La rosa dei venti

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LA ROSA DEI VENTI

Commedia in tre atti

Di LUIGI ANTONELLI

PERSONAGGI

EVARISTO

LUDMILLA

CRONO

GELTRUDE

IL RAGAZZO DISCOLO

ANNABELLA, prima ancella

L’ASSISTENTE

L’ASPIRANTE

PRIMO NOTABILE

SECONDO NOTABILE

TERZO NOTABILE

QUARTO NOTABILE

SECONDA ANCELLA

SIGNORINA EVERY

SIGNORINA ROCK

UN PASSANTE

UOMINI

DONNE

INVITATI

Commedia formattata da

 

ATTO PRIMO

Questa avventura fantastica fa parte del trit­tico drammatico che comprende: « L'uomo che INCONTRÒ SE STESSO “ (il dramma di chi rifab­brica la giovinezza), « La bottega dei sogni “ (il dramma di chi rifabbrica l'illusione) e « La Rosa dei venti “ (il dramma di chi rifabbrica l'opinione pubblica).

Queste tre avventure hanno lo stesso comin-ciamento scenico, come quelle che da una stessa radice si partono per prospettare problemi di­versi, ma non lontani, della vita spirituale degli uomini.

* * *

Grande salone architettonico a piani sintetici e volute ampie e leggere su cui pare che aleggi l'incubo immateriale del Tempo. Nel mezzo, un po' a sinistra, è una pedana sormontata da una specie di trono. Nella parete di fondo, pro­prio nel mezzo, è una grande finestra da cui apparirà, al momento opportuno, una bella col­lina verde, e il cielo: la collina e il cielo di Emùs.

Crono è addormentato sul suo seggio. E' un uomo dalla statura comune, accuratamente ra­sato, vestito d'una specie di marsina color mar­rone. Nulla rivela in lui un così cospicuo im­piegato dell'Eternità...

Sull'architrave della finestra è una rosa dei venti, graduata e numerata, nel cui centro è una lancetta. Essa e messa in moto da una corda che penzola da una parte e termina con un fiocco. Se si tira la corda la lancetta gira vertigino­samente finche si ferma su uno dei tanti numeri del quadrante. Ai piedi di Crono, accosciate su morbidi cuscini scarlatti, vegliano Annabella e la seconda Ancella. Esse cantano una specie di nenia che ha un'eco lontana.

SCENA PRIMA

Annabella - Seconda Ancella

Annabella                      - (dopo un poco) Vivere tanti an­ni tu credi che sia piacevole?

Seconda Ancella           - Non so. Non ho mai pro­vato.,

Annabella                      - Te lo dico do che è una stordi­taggine.

Seconda Ancella           - Lui è stato sempre così? Sempre vecchio?

Annabella                      - Non è mai stato vecchio. Ne ha bensì l'apparenza, per gli anni che ha vissuto e che sono infiniti; ma è giovane dinanzi a quelli che vivrà e che saranno infiniti lo stesso.

Seconda Ancella           - Infiniti?

Annabella                      - Infiniti come il tempo infinito.

Seconda Ancella           - Per me è troppo difficile capire. Ma io penso che una volta si deve na­scere.

Annabella                      - Sì... ma nasce chi è destinato a morire. Se invece uno è eterno, mi sai dire in che epoca può essere venuto al mondo?

Seconda Ancella           - Certo è che in viso non ha una ruga.

Annabella                      - Ma che! Egli rade tutti i giorni la sua vecchiezza, e ti sfido a trovargli un segno di barba!

Seconda Ancella           - M'han detto che prima ci si divertiva in questo palazzo. Ogni tanto en­trava qualcuno che portava notizie degli altri luoghi del mondo. Ma ora che Crono è diventato misantropo...

Annabella                      - Che ne sai, tu?

Seconda Ancella           - Pare che non voglia più sa­perne delle storie degli uomini.

Annabella                      - Certo, prima sì stava meglio Perché ci si divertiva di più.

Seconda Ancella           - Com'era la gente che arri­vava?

Annabella                      - Di ogni risma e di ogni colore. Naufraghi della vita, come dice Crono: a se­conda che quella lancetta, dopo aver girato, si fermasse sopra un punto di uno dei settori della Rosa dei Venti.

Seconda Ancella           - Doveva esser bello.

Annabella                      - Vedi quella porta?

Seconda Ancella           - Sì.

Annabella                      - Entravamo di là.

Seconda Ancella           - Ah! Doveva essere diver­tente! Si apriva la porta, e...

Annabella                      - Ed ecco un uomo, ecco una donna!

Seconda Ancella           - E com'erano vestiti?

Annabella                      - Diamine! Coi vestiti che porta­vano al momento in cui avevano cessato di stare al mondo... Il che era avvenuto allora allora... tanto che i naufraghi non se ne ren­devano conto!

Seconda Ancella           - Da quanti anni sei qui?

Annabella                      - Cinque anni. Ora, è vero, ci si annoia un po'.

Seconda Ancella           - Il nipote è un bel ragazzo.

Annabella                      - E mi par di capire che un po' di rivoluzione qua dentro la metterà il nipo­te. Crono dice che deve educarlo, renderlo esperto della vita. Ma che esperienza gli dà se lui dorme e il ragazzo va in giro svagolato e ciondoloni tutto il giorno?

Seconda Ancella           - Meglio! Vedrò qualche cosa.

Annabella                      - Dov'eri prima di venir qui?

Seconda Ancella           - Ero presso un signore che fabbricava nasi.

Annabella                      - Eh?

Seconda Ancella           - Sì: presso un signore che fabbricava nasi. Che c'è di straordinario?

Annabella                      - Non ho mai saputo niente di si­mile.

Seconda Ancella           - Oh! Una grande fabbrica.

Annabella                      - Ma nasi di che genere?

Seconda Ancella           - Nasi artificiali. Paraffina, cartilagine vegetale, cartone animato...

Annabella                      - E che ne facevate?

Seconda Ancella           - Si vendevano ai clienti!

Annabella                      - Ai clienti?

Seconda Ancella           - I clienti se ne servivano. Che cosa fai tu del tuo? Se ne servivano per dei nasi...

Annabella                      - Ma non avevano il loro?

Seconda Ancella           - Appunto. Lo sostituivano con altri più potenti.

Annabella                      - E funzionavano bene?

Seconda Ancella           - Cara mia, non hai idea di quel che sia capace di odorare un naso artificiale. Tu per esempio vedi un prato...

Annabella                      - Eh?

Seconda Ancella           - Tu vedi un prato, una col­lina insignificante? Scavi, e c'è il petrolio. Col naso tuo che puoi odorare?

Annabella                      - Oh! Io non ho pretese... Non saprei che farmene di un fiuto esagerato... Perché immagino che come si odorano gli odori buoni si odoreranno terribilmente an­che quelli cattivi...

Seconda Ancella           - No! Ci sono quelli educati a percepire solo gli odori buoni e a tralascia­re gli altri. Questo è il vantaggio.

Annabella                      - Che paese è il tuo?

Seconda Ancella           - L'Italia.

Annabella                      - Sfido io! C'è tanto ingegno lag­giù! I nasi di grande fiuto devono prosperare bene. E tu, con tutto quel fiuto, non hai tro­vato un fidanzato?

Seconda Ancella           - Ma che vuoi! I giovanotti a loro volta hanno dei nasi di grande classe... Questo è il guaio! Quando fiutano un matri­monio, anche alla distanza di parecchie mi­glia, cambiano direzione.

Annabella                      - Zitta, zitta! C'è il signorino.

SCENA SECONDA

Gli stessi - Il Ragazzo discolo

Il ragazzo discolo          - Dorme? Ancora dorme?

-(Le due donne in fretta si alzano).

-

 Il ragazzo discolo       - Attente! Ora lo faccio starnutare,

 (esce e torna subito indietro, recando una lunga penna di fagiano con cui va vellicare le narici di Crono. E Crono starnuta. Le due ancelle si prostrano insieme col ragazzo).

Annabella                      - (alla seconda Ancella, ricomponen­dosi) Sta attenta. E' sempre interessante assistere al risveglio di un grande personaggio.

Seconda Ancella           - Perché bofonchia così?

Annabella                      - Per liberarsi dai sogni che im­prigionavano il suo spirito.

Seconda Ancella           - E come sbadiglia!

Annabella                      - E' il sogno: il sogno che vapora.

Crono                            - Quanto tempo ho dormito?

Annabella                      - Tre settimane, un giorno e tre] minuti.

Seconda Ancella           - (a bassa voce) Che precisione!

Annabella                      - (piano) Qui c'è la pedanteria dell'ora esatta. Guai a sbagliare un minuto E' la sua maniera di esercitare l'avarizia.

Crono                            - Qualcuno di voi forse ha urlato?

Seconda Ancella           - No, signore.

Crono                            - E io? Ho forse starnutato?

Annabella                      - Sì!

Crono                            - Allora certamente in Europa qualcun ha detto una frase spiritosa. E' sempre quella parte che mi arriva il solletico della bella facezia che interessa le mie narici, Questa è una prova della grandezza degli umoristi.

Il ragazzo discolo          - Zio...

Crono                            - Eh? Che c'è?

Il ragazzo discolo          - Zio, la frase spiritosa ero io!

Crono                            - In che senso, cattivo ragazzo?

Il ragazzo discolo          - Con questa penna d'airone. Tu la chiami d'airone, ma ho scoperto che è di domestico fagiano. Con questo, zio. ho fatto dell'umorismo artificiale, vellican­dovi argutamente.

Crono                            - Adèsso, smettila!

Il ragazzo discolo          - Zio; qui ci annoiamo che è un piacere. Annabella procreerebbe piutto­sto un figlio...

Crono                            - Finiscila!

Il ragazzo discolo          - La seconda ancella rimpiange l'industria di nasi che faceva prosperare, l'altro padrone...

Crono                            - La manderò a fare la bagnina nel Caucaso.

Il ragazzo discolo          - Zio, zio! Io ho tirato quella corda!

Crono                            - Eh? La corda? Sei pazzo?

Il ragazzo discolo          - Perché ?

Crono                            - Voi, ragazze, alzatevi! Che guardia avete fatto?

Annabella                      - Io non ho visto niente. Eppure siamo sempre state qui. Ci siamo date il turno...  

Seconda Ancella           - Io neppure ho visto niente.

Il ragazzo discolo          - Zio, avete dormito quat­tro settimane. Ora finalmente vedremo en­trare qualcuno da quella porta!

Crono                            - Sciagurato ragazzo! Ecco un'altra sto­ria di uomini che viene a rompermi le tasche!

Il ragazzo discolo          - Zio, ho visto con piace­re che non vi siete arrabbiato furiosamente come temevo.

Crono                            - Ah sì? E allora?

Il ragazzo discolo          - Allora, zio, io penso: si può tentare!

Crono                            - Che cosa si può tentare?

Il ragazzo discolo          - Quello che non ho ancor fatto!

Crono                            - Sarebbe?

Il ragazzo discolo          - Tirare questa corda! (ri­de) Ah ah ah ah!

(Si ode il roteare metallico di una molla che scatta e che turbina, poi a un tratto si placa mentre la lancetta seguita a girare).

Crono                            - Maledetto ragazzo, che hai fatto? Dove s'è fermata?

Annabella                      - Non ancora si ferma.

Il ragazzo discolo          - Ecco. 2143. Nord-nord­est; 3° grado, 7° minuto.

Crono                            - Accidenti. Ancora una vittima della opinione pubblica!

Il ragazzo discolo          - Oh, che piacere! Guarda le due ancelle come sono raggianti! Zio, non hai sempre detto che io ho bisogno di espe­rienza? E come posso essere esperto se nes­suno m'insegna niente?

Crono                            - Caro ragazzo, se tu sapessi che cosa vuol dire essere come me il signore del tempo e non poterne sprecare un attimo, e tuttavia non vedere dinanzi a sé una fine, neanche lon­tana! Ogni tanto soffro di questa malinconia. Prenderò un bagno aromatico. Annabella, abbiamo sempre rosmarino nell'orto?

Annabella                      - Una siepe.

Crono                            - E dittamo?

Annabella                      - Una piana.

Crono                            - E timo?

Annabella                      - Un prato.

Crono                            - Bene. Adesso procediamo all'interro­gatorio di questo campione dell'umanità in disgrazia... (qualcuno picchia alla porta) Avanti!

(le due ancelle intanto si sono messe in at­tesa ai due lati per ricevere il visitatore).

SCENA TERZA

Gli stessi - Evaristo

Evaristo                         - (entra in frack, mezzo intontito, ma vedendo Crono e le ragazze si ritrae indietro comicamente).

Crono                            - Dove andate?

Evaristo                         - Perdonate. Ci deve essere uno sba­glio. Questo non è l'inferno. Ho sbagliato scala, (il ragazzo gli mostra la lingua).

Crono                            - Sedete., sedete...

Evaristo                         - Volentieri. Mi pare di aver fatto una corsa... Perché non mettono un ascen­sore? Quelle due belle ragazze saranno le sue circasse. Lui sarà il circasso... e questo qua... (di nuovo il ragazzo gli mostra la lin­gua) questo qua è un ragazzo idiota...

Crono                            - Orientatevi, orientatevi pure...

Evaristo                         - Già: orientarmi... Ma come si fa? Bisognerebbe sapere dov'è il sud. To': una rosa dei venti! Che sia un fisico? Un astro­nomo? Barbane... No: non ce l'ha!

Crono                            - Vi chiamiate?

Evaristo                         - Dice a me?

Crono                            - Sì. Vi chiamate?

Evaristo                         - Evaristo. Evaristo Zacchei...

Crono                            - Professione?

Evaristo                         - Sarà un portiere d'albergo e vuole le mie generalità... (a Crono) Ma io sono sen­za valigie... Sono morto adesso adesso... E come mai poco fa era notte e qui è giorno?

Crono                            - Altra longitudine...

Evaristo                         - Ah! è vero! E chi sa che viaggio ho fatto... Dunque voleva sapere la mia pro­fessione? Entomologo... collezionista di in­setti: coleotteri, lepidotteri...

Il ragazzo discolo          - Io ho una lumaca! (la tira fuori dalla tasca) E' antica?

Evaristo                         - (stupefatto) Prima di tutto la lu­maca non è un insetto... E poi... una lu­maca antica? E' viva?

Il ragazzo discolo          - Credo di sì...

Evaristo                         - E allora! (a Crono) E' un po' indietruccio...

Crono                            - No... E' intelligente. Ma non è pro­fondo in entomologia...

Evaristo                         - Ah be'!...

Il ragazzo discolo          - (a stento trattiene le risa)

Evaristo                         - Non c'è niente da ridere... Ero un entomologo tra i più cospicui d'Europa: non riconosciuto tale Perché misconosciuto, ma la mia collezione di scarabei...

Il ragazzo discolo          - (c. s.)

Evaristo                         - ... sì, la mia collezione di scarabei... (a Crono) è vostro nipote?... è la prima del mondo! E posseggo altresì... possedevo l'uni­co esemplare di cerambice ejector... (pausa)

Crono                            - Vostra moglie?

Evaristo                         - (illuminandosi in viso) Ludmilla!

Crono                            - Vostra, suocera?

Evaristo                         - (cavernoso) Gertrude!

Crono                            - Com'è che cercaste di avvelenare vo­stra suocera facendola morsicare dagli scor­pioni?

Evaristo                         - Questo qui sa tutto. Non è un por­tiere d'albergo. Sarà l'istruttore del giudizio universale... No, signore. Non fui io che cer­cai di farla morsicare. Fu lei che trasportò la mia cassa dell'allevamento nella sua camera da letto, e fece credere che ve l'avessi tra­sportata io... Del resto era più facile che lei avvelenasse gli scorpioni che gli scorpioni av­velenassero lei... Vi dico che sono innocente. Rovinò la mia carriera. Mi accusò per ragioni che non ho mai potuto approfondire. Ma io sono innocente!

Crono                            - Lo so, lo so... Ciò non pertanto foste condannato a due anni di prigione. Avete fat­to ridere mezza Europa. Nessuno prima di voi aveva tentato di sopprimere una suocera con quel mezzo lì... con un mezzo così pro­fessionale...

Evaristo                         - L'avessi soppressa! Non sarei stato costretto, a furia di dispiaceri, a sopprimere me stesso!

Crono                            - Lo so, lo so.

Evaristo                         - Sa tutto. E allora Perché mi fa queste domande? Sarà per far capire la mia storia al nipote... (a Crono) Per difendermi di fronte all'opinione pubblica feci stampare una memoria documentata...

Crono                            - ... in cui molto si apprezzò il vostro talento di scrittore. Ma l'opinione pubblica si era ormai orientata contro di voi. Non c'era più niente da fare. Voi siete sempre rimasto il diabolico mancato avvelenatore di vostra suocera...

Evaristo                         - Vittima di quegli stessi scorpioni che avevo tanto amato...

Crono                            - Né vi valsero, lo so, i vostri preziosi studi sull'entomologia africana...

Evaristo                         - Ho scoperto un nuovo insetto!

Crono.                           - E non foste creduto.

 Evaristo                        - Già. Dissero che lo avevo fabbricato io!

Il ragazzo discolo          - (deridendolo) Ah, ahi!

Evaristo                         - Ma come si fa, dico io, a fabbricare un insetto vivo! E' più facile fabbricare un pellerossa vero... che un cerambice ejector... una varietà di cerambice muschiato. Hai la particolarità, signore, di possedere una specie di spruzzatore automatico. Quando passa,  durante le notti estive, mentre c'è la luna vicino alla cerambice... le spruzza una nuvoletta di profumo.

Annabella                      - E' una cosa molto gentile...

Seconda Ancella           - ... da parte del cerambice!

Evaristo                         - Se vi dico che è il più galante insetto della terra! Avrebbero dovuto darmi il premio Nobel! Il gesto con cui fa funzionare lo spruzzatore proteso verso la cerambice non l'aveva neanche don Giovanni Tenorio!

Il ragazzo discolo          - (frena a stento le risa).

Evaristo                         - Davvero, non si era visto in tutta  la storia naturale! Presentai il mio esemplare all'Accademia delle Scienze. Il presidente inforcò gli occhiali, esaminò l'insetto da tutte I le parti e concluse che si trattava di un oe-Brambice meccanico...

Crono                            - Insomma, non avevate più credito. La vostra reputazione ormai era fatta. La vostra fama di geniale impostore nessuno poteva distruggerla più! E per quel che riguarda il I vostro suicidio... questo posso dirvelo io è stato anche giudicato severamente. Hanno detto: ha voluto far colpo!

Evaristo                         -  - E sì che il colpo l'ho preso io!

Crono                            - Raccontateci come fu che voi cercaste con un gesto estremo di capovolgere l'opinione pubblica e creare una specie di eterno rimorso nei vostri persecutori. Ragazzo, sta attento. E' un esemplare di uomo curiosissimo. In­namorato di sua moglie, bravo uomo, in fon­do, e innocente, è accusato di neri delitti, e riesce a farsi una reputazione diametralmen­te opposta a quella a cui avrebbe avuto diritto. Dispregiatore del prossimo, ne è la vittima quasi docile. Odiatore dei luoghi comuni, orienta sulla suocera, tema ormai abusato dal­la buffoneria di quart'ordine, il suo dramma, riuscendo però a colorirlo originalmente, perché tutto quello che tocca un uomo singolare, sia pure poco fortunato, ha la sua linea in­solita... (a Evaristo) Raccontateci come all’improvviso vi decideste al suicidio.

Evaristo                         - Un'ora fa... o ieri sera... Non fu ieri sera?

Crono                            - Ammettiamo che fu ieri sera.

Evaristo                         - Non sono forse ancora in frack? Ieri sera ero a teatro... in un palco di pro­scenio di quart'ordine, e si rappresentava una di quelle commedie in cui il vecchio pro­fessore d'università rinnova alla giovane isti-tutrice i suoi doviziosi paradossi sull'età cri­tica. Insomma la solita commedia che io chia­mo ferro da stirare, la quale va su e giù nu­merando i bottoni dei personaggi e distillan­do la psicologia del bicchiere d'acqua. Imma­ginate poi questa vicenda vista dall'alto; questa commedia panoramica a volo d'uccello col ferro che passa e ripassa e non fa un passo... Insomma l'azione languiva, il pub­blico si torceva dallo sbadiglio. E io allora, infastidito fino alle midolle dalla mia infelice esistenza e visto che mancava mi vero dram­ma sul palcoscenico, ci misi il mio, buttan­domi giù dal palco.

Crono                            - (al ragazzo) E questo si potrebbe de­finire il dramma dell'incongruenza, (a Evari­sto) L'opinione pubblica, amico mio, è un vestito, che una volta infilato, e sia pure trop­po largo o troppo stretto, ossia sbagliato per la nostra misura, è difficilissimo togliersi da dosso. E più ti torci e scrolli e più t'infili dentro...

Evaristo                         - Il mio errore, lei dice, è di aver creduto di poter capovolgere tutto, ripren­dendo la mia avventura per la coda, mentre avrei dovuto rifabbricare da capo?

Crono                            - Certamente.

Evaristo                         - Scusi: il suo nome?

Crono                            - Crono.

Evaristo                         - Eh?

Crono                            - Crono.

Evaristo                         - Crono? Cronos? Il Tempo? Il Tem­po in persona?

Crono                            - Come in persona? Evaristo - (confuso) Alle volte, sa... c'è tanta gente in giro che approfitta di nomi illustri... Eh! Ma! (fa un gesto come per dire: La co­nosco di fama da un pezzo!) Io ho visto lei nella mia mitologia illustrata... C'è il suo ritratto... Oh! Ma non somiglia affatto! E' raffigurato con un'enorme barba bianca... Ma non ci badi. La mitologia è piena di luo­ghi comuni. Essa infatti non sa immaginare l'eternità senza confonderla con la decrepi­tezza, (una pausa) L'avrei preso per un im­piegato al Catasto... E chi sa Perché mi han­ no fatto venire direttamente qui.

Crono                            - Perché soltanto qui da me, facendo in macchina indietro col tempo, voi potrete rifabbricare quello che avete così mal co­strutto: la vostra reputazione sociale.

Evaristo                         - (con un grido di giubilo) Ah si? La mia rivincita, Crono?

Crono                            - Forse.

Evaristo                         - Sì: ma dove sono i componenti del­la mia dolce famiglia?

Crono                            - Stanno per arrivare. Tra due minuti saranno qui. Hanno avuto un gran da fare per i vostri funerali. C'erano molti studenti.

Evaristo                         - Meno male. Si vede che la mino­ranza intelligente del paese era con me!

Crono                            - Il vostro assistente ha pronunciato un discorso.

Evaristo                         - Ah ah! Imbecille! E che ha detto?

Crono                            - Che eravate grande: misconosciuto, ma grande.

Evaristo                         - (con voce più pacata) Be'!... E' un imbecille lo stesso!

Crono                            - Vostra suocera vuol erigervi un mo­numento.

Evaristo                         - Ah sì? Per ringraziare Iddio che me ne sono andato?

Crono                            - Credo.

Evaristo                         - Come ero amato! Ah! Come ero amato! E le mie collezioni?

Crono                            - Vostra moglie vuol donarle al museo di storia naturale della vostra città.

Evaristo                         - Ah!Meno male!

Crono                            - L'Accademia delle scienze ha fatto se­questrare il vostro cerambice spruzzatore... ejeetor, reclamandolo per se.

Evaristo                         - (trionfante) Ah! Lo avevo detto io!: « lo crederanno finto finché sarò vivo, lo giudicheranno vero dopo che sarò morto! ». Lo sapevo io che quel mio insetto avrebbe avuto un avvenire!

Crono                            - Ma adesso che siamo tra noi lo potete dire: era vero o finto?

Evaristo                         - (circospetto, con una mano alla boc­ca) Era finto...

Il ragazzo discolo          - (sghignazza).

Evaristo                         - Ma non vuol dir niente!Accoppiato con la cerambice avrebbe egualmente generato una specie nuova... Ma non si è fatto sempre così? Anche Linneo! Ne ha inventati anche lui! E Adamo ed Eva? Adamo era vero, ma Eva era finta! (le ancelle e il ragazzo discolo frenano le risa) E l'aspirante? Io lo chiamavo l'aspirante Perché non ho mai saputo che cosa volesse e quale fosse - come dire? - il suo ruolo in casa mia... Se di generico pri­mario o di amorosino...

 

Crono                            - Lo saprete studiandolo meglio.

Evaristo                         - Ebbene, eccomi pronto! Si rico­mincia? Per fortuna conservo un taccuino, dove è segnato tutto con le date precise. Man­ca solo quella in cui sono morto... Ma oggi lo posso completare... Perché ero morto per davvero... o no?

Crono                            - Amico mio, non si muore mai per dav­vero... Questa è un'antica credenza degli uo­mini. Quando si muore succede presso a po­co quel che è successo a voi adesso...

Evaristo                         - Oh! Ma questo apre un orizzonte nuovo! Bisognerebbe farlo sapere! Divulgar­lo tra gli uomini!

Crono                            - A che scopo? Non vi crederebbero.

Evaristo                         - E Ludmilla? Ah! Rivedrò Ludmil­la! L'unico torto che io ho avuto nell'ammaz­zarmi è stato di lasciare quella dolce crea­tura che almeno mi è stata fedele.

Il ragazzo discolo          - (fa un cenno a Crono per chiedergli: «sarà vero?-». Crono gli rispon­de di no col capo, e allora egli frena a stento uno scoppio di risa).

Evaristo                         - La mia dolce tenerezza... Che c'è da ridere? Sicché la mia avventura è ri­presa...

Crono                            - La riprendiamo da capo, ossia dal mo­mento in cui foste presentato alla vostra fidan­zata, a sua madre e a tutta la comitiva...

Evaristo                         - Oh gioia! Il primo tempo, la prima ora in cui si iniziò il nostro amore! Ma sono le ore che io ho tanto rimpianto!... Perché vedete, Crono: io l'amo, l'amo tuttora... ma amo di più il suo passato... quello che fu l'alba del nostro amore... Sicché io tornerò a quella mattina in cui durante una scampagna­ta conobbi tutta la compagnia? Quella mat­tina perdetti l'automobile... L'automobile scappò per le colline... Non so. Non so se è vero o se me lo sono inventato...

Crono                            - Sì, fu quella mattina.

Evaristo                         - E Emùs!

Crono                            - A Emùs.

Evaristo                         - Oh! Meraviglioso! Io vi voglio be­ne, Crono, come a un mio... bisavolo... Perché avrò avuto un bisavolo... (riflettendo) Sì, ma adesso che verranno si stupiranno di ve­dermi... E come mi accoglieranno?

Crono                            - Lo vedrete voi stesso. Sentirete i com­menti da dietro quella tenda... A proposito: vi metterete un'altra giacca. Troverete di là quel che occorre per cambiarvi.

Evaristo                         - Ah! Grazie! E quando poi compa­rirò?

 

Crono                            - Inventerete una frottola... Siete bravo nell'inventarne!

Evaristo                         - E sia pure... Come sono felice! Co­me sono felice! E' ora di andare dietro la tenda?

Crono                            - Sì... (alle ancelle) Voi, apparecchiate per un rinfresco... (le due ancelle si affrettano ad apparecchiare) Rimaniamo d'accordo che quando io vi dirò di offrire un bicchierino agli ospiti, vorrà dire che in quel momento preciso io avrò fatto macchina indietro col tempo, ogni ricordo sarà quindi per loro sop­presso e voi vi troverete tutti al momento vostro primo incontro.

Evaristo                         - Benissimo!

Crono                            - E allora... i miei auguri... (gli porge la mano).

Evaristo                         - (gliela stringe con una certa tituban­za. Poi osserva la propria mano) Perdo­nate! (e torna a stringergliela)

Crono                            - Andiamo! Presto!!

Evaristo                         - Corro! (si precipita dietro k tenda).

Crono                            - (alle ancelle) Suvvia, dite che entrino! Non sentite il chiasso che fanno?

Le due ancelle               - (obbediscono, e s'inchinano mentre sopraggiungono, discutendo animatamente e vociando, Ludmilla, Geltrude, l’assistente e l’aspirante).

SCENA QUARTA

Gli stessi meno Evaristo, poi Ludmilla, Gel­trude, l'Aspirante, l'Assistente,

poi Evaristo. (per, qualche istante i nuovi arrivati

 non si preoccupano né di Crono, né del Ragazzo Discolo, né delle Ancelle).

Assistente                     - Però, però, però... Tu ca­pisci che cosa consi­glia la signora Geltrude... (a Ludmilla) Senta...

Ludmilla                       - Ma no, mamma! non è con­veniente!Credilo, non è conveniente!Non lo è!

Geltrude                        - Io ti ri­peto di vendere le collezioni e non già regalarle!

Aspirante                      - (all'Assistente) Ma certo! anch'io sono d'ac­cordo con lei!

(improvvisamente tutti tacciono, si volgono a Crono e gli fanno un inchino).

Ludmilla                       - Siete stato ben gentile, signore!

Geltrude                        - (all'assistente) Ma dove siamo? In casa di chi?

L'

Assistente                     - Un ammiratore. Credo un am­miratore.

L'aspirante                    - Ha letto tutti i suoi libri!

Crono                            - Pensavo che in simile frangente non vi era possibile occuparvi di miserabili ma indispensabili cose, e vi ho offerto un rin­fresco. Sedete, sedete! Sarete tutti stanchi!

Tutti                              - Eh sì! Capirà!...

Geltrude                        - (a Ludmilla) Sarà quel criticone che scriveva tanto bene di lui: uno svedese che conosce bene la nostra lingua. Sarai con­tenta di trovare uno che lo ammirava!

Ludmilla                       - Io gli volevo bene, mamma, gli volevo bene!

Evaristo                         - (dietro /a tenda) Cara!

Geltrude                        - (piano) Non farti udire da Gaspar (accenna all'Aspirante). Per quanto sia, deve sposarti appena terminato il lutto... e non è piacevole...

L'Aspirante                   - (alle signore) Desiderano qual­che cosa?

Evaristo                         - (dietro la tenda, occupato a cambiar­si la cravatta e « mettersi un'altra giacca) Non ho capito bene il ruolo preciso dell'Aspirante!

Geltrude                        - (a Crono) Ha saputo, eh? Che colpo! Non abbiamo neanche fatto in tempo a vestirci a lutto! (alla figlia) Vedrai come ti starà bene!

Ludmilla                       - Che cosa?

Geltrude                        - Il cappellino col velo. Tu sai che il nero ti dona... (a Crono) Era un uomo ge­niale, signore! (si siede)

L'Assistente                  - (a Crono) Ed è morto bizzar­ramente come visse!   - (si siede)

L'Aspirante                   - Con uno stile. La stessa sua fine illogica chiude bizzarramente il corso della sua esistenza (si siede).

Geltrude                        - (come consentendo a fatica) Col­pe ne commise, veh! (gli altri hanno un ge­sto d'indulgente consenso)... ma non tutte quelle che gli furono addebitate!

Ludmilla                       - (contenta) Sì, mamma! (gli altri approvano col capo).

Geltrude                        - Io stessa, che tutti designarono come una vittima, ho sempre creduto a un fondo di buon cuore.

Ludmilla                       - (stupita) Tu, mamma?

Evaristo                         - (dietro la tenda) Ma come? Mia suocera che parla bene di me?

Geltrude                        - (sempre a Crono) Vi dico che ho sempre creduto alla sua innocenza! (alla fi­glia) Sta zitta! (agli altri) Non è vero, amici?

Tutti                              - (dopo aver dato un'occhiata a Crono) Certo! Certo!...

Geltrude                        - (alla figlia, piano) Non capisci che quello è un suo amicone? (indi a Crono, ad alta voce) Non è vero, signore?

Crono                            - Eh? Che dice? Parla del defunto? Ma io non so nemmeno chi sia!

Tutti                              - (stupiti, quasi in un soffio) Ah sì?

Geltrude                        - (alzandosi di scatto) Oh! Ma al­lora! Allora si può parlare liberamente?

Crono                            - Ma si figuri!

Geltrude                        - Allora posso gridare che era un assassino e una canaglia?

Ludmilla                       - Mamma!

Evaristo                         - (dietro la tenda) Ah! Volevo ben dire!

Geltrude                        - Due volte ha cercato di soppri­mermi! Era il più diabolico dei delinquenti!

Ludmilla                       - (alzandosi a sua volta) Mamma! Mamma!

Geltrude                        - (fremente) Questi miei amici pos­sono testimoniarlo!

L'Assistente                  - (alzandosi) Si calmi, signora... Certo, non si può disconoscere...

L'Aspirante                   - (alzandosi anche lui) Un di­sgraziato, più che altro...

Geltrude                        - (rabbiosa contro l'aspirante) Ma che disgraziato!

L'Aspirante                   - (a Crono) ... vittima della sua vanità... Egli era un megalomane. Aveva bi­sogno di convergere su di se l'attenzione del mondo.

Geltrude                        - (a Crono) Se no non si sarebbe ucciso a teatro! Basti dire che si è ucciso a teatro, e Perché? Per fare una pagliacciata!

L'Assistente                  - (a Crono) In frack!

L'Aspirante                   - (sempre a Crono) Nel meglio... diciamo nel meglio dello spettacolo...

L'Assistente                  - E Perché poi? Per mettere un dramma sul palcoscenico. Ma questa è lette­ratura! Si è ucciso per una frase!

Geltrude                        - Ma che dramma! Il dramma della stoltezza!

Evaristo                         - (dietro la tenda) Come mi amano! Come mi amano!

Geltrude                        - Un presuntuoso, figlia mia! (indi facendo un passo verso Crono) E poi la sto­ria degli scorpioni è vera. Invasero il mio let­to! Un'orda nera spaventosa che avanzava... E già avevano raggiunto il cuscino! Ho ur­lato. E' accorsa la cameriera che è stata poi testimone al processo. Uno aveva già adden­tata la mia camicia scambiandola per la mia pelle. Non riuscimmo a staccarlo se non ta­gliandolo in due con le forbici! Che dice? Era suo amico, lei?

Crono                            - No. Affatto!

 

Tutti                              - (insieme, atterriti) Ma chi?

Crono                            - Evaristo!

Tutti                              - (hanno un riso sinistro, come presi da terrore folle).

SCENA QUINTA

Detti - Evaristo

Evaristo                         - (andando a sedersi tranquillamente al suo posto, mentre tutti, tranne il Ragazzo discolo, che allegramente se la gode battendo le mani, si rovesciano l'uno su l’altro) Scusate se vi ho fatto aspettare, ma era così bello ascoltarvi da dietro quella tenda! Ma che accoglienza fredda mi fate! Tu sola, Lud­milla, sei commossa!

Ludmilla                       - Tu! Tu!...

Evaristo                         - Vi assicuro che era divertentissimo! Signora Geltrude! Madre! Madre! Come siete abbondante nel vostro odio!... Un'anitra aiz­zata da una scottatura al groppone... Perdo­nate, ma l'effetto era quello... La vostra mortificazione in questo momento accresce il vo­stro livore...

Geltrude                        - Signore! Diteci se siete un'ombra labile...

                                      - Ma che labile!... o il nostro adorato Evaristo!

                                      - Ah ah ah! Sono bensì Evaristo, ma non già quello adorato... Adorato non fui! Com'è la canzone? Adorato non già!...

L'Aspirante                   - (con un filo di voce) Ma il vo­stro salto sul palcoscenico!

L'Assistente                  - La tua morte accertata anche dal medico del teatro!

Ludmilla                       - (ancora tremante) Il sangue...

L'Assistente                  - Io ho pronunziato il tuo discor­so funebre!

Evaristo                         - Ah sì? E che hai detto? Che peccato non averti potuto ascoltare!

L'Assistente                  - L'ho ancora qui in tasca!

Evaristo                         - Servirà un'altra volta.

L'Assistente                  - Evaristo!

Ludmilla                       - Evaristo!

L'Aspirante                   - Evaristo!

Evaristo                         - (si alza-, tutti lo circondano) Vi devo una giustificazione. Palpatemi. Non è rotto niente.         

Tutti                              - (sbalorditi, con un soffio) Evaristo!

Evaristo                         - E' commovente... Val la pena rompersi il collo per vedere le buone facce con­trite che sono dinanzi a me in questo mo­mento... Peccato che ho già udite le vostre parole... Ludmilla! Bevo alla gioia di averti ritrovata col mio amore intatto! Per te, per te sola valeva la pena di rompersi il collo! (si

Geltrude                        - E allora? Perché non inorridisce? Perché non si meraviglia?

Crono                            - Non posso meravigliarmi. I gesti di stupore mi disturbano. Ho dato l'incarico di farli a mio nipote, (tutti guardano sorpresi il Ragazzo Discolo).

Geltrude                        - Ma è una bella pigrizia! Che tipo!

L'Assistente                  - (al Ragazzo Discolo) E al pro­cesso! Dovevate vederlo al processo! Si difen­deva facendo dell'ironia! Disse che gli scor­pioni erano la sua nera guardia d'onore, ve­stita di velluto e armata di forche!

Il ragazzo discolo          - (torcendosi dalle risa) Ammirevole! Ammirevole!

Tutti                              - (guardandolo stupiti) Chi?

Geltrude                        - E la sua invenzione del cerambice? Ho visto io fabbricare il corpo dell'insetto con un apparecchio di orologeria che scatta­va schizzando un po' di muschio!

Ludmilla                       - Ma no, mamma!

Geltrude                        - Ma sì! Tu non sai niente! (« Crono) Questa non sa niente. A lei dava a in­tendere quel che voleva.

Ludmilla                       - Ma è morto!

Evaristo

Geltrude

Evaristo

Geltrude                        - Sì, facendo un dispetto a tutti, disturbando uno spettacolo!

L'Assistente                  - Che si è replicato però a teatro pieno! Hanno rimandata indietro la gente!

Geltrude                        - Sì, Perché c'era il brivido alla fine del terzo atto.

Ludmilla                       - Quando la prima donna dice: « Su via, professore, finiamola, io sono una donna onesta », il pubblico ha un fremito.

Geltrude                        - E' il momento in cui mio genero è precipitato, (indi a Crono) Infine quest'uo­mo che ha falsificato tutto: la sua scienza, la sua fama e perfino la sua morte, non vi sem­bra un mostro, signore? (alla figlia) Eppure, quella testa devo averla vista in qualche po­sto... Ma Perché ci ha invitati a un rinfresco?

Crono                            - Andiamo, sedete, signori...

Geltrude                        - Oh, meno male!

Tutti                              - (si siedono. Una pausa).

Il ragazzo discolo          - (nel silenzio generale) C'è un posto vuoto.

Crono                            - (scandendo le parole) Adesso verrà.

Geltrude                        - (dopo una breve pausa, a Crono) Non è per voi quel posto?

Crono                            - (c. s.) Vi dico che adesso verrà.

Tutti                              - (insieme) Chi?

Crono                            - Evaristo!

Tutti                              - (ghignano sommessamente).

Crono                            - E' molto di buon umore, badate. Cer­cate di non affliggerlo.

(si abbracciano e rimangono un momento stretti.)

L'Assistente                  - Infine... è il nostro stupore... che ci impedisce di compiacerci...

L'Aspirante                   - ... come vorremmo.

L'Assistente                  - Sì, come vorremmo.

Geltrude                        - Ma io sono sincera e mantengo le mie invettive. Per me sei un mostro!

Tutti                              - (ridono, come per sfogarsi)

Geltrude                        - Ah, caro mio! Tu puoi risuscitare quanto vuoi...

Il ragazzo discolo          - Ma perdonate: invece di rallegrarvi...

L'Assistente                  - Ci rallegriamo!... Oh, ci ral­legriamo, ma...

Geltrude                        - Questo non distrugge la sua impo­stura! (a Evaristo) In tutte le occasioni della vita hai falsato e venduto l'anima tua, e que­sto hai fatto anche nella morte!

Evaristo                         - Ah sì?

Geltrude                        - E forse anche questo tuo risorgere è un'impostura!

Il ragazzo discolo          - Ah! E' incredibile!

Geltrude                        - Ma io faccio valere il tuo atto di morte e non ti riconosco per genero!

Il ragazzo discolo          - Ah, ah, ah, ah! (anche gli altri si sforzano di ridere)

L'Assistente                  - Allora, diteci che cosa il pub­blico ha visto cadere dal palco di proscenio sulla ribalta!

Evaristo                         - Ma io dico che ha visto qualcuno che aveva la mia faccia! Qualche fantoccio fabbricato da me!

Crono                            - Andiamo, via!

Tutti                              - (lo guardano stupiti).

L'Assistente                  - Che c'è?

Geltrude                        - Giusto! Ci spiegherà!

Crono                            - Andiamo, via! Evaristo! Offrite un liquore agli ospiti! il liquore della pace!

Tutti                              - (lo guardano stupiti).

Evaristo                         - Addio! Siete già a posto! Ecco, be­vete, bevete... (si alza, va verso Crono) Addio, vita passata! Addio, persecutori! Ludmilla! Io ti amerò un'altra volta, vivrò ancora i giorni di tutti, ma avrò su tutti il privilegio di ricordare! Ecco il punto! (S'illumina, in questo momento, la verde col­lina primaverile di Emùs. Sùbito i personaggi assumono un aspetto gioviale. La scena che segue è tutta concitata e vibrante).

Geltrude                        - Vedi, figlia mia: questa è una casa patriarcale di cui si è perduto lo stampo!

L'Assistente                  - Signora, una pesca?

Geltrude                        - Grazie.

 L'Aspirante                  - (a Ludmilla) Signorina, un caffè ?

Crono                            - Evaristo, riconoscete laggiù le colline di Emùs?

Evaristo                         - Sì, Crono!

Crono                            - Sappiate rivivere con sapienza!

Evaristo                         - Sì!

Crono                            - Avendo per alleata la vostra atten­zione! Osservate bene quella che ora è la vostra futura suocera! Osservatela nei suoi rapporti con gli altri! Venite, che intanto vi presento ai villeggianti!... Permettete... Il mio amico... il mio amico Evaristo Zacchei... la signora Geltrude, la signorina Ludmilla... e i suoi compagni di villeggiatura...

Evaristo                         - Piacere! Piacere! (strette di mano)

Crono                            - E quello è mio nipote... (i/ Ragazzo Discolo s'inchina).

Geltrude                        - (presentando l'Assistente e l'Aspi­rante) Il signor Brandimarte... il signor Gaspàr...

Evaristo                         - Fortunatissimo... (tutti si alzano da tavola allegramente).

Geltrude                        - Ah! che deliziosa giornata! Emùs è incantevole!

Evaristo                         - E' l'aprile, signora, è l'aprile! Qui a Emùs l'aprile è un gran signore pazzo, straricco e ubriaco: non è il solito ragazzo di­scolo degli altri paesi!

Ludmilla                       - Davvero?

Evaristo                         - Così pazzo che io ho smarrito la mia automobile, e pure devo tornare in città ad ogni costo.

Geltrude                        - Oh! Profitterete della nostra. Quella dei nostri amici è già tutta impegnata. Nella nostra siamo noi sole: mia figlia ed io... Mia figlia... mia figlia Ludmilla...

Evaristo                         - Grazie!

L'Assistente                  - Ma com'è che avete smarrita la vostra automobile?

Ludmilla                       - E che c'entra la primavera, si­gnore ?

Evaristo                         - Ma!... Che volete che vi dica? Non so neanche io bene come è andata... Certo che c'è intorno una primavera che dà alla testa, non bisogna dimenticarlo... E io per non lasciare la mia macchina sola sulla strada maestra l'ho .spinta per un sentiero tra due campi ai piedi di una collina: e da questa collina venivano giù i capanni con le braccia aperte intrecciate alle viti... Ma sono proprio degli alberi pazzi che scendono a passo di danza! Basta: allora me ne sono andato e la automobile è rimasta sola in mezzo a tutto quel movimento. Se non che, l'aria... che v'ho da dire? l'odore troppo forte del biancospi­no... forse anche sarà echeggiata, improvvisa, una fisarmonica... Tutto questo deve averle dato un capogiro... Non si sa come, a un certo punto le colline si son messe a ballare, e la macchina ha avuto un sussulto improvviso... Poi si è messa ad ansimare... il motore ha preso fiato, e via per i campi!... deve essere stata una pazzia di sole... una vera pazzia della primavera... addio macchina, non l'ho trovata più!... (una pausa: tutti lo guardano) '

Geltrude                        - E' simpatico...

L'Assistente                  - Facciamo due passi...

Ludmilla                       - E' vero, è molto simpatico...

L'Aspirante                   - Sì, è molto simpatico...

Ludmilla                       - E dove sarà andata?

Evaristo                         - Chi?

Ludmilla                       - La macchina...

Evaristo                         - Ma! Chi lo sa! Al garage, da sola, no... Forse la troverò in un fosso...

L'Assistente                  - Eh, già! Così si va a finire...

Geltrude                        - Quando si hanno certi colpi di testa...

Evaristo                         - La gioventù!... La gioventù!...

L'Assistente                  - E lei che professione esercita? Di che si occupa?

Evaristo                         - Io faccio l'entomologo.

L'Assistente                  - Ah! Osserva gl'insetti?

Evaristo                         - Li osservo... li studio... li accoppio.

Geltrude                        - Oh, che orrore! Ma non è una cosa a cui pensano da loro?

Evaristo                         - Sì, ci pensano... Ma, alle volte... sono così distratti!...

Ludmilla                       - E poi?

Evaristo                         - E poi... li colleziono... Ho una collezione di alcune migliaia di scorpioni...

Ludmilla                       - Ah! (getta un grido e si ripara sulla pedana stringendo attorno alle gambe la veste).

Evaristo                         - Non abbia paura, signorina, sono in un cassone... Non oserebbero mai venir fuori dinanzi a lei!

Ludmilla                       - Allora posso scendere?

Evaristo                         - Ma sì! E vi aiuto io... Oplà! (ora egli volge le spalle ai villeggianti e così rima­ne un poco) Così graziosa!... E io sono un poco come quei capanni pazzi che prendono per mano la primavera... (rimane con le brac­cia aperte come i capanni, tenendo per una mano Ludmilla).

Geltrude                        - E che mangiano?

 Evaristo                        - (confuso, volgendosi di svolto) Eli? Che mangiano? Preda viva! Mosche, ragni, suoce... (riprendendosi prontamente) scarafaggi...

L'Aspirante                   - E bisogna nutrirli così?

Il ragazzo discolo          - Continuamente?

L'Aspirante                   - Ma lo scopo? Lo scopo?

L'

Assistente                     - Ragioni scientifiche. Lo scopi) è di raccogliere il loro veleno che è potentissimo.

Il ragazzo discolo          - E questo veleno?

L'

Assistente                     - Si inietta nell'individuo mor­sicato: i due veleni si neutralizzano. E lei, con parecchie migliaia di scorpioni?...

Evaristo                         - Raccolgo dodici litri di veleno all’anno.

Ludmilla                       - E che ne fa?

Evaristo                         - Ne distribuisco un po' dappertut­to: educatori... accademie... case editrici, giornali, cenacoli, enti morali, enti immora­li, teatri, critici...

L'Assistente                  - Neutralizzare! Tutto per neutralizzare!

Evaristo                         - Ma non si arriva mai! La concor­renza è grande! (una pausa. Tutti lo guardano).

Ludmilla                       - E' simpatico...

L'Assistente                  - Sì, è simpatico...

Geltrude                        - E' molto simpatico...

Il racazzo discolo          - Facciamo due passi? (tutti si avviano)

Ludmilla                       - (vezzosa, alla madre) No... Io mi fermo un po'... Mi fermo a chiacchierare.» Non ho voglia di andare pei campi...

Geltrude                        - Ma ci raggiungi? Ci raggiungi su­bito, col signore?

Ludmilla                       - Sì, sì...

Evaristo                         - (mentre gli altri si avviano verso il fondo) Vuol fermarsi un poco a discorrere con me?

Ludmilla                       - Sì, lei è divertente...

Gli Altri                        - (uscendo, insieme) Arrivederci! A tra poco! E' simpatico... (Anche le Ancelle, che verso la fine della scena hanno sparecchiato, rassettato e porta­ta via la tavola, se ne sono andate. Crono si è dileguato dopo la presentazione).

SCENA SESTA

Evaristo - Ludmilla

Evaristo                         - Davvero, lei pensa che io sia di­vertente?

Ludmilla                       - Sì, sì! Gli altri uomini mi parlano sempre di cose decrepite! Io li odio!

Evaristo                         - Oh!

Ludmilla                       - Sicuro che li odio! (ride, sorrida, lo guarda con civetteria).

Evaristo                         - Vi chiamate?

Ludmilla                       - Ludmilla. E voi?

Evaristo                         - Evaristo.

Ludmilla                       - Evarist... Evaristo, io voglio an­dare con voi per i campi e ritrovare quella automobile impazzita!

Evaristo                         - Sì! E' una buona idea! Andiamo per le colline. E quando l'avremo trovata?

Ludmilla                       - La legheremo forte ad un palo te­legrafico, Perché non fugga più!

Evaristo                         - E se è precipitata in un fosso?

Ludmilla                       - Allora come si fa?

Evaristo                         - Allora, come si fa? La tireremo su attaccando i buoi alle funi.

Ludmilla                       - Oh sì! Come sarà bello! Le colline non avranno mai assistito a niente di simile!

Evaristo                         - E se io dovrò cercare di qua e di là... assentarmi un momento?

Ludmilla                       - Vi aspetterò sopra una collina!

Evaristo                         - Forse che vi troverò addormentata sotto un albero?

Ludmilla                       - Forse.

Evaristo                         - Mi potrò chinare a guardarvi ? Non vi sveglierò...

Ludmilla                       - Oh! Sì! Svegliatemi pure!... (lo guarda, tutta raggiante) Vi chiamate?

Evaristo                         - Evaristo. L'opinione pubblica ci calunnierà!

Ludmilla                       - Prevenitela!

Evaristo                         - (drammatico, come guardando lon­tano) Sì! Per rovesciarla! Capovolgerla! E' la mèta che mi prefiggo! Voi sarete rispet­tata! (dolce) E c'è nei vostri occhi per me come il ricordo di un amore lontano...

Ludmilla                       - Mi piacete...

Evaristo                         - Oh! Voi pure! Se sapeste come è bello seguire quel ricordo e vederlo rinasce­re! La donna che si ama bisognerebbe amarla due volte! La prima per la grazia improvvi­sa e inobliabile con cui vi apparve. La secon­da per la nostalgia di quella grazia che non torna più Perché è già nel passato... nel ri­cordo del passato: la sola gioia rimasta di tutto l'amore...

Ludmilla                       - Non vi capisco troppo... Siete complicato. Ma non importa... Gli altri uo­mini li capisco troppo bene. Forse perciò li detesto! In voi è del mistero...

Evaristo                         - Ah sì?

Ludmilla                       - Infatti non si spiega come io dopo pochi minuti da che vi vedo e vi parlo, debba sentirmi come imprigionata...

Evaristo                         - Ah davvero?

Ludmilla                       - Spero che non vogliate destinar­mi a una delle vostre collezioni!

Evaristo                         - Ma che!

Ludmilla                       - Dio, che nome difficile avete! Non riesco a tenerlo in niente!

Evaristo                         - Neanche io il vostro...

Ludmilla                       - Allora, niente collezione?

Evaristo                         - No! Voi sarete un esemplare unico!

Ludmilla                       - Forse mi avete già infilzala con lo spillo... E io sono una povera libellula...

Evaristo                         - Sì... e io vi tengo per le mani...

Ludmilla                       - Volete dire per le ali...

Evaristo                         - Ah, è vero... Vi tengo per le ali...

Ludmilla                       - (stringendosi a lui) Ecco Perché mi dibatto... mi dibatto...

Evaristo                         - Lo sento... lo sento...

Ludmilla                       - (staccandosi d'un tratto, comicamen­te preoccupata) Mi avete fatto male qui... (si tocca il fianco, un po' dietro la schiena)

Evaristo                         - Non è niente! E' lo spillo!

Ludmilla                       - Fa così male?

Evaristo                         - Di più! Di più!... (l'abbraccia).

Ludmilla                       - Andiamo, Eva...

Evaristo                         - (la bacia).

Ludmilla                       - ... risto!... Ma che nom...

Evaristo                         - (la bacia).

Ludmilla                       - ... diffic...

Evaristo                         - (la bacia).

Ludmilla                       - ... avete!... (staccandosi da lui) E adesso? Che abbiamo fatto? Abbiamo di­menticato la macchina...

Evaristo                         - E' vero! Andiamo!...

Ludmilla                       - Dove sarà?

Evaristo                         - Non lo so!...

Ludmilla                       - E' un bel posto!

Evaristo                         - Sì! Il più bello che ci sia!

Ludmilla                       - Credi?

Evaristo                         - Sì! Sì!

Ludmilla                       - Mi piaci, sai? Ti voglio già bene!...

Evaristo                         - (esaltandosi) Cara, cara Ludmilla! Ludmilla, antica e moderna! Chi capisce la mia delizia? Nessuno! La più divina cosa del mondo!

Ludmilla                       - Andiamo! Andiamo! Di corsa!

Evaristo                         - Sì, sì, andiamo...

Ludmilla                       - Oplà! Oplà! (tutti e due via di corsa).

 

Fine del primo atto

ATTO SECONDO

Una vasta stanza con una vetrata nel fondo, che comunica con altra sala. Due porte a destra e due a sinistra. Un tavolino. Sedie, poltrone, arazzi. Altri mobili non esistono. La vetrata del fondo occupa quasi l'intera parete, in modo da far intravedere le persone che stanno di là.

SCENA PRIMA

Ludmilla - Evaristo

Ludmilla                       - A me pare di essere tanto felice. E a te?

Evaristo                         - Anch'io! Anch'io!

Ludmilla                       - Caro! E i tuoi studi? Come io amo le tue collezioni!

Evaristo                         - I miei lepidotteri!

Ludmilla                       - I tuoi scarabei!... Tutte quelle

varietà di scarabei! Credi pure che fanno

spaziare lo spirito! Fanno avere del mondo una concezione così vasta! Oh! Il volume che prepari farà un grande chiasso!

Evaristo                         - Quello sugli scorpioni...

Ludmilla                       - Sì! Che bestiole eleganti! Il gesto con cui sanno torcere l'addome e aprire le pinze per iniettare il veleno è di una sveltezza così aggraziata e improvvisa!

Evaristo                         - Mi piace che tu abbia questo entu­siasmo per i miei studi!Avevo sempre sognato di trovare nella mia compagna una collabo­ratrice come te!... Lo sai che con una donna come te io mi sentirei capace di inventare qualche nuovo insetto?

Ludmilla                       - Come sarei felice! Con otto gambe ?

Evaristo                         - No. Quelle devono rimanere sei.  Se no, non si è insetti.

Ludmilla                       - Peccato! Non si può transigere in nessun modo?

Evaristo                         - Eh no!

Ludmilla                       - E' una schiavitù! Io mi ribelle­rei!

Evaristo                         - Eh, eh!Ribellarsi!Come scienzia­to o come insetto?

Ludmilla                       - Come scienziato!

Evaristo                         - Be'. Lasciamo stare...

Ludmilla                       - Per esempio, che inventeresti?

Evaristo                         - Eh! Come si fa a dire? Quando s'in­venta non si sa che cosa s'inventa...

Ludmilla                       - (con foga) Fa degli innesti!

Evaristo                         - Eh, sì! Degli innesti!...

Ludmilla                       - Oh! Ma troverai! Troverai! An­dremo per i campi a cercare!... Guarderemo nell'insalata...

Evaristo                         - Eh sì!

Ludmilla                       - Non ti scoraggiare!

Evaristo                         - Macché!

Ludmilla                       - Nuovi insetti ce ne sono. Ce ne devono essere... Voglio    - capisci? che ce ne siano!

Evaristo                         - Oh! Con questa tua volontà io ne trovo!... Ne trovo!

Ludmilla                       - Vedrai!...

Evaristo                         - Sono sicuro!

L'Assistente                  - (dalla destra) Scusi, dottore...

Evaristo                         - - Dica, dica, Brandimarte...

L'Assistente                  - Vuol passare un momento in laboratorio?

Evaristo                         - Vengo subito! (via l'Assistente)

Ludmilla                       - Quell'uomo non mi piace.

Evaristo                         - Perché?

Ludmilla                       - Ha un certo sguardo che non mi va.

Evaristo                         - Ma se faceva parte della vostra co­mitiva! già prima che ci sposassimo!... Me lo avete dato voi altri per assistente! Del re­sto io trovo che sa il fatto suo.

Ludmilla                       - Quale?

Evaristo                         - (stupito) Ma! Quello del laborato­rio!

Ludmilla                       - Ah!

Evaristo                         - Perché?

Ludmilla                       - Niente, niente... Arrivederci, amo­re mio... Vado a vestirmi Perché stanno arri­vando gli invitati.

Evaristo                         - A tra poco!

Ludmilla                       - Vedrai! Perlustreremo l'orto! Rovisteremo bene tutti i cavoli, e la lattuga...

Evaristo                         - Ma che! Là non c'è nulla!

Ludmilla                       - Vedrai! (via da destra).

Evaristo                         - Be', vedremo... Oh! E' una donna forte! Stavolta ne sto facendo una donna forte!...

SCENA SECONDA

Crono - Evaristo

Crono                            - (viene dalla sinistra, da cui è uscita Lud­milla) Ebbene?

Evaristo                         - Crono! Oh, Crono! Tutto procede ottimamente! Io rivivo, rivivo nel mio passa­to, e questa volta divento celebre...

Crono                            - Me ne sto accorgendo.

Evaristo                         - Mi sto fabbricando una reputazio­ne coi fiocchi!...

Crono                            - Il libro andrà a ruba.

Evaristo                         - Sì, Perché ho tolto il capitolo sulla morte! Il capitolo che fu tanto tartassato... Ma a quello stesso critico che mi stroncò ho proposto una collaborazione lucrosa. E sarà il mio esaltatore. Oh! Che gioia avere in pu­gno, amico mio, le fila del proprio destino e saperle muovere con la propria saggezza re­trospettiva!

Crono                            - Attento ai particolari!

Evaristo                         - Lo so. Non trascuro nulla... Ho una memoria prodigiosa. Mi ricordo, per esempio, che tra poco, come avvenne l'altra volta, de­ve entrare qui mia moglie... nello stesso tempo che dal laboratorio - Perché era que­sta la disposizione del mio appartamento e voi, Crono, vi siete dimostrato in questo co­me in tutto il resto un uomo prodigioso - nello stesso tempo che dal laboratorio ap­parve, chi? Qualcuno che non riuscii a vedere... E sapete Perché, Crono? Ma nean­che un dio può essere al corrente della beffa di certe coincidenze!Perché in quel momento preciso mi è venuta stupidamente, ma irresi­stibilmente, la voglia di starnutare! Mia mo­glie ha fatto « ah! » per lo stupore di vedere quell'altro: ma io ho starnutato dalla parte di mia moglie e, accecato, ho perduto un istante che ha permesso a quello là di di­leguare. Non riuscii mai a sapere Perché mia moglie aveva detto « ah! ».

Crono                            - Ma glie l'avete mai domandato?

Evaristo                         - Sì!

Crono                            - E che ha risposto?

Evaristo                         - Che si era impaurita dello starnu­to. E' possibile? Macché! Questa cosa è ri­masta sempre un mistero. Eppure io so che di là mi sarebbe venuta una luce! Il destino di un uomo cambia Perché si entra da una porta invece che dall'altra, o Perché ad un certo momento uno si volta mentre poteva anche non voltarsi... Perché mia moglie ha detto « ah! »? L'ho sempre tenuto inchiodato qui nella testa. Ma da qui a pochi minuti saprò! Oh Crono! Crono! Che cosa prodigiosa poter correggere la propria reputazione e la pro­pria fama correggendo che cosa, poi? Dei piccoli contrattempi... uno starnuto a destra invece che a sinistra, ima lettera che non si spedisce più Perché portò una sequela di guai... un amico che si trascurò e fu male Perché diventò ministro... Ecco che cosa è il destino!

Crono                            - E che cosa farete dunque?

Evabisto                        - Starnuterò dall'altra parte!

Crono                            - E vedrete?

Evaristo                         - Vedrò!

Crono                            - Non sarà più un mistero Perché vostra moglie abbia fatto « ah! ».

Evaristo                         - No! No! Crono! No!

Crono                            - Io vi lascio in questo momento so­lenne!

Evaristo                         - Sì, Crono! Poi, più tardi, ci sarà la scena del delitto! Mia suocera che attraver­sa questa sala e trasporta il cassone degli scorpioni nella propria stanza e si metterà a gridare, e tutta la gente accorrerà, e lei farà credere che io abbia cercato di assassi­narla!

Crono                            - Vi fruttò due anni di carcere!

Evaristo                         - Il carcere! E il suicidio! Lo contate per niente?

Crono                            - E adesso come frusterete le sue mac­chinazioni?

Evaristo                         - Ho sostituito il cassone dell'alle­vamento con un altro cassone perfettamente uguale e perfettamente vuoto. E al momento opportuno la farò sorprendere dagli invitati mentre passa in questa stanza!

Crono                            - Bene, bene...

Evaristo                         - Crono, io sono un brav'uomo al­legro...

Crono                            - Certo!

Evaristo                         - Non ho mai seccato il prossimo coll'imporgli una moralità pesante...

Crono                            - E' vero...

Evaristo                         - Non ho mai adoperato il grammo­fono...

Crono                            - Lo so...

Evaristo                         - Non ho mai chiesto al pubblico di usarmi indulgenza...

Crono                            - Anche questo è vero.

Evaristo                         - Gli darò in dono invece le mie col­lezioni di scarabei: le prime del mondo!

Crono                            - Ebbene?

Evaristo                         - Ebbene, il mondo capovolse la mia innocenza per farmi apparire un uomo tene­broso e originale... Mi par di capire, Crono, che per capovolgere a mia volta l'opinione pubblica io sarò costretto a sacrificare la mia innocenza!

Crono                            - Questo si vedrà!

Evaristo                         - Credo che sia difficile, Crono, ri­manere onesti due volte sullo stesso treno, quando se ne conosce la stazione d'arrivo e si desidera un po' di banda!

Crono                            - Addio, Evaristo. Mi pare che il mo­mento sia prossimo... (via dal fondo).

SCENA TERZA

Evaristo, Ludmilla, l'Assistente

Evaristo                         - Sì! Ecco... Ludmilla viene di là... Deve venire di là... Ora udrò prima la sua voce...

Ludmilla                       - Evaristo!

Evaristo                         - Eccola! (ad alta voce) Sono qui!

Ludmilla                       - (appare dal fondo)

Evaristo                         - (ch'era volto verso il fondo, coti une sforzo improvviso, e come vincendo una mi-steriosa resistenza, si volge dalla parte del la­boratorio e starnuta nell'istante medesimo in cui sulla soglia appare l'assistente). Ah! Il Destino! (ironicamente si batte la fronte).

Ludmilla                       - (dispare).

Evaristo                         - (facendogli vivamente cenno di avvi­cinarsi) Venga! Lei! Lei! Venga qua, Lei! L'Assistente          - (avvicinandosi) Dica pure.

Evaristo                         - Questa volta Lei non è scappato. (volgendosi rapidamente alla moglie) E tu... (stupito) Dov'è andata?... Mentre quella che si è dileguata è stata mia moglie!

Assistente                     - Che dice?

Evaristo                         - Lei non può capire... Ma io capi­sco benissimo...

L'Assistente                  - E' una fortuna per lei.

Evaristo                         - Dove andava ?

L'

Assistente                     - Per la seconda volta venivo a chiamarla.

Evaristo                         - Ah, infatti! Io dovevo passare in laboratorio, ma ho avuto da fare... E dunque lei... eh?... mi veniva a chiamare... Attento, Evaristo, è qui il nodo!... E' qui il nodo di tutto! Agisci con precisione ed audacia...

L'Assistente                  - Dio, come mi guarda!...

Evaristo                         - E' inutile tergiversare!... Guardiamoci in faccia! Io so. (ira sé) Che cosa so poi, dio lo sa... (forte) Però lei non riesce a guardarmi in faccia! Lei ha gli occhi bassi, si sa! (c. s.) Che si sa, poi, chi sa... Tra poco chiariremo fra noi due questa cosa... (scan­dendo le parole con sicurezza) che io so!

L'Assistente                  - (ha un gesto enigmatico mentre si stringe nelle spalle e va via).

 Evaristo                        - Ma che so? Ma che so? Dio! Che debba sapere qualche cosa di terribile? So che qualche cosa debbo sapere: di qui non si esce! Dunque, mia moglie, la prima volta rimase sull'uscio, mentre l'altro, che io non riuscii a cogliere, sparì. Questa volta lei è sparita mentre quello è rimasto sull'uscio... Dunque quel grido, che stavolta non ha fatto - e perché non l'ha fatto? - fu per lui! Stavolta non l'ha fatto perché ha creduto che io non l'avessi vista... E se fu un grido per lui, fu un grido colpevole... E se fu colpevole, quale colpa può essere che non sia « quella » col­pa?... (smarrito) Oh, Dio!... Ludmilla e l'assistente... Oh, Dio! quanto tempo ho impie­gato per capire questa cosa! E' terribile... no, non ancora... Sarebbe terribile... Dianzi non m'ha detto: « l'assistente non mi va »? Appunto perché ha detto che non le anda­va... (preme il bottone di un campanello, poi fa di corsa due passi avanti e dice vol­gendosi a un punto del pavimento) Evaristo, se non cambi metodo non ti raccapezzi più

SCENA QUARTA

Annabella - Evaristo

Annabella                      -  Il signore comanda?

Evaristo                         - (con un balzo, volgendosi) Eh?... Annabella !

Annabella                      -  Desidera?

Evaristo                         - (riflettendo) Tu sei Annabella.

Annabella                      -  Sono sempre stata.

Evaristo                         -  Chi sa che questa ragazza non sap­pia qualche cosa! Ma il mio metodo di assa­lire non va... non va!

Annabella                      -  Che cosa?

Evaristo                         -  La signora?

Annabella                      -  E' di là.

Evaristo                         -  Finirò con lo spaventare tutti quan­ti... Chiamala!

Annabella                      - (andando in fretta)  Ma che co­s'ha?

Evaristo                         - (correndo a piccoli passi per la sce­na) Cambiare tattica... cambiare tattica... cambiare tattica...

SCENA QUINTA

Ludmilla, Evaristo, Annabella

Ludmilla                       -  Evaristo...

Evaristo                         -  Come stai, cara?

Ludmilla                       -  Come sto? Sto bene.

Evaristo                         - (confuso) Questo va benissimo... Ma... siedi qua, siedi...

Ludmilla                       -  Non ho voglia di sedermi.

Evaristo                         - (la guarda, stupito) Non hai vo­glia... Allora ascolta...

Ludmilla                       -  Di, caro...

Evaristo                         -  Tu vedi come sono calmo, eh? Tu vedi la mia calma.

Ludmilla                       -  Sì.

Evaristo                         -  Ma perché hai dei segreti per me?

Ludmilla                       -  Io ho dei segreti?

Evaristo                         -  Dianzi hai visto l'assistente...

Ludmilla                       - (ha un piccolo sussulto che non sfug­ge ad Evaristo).

Evaristo                         -  ... che entrava da quella porta:  perché  non hai detto a ah!»?

Ludmilla                       -  Dovevo dire a ah! »?

Evaristo                         - (riprendendosi) Dico: perché  sei fuggita?

Ludmilla                       -  Sono andata via... non già fuggi­ta... perché  ho pensato che doveste discorrere tutti e due...

Evaristo                         -  Allora non è stato per lo starnuto?

Ludmilla                       -  Quale starnuto?

Evaristo                         - (a se) Ha mentito allora e mente adesso.

Ludmilla                       -  Che pensi?

Evaristo                         -(c. s.) Ha mentito allora e mente adesso: non c'è scampo.

Ludmilla                       -  Ma che hai?

Evaristo                         -(furioso) Che ho? Che ho? Ascolta, Ludmilla... Vieni qui, siedi sulle mie ginoc­chia, e guardami bene in faccia...-Tu sai come ti voglio bene, Ludmilla...

Ludmilla                       -  Sì... sì...

Evaristo                         -  Ebbene, io so... che hai un segreto e che m'inganni. So tutto!

Ludmilla                       -  Oh Dio! (sviene)

Evaristo                         -  Come « oh Dio! » (si alza e non può abbandonarla) Come oh Dio!... E che ne faccio? Oh infame! Ed è anche svenuta! Dove la poso? (l'adagia sulla poltrona) Sta lì! E' proprio questo che dovevo sapere! (minac­ciandola) E non rinvenire perché  ti ammazzo! (impaurito e intenerito) Ludmilla! Ludmilla cara... Macché cara!... Su! Su!...

Ludmilla                       - (riapre gli occhi) Ero svenuta!

Evaristo                         - Eh! Ho visto... Su via, Evaristo, la tattica...

Ludmilla                       - (abbracciandolo con foga improvvisa) Caro! Caro! Caro!...

Evaristo                         - (al colmo dello stupore) Come caro ?

Ludmilla                       - Che dolore mi hai dato!

Evaristo                         - Io?

Ludmilla                       - (con sincero dolore e tenerezza) Io, vedi, pregavo Iddio che tu seguitassi a ignorare...

Evaristo                         - Ah sì?

Ludmilla                       - Oh, come mi vergogno!

Evaristo                         - (tra se) Ma è di una spudoratezza rara!

Ludmilla                       - Tu no, tu non meritavi una ver­gogna simile!

Evaristo                         - (tra se) Meno male che lo ammette!

Ludmilla                       - Sono io, sono io che devo chiederti perdono! ...

Evaristo                         - Meno male che non devo essere io! (ad Annabella che attraversa la scena con un mazzo di fiori dirigendosi verso il laborato­rio) Dove vai con quei fiori?

Annabella                      - Sono per il dottor Brandimarte.

Evaristo                         - Ah sì? Sono...

Annabella                      - Oggi è il suo onomastico.

Evaristo                         - Ah! il suo... E chi là manda?

Annabella                      - Non so. Li ha portati un ragazzo. C'è il biglietto...

Evaristo                         - Non m'interessa. Andate pure.

Annabella                      - (via da destra).

Evaristo                         - Il suo onomastico! Ma' quello là lo accomodo io proprio oggi! Esigo che tu tac­cia: capisci? Nessuno deve sapere che io so: altrimenti...

Ludmilla                       - Oh! te lo giuro...

Evaristo                         - Quello lo accomodo io!E tutti quanti!

Ludmilla                       - (china il capo).

Evaristo                         - Mi doveva capitare proprio questa: che per rifabbricarmi l'opinione pubblica mi . dovessi scoprire becco!

Ludmilla                       - Avrei data la mia vita, vedi, pur­ché tu avessi continuato a ignorare!

Evaristo                         - E dalli! (sta per afferrarla violen­temente allorché Geltrude, in punta di piedi e sorridente, si dirige anche lei verso il la­boratorio recando in mano una rosa).

Ludmilla                       - (con un grido) Oh! Dio! La mam­ma! (via di corsa dalla seconda porta di destra).

SCENA SESTA

Evaristo - Geltrude

Geltrude                        - (irata, congestionata, nascondendo la rosa dietro la schiena) Quella ragazza è una stupida a urlare in quel modo!

Evaristo                         - E' vero!

Geltrude                        - Chi ha visto? Il demonio?

Evaristo                         - Avete ragione! E voi, eh? Donna Geltrude... tutta in fronzoli!...

Geltrude                        - Vi piace?

Evaristo                         - Se mi piace! E che nascondete die­tro la schiena?

Geltrude                        - Nascondo una cosa...

Evaristo                         - Bella?

Geltrude                        - Una cosa per voi!

Evaristo                         - Per me?

Geetrude                       - Sì!...

Evaristo                         - Lasciate vedere...

Geltrude                        - Ecco.

Evaristo                         - Delle rose!

Geltrude                        - Sì! Le gradite?

Evaristo                         - Se le gradisco! Ma siete certa...

Geltrude                        - Di che cosa?

Evaristo                         - Che erano per me?

Geltrude                        - Oh!

Evaristo                         - (irato, l'afferra per un braccio) Basta così! Vostra figlia mi ha confessato tutto!

Geltrude                        - (annientata) Ludmilla?

Evaristo                         - Sì! Vergogna!

Geltrude                        - (cade in ginocchio e alza le braccia) Oh, imbecille! Stupida! Sono rovinata! Perdonatemi...

Evaristo                         - E dalli, anche quest'altra! Ah do­veva star zitta! Eh? Il male non è di farlo bensì di confessarlo? Ma siete mamma e fi­glia appaiate che è una meraviglia! Guarda­tela là!... Una donna grassa, dell'età sag­gia... ma non peranco saggia per la sua età... E cova il tradimento nella mia casa... e lo infiora anche... con gli onomastici! Ma alza­tevi! Che state in ginocchio dinanzi a me? Fatelo dinanzi alla vostra coscienza!

Geltrude                        - (si alza)

Evaristo                         - E badate. Quell'uomo deve igno­rare ogni cosa! Non deve sapere che io so!

Geltrude                        - Sì!Sì!

Evaristo                         - Siccome s'egli viene a sapere che io so, non resta un minuto in questa casa, e io voglio che resti per mie ragioni speciali... capite? voglio che resti... e se se ne va è Perché avete parlato... Allora è la carneficina! E' inteso?

Geltrude                        - Sì...

Evaristo                         - E ora andate!

Geltrude                        - (per tornare indietro) Sì., sì...

Evaristo                         - Dove andate?

Geltrude                        - Ma...

Evaristo                         - E' da lui...

Geltrude                        - Io?

Evaristo                         - E portargli i fiori...

Geltrude                        - Come! Se erano per...

Evaristo                         - Per me? No! Per lui!...

Geltrude                        - E...

Evaristo                         - V'ho detto che tutto deve essere come prima e che nulla bisogna spostare!

Geltrude                        - (atterrita e premurosa) Si... Sì...

Evaristo                         - Ma presto! che non resisto più!

Geltrude                        - (via sobbalzando)

Evaristo                         - Vorrei sapere Perché il buon Dio le ingrassa!

SCENA SETTIMA

 Evaristo – Annabella

Evaristo                         - (vedendo Annabella che viene dal la­boratorio, l'afferra per un braccio) An­nabella!

Annabella                      - Comandi!

Evaristo                         - Vieni qua! Perché, se tu sapevi la storia dell'assistente qua dentro, non mi hai avvertito?

Annabella                      - Io, che dovevo dire?

Evaristo                         - Tu sapevi! Vedevi!

Annabella                      - Certo... Come si fa a non vedere? Non sono orba!

Evaristo                         - Ma che vedevi?

Annabella                      - Quel che vedono anche le pietre della strada... e che credo abbiate finalmente veduto anche voi!

Evaristo                         - Ossia... l'Assistente...

Annabella                      - Sì... L'Assistente con la signora Gertrude!

Evaristo                         - (è stupefatto, e rimane a bocca aperta, finche lo stupore diventa una esplosione di giubilo) Con la signora Geltrude? Con la signora Geltrude? Ma allora è con la suocera?

Annabella                      - E con chi volevate che fosse?

Evaristo                         - Certo! Quel che dico io! Ma allora è con la suocera! Ma allora è con la suocera! Annabella! (la bacia sulle due guancie) Come va? Tu sei Annabella!

Annabella                      - Sì, ma...

Evaristo                         - Gli altri?

Annabella                      - Chi?

Evaristo                         - (che non può arginare il suo giubilo) Tutti! Ho bisogno di tutti! (Arriva in que­sto momento, in abito da viaggio col cappello in mano e un binocolo a tracolla, il Ra­gazzo Discolo, che chiede qualche cosa ad Annabella. Ma egli lo agguanta, non gli la­scia aprir bocca e lo bacia con foga, mentre Annabella lo saluta; « Ben tornato! ». Evari­sto subito preoccupato chiede) Chi è?

Annabella                      - - E' il nipote di Crono che torna dal viaggio.

Evaristo                         - Ah! (lo bacia ancora gridandogli) E' con la suocera! E' con la suocera!

Il ragazzo discolo          - Ma è impazzito!

Annabella                      - (scoppiando a ridere) Credo di sì!

Evaristo                         - Lasciatemi, vi prego! Ella viene! Via, via!... (li spinge fuori dell'uscio e torna indietro ansimando) Oh! Ho bisogno... ho bi­sogno di accertarmi che tutto questo sia vero! Oh! Eccola qua la grande peccatrice...

SCENA OTTAVA

Evaristo, Geltrude, Ludmilla, l'Aspirante

(arriva infatti dimenandosi, congestionata e compunta, Geltrude,

e cerca di sfuggirgli; ma Evaristo è lì che le taglia la strada e la im­mobilizza con una risata).

Geltrude                        - (con ira repressa e in tono di dram­ma) Vuoi che parta? Che scompaia dalla tua vita?

Evaristo                         - Non sia mai che io perda un simile campione di madre!

Geltrude                        - Evaristo!

Evaristo                         - Che volete, Mimosa delle Amaz­zoni?

Geltrude                        - Ammazzami, piuttosto, ma rispar­miami i tuoi sarcasmi!

Evaristo                         - Il mio sarcasmo è un fuco senza veleno! Innocente come questa piccola Acidalia ch'ebbe la ventura e la grazia di posarsi sulla vostra veste! (si china ad acchiapparla delicatamente con due dita) Eccola qui... forse era rimasta imprigionata tra i fiori dell'onomastico...

Geltrude                        - Sarà così... (fingendosi impaurita) Non mi beccherà?

Evaristo                         - Oh! Se becca una farfalla, che farà mai un tacchino?... Ma no! Semplice­mente essa ha creduto che voi foste una col­lina fiorita ed è venuta a voi!Perdonatele il suo piccolo errore!

Geltrude                        - Evaristo!

Evaristo                         - (gridando per suo conto) E' con la suocera! (alla suocera) Mentre essa credeva di avere a che fare con la collina...

Geltrude                        - Ma chi?

Evaristo                         - La piccola Acidalia... (liberando la farfalla) Va... Va... Libertà a tutti!... Siete giovane ancora, siete padrona della vo­stra vita! Che c'entro io? Sposatelo! Sono fe­lice! Accidenti, però... a starnutare a destra! Per poco, per il granchio che ho preso, non morivo di spavento!... Ma ora ho saputo! Se­guirò questo filo! Sì... collina fiorita! Sono felice! Un bacio anche a te (la bacia in fron­te) e addio! (via di corsa).

Geltrude                        - (rimane a bocca aperta, poi fa qual­che passo gesticolando, ammutolita dallo stu­pore. Infine mormora) Ma che ha?

L'Aspirante                   - (dalla destra) Signora, con chi parlavate?

Geltrude                        - E lo so io forse? Probabilmente parlavo con un signore che somigliava a mio genero...

Ludmilla                       - (col cappello, sta infilandosi i guanti, sulla soglia della seconda porta a destra) Mamma, mamma... Hai vi... (rimane per­plessa vedendo l'Assistente) ha parlato con...

Geltrude                        - M'ha lasciata proprio ora...

Ludmilla                       - E che t'ha detto?

Geltrude                        - Ma! Era così allegro!... Sembra­va matto! Mi ha abbracciata!

Ludmilla                       - (stupita) Ti ha...

Geltrude                        - Sì!

Ludmilla                       - Non capisco.

Geltrude                        - Neanch'io.

L'Aspirante                   - Buona sera, signora Ludmilla.

Geltrude                        - Esci?

Ludmilla                       - Buona sera, signor Gaspàr. Sì: esco. Ma sarò qui per l'arrivo degli invitati.

Geltrude                        - Non stai mai con noi...

Ludmilla                       - Com'è?

L'Aspirante                   - La signora mi sfugge sempre. Non può sopportarmi.

Ludmilla                       - E lei Perché mi segue sempre con gli occhi? Non posso fare un passo senza sen­tirmeli addosso!

L'Aspirante                   - (timido) E questo le dà tanta noia?

Ludmilla                       - Sì! Sarebbe meglio che parlasse! Che si spiegasse! Che cos'è? Mi ama?

L'Aspirante                   - (impacciato) Signora Lud­milla...

Geltrude                        - (quasi tra sé) Eppure questo era l'uomo per te!

Ludmilla                       - Oh! Finche poi avrà per alleata mia madre... niente, capisce?

L'Aspirante                   - Ma come!...

Ludmilla                       - Niente, niente!... Io la gente pro­tetta, sorretta, applaudita... non la posso sop­portare. Vede? Mio marito comincia già ad avere troppa fortuna! Se fosse un povero genio incompreso, starei sempre con la bocca aperta dinanzi a lui! Che vuol farci? Sono una donna così!

L'Aspirante                   - E allora?

Ludmilla                       - Allora provi a farsi odiare da mia madre, tanto per cominciare,..

L'Aspirante                   - (la guarda trasecolato).

Ludmilla                       - (con civetteria guardandolo negli oc­chi) Provi! (improvvisamente gli volge le spalle e se ne va a sinistra, ripetendo con una risata: «Provi! Provi! Provi »).

Geltrude                        - Povera figlia mia! Essa è ancora sotto il dominio del mostro! Ma cambierà, cambierà il giorno che rimarrà sola! (lo guarda) Voi siete un uomo?

L'Aspirante                   - Io lo spero, signora!

Geltrude                        - Quel mostro mi ha vilipesa! Mi ha messa in ridicolo! Ma stasera è la mia rivincita! Voi non potete capire fino a che punto mi ha umiliata!Ma voi conoscete il mio piano? L'assistente vi ha detto?

L'Aspirante                   - (circospetto) Sì... Voi volete colpirlo col suo stesso veleno...

Geltrude                        - Porteremo la cassa dell'alleva­mento nella mia stanza... Poi io mi metterò a urlare...

L'Aspirante                   - E noi accorreremo!

L'Aspirante                   - (a bassa voce) E siete certa...

Geltrude                        - (misteriosa) Ah sì! Tra mezz'ora questa casa sarà piena d'invitati... notabili­tà... giornalisti... Noi ne approfitteremo per perderlo definitivamente. Sì! Perché egli mi ha vilipesa, voi lo sapete...

L'Aspirante                   - Sì, sì...

Geltrude                        - E io voglio che quest'uomo era morosamente faceto sia imprigionato nel ridicolo: e questa sera io gli preparo la tagliuola Vi raccomando: appena mi sentirete urlare, di accorrere tutti! Ah, ah! Voi potete aiutarci senza compromettervi, Perché si tratterà di un momento: tre secondi per attraversare questa stanza!

L'Aspirante                   - Sono pronto.

Geltrude                        - Andiamo. Nel viale troveremo l'assistente. Poi faremo il giro e rientreremo nel laboratorio, (via dalla seconda porta di sinistra).

SCENA NONA

Evaristo - Il ragazzo discolo

Evaristo                         - (arriva circospetto dal fondo tenendo per mano il Ragazzo Discolo)  Avete udito?

Il ragazzo discolo          - Sì!

Evaristo                         - Che fortuna che voi siate ritor­nato dal vostro viaggio!

Il ragazzo discolo          - Ho sentito parlare di voi da per tutto!

Evaristo                         - Sì. La considerazione è buona. Ma oggi è una giornata di grossa fatica. Questa è l'ora in cui Gertrude inscenò il mio delitto che mi fruttò due anni di carcere che mi per­dettero definitivamente! Ma io drizzo le mie orecchie... Amico mio, vuoi tu evitare catti­ve sorprese? Inchioda le tue orecchie agli usci di tutte le tue conoscenze. E se non ne hai abbastanza, serviti di quelle dei tuoi amici più fidi. Ogni orecchia a sera ti riferirà una parola: e tu comportati come l'avaro, che a notte ad uno ad uno enumera i suoi scudi. Riunite in un mucchio, le orecchie ti daran­no un tesoro da meditare. Vuoi tu essere ar­bitro del tuo destino? Inchioda agli usci le tue orecchie!

SCENA DECIMA

Annabella - Evaristo

Annabella                      - (dalla sinistra, accendendo la lu­ce) Arrivano gli invitati.

Evaristo                         - Da che parte? Annabella     - Dal giardino.

Evaristo                         - Ah! Bene. La signora Ludmilla è uscita?

Annabella                      - Sissignore.

(Si vedono gli invitati nella seconda sala).

Evaristo                         - Fa passare qui i Notabili. Ci sono anche i giornalisti?

Annabella                      - Sì, signore: la signorina Rock e la signorina Emery.

Evaristo                         - Bene. Per ora falli passare tutti qui. (Annabella via, dopo aver girato l'interrut­tore e illuminata la stanza che durante l'ul­tima scena era in penombra)

SCENA UNDICESIMA

Evaristo, Signorine Rock ed Every, Quattro Notabili, due Ancelle, il ragazzo discolo.

 (Entrano i quattro Notabili, seguiti dalle si­gnorine Rock ed Emery. Queste hanno l'aria disinvolta delle ragazze americane ma nulla si capisce dal loro accento e dalla pronuncia). Evaristo - Buona sera! Siate i benvenuti! (strette di mano, saluti tra Evaristo, il Ra­gazzo Discolo e i nuovi arrivati) Come va? (stretta di mano) Come va? (altra stretta) Ah! signorine! Vi sono molto grato... Questo è un mio amico... Vi conoscete? No? Il ni­pote del mio ospite... (inchini) Vi sono gra­to, ma non ho più nulla da raccontarvi...

Signorine Rock ed Every        - Oh! impossibile!

Signorina Every          - C'è sempre qualche cosa!

Evaristo                         - Sì, ma bisogna inventare! Inventare delle storie... Che sono stato allattato da un'asina? Che sono nato in un albero? Ma lo hanno già raccontato due mesi fa i giornali di provincia... e non era vero neanche allora!

Signorina Rock             - Tutte le storie sono vere quando sono interessanti.

Signorina Every            - Perché non scrivete la vo­stra vita pel mio giornale?

Evaristo                         - Ma io non sono uno scrittore.

Signorina Every            - Appunto: per scrivere la vita non è necessario.

Secondo Notabile         - (al Ragazzo Discolo) Co­me va, giovanotto? (stretta di mano)

Terzo Notabile              - E la signora Geltrude?

Evaristo                         - La signora Geltrude, credo, sia giù in giardino a numerare le stelle.

Tutti                              - Ah sì?

Evaristo                         - Mia moglie è uscita ma sarà qui a momenti.

Le due Ancelle             - (entrano recando l'occorrente per il tè).

Primo Notabile              - Ma è un privilegio quasi divino!

Seconda Ancella           - (alla signorina Rock) Basta zucchero? (alla signorina Every) E lei?

Primo Notabile              - Chi ha detto che gli uomini saggi numerano le stelle chiamandole tutte coi loro nomi?

Evaristo                         - Amico mio, quando non si sa chi ha detto una cosa saggia, l'ha sempre detto Salomone... Se non che, mia suocera numera le stelle Perché vuol portarsi una costellazione nella sua camera da letto...

Tutti                              - (insieme) Ah sì? Come mai? Possi­bile?

Secondo Notabile         - E quale? Quale?

Evaristo                         - Quella dello Scorpione... (tutti ri­dono)

Signorina Rock             - A proposito: ci aveva pro­messo di farci vedere il suo allevamento!

Quarto Notabile            - Di giorno! Di giorno!

Evaristo                         - Sì: di giorno... Di notte non vo­gliono essere disturbati... Credo che mia suo­cera abbia intenzione di portarli stasera nel­la sua camera! E' un tale pericolo!

I Notabili                      - Nella sua camera?

Evaristo                         - Sì... Ma zitti! E' perciò che vi sono particolarmente grato di essere venuti: Perché potrete testimoniare il fatto.

Primo Notabile              - Noi siamo a vostra dispo­sizione.

Evaristo                         - (gli stringe forte la mano) Grazie! (al ragazzo discolo, prendendolo sotto brac­cio) Vedi quello là a cui ho stretto la mano? E’ il giudice che mi ha fatto condannare al processo.

Il ragazzo discolo          - Per aver cercato di av­velenare la suocera?

Evaristo                         - Sì! (al primo Notabile) Dicevo... Dicevo... che l'intuito, nella vostra professio­ne, è tutto! Io ho letto alcune vostre sentenze: e sono di una saggezza che rivela non soltanto l'uomo di giustizia, bensì anche lo psicologo e l'uomo di scienza.

Primo Notabile              - Grazie... grazie... Troppo buono! La vostra lode mi è particolarmente gradita!

Evaristo                         - Non quanto a me di rivolgervela!

Secondo Notabile         - Io però ci terrei a ve­derli anche di notte...

Evaristo                         - Non avete letto il mio volume!

Secondo Notabile         - Se ne ho parlato sul gior­nale!

Evaristo                         - Questo non vorrebbe dir niente!

Secondo Notabile         - Tre colonne!

Terzo Notabile              - Una meraviglia! Che pro­fondità! E che poesia!

Evaristo                         - Mi avete reso un cattivo servizio: tre colonne non le legge nessuno!

Quarto Notabile            - Che bizzarria di stile!

Evaristo                         - Be'... dunque... se lo avete letto voi saprete che di notte... le bambine... le bambine sentimentali...

Tutti                              - (ansiosi) Ma chi? - Di chi parla? - Quali bambine?

Evaristo                         - (con mistero) Le bambine degli scorpioni... le scorpionine...

Signorina Every            - (anelante) Dio mio!...

Signorina Rock             - (concitata) Dite! Dite! Che fanno? Ma com'è questo cassone dell'alleva­mento? I maschi, per esempio, i maschi...

Evaristo                         - Sono separati dalle femmine...

Signorina Every            - (contrariata) Perché?

Evaristo                         - Non sempre... Oh! Non sempre... Ci sono le piccole pagode dove sono le al­cove... E una stradetta centrale per andare a passeggio... Vere casettine con balconi e verande, a cui le scorpione si affacciano per civettare... Un vero paese in miniatura, in­somma, dove si svolge la vita di una delle più strane civiltà della terra... C'è anche il reparto dei delitti!...

Signorina Rock             - Oh! (emette una specie di gemito)

Signorina Every            - Sì, sì!

Evaristo                         - Come? Non sapete? Le scorpione sono feroci .quando amano... Immolano i loro amanti pallidi... no... neri! I miseri corpi sgozzati si ammassano nei pozzi che io tutti i giorni faccio vuotare.

Tutti                              - Ah!...

Evaristo                         - Questa loro vita terribile mi esta­sia, mi esaspera, mi dà la vertigine... Ora1 essi trasporteranno questo cassone...

Secondo Notabile         - Oh! Terribile! Sarà una truce notte di Eliogabalo!

Evaristo                         - Questo è esagerato... Ma se per dare colore volete metterlo nel vostro gior­nale... Ora vi dicevo che ci sono le piccole.., Io vi giuro che hanno un cuore fragile.

Tutti                              - (sconvolti) Ma chi?

Evaristo                         - Le scorpionine... Ecco Perché mi rincresce che mia suocera le irriti traspor­tandole di notte...

Primo Notabile              - Ma a che fare?

Evaristo                         - Io non so... Forse vuol far spar­gere il terrore nella casa...

Primo Notabile              - Si dovrebbe avvertire la po­lizia!

Evaristo                         - (giubilante) No, signor giudice! Ho fatto qualche cosa per deludere la sua inconsideratezza! Voi giudicherete il mio gesto.

Primo Notabile              - Giudicare! (gli stringe la mano) Non potrò che plaudire, amico mio!

Evaristo                         - (soddisfatto) Ah! Grazie! (al Ra­gazzo Discolo) Due anni di carcere mi ha fatto fare!...

(Arrivano altre signore invitate, che coi No­tabili fanno gruppo in fondo alla scena).

Il ragazzo discolo          - E quello là? (accenna al terzo Notabile che porta alle labbra un bic­chiere) Quello che beve?

Evaristo                         - Ah! Quello là è l'autore del ferro da stirare!... Dico quella commedia che si rappresentava quando io sono precipitato sul palcoscenico... Sono stato un affare per lui, per via del brivido che ho messo al ter­zo atto... Ora vi presento come giovane au­tore...

Terzo Notabile              - (vedendosi notato si avvicina)

Evaristo                         - Ebbene, come va il teatro? (accen­nando al ragazzo discolo) Questo è un gio­vane autore... ma sa... di quelli moderni... che vogliono chi sa che cosa... Spingere la azione oltre il palcoscenico... Scheletrire i personaggi - dice lui - quasi disseccarli Perché siano simboli di una umanità più vasta... Fisime... fìsime... Ecco, ecco un maestro!

Terzo Notabile              - (schernendosi) Oh!

Evaristo                         - Autore del « Ferro da st... » Che dico! Com'è il titolo della nuova commedia di cui ho letto un'intervista?

Terzo Notabile              - « L'età critica ».

Evaristo                         - Eh sì! Ecco ecco... Caro mio... (al Ragazzo Discolo) Commuovere bisogna! Toc­care il cuore!... L'amor materno... la ragaz­za che va al cimitero... Questo è da sfrut­tare!... Terzo Notabile         - Conoscete la mia ultima

commedia?

Evaristo                         - Eh sì! Che verità! Che verità! E la scena del soprabito? Quando quello ri­torna per i fiammiferi?

Terzo Notabile              - E dice...

Evaristo e Terzo Notabile       - (insieme) « Li ho lasciati sul comodino »!

Il ragazzo discolo          - (soffia e sbuffa)

Evaristo                         - Ah!... Perché lui non sa... Perché ridi? lui non sa quel che era accaduto nello stesso istante: la figlia, capisci? scappata di casa... Ecco, ecco una situazione! Ecco la umanità! Metti poi un ferro... un ferro che vada su e giù... e intanto metti il cuore... il cuore della casa alla tortura... e vedi che quel ferro da stiro è il dramma!

Il ragazzo Discolo         - (scoppia a ridere) E' vero! E' vero!

Evaristo                         - Non è così?

Terzo Notabile              - Mi piace la sua concezione...

(fa il gesto del ferro)

Evaristo                         - E adesso? Questa « Età critica »?

Terzo Notabile              - Il solito mio genere... C'è un dissidio tra un vecchio professore di uni­versità e una istitutrice...

Evaristo                         - Ecco! Eccoo! Tu che cerchi pro­blemi nuovi... argomenti pazzi... E invece ec­co la vita! (al terzo Notabile) Di che si tratta?

Terzo Notabile              - E' la virtù di una donna messa a dura prova, virtù che finisce col trionfare facendo rinsavire il professore in una scena molto forte al terzo atto. Al pro­fessore, che le parla di diritti di vita, ella fiera della sua rettitudine, non ostante la sua ammirazione per l'uomo, grida: « Su via, finiamola, professore, io sono una donna onesta! »...

Evaristo                         - (vacilla e fa un gesto come per dire: Qui sono precipitato »).

Le signorine Rock ed Every e il ragazzo di­scolo        - (lo sostengono chiedendosi) Che ha? - Si sente male? - Che avete? (il Ragazzo Discola, che sa, trattiene a stento le risa).

 

Evaristo                         - Niente... niente... Un capogiro... una sensazione strana... Qui cado io...

Terzo Notabile              - Eh?

Evaristo                         - Qui, dico, c'è il brivido! Ah! E' grande! E' grande! E' grande! (sta per allon­tanarsi quando il Ragazzo Discolo, che nel frattempo aveva spiato, lo afferra per un braccio).

 Il ragazzo discolo         - Presto! Presto! Vostra suocera sta per arrivare col suo cassone!

Evaristo                         - Ah ah! Ma noi la sorprenderemo!

Il ragazzo discolo          - Mio zio m'ha già detto che avete sostituito il cassone avvelenato con un cassone vuoto!

Evaristo                         - Sì, ragazzo! E' il momento del de­litto che stiamo per rivivere qua dentro! Il delitto della suocera e del suo complice!

Il ragazzo discolo          - Per cui foste innocente­ mente carcerato!

Evaristo                         - Per cui mi fracassai la testa sul palcoscenico. Sì, ma ora tutto si svolgerà a ro­vescio! (volgendosi agli invitati) Signore, si­gnori!Vi prego!Nascondetevi dietro la ve­trata! (spinge gli invitati verso il fondo) E zitti, per amor del cielo!

Il ragazzo discolo          - Eccoli! Presto!...

Evaristo                         - (gira l'interruttore) St!... (solo una luce rossa traspare dalla porta a vetri dell'altra sala)

SCENA DODICESIMA

Gli Stessi, Geltrude, l'Assistente, l'Aspi­rante.

Geltrude                        - (dalla prima porta di destra precede, cauta e circospetta, l'Assistente e l’aspiran­te che trasportano un leggero cassone, co­struito nella foggia delle madie basse, col coperchio arcuato, e poggiante su quattro piedi) Un momento... (rimane in ascolto) Sono tutti di là... (sempre a bassa voce) Pre­sto... Presto!... In un attimo! Via... via via..

Evaristo                         - (gira l'interruttore, la stanza s'illu­mina e Geltrude getta un grido soffocato) Oh Dio! Madre... madre! A quest'ora vi por­tate a passeggio la mia tribù? Forse Perché nella mia stanza c'era una corrente d'aria che la metteva a rischio di starnutare?

Geltrude                        - (confusa, balbettante) Evaristo...

Evaristo                         - Notabili! Signore! Essa è in ansia per me! E' una martire! Si esponeva a un terribile rischio per salvare dal raffreddore quelle bestie sanguinarie trasportandole nella sua camera da letto! Cara! Cara! Ma chi ha detto che l'argomento della suocera è abusato e vieto, è un povero pidocchioso a cui le cose eterne appaiono decrepite! La suocera è come l'eternità! e fi vuole più modestia a parlarne che a dimenticarsene! Signor Giu­dice, vi prego di avvalervi dei vostri privilegi professionali perlustrando questa cassa!

Primo Notabile              - Io? (Tutti ridono) Ah no! (ride egli stesso).

Evaristo                         - No? Allora voi, signora, scoper­chiate quel cassone!

Geltrude                        - (quasi svenendo, sostenuta dai due uomini) Assassino! Aiuto! Mi vuole ucci­dere! (mormorio, risa, commenti di tutti gli invitati).

Evaristo                         - (all'assistente) Allora voi!

L'Assistente                  - Ah no!

Evaristo                         - (all'Aspirante) Allora il giovane dal lanceolato cuore?

L'Aspirante                   - Io, neppure!

Evaristo                         - Allora io! (fa un passo verso il cassone)

Geltrude                        - (alzandosi le sottane e urlando) Scappate tutti! Salvatevi! Sono bestie san­guinarie!

Evaristo                         - (dominando il panico e le voci) Un momento! (al giudice) Dal suo terrore si deve argomentare ch'ella sa che cosa c'è là dentro...

Primo Notabile              - E' evidente!

Evartsto                        - Benissimo! Terrore inutile, dal mo­mento che qui dentro non c'è più nulla! (solleva, il coperchio. Movimento all'indie­tro della folla) Nulla! Nulla! Nulla, vi dico! Potete guardare... (tutti allungano il collo) Ahimè! Che cosa ne avete fatto?

Geltrude                        - Io non so!

Evaristo                         - Li avete mangiati?

Tutti                              - (ridono)

Evaristo                         - Eppure, guardate...

Geltrude                        - (e gli altri due allungano il collo, poi si guardano tra loro in silenzio)

Evaristo                         - (ai Notabili) Guardino anche lo­ro... No, no... senza paura...

I Notabili                      - (guardano soddisfatti con vivi cenni

del capo)

Evaristo                         - (divertendosi a spaventarli) Ma c'è

un doppio fondo!...

I Notabili                      - (fanno un salto indietro).

Geltrude                        - (gridando) Sì! Sì! Io lo sapevo! E' perciò che volevo portarlo di là! Tutto l'al­levamento era inquieto prima di rifugiarsi nel doppio fondo... Io ho avuto paura per lui!

Evaristo                         - E' o non è una creatura Ora tutto s'illumina di una gran luce... Pec­cato che il doppio fondo non c'è! Esaminate voi questa cassa...

I Notabili                      - (dopo aver esaminato) Non c'è…. Non c'è!...

Evaristo                         - (chiude il coperchio) Non c'è. La) suocera è sconfitta, sia che ignorasse, sia che sapesse, (commenti, mormorii, risa)

Evaristo                         - (dominando le voci) Ebbene, io vi! domando... (grande silenzio) Supponiamo ch'ella avesse portato il suo cassone di là: non questo, ma l'altro che io per prudenza ho sostituito... e che, dopo aver scatenate le bestie sanguinarie, si fosse messa ad urlare al soccorso... dando a me la colpa di tutto. Voi, amici miei, avreste creduto alla mia col­pa o alla mia innocenza?

Secondo Notabile         - No... io dico di no Perché il suo passa­to, il suo passato in­temerato... Certo, sì, le prove... Ma che prove! Egli sarebbe stato fuori da ogni sospetto...

Il ragazzo discolo          - Eh! Chi lo sa! Un tranello ordito così bene! Chi avrebbe potuto dire: non è vero? Chi avrebbe potuto credere a una simulazione?

Quarto Notabile            - Ah, ah! Che strana domanda! Ecco di che imbarazzare un Giudice coi fiocchi! Voi, Giudice, che cosa avreste fatto? Io per me avrei ri­tenuto colpevole la suocera!

Signorina Every            - Che stranezza! Come si fa a sapere? Certo, Evaristo Zacchei è fuori di ogni sospetto, ma sareb­be stato un bell'im­barazzo, ve lo dico io!

Terzo Notabile              - Ah Io non avrei credu­to! Come si potreb­be accusare un uo­mo suo pari, la cui gentilezza d'animo è così evidente, così alla luce del sole!

Signorina Rock             - Per me nessuna accusa avrebbe potuto toc­carlo. La sua saggez­za, il suo equilibrio, la sua bontà, la sua generosità... No, no, no...

Evaristo                         - (dominando le voci) Un momento! Se parlate tutti in una volta! Parli il signor Giudice! l'eccellentissimo giudice con la sua equità! (silenzio).

Primo Notabile              - Ah!caro mio!Io dico che a me, per esempio, la suocera non l'avrebbe dato a bere!           - (approvazioni, risa, commenti)

Evaristo                         - (allegrissimo) Ah sì? Dio, vi  ringrazio per quella infallibile e ragionevole Giu­stizia che illumina il Mondo! (commenti, mormorii, risa)

Il ragazzo discolo          - (con voce concitata) La signora Ludmilla!

SCENA TREDICESIMA

Gli Stessi - Ludmilla

Ludmilla                       - (stupita di quel tramestio) Che è successo? Che fai dinanzi a quel cassone?

Evaristo                         - Amore mio, c'è dentro l'inno­cenza!....

Ludmilla                       - (Fa qualche passo verso U cassone).

Evaristo                         - (fermandola col gesto) Ma non aprire, che potrebbe evaporare! (sorrisi, mormorii, commenti)

Evaristo                         - (sempre più esaltandosi) E ,se in­vece di avere un'accolta di cari amici intorno a me avessi una folla di migliaia di uomini in mezzo ad una piazza... ah, ah! Come mi piacerebbe aizzarla!... Avanti! Avanti! Que­sto cassone è pieno di meraviglie! Così pie­no che scoppia! Il cassone della ricchezza! E voi altri... (li incita col gesto)

Tutti                              - (ridendo, per gioco) A me! A me! - Io voglio la mia parte! - Anch'io! Anch'io! (schignazzano)

Evaristo                         - (con voce pacata) Ma nossignori! E' uno sbaglio! Qui dentro c'è chiuso il ve­leno di migliaia di bestie sanguinarie! (ur­lando di paura e torcendosi) Orrore!

Tutti                              - (secondandolo) Orrore!

Evaristo                         - Incendiatelo!

Tutti                              - Incendiatelo!

Evaristo                         - Arrestate il pazzo!

Tutti                              - Arrestatelo!

Evaristo                         - Chi è il pazzo che lascia un pe­ricolo simile in mezzo ad una strada? (con altra voce: affannata ma persuasiva) Un momento! Un momento... Queste sono tutte chiacchiere      Si tratta di un cas­sone pieno di chiacchiere…Che cosa volete che pesi? Non pesa niente! Un bam­bino lo rovescia con un dito... Provate voi, Notabili! (i Notabili accennano di sì ma senza avvicinarsi) Leggero, eh? Leggero Perché non c'è nulla... E si capisce ch'è vuoto anche al guardarlo dal di fuori... Ma se lo chiudete a chiave, e date la chiave a me, chi può dire che non sia pieno da scoppiare? E io ci metto una scritta: « Opinione Pubbli­ca! » E vendo! Vendo a chi arriva prima! Vendo a chi è più scaltro! Vendo a chi fa più salamelecchi! (si mette a sedere sul cas­sone) Avanti! Avanti! Celebrità!

Tutti                              - Oh!

Evaristo                         - Favori!

Tutti                              - (con le braccia tese verso di lui) Oh!

Evaristo                         - Ricchezze!

Tutti                              - Oh!

Evaristo                         - Prebende!

Tutti                              - (sempre più eccitati) Oh!

Evaristo                         - Popolarità!

(Mentre tutti commentano ad alta voce, aiz­zati, improvvisamente, come spinto da una molla che lo fa saltare, Evaristo balza dal cassone. Momento di silenzio. Poi una spa­ventosa sghignazzata scoppia dentro il cas­sone, che sconcerta i presenti e li fa tacere allibiti).

Tutti                              - (anelanti, come in un soffio) Che c'è?

Evaristo                         - Niente paura! E' la voce del cas­sone vuoto che sghignazza! (Risa, urla, salti, commenti. La folla, che pare invasata, sta per sollevare Evaristo sul­le braccia quando si chiude il velario).

Fine del secondo atto

 

ATTO TERZO

La scena è la stessa dell'atto precedente, il­luminata sfarzosamente da lampade elettriche.

SCENA PRIMA

La seconda Ancella, il secondo Notabile, le signorine Rock ed Every.

La seconda Ancella      - (alla signorina Every) Prego, si accomodi. Verrà subito, (accorre alla prima porta a sinistra, apre e si fa da una parte. Entra il secondo Notabile) Pre­go, si accomodi.

Secondo Notabile         - E' in casa? (fa un inchino alla signorina Every).

Seconda Ancella           - Sì...

Secondo Notabile         - Mi fa il piacere...

Seconda Ancella           - Subito!

Secondo Notabile         - Grazie.

Seconda Ancella           - (di corsa va a riaprire)

Signorina Rock             - C'è?

Seconda Ancella           - Sì, sì, si accomodi. Il si­gnore verrà subito.

Signorina Rock             - Grazie. Oh, come va?

Signorina Every            - Anche lei!

Secondo Notabile         - Buona sera! (Tutti e tre si salutano, si stringono la mano)

Signorina Every            - Ci ritroviamo qui ogni tanto...

Secondo Notabile         - Eh! il mestiere! Il me­stiere!

Signorina Every            - Che cosa si può dire intor­no a un uomo su cui si è detto tutto?

Signorina Rock             - Il mio giornale è insaziabi­le. Non so più che cosa inventare.

Secondo Notabile         - Il mio mi avverte che Evaristo Zacchei è un uomo assolutamente americano e che perciò bisogna impadronirsi della sua esistenza: fotografare tutti gli insetti nuovi... Ma dove stanno tutti questi in­setti? Uno sì... Ma poi quello riprodotto non era lo stesso in tutte le fotografie. Una rivi­sta illustrata ha pubblicato la fotografia di uno scarabeo rinoceronte, che è un coleottero vecchissimo, scoperto chi sa quanti anni fa!

Signorina Rock             - Non faccio per dire ma ci siamo fatti una bella cultura entomologica... Io prima non distinguevo una zanzara da un ramarro...

Signorina Every            - Scusa sai... Ma il ra­marro è un rettile.

Signorina Rock             - Non me ne importa niente. Per me è un insetto. Io non vedo che insetti. Lo vuole il mio giornale.

Signorina Every            - Mandagli la fotografia di un tacchino!

SCENA SECONDA

Gli Stessi, Evaristo, il ragazzo discolo

Evaristo                         - (entra accompagnato dal Ragazzo di­scolo)Oh! Ecco tutto già pronto... Buona sera! Come va! (saluti, strette di mano, in­chini) Dunque Loro sono tre... Ecco tre mie biografie... già pronte dattilografate...

Secondo Notabile         - (confrontando i due fogli) Ma non sono...

Evaristo                         - No, no... Non dubitate. Sono com­pletamente diverse. Non c'è nulla di somi­gliante... Questa è la vita del mio professore di francese... Questa è di uno scrittore polac­co già defunto... e questa qua l'ha copiata lui     - (accenna al Ragazzo Discolo) dalle vite degli uomini illustri di Plutarco...

Signorina Every            - Eh ma...

Evaristo                         - Amici miei... Voi volete la mia biografia nuova ogni settimana... Ma tanto, che importa? Non si sa più neanche dove son nato... A proposito: Lì c'è un errore da correggere: la data della mia morte, (al Ra­gazzo Discolo) Che diamine! Potevi levarla! Infine, in America non ci si bada... Ma a parte ogni cosa, questa è l'ultima biografia che vi dò... E' un pensiero, sapete?

Secondo Notabile         - E che devo rispondere circa l'esclusività delle nuove invenzioni?

Evaristo                         - Anche questa è straordinaria! Co­me si può pretendere l'esclusività su tutti i nuovi insetti che io andrò scoprendo? Prima di tutto essi appartengono al Padreterno, poi appartengono alle collezioni del mio pae­se... E infine credete che si fabbrichino in­setti come si fabbricano le museruole?

 Secondo Notabile        - La compagnia vi paga quel che volete.

Evaristo                         - Già. Bisogna costruire! Costruire! Una volta, per non averlo fatto... o per aver­lo fatto così e così... mi hanno processato.

Gli Altri                        - (ridono forte)

Evaristo                         - Sì: ridete!

Il secondo Notabile e le signorine       - Quan­do? Quando?

Evaristo                         - Un dì... Un dì... della mia esisten­za anteriore!

Il Notabile e le signorine         - (ridono ancora)

Evaristo                         - Adesso potrei fabbricare tutti gli insetti che voglio, riformare la storia na­turale. ..

Signorina Every            - (estasiata) Se voleste rac­contarci la storia dell'altra vita! Ecco una esclusività che al mio giornale piacerebbe...

Evaristo                         - (al Ragazzo) Vedi: posso dire quel che voglio.

Secondo Notabile         - Perché sappiamo che quel che voi attribuite... che so... a uno degli uomini illustri di Plutarco.

Signorina Rock             - O  al defunto scrittore po­lacco...

Signorina Every            - O  al professore di fran­cese...

Secondo Notabile         - E' invece storia vera...

Signorina Rock             - ... vostra!

Signorina Every            - E voi avete il gusto di mi­stificarla... facendola credere fantastica...

Signorina Rock             - ... per conferirle maggior fascino e un certo sapore di artificio...

Signorina Every            - E' una civetteria come un'altra...

Evaristo                         - Ma sciocchi!... Perdonate: scioc­co e... stupidine...

Le signorine                  - (ridono estasiate)

Evaristo                         - Se questa è una leggenda che fac­cio circolare io stesso! (al Ragazzo) Ricor­dati, ragazzo: che è più facile fabbricarsi una cattiva reputazione immeritata che ca­povolgere quella eccellente che non si è me­ritata affatto.

Il Notabile e le Signore - (prendono nota).

Evaristo                         - E se apro bocca, sono salomonico. Se la chiudo sono sfingeo. Se la tengo semi­aperta ne viene un brontolio misterioso per la cui rivelazione si aprono inchieste. Ora vi prego di lasciarmi. Devo preparare il discorso che tra mezz'ora devo pronunziare di là... nella sala delle assemblee dei giudizi... Così bisogna chiamarla...

Primo Notabile              - Ma è il premio più ambito che si possa immaginare!

Signorina Evert             - Qualche impressione, mae­stro, qualche impressione!

Evaristo                         - Niente! Io ho l'impressione che il mio ospite esageri... Che questo paese esa­geri... e che io non meriti né tanto onore né tanto chiasso... Ma questo è inutile riferirlo. Potrebbe essere confuso con la solita mo­destia...

Signorina Rock             - Sono arrivati i notabili di tutte le città...

Evaristo                         - Ma questo premio della scienza... questo premio della saggezza io lo avevo me­ritato altrove!

Il Notabile e le Signorine        - (ridendo) Allu­de all'altra vita!

Evaristo                         - Ma non me l'avevano dato! E ora, se volete passare dalla sala nel giardino... (suona)

Il ragazzo discolo          - E' tutto illuminato...

Evaristo                         - Immagino che siate venuti anche voi alla festa... Bene: di là... A più tardi!...

La seconda Ancella      - (apparsa sul limitare li accompagna).

SCENA TERZA

Il Ragazzo Discolo, Evaristo, l'Aspirante

Il ragazzo discolo          - (guardando a destra) Ma Perché i vostri parenti parlottano sempre con un'aria di congiura?

Evaristo                         - E' Perché l'umanità si occupa sem­pre del prossimo. Esistono tante attrattive in aria e in terra... Esistono ancora dei gran­di fiumi da risalire, interi mondi da esplo­rare.,. No! L'umanità è lì occupata a mor­dersi la coda! Ma poiché bisogna difendersi, mi farai il piacere di prestarmi le tue orec­chie mentre io vado ad indossare il mio sto­rico frak... Vedi che sono già quasi vestito...

Il ragazzo discolo          - Le mie orecchie?

Evaristo                         - Sì, ma tu non sei più il ragazzo di­scolo di quando sono entrato qua dentro! Ti sei maturato a traverso la mia avventura!

Il ragazzo discolo          - (ride)

Evaristo                         - Ma attenzione! Il giovane dal cuore lanceolato viene dalla nostra parte...

L'Aspirante                   - Permesso? Mi perdoni, mae­stro... Avrei con tanta gioia assistito alla sua festa, ma... ho una zia gravemente malata e d'evo partire tra venti minuti... Voglia gra­dire l'espressione della mia ammirazione, Maestro! della mia ammirazione profonda!

 Io sono un povero ragazzo traviato. Mi per-1 doni. Sono un cattivo discepolo!

Evaristo                         - Che le ho da dire? Mi rincresce.Arrivederci.

L'Aspirante                   - Arrivederci. Ora saluto le signore e parto...

Evaristo                         - Arrivederci.

L'Aspirante                   - (via dalla prima a sinistra, da chi è venuto),

Evaristo                         - Se ne va senza che io abbia saputo il vero ruolo che ha in casa mia... Attenzione. Questa partenza improvvisa mi fa sospet­tare...

Il ragazzo discolo          - Ma Perché avete distri­buito un cassone per ogni stanza?

Evaristo                         - Ah, ah! per ascoltare!

Il ragazzo discolo          - Sì?

Evaristo                         - Quando devo sapere qualche cosa mi ficco dentro e ascolto;

Il ragazzo discolo                   - Ma uno di essi sarà quel­lo degli animali feroci...

Evaristo                         - Eh già!Però nessuno sa quale esso sia!E perciò nessuno osa aprire e disturbarmi... (all'orecchio del Ragazzo) Adesso quel­lo vero è là, nella stanza di mia suocera...!

Il ragazzo discolo          - Ah sì?

Evaristo                         - Era un diritto che le spettava: no? Con un congegno semplicissimo esso è manovrato elettricamente. Ecco qua... Qui die­tro questa tenda c'è un bottone nascosto. Se io lo premo il cassone si apre e le bestie feroci invadono la stanza e se la divorano! Ho fatto questi lavoro in quei giorni che an­daste tutti via da Emùs.

Il ragazzo discolo          - Ah ah!

Evaristo                         - Io vado. E ricordatevi che io per un momento ho le vostre orecchie, neh? (ti avvia verso la seconda a destra).

Il ragazzo discolo          - Sì, ma dove le appiccico?

Evaristo                         - Una qua, una là... un'altra... ah, no!... (via)

Il ragazzo discolo          - Ora provo a mettermi lì dietro. Speriamo che non mi veda nessuno... (va a mettersi dietro la tenda che in parte copre la vetrata del fondo). (Dopo un istante entrano dalla prima a si­nistra Geltrude e Ludmilla in abito da sera, e saranno raggiunte dall’Aspirante).

SCENA QUARTA

Geltrude - Ludmilla

Geltrude                        - Allora siamo intesi ? Io ti raggiun­gerò domattina col primo treno.

Ludmilla                       - Non lo so... non lo so...

Geltrude                        - Senti: di qui non si esce! O tu vuoi liberare te stessa, liberando anche tua madre, o io vedo buio dinanzi a me!

Ludmilla                       - Ma Perché vuoi darmi la responsabilità del tuo destino? E che dirà Evaristo?

Geltrude                        - Ma scusa, figlia mia... Tu hai fatto sì o no delle promesse a Gaspàr?

Ludmilla                       - Sì, ma...

Geltrude                        - Io non voglio entrale nel sacrario dei tuoi affetti intimi... ma insomma, quando si fanno delle promesse irreparabili a un uo­mo... Non immaginerai che tua madre possa consentire a una unione irregolare, ne a ima unione che io non ritenga, sorpassando tutti i pregiudizi, la tua salvezza!

Ludmilla                       - Ma sì! Glie l'ho detto che sarei andata da lui! Ma quando glie l'ho detto? Era forse di giorno? In pieno sole? Quando tutto è chiaro? Tutto ponderabile? Quell'al­tro, poi...

Geltrude                        - Chi?

Ludmilla                       - Mio marito... non la finiva mai coi suoi intervistatori! Un uomo pubblico è diventato! E allora non si sta con una don­na! Si sposa una reclame! o un viaggio cir­colare! Una enciclopedia! Ma una donna, una donna... Io lo ucciderei!

Geltrude                        - Chi?

Ludmilla                       - Quello là che mi ha detto quella cosa proprio quando ero alla finestra a guar­dare la luna. Tu lo sai che cosa mi fa! (si guardano a lungo, seriamente)

Geltrude                        - Eh sì! Anche a tua madre...

Ludmilla                       - (la guarda stupita)

Geltrude                        - Qualche anno fa. Ora non più.

Ludmilla                       - E che dirà Evaristo?

Geltrude                        - Dirà: Ludmilla è andata via!...

Ludmilla                       - E piangerà! Infine non ha che me! Pare che abbia tante cose e tanta gente. Ma non ha che me!

Geltrude                        - Infine?

Ludmilla                       - Questo stupido ragazzo! S'è messo qui come una pittima!Non se n'è voluto mai andare! Ha dovuto vincerla lui!

Geltrude                        - Ho capito. Tu vuoi perdere tua madre. Ma infine non posso che lodare il tuo onesto proposito. E sia! Il mio avvili­mento qua dentro! Esposta al ludibrio di tutti... O  come si dice al nostro paese: messa a cavallo a un porco!... Del resto, eccolo qua... Diglielo tu! Io me ne lavo le mani!

Ludmilla                       - Vedi come fai? Prima mi metti in croce, mi assilli... mi annienti... E poi... (Entra l’Aspirante)

SCENA QUINTA

Gli Stessi - l'Aspirante - l'Assistente

Ludmilla                       - Eccolo qua, questa specie di cipresso

Geltrude                        - E' buono! Non Perché mi stia da­vanti... Altro che quella trottola che fa gi­rare la testa!... E starà ai tuoi piedi tutta la vita...

Ludmilla                       - Ah sì! Non ti pare già di vederlo?

Geltrude                        - Naturalmente voglio che vi sposiate.

L'Aspirante                   - Lo so!

Ludmilla                       - Lo sa!

L’Aspirante                   - Signora Ludmilla... (le offre la mano)

Ludmilla                       - (dolce) Eh?

Geltrude                        - Insomma devi deciderti: o lui o tuo marito!...

Ludmilla                       - (distratta, prendendo una mano dell'Aspirante) Mio marito!

Geltrude                        - Allora siamo intesi?

L'Aspirante                   - Tra venti minuti scenderete dal fioraio... Io vi aspetterò all'angolo...

Geltrude                        - Starà con l'automobile pronta...

Ludmilla                       - Sì... sì...

Geltrude                        - Siamo intesi. Ora separiamoci. (stringe la mano all' Aspirante) Coraggio. An­date, andate... Per il giardino... A domani!

L'Aspirante                   - (via dalla seconda a sinistra).

Ludmilla                       - (quasi disperata) Pensare che sto per fuggire! Che sto per compiere una cosa irreparabile! E la farò! la farò senza averne voglia! senza esserci spinta da una passione! Da una passione che almeno spiegherebbe logicamente un fatto simile! Io domando e dico se non sono pazza!

Geltrude                        - E tu credi che ti voglia obbligare? Va, trovati al convegno e tornatene a casa. Gli dici: « non posso », e basta.

Ludmilla                       - Ma che!

Geltrude                        - Come ma che!

Ludmilla                       - Son certa che andrò... Io non ho volontà! Uno mi dice: andiamo... e io dico di no, fermamente, rudemente... Ti ricordi come lo trattai quel giorno davanti a te? Ma se me lo chiede una seconda, una terza, una quarta volta, io vado. Questo è certo... Anche quella sera della luna!Mi abbracciò e io gli diedi uno schiaffo... Allora quello stu­pido, invece di offendersi e lasciarmi in pa­ce, che ha fatto? Mi ha riabbracciata...

Geltrude                        - E tu?

 

Ludmilla                       - Gli ho dato dell'imbecille. Poteva andarsene... No! Mi ha riabbracciata e ba­ciata una terza volta. E poi ancora una quar­ta. Poi non più, Perché... lo abbracciai io, e non capii più niente. Ecco come quel ma­scalzone approfittò di me!

Geltrude                        - Ah!

Ludmilla                       - Perché sospiri?

Geltrude                        - Che vuoi?! Sono cose commoventi!

Ludmilla                       - Sì, ma Evaristo!

Geltrude                        - (la guarda in silenzio)

Ludmilla                       - (assorta) Se sapessi come è ca­rino!

Geltrude                        - Chi? Evaristo?

Ludmilla                       - No: quell'altro...

Geltrude                        - (ancora sospira, e tutte e due si av­viano. Poi si ferma, si asciuga gli occhi) Sono cose commoventi... (via dalla seconda a destra).

SCENA SESTA

Il ragazzo discolo, la seconda Ancella, Crono

 Il ragazzo discolo         - (spinge la testa fuori della tenda, rivelando un profondo stupore. Poi entra in fretta, suona e viene dalla seconda a sinistra la seconda Ancella) Presto. Chia­mate mio zio. Dove sta?

La seconda Ancella      - Non so.

Il ragazzo discolo          - Cercatelo. Se è nella spè­cola, avvertitemi: andrò io. Presto.

La seconda Ancella      - Subito, (via)

 Il ragazzo discolo         - E ora che si fa? Questo disgraziato si è rifabbricata la propria con­siderazione guadagnandosi un corno che non aveva? Questo è terribile. O  l'aveva lo stesso? Qui bisogna muoversi!

Crono                            - (entrando) Che vuoi? Mi hai fatto chiamare. Penso che sia una ragione impor­tante. Aspetta che mi sieda. Che c'è?

Il ragazzo discolo          - Zio, le cose si compli­cano.

Crono                            - In che senso?

Il ragazzo discolo          - Il nostro ospite...

Crono                            - Ebbene?

Il ragazzo discolo          - Si è  rifatta una magnifica riputazione.

Crono                            - Bene. Lo so. Mi avevi spaventato.

Il ragazzo discolo          - Mentre sua moglie sta per fuggire con l'amante.

Crono                            - Ah sì?

Il ragazzo discolo          - Con l'Aspirante.

Crono                            - Che c'è di strano?

Il ragazzo discolo          - Mentre prima non era fuggita!

 

Crono                            - Non aveva avuto tempo, e neanche] la necessità, dal momento che era stato in carcere prima e si era ammazzato dopo, la­sciando così il campo libero...

Il ragazzo discolo          - Sì, ma almeno egli eri morto credendola fedele!

Crono                            - Già!

Il ragazzo discolo          - Oggi vive per assistere al] suo tradimento. E che guadagno avrà fatto?

Crono                            - L'amarezza, caro mio, è in fondo alle | azioni umane. Ma vedo con dolore che hai un cuore suscettibile. Come faccio a mandarti in mezzo agli, uomini?

Il ragazzo discolo          - Ora che si fa?

Crono                            - Che si fa? Se ci tieni, si ricorre alla solita medicina...

Il ragazzo discolo          - L'illusione, tu dici... (Oltre la porta a vetri del fondo cominciano ad apparire gli invitati).

Crono                            - Già...

Il ragazzo discolo          - Fargli credere che l'Aspirante ha deciso di rapirla, ma che lei non sa niente, non sospetta niente? Trovare qualche cosa di questo genere?

Crono                            - Ecco... ecco... (si alza, per andare)\ Vedi bene, ragazzo mio: per quanto si rifab­brichi la propria vita... si può arrivare con l'esperienza e la furberia a tutte le conqui­ste... ma se non riappiccichi le sconnessine con un po' d'illusione... Allora, siamo intesi: avvertilo (via).

SCENA SETTIMA

Il Ragazzo, Evaristo, la seconda Ancella

(S'ode la voce di Evaristo: « Grazie! Grazie, amici! Vengo subito! ». Si ode anche un clamore di molte voci quando egli apre la porta dietro cui, essendo essa a vetri, appaio­no le ombre degli invitati. Quando egli è sul limitare si volge indietro a fare degli in­chini e a salutare: « Con permesso »...)

Evaristo                         - (entra in punta di piedi, a piccoli passi, un po' ansante, in frack) Ebbene? le orecchie?

Il ragazzo discolo          - Hanno ascoltato.

Evaristo                         - E' la prima volta che mi som ser-vito di quelle di un altro. In tutto il resto, voi lo sapete, ho fatto sempre da me.

Il ragazzo discolo          - Buon per voi!

Evaristo                         - Dunque?

Il ragazzo discolo          - Una congiura!

Evaristo                         - Sì?

Il ragazzo discolo          - Ve lo dico chiaramente Perché bisogna agire in fretta.

Evaristo                         - Geltrude?

Il ragazzo discolo          - Sì.

Evaristo                         - Canaglia. Chi altri?

Il ragazzo discolo          - L'Aspirante.

Evaristo                         - Malfattore... Ma... ma Ludmilla, Ludmilla no, non è vero?

Il ragazzo discolo          - No!

Evaristo                         - Oh, Dio, ti ringrazio! Di qualun­que cosa si tratti, nulla mi può colpire. Sen­tiamo: che hanno tramato?

Il ragazzo discolo          - Tra qualche minuto vo­stra moglie uscirà per comperare dei fiori per voi...

Evaristo                         - Sì... sì... Oh! Sempre cara e gentile! 

Il ragazzo discolo          - Ma all'angolo della via... proprio davanti al fioraio... un'automobile, come per caso, si troverà in attesa...

Evaristo                         - E dentro l'automobile...

Il ragazzo discolo          - Ci sarà l'aspirante...

Evaristo                         - Ah! Ecco, ecco, finalmente cono­sco il vero ruolo che aveva quel giovinotto a casa mia...

Il ragazzo discolo          - Oh! Ma lei non sa niente, sua moglie!

Evaristo                         - Lo immagino! (lancia dei baci all'assente Ludmilla)

Il ragazzo discolo          - « Oh! Lei, signora, Lei qui! Che fortuna poterla ancora salutare! »... Dirà lui... ce Compirò dei fiori per mio ma­rito »... risponderà lei...

Evaristo                         - Cara!

Il ragazzo discolo          - « Ah sì?... Se permette, l'accompagno a casa... ».

Evaristo                         - (segue con mimica drammatica l'azio­ne narrata dal Ragazzo Discolo) Dirà lui.

Il ragazzo discolo          - ,.. Tanto, c'è ancora qualche minuto per il treno... La signora sa­le... e l'automobile via di corsa... ma non già verso la vostra casa... bensì verso l'altra direzione!

Evaristo                         - Canaglia! Farabutto! La signora si accorgerà...

Il ragazzo discolo          - Ma troppo tardi!...

Evaristo                         - Urlerà! Si dibatterà! Mi invo­cherà!...

Il ragazzo discolo          - Inutilmente!

Evaristo                         - (si getta sul ragazzo discolo)

Il ragazzo discolo          - Adesso non vorrete stroz­zare me!

Evaristo                         - (si ritrae, si asciuga la fronte).

Il ragazzo discolo          - Inutile compromettersi. Stasera voi siete qui il festeggiato!

Evaristo                         - Il festeggiato? Me ne infischio! E  Perché sono il festeggiato devo lasciarla ra­pire?

Il ragazzo discolo          - Cerchiamo una beffa!

Evaristo                         - Sì! Cerchiamo una beffa. Intanto avverto Ludmilla! (suona)

Il ragazzo discolo          - (preoccupato) Che le di­rete?

Evaristo                         - Non lo so...

Il ragazzo discolo          - (è in grande ansietà)

La seconda Ancella      - (entra) Il signore co­manda?

Evaristo                         - La signora Ludmilla qui, subito...

La seconda Ancella      - (esce dalla 2a a destra).

Evaristo                         - E se io le dicessi, ex abrupto: « Tu stai per andartene! ».

Il ragazzo discolo          - (spaventato) No!

Evaristo                         - Mi piacerebbe assistere al suo sba­lordimento!

Il ragazzo discolo          - (c. s.) Fatene a meno!

Evaristo                         - Vederle in viso quella sua meravi­glia innocente!

Il ragazzo discolo          - (spaventato) Guardatevi da una cosa simile! Che vi salta in mente?

Evaristo                         - Eh?

Il ragazzo discolo          - Potrebbe averne un'im­pressione troppo forte!

Evaristo                         - E' vero... Hai ragione...

SCENA OTTAVA

Gli Stessi, Ludmilla, Annabella

Ludmilla                       - (dalla seconda a destra entra col cap­pello e la pelliccia, abbottonandosi i guanti).

Evaristo                         - (con un'animazione che spaventa un po' la signora) Eccola qua... Già vestita per uscire? Esci?

Ludmilla                       - Sì, un momento... Vado...

Evaristo                         - A comprare dei fiori!

Ludmilla                       - Come lo sai?

Evaristo                         - Lo so... lo immagino... (non po­tendosi più contenere) Ma quello che tu non immagini, povera e santa creatura, è che di­nanzi al fioraio...

Ludmilla                       - (spaventata) Oh Dio!...

Evaristo                         - No, coraggio... Dinanzi al fioraio un'automobile aspetta, come un uccello da preda...

Ludmilla                       - Evaristo!

Evaristo                         - Il giovane lanceolato...

Ludmilla                       - Evaristo!      - (cade in ginocchio)

Il ragazzo discolo          - (affannandosi, a Ludmilla) Ma no! Ma no! Lui non sa! Lui non sa!

Evaristo                         - Che cosa non so?

Il ragazzo discolo          - Lui non sa, signora... che questo vi spaventa... Sì! Sì! Noi sì... noi sappiamo che state per cadere in un tranello. Sì! Vogliono rapirvi mentre andate dal fio­raio 1

Evaristo                         - Si... sì... E non è quello che di­cevo io?

Ludmilla                       - (con gli occhi /issi in quelli di Eva­risto e senza distoglierli, si alza; poi si volge al Ragazzo Discolo incitandolo col gesto a continuare in fretta)

Il ragazzo discolo          - E così, Voi... non sospet­tando nulla, invitata a salire, Voi... innocen­temente avreste accettato...

Evaristo                         - E il mostro...

Il ragazzo discolo          - Il mostro vi avrebbe por­tata via!

Ludmilla                       - (guarda fissamente il Ragazzo Disco­lo, poi si volge subitamente con le braccia in alto a Evaristo, e gli si getta tra le braccia senza parlare)

Il ragazzo discolo          - (fa un gesto come per dire: a « andata! »)

Evaristo                         - Guardala.... guardala, giovanotto! Tu che fai esperienza... Che cosa cerchi di più sublime che leggerle in viso questa sua meraviglia?!...

Il ragazzo discolo          - ... innocente! E' vero! Come conoscete il cuore umano, voi! Bisogna proprio vivere due volte! Il cuore di una donna, poi! Mio zio dice che la donna è un sepolcro imbiancato...

Evaristo                         - Ah sì? Ma non perdiamo tempo... Annabella... dov'è Annabella?

Annabella                      - (viene dalla sinistra) Signore, si­gnore, la vogliono!(si è udito dalla porta che è rimasta aperta il vociare confuso della folla degli invitati)

Evaristo                         - Vieni qua... Lascia stare la gente... Togliti il grembiule, e tu togliti la pellic­cia... e tu indossala... Anche il cappello... E tu la cuffietta... Prendi anche questa... (le dà la borsetta) Va dal fioraio nostro... quello solito... Qualcuno si avvicinerà a te... Tu di­gli di sì... L'Aspirante insomma... l'Aspiran­te»... (la spinge fuori).

Annabella                      - Io non ho capito niente!

Il ragazzo discolo          - Ora Le spiego io... (via dalla prima porta a sinistra)

SCENA NONA

Getrude, Ludmilla, Evaristo

Geltrude                        - (dalla 2a a destra attraversa la scena per vedere sua figlia che se ne va. Perciò ar­riva fino alla porta del pianerottolo e ti si ferma a guardarla estasiata. Ogni tanto si volge per gettare un'occhiuta di sprezzo a suo genero).

 

Ludmilla                       - La mamma! La mamma!

Evaristo                         - Non farti riconoscere!

Ludmilla                       - (ha subito voltate le spalle e si è messa a cambiare i fiori da un vaso all'altro)

Geltrude                        - Eccola là... Ludmilla... Se ne va... se ne va verso la liberazione! Cara! (le getta un bacio) Domani ti raggiungerò! (poi, a denti stretti, verso Evaristo) Il tuo regno tramonta questa sera!...

Evaristo                         - Buona sera...

Geltrude                        - Buona sera...

Evaristo                         - A chi mandavate dei baci?

Geltrude                        - A mia figlia! Non è lecito?

Evaristo                         - Oh! Se vi è lecito!

Geltrude                        - L'ho vista così svelta e leggera che scendeva le scale...

Evaristo                         - E il vostro cuore di madre l'ha raggiunta con un bacio...

Geltrude                        - Sì, signore...

Evaristo                         - E voi vi siete fatta così bella...

Geltrude                        - Per voi! Per farvi festa!

Evaristo                         - Dio, come mi odiate bene!...

Geltrude                        - Io, odiarvi?

Evaristo                         - No?

Geltrude                        - E può esserci al mondo qualcuno che vi odii? Oh! Io sono nella vostra orbita! Un'umile face... Tutti ci prosterniamo alla Vostra presenza!... Chi è più grande di voi? Stasera avrete anche il gran cordone dell'Elefante Bianco! Quando un uomo arriva all'Elefante... è come un dio... Una face... una umile face... Noi siamo nell'orbita!

Evaristo                         - E Ludmilla è andata...

Geltrude                        - Ma, credo, a prendere altri fiori... speciali... per voi... Anche lei è nell'orbita... Tutti, tutti sono pazzi di voi... Tutti sono nell'orbita... tutti sono nell'orbita... (e così, tutta ondeggiante, esce dal fondo - quando apre la porta a vetri si odono le voci degli in­vitati - seguita comicamente da Evaristo).

Evaristo                         - Ma Perché da una papera come quella è nata una creatura come te?!

Ludmilla                       - (civetta) Io non lo so..."

Evaristo                         - Toh, intanto a quest'ora, eh? Saresti tra le braccia di quell'altro!

Ludmilla                       - (assorta) Ah!

Evaristo                         - Come « ah! ».

Ludmilla                       - (riprendendosi) Per colpa mia?

Evaristo                         - No! No! Non per colpa tua... ma intanto... piccola canaglia... ti saresti forse rassegnata, eh? acconciata alla nuova vita?

Ludmilla                       - Io?

Evaristo                         - No! No! Cara...

Ludmilla                       - Attento! Ci possono vedere! Io sono Annabella!

Evaristo                         - Ah, già!

Voci                              - (dall'altra stanza) Evaristo! Maestro!

Ludmilla                       - Va! Va!

Geltrude                        - (aprendo la porta, da cui vengono i clamori) Evaristo! T'invocano! Ti accla­mano!

Evaristo                         - Ah sì? Eccomi! (e con gesto cari­caturale da primo attore, prendendo una rin­corsa fa un irrompente ingresso nell'altra stanza, mentre Geltrude tiene aperta la porta che subito si richiude. Si ode una voce che esclama: « Onoriamo Evaristo Zacchei! » a cui segue un clamore, indi un silenzio, e le parole di Evaristo. Ma di questo discorso non si afferra che il principio, quando cioè Gel­trude ricompare in scena e perciò si riapre la porta a vetri che subito si richiude).

La voce di

Evaristo                         - Devo attribuire questa fortuna non già a speciali meriti mici ma ad una benevolenza esagerata e potrei dire ad una generosa storditezza del pubblico... Ad ogni modo a tanta eletta dimostrazione io fa­rei un grossolano torto se non esprimessi la gioia che io provo al ricevere il gran cordone dell'Elefante Bianco!

Geltrude                        - (borbottando) Io non resisto... non resisto... Ma sì! Gioisci! Gioisci! E' nel col­mo della gloria, all'apice della tua celebra­zione che ti arriverà la notizia della fuga di tua moglie! (ride; poi si mette a gridare forte) Ma com'è che non è ancora rientrata mia figlia? (e va toccando tutti i bottoni dei campanelli elettrici).

Ludmilla                       - (che sta con una mano appoggiata allo stipite della porta a vetri, inutilmente cerca di attrarre l'attenzione di sua madre, anche Perché, essendo indecisa e impaurita, non sa come regolarsi) St! St!

Geltrude                        - Com'è che non è ancora rientra­ta mia figlia? (via da destra).

Evaristo                         - (di fuori) Un momento solo! (en­trando in gran fretta, ancora eccitato dal di­scorso ma più che mai ansioso di parlare con Ludmilla) Che peccato che tu non sia di là... Ma io sono qui con te! E dove era­vamo rimasti? Ah! (sovvenendosi) Piccola canaglia, ti saresti acconciata alla tua nuova vita! No? Dimmi di no!

Ludmilla                       - No, caro! Mai!

Evaristo                         - (abbracciandola e baciandola, men­tre fa un gesto a quelli che lo chiamano di là, oltre la vetrata) Tesoro!

SCENA DECIMA

Gli Stessi

Geltrude                        - (dalla destra fa qualche passo diri­gendosi alla sua stanza e rimane allibita dal­lo stupore. Ma subito con voce tonante) Ah sì?

Evaristo                         - (si stacca dalla moglie con un gesto di dispetto verso la suocera)

Ludmilla                       - (con un piccolo grido si volge dall'altra parte e rimane appoggiata alla porta a vetri china sul braccio)

Geltrude                        - Ah sì? Siamo a questo?

Evaristo                         - Ma fatemi il piacere!...

Geltrude                        - E mia figlia che vi credeva inte­merato!

Evaristo                         - (verso Ludmilla) Possibile?

Ludmilla                       - (frena a stento le risa senza voltarsi)

Geltrude                        - Sì! Almeno da quel punto di vista lì... una specie di santo! di santo censore...

Evaristo                         - (tra i denti) Di santa pazienza...

Geltrude                        - (scoppiando a ridere) Ah, ali! il censore!

Evaristo                         - Andiamo, via!

Geltrude                        - E pensare che ella ha avuto de­gli scrupoli! E io... quasi dei rimorsi! E chi ci ricompenserà dei nostri sentimenti! Ah, ah! Con la governante! Colla giovane gover­nante!

Evaristo                         - Doveva essere vecchia?

Geltrude                        - E dentro casa!

Evaristo                         - Dovevamo andare in istrada?

Geltrude                        - E lo confessa, lo spudorato!

Evaristo                         - Sì! Sì! Sì!... E' mia! tutta mia! Quando dico tutta!

Geltrude                        - Sgualdrina!

Evaristo                         - (facendo con rapido gesto a Ludmil­la scudo del suo corpo) Oh!

Geltrude                        - Ebbene, non meritate nessun ri­guardo! Sapete dov'è vostra moglie?

Evaristo                         - E chi lo sa!

Geltrude                        - Perché non è ancora tornata?

Evaristo                         - (si siede) Vattela pesca!

Geltrude                        - Ve lo dirò io! E sarà il mio re­galo per voi! Il mio regalo per questa vostra memoranda giornata! La mia corona d'allo­ro! Sissignore: essa è fuggita!

Evaristo                         - Ah sì? Oh guarda un po'!

Geltrude                        - Fuggita con un uomo!

Evaristo                         - (alzandosi di scatto e tenendo affer­rata la sedia) O  non piuttosto rapita? At­tratta da un tranello ordito da voi e dai vo­stri degnissimi complici?

Geltrude                        - No! Fuggita Perché ha voluto fug­gire! Fuggita Perché annoiata da voi e indignata delle umiliazioni da voi inflitte a sua madre! Fuggita Perché già d'accordo con l'uomo che amava!!

Evaristo                         - No! Tu menti! Tu menti! Essa è pura! Essa vuol bene a me! Essa è innocente!

Geltrude                        - (scoppia a ridere)

Evaristo                         - Innocente! Sì!

Geltrude                        - Ah, ah! Chi lo dice?

Evaristo                         - Chi lo dice? Eccola! (afferra Ludmilla per una mano e la spinge davanti a lei, togliendole il grembiule mentre lei si toglie la cuffietta).

Geltrude                        - (stupefatta, sgrana gli occhi e rimane per un istante come inebetita) Tu! Tu!... (ma subito riprendendosi ed esplodendo) Oh, come sei stata stupida, figlia mia!

Evaristo                         - Ebbene, osereste persistere nelle vostre infamie?

Geltrude                        - (inviperita) Si, sì!

Ludmilla                       - Mamma! Perché vuoi calunniar­mi così?

Geltrude                        - (fuori di se) Sì! Sì! E non impor­ta che poi ella sia stata una stupida!

Evaristo                         - (furioso la rincorre) Ah sì? Ah sì?

Geltrude                        - (via di corsa nella prima stanza a destra).

Evaristo                         - (chiude la porta a chiave, e poiché di fuori lo chiamano, egli spinge Ludmilla nella sala - di cui, aprendosi la porta si ode il clamore - gridandole con voce concitata): - Va tu, per un momento! (poi va a pre­mere il bottone elettrico nascosto sotto la tenda. Si ode un ordigno che scatta e un urlo che lo tiene in preda ad un riso che lo sconvolge e lo fa saltare mentre è addos­sato alla porta. In questo momento entra dal­la sinistra il Ragazzo Discolo)

SCENA UNDICESIMA

Il Ragazzo Discolo, Evaristo, Ludmilla, un Passante.

Il ragazzo discolo          - Presto! Dov'è? Presto! Vi vogliono! Ma che avete? Che avete?

Evaristo                         - (sempre in preda al suo orgasmo) Tut... Tutto in aria... Tutto in aria...

Il ragazzo discolo          - Che?

Evaristo                         - (si stacca dalla tenda, gli afferra una mano, gli fa cenno di tacere) St!... (di là, nella stanza della suocera c'è un grande silen­zio che impressiona Evaristo. Ad un tratto si ode il rumore di una finestra che si spalanca, e una specie di tonfo. Sempre tenendo per mano il Ragazzo Discolo, egli mormora) E' finita. S'è gettata dalla finestra... Cioè, no: era bassa...

Ludmilla                       - (accorrendo dal fondo) Che è stato? Che hai fatto?

Evaristo                         - Niente... Era bassa...

Ludmilla                       - (si precipita verso la porta del pia­nerottolo, seconda a sinistra, da cui entra­no quattro uomini che sorreggono una sedia su cui è seduta Geltrude che ha l'aria di una vittima) Mamma!

Un Passante                  - (che è uno dei quattro uomini che sorreggono la sedia) Niente! Niente! Non è successo niente! (dalla porta del pia­nerottolo si sporgono alcune facce di curiosi) Fortunatamente è caduta addosso ad un si­gnore. ..

Evaristo                         - A un signore?

Il passante                     - Fortunatamente per lei... Ma il signore per poco non è rimasto massacrato!...

Evaristo                         - (a Geltrude) Diamine! Potevate stare attenta! (agli uomini) Di là... di là!

Geltrude                        - (lo fulmina in silenzio)

Il passante                     - Lui è andato all'ospedale! (via a destra)

Evaristo                         - (al Ragazzo Discolo) Male agli al­tri ne deve sempre fare!

Il ragazzo discolo          - Suvvia, lasciate stare... Giacché non è successo niente... andiamo subito di là, che vi aspettano!

Evaristo                         - (agli uomini che se ne vanno portan­do la sedia) Grazie, bravi uomini...

Il passante                     - Niente, niente... Glielo avevo detto io? E' lì sana come un pesce... Ma quel povero signore! (via tra le risa dei curiosi)

Il ragazzo discolo          - Via, presto! (vorrebbe spingerlo di là)

Evaristo                         - (assorto) Male agli altri ne deve sempre fare!

Il ragazzo discolo          - Andiamo! Andiamo!

Evaristo                         - Non posso.

Il ragazzo discolo          - Come, non potete?

Evaristo                         - Chiamami Crono.

Il ragazzo discolo          - Eccolo...

SCENA DODICESIMA

Gli Stessi, Crono, Geltrude

Evaristo                         - Giusto voi, Crono! (correndo ver­so la porta a vetri da cui è entrato Crono, grida agli invitati) Un istante! Ancora un istante! (indi, ritraendosi in fretta, a Crono) Tutto in aria! Tutto in aria!

Crono                            - Che cosa?

Evaristo                         - Non si parli più di Elefante Bian­co, non si parli più di celebrazione... Riman­date indietro tutta l'assemblea...

Crono                            - Che avete fatto?

Evaristo                         - Crono! Io mi ritrovo con lo stesso frack di quella notte del Baio suicidio! Ma quella notte, inseguito alle calcagna dalla sfortuna, dopo aver patito il carcere e il di­leggio umano, quando a mia volta scaraventai per dileggio il mio corpo a quello stesso pub­blico che aveva sghignazzato sulla mia cat­tiva sorte, sapete chi io avevo per mia com­pagna?

Crono                            - Chi?

Evaristo                         - Ah! ah! Crono! La mia innocenza! La mia stracciona e magnifica innocenza!... E questa sera sapete che ho fatto? Ho com­messo veramente il delitto di cui innocente­mente fui accusato e condannato!

Crono                            - Ebbene?

Evaristo                         - Ebbene, salutatemi l'Elefante Bian­co! A voi sembrerà una cosa buffa, ma io ho ancora, pare incredibile, una specie di co­scienza... Posso arrivare fino all'insetto arti­ficiale... ma lì è il mestiere che ti prende la mano.... Qui invece si tratta...

Crono                            - Sì. Capisco. Capisco.

Evaristo                         - Ah! Be'...

Crono                            - Ma che c'entra la vostra coscienza con la folla che vi aspetta di là?

Evaristo                         - Come che c'entra?

Crono                            - Ma non è mica il tribunale, quello! E' della gente che vi stima un grande uomo! E Perché volete confondere la coscienza con la opinione pubblica? Ma che bella opinione voi avete della vostra coscienza!

Evaristo                         - Io non la confondo... non la con­fondo... Ma non posso mica ingoiare un pa­lo telegrafico per stabilire un divisorio tra la mia celebrazione e il mio rimorso!

Crono                            - Ascoltate, amico... Tutte le volte che il tempo, come si dice, ha fatto giustizia, Perché l'ha fatto? Perché era altra gente... era altro pubblico... che non aveva quasi mai personalmente conosciuto il suo eroe o la sua vittima... E voi pretendereste che la fol­la che vi aspetta di là faccia questa sera una piroetta e vi volti la schiena quando ha un elefante bianco da offrirvi?

Evaristo                         - Io me ne infischio dell'elefante! Io confesserò pubblicamente il mio delitto! Io chiamerò quella gente e la inviterò a en­trare nella stanza di là  Perché veda!

Crono                            - Caro amico! Quando di un argomen­to si è troppo riso non se ne può più ti­rare fuori un dramma!

Evaristo                         - Ma allora...

Crono                            - E poi... Egoista!

Evaristo                         - Io?

 

Crono                            - Sì! Ammettiamo per un momento che voi otteniate questo capovolgimento del pubblico... Ma... Ludmilla?

Evaristo                         - Sì...

Crono                            - La trascinereste voi nell'uggia della vostra esistenza mancata?

Evaristo                         - No!

Crono                            - Il sorriso di una donna, caro amico, il sorriso della donna che si ama, è quello stesso della fortuna... La sua stessa fedeltà è un premio che dobbiamo quasi sempre al nostro benessere...

Il ragazzo discolo          - E molte volte non basta!

Crono                            - Senti il ragazzo: e molte volte non basta!

Evaristo                         - Ludmilla! E' vero. L'unica cosa che sia rimasta salva: prima e dopo!

Crono                            - Vedete berne...

Evaristo                         - (con fuoco) Sì! Ma almeno voi! Condannatemi voi! Qui! Almeno qui, dinan­zi a me! Mentre nessuno ci sente! Vi ascolto io solo!

Crono                            - Non posso. Io sono il Tempo. Per giu­dicarvi bisogna che io sia passato. Per adesso vi onoro.

Evaristo                         - Mi onorate?

Crono                            - Sì! Da buon... contemporaneo!

Evaristo                         - Ah Crono! Voi volete umiliarmi! Siete più feroce di quel giudice che mi con­dannò!

Crono                            - Il giudice vi condannò prima di tutto Perché eravate innocente: e poi Perché, pur essendo innocente dinanzi alla vostra co­scienza, non lo eravate dinanzi al prossimo Perché non lo avevate messo nella condizione di crederci... Una verità diventa tale solo quando e prospettata in modo che la gente la possa capire...

Evaristo                         - (tutto raggiante Perché dalla destra vede arrivare Geltrude a cui Ludmilla dà il braccio) Ebbene, Crono! Ecco! Ecco! Non importa! Io compirò questo atto di umil­tà e di chiarezza: ora! dinanzi a voi! solen­nemente! (entrano le due donne) Signora! voi non mi denunziate, non mi condannate... Ma io esigo una sola parola di verità dinanzi a lui! Rispondete alla mia domanda!

Geltrude                        - Dite! Dite!

Evaristo                         - E' vero sì o no che io, avendo aiz­zato contro di voi gli scorpioni, vi ho costretto a precipitare dalla finestra da cui, se il prov­videnziale signore non fosse passato, avreste fatto un salto molto più grave? In altri termini è vero sì o no che ho compiuto il mio delitto?

Geltrude                        - (lo guarda. Una pausa) Non ca­pisco veramente Perché vogliate scherzare in tal guisa, o signore. Dalla finestra mi ha but­tato il mio terrore che fosse capitato un guaio a mia figlia... Quanto al cassone, ho sollevato io per isbaglio il coperchio... Ecco tutto! Siamo nell'orbita... Siamo nell'orbita... (via dal fondo. Dalla porta che si richiude viene per un istante ancora il brusio della folla)

Evaristo                         - (fuori di se) Ah sì? Ah! E' così?  Allora non c'è scampo? Allora sono inno­cente? Ah ah! Sono innocente!

(dopo aver saltato di qua e là come cercando uno scam­po, o qualche cosa contro cui combattere, ri­bellarsi, sfogarsi, prorompe in tre lunghi scrosci di risa, che prima gli fanno fare una rapida giravolta su se stesso e poi lo piegano, sempre in preda a una sconvolgente ilarità, in quello stesso palcoscenico contro cui la sua prima avventura lo aveva scaraventato inno­cente e su cui ora si abbatte urlando una colpa a cui nessuno presta fede).

FINE