La rosa gialla

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La rosa gialla

COMMEDIA IN DUE ATTI

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123   Codice Opera: 928948A

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

PERSONAGGI

Amanda

La portinaia

Giuditta

Una condomina

Federica

Una condomina

Teresita

Una condomina

Giuseppe

Marito di Giuditta

Gerardo

Marito di Federica

Guido

Gustavo

Marito di Teresita

Il Colonnello

La storia si svolge in un cortile di un Condominio

La storia

Il copione, oltre che comico, è da considerarsi un giallo. E mettiamoci anche un pizzico di romanticismo… Amanda, la portinaia, è una ragazza madre  che da una vita sopporta gli insulti e i commenti malevoli dei condomini ossessionati dalla curiosità di conoscere l’identità del padre. Per vendicarsi delle loro insinuazioni e maldicenze, la donna confessa che il figlio l’ha avuto da uno degli uomini che abitano nello stesso condominio. E scatta così da parte delle mogli la disperata e ossessiva ricerca del colpevole.

PRIMO ATTO

AMANDA: (Verso l’alto). Eh no Giuditta! Sei stata proprio tu a dirlo; l’ho riconosciuta la tua voce! E non fare la santarellina… Tu hai gettato il sasso e hai subito ritirato la mano, ma se non ritiri tutto quello che hai detto e che stai dicendo di me non te la caverai facilmente. Dai, dillo, dillo di nuovo che sono una di quelle, che sono una svergognata, che sono…

GIUDITTA: (Dall’alto o esterno). Senti principessa del pisello; che sia stata io a dirlo o qualcun altro ciò non toglie che sei e rimani quello che hai detto tu e io aggiungo anche zoccola

TERESITA: (Dall’alto o esterno). E allora aggiungo qualcosa anch’io… E’ ora che la finisca di fare la santarellina, di dire che hai tirato su un figlio da sola, ma nulla toglie che non eri sola quando l’hai fatto. Dovresti solo vergognarti!

GIUDITTA: Brava Teresita; verissimo; non era da sola quando l’ha fatto e adesso sarebbe ora che tirassi fuori quel nome

AMANDA: Curiose eh… Vi piacerebbe eh… Vi piacerebbe che ve lo spiattellassi tondo tondo di modo che i vostri sporchi dubbi volino via e stareste finalmente più tranquille. Ma tièh! Non ve la darò mai questa soddisfazione! E venite pure giù a starnazzare se avete il coraggio, piccole oche di condominio!

TERESITA: Ma cosa credi, che abbiamo paura di scendere? Dai Giuditta; facciamole vedere chi siamo e soprattutto che non abbiamo assolutamente paura di questa matta

GIUDITTA: Ma certo; aspettami sulle scale che scendo con te

AMANDA: (Verso il pubblico). Matta, sentito? E quasi tutti i giorni così. Io sarei semplicemente la matta! Ma questo è il minimo che mi sono sentita dire finora! Volete sentire le altre, almeno quelle che si possono dire se in giro ci fossero delle anime candide? Zoccola è quella più frequente, poi c’è puttana, rovina famiglie, bagascia, baldracca, battona, bella di notte… Ah ah ah quanto mi fa ridere bella di notte! Ma mi vedete? Purtroppo non sono nata un granchè bella e non lo sono né di giorno né di notte. Magari lo fossi almeno di giorno… Ma una verità, anzi, la sola verità ve la confesso col cuore in mano… Tutti quei… quei complimenti so di non meritarli! Io, la zoccola, la puttana, la rovina famiglie,la  bagascia, la baldracca e la battona non l’ho mai fatta e sinceramente non la farò mai! Certo- voi mi direte- potevi farlo una volta, quando a vent’anni potevi essere più carina, insomma quando a quell’età la bellezza dell’asino l’avevamo tutte, ma mi vedete a mettermi proprio ora? Ma dai… E loro, le Sante Maria Goretti del condominio, non smettono un giorno di insultarmi e beffeggiarmi. E tutto perché? Per un bellissimo peccato di gioventù che mi ha regalato un meraviglioso figliolo. E io mi diverto come una matta a stuzzicarle. Dovrò pure difendermi no? Dovrò pure salvaguardare la mia onorabilità! Eh sì, cari signori, non vi sembri assurdo che io vi parli della mia onorabilità e moralità. Non ho niente di cui pentirmi! (Entrano Giuditta e Teresita)

GIUDITTA: Oh, sentila! L’hai sentita la Santa Agnese? Ti manca solo il giglio in mano e poi potresti andare a finire sugli altari delle chiese.

TERESITA: E magari essere eletta a protettrice delle giovani vergini, delle spose sante e delle vedove piangenti

GIUDITTA: E cos’è questa storia della moralità…

TERESITA: E che non avresti niente di cui pentirti?

GIUDITTA: Ma dai, piantala! Non vorrai dirci che fare un figlio a vent’anni col primo che capita sarebbe un comportamento da santa…

TERESITA: Da donna seria, morigerata, onesta…

GIUDITTA: Tanto più che il padre si è volatilizzato, sparito, dileguato…

AMANDA: Sentitela, sentitela la Santa Inquisizione! E no belle mie. Intanto tu, carissima Giuditta, non puoi parlare di figli perché non sei mai riuscita a fabbricarne uno. E sì che il tuo maritino è un uomo ben prestante, parecchio ossequioso quando incontra una giovane signora o signorina… Si dice in giro che i complimenti li sprechi e che le donne gli piacciano, belle o brutte che siano; basta che respirino!

GIUDITTA: Ma come ti permetti!

AMANDA: E come ti permetti tu di giudicare me! Invece di guardare la pagliuzza che è nel mio occhio togliti quella trave che hai nel tuo. E non farmi continuare…

GIUDITTA: Continuare? Ma quali altre cazzate dovresti aggiungere? Le tue sono soltanto delle invenzioni, delle sporche insinuazioni!

TERESITA: E magari avresti qualcosa da dire anche su di me? Sai benissimo che io una figlia me la sono fatta e, guarda caso, me la sono fabbricata con mio marito e nel modo più regolare e legale possibile

AMANDA: Se è per quello anch’io l’ho fatto nel modo più regolare possibile, magari non legale, ma l’ho fatto ed è riuscito proprio bene! O devo descrivervi nei minimi particolari come l’ho fatto?

TERESITA: Ma senza un marito!

AMANDA: E chi l’ha detto?

GIUDITTA: Ma se non ne hai mai avuto uno!

AMANDA: E’ qui che ti sbagli carissima Giuditta! Era proprio un marito… insomma, non mio, ma era un marito; sicuramente di qualche signora che abita questo pollaio di condominio, ma, ripeto, era un marito!

GIUDITTA: Alt! Qui le cose si complicano… Vorresti dire che il Gustavino tu l’hai fatto…

AMANDA: Con uno degli uomini che abitavano e abitano tuttora nel nostro condominio

TERESITA: Ma non ti credo neanche se…

AMANDA: Nessuno ti obbliga a credere carissima Teresita. Qui l’ho detto e qui non lo nego!

GIUDITTA: (Verso l’alto). Federica! Federica ci sei?

FEDERICA: (Dall’esterno). Che c’è Giuditta!

GIUDITTA: Dovresti scendere un attimo in cortile

FEDERICA: Non ce la faccio

GIUDITTA: Cos’è successo? Ti sei rotta una gamba?

FEDERICA: No, le gambe sono a posto; tutte e due! Sto preparando il bagno per Gerardo che dovrebbe tornare dal lavoro

GIUDITTA: Senti, la doccia se la può fare anche prima di cena, ma qui c’è qualcosa di importante che dovresti sapere

FEDERICA: Guarda che la puntata di ieri sera di “C’è posta per te” me la puoi raccontare stasera

GIUDITTA: No, qui la posta per te non centra, ma c’è qualcosa di molto più serio e interessante

FEDERICA: Più interessante dell’ultima puntata di “Amici”?

GIUDITTA: Molto più interessante! Una bomba!

FEDERICA: Eh no, se c’è una bomba io non scendo

GIUDITTA: E tu scendi lo stesso, qui non si tratta di una bomba, ma di fuochi artificiali che stanno scoppiando sopra il tetto del nostro condominio

FEDERICA: Allora aspetta che cambio gli asciugamani e scendo

AMANDA: Stanno radunandosi i quattro Cavalieri dell’Apocalisse!

GIUDITTA: E chi sarebbe il quarto?

AMANDA: La qui presente Amanda! O mi volete considerare una persona di serie B o lo scudiero dei Cavalieri? Lo so, lo so benissimo cosa mormorate ogni sera parlando di Amanda, di quella disonorata della vostra portinaia. Ormai è diventata la litania di ogni vostra sera. Quando siete a tavola, quando non sapete cosa dirvi, quando volete rompere i vostri lunghi silenzi di cosa parlate? Di Amanda del pianterreno! Quando vi trovate attorno alla moka per il solito caffè di mezza mattina di cosa parlate? Di Amanda e di quel disgraziato di suo figlio, di Gustavino, il ragazzino di dieci anni che è cresciuto senza uno straccio di padre, insomma, come si suol dire, figlio di buona donna!

TERESITA: Ma chi ti dice…

AMANDA: Lo dicono i nostri soffitti e le nostre pareti poco più grossi di un cartone, le finestre aperte d’estate e qualche amica comune che razzola nei vostri appartamenti. Trasuda proprio tutto da questo condominio, “il Sereno”. Mai il suo nome è stato così falso. Proporrei, da ora in avanti, di chiamarlo “Il vulcano” o magari “Il pollaio”! Ma sapete come rispondo alle vostre chiacchiere? Semplicemente con un sorriso perché, prima o poi, a piangere sarete voi

GIUDITTA: In che senso?

AMANDA: Quando certi dubbi non vi lasceranno dormire, quando guarderete i vostri uomini con occhi sospettosi, quando il dubbio serpeggerà nelle vostre menti, quando… (Entra Federica)

FEDERICA: Eccomi! Si può sapere… Oh guarda, c’è anche Amanda!

AMANDA: Ma guarda un po’… C’è anche Amanda, come se io non fossi da una vita la vostra portinaia. Ho capito quello che volevi dire… C’è anche Amanda, il corpo estraneo, colei che non è degna di stare nella vostra nobile compagnia

FEDERICA: Comunque mi dovreste spiegare…

GIUDITTA: Partiamo dall’inizio. Intanto sediamoci sulla panchina e tu lì su quella sedia

AMANDA: Il Sinedrio si è riunito!

GIUDITTA: Intanto facciamo il conto di quante famiglie e quanti mariti abitano nel nostro condominio

FEDERICA: Ma si può sapere cosa ti gira per la testa? Ma stai facendo il censimento?

GIUDITTA: Se lo faccio è perché c’è un perché

TERESITA: Intanto cerchiamo di contare quanti e quali uomini ci sono nel nostro condominio

GIUDITTA: Beh, il conto è subito fatto; ci sono solo cinque appartamenti

TERESITA: Due direi di non contarli

FEDERICA: Perché? Non mi sembra che siano crollati. Comunque ancora non capisco…

TERESITA: Capirai fra un momento

GIUDITTA: Allora, riassumendo… I due appartamenti da non contare sono quelli della portineria in cui abita la qui presente Amanda e la mansarda del Colonnello Guidi per raggiunti limiti di età

FEDERICA: Perché?

GIUDITTA: Perchè a 80 anni lo possiamo benissimo scartare. O avete dei dubbi?

TERESITA: No, direi che non ne abbiamo

FEDERICA: Comunque è sempre un uomo…

TERESITA: Ma un uomo è un uomo… fin che ce la fa e non penso che lui… ce la faccia

GIUDITTA: Quindi ne rimangono tre. Il tuo Teresita con tuo marito Guido, il tuo Federica con tuo marito Gerardo e il mio con mio marito Giuseppe

FEDERICA: E fin qua è tutto regolare…

GIUDITTA: Regolare comunque fino ad un certo punto…

TERESITA: E qui viene il bello…

GIUDITTA: Il bello? L’orrendo vorrai dire!

FEDERICA: Ma mi fate il piacere di farmi sapere di cosa state parlando?

GIUDITTA: Semplice… Sai benissimo che questa santarellina di Amanda dieci anni fa ha avuto un figlio…

FEDERICA: Certo che lo so, il Gustavino

GIUDITTA: Brava. E chi è il padre di Gustavino?

FEDERICA: Se non lo sa lei! Mica avranno fatto tutto al buio e avrà ben visto il muso di che è stato

TERESITA: Chi è stato ce l’ha appena detto

FEDERICA: E allora perché lo chiedi a me se lo sai già o almeno se te l’ha detto?

TERESITA: Certo che ce l’ha detto, ma è stata leggermente sul vago

FEDERICA: Sul vago? Se c’è stato un uomo, e questo non lo dubito, vuol dire che è certo e non vago. Di solito si rimane incinta di uno solo

AMANDA: Di questo Federica puoi benissimo starne certa! E’ stato uno e uno solo. L’amore nella mia vita l’ho fatto una sola volta e solo con quello. E vi posso assicurare che è stato un incontro stupendo!

FEDERICA: E allora ce lo vuoi dire chi…

TERESITA: Chi è stato?

GIUDITTA: Uno dei nostri mariti

FEDERICA: Uno… uno dei nostri…

GIUDITTA: Mariti! Un uomo che abitava e che abita tuttora nel nostro condominio

FEDERICA: Ma… quale dei tre?

AMANDA: Oh, aspetta che ve lo vengo a dire!

FEDERICA: Ma questa è una cattiveria!

GIUDITTA: Questa è talmente malvagia che quando è nata non l’ha portata la cicogna, ma un avvoltoio!

AMANDA: No Federica; prendila solo come… come una piccola rivalsa per tutte le malignità che il pollaio del nostro condominio mi ha sempre riservato e, indirettamente, su Gustavino

GIUDITTA: Veramente io la chiamerei vendetta

AMANDA: Ma chiamala come vuoi! L’importante è che incominciate a capire tutto il male che mi avete fatto per dieci anni, anno dopo anno, giorno dopo giorno

FEDERICA: Ma non ci potresti dire… non so… magari non il nome, ma… ma solo l’iniziale del nome e questo ci aiuterebbe parecchio…

TERESITA: Ma guarda che l’Amanda non è poi tanto scema…

AMANDA: Certo che l’Amanda non è scema, ma comunque è buona… Vi faccio questo favore se proprio volete essere aiutate.

FEDERICA: E allora apri finalmente quella bocca e spara!

GIUDITTA: E poi penseremo noi a far confessare il reo di tradimento!

AMANDA: Ma sì, non teniamola tanto lunga e vediamo di chiarire finalmente il mistero che vi rode da una vita. Il suo nome incomincia per…

LE TRE: Per?

AMANDA: Incomincia per G!

FEDERICA: Per G? Allora è facile! (Pausa di meditazione)

GIUDITTA: Federica; ma sei scema? Facile un bel corno! Ti ricordo che il mio si chiama Giuseppe

TERESITA: Il mio Guido

FEDERICA: E il mio Gerardo

GIUDITTA: E se proprio vogliamo metterci anche il Colonnello… Gustavo! E anche di cognome fa… Guidi. Tutti nomi che cominciano con la G

TERESITA: E siamo ancora daccapo!

AMANDA: Comunque noto che i toni che avete usato finora con me incominciano ad ammorbidirsi… Lo capisco… Il dubbio è più doloroso di qualsiasi certezza. Non vi vedo più sicure e schifate del mio grande peccato di amore di gioventù; non più gli sguardi cattivi e ambigui di quando occasionalmente ci incontriamo sulle scale… Ore leggo solo ansia, incertezza, timore…

GIUDITTA: A questo punto comunque… ora che siamo entrate in confidenza…

AMANDA: Ah! Le confidenze ve le facevate solo fra voi e so ben io quali sono state per dieci anni. Forse vi siete dimenticate che quelle erano vere e proprie calunnie che prorompevano, esplodevano dai vostri appartamenti e sfociavano nelle strade, nei bar, nelle chiese, nelle vostre infinite partite di burraco… La calunnia e’ un venticello, dapprima leggero e gentile fino ad arrivare a un rombo di cannone. E quante cannonate mi avete sparato!

GIUDITTA: Ma ti rendi conto che oggi la cannonata l’hai sparata tu a noi?

AMANDA: Una cannonata a me e una a voi! E siamo pari

TERESITA: Pari un bel corno! Al limite noi ne abbiamo sparata una e solo a te, ma tu ne hai sparate tre perchè noi siamo in tre!

FEDERICA: Ma ti vuoi decidere…

AMANDA: A dirvi chi è il padre di Gustavino? Permettete che vi dia un buon suggerimento che vi possa illuminare… Ma quanto sono buona…

GIUDITTA: Dai allora, parla!

AMANDA: Esiste un metodo sicuro e certo per appagare la vostra curiosità

TERESITA: E allora?

AMANDA: Stasera ognuna di voi lo chiede al proprio marito e finalmente tutto si chiarirà

TERESITA: Ma che cazzate stai dicendo? E tu pensi che quei disgraziati e fedigrafi… permettete voi due?

FEDERICA: Va avanti Teresita

GIUDITTA: Tranquilla che permettiamo

TERESITA: E tu pensi che quei disgraziati, fedigrafi e bastardi dei nostri uomini confessino così sui due piedi?

AMANDA: Più che sui due piedi le confessioni si dovrebbero fare in ginocchio…

GIUDITTA: No no, impossibile. Non si muoverebbero nemmeno con una ruspa

FEDERICA: Comunque, a questo punto, Amanda ci devi aiutare

AMANDA: A quale titolo?

FEDERICA: Beh, abitiamo nello stesso condominio, ci conosciamo da tanti anni… Ti ricordi che una volta ti ho prestato due cipolle?

GIUDITTA: E quella volta che eri rimasta senza zucchero per il latte di Gustavino?

TERESITA: E io che ti ho riportato le due federe dei cuscini che ti erano cadute sul mio balcone?

AMANDA: Questo è proprio contrario ad ogni legge della fisica. Come hanno fatto due mie federe a cadere sul tuo balcone se io abito al pianterreno e tu al secondo?

TERESITA: Forse mi sbaglio… saranno state quelle del Colonnello che abita in mansarda… Comunque, se fosse accaduto, mi sarei precipitata a portartele. (Entra il Colonnello. Cappello e bastone. Comunque arzillo. Una rosa gialla in mano)

GIUDITTA: Si parla del lupo e, anche se è parecchio spennacchiato, il lupo arriva. Buongiorno Colonnello!

COLONNELLO: Oh, buongiorno a voi. Come mai questo consesso di belle e leggiadre signore qui in cortile?

FEDERICA: Le solite chiacchierate fra donne. E lei dove va a quest’ora?

COLONNELLO: Come al solito una visita al cimitero per salutare la mia Gigliola che, come sapete, se n’è andata una quindicina di anni fa’

TERESITA: Ci spiace tanto saperla da solo Colonnello, ma sa benissimo che, se avesse bisogno di qualcosa, noi ci saremo sempre

COLONNELLO: Come siete gentili! Ormai vi considero tutti di famiglia. Certo, la solitudine è una malattia che capiscono solo coloro che non hanno nessuno con cui mangiare, con cui parlare, con cui dormire. Ma ormai la mia vita è prossima al traguardo e lascio che il sole tramonti piano piano e dolcemente dietro il monte della mia esistenza. Fortunate voi che avete qualcuno con cui relazionarvi, magari litigare un po’, ma avere poi l’occasione di fare la pace, con un abbraccio, con un bacio. E Gustavino come sta signora Amanda? È bravo a scuola? Mi sembra di ricordare che l’anno prossimo vada alle Medie

AMANDA: Verissimo caro Colonnello e mi complimento per la sua memoria di ferro

COLONNELLO: Un po’ arrugginito quel ferro, ma, finchè tiene, vuol dire che non è ferraglia da buttare

GIUDITTA: Certo che deve essere dura stare da soli e soprattutto per un uomo, senza nessuno in casa, senza sesso…

COLONNELLO: Oh, il sesso… Lasciamolo stare quello. Chi ha dato ha dato. Non nascondo di aver dato parecchio, ma ogni età e ogni giorno ha sempre qualcosa di positivo da regalare e compensa le falle del tempo; basta sole essere un po’ ottimisti

FEDERICA: Non ha mai pensato di risposarsi Colonnello?

COLONNELLO: Beh, una decina di anni fa ne avevo 70 di anni e a quell’età il fisico e il cuore hanno ancora carburante nel motore. Ma chi se la poteva dimenticare la mia Gigliola? No, ormai il mio tempo era scaduto anche se il destino mi ha benevolmente riservato altro. Cercate voi, invece, di godere la vostra vita di coppia finchè potrete

FEDERICA: Mica facile godere della vita di coppia da qua in avanti dopo quello che abbiamo sentito e saputo

COLONNELLO: I vostri sposi non stanno bene?

FEDERICA: Fino ad oggi sì, ma dopo la chiacchierata che ognuna di noi farà in casa propria non lo so se rimarranno in salute o subiranno qualche trauma cerebrale

COLONNELLO: Sarà l’età… ma non capisco queste sue strane espressioni che non lasciano trasparire nulla di buono. Ma ora permettetemi di riprendere il mio cammino. Comunque attente che i traumi cerebrali fanno male! (Esce)

FEDERICA: Certo che, se vuoi fare in modo che le teste rotte di stasera non siano tre, ma solo una, potresti dirci la verità su chi dei nostri mariti è stato il traditore altrimenti saresti la responsabile di tre corse al pronto soccorso e il relativo aumento della spesa sanitaria nazionale

TERESITA: Forse… se tu ci dicessi come l’avete fatto… da qualche particolare potremmo capire…

AMANDA: Ma vi rendete conto che è stato più di dieci anni fa’!

GIUDITTA: Ma se hai detto di averlo fatto solo quella volta te lo dovresti ricordare facilmente!

AMANDA: Diciamo che è stato… è stato… bellissimo; come in una favola. Quindici minuti favolosi

FEDERICA: E allora non è stato il mio Gerardo!

TERESITA: Come fai a sapere…

FEDERICA: Semplice! Io lo chiamo Spedy Gonzales! Infatti i quindici minuti me li sono sempre scordati

TERESITA: Beh, non è stato nemmeno il mio Guido

FEDERICA: Come fai a sapere…

TERESITA: Capirai… Quello è talmente stanco che si addormenta subito e dopo mezz’ora lo sento russare senza che abbia battuto un colpo

GIUDITTA: Senti Amanda… in che mese è nato il tuo Gustavino?

AMANDA: In novembre; perché?

GIUDITTA: Perché, se è nato in novembre deve essere stato messo in cantiere in febbraio e il mio Giuseppe in inverno non lo fa mai. Dice che il freddo lo blocca! Quindi non centra nemmeno lui

FEDERICA: E ritorniamo al punto di partenza, proprio come il gioco dell’oca

TERESITA: Amanda… ti prego…

AMANDA: Mi preghi? Non vorrai dire che sono diventata una santa per pregarmi! Ma se fino a stamattina ero la zoccola, la puttana, la rovina famiglie,la  bagascia, la baldracca e non dico il resto per non far arrossire chi per caso ci può sentire! Amanda… ti prego… Adesso potrei essere assunta alla gloria degli altari… Ma va, friggetevi ancora nella vostra cattiveria, nella vostra falsità e nella vostra ipocrisia! E ognuna si tenga le proprie corna! E adesso ritorno in casa per preparare il pranzo a Gustavino che arriverà da scuola. Io vi saluto, ma se il saluto me lo volete togliere a me non me ne frega proprio un fico secco! (Esce)

TERESITA: A me, dopo quello che ho saputo, si sono bloccate le gambe e Dio sa come riuscirò a fare le scale

FEDERICA: Senti Teresita; ci teniamo a braccetto e, gradino dopo gradino, cerchiamo di arrivare in casa. E tu Giuditta, che fai?

GIUDITTA: Arrivo fra poco; mi fermo un attimo in meditazione. (Le due escono. Rientra il Colonnello e le si siede accanto). Già di ritorno Colonnello?

COLONNELLO: Lo sa bene che il Camposanto è appena al di là della strada. Una preghiera, la solita rosa e si ritorna. Comunque ho notato facce scure in questo cortile carissima signora Giuditta

GIUDITTA: Dice bene Colonnello… Lei vede solo le facce scure, ma io vedo tutto buio!

COLONNELLO: Principio di cataratta?

GIUDITTA: No, principio di intenzione di fare un omicidio!

COLONNELLO: Oh perbacco! Quali parole devo udire dalla leggiadra bocca di una ‘si bella signora! E chi sarebbe il prossimo defunto se mi è concesso chiedere?

GIUDITTA: Giuseppe!

COLONNELLO: Giuseppe… Garibaldi, Verdi, Mazzini? Si tranquillizzi signora Giuditta! Quelli son già morti e sepolti da molti anni

GIUDITTA: No, ce n’è uno che è ancora vivo e vegeto su questa terra, ma non per molto. Lo creda Colonnello

COLONNELLO: E per quale funesta ragione dovrebbe tragicamente scendere nella tomba?

GIUDITTA: Nella tomba? Ma quello non la merita affatto una tomba! Per lui andrà bene anche la discarica comunale!

COLONNELLO: Ma cosa avrebbe fatto il meschino per meritare un simile trattamento?

GIUDITTA: Cosa ha fatto? Mi ha tradito quel mostro!

COLONNELLO: Tutto qui?

GIUDITTA: Come tutto qui? E le sembra poco?

COLONNELLO: Se dovessero essere puniti tutti gli uomini che han commesso un siffatto delitto i prati, i colli e i monti dovrebbero essere trasformati tutti in discariche comunali

GIUDITTA: Non me ne frega niente degli altri! Ma il mio Beppe me la paga! Oh, se me la paga! Sentirà suonare le tombe di Eustachio…

COLONNELLO: Se mai le trombe del giudizio

GIUDITTA: Sentirà cos’è Sodoma e Camorra…

COLONNELLO: Gomorra, signora Giuditta, Gomorra

GIUDITTA: E per tutti sarò la Vedova Nera!

COLONNELLO: Che sia nera la vedo proprio, ma prima di diventare vedova si accerti bene, cerchi prove certe e valide motivazioni. E ora mi permetta di salire. Le auguro buona giornata signora Giuditta

GIUDITTA: Magari fosse buona, ma è cattiva e lugubre come un cimitero sotto il temporale. (Il Colonnello esce. Pausa). Giuseppe è biondo ed è biondo anche il Gustavino; Giuseppe ha gli occhi chiari (Ovviamente si citino le caratteristiche di Giuseppe) e Gustavino ha gli occhi chiari; Giuseppe non lo fa mai col freddo, ma può darsi che almeno una volta nella vita, in casi eccezionali e in forti tentazioni sia riuscito a farlo anche in inverno. E poi… cosa mi ha detto Amanda poco fa? Ah… “E sì che il tuo maritino è  ben prestante” … E se ha detto questo vuol dire che una certa conoscenza ce l’ha.  Poi, e me lo ricordo bene, ha aggiunto: “Si dice in giro che i complimenti li sprechi e che le donne gli piacciano, belle o brutte che siano; basta che respirino!”. Hai capito com’è quel canchero del mio Giuseppe? (Entra Giuseppe)

GIUSEPPE: Ciao Giuditta! Mi stavi chiamando? Mi è sembrato di sentire il mio nome…

GIUDITTA: Vieni subito qua piccolo uomo invertebrato, verme di terra, scorfano di mare…

GIUSEPPE: Scusa Giuditta… ma stai bene?

GIUDITTA: Io non tanto, ma fra poco sarai tu a stare peggio!

GIUSEPPE: Veramente io sto bene, non sento niente, non ho mal di testa…

GIUDITTA: Per adesso Giuseppe, ancora per poco… Sono io invece ad avere qualcosa alla testa, come se mi stesse spuntando qualcosa…

GIUSEPPE: Ma si può sapere…

GIUDITTA: Taci sottosviluppato!

GIUSEPPE: Come… sottosviluppato! In che senso!

GIUDITTA: Proprio in quel senso! Sotto… sviluppato! E solo con la Giuditta pare perché con altre donne… e particolarmente con una…

GIUSEPPE: Con una? Ma di chi stai parlando?

GIUDITTA: Non ti dice niente il nome Amanda?

GIUSEPPE: A… Amanda? Amanda vuol dire da amare

GIUDITTA: Infatti; e tu l’hai amata bastardo!

GIUSEPPE: Ma si può sapere chi sarebbe questa Amanda?

GIUDITTA: Quante Amande conosci?

GIUSEPPE: Vediamo un po’… Ah, la mamma di Gustavino si chiama Amanda mi pare…

GIUDITTA: Ti pare? Ma se è da un sacco di anni che è la nostra portinaia e vorresti dire che non ti ricordi come si chiama?

GIUSEPPE: E va bene; si chiama Amanda, ma cosa centro io…

GIUDITTA: Forse adesso non c’entri, ma confessa che ci sei entrato!

GIUSEPPE: Beh, una volta ci sono entrato per aggiustarle il tubo di un lavandino

GIUDITTA: Allora non lo neghi! Ci sei entrato nel suo… tubo!

GIUSEPPE: No, era il tubo del lavandino che si era bucato

GIUDITTA: Adesso voglio la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità!

GIUSEPPE: Lo giuro!

GIUDITTA: Ma dove ti credi di essere Giuseppe? In un tribunale? E forse sarebbe meglio perché il giudice al massimo ti dà l’ergastolo, ma io la pena di morte!

GIUSEPPE: E allora sbrigati a parlare o donna perché incomincio ad aver fame

GIUDITTA: La stessa fame che ho io, ma di verità! Quando hai fatto l’amore con l’Amanda?

GIUSEPPE: Quando ho fatto… Ma sei scema Giuditta? Di quale Amanda parli?

GIUDITTA: Ah, perché ce ne sono altre di Amande?

GIUSEPPE: Veramente io conosco solo quella del pianterreno

GIUDITTA: Ovviamente stai parlando di conoscenza biblica…

GIUSEPPE: La Bibbia non la conosco molto…

GIUDITTA: Ma conoscerai almeno i 10 Comandamenti! E cosa dice il nono?

GIUSEPPE: Cosa dice il nono… Il nono…

GIUDITTA: Te lo ricordo io! Non desiderare la donna d'altri! E tu hai desiderato l’Amanda del pianterreno!

GIUSEPPE: A parte il fatto che l’Amanda non è mai stata la donna di nessuno perché mi sembra di ricordare che un uomo non l’ha mai avuto; quindi non è mai stata la donna d’altri!

GIUDITTA: Ma come non l’ha mai avuto? Ma se è rimasta incinta!

GIUSEPPE: Beh, qui ti do ragione, ma ti sembra il caso che io…

GIUDITTA: L’hai desiderata e l’hai avuta! Confessa peccatore! E confessa anche che il Gustavino è tuo figlio!

GIUSEPPE: Il Gustavino… Fammi capire…

GIUDITTA: E non fare il finto tonto! Confessa e basta! E la penitenza sarò io a dartela e ti assicuro che sarà amara e soprattutto giusta!

GIUSEPPE: Ma non ti sembra che il Gustavino sia un po’ grande per essere mio figlio?

GIUDITTA: Ha esattamente dieci anni e questo non impedisce che sia tuo figlio!

GIUSEPPE: Aspetta Giuditta; calma e sangue congelato… Hai detto che il ragazzino ha dieci anni, giusto?

GIUDITTA: Giustissimo!

GIUSEPPE: E da quanto tempo abitiamo in questo condominio dopo che ci siamo trasferiti dalla città?

GIUDITTA: Da sette anni

GIUSEPPE: E mi dici come avrei fatto a fare il Gustavino che ha dieci anni se qui siamo arrivati sette anni fa’?

GIUDITTA: E il periodo della gravidanza dove lo metti?

GIUSEPPE: Da quel poco che so le gravidanze durano al massimo nove mesi, ma non tre anni…         

GIUDITTA: Quindi… quindi vorresti dire…

GIUSEPPE: Vorrei dire che non pensavo di avere una moglie tonta come te!

GIUDITTA: Ma… Ma se non sei stato tu… allora… chi potrebbe essere stato?

GIUSEPPE: Chiunque!

GIUDITTA: Eh no; l’Amanda ha detto che è stato un marito di questo condominio…

GIUSEPPE: A meno che…

GIUDITTA: A meno che?

GIUSEPPE: Incomincerei a scartare Gerardo della Federica. Lo sai bene che non hanno figli…

GIUDITTA: Lo so; da piccolo era un orecchione

GIUSEPPE: Non era un orecchione, ha solo fatto gli orecchioni e quelli molte volte impediscono di fare figli

GIUDITTA: Molte volte, ma qualche volta sì

GIUSEPPE: Sarei più propenso a pensare a Guido della Teresita. Loro una figlia se la sono fatta. Il Guido… Zitta Giuditta che stanno arrivando! (Entrano Gerardo e Guido)

GERARDO: Eccoli qua i due piccioncini

GUIDO: Dai Gerardo; saliamo, mangiamo al volo che fra un’ora dobbiamo ritornare al lavoro

GERARDO: Ciao ragazzi; ci vediamo stasera

GIUDITTA: Non so se ritornerete al lavoro oggi voi due

GUIDO: Perché? Cosa vuoi dire?

GIUDITTA: Andate andate che le vostre mogli vi aspettano… (Espressione di incertezza dei due prima di uscire). Sai Giuseppe ora che faccio?

GIUSEPPE:  Non fare cazzate come quelle che hai fatto finora a me

GIUDITTA: Invece no; è giusto che quel povero ragazzino possa rivolgersi finalmente a qualcuno e lo possa chiamare… papà! Dopo tutto è una questione morale. Salgo e spiattello tutto a Federica e Teresita. Incomincerò a dire che tu non centri, e spiegherò il perché per filo e per segno, e dirò che le serpi se le dovranno cercare nella propria casa

GIUSEPPE: Io fossi in te lascerei perdere

GIUDITTA: Eh no caro mio; loro hanno avuto dubbi su di noi e io ribalterò la situazione. Vendetta, tremenda vendetta!

SECONDO ATTO

(Dall’alto o lateralmente a destra piovono alcuni vestiti e valigia. Poco dopo compare anche Gerardo. Si lascia alla regia impostare la scena)

GERARDO: Ma cosa fai? Ma sei matta Federica? Ma cos’ho fatto? Ma si può sapere… (Esclamazioni di questo tipo rivolte verso l’alto). Ma la vuoi finire!

FEDERICA: (Dall’esterno). Io non finisco un bel niente; sei tu che finirai male! Traditore! Rovina famiglie! (Espressioni di questo tipo che si lascia al regista immaginare)

GERARDO: Ti ho detto e ripetuto che io con l’Amanda non centro proprio niente! Ma chi ti ha messo in testa questa idea? (Si possono aggiungere dialoghi di questo tipo. Poco dopo la stessa scena e stesse espressioni  si ripetono da sinistra con la comparsa di Guido. Giunta la calma…)

GUIDO: Ma hai capito qualcosa tu Gerardo?

GERARDO: Devo dirti la verità Guido? Io non ho capito una mazza! So solo che, secondo le teorie della Federica, io dovrei essere il padre di Gustavino

GUIDO: Ma anch’io, secondo gli sproloqui di Teresita, dovrei essere suo padre!

GERARDO: Senti Guido, se sei stato tu deciditi a confessare altrimenti il mio matrimonio va in fumo!

GUIDO: Il tuo matrimonio va in fumo? E il mio allora? Lo sento già mezzo bruciato e a questo punto mi sa che sarebbero inutili anche i pompieri. Confessa tu e che sia finita!

GERARDO: Io devo confessare? Confessare che cosa? Tu piuttosto… Senti, se tu ti decidi a dire la verità ti giuro che non lo dirò ad anima viva

GUIDO: Ma chi l’ha detto! Io sono sicuro di non averla mai sfiorata nemmeno con un dito!

GERARDO: Nemmeno con un dito? Guarda che in questo caso non si tratta di un dito, ma di qualcos’altro altrimenti come avrebbe fatto l’Amanda  a fare un figlio?

GUIDO: Guarda che una sera ti ho visto entrare da lei!

GERARDO: Una sera? Ma parecchie sere! Tutte le volte che Federica mi mandava a portare a Gustavino i dolci e la frutta che ci erano avanzati!

GUIDO: Lo vedi; lo vedi che l’istinto paterno salta fuori!

GERARDO: Ti ricordo Guido che io una figlia ce l’ho e l’istinto paterno ce l’ho già! Sei tu che devi aver fatto di tutto per avere un figlio e quella volta hai centrato il bersaglio! Amanda! Amanda! (Entra Amanda). Non ti sembra che sia utile che ci dica una parola definitiva su chi di noi due ha fatto un figlio con te in una notte d’amore?

AMANDA: Mai avuta una notte d’amore…

GUIDO: Il Gustavino non sarà venuto al mondo per opera dello Spirito Santo!

GERARDO: Ma non penso che per fare un figlio ci voglia un’intera notte d’amore. E’ stata una notte d’amore Amanda?

AMANDA: Per niente; nessuna notte d’amore…

GUIDO: E quindi?

AMANDA: E’ stato un pomeriggio

GUIDO: Beh, nessuno nega che si possa fare anche al pomeriggio…

AMANDA:  C’era una volta una principessa; non era bellissima come le principesse delle storie, non aveva un diadema in testa e non vestiti di broccati. Viveva in un castello di 55 metri quadrati; un piccolo soggiorno, una cameretta da letto, cucinino e servizi. Non aveva origini nobiliari, ma il suo titolo se l’era costruito con la fantasia e l’immaginazione. La chiamavano la principessa portinaia e con l’aiuto di tanti si era costruita e ammobiliata quella dimora principesca. C’era da vivere dignitosamente e non le mancava nulla. O forse sì? Non era un desiderio che non le permetteva di dormire la notte, ma una vaga e profonda sensazione di vuoto da riempire. Inconsciamente stava attendendo il suo Principe Azzurro che, ormai giunta all’età di 25 anni, non aveva la minima intenzione di arrivare. Ma poi un giorno… E chi se lo dimentica quel giorno! Faceva freddo quel giorno di febbraio e da lei c’era un calduccio invitante, un’atmosfera ovattata, una luce soffusa e un ambiente di silenzio e di pace che era tutto da godere. Avete presente quei tristi e grigi pomeriggi invernali in cui si ha più bisogno di calore umano che di quello del calorifero? Lui è entrato dalla principessa per riparasi dal gelo dicendo di non ricordarsi dove aveva messo la chiave di casa sua. D’un tratto da dietro la sua schiena è spuntata una rosa, una di quelle col ramo lungo, una baccarà. Mai nessuno aveva regalato una rosa quella principessa.  Era rossa, profumata e quel profumo la inebriava… Tutto è avvenuto come in un film, quasi non si rendesse conto di quell’evento inatteso e meraviglioso, come fosse un sogno bellissimo e inebriante. Quelli sono stati gli unici momenti di amore della sua vita

GUIDO: Io comunque non ho mai regalato una rosa a nessuna donna

GERARDO: E io mai nessun fiore e tantomeno una rosa

AMANDA: Vi ricordo ragazzi che il tutto è avvenuto più di dieci anni fa e a volte la memoria può tradire… Fossi in voi farei un tuffo nei ricordi del passato; sicuramente uno di voi si ricorderà di quella rosa. (Esce)

GUIDO: Hai sentito cos’ha detto! Uno di voi si ricorderà di quella rosa…

GERARDO: Io non me la ricordo proprio quella rosa per cui, se togliamo me, rimani solo tu! Ma non ti vergogni di quello che hai fatto?

GUIDO: Ma mi guardi? Ho forse la faccia del principe azzurro?

GERARDO: Del principe azzurro forse no, ma una faccia di tolla sì! (Entra Giuditta)

GIUDITTA: Vedo amici miei che siete messi davvero male. Mi sa tanto che le vostre signore siano leggermente arrabbiate con voi.

GUIDO: Arrabbiate? Dì pure incazzate nere!

GIUDITTA: Siete amici, lavorate assieme nella stessa azienda, ma vi costa così tanto dire la verità? Se non altro riporterebbe la pace e la serenità nella casa dell’altro e la giusta punizione la subirà soltanto il colpevole e finalmente discolperà l’innocente. (Entra Federica)

FEDERICA: Ma sei ancora qui tu? Prendi subito le tue carabattole e va fuori dai piedi! Qui non ti voglio più vedere!

GERARDO: Ma posso almeno avere la possibilità di esporti le mie ragioni?

FEDERICA: Ragioni? Tu parli di ragioni? Dovevi ragionare dieci anni fa quando hai commesso quella stupidaggine!

GERARDO: Ma chi te l’ha raccontata questa stupidaggine?

FEDERICA: Chiamala stupidaggine tu! Approfittarsi di una ragazza, magari stuprarla…

GERARDO: Ma come stuprarla? No, ti posso assicurare che è stato un incontro come nelle favole! Prima le ha offerto una rosa rossa… Come l’ha chiamata Guido?

GUIDO: Baccalà

GERARDO:  No, non era baccalà… era… baccarà!

GIUDITTA: Eccola la confessione! Hai sentito Federica? Prima gli ha offerto una rosa rossa e poi…

FEDERICA: E poi le hai rubato il fiore della purezza! Disgraziato!

GERARDO: No no, alt! Mettiamo le cose in chiaro! Io non centro affatto con la rosa rossa, o gialla o l’altro fiore… Come hai detto?

FEDERICA: Della purezza!

GUIDO: No Gerardo, era proprio rossa. Mi ricordo benissimo… Era rossa e non gialla

FEDERICA: Ma Guido, cosa stai dicendo! (Verso l’alto). Teresita! Teresita! Scendi subito che le cose incominciano a chiarirsi. Quindi tu Guido ti ricordi che la rosa era rossa e non gialla

GUIDO: Guarda Federica che io quella rosa non l’ho mai vista!

FEDERICA: E allora come fai a dire che era rossa e non gialla!

GUIDO: Ce l’ha detto lei poco fa

FEDERICA: E chi sarebbe questa lei?

GUIDO: Lei. La principessa

FEDERICA: La principessa? Ma di quale principessa parli?

GUIDO:  Quella che non era bellissima come le principesse delle storie, che  non aveva un diadema in testa e non vestiti di broccati. Una principessa che da sempre è stata in attesa del suo principe. (Entra  Teresita)

TERESITA: E chi sarebbe quel principe? Tu Guido? Non avrei mai immaginato di avere sposato un marito di sangue reale… Ma perché non me l’hai detto finora?

GUIDO: Calmati Teresita, lasciami spiegare…

TERESITA: Avremmo potuto essere ricevuti alla Corte d’Inghilterra, prendere il thè con la Regina, frequentare la nobiltà del Principato di Montacarlo, una vita da Beautiful…

GUIDO: Calmati Teresita, lasciami spiegare…

TERESITA: Ma pensa se l’avessi saputo prima! Non avremmo pranzato ogni giorno con pane e mortadella, ma con aragoste dei mari del sud, non avremmo cenato con un piatto di trippa, ma con ostriche e champagne, non spaghetti aglio olio e peperoncino, ma con caviale del Volga…

GUIDO: Calmati Teresita, lasciami spiegare…

TERESITA: Non avrei lavato i piatti ogni giorno, puliti i pavimenti, fatte le polveri, rifatto il letto, ma avrei avuto uno stuolo di cameriere e magari anche un maggiordomo…

GUIDO: Calmati Teresita, lasciami spiegare…

TERESITA: Ma cosa vuoi spiegare insignificante principe del pisello! Raccogli i tuoi quattro stracci e fila via!

GIUDITTA: Filate via!

GERARDO: Scusa Giuditta; se mai il fila via sono loro due che lo possono dire, ma non tu! E poi si può sapere chi vi ha messo in testa…

TERESITA E FEDERICA: (Allungando il braccio verso Giuditta). Lei!

GUIDO: Lei? Ma cosa volete che sappia lei?

GIUDITTA: Giuditta sa tutto; proprio tutto!

TERESITA E FEDERICA: Tutto?

GIUDITTA: Tutto!

FEDERICA: Quindi tu sai chi è stato…

GIUDITTA: Veramente so chi non è stato… Il mio Giuseppe è ovviamente innocente, mentre invece…

GIUSEPPE: (Da fuori). Giuditta!

GIUDITTA: Hai bisogno di qualcosa Beppe?

GIUSEPPE: Non riesco a trovare quel vasetto lungo e stretto… Ma dove si è cacciato?

GIUDITTA: Quale? Quello in cui metti la solita rosa rossa?

GIUSEPPE: Sì, proprio quello

GIUDITTA: Guarda nello scomparto sotto il lavandino contro le piastrelle. Trovato?

GIUSEPPE: Trovato. Grazie tesoro

GIUDITTA: Che gentile il mio Beppe! Sentito? Mi ha anche chiamata tesoro. Ogni volta che c’è un’occasione speciale, e ieri è stato il mio compleanno, lui mi porta una rosa rossa; sapete, una di quelle col gambo lungo; una baccarà insomma. Oggi la ammirerò con occhi ancora più dolci e commossi come se dovessi festeggiare la pace fatta dopo i miei stupidi dubbi; ma non solo, pensate che altre volte solitamente ne porta una quando qualcuno ci invita a casa sua. (Le altre donne le si avvicinano)

TERESITA: Una rosa rossa hai detto?

FEDERICA: Magari una baccarà…

GIUDITTA: Esatto, proprio una baccarà: di solito acquista solo quella qualità; dice che sono le migliori e hanno un profumo afrodisiaco

FEDERICA: Ah sì, hai detto afrodisiaca?

TERESITA: E come ha detto Guido la principessa che era quella rosa?

GUIDO: Rossa, col gambo lungo; una baccarà

FEDERICA: Non ti sembra Giuditta che ci sia una evidente coincidenza?

GIUDITTA: Non capisco…

TERESITA: La principessa ha ricevuto una rosa rossa, ma non una rosa rossa qualunque… era una baccarà!

FEDERICA: Sai, una di quelle che, come hai detto, solitamente ne regala una quando qualcuno lo invita a casa sua… (Giuditta esce velocemente)

FEDERICA: E adesso dove corre?

TERESITA: Sbaglierò, ma io ho un vago sospetto…

GERARDO: Ma non vi sembra che oggi ci siano nell’aria troppi sospetti…

GUIDO: E nessuna verità?

FEDERICA: Comunque a me pare che siamo sulla pista giusta

TERESITA: Che sarebbe a dire?

FEDERICA: Seguiamo la pista della rosa rossa e troveremo il colpevole

GUIDO: Scusate donne, ma ho l’impressione di trovarmi in una centrale di Polizia

GERARDO: Con tanto di investigatrici e di commissari in piena indagine,,,

GUIDO: E interrogatorio di terzo grado. Mancano solo le torture…

FEDERICA: E senza cani molecolari o intercettazioni ambientali! E il colpevole in questo momento sta saltando fuori

TERESITA: Zitti voi, che la matassa forse si sta dipanando. (Come nelle scene precedenti pioggia di abiti e valigia)

GIUDITTA: (Da fuori). Porco! Traditore! Disgraziato! Come hai avuto il coraggio? Te la do io la rosa baccarà! Fuori di qui tu e le tue cianfrusaglie! (Irrompe Giuseppe)

GIUSEPPE:  (Verso l’alto). Ma Giuditta, cosa stai facendo?

GIUDITTA: E beccati anche la tua rosa rossa! (Anche la rosa cade sul palco). E portala alla tua principessa e, già che ci sei, mettila incinta di nuovo!

GIUSEPPE: Ma non capisco….

TERESITA: Invece noi abbiamo capito veramente tutto

FEDERICA: E bravo Giuseppe o, come ti chiama la tua Giuditta nei momenti intimi e sereni, Beppe

GIUSEPPE: Ma si può sapere cosa ho fatto?

TERESITA: Dieci anni fa hai messo incinta l’Amanda, disgraziato che non sei altro!

GIUSEPPE: Io? Ma se a quel tempo non abitavo qua?

FEDERICA: Ciò non toglie che non la conoscessi già! Non sei tu che ci avevi detto che da ragazzo abitavi in questo quartiere?

GIUSEPPE: Sì, da ragazzo, ma poi…

TERESITA: Ma poi… il primo amore non si scorda mai!

GIUSEPPE: Ma quale primo amore!

FEDERICA: Non esiste il delitto perfetto Giuseppe, c’è sempre un particolare che svela il nome dell’assassino!

GIUSEPPE: Assassino poi…

TERESITA: La rosa rossa baccarà da mettere nel vaso lungo e stretto che è sotto il lavandino contro le piastrelle? Quindi confessa e che tutto abbia una fine! (Entra Giuditta)

GIUDITTA: Una tragica fine gliela voglio fare io a questo tanghero! Giuseppe, chiedimi perché ti voglio far fare una tragica fine?

GIUSEPPE: Ma che ne so…

GIUDITTA: Ti ho detto di chiedermi perché ti voglio far fare una tragica fine!

GIUSEPPE: Perché Giuditta vuoi farmi fare una tragica fine?

GIUDITTA: Ma lo vedi come sei imbecille? E me lo chiedi anche? Che domanda idiota! Dopo quello che hai combinato con l’Amanda hai il coraggio di chiedermi… Giuseppe; chiedimi perché ti ho buttato fuori di casa

GIUSEPPE: Perché Giuditta mi hai buttato fuori di casa?

GIUDITTA: Ma ti sembra una domanda da farmi? Come tu non sapessi il perché!

GIUSEPPE: A questo punto, però, io esigo un confronto diretto con la vittima

FEDERICA: Nessuno ti nega i tuoi diritti, quindi…

TERESITA: Amanda! Amanda! Esci un momento. (Entra Amanda con una rosa gialla appassita in mano)

AMANDA: Qualcuno mi ha chiamato?

FEDERICA: Noi ti abbiamo chiamato. Non ti sembra che a questo punto anche tu possa dire la tua verità?

AMANDA: Quale verità volete sapere?

GERARDO: Ma dai che lo sai! Ci hai detto che l’uomo che ti ha dato quei quindici minuti di serenità…

AMANDA: Di paradiso vorrai dire…

GUIDO: E va bene, di paradiso, magari anche con gli angioletti che svolazzavano nella stanza! Ci hai detto che quell’uomo ti ha regalato una rosa rossa, una baccarà

AMANDA: No, non era una rosa rossa. Era questa: una rosa gialla che ho conservato negli anni e che, anche se è appassita, la guardo ancora con tenerezza e profonda malinconia

TUTTI: Una rosa… gialla?

AMANDA: Forse il colore ormai si è spento, ma è evidente che, come potete vedere,  è una rosa gialla. La rosa gialla è il simbolo della vivacità come è stato vivace il nostro breve e intenso incontro, ma anche di gelosia perché quell’uomo, nonostante avesse una compagna di vita, ogni volta che passava da questo cortile mi feriva il cuore  con una profonda e immutabile sofferenza

GERARDO: Ma a noi avevi detto che era rossa…

AMANDA: E perché avrei dovuto rivelare a voi i miei più intimi segreti? Forse dovevo sentirmi in obbligo di dirvi la mia verità? La mia risposta alle vostre malelingue e a tutti gli epiteti di cui in questi dieci anni mi avete gratificato era inocularvi il dubbio, quel dubbio che vi ha amareggiato e ferito il cuore come voi troppe volte avete ferito il mio

FEDERICA: E siamo di nuovo al gioco dell’Oca… Siamo costretti a ricominciare dall’inizio

AMANDA: Ma mettetevi pure il cuore in pace;  non lo saprete mai chi è il padre del mio Gustavino, a meno che…

TUTTI: A meno che?

AMANDA: A meno che non sia proprio lui, il mio amore di un pomeriggio freddo e nebbioso di un lontano mese di febbraio, a svelare il nostro meraviglioso segreto. Non ho mai voluto infangare il suo nome, dare in pasto alla gente, e soprattutto a voi, l’identità di colui che mi reso mamma di un figlio meraviglioso, del ramo più fiorito della mia vita, in cui riversavo tutto l’amore di quell’uomo che mi ha regalato Gustavino, il più bel dono che mi potesse capitare. Io l’ho cresciuto a scapito delle vostre maldicenze e Gustavino è solo mio e mi batterò come una belva perché non venga additato come il figlio del peccato e di nessuno. È forse un peccato amare? Magari amare solo per un breve scampolo di tempo, ma quell’amore ha dato un senso pieno e immenso alla mia vita. (Entra il Colonnello. Solita rosa gialla in mano)

COLONNELLO: Buongiorno gentilissimi signori. Riunione condominiale in cortile oggi? E cosa sono queste masserizie che stipano così disordinatamente il selciato? E sì che versiamo regolarmente il canone per le pulizie… Che ne dice la nostra gentile e solerte portinaia?

AMANDA: Dice che oggi nel nostro cortile c’è stata una pioggia straordinaria e il bollettino meteo prevede altri rovesci, fulmini e temporali

COLONNELLO: Quindi è d’uopo che mi affretti; come vedete non ho l’ombrello e cercherò di velocizzare i miei passi. Comunque vi consiglio di dotarvene uno anche per voi perché, a quel che vedo, le precipitazioni sono state intense e soprattutto preoccupanti e magari potrebbero riprendere e accentuarsi. I miei ossequi signore e signori. A fra poco. (Esce)

AMANDA: Ossequi anche da me signore e signori; forse sarebbe più opportuno dire esequie, ma fa lo stesso. Torno nelle stanze del mio palazzo a preparare il pranzo per Gustavino. (Esce)

GERARDO: Ascolta Federica…

FEDERICA: Federica è sorda!

GUIDO: Dimmi una cosa Teresita…

TERESITA: Teresita è muta!

GIUSEPPE: Ma quanto durerà questa storia?

GIUDITTA: Durerà per tutta l’eternità e ancora oltre! E voi, piccoli uomini, lombrichi disgustosi, incominciate a raccogliere le vostre masserizie e sparite! (Gli uomini raccolgono le loro cose nelle rispettive valige. Poi, uno accanto all’altro si pongono dietro le donne. Nel frattempo il colloquio fra le signore continua). E ora a noi tre! Si va immediatamente da un avvocato, si istruisce un bel processo di separazione…

FEDERICA: Ovviamente un avvocato per tutte e tre…

TERESITA: Ma sicuro; almeno costa meno

GIUDITTA: Dopo tutto la causa è la stessa per tutte… Separazione per grave colpa coniugale, falsità…

FEDERICA: Ipocrisia…

TERESITA: E slealtà!

GIUDITTA: Si chiede un buon addebito…

FEDERICA: Scusa Giuditta… Cosa sarebbe questo addebito?

GIUDITTA: Gli alimenti, no! Vorrai pure continuare a mangiare…

FEDERICA: Tre volte al giorno come adesso?

GIUDITTA: Anche quattro con la merenda e diventeremo delle fantastiche vedove allegre!

FEDERICA: Oddio, non mi sembra il caso di ammazzarli per rimanere vedove…

TERESITA: Per me è già morto e defunto

FEDERICA: Per me è come non fosse mai esistito!

GIUDITTA: Per me è già sotto terra! (Rientra il Colonnello). Ma è stato più veloce del solito Colonnello! Non mi dica che ha avuto paura che certe piogge cadessero anche al Camposanto…

COLONNELLO: Permettetemi di essere sincero con voi, carissimi miei condomini… Mi sono fermato dietro l’angolo ad ascoltare e ho giudicato molto interessanti i vostri conversari. Li avevo notati, sapete, quei musi duri e quelle facce tristi, proprio come vi fosse giunta qualche ferale notizia…

FEDERICA: Più che ferale è un funerale…

COLONNELLO: Posso, di grazia, essere pure io informato dei fatti che vi donano tante ambasce?

FEDERICA: Amba… cosa?

COLONNELLO: Ambascie, turbamenti, tristezze…

GIUDITTA: A questo punto penso che tutti verranno a sapere quello che sta succedendo in questo allegro condominio… Vede Colonnello… Li vede questo tre dietro di noi?

COLONNELLO: L’oculista mi ha diagnosticato un principio di cataratta bilaterale, ma vi assicuro che so ancora distinguere benissimo chi mi si para davanti

GIUDITTA: Bene; questi tre individui dieci anni fa’ hanno messo incinta l’Amanda conquistandola con una rosa gialla

COLONNELLO: Oh, poffarbacco! Debbo quindi intuire che la nostra graziosa portinaia abbia avuto tre figli

GIUDITTA: Ma no, solo uno, Gustavino

COLONNELLO: Un figlio con tre padri… Dubito che questo fatto possa accadere o forse le mie conoscenze ostetrico-ginecologiche non si sono adeguate ai tempi dell’evoluzione medica

TERESITA: Insomma, per dirla chiara e fuori dai denti, uno di loro è sicuramente il padre!

COLONNELLO: Quel “sicuramente” evidenzia quindi una certezza, ma, come mi permetto di desumere, non si sa quale dei tre abbia commesso il fattaccio

FEDERICA: Bravo! In due parole ha capito proprio tutto. E adesso tutti in tribunale!

COLONNELLO: Calma donne, calma. Sicuramente i miei occhi sono un po’ annebbiati dalla cataratta, ma, se mi è permesso esprimermi, ho la vaga impressione che siano le vostre menti ad essere totalmente offuscate. Certamente questo è un giallo degno delle migliori pagine di Agata Cristie o di Alfred Hitchcock, ma forse, nella vostra cieca e furiosa ricerca, non avete notato alcuni  particolari che possono condurre alla verità e dipanare finalmente questa intrigata matassa

GIUDITTA: Può spiegarsi meglio Colonnello?

COLONNELLO: (Si siede sulla panchina). Se posso…

GIUDITTA: Può, può; stia tranquillo che può! Anzi, deve!

COLONNELLO: Indizio numero uno… Sono certo che lo vediate quasi quotidianamente Gustavino razzolare in questo cortile e penso che abbiate notato che, ovviamente in relazione della sua giovanissima età, è vestito elegantemente; zainetto della scuola firmato, scarpe di ginnastica di ultimo grido, è nutrito benissimo, al compleanno e a Natale non gli mancano certo dei regali… Tutte cose che la povera Amanda, che mi permetto di chiamarla la Cenerentola del nostro vivace condominio, non avrebbe potuto permettersi col suo misero stipendio di portinaia. Qualcuna di voi tre si è accorta se i vostri rispettivi mariti avrebbero potuto permettersi quelle spese?

GIUDITTA: Veramente… veramente ci consegnano la busta paga ancora chiusa…

FEDERICA: E che ci provino ad aprirla prima della consegna!

TERESITA: Non solo siamo mogli, ma perfette segretarie alle quali non sfugge nessun particolare!

COLONNELLO: Indizio numero due… Qualcuno poco fa ha detto che il responsabile del misfatto ha conquistato Amanda con una rosa gialla…

GIUDITTA: Vero; l’ho appena detto io…

COLONNELLO: E’ possibile quindi che qualcuno abbia un debole per le rose gialle; gialla proprio come questa e come tutte le altre che avete visto nelle mie mani ogni giorno nei miei brevi viaggi verso il Camposanto…

GIUDITTA: Oh Madonna santa mi sta venendo un dubbio…

COLONNELLO: Indizio numero tre… Mi auguro che voi o alcuni di voi ricordino il mio nome…

TERESITA: Ma certo che lo conosciamo; dopo tutto viviamo qui tutti assieme da un sacco di anni! Sappiamo tutti che lei si chiama Gustavo…

COLONNELLO: E il nome del figlio di Amanda si chiama…                       

TUTTI: Gustavino! (Pausa di meraviglia)

GIUSEPPE: Ma ci voleva tanto a capirlo?

GIUDITTA: Zitto tu che sei stato il primo a non capire una mazza!

GUIDO: Per me non la racconta giusta… Per me vuole coprire uno di noi… Come si fa a 80 anni…

TERESITA: Chiudi quella ciabatta che hai al posto della bocca Guido! Ti faccio notare che dieci anni fa ne aveva settanta e anche a settanta… si può!

FEDERICA: Quando sono nata io mio padre buonanima ne aveva 72…

GIUDITTA: Ma non poteva sposarla allora? Ormai era già vedovo da cinque anni

COLONNELLO: Glel’avevo proposto; non ha mai voluto. E non so ancora il perché

GIUDITTA: Dai, forza ragazzi; torniamo tutti su. Il gioco dell’Oca è giunto alla fine. Facciamo tutti la pace, ma non scambiamoci delle rose, e soprattutto rosse o gialle. (Escono in fila indiana. Quando rimane solo entra Amanda con la sua rosa in mano. Si siede accanto e stanno per un attimo in silenzio)

COLONNELLO: Perché non l’hai mai voluto Amanda?

AMANDA: Troppe volte ho sentito commenti malevoli, insinuazioni profonde, battute sarcastiche su giovani donne che si uniscono a gente molto più matura di loro per carpirne i beni, per economiche situazioni, per accalappiarsi fortune in cambio del loro giovane corpo, quasi volessero vendere l’amore. Non era da me, e tu lo hai sempre saputo.  Non solo sarei stata investita dalle malignità a proposito della mia maternità rubata e fuori legge, ma anche dall’epiteto di adescatrice e di approfittatrice e questo non l’avrei mai potuto sopportare. Tu mi hai regalato due cose che hanno colorato la mia vita: questa rosa gialla ormai stinta,  ma per me ancora meravigliosamente viva e Gustavino. E mi è bastato. E mi bastava vederti passare ogni giorno su questo cortile. (Si alza. Verso il pubblico). L’amore, cari signori, quando è vero e in qualsiasi modo arrivi, anche se nella vita ne hai conosciuto solo uno e  per un solo breve scampolo di tempo, è una tossicodipendenza dell’anima che ti stringe all’altro come due castagne nel loro riccio e i suoi aculei sono lì a difenderli da ogni interferenza esterna, soprattutto se malevola, malvagia e astiosa. Sicuramente tutti voi almeno una volta l’avete assaggiato nella vita… L’amore è… L’amore è come una clessidra: si svuota la testa e si riempie il cuore

COLONNELLO: Beh, a questo punto direi che potremmo scrivere l’ultima pagina del nostro libro Amanda. Permetta al suo Principe di invitare la sua Principessa nella propria magione, lassù, nella sua mansarda e guidarla ad un tranquillo, permanente e, mi auguro, gradevole soggiorno

AMANDA: Cenerentola, ora finalmente principessa, ha il cuore che in questo momento batte forte come un maglio ed è impazzito come un giorno lontano.  E in questa nuova atmosfera, chiara, pulita, alla luce del sole, non le rimane che inchinarsi al suo Principe e accettare questo inaspettato e delizioso invito. Ora, finalmente, può spiccare il suo volo al di sopra di questo strampalato Condominio e librarsi fino al cielo!

COLONNELLO: Non esagerare ora Amanda; più che un cielo è solo una mansarda…

AMANDA: Che finalmente mi permetterà di guardare dall’alto in basso tutte le miserie di questo nostro piccolo mondo bugiardo. (Escono lentamente mano nella mano)