un altro giovane contadino).

LIBORIO Ora, sta matassa gliela facciamo sbrogliare a don Mazzar

TURI Ma che centra don Mazzar?

LIBORIO Centra, centra! Don Mazzar un uomo assennato, intelligente

TURI Ma perch, noialtri che siamo, cretini?

LIBORIO Io, no, tu, s!

TURI Mi dispiace ma io non sono daccordo!

LIBORIO No, no, te lo giuro, sei cretino.

TURI Non sono daccordo a raccontare i fatti miei a don Mazzar!

LIBORIO E tu ti stai muto. Ci parlo io solo. Scusate, Teresa, don Mazzar non era qua, prima?

TERESA Prima. Ora se ne andato. Ma perch c cosa?

LIBORIO - Cose di masculi.

TERESA Se sono cose di masculi, vuol dire che c qualche femmina di mezzo!

LIBORIO TURI (confermano) Eh!

TERESA E allora, vi lascio soli. (Canticchiando entra in casa).

TURI Senti, Liborio

LIBORIO (contemporaneamente a Turi) Senti, Turi

TURI LIBORIO (insieme) Parlo io o parli tu?

TURI LIBORIO (insieme) Avanti, parra!

TURI LIBORIO (insieme) Che dobbiamo fare?

TURI LIBORIO (insieme) Dunque

(I due restano a guardarsi per un momento, poi Turi sta per parlare ma Liborio, stavolta, lo blocca).

LIBORIO No, mutu! Parlo io e basta! Dunque, visto che don Mazzar non c, parliamo noi due, da uomo a uomo

TURI Eh, da uomo a uomo

LIBORIO Non minterrompere, senn perdo il filo.

TURI Ma non dicisti che dobbiamo parlare tutti e due?

LIBORIO Quando viene il tuo turno, parli! Hai visto? Mi hai fatto perdere il filo! Dovero arrivato?

TURI Veramente, non avevi nemmeno cominciato.

LIBORIO Ah, ecco statti muto, basta! Dunque, dimmi na cosa: fra te e Santuzza ci fu cosa?

TURI Posso parlare?

LIBORIO Devi parlare!

TURI (trionfante) S! Ci fu cosa!

LIBORIO (tenta di minimizzare) Va beh, roba di poco, no?

TURI Quale roba di poco?! Mi ha baciato.

LIBORIO (con grande sofferenza) E tu ci vuoi bene?

TURI Certo.

LIBORIO E idda ti vuole bene?

TURI Naturale.

LIBORIO Non pu essere! C qualche cosa che non mi sta convincendo. Perch, caro Turi, devi sapere che Santuzza ha baciato pure a me!

TURI Aspetta. Ma a te dove ti ha baciato?

LIBORIO (indica la guancia sinistra) Qua! E che bacio, caro mio!

TURI (indica la guancia destra) E a me, qua!

LIBORIO S, per, non che c stato solo il bacio! Mi ha pure abbracciato!

TURI Emb? Pure a me, mi ha abbracciato.

LIBORIO S ma bisogna vedere come. Come ti ha abbracciato?

TURI Accuss. (Abbraccia Liborio.

In quello stesso momento, entra Alfio, altro contadino).

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ALFIO (li osserva, divertito, per un attimo) Che fa, disturbo?

LIBORIO No, mi stava mostrando

TURI Gli stavo facendo vedere

LIBORIO Ma a te che cosa tinteressa? Perch non ti fai laffari toi?

TURI Non sono cose che ti riguardano, u capisti?

ALFIO Ho capito, ho capito.

LIBORIO Si pu sapere che cerchi, che vuoi Insomma, vattinni!

ALFIO Aho, calma! Sto cercando don Mazzar.

LIBORIO TURI Non c!

ALFIO Me ne sono accorto.

LIBORIO E se te ne sei accorto, perch non te ne stai andando?

TURI Appunto!

ALFIO (sorride maliziosamente) Avete premura di stare soli, ah?

LIBORIO TURI S!

ALFIO Lo sapete che siete troppo carini, tutti e due?

TURI (a Liborio) Ma che , scemo?

LIBORIO (ad Alfio) Che sei, scemo?

ALFIO (ridacchia) Lo volete un consiglio? Andate nel magazzino accuss non vi vede nessuno e potete stare tranquilli.

LIBORIO Te ne vuoi andare o no?

ALFIO (continua a ridacchiare) Me ne vado, me ne vado e scusatemi se vi ho disturbato! (Esce continuando a ridere).

TURI Oh, finalmente quella bestia se n andato!

LIBORIO Ma poi, vorrei capire la ragione di tutte quelle risate!

TURI Che vuoi capire? Se scemo! Comunque, dove eravamo arrivati?

LIBORIO E che ne so? Quellanimale mi ha fatto perdere il filo!

TURI No, no, mi ricordo io. Ti stavo mostrando come mi ha abbracciato Santuzza.

LIBORIO Ah, vero. E com che ti ha abbracciato?

TURI Accuss! (Lo riabbraccia)

LIBORIO (si scioglie dallabbraccio e lo scosta nervosamente) E allora? Che cosa mi vorresti significare?

TURI Che se mi ha baciato e abbracciato, vuol dire che

LIBORIO (lo zittisce) Fermati, non continuare perch non vuol dire proprio niente!

TURI E invece, s!

LIBORIO E invece, no! E lo sai perch? Perch Santuzza ha abbracciato pure a me!

TURI Ah, s? E come ti ha abbracciato?

LIBORIO Accuss! (lo abbraccia con molto slancio)

(Entra Giovanni, anchegli divertito da quella scena).

11

GIOVANNI Disturbo? Che , un momento delicato?

LIBORIO E s, perch siccome lui, prima mi fece vedere com che Santuzza laveva abbracciato, ora io gli stavo mostrando

GIOVANNI E perch Santuzza ha abbracciato a Turi?

TURI E non solo! Mi ha pure dato un bacio!

GIOVANNI Ma fatemi capire Santuzza non zita con te, Liborio?

LIBORIO Appunto. (A Turi) Hai capito, baccalaru?

TURI E chi dice di no, bestia?

GIOVANNI Aspettate, non vi sciarriati. Senti, Turi dimmi na cosa. Stu fattu quand successo?

TURI Quale fatto?

GIOVANNI Questo abbraccio quando stato?

TURI Di preciso, non me lo ricordo per sono sicuro che fu per Pasqua

GIOVANNI (ride) Me lo immaginavo: o Pasqua o Natale. Non poteva essere diversamente.

LIBORIO Come per Pasqua?

TURI O fu lannu passatu o due anni fa.

LIBORIO Ma allura, sei cretino completo!

TURI E perch?

LIBORIO (aggressivo) Vattinni, va, vattinni, prima che ti piglio a pedate!

TURI Ahu, io ti ho detto la verit!

LIBORIO Mi ha baciato, mi ha abbracciato! Per Pasqua, tutti si baciano e si abbracciano, deficiente!

TURI Ca quali tutti?! A me, solo Santuzza mi ha abbracciato!

LIBORIO Perch fai troppo schifo!

TURI A Santuzza, non ci faccio schifo!

LIBORIO E si vede che a idda, ci facisti troppa pena!

TURI Non vero! Io ci piaccio!

LIBORIO E insisti, animale?

(Turi esce di corsa, inseguito da Liborio. Giovanni li osserva ridendo).

12

TERESA (entra) Che sta succedendo?

GIOVANNI No, niente. Il problema che fra Turi e Liborio, non si capisce chi pi cretino!

TERESA (ride) E va be, per su simpatici e poi sono du bravi carusi.

GIOVANNI S, lo so. E sono accuss ingenui ca fannu pure tenerezza!

(Dalla finestra di casa propria, si affaccia, irritato, don Mazzar).

MAZZARO E allora, com finita? Che ci mettiamo a fare salotto?

GIOVANNI Sono rientrato in questo momento, don Mazzar

MAZZARO E io avevo pregato tua moglie

TERESA Proprio ora ci stavo dicendo che vossignoria gli deve parlare!

GIOVANNI A me?

MAZZARO - Sissignore. E spicciati!

GIOVANNI Arrivo subito! (Esce da destra).

MAZZARO Teresa!

TERESA Comandi, don Mazzar.

MAZZARO Ci devi dire ai picciotti che stasera, li voglio qua, sotto la mia finestra, a ballare, a cantare e a brindare alla mia salute!

TERESA Come desidera vossignoria. Ma che cosa si festeggia?

MAZZARO I vigneti di Mazzarrone che prima appartenevano al barone ora sono miei! roba mia! (Chiude la finestra e sparisce).

TERESA (urla, contenta) Tanti auguri, allora, don Mazzar! (Corre sul fondo e chiama a squarciagola) Picciotti! Picciotti! Tutti qua!

ALFIO (entra) Che c? Che succede?

TERESA Tutti sotto la finestra di don Mazzar! A brindare e a cantare! Chiama gli altri!

ALFIO Va bene ma che festa ?

TERESA Tu fai quello che ti ha ordinato il padrone, curri!

ALFIO (esce urlando) Oh! Picciotti! tutti cc, davanti alla casa di don Mazzar!

(Il gruppo vociante di contadini e contadine si raccoglie al centro della scena. Qualcuno porta un fiasco di vino e dei bicchieri).

TUTTI Alla salute di don Ciccino Mazzar!

(Tutti ballano e cantano.

Entra Mara che parlotta con i presenti. sembra un po turbata. Tutti smettono di cantare. si sente un vocio indistinto.

Si riaffaccia don Mazzar).

MAZZARO Che successo? Perch vi siete fermati?

ALFIO Parlate voi, za Mara!

MARA Stasera capitata na cosa curiusa

MAZZARO E che sarebbe sta cosa curiusa?

MARA E arrivato un picciottu

MAZZARO E cu ?

MARA Pare che il figlio di voscenza.

MAZZARO (sbigottito) Figlio mio? E chi lo dice che figlio mio?

MARA Lui lo dice, stu picciottu.

MAZZARO (ironico) E allora se lo dice lui! (sarcastico) Ma guardate che bella improvvisata, stasera! E ora, dov questo figlio?

MARA A casa mia. Gli dissi di aspettare l. Che debbo fare?

MAZZARO Voi niente, Mara, siete stata gi abbastanza premurosa (Chiama) Alfio!

ALFIO Qua, sono, comandi, voscenza.

MAZZARO Fammi il favore pensaci tu a stu picciottu. Dagli un posto dove dormire, per stanotte. Domani mattina, poi, lo accompagni da me.

ALFIO Sissignore. (Sta per avviarsi)

MAZZARO Senza premura, Alfio con calma. Continuate a ballare e a cantare. Festeggiamo pure la nascita di mio figlio! Mi pare giusto, no?

(Tutti riprendono a cantare e ballare).

SIPARIO

ATTO SECONDO

Stessa scena del primo atto.

passato qualche mese. tempo di vendemmia.

Uomini e donne, cantando, attraversano la scena, da destra verso sinistra e portano sulle spalle, panieri, colmi di uva. Giovanni, nei pressi, controlla il lavoro.

Don Mazzar seduto al tavolo, sotto lalbero. Ha appena preparato le paghe dei suoi contadini. Sistema il danaro dentro una scatola di cartone.

1

MAZZARO- (Chiama) Giovanni!

GIOVANNI Comandi, voscenza.

MAZZARO (gli affida la scatola di cartone) Tieni. Qua dentro ci sono le paghe per tutti. Oggi sabato.

GIOVANNI Debbo pagare anche Filippo o no?

MAZZARO Certe volte, ho limpressione che tu non sei la persona intelligente che io penso che tu sei.

GIOVANNI Tutto stu giro di parole, per dirmi che sono cretino?

MAZZARO Proprio cretino cretino, forse, no. Diciamo un poco cretino. Va bene?

GIOVANNI Va benissimo, anzi grazie per un poco.

MAZZARO Dimmi na cosa: Filippo quando arrivato qua?

GIOVANNI Tre mesi fa.

MAZZARO Bravo. E, infatti, da tre mesi che tu, ogni settimana, mi rompi i corbelli con questa storia! Ho il diritto di sospettare che un poco cretino, ci sei?

GIOVANNI Forse vossignoria non lo sa, ma Filippo si lamenta e si lamenta assai! Dice che lui lavora come gli altri e, dopo la bellezza di tre mesi, dice che non ha ricevuto manco un soldo.

MAZZARO Se Filippo figlio mio, non deve lavorare come gli altri ma pi degli altri! Per dare il buon esempio. Mi spiego?

GIOVANNI Mi scusi se mi permetto ma, secondo me, u picciottu la paga se la merita

MAZZARO E non ci basta che gli do da mangiare e un letto per dormire?

GIOVANNI Che centra, don Mazzar? Pure agli altri ci da un letto per

MAZZARO Senti, avvocato delle cause perse, hai visto che continuo ad avere ragione quando dico che sei un poco cretino? Perci, secondo la tua testazza di sceccu, io dovrei pagare a mio figlio, il mio erede, come se fosse uno qualsiasi, un estraneo, uno dei tanti che lavora per me?

GIOVANNI No?

MAZZARO No! Io a mio figlio, non ci do nemmeno un centesimo!

GIOVANNI Va bene.

MAZZARO Tu mi cali a testa, dici va bene per non hai capito niente perch sei

GIOVANNI Un poco cretino.

MAZZARO Se lo pago, lo umilio! E io, a mio figlio non lo voglio umiliare!

GIOVANNI Don Mazzar, quello vuole essere umiliato!

MAZZARO Ahu, scimunito, basta! Discussione chiusa! E ora, te ne puoi andare!

GIOVANNI Sissignore. (Si allontana poi, tra s) Meno male che non sono figlio suo!

MAZZARO (lo richiama) Ah, senti, fammi il favore, dicci a za Mara ch ci debbo parlare. Che venga a casa mia.

GIOVANNI Come voscenza comanda. (Esce).

(Mazzar rimane da solo, piuttosto pensieroso).

MAZZARO (mette in bocca quel ch rimasto di un sigaro e lo osserva, molto stizzito) Ma come, lho acceso un mese fa e gi s consumato? No, niente, sarvamulu anzi, se mi tolgo il vizio, meglio! (Lo rimette in tasca poi si alza e, lentamente, esce, da destra).

2

(Dalla comune a sinistra entra, di corsa, Santuzza, inseguita, per gioco, da Liborio).

SANTUZZA (corre di qua e di l, per non lasciarsi raggiungere e, intanto, ride di gusto) Ti ho detto no! Perci, meglio che ti rassegni!

LIBORIO Ma Santuzza! Ti pare bello che dopo una giornata di lavoro, tu mi fai ancora curriri?! E dillo che mi vuoi morto! (Tenta di afferrarla)

SANTUZZA E a te, chi te lo dice di correre? Perch non ti fermi?

LIBORIO Se tu ti fermi a darmi un bacio, mi fermo pure io.

SANTUZZA E allora, amore mio, puoi correre fino a domani, tanto io, il bacio non te lo do!

LIBORIO (si ferma un istante) Hai detto amore mio?

SANTUZZA (si ferma anchessa) Bih, m scappato!

(Con un balzo, Liborio lafferra e le strappa un bacio. In quel momento, entrano Mara e Teresa le quali, per far notare la loro presenza, tossiscono fintamente, pi volte ).

SANTUZZA (imbarazzata, balbetta) No che siccome io lui

LIBORIO Siccome aveva un moscerino dentro locchio allora, io

MARA (sorride) E glielo hai tolto, bravo. Di sti tempi, ci sono certi moscerini accuss fastidiosi!

TERESA (anchessa con tenera ironia) S, sono terribili, proprio! E quando entrano dentro allocchio, una, da sola, non che se lo pu togliere! Meno male che cera Liborio e ci ha pensato lui.

SANTUZZA S, meno male, veramente.

LIBORIO Meno male. S, perch cera un moscerino ca pareva proprio un moscerone! Era proprio (alle due donne) Salutamu. (Esce, assieme a Santuzza).

3

TERESA Quant bella la giovent!

MARA Ha parlato la vecchia decrepita! Ma levati, va!

TERESA Va beh, non sono decrepita ma queste cose romantiche, oramai, me le posso scordare! Passati i primi giorni di matrimonio addio niente pi!

MARA Senti, io non mi sono mai sposata e perci non posso fare la maestra di nessuno per sono convinta che le cose romantiche, come le chiami tu, una moglie, non se le deve solo aspettare dal marito ma farle.

TERESA E io ci provo. Giovanni io lo so che mi vuole bene per il problema che di sti cosi, non ni mangia. Secondo me, si mette in imbarazzo. Sar, forse, perch pi grande di me, non lo so.

MARA Let non centra. questione di carattere. Giovanni fatto accuss. Limportante che ti vuole bene.

TERESA U sapiti cos che dice, per giustificarsi? Dice che sono tutte minchiate, buone solamente per quelli che non hanno pensieri e si grattano la pancia dalla mattina alla sera! Avete capito? E io ci faccio pure la figura della scema!

MARA E tu devi insistere, gioia, devi insistere! Bisogna educarli a sti masculi, no? Con dolcezza, si capisce e con pazienza, tanta pazienza La stessa pazienza che ci ho io c stu mal di schiena che mi sta facendo patire le pene dellinferno!

TERESA Ma ce lavete messa quella pomata?

MARA Ma che pomata, figghia mia! Ci vorrebbe una pomata che fa tornare giovani, e allora, s! Ma siccome non lhanno ancora inventata, dobbiamo sopportare, con rassegnazione, i malanni della vecchiaia. (Pausa. sospira) Avanti, quando vado da don Ciccino prima che si mette a sbraitare!

TERESA Chiss che cosa vi deve dire

MARA Non lo so. per so quello che gli debbo dire io.

TERESA Allora, avete deciso. Glielo dite.

MARA Non posso fare finta di non sapere ora che so. voglio morire con la coscienza netta, io.

TERESA Avete ragione. (Pausa) Sapete, za Mara con voi mi posso confidare A mmia, stu cristianu, non mi mai andato a genio fin dal primo giorno che lho veduto. E poi, non mi piace il modo che ha di guardare.

MARA Perch, come ti guarda?

TERESA No, non dico solo a me ma a tutti. Non guarda mai negli occhi anzi, se uno ci prova, lui gira lo sguardo da unaltra parte come se avesse qualcosa da nascondere

MARA E, forse, ce lha, il nostro Filippo, qualche cosa da nascondere!

(Da destra, sbuca, piuttosto contrariato, Mazzar).

MAZZARO - Ah, Mara, qua siete? Ma ve lhanno detto che vi devo parlare o no?

MARA Sissignore.

MAZZARO- Per, mi pare che ve la state pigliando comoda!

TERESA La colpa mia, voscenza Lho trattenuta a parlare e

MARA Non mi ha trattenuto nessuno! (senza alcun timore) Ahu, don Ciccino! Io non ho pi ventanni e se ogni tanto mi siedo per fare riposare questa benedetta schiena, non certo per fare torto a vossignoria! Comunque, sempre ai suoi comandi. (Si alza)

MAZZARO (con un tono pi accomodante) No, rimanete seduta. Possiamo parlare anche qua, al fresco.

TERESA Io vado a casa. Con permesso. (Esce).

MARA E allora, come mai voscenza aveva tutta sta premura di parlare con me?

MAZZARO Lasciate stare i voscenza e i vossignoria! ci conosciamo da troppo tempo sono quasi quarantanni, mi pare.

MARA Trentotto, per la precisione. Ma trentotto anni fa, la situazione non era la stessa di oggi. Comunque, vossia parra.

MAZZARO E da un poco di tempo che desideravo chiedervelo, Mara per ho sempre rimandato perch volevo capacitarmi io, da solo. Ma, ora, voglio sentire anche voi. Che ne pensate di questo di questo mio figlio?

MARA Perch me lo domanda?

MAZZARO Perch perch io sento che non pu essere figlio mio. Non abbiamo niente in comune dico, niente! io e lui! Pi lo guardo e pi me ne convinco.

MARA Non sempre, i figli assomigliano ai padri non sarebbe, certo, la prima volta.

MAZZARO E dunque, voi pensate che

MARA Io sto solo dicendo che non si rifiuta un figlio perch non ti somiglia o per delle sensazioni. Ci vogliono prove, caro don Mazzar, prove sicure.

MAZZARO E che prove ho io? Nessuna. A onor del vero, anzi, io, con sua madre, ci sono stato

MARA Lo so. E chi che non lo sapeva, a Lentini?

MAZZARO E perch mi dovevo nascondere? Lucia era libera e io pure.

MARA Ma la gente sparlava lo stesso perch non eravate maritati.

MAZZARO - Maritarmi, io? E che ero pazzo? Il mestiere del marito non lho saputo fare mai! Voi lo sapete meglio di tutti, Mara La mia vita lho passata a spaccarmi la schiena zappando sotto il sole che ti bruciava anche lanima! Oppure con la pioggia, fino a quando il fango non ti mordeva le caviglie! Per questo, sono nato, non per fare il marito!

MARA Per questo e per la roba, vossia nato. Quella roba che non deve finire nelle mani di di qualche figlio. Dico giusto?

MAZZARO Sangue di Giuda! Io non ne ho figli! E Filippo, questo estraneo, questo pezzente falso e imbroglione che arrivato a casa mia chiamandomi padre, ha solo uno scopo: quello di rubarmi la roba!

MARA E se, per caso, non fosse un imbroglione?

MAZZARO No, Mara, tutto un inganno, sono sicuro! Sono tre mesi che ci penso e mi faccio sempre le stesse domande. Perch Filippo, per dirmelo, ha aspettato che Lucia, sua madre, morisse? E perch non fu Lucia stessa a farmelo sapere? Perch lasciarmi alloscuro di tutto? Da quando la persi di vista, non ne ho pi avuto notizie. Come mai mi tenne nascosto che era incinta? Perch non dirmelo?

MARA (serafica) Per la semplice ragione che Lucia non fu mai incinta n poteva esserlo. Don Ciccino, la povera Lucia, buonanima, non poteva avere figli. Non tutti lo sapevano, a Lentini. Io stessa che la conoscevo lho saputo solamente qualche giorno fa, cos, per caso.

MAZZARO Siete sicura di quello che dite?

MARA Se avessi avuto qualche minimo dubbio, anche piccolo vossia mi conosce me ne sarei stata muta, fino alla tomba. E perci, vossignoria pu stare tranquillo: Filippo non figlio di Lucia n, tantomeno, figlio di voscenza.

MAZZARO Ma si pu sapere che aspettavate a dirmelo? E che, vi fa piacere tenermi sui carboni ardenti? E perci, questo signor Filippo non figlio di Lucia e non figlio mio. Ma, di sicuro, un gran figlio di puttana!

MARA Eh! Pu essere. Se la vera madre quella che penso io, pu essere.

(Da sinistra, entra un contadino).

CONTADINO Mi scusi, voscenza

MAZZARO (aggressivo) Che vuoi, tu? Non lo vedi che sono occupato? Vattinni!

CONTADINO - Sissignore. Mi deve perdonare. (Esce)

MAZZARO Venite a casa mia, Mara. Lo vedete, qua non si pu discutere di cose delicate. Venite, voglio conoscere i particolari! Ve lo chiedo per favore. Non vi dispiace, vero?

MARA La cosa che mi dispiace una sola, don Ciccino: avere capito che vossia, a Filippo o a chiunque altro, non lavrebbe mai accettato, anche se fosse stato figlio suo veramente.

MAZZARO No, vi sbagliate

MARA (continua) Vossignoria si angustia, smania, non mangia, non dorme perch ci ha la febbre della roba.

MAZZARO Ma che state dicendo?

MARA Non colpa sua colpa di questa brutta febbre se, vossia si persuaso che nessuno tranne voscenza, si capisce nessuno deve poter guardare, con occhi da padrone, la roba di don Ciccino Mazzar!

MAZZARO (delirante) Quei campi, l, in fondo, grandi come il mare! E la vigna! Quei filari che si allungano fino a incontrarsi col cielo! E dda supra! Dove gli ulivi brillano come smeraldi! tutta, tutta roba mia! (singinocchia e raccoglie un pugno di terra) Forse ci ho la febbre, avete ragione, voi! Ma dovete sapere che in questa terra, c il mio sangue e nel mio sangue, c questa terra! (Fa scivolare la terra tra le dita, poi si alza a guardare verso il fondo, spalle al pubblico) Roba mia! tutta roba mia! E nessuno! Nessuno! (Alza il pugno in aria, minaccioso).

MARA (con tenerezza) Non tinquietare, Ciccino calmati. Nessuno si prende la tua roba. (Lo piglia sottobraccio e, insieme, escono da destra).

4

(Da sinistra, entra Giovanni con un Liborio particolarmente contento ed eccitato).

GIOVANNI Liborio, gioia, lho capito. Me lhai ripetuto almeno dieci volte!

LIBORIO No, siccome mi pare che siete un poco distratto

GIOVANNI Anche se sono distratto, quello che hai detto, me lhai fatto imparare a memoria!

(Entra Teresa con della verdura da pulire).

TERESA Oh, Liborio ci sono novit?

LIBORIO Grosse!

GIOVANNI Si fidanzato in casa e mha fatto na testa tanta!

TERESA Finalmente! Bravo, sono contenta.

LIBORIO Ho parlato col padre di Santuzza! Lui mi ha detto

GIOVANNI E che fai, ricominci da capo?

LIBORIO E siccome vostra moglie non lo sa

TERESA E certo. Raccontami, raccontami.

GIOVANNI E come vuole Dio! (Si siede, rassegnato).

LIBORIO Dunque suo padre mi fa: Tu ci vuoi bene a Santuzza?. E certo che ci voglio bene, ci ho detto, se non ci volevo bene, a questora che ero qua, a parlare c vossia?, ci dissi.

TERESA E dopo?

LIBORIO (risentito) Comu, e dopo? Se la cosa non vinteressa, non parlo pi.

TERESA No, dico, e dopo, di che cosa avete discusso?

GIOVANNI Teresa, per opera di carit, non lo interrompere! Non ci fare perdere il filo se no facciamo notte!

LIBORIO No, no tranquillo, non lo perdo il filo. che non avevo capito la domanda di Teresa. Perci che stavo dicendo?

GIOVANNI Hai visto che il filo lo hai perso? Io, invece, sto perdendo tempo e pazienza!

TERESA Giovanni, cos lo fai confondere!

LIBORIO No, tutto a posto! Ci sono, ci sono! E allora, lui mi dice: Ma tu, praticamente, che sai fare? Io? Mizzica, che so fare, io? Dunque, io so zappare, poi so e basta. Non ci basta? E basta, non ci basta?(Ride di gusto) Mi usc la battuta spiritosa e basta, non ci basta? (Continua a ridere poi torna serio) Per, il padre di Santuzza non penso che lha capita perch ha fatto una faccia Voi lavete capita?

TERESA Che cosa?

GIOVANNI (taglia corto) S, Liborio, lha capita! Tutti labbiamo capita, non ti preoccupare.

LIBORIO Ma allora, lui perch non lha capita? Forse perch era un pochettino mbriaco? Bah, comunque, per farla breve

GIOVANNI (tra s) E meno male!

LIBORIO A mio suocero perch ora, mio suocero, giusto? a mio suocero, tutto sommato, non ci sono dispiaciuto. Infatti, a un certo punto, si parte e mi dice: Che vuoi a mia figlia? Ta po purtari quando vuoi.

TERESA E i confetti?

LIBORIO No, mi ha offerto solo un bicchierino di rosolio. Si vede che confetti non se ne trovava, in casa. Ma, perch, per il fidanzamento, si usano i confetti?

TERESA Per il fidanzamento, no ma per il matrimonio, s!

LIBORIO Ah, va bene, poi glielo ricordo io a mio suocero! Ce ne faccio comprare un chilo!

GIOVANNI Scusami, Liborio ma io, con grande dispiacere, ti devo lasciare. (Si alza) Teresa, faccio un salto nella masseria, qua vicino e poi mi ritiro.

TERESA Ma come, fra poco, fa scuro e tu te ne vai ancora in giro?

GIOVANNI Col calesse, ci sto non pi di unora il tempo di andare, consegnare le ultime paghe e tornare.

LIBORIO Vi faccio compagnia?

GIOVANNI No, grazie. Ciao, Teresa.

TERESA Ciao. Mi raccomando, non fare tardi.

LIBORIO (a Teresa) Vi saluto!

TERESA Arrivederci e tanti auguri!

(Giovanni e Liborio si allontanano).

LIBORIO Vi accompagno fino al calesse. Ve lho detto che, dopo, ho parlato anche con sua mamma?

GIOVANNI La mamma di chi?

(Escono entrambi, da sinistra.

Teresa, da sola, in scena, impegnata a pulire la verdura).

5

(Da sinistra, entra Filippo).

FILIPPO Salutamu, Teresa.

TERESA (freddamente) Salutamu.

FILIPPO Sapete, per caso, dov mio padre?

TERESA E stato qua, prima ma, ora, non vi so dire dov andato. Provate a vedere se a casa.

FILIPPO No, lo aspetto qui, tanto qui che lui se la fa, no? (Si siede) Sempre che non vi dispiace.

TERESA - Dispiacermi? E che mio, il cortile?

FILIPPO Se per questo, nemmeno mio ancora. No, io intendevo dire, se la mia compagnia, non vi dispiace.

TERESA Nella masseria, siamo tutti una famiglia e tante volte, capita di stare insieme a tenerci compagnia.

FILIPPO Ho capito. Ho capito che non vi sono troppo simpatico.

TERESA Scusate ma che centra, ora, la simpatia?

FILIPPO Avete ragione, quando si parla di me, la simpatia non centra mai. Infatti, nta sta masseria, ce ne fosse uno che si degnasse a concedermi la sua amicizia! Ma quale amicizia?! Qua, non mi danno neppure confidenza! Mi allontanano tutti, come se avessi la febbre della malaria! E mio padre? Quel granduomo di don Mazzar, che fa? Per soprappi, ci mette sopra il carico di undici! Da quando sono arrivato e cio da tre mesi precisi! non fa che umiliarmi e disprezzarmi! Eppure, io non mi risparmio. Per farlo contento, mi spezzo la schiena pi degli altri! Fatico come un asino da soma! E che cosa ne ricevo in cambio? Solo calci nel sedere! Questa la mia paga settimanale! Gli altri, i denari, io, un calcio in culo!

TERESA Perch le raccontate a me, queste cose?

FILIPPO Perch? Perch, siccome voi siete una ragazza giudiziosa, vorrei sapere che ne pensate.

TERESA Non lo so se sono giudiziosa per so di essere una serva e i servi devono stare al loro posto, non sono in grado di esprimere pareri.

FILIPPO E brava! Io vi domando che cosa ne pensate e voi ve ne uscite con la favola della serva cretina!

TERESA Avete capito male. Io non ho detto di essere cretina!

FILIPPO Non vi riscaldate, Teresa. Lo so, lo so che non siete cretina n serva.

TERESA Vi sbagliate di nuovo. Sono una serva. Ma non me ne lagno. Anche perch, a pensarci bene, in questo mondo, tutti siamo schiavi di qualcuno o di qualcosa, anche i padroni.

FILIPPO Caspita! Parlate come un libro stampato! Chi ve lha insegnate tutte queste scemenze?

TERESA (risentita) Scusate ma in casa, ci ho tante cose da fare. (Si alza per avviarsi).

FILIPPO Aspettate! Io non vi volevo offendere

TERESA State tranquillo, non mi avete offesa. (Fa ancora per andar via)

FILIPPO Teresa! Se ve ne andate cos, significa, allora, che vi siete offesa. E in questo caso, vi prego di perdonarmi. Sedetevi. Per favore.

TERESA Sentite Devo preparare la cena per mio marito e

FILIPPO Solo un minuto. Che vi costa?

TERESA Non vorrei essere sgarbata ma forse meglio che andate a cercare don Mazzar.

FILIPPO Prima, voglio dirvi (Le si avvicina. Teresa si irrigidisce).

TERESA Dirmi che cosa?

FILIPPO Quello che ci ho, qui, nel cuore, da quando vi conosco.

TERESA (ostenta una finta sicurezza) Vi consiglio di fermarvi perch state per battere un sentiero che non vi porta da nessuna parte! E ora, lasciatemi andare! (Si avvicina alluscio di casa ma Filippo le afferra il braccio e la conduce verso il centro della scena).

FILIPPO Io sono troppo curioso! voglio vedere dov che mi porta questo sentiero! (Tenta di abbracciarla ma Teresa resiste).

TERESA Ma che siete, scemo?! Come vi permettete?

FILIPPO (continua nelle sue avances) Mhai fatto perdere la testa, Teresa! Non faccio che pensare a te Notte e giorno! Soprattutto, la notte! Mi piaci, Teresa, mi piaci da morire! Questa pelle! Questo profumo mi fanno impazzire!

TERESA (lo respinge con difficolt) Siete un vigliacco un uomo senza onore! Uno che non vale manco uno sputo!

FILIPPO Quando diventer il padrone di tutto, allora, cambierai opinione!

TERESA Tu non diventerai mai padrone di niente nemmeno di te stesso! Lassami, animale! O mi metto a gridare!

FILIPPO (le strappa un bacio) E confessalo che ti fa piacere! Confessa che ti piace sentire le mie mani che ti toccano!

TERESA (piange di rabbia e di paura) Mi fai schifo! Schifo fino al vomito! Bada che sta tornando mio marito!

FILIPPO (ride) E che mi fa, il vecchietto, eh? Mi sgrida? Quello non buono a niente e non buono nemmeno per te! Tu hai bisogno di uno come me!

TERESA Aiuto! Aiutatemi! (Filippo le tappa la bocca; lei riesce a mordergli una mano. Ne nasce una vera e propria colluttazione durante la quale, lei cade a terra).

6

(sopraggiunge Liborio).

LIBORIO Teresa! Chi fu? State bene?

(Aiuta la ragazza a rialzarsi. Teresa, rapida, raggiunge luscio di casa).

FILIPPO E tu, che minchia vuoi?

LIBORIO (urla) Chi ci facisti a Teresa?

FILIPPO (ridacchia) E che ci dovevo fare, scimunito? Niente, a idda ma a te, se non te ne vai subito

LIBORIO E perch non ti ni vai tu, buffuni? (Sta per scagliarsi contro ma si ferma perch Filippo tira fuori un coltello)

TERESA (urla, terrorizzata) Vattene, Liborio! Aiuto! Aiuto!

(I due si affrontano ma solo per qualche istante poich giungono tutti gli altri contadini).

TUTTI Ahu! Fermatevi! Posa il coltello! Ma che sei, pazzo?!

(Entrano, da destra, contemporaneamente, anche Mara e don Mazzar.

I contadini sono addosso a Filippo che resta col coltello ancora in mano).

LIBORIO (ancora molto agitato, urla) Ha dato fastidio a Teresa e lha pure maltrattata!

MAZZARO (afferra Filippo per il colletto) Delinquente! Vigliacco! (Lo scuote rabbiosamente poi lo spinge. Filippo indietreggia di qualche passo; il coltello finisce a terra) Vattene! E non ti fare pi vedere! Qua, non c posto per certe bestie!

FILIPPO No! Non mi potete mandare via! Non vi liberate di me cos facilmente perch io sono vostro figlio!

MAZZARO Mi dispiace ma a tuo padre, te lo devi andare a cercare da qualche altra parte perch qui non c! E tu lo sai benissimo che qua non c! Vallo a chiedere a tua madre, a quella buona donna di Vanna Card! Se sei fortunato, pu essere che lei se lo ricorda di chi sei figlio!

FILIPPO (insiste ma senza forza n convinzione) Mia madre Lucia Lanza!

MAZZARO Lassala riposare nella tomba a quella poveretta che non ha niente a che fare con la tua razza, disgraziato! E ora, vattene che meglio per te!

FILIPPO Figlio o non figlio, ho lavorato per voi! E voglio quello che mi spetta!

MAZZARO Quello che ti spetta una revolverata nella testa o la galera! Io ti sto risparmiando luna e laltra, a patto che scompari davanti agli occhi miei! Finch campo, non voglio pi vedere la tua faccia!

(Filippo si avvia nervosamente verso luscita di destra).

MAZZARO (raccoglie il coltello che era rimasto a terra) Aspetta! Questa roba tua! (Glielo butta ai piedi) Ti pu sempre servire Chi lo sa? Pu essere che fai lunica cosa buona della tua vita e tammazzi!

(Filippo raccoglie il coltello ed esce).

MAZZARO Avanti, non successo niente, picciotti! Potete andare ritiratevi.

(Tutti escono. In scena: Mazzar, Liborio, Mara e Teresa).

7

LIBORIO (non si ancora ripreso) Io ho visto Teresa a terra e e poi chiddu, il figlio di voscenza che, per, se non ho capito male, non pi il figlio di voscenza

MAZZARO Va bene, va bene, calmati. Tu, Teresa, stai bene?

TERESA S, grazie.

MARA E ancora scombussolata, a figghia.

MAZZARO ( a Liborio) E tu?

LIBORIO Il fatto cheil disonesto ha uscito fuori il coltello e ci pareva che io mi spaventavo del coltello! Ma io non mi sono spaventato! Comunque, sto bene, benissimo non mi fici nenti (Ha un mancamento e crolla gi, a terra.

Buio per qualche istante).

8

(Al riaccendersi delle luci, in scena, Teresa, seduta accanto alluscio di casa, intenta a rammendare dei calzini. passato quasi un anno. La domenica di un pomeriggio destate. Si odono i suoni della campagna. Dalla comune, entra Giovanni che si siede accanto a Teresa).

GIOVANNI C qualcuno, da don Mazzar?

TERESA A za Mara.

GIOVANNI Speriamo che si rimette presto perch mi dispiace vederlo in un fondo di letto Lo preferisco quando mi piglia a male parole e fa il pazzo!

TERESA Dispiace a tutti, anche se non ha un bel carattere

GIOVANNI Un bel carattere? Diciamo che ci ha un carattere che fa schifo.

TERESA Lo sai che, oramai, sono dieci mesi ca stu cristianu sta male?

GIOVANNI Quasi un anno, lo so.

TERESA Per la precisione, da quando ha cacciato via quel farabutto di Filippo! E che, per vendicarsi, gli ha fatto il malocchio, gli ha fatto?!

GIOVANNI Non mi parlare di quel delinquente, fammi il favore! Non mi ci fare pensare, senn mi va il sangue agli occhi!

TERESA E ti pare che a me mi fa piacere? Quando ci penso! Basta, lasciamo perdere, va!

GIOVANNI Ma s, lasciamo perdere ch meglio. Non ne vale la pena, Teresa. (Pausa) Io vado a dare unocchiata alle stalle e, nel frattempo, vedo come sta il vitellino che nato ieri.

TERESA E io finisco di rammendare lultimo calzino e rientro in casa.

(Giovanni esce, da destra. Dopo pochi istanti)

TERESA (sistema i calzini poi lancia uno sguardo verso il balcone di don Mazzar) Speriamo bene. (Si alza ed esce, dalla porta di destra).

9

(Dalla comune, entrano Liborio e Turi che viene quasi trascinato al tavolo, sotto lalbero).

LIBORIO Ma camina, non ti fare trascinare! Avanti, assettiti!

TURI Ma perch non mi lasci in pace? Che tho fatto di male?

LIBORIO Muto! Mutu ch ora ci divertiamo! (Ha fra le mani, un mazzo di carte da gioco).

TURI Se ti ho detto che non ci so giocare, perch insisti?

LIBORIO Te lo impari in due minuti, parola donore!

TURI No. Non gioco.

LIBORIO Ma come, non giochi? E perch non giochi?

TURI Ancora? Ma come te lo debbo ripetere che non mi piace giocare a carte, che non so giocare a carte e che non voglio giocare a carte!

LIBORIO Ma che fai, scherzi?

TURI No, non scherzo!

LIBORIO Scusami, Turi, oggi domenica, s o no?

TURI S, domenica. E allora?

LIBORIO E allora, la domenica pomeriggio, si gioca a carte.

TURI E che , una legge che ha fatto il re?

LIBORIO S, il re! Che centra il re? Senti, facciamo una cosa: se giochi, a Natale, ti faccio dare un bacetto da Santuzza!

TURI (interessato) E dove?

LIBORIO Scegli tu. Guancia destra o guancia sinistra?

TURI No. In bocca.

LIBORIO In bocca?! Ma che sei, cretino?

TURI O in bocca o niente.

LIBORIO E va bene. In bocca.

TURI E allora, com che si chiama questo gioco?

LIBORIO Briscola.

TURI E che significa?

LIBORIO E che ne so?

TURI Comunque, spiegami come si gioca.

LIBORIO Dunque facilissimo. (Gli mostra delle carte) Questa che cos? Un asso di spade, giusto? Ed una carta importante perch vale undici punti. Pi importante di questa che il tre di spade che, invece, vale dieci punti. Tu, giustamente, mi puoi dire: ma come mai tre spade hanno meno valore di una spada sola? E io ti rispondo: boh? Non lo so. Non lho fatta io, la regola. E cos e basta. Andiamo avanti. Prendiamo, per esempio, questo sette di oro e lo mettiamo sul tavolo, sotto il mazzo accuss. (esegue) Che vuol dire? Vuol dire che questo sette di oro la briscola. La briscola vince tutte le altre carte, hai capito? Perci, tutte le carte che assomigliano a questo sette di oro, sono le briscole, quelle che vincono sempre. Ci siamo? Ora, prima di continuare, fammi capire che hai capito.

TURI Ho capito, ho capito. Non sono un cretino. Dunque, il sette di oro la briscola.

LIBORIO Bravo.

TURI Tutti i sette sono briscole.

LIBORIO Ma che stai dicendo? Quali sette?! Ho capito, ho capito, e non hai capito niente!

TURI Ahu, tu lhai detto.

LIBORIO Tutte le carte di oro sono briscole! No tutti i sette! Facciamo un giro di prova, va. Cos ti viene pi facile a capire il gioco. (Mescola le carte) Che ci giochiamo?

TURI Niente! Perci, io non so nemmeno giocare

LIBORIO Appunto! No, voglio dire che, di solito, chi non sa giocare, vince. Che ci giochiamo?

TURI Ma, scusa, non dicisti che un giro di prova? Se giochiamo per prova

LIBORIO Anche nei giri di prova, obbligatorio giocarsi qualche cosa. Questa la regola. Che ci giochiamo?

TURI Ma che centra?

LIBORIO Ti ripeto che senza giocarci niente, non si pu giocare! Questa la regola. Non che lho fatta io! Che ci giochiamo?

TURI (sbuffa) Quello che vuoi tu!

LIBORIO Va bene. Un tar. Va bene?

TURI Mah! Questo gioco mi ha gi stancato, prima di cominciare!

LIBORIO No, no, sono sicuro che ti piace troppo bello. (Ha diviso le carte) Gioca. Tu devi tirare.

TURI Ma io non lo so che carta debbo giocare!

LIBORIO Fammi vedere le tue carte. Dunque, dunque ti conviene tirare questa.

TURI Come dici tu. Asso di spade.

LIBORIO E io me lo acchiappo perch ci ho la briscola!

TURI Ma le briscole non erano tutte le carte di oro?

LIBORIO Quello era un esempio, Turi. Ora, non lo vedi che qua c il cinque di coppe?

TURI Quindi, tutti i cinque di coppe sono briscole, giusto?

LIBORIO Ma, allora, sei scemo! Non tutti i cinque di coppe ma tutte le carte di coppe! chiaro?

TURI Ora, s. Gioco?

LIBORIO No, io devo giocare. Fammi vedere le tue carte. (Turi gliele mostra) Benissimo. E allora, ecco qua questo tre di bastoni. Tu che fai?

TURI Che faccio?

LIBORIO Non puoi fare niente perch briscole non ne hai e dunque, mi tiri una carta qualsiasi, magari lasso di oro.

TURI Gioco lasso di oro?

LIBORIO Certo. Cos io me lacchiappo e faccio ventuno punti, in un colpo solo!

10

(Da destra, entra Mara, palesemente stanca e provata),

LIBORIO (smette di giocare) Za Mara! Come sta don Mazzar?

MARA (sospira poi scuote la testa, sconsolata) E come deve stare? (Si siede stancamente).

LIBORIO (turbato da quella risposta) Basta, non gioco pi. Non ne ho pi voglia di giocare

TURI Io non ne avevo manco prima!

(Liborio si alza e lentamente si avvia verso luscita).

TURI Liborio! Ma dov che stai andando? Liborio!

(Liborio non risponde e, a testa bassa, esce, seguito da Turi che continua a chiamarlo).

MARA (Chiama) Giovanni!

(Dalluscio di destra, entra Teresa).

TERESA Za Mara! Giovanni non c per sta arrivando. (si avvicina a Mara, le siede accanto). Ma veramente accuss brutta, la situazione?

MARA S. E ogni giorno che passa, va sempre peggio. Il male se lo sta mangiando, povero disgraziato!

(Da sinistra, rientra Giovanni).

GIOVANNI Oh, za Mara! E allora, com?

MARA (Allarga le braccia) Senti mi ha detto che ti vuole parlare.

GIOVANNI - Sissignora, ci vado subito. (Esce rapidamente, da destra).

TERESA Ma dico niente si pu fare? Il medico che ha detto, ieri?

MARA Che siamo nelle mani di Dio. Questo ha detto.

TERESA Ma se la scienza non pu fare niente, allora

MARA Allora, figghia mia, non sappiamo niente.

11

(Da destra, entra don Mazzar che, visibilmente indebolito dalla malattia, si aiuta con un bastone. Giovanni, accanto a lui, vorrebbe sostenerlo).

MAZZARO (contrariato da quelle attenzioni) Non c bisogno che mi tieni! Ancora, in piedi, ci so stare, da solo! Piuttosto, va a fare quello che ti ordinai di fare, spicciati!

GIOVANNI Come vossignoria comanda. (Esce, da destra).

TERESA (premurosa, le offre la sedia) Mi fa piacere che voscenza uscito. Accuss piglia un po daria che ci fa bene!

MARA Ha finito di mangiare o ha lasciato tutto sulla tavola, come al solito?

MAZZARO Non statemi a seccare, Mara non mi soffocate, con tutte queste premure! Mangio o non mangio a che cosa serve? Che vi pare che non lo so che ci ho i giorni contati?

MARA Tutti abbiamo i giorni contati! A tutti, prima o poi, ci tocca una bella bara, sottoterra! E allora? Se non siamo eterni, con chi ce la prendiamo, con nostro Signore?

MAZZARO (con estrema rabbia) S! con Lui che me la prendo! Perch non giusto, santu diavuluni! Per una vita intera, ho buttato sangue! Ho sopportato la fame, le fatiche, le malattie! I pensieri, le preoccupazioni, i dispiaceri mi hanno divorato il cervello, notte dopo notte, giorno dopo giorno! E ora ora che ci ho, finalmente, la mia roba tanta roba! Pi di quanta ne possiede il re! E, ora che il desiderio di fare altra roba, pi forte di prima! Ora, il vostro Dio mi dice: Ciccino Mazzar! Hai finito di campare! arrivato il tempo di lasciare la tua roba e di pensare allanima! Ditemi se, questa, non uningiustizia!

MARA Io dico solo che vossia sta bestemmiando.

MAZZARO E allura, lassatimi bestemmiare in pace e non mi torturate pi con le vostre chiacchiere!

MARA Se per questo, me ne vado anche subito, voscenza non si deve preoccupare! (Fa per andar via ma Teresa la ferma).

TERESA No, za Mara, non ve la pigliate

12

(Entra, da destra, Alfio).

ALFIO Don Mazzar, vossia benedica. Come si sente? (Mazzar non risponde) Voscenza mi ha fatto chiamare?

TERESA Venite, Mara, fatemi un po di compagnia. (Entra in casa, assieme a Mara).

ALFIO (in piedi, col berretto in mano, davanti a Mazzar) Me ne compiaccio che vossignoria si sente meglio. Eravamo tutti

MAZZARO (lo interrompe) Assettiti.

ALFIO Grazie, voscienza.

MAZZARO Dimmi na cosa Tu ci stai male, qui, da me?

ALFIO Che dice? E perch dovrei starci male? Anzi, io non sono degno nemmeno di baciarle la mano!

MAZZARO Lalloggio che ti ho assegnato buono?

ALFIO Buono?! Che fa, scherza, eccellenza? Di meglio non potevo sperare!

MAZZARO E la paga? Ti basta per potere mantenere la tua famiglia?

ALFIO Sissignore, mi basta. Pensi che, con qualche sacrificio, mia moglie sta gi preparando la dote per la mia figliola, Maria. Ancora na picciridda, si capisce, per

MAZZARO - Insomma, sei contento di lavorare per me. Non vero?

ALFIO Verissimo, eccellenza.

MAZZARO E allora, perch mi rubi?

ALFIO Rubare? Io? (Il volto di Mazzar rimane impietosamente immobile) Io? Non vero! Chi fu la malalingua che

MAZZARO Non negare, ladro! Non negare! Hai rubato due sacchi di grano!

ALFIO Io ci giuro, don Mazzar! Ci giuro che

MAZZARO Ma che giuri? Bastardo! Che giuri a fare? Ricordati che Ciccino Mazzar, fino a quando vivo, ci ha mille occhi e mille orecchie! E se, ora, dico che hai rubato, significa che sono sicuro di quello che dico! (Alfio abbassa il capo) Ma la faccenda, non ti preoccupare, laccomodiamo a modo mio. (Dalla tasca dei pantaloni, tira fuori un revolver e lo poggia sul tavolo) Sparati.

ALFIO (balbetta, terrorizzato) Che cosa?

MAZZARO Ti devi sparare un colpo in testa. Qui, ora. davanti a me.

ALFIO (tremante di paura) Vossia sta scherzando?

MAZZARO (freddo e sinistramente calmo) O ti spari tu o ti sparo io. Non c remissione di peccato.

ALFIO (gli si butta ai piedi, in ginocchio, urla tra le lacrime) Don Mazzar, mi perdoni! Non avevo mai rubato niente, in cinque anni e vossia lo sa! Mai niente! Fu la pazzia di una volta sola!

MAZZARO Chi ruba una volta, ruba sempre! (Gli assesta un calcio che lo fa ruzzolare) Che uomo sei? Invece di piangere, ladro e vigliacco, piglia quella rivoltella e sparati! E va bene. Se non ne sei capace se sei capace solo di morsicare la mano che ti ha dato da mangiare, vuol dire che ti sparo io! (Impugna la pistola, fra le grida disperate di Alfio che rimane in ginocchio a coprirsi il viso, con le mani).

13

(Le voci allarmano Teresa e Mara che si precipitano in scena).

MARA Ma che sta facendo?

TERESA (quasi a sfidarlo, piomba davanti a Mazzar frapponendosi tra lui e Alfio) Don Mazzar, che vuole fare con quella pistola? Che diventato pazzo?

MAZZARO Fatti gli affari tuoi, Teresa, non tintromettere!

TERESA (la voce alterata dalle forti emozioni che le impediscono un respiro regolare) E no, mi dispiace ma stavolta, per la prima volta, non posso ubbidire a voscenza!

MAZZARO (urla, fuori di s, con una forza che sgomenta i presenti) Sangue di Giuda, tu non centri, ti ripeto! una questione fra me e questo ladro!

TERESA (disperata, tra le lacrime, in un moto improvviso di ribellione contro Mazzar, sfoga la collera e la paura su Alfio che colpisce ripetutamente sulle spalle) Disgraziato! Perch? Perch? E che avete rubato al vostro padrone di tanto prezioso? Che cosa? Parlate! Parlate!

MAZZARO (ad Alfio) Diglielo a questa femmina insolente, che cosa mi hai rubato! Diglielo!

ALFIO (bisbiglia, a testa bassa) Due due sacchi di grano.

MAZZARO Pi forte! Perch questa sfacciata, presuntuosa non ha sentito!

ALFIO (alza leggermente la voce) Due sacchi di grano. Ma non avevo mai fatto niente del genere, in vita mia, lo giuro, davanti a Dio! la prima volta!

MAZZARO Chi ruba una volta, ruba sempre!

TERESA (tenta di trattenere le lacrime) E voscenza, perci, gli vorrebbe togliere la vita solo per amore di giustizia? E allora, la conservi quella pistola perch giustizia fatta!

MAZZARO Ma chi sta ncucchiannu, scimunita?

TERESA Lui ha rubato a vossignoria due sacchi di grano E ora, vossignoria ha rubato a lui la dignit! E la dignit, don Mazzar, non vale meno di quel grano! Vossia, perci, pu essere soddisfatto! (angosciata per ci che potrebbe ancora accadere) Non le basta di vederlo ai suoi piedi, come un animale bastonato, col terrore negli occhi? (Ad Alfio, sempre tra le lacrime) E voi, alzatevi! V rimasto un p di amor proprio o il vostro padrone vi ha rubato anche quello? Alzatevi, vi dico! Non state ancora in ginocchio! Non siete davanti al Padreterno! (Alfio ubbidisce)

MAZZARO (ripone la pistola in tasca) Ammazzarlo, no, non lavrei ammazzato, anche se Avevo deciso di sparargli alle gambe. (A Teresa, con un tono che preannuncia una punizione) E tu me lhai impedito! (A Alfio) Comunque, da casa mia, tu te ne vai.

ALFIO E dove vado, voscenza?

MAZZARO Affari toi su. Ho dato lincarico a Giovanni di avvertire tua moglie ch si cominci a preparare. Domani mattina, sloggiate! Non voglio vedere pi n te e manco la tua famiglia! Mi hai capito?

ALFIO (tra le lacrime) E allora, mi ammazzi, don Mazzar! In cambio, ci dumannu di fare restare qua, la mia famiglia! La prego, voscienza! (Cade ancora in ginocchio).

TERESA (con la forza della disperazione) Basta! Basta con le preghiere! Alzatevi, Alfio e tornate a casa! E fatemi il favore, dite a mio marito che don Mazzar ci ha ripensato: voi e la vostra famiglia rimanete qua!

ALFIO (non sa che fare. Guarda Teresa, poi Mazzar) Posso posso andare, don Mazzar?

MAZZARO Quello che ti dovevo dire, te lho detto e il padrone, mi pare che, ancora, sono io!

TERESA (ad Alfio) Andatevene! E fatemi quel favore che vi ho chiesto. Che aspettate ancora?

ALFIO Grazie grazie grazie Voscenza benedica! (Esce di corsa, da destra).

14

MAZZARO Pensavo che eri una carusa giudiziosa, Teresa invece sei solo stupida e petulante.

TERESA Io non ho fatto che anticipare le decisioni di voscenza. Perch perch sono sicura che, a mente serena, vossia non ce lha il cuore di mandare via la famiglia di Alfio. Sua moglie, le sue bambine e quella povera vecchia della madre.

MAZZARO (stizzito) Continui a fare la presuntuosa e a pretendere di decidere al posto mio! Come ti permetti di aprire bocca negli affari miei? Cu si tu? Tu non sei nessuno, u capisti? Tu si nuddu mmiscatu c nenti!

TERESA (si butta ai suoi piedi e gli afferra le ginocchia) E vero, don Mazzar, io sono meno di niente perch sono solamente una serva! Mi perdoni, per quello che ho fatto! Io non volevo mancare di rispetto a vossignoria! Solo che ho avuto troppa pena per quel povero cristo. Ma se ho sbagliato, ora chiedo, in ginocchio, il suo perdono! (Si commuove)

MAZZARO Ti metti in ginocchio? E che, pure a te, ti ho rubato la dignit?

TERESA No, non me lha rubata perch, in questo momento, domando perdono a vossia, non come mio padrone ma come se fosse mio padre!

(Mazzar scosta le mani di Teresa dalle ginocchia, si alza e lentamente esce, da destra.

Mara corre ad abbracciare la ragazza.

Buio per pochi istanti).

15 -

(Le luci si riaccendono un momento dopo. Sono passati alcuni giorni. notte. La scena vuota. Si sente il latrare lontano dei cani. Improvvisamente, si odono dei colpi sordi e lo starnazzare violento di anatre e galline. E le urla folli e disperate di Mazzar e subito dopo, le voci concitate dei contadini che accorrono).

VOCE DI MAZZARO Tu! Tu e tu! Siete roba mia, roba mia! E se me ne vado io, anche la mia roba se ne deve andare con me!

VOCI DEI CONTADINI Fermu, don Mazzar! Che sta facendo? Voscenza si calmassi! Basta, basta!

LIBORIO (sopraggiunge di corsa e bussa con forza alluscio di destra. Urla) Giovanni! Teresa! Aprite! Presto!

VOCE DI GIOVANNI Arrivo! Un momento!

GIOVANNI - (Apre la porta, assieme a Teresa) Che succede, Liborio?

LIBORIO la voce strozzata dallemozione) Don Mazzar sta ammazzando, a colpi di bastone, galline, anatre! Venite, fermatelo! Pare pazzo!

(Giovanni non ha neppure il tempo di muoversi perch Mazzar stato portato, quasi a forza, in scena, ora, affollata dai contadini, molti dei quali reggono in mano delle lanterne).

MAZZARO (ancora in delirio, urla selvaggiamente) Lassatimi stari! Mia la roba! Mia! Sono io, il padrone! E se il padrone se ne va, la roba se ne va con lui! (Sconvolto) E legge di natura! Muore il padrone, muore la sua roba! legge di natura!

GIOVANNI (gli si accosta) Va bene, don Mazzar ma ora, deve riposarsi. Lo accompagno a casa e accuss, si stende un poco sul letto

MAZZARO Mannali a tutti sti cristiani! Che ci fanno qua? Che vogliono?

GIOVANNI (si rivolge ai contadini) Andate a dormire e grazie a tutti. Ci penso io, ora.

(In silenzio, in lenta processione, i contadini escono. In scena, oltre Mazzar e Giovanni, sono rimasti anche Liborio, Teresa e Mara. Ciascuna delle due donne, con una lanterna in mano).

LIBORIO (timidamente, con un filo di voce) Don Mazzar

(Mazzar non risponde. Pare si sia calmato. Si alza dalla sedia su cui sera seduto e va verso il fondo, seguito subito dagli altri).

GIOVANNI Dove vuole andare, voscienza? Che sta guardando?

MAZZARO (spalle al pubblico) La mia roba, guardo.

GIOVANNI Ma c stu scuru, non si vede niente!

MAZZARO Io la vedo. La mia roba l distesa dal colle alla piana come una bella signora che spande, nellaria, il suo buon profumo una signora bellissima, tutta ricoperta di gioielli! (Pausa) Portatemi qua, la mia poltrona quella di velluto rosso. Mi ci voglio sedere un poco.

GIOVANNI Qua fuori, voscenza?

MAZZARO S.

GIOVANNI Come comanda.

(I due uomini escono, da destra).

MAZZARO (ancora spalle al pubblico) E veramente bella, la mia ricca e profumata signora, vero? E, stanotte, mi pare ancora pi bella! Bella e crudele!

(Rientrano Giovanni e Liborio, con la poltrona e la sistemano al centro della scena, in prima).

GIOVANNI Va bene, qua?

MAZZARO E ora, andatevene. voglio rimanere solo. Mi voglio riposare nella mia poltrona rossa. Voglio sentire, per tutta la notte, il profumo della mia roba.

TERESA Ci piglio una coperta accuss si ripara dal fresco?

MARA Oppure uno scialle, qualcosa per

MAZZARO Non ho bisogno di niente. Andate a dormire. (Lascia cadere il bastone a terra. Liborio si premura a riprenderglielo) No. Lascialo dov. Non mi serve pi, nemmeno quello.

TERESA (gli si avvicina e gli sussurra) Ci laassu sta lanterna. una lanterna magica, lo sa? Tiene lontani tutti i pensieri cattivi e illumina il cuore di chi al buio. Buona notte don Mazzar. (Scappa via, con le lagrime agli occhi).

(Gli altri salutano, a soggetto, Mazzar e mestamente escono. Si attarda soltanto Liborio che gli si avvicina, si piega in ginocchio e accosta la mano di Mazzar alla guancia).

LIBORIO Vuole che ci faccio un po di compagnia?

(Mazzar accenna un rifiuto. Liborio, lentamente, esce.

Mazzar si guarda attorno. Qualche lacrima sgorga dai suoi occhi. Un respiro lungo e intenso. Poi, chiude gli occhi. Dopo un istante, reclina il capo sul petto).

SIPARIO

27 agosto 2014

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