La rosa tatuata

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di  Tennessee Williams

Traduzione e cura di Masolino d'Amico

Personaggi

Salvatore

Vivi

Bruno

Assunta

Rosa delle Rose

Serafina delle Rose

Estelle Hohengarten

La Strega

Giuseppina

Peppina

Violetta

Mariella

Teresa

Padre De Leo

Un dottore

Miss Yorke

Flora

Bessie

Jack Hunter

Il commesso viaggiatore

Alvaro Mangiacavallo

Un uomo

Un altro uomo

Giulio Einaudi editore


NOTE DELL'AUTORE SULLA MESSINSCENA

L'ambiente è un villaggio popolato principalmente da si­ciliani, in qualche luogo lungo la costa del Golfo fra New Orleans e Mobile. Il tempo è oggi.

Alla levata del sipario sentiamo un cantante popolare si­ciliano con chitarra. Questi sta cantando. A ogni interru­zione primaria della pièce questa canzone viene ripresa e viene completata al sipario finale.

La prima luce è estremamente romantica. Vediamo un cottage a telaio, abbastanza malconcio, con unpalmizio che si appoggia sognante su di una sua estremità, e un esile portichetto d'ingresso, con colonnine affusolate, gradini sprofondati e balaustre rotte, all'estremità opposta. L'in­sieme sembra quasi tropicale, perché, in aggiunta ai palmi-zi, ci sono alte canne con fronde piumate e una distesa di piuma della pampa abbastanza spessa. Quest'erba cresce sulla discesa dì una alzaia lungo !a quale scorre una strada maestra, che non è visibile, ma sulla quale si sentono di tanto in tanto passare le automobili. La casa ha una porta posteriore che non si vede. La parete di faccia del cottage è un trasparente che si solleva per le scene interne, o viene tolta del tutto per mostrare l'interno.

La prima luce romantica è quella del tardo imbrunire, il cielo. un azzurro delicato con un barbaglio opalescente più simile ad acqua che ad aria. Punti delicati di luce appaiono e scompaiono come luci riflesse in un porto al crepuscolo. Il sipario si alza ben al di sopra del basso tetto di latta del cottage.

Vediamo un interno che è colorito come una baracca di fiera a carnevale. Ci sono molti articoli religiosi e quadri di rubino e oro, la gabbia di ottone di un coloritissimo pappagallo, un'ampia vaschetta di pesci rossi, caraffe e vasi di ve­tro molato, carta da parati con motivi di rose e un tappeto color di rosa; ogni cosa è stentorea nella sua vivacità come la proiezione del cuore di una donna appassionatamente in­namorata. C'è un altarino contro la parete fra le stanze, consistente di un inginocchiatoio e una statuetta della Ma­donna con un mantello azzurro stellato e corona d'oro. Da­vanti a questo brucia perennemente un lumino nella sua coppa di vetro color rubino. Il nostro scopo è mostrare que­sti misteri vistosi, fanciulleschi, con sentimento e umori­smo in pari misura, senza ridicolo e con rispetto per le aspi­razioni religiose che simboleggiano.

Un'insegna esterna indica che Serafina, di cui questo cottage è l'abitazione, esegue «lavori di cucito». L'arre­damento interno conferma tale vocazione. Il contrassegno più saliente è una raccolta di manichini da sarta. Ci sono al­meno sette di questi modellini a grandezza naturale, in va­rie forme e atteggiamenti. (Bisognerà realizzarli apposta per la pièce in quanto il loro scopo non è realistico. Hanno giunti pieghevoli cosi da poterne cambiare la posizione. Le braccia terminano al polso. In tutti i loro atteggiamenti c'è un'aria di dramma, un po' come le pose delle attrici decla­matorie della vecchia scuola). Spiccano fra di essi una ve­dova e una sposa l'uria di fronte all'altra in atteggiamenti violenti, come impegnate in un alterco sonoro, nel salotto. La vedova è in tenuta completa, dal cappellino con velo ne­ro alle pantofole nere. La testa senza lineamenti della sposa porta una cuffietta di bocci di fiori d'arancio da cui scende un velo fluente di marquisette bianca, e la sottana a rete è orlata di raso bianco - lustro, immacolato.

La maggior parte dei manichini e dell'apparato per cuci­re sono confinati nella stanza da pranzo che è anche il la­boratorio di Serafina. In questa stanza c'è una credenza al­ta sulla cima della quale sono numerose bottiglie impolve­rate di spumante siciliano di importazione.


ATTO I.

Scena I.    Sera

Scena II.   Quasi mattina, il giorno dopo

Scena III. Quel giorno stesso, mezzogiorno

Scena IV. Tarda mattinata di primavera, tre anni dopo

Scena V.   Subito dopo

Scena VI. Lo stesso giorno, due ore dopo

ATTO II.

Scena I.    Lo stesso giorno, due ore dopo

ATTO III.

Scena I.    Sera dello stesso giorno

Scena II.   Il giorno dopo, subito prima dell'alba

Scena III. Mattina

ATTO PRIMO

SCENA PRIMA.

È l'ora che gli italiani chiamano «prima sera», l'inizio del crepuscolo. Fra la casa e il palmizio ìa stella femmi­na arde con un luccichio quasi smeraldino.

Le madri del vicinato stanno cominciando a chiamare in casa i figli per la cena, con voci vicine e lontane, impel­lenti e tenere, come le variabili note di vento e acqua. Ci sono tre bambini: Bruno, Salvatore e Vivi, schierati davanti alla casa, uno con un aquilone rosso di carta, uno con un cerchio, e la bambinetta con una bambola vestita da pagliaccio. Sono in atteggiamento di momen­taneo riposo, tutti con gli occhi rivolti in alto verso qualcosa - un uccello o un aereo che passa - mentre le voci delle madri li chiamano.

bruno    Ma stazione della guardia costiera hanno messo le bandiere   bianche.

salvatore Vuoi dire bel tempo. vivi A me mi piace il bel tempo, giuseppina Vivi! Vieni a tavola! peppina Salvatore! Torna a casa!

violetta    Bruno! A casa! Si mangia!

I richiami sono ripetuti teneramente, musicalmente. Si comincia a vedere l'interno della casa. Serafina delle Rose è visibile sul divano del salotto, in attesa del ritorno di suo marito Rosario. Fra le tendine c'è una tavola amo­rosamente apparecchiata per la cena: c'è del vino in un secchio d'argento per il ghiaccio, e un vaso pieno di rose.

Serafina ha l'aspetto di una prosperosa cantante d'opera italiana nella parte di Madame Butterfly. Ha i capelli neri acconciati in un'alta pompadour che luccica come antracite bagnata. Una rosa è tenuta al suo posto da luc­cicanti mollette color giaietto. La sua figura voluttuosa è inguainata in seta rosa pallido. Ai piedi ha graziose pantofoline con fibbie baluginanti e tacchi alti. E chiaro dal modo con cui siede, piena di paffuta dignità, che porta un busto molto stretto. Siede eretta, in atteggia­mento di compostezza forzata, le caviglie leggiadramen­te incrociate e le manine grassocce che stringono un ventaglio di carta sul quale è dipinta una rosa. Gioielli le luccicano sulle dita, sui polsi, sulle orecchie e intorno al collo. Negli occhi le brilla l'attesa. Per qualche momen­to sembra in posa per un ritratto.

Rosa delle Rose compare a un lato della casa, vicino al palmizio. Rosa che è la figlia di casa, è una ragazzina di dodici anni, E carina e vivace, ed emana un'intensità particolare in ogni gesto.

serafina    Rosa, vinni sì [dove sei] ?

rosa    Qui, mamma.

serafina    Chi sta fainnu [che stai facendo] ?

rosa    Pigghiai dodici lucciole.

Si sente la voce fessa di Assunta che si avvicina.

serafina    Questa è Assunta! Assunta!

Compare Assunta, che entra nella casa seguita da Rosa, Assunta è una vecchia con uno scialle grigio e noria un cestino di erbe. Infatti è una fattucchiera, o guaritrice con metodi semplici e primitivi. Quando Assunta entra nella casa, i bambini si sparpagliano.

assunta     Vengo, vengo. Buonasera. Buonasera. L'aria è inquieta, non c’è vento ma si muove tutto.

serafina    Io non vedo muoversi niente e neanche tu.

assunta     Non si vede muovere niente ma si muove tutto Io stesso e io sento i rumori delle stelle. Non li senti tu? I rumori delle stelle?

serafina Nun su scrusci re stiddi. Sono le termiti ca si stannu ammuccannu la casa. Chi bbinni, nanna [che vendi, vecchia], in quei sacchiteddi bianchi?

assunta Polvere, una polvere magica. Ne metti un pizzi­co nel caffè di tuo marito.

serafina    E a che serve?

assunta A che serve un marito? L'ho fatta col sangue secco di una capra.

serafina    Davvero!

assunta Un portento! Però attenta quando glielo metti nel caffè, che sia la sera, non la mattina a colazione.

serafina    Mio marito non ha bisogno di nessuna polvere!

assunta Scusate tanto, baronessa. Magari gli serve la polvere che fa l'effetto contrario: ho anche quella.

serafina Chi sta ricenmi, nuddu tipu di purvulazzu, nan­na [Ma che dici, nessun tipo di polvere, vecchia]. (Alza la testa con un sorriso fiero).

Fuori si sente il rumore di un camion che si avvicina, sull'autostrada.

rosa (gioiosa)    Il camion di papà!

Si fermano in ascolto per un momento, ma il camion passa senza fermarsi.

serafina (ad Assunta) Nunnera iddu. Nunnera un camion di reci tonnellate. Nunfici trimari i vitra! Assunta, Assunta, aprimi un paio di ganci, a vistina mi stringi troppu!

assunta    È vero quello che ti avevo detto?

serafina Si, è vero, ma nonavevo bisogno che me lo di­cesse nessuno. Assunta, ti dico una cosa che non crederai.

assunta    È impossibile dirmi qualcosa che non credo.

serafina Va bene! Senti, Assunta!... Io che era gravita aia saputu subitu, proprio a stissa mattata del concepi­mento! (C'è una frase musicale mentre dice questo).

assunta    Ahhhh?

serafina Senti! Da notte maia arruspigghiata [mi sono svegliata] cun duluri ca m'abbampava tutta, cà, n'a min-na sinistra. 'N duluri cumu na ugghia appizzata [come un ago acutissimo], tanti punti roventi ca m'abbruciavu-nu. Haia acceso a luci; m'haia scummigghiatu u pettu [mi sono scoperta il seno]!... E supra c'haia vistu a rosa tatuata i ma maritu!

assunta Il tatuaggio di Rosario?

serafina Addosso a me, sul seno, il suo tatuaggio! E quannu l'haia vistu haia capito che ero gravita... (Getta indietro il capo con un sorriso fiero, e apre il ventaglio di carta).

Assunta la fissa seria, quindi si alza e porge il suo cane­stro a Serafina.

assunta Ecco! Vendile tu, le polveri! (Si avvia verso la porta).

serafina    Non ci credi che l'ho visto?

assunta (fermandosi) Rosario l'ha visto?

sekafina Io gridai. Ma quannu s'arrusbigghiò [quando si è svegliato] non c'era più. Ha durato sulu 'nu mumentu. Però io l'haia vistu, e haia capito, quando l'ho visto, ca era prena... che ero incinta... ca rintra d mia c'era 'n'antra rosa ca crisceva!

assunta    Lui ci ha creduto che lo avevi visto?

serafina    No. Ha riso... Lui ha riso e io ho pianto...

assunta E poi ti ha abbracciata, e tu hai smesso di piangere!

serafina      Sì!

assunta Serafina, per te tutto deve sempre essere diver­so. Un segno, un miracolo, un prodigio di qualche tipo. Tu parli con Nostra Signora. Dici che Lei risponde alle tue domande. Ti fa di sì o di no con la testa. Guarda, Serafina, sotto Nostra Signora tu tieni una candela ac­cesa. Il vento che entra dalla finestra muove la fiamma. Le ombre si muovono. Così sembra che Nostra Signora muova la testa!

serafina    Mi fa dei segni,

assunta Solo a te? Perché tu sei più importante? Perché sei la moglie di un barone? Serafina! In Sicilia chiama­no barone suo zio, ma in Sicilia tutti sono baroni, basta avere un pezzo di terra con una casa separata per le capre!

serafina A suo zio ci ricevano «Voscienza» e ci baciannu a manu! (Si bacia più volte il dorso della mano, con veemenza).

assunta A suo zio in Sicilia... sì!... Ma qui lui cosa fa? Porta un camion carico di banane!

serafina (esplode)    No! Di banane no!

assunta    Niente banane?

serafina Statti muta! (Fa un gesto di avvertimento) ... No ...Vieni qui, Assunta! (Le fa un cenno misterioso).

assunta (si avvicina)    Che c'è?

serafina In cima al carico ci sono le banane! Ma sotto... qualcos'altro!

assunta    Che altro?

serafina Tutto quello che i fratelli Romano vogliono far uscire dallo Stato glielo fa uscire lui, sotto le banane! (Annuisce col capo, con importanza). E fa tanti di quei soldi, che gli escono dalle tasche! Presto non dovrò più fare vestiti!

assunta (voltandosi dall'altra parte) Io dico che presto ti dovrai fare un velo nero!

serafina Questa notte lo fa per l'ultima volta! Domani smette di portare la roba dei fratelli Romano! Si finisce di pagare il camion da dieci tonnellate e si mette in pro­prio. Allora vivremo con dignità, qui in America! Il ca­mion nostro! La casa nostra! E dentro casa tutto sarà elettrico! Forno - deep freezer - tutto quanto! ... Ma questa notte, resta con me... ho il cuore in gola! ... E lì starà fin quando nun sentu u camion ca si femma ravan-ti a casa e a so chiavi na sirratura! ... Appoi u chiamu e sentu ca m'arrispunni: «Sì, sugnu cà! » Nei capelli, As­sunta, ha... olio di rose. E quando mi sveglio la notte... l'aria, la stanza buia è... piena di... rose... Ogni vota cu iddu è a primma vota, pari ca u temu nun passa...

assunta (prende un piccolo orologio sul comò e se lo porta al­l'orecchio) Tic, tic, tic, tic... Tu dici che l'orologio è un bugiardo.

serafina No, u rulogiu è 'nu scimunitu. Io non gli do ret­ta. Io il mio orologio ce l'ho dentro il cuore e il mio cuo­re non dice tic-tic, dice amore, amore! E ora haia rintra du cori due cuori, ca riciunu amore, amore tutti e due!

Si sente un camion che si avvicina, e passa. A Serafina cade di mano il ventaglio. Assunta apre una bottiglia di spumante, con un «pop! » sonoro, Serafina grida.

assunta Stai tranquilla! Calmati. (Le versa un bicchiere dì vino) Bevi questo vino e prima che il bicchiere sia vuoto lui sarà nelle tue braccia!

serafina    Non posso... ho il cuore in gola!

assunta Una donna non deve avere il cuore così grosso da poter più inghiottire niente! (Va verso la porta).

serafina    Resta con me!

assunta Devo far visita a una donna che per sbloccarsi la gola ha bevuto il veleno per i topi. Aveva il cuore in go­la anche lei. (Esce).

serafina (Torna indolente verso il divano. Si porta le mani al petto rigonfio e sussurra forte) Oh bedda matri, che bellu aviri due vite rintra i mia, non una sola, ma due'. (Le mani le scivolano sul ventre, languidamente) Ho il peso di due vite, sono grossa, grossa, grossa, piena di vita! (Prende un vaso di rose e passa nella stanza posteriore).

Davanti alla casa compare Estelle Hohengarten. E una donna magra e bionda con un abito di disegno egizio, e i suoi capelli biondi hanno una lucentezza innaturale nel crepuscolo limpido, verdastro. Dietro la casa compare Rosa.

rosa (gridando)    Venti lucciole, mamma!

estelle    Bambina? Bambina?

rosa (risentita)    Sta parlando con me?

C'è una pausa.

estelle Vieni qui. (Squadra Rosa con curiosità) Una ro­sellina spuntata sulla vecchia pianta... E in casa 'a si­gnora che cuce?

rosa    La mamma è in casa.

estelle  Vorrei vederla.

rosa    Mamma?

serafina      Sì?

rosa    C'è una signora che ti vuole.

serafina Ah. Dille che mi aspetti in salotto. (Estelle entra e si guarda intorno con curiosità. Prende in mano una pic­cola foto incamiciata sul comò. La sta guardando quando entra Serafino, con un vaso di rose. Serafina parla con tono secco) E mio marito.

estelle Ah!... Lo avevo preso per Rodolfo Valentino. Coi baffi.

serafina (posando il vaso sul tavolo)    Desidera qualcosa?

estelle    Sì. Mi hanno detto che cuce.

serafina    Infatti, faccio lavori di cucito.

estelle    Quanto ci mette a farmi una camicia?

serafina Dipende. (Toglie la foto dalle mani di Estelle e la rimette sul comò).

estelle Ho qui la pezza di seta. Voglio farne una cami­cia per l'uomo che amo. Domani è l'anniversario del giorno in cui ci siamo conosciuti... (Sciorina una pezza di seta rosa che tiene a mo' di bandiera).

serafina (suo malgrado) Che bella stoffa!... Oh, sarebbe ideale per una camicetta da donna o per un pigiama!

estelle    Io ci voglio fare una camicia da uomo.

serafina Con una seta di questo colore, una camicia da uomo?

sstelle    È un uomo matto come uno zingaro.

serafina    La donna non dovrebbe incoraggiare l'uomo a essere matto.

estelle Un uomo matto è difficile da tenere per una donna, eh? Ma se invece fosse mansueto... la donna ci terrebbe tanto a tenerlo? Eh?

serafina     Io sono una donna sposata che lavora. Non so niente di uomini matti e donne matte e non ho molto tempo... ragion per cui...

estelle    Lei mi dica quanto e io le darò il doppio.

Fuori c'è il belato della capra e il tintinnio dei suoi fini­menti; poi uno schianto di legno che si spacca.

rosa (compare improvvisamente sulla porta) Mamma, è scappata la capra! (Scende di corsa i gradini e si ferma guar­dando la capra).

Serafina va alla porta.

la strega (in lontananza) Billy, Billy, Billy! Ehi, Billy, Billy!

estelle    Gliela pago il triplo.

serafina (grida) Attenti alla capra! Che non entri nel no­stro cortile! (A Estelle) ... Se le chiedessi cinque dollari?'

estelle Gliene do quindici. Facciamo venti; non è una questione di soldi. Purché sia pronta per domani.

serafina  Per domani?

estelle Venticinque dollari! (Serafina annuisce lentamen­te, con espressione stupefatta. Estelle sorride) Ho qui le misure.

serafina Appunti sulla stoffa le misure e il suo nome e domani la camicia sarà pronta.

estelle    Mi chiamo Estelle Hohengarten.

Un ragazzino corre eccitato nel cortile.

ragazzino    Rosa, Rosa, la capra nera è nel tuo cortile!

rosa (grida)    Mamma, la capra è in cortile!

serafina (furibonda, dimenticando la visitatrice) Il becco della strega!... Mi scusi! (Esce di corsa sul portico) Pigghiatila, pigghiatila prima che arrivi alla vigna! (Rosa balla eccitata. La Strega entra di corsa nel cortile. Ha una chioma grigia e ispida e si tiene le gonne sollevate sulle gambe nude e pelose. Si sentono i belati della capra e il tin­tinnio dei suoi sonagli nell'azzurro crepuscolo ventoso. Serafina scende i gradini del portico. Le pantofole coi tacchi alti, la stretta sottana di seta e la sua dignità di baronessa rendono la discesa un po' cauta. Approdata nel cortile, di­rige la caccia alla capra imperiosamente col giallo venta­glio di carta, puntandolo qua e là imprecando in italiano. Si sventaglia velocemente e passa dietro alla casa. Eviden­temente la capra carica all'improvviso. Con uno strillo, Serafina torna di corsa sul davanti della casa, senza fiato, con la luccicante pompadour che minaccia dì cadérle sulla fronte) Rosa! Trasi rintra casa! Nun taliari [non guar­dare] la Strega!

Sola nel salotto, Estelle prende il ritratto di Rosario. D'impulso, se lo ficca nella borsetta ed esce di corsa dal­la casa, proprio mentre Serafina torna nel cortile anteriore.

rosa. (rifiutando di muoversi)    Perché dici che è una strega?

Serafina afferra la figlia per il braccio e la trascina dentro casa.

serafina Ha un occhio bianco e tutte le dita storte. (Tira Rosa per il braccio).

rosa Ha una cataratta, mamma, e le dita sono storte per­ché ha l'artrite!

serafina U malocchiu, eccu chi avi! I avi i rita scotti pic­chi c'ha ratu a manu o rimoniu [e ha le dita storte per­ché ha dato la mano al diavolo]! Trasi rintra e laviti a facci cu l'acqua e u sali e poi iettila! Rintra! Moviti! Sta vinennu cà! [Vai dentro casa e lavati la faccia con acqua e sale e dopo buttala via! Dentro! Sbrigati! Sta venendo qui! ] (Il ragazzino lancia un grido di trionfo. Serafina passa rapidamente sul portico. Nello stesso momento il ragazzino fa trionfalmente il giro della casa con la capra catturata che tiene per il collare coi campanelli. E' un caprone nero di me-die proporzioni con grandi occhi gialli. La Strega segue di corsa con la corda rotta. Preceduta dalla corsa della grotte­sca processione - la Strega, la capra e i bambini – Serafina lancia un grido acuto. Si rannicchia e sì copre il viso. La Strega sì volta a guardarla con un molino di scherno). U malocchiu! U malocchiu! (Riparandosi il viso con una mano, Serafina fa le corna con l'altra, per stornare il malocchio).

E la scena si oscura.

SCENA SECONDA.

Subito prima dell'alba, il giorno dopo.

Padre De Leo, un prete, e parecchie donne in scialle ne­ro, fra cui Assunta, sono ferme davanti alla casa. L'in­terno della casa è molto buio.

giuseppina    C'è una luce nella casa,

peppina    Sento la macchina da cucire!

violetta C'è Serafina! Sta lavorando. Ha in mano una pezza di seta rosa.

assunta    Sente le nostre voci.

violetta    Ha buttato in terra la stoffa e sta...

giuseppina    Ha le mani sulla gola! Io dico che...

peppina    Chi glielo dice?

violetta    Glielo dice padre De Leo.

padre de leo Secondo me glielo dovrebbe dire una don­na. Io penso che glielo dovrebbe dire Assunta, che Ro­sario è morto.

assunta Non ci sarà bisogno di dirglielo. Quando ci ve­drà, lo saprà. (Dentro casa la luce aumenta. Serafina è in piedi conte pietrificata, con la mano stretta sulla gola e gli occhi fissi paurosamente verso il rumore delle voci). Io cre­do che lo sappia già, quello che siamo venuti a dirle!

padre de leo     Su, venite! Dobbiamo andare alla porta.

Salgono i gradini del portico, Assunta apre la porta.

serafina (con un singulto) Non dite niente! (Si ritrae dal gruppo, barcollando ciecamente all'indietro fra i manichini da sarta. Con un singulto si gira ed esce di corsa dalla porta posteriore. Pochi attimi dopo la vediamo barcollare fuori, vicina al palmizio. Viene davanti alla casa, gli occhi fissi ciecamente nei vuoto. Come folle) Non dite niente:

Le voci delle donne cominciano la nenia funebre nella casa. Assunta esce fuori e va verso Serafina a braccia te­se, Serafina si accascia in ginocchio, sussurrando rauca: «Non dite niente! »Assunta la avvolge nello scialle ne­ro, pietosamente, mentre la scena si oscura.

SCENA TERZA.

Mezzogiorno dello stesso giorno.

Assunta sta togliendo una corona funebre sulla porta della casa. Sul portico ci sono un dottore e Padre De Leo.

dottore Ha perso il bambino. (Assunta emette un sordo gemito di pietà e si fa il segno della croce). Serafina è una donna molto forte, sopravvivrà. Ma sta tentando di non respirare. Bisogna sorvegliarla e non farla scendere dal letto. (Estrae dalla borsa una siringa e un pacchettino, che porge a Assunta) ... È morfina. Da iniettarle nel brac­cio se grida o cerca di alzarsi un'altra volta.

assunta Va bene.

padre de leo Una cosa voglio che sia chiara. Il corpo di Rosario non deve essere bruciato.

dottore    Lo ha visto, il corpo di Rosario?

padre de leo  Sì, l'ho visto, il corpo.

dottore    E non era bruciato?

padre de leo Certo che era bruciato. Quando gli hanno sparato al volante, nell'urto il camion ha preso fuoco. Ma la cremazione deliberata non è la stessa cosa. È un abominio agli occhi del Signore.

dottore    Io non mi intendo di abomini.

padre de leo La Chiesa ha stabilito certe leggi.

dottore    Ma le disposizioni della vedova vanno eseguite.

padre de leo Non lo capisce perché vuole che sia crema­to? Per tenersi le ceneri qui dentro casa.

dottore E che male ci sarebbe? Se le è di qualche consolazione...

padre de leo     Io questa la chiamo idolatria pagana!

dottore Padre De Leo, lei vuole bene ai suoi parrocchia­ni ma non li capisce. Loro Dio lo trovano gli uni negli al­tri. E quando uno di loro perde un altro, perde Iddio e si smarrisce. E aiutarli diventa difficile... Chi è quella donna?

Davanti alla casa è comparsa Estelle Hohengarten. E velata di nero, e ha in mano un mazzolino di rose.

estelle     Sono Estelle Hohengarten.

Immediatamente c'è un gran trambusto nella casa. Le dolenti escono in frotta sul portico, mormorando e ge­sticolando eccitate.

padre de leo    Cosa è venuta a fare qui?

estelle    A dire addio alla salma.

padre de leo La bara è stata chiusa, la salma non si può vedere. E lei non deve venire qui, né ora né mai. La ve­dova non sa niente di lei. Niente di niente.

giuseppina    Ma noi sì, invece!

peppina  Val via! Sporcacciona!

violetta  Puttana!

mariella  Assassina!

teresa    Sei stata tu a mandarlo dai Romano!

padre de leo Sssst! (Improvvisamente le donne sciamano giù per i gradini come uno stormo di uccelli all'attacco, fat­te gridando in siciliano. Estelle si rannicchia e china il capo per difendersi dal loro assalto violentissimo. Il mazzolino di rose le viene strappato dalle mani inguantate di nero e usa­to per sferzarla sulla testa e sulle spalle. Le spine le si impi­gliano nel velo strappandoglielo dalla testa. Lei si copre con le mani il viso bianco e singhiozzante) Ferme! Ferme! Che fate, fermatevi, in nome di Dio! ...Un po' di rispetto!

Le donne si ritraggono da Estelle, che si rannicchia piangente nel vialetto.

estelle    Vederlo, vederlo, solo vederlo...

padre de leo  Il corpo è schiacciato e bruciato. Nessuno può vederlo. Ora vada via e non torni più qui, Estelle Hohengarten!

le donne (in entrambe le lingue, con ferocia) Via, via, vai via!

Rosa sbuca da dietro la casa. Estelle si volta e batte in ritirata. Una dolente sputa e prende a calci il velo impi­gliato e le rose. Padre De Leo se ne va. Le altre rientra­no nella casa, lasciando sola Rosa. Dopo qualche attimo la bambina va a prendere le rose. Le raccoglie e con cu­ra districa il velo dalle spine. Si siede sui gradini scon­nessi e si mette il velo nero sulla testa. Poi per la prima volta si mette a piangere, violentemente, teatralmente. Compare il ragazzino e la guarda, momentaneamente colpito dalla sua recita. Poi raccoglie una palla di gom­ma e comincia a farla rimbalzare. Rosa è offesissima. Con uno scatto si strappa il velo dalla testa e corre ver­so il ragazzino affibbiandogli un ceffone sonoro e to­gliendogli la palla di mano.

rosa    Torna a casa tua! Il mio papà è morto!

La scena si oscura, mentre di nuovo si sente la musica.

SCENA QUARTA.

Una giornata di giugno, tre anni dopo. E mattina e la luce è chiara.

Un gruppo di madri locali sta prendendo d'assalto la ca­sa di Serafina, indignate per il ritardo nella consegna de­gli abiti per la cerimonia della licenza liceale delle loro figlie. La maggior parte delle donne chiacchiera inces­santemente in siciliano, correndo per la casa e sbattendo porte e imposte. La scena si svolge veloce e violenta fi­no al momento in cui finalmente esce fuori Rosa con ad­dosso l'abito della licenza.

giuseppina     Serafina! Serafina delle Rose!

peppina Prova a chiamarla baronessa, forse così ti rispon­de. (Con una risata di scherno) Baronessa chiamala, e ba­ciale a manu quannu apre la porta.

giuseppina (sarcastica) Baronessa! (Si bacia la mano, guardando verso la porta).

violetta    Per quando ti aveva promesso il vestito?

peppina Tutta la settimana ha detto, «Domani... doma­ni... domani... Ma ieri le ho detto...

violetta    Sì?

peppixa Oh, si. Le ho detto, «Serafina. domani è il gior­no in cui a scuola danno le licenze. Io a mia figlia il ve­stito ce lo devo provare oggi».E lei: «Domani! Sicuro, sicuro, sicuro! » così io stavo andando via. Quannu sen­to una voce che fa, «Signora! Signora! »Mi volto e ve­do la figlia di Serafina alla finestra.

violetta    Rosa?

peppina    Sa, Rosa. E sapiti come?

violetta    Come?

peppina Nuda! Tutta nuda, capiti? (Si fa il segno della cro­ce e pronuncia una giaculatoria) In nomine patris et filii er spiritus sancti. Aaah!

violetta    E che ha fatto?

peppina Che ha fatto? Ha detto, «Signora! Per piacere, chiami questo numero e chieda di Jack e dica a Jack che mi hanno chiuso a chiave i vestiti e così non posso usci­re di casa». Poi arriva Serafina e pigghia la picciridda per i capelli e la tira via dalla finestra e mi sbatte le im­poste dritto in faccia!

giuseppina    Ma che ha la picciridda?

violetta    Chi è questo picciottu? Dove lo ha trovato?

peppina Macché picciottu. È un marinaio. (Alla parola «marinaio» le donne fanno «Aaah! »). Lo ha conosciuto al ballo della scuola e qualcuno lo ha detto a Scrafina. Per questo ha chiuso a chiave i vestiti della picciridda, che non può più uscire di casa. Non può nemmeno an­dare a scuola a fare Tesarne, pensate un po'!

violetta  Peppina, questa volta alla porta ci vai tu, eh?

peppina E va bene, ci vado io. Mi sto innervosendo. (Le donne si affollano tutte davanti alla porta). Se-ra-fi-naaa!

violetta    Più forte, più forte!

peppina     Apri la porta! Su, forza, apri!

donne (insieme)    Sì, apri le porta! ... Su, sbrigati! ...Apri!

giuseppina    Io chiamo un poliziotto.

violetta    Ma picchì? Vuoi altri guai?

giuseppina Senti, ho pagato in anticipo cinque dollari e non c'èil vestito. Me lo dici, tu che cosa si mette mia fi­glia alla cerimonia? Un accappatoio e una rosa nei capelli?

Un rumore dentro: un grido e passi di corsa.

donne Lì dentro succede qualcosa! Io sento qualcuno! E tu? Non lo senti?

Si sente un grido e rumore di passi di corsa. Si apre la porta d'ingresso e Serafina esce barcollando sul portico. E scarmigliata e indossa una sottoveste rosa, mac­chiata.

serafina    Aiuto! Aiuto! (Si rituffa nella casa).

         

Miss Yorke, zitella insegnante di liceo, avanza a passi rapidi verso la casa. Le donne siciliane, che ora chiac­chierano tutte insieme come un nugolo di uccelli, le sciamano intorno mentre lei cammina.

miss yorke Signore, lo sapete che non capisco il sicilia­no! Perciò, per favore... (Entra direttamente nella casa).

Altri strilli dentro. Sopraggiunge la Strega e si ferma rit­ta sul bordo del cortile, ridacchiando con scherno.

strega (di rimando a qualcuno) I terroni hanno ricomin­ciato!... Tutta la settimana ha tenuto la figlia nuda e chiusa a chiave lì dentro. Oh, oh, oh! Chiusa a chiave tutta la settimana... nuda... spenzolata alla finestra a gridare ai passanti di chiamare un numero con un mes­saggio per Jack. Ho, ho, ho! Io dico che è già nei guai, e ha solo quindici anni!... Non sono civilizzati, questi si­ciliani. Al paese loro abitano nelle caverne sui colli e chi comanda sono i banditi. Oh, oh, oh! E ne arrivano altri tutto il tempo, via mare.

La porta viene spalancata un'altra volta e sul portico ri­compare Serafina. Si comporta in modo inconsulto, co­me fuori di sé.

serafina (rauca, sottovoce, con singulti) Si è tagghiata i pusu, mia figlia, si è tagliata il polso! (Esce di corsa nel cortile) Aiiii-eee! Aiutatemi, aiutatemi! Chiamate il dottore! (Assunta corre da Serafina e la sostiene quando sta per cadere in ginocchio nel cortile). Luàtici u cuteddu, pigghiati su cuteddu, pi' piaciri! Luàtici u cuteddu [to­glietele di mano il coltello] !... si è tagliata il polso con... Matruzza! Matruzza mia...

assunta     Smettila, smettila, Serafina.

miss yorke (uscendo dalla stanza posteriore) Signora delle Rose, sua figlia non si è tagliata le vene. Torni in casa, ora.

 serafina (ansimante) Che dice, che dice? Eh? Che cosa dice?

miss yorke  Sua figlia sta bene. Torni in casa. E voi, si­gnore, per favore, andate via!

assunta Vieni, Serafina. Andiamo a casa. (Sostiene sui gradini la pesante mole afflosciata di Serafina).

Mentre loro due salgono i gradini una delle madri sici­liane viene avanti dal gruppo mormorante.

giuseppina (audacemente) Serafina, noi non ce ne andia­mo finché non abbiamo ivestiti.

peppina Comincia la cerimonia e le ragazze non sono pronte.

La risposta di Serafina a questa richiesta intempestiva è un lungo, animalesco ululato di dolore mentre viene sor-retta dentro la casa. Miss York segue e chiude ferma mentre la porta in faccia alle donne, che a questo punto fanno il giro della casa. L'interno della casa si illumina.

miss yorke [a Serafina) No, no, no, non sanguina. Rosa? Rosa, vieni qui e fai vedere alla mamma che non stai sanguinando a morte.

(Compare Rosa muta e imbronciata fra le tende che separano le due stanze. Ha un fazzolettino bianco legato intorno a un polso. Serafina indica il polso e grida:«Aiieee!» Miss Yorke prosegue, severa)

Non faccia così, signora delle Rose!

Serafina corre da Rosa, che la respinge bruscamente.

rosa Lasciami stare, mamma!... Potrei morire dalla ver­gogna. Ecco, guardate come va in giro. Sempre così, non si è più messa un vestito da quando hanno ammaz­zato mio padre. Da tre anni sta davanti alla macchina da cucire e non si mette mai un vestito e non esce di casa, e ora mi ha chiuso a chiave i vestiti miei e così nemme­no io posso uscire. Vuole che io sia come lei, lo zimbello del vicinato, come lei! La prossima volta, la prossima volta non mi taglio il polso, mi taglio la gola! Non vo­glio vivere chiusa a chiave con una bottiglia piena di ce­neri! (Indica l'altarino).

assunta    Figlia, figlia, figlia, non devi parlare così!

miss yokke Signora delle Rose, per favore mi dia la chia­ve dell'armadio, perché mia figlia possa vestirsi per la cerimonia!

serafina (consegnando la chiave) Ecco la... chiave... (Poi di scatto si riprende la chiave e corre dietro le tende).

miss yorke Si può sapere perché le ha chiuso a chiave i vestiti?

serafina     Il polso le sanguina ancora!

miss yorke No, il polso non sanguina. È solo un tagliet­to superficiale, uno sgraffio. Ma la bambina è sfinita da tutta questa eccitazione e sono due o tre giorni che non mangia niente.

ROSA (entra di corsa in camera da pranzo) Sono quattro giorni! Le ho chiesto solo un favore. Neanche di farmi uscire, ma di lasciare che Jack venisse qui in casa per presentarglielo!... E lei allora mi ha chiuso a chiave i vestiti!

miss yorke Sua figlia ha perso l'ultimo esame al liceo, ma aveva una media così alta che le sarà concesso di diplo­marsi con la sua classe e poi di sostenere l'esame in un secondo tempo... Mi capisce, signora delle Rose?

Rosa passa nel retro della casa.

serafina [in piedi alle tende) Avere visto come mi guarda? Li dentro ho mia bestia selvaggia, sa, col polso che le sanguina ancora!

miss yorke    Per piacere, adesso basta con queste scene.

serafina Le chiamate scene... il voltastomaco mi fate ve­nire! Il voltastomaco! Voi con la vostra scuola, l'avete combinato voi tatto questo guaio! Con quel ballo che ave­te organizzato, dove ha finito per trovare un marinaio.

miss yorke Lei vuol dire il fratello della ragazza Hunter, che per l'appunto è in marina e si chiama Jack, e che è venuto al ballo con sua sorella?

serafina «Venuto con sua sorella! »... venuto con sua sorella!... mia figlia non è la sorella di nessuno!

Rosa esce dalla stanza posteriore. E di una radiosa bel­lezza con l'abito della licenza liceale.

rosa Non la stia a sentire, non le badi minimamente, Miss Yorke... Sono pronta per andare alla scuola.

serafina (sgomenta davanti alla bellezza della figlia, e parlan­do con tono carezzevole e gesti adeguati, un po' curva) Gioia mia, veni cà e dammi 'n vasuni a mamma!... Nun tinni iri accussì [non andar via in quel modo]!

rosa    Lassimi stari! (Esce di corsa sul portico).

Serafina la guarda andare con le braccia che lentamente le ricadono sui fianchi abbandonando il gesto supplice, e la mascella che pure le rimane aperta in una espressio­ne di desolazione quasi comica.

serafina     Ho solo te, solo te... a questo mondo!

miss yorke Su, su, signora delle Rose, smetta di eccitarsi, per favore!

serafina (gettandosi improvvisamente al loro inseguimento in uno scoppio dì furore)    Ma sentite un momento, voi!

rosa Non uscire per strada in quello stato!... Mamma! (Si rannicchia e si copre il viso per la vergogna).

Serafina incurante esce di corsa fuori sul portico nel suo scandaloso deshabillé, gesticolando come una pazza.

serafina Aviti fattu s'a festa unni idda ha finutu com'-marinaiu. Ma chi cosa ci pari ca p': fari ca sa scola? [Avete organizzato il ballo dove è finita con un mari­naio. Ma cosa credete di tare, nel vostro liceo?] (Pian­gente e disperata, Rosa corre fuori sul portico). Belli così, sa scola, nu ricisse voi chi razza ri scola è! A vui ciù ri-cu iu com'è a so scola, è comu ru pezzu i medda ri scec-cu ammenza a strata! ' [Bella roba, questo liceo! Dite­melo voi, che razza di liceo è? Ve lo dico io, com'è il vostro liceo! E come quella cacca di cavallo li in mezzo alla strada!] (Punta con violenza il dito verso un punto davanti alla casa) Accussì iè sta scola fitentissima e maliritta!

Rosa piange e corre verso il palmizio dove si appoggia, con lacrime di mortificazione.

miss yorke Signora delle Rose, lei parla e si comporta molto male. Non capisco come fa una donna che agisce come lei ad avere per figlia una giovinetta così dolce e raffinata!... Non la merita!... Davvero... (Si dirige al palmizio).

serafina Ah, volete che le parli in modo raffinato, eh? Allora fatemi un piacere! Smettete di rovinare le ragaz­ze al vostro liceo! (Camminando avanti e indietro, muove i fianchi con il fare bellicoso ed esagerato di un torero che si pavoneggia).

assunta    Smettila, Serafina! Andiamo a casa!

serafina No, no, non ho finito di parlare con questa si­gnora professoressa!

assunta    Serafina, guardati, non sei vestita!

serafina Sono vestita quanto basta: non sono mica nu­da! (Lancia occhiatacce feroci all' insegnante presso il palmizio).

Le madri siciliane tornano nel cortile anteriore.

assunta Serafina, cara? Ora andiamo a casa!,.. Basta! Basta!

serafina Aspetta un momento!

rosa Non sa quanto mi vergogno, potrei morire da quan­to mi vergogno. Oh, Miss Yorke, lei non può sapere co­me viviamo noi. Non si mette mai un vestito; tutto il giorno con quella vecchia sottoveste rosa!... E parla con mio padre come se fosse vivo.

serafina Signora professoressa! Professoressa, senta un po'! Cosa crede di fare in quel suo liceo? Senta me! Per favore! Lei ha dato quel... ballo! Che razza di ballo di primavera ha dato, lei? Mi risponda a questa domanda, per favore! Mia figlia ci ha conosciuto un ragazzo che nemmeno va al liceo. Che razza di ragazzo è? Senta me! Uno ca potta n'aricchìnu ri uoru! Un marinaio che porta un orecchino d'oro!Ecco il tipo di ragazzo che ha cono­sciuto lì! - Per questo le ho chiuso achiave i vestiti, pic­chì accussì nun torna a scola! (improvvisamente ad As-sunta) E quella si è tagliata il polso! Le sanguina ancora! (Si colpisce tre volte la fronte con il pugno chiuso). rosa    Guardati, mamma, fai ribrezzo! (Scappa via di corsa).

Miss Yorke le corre dietro. Serafina si schermisce gli oc­chi con una mano per guardarle allontanarsi lungo la strada nella brillante luce primaverile.

serafina Hai sentito cosa mi ha detto mia figlia?... «Fai... ribrezzo»... Mi ha detto che...

assunta Vieni, Serafina, dobbiamo entrare in casa. (La guida dolcemente verso il portico della casetta),

serafina (con fierezza) Come sta bene mia figlia col ve­stito bianco, sembra una sposa! (A tutte) Scusatemi! Scusatemi, per favore! Andate via! Fuori dal mio corti­le! Itavinni fora ro me cuttigghiu!

giuseppina (prendendo il toro per le corna) No, senza i ve­stiti non ce ne andiamo!

assunta Dagli i vestiti, le ragazze devono vestirsi per la cerimonia.

serafina Quella lì ha pagato solo la stoffa. Io metto in conto anche il lavoro.

giuseppina    Ecco! Io i soldi li ho qui pronti!

le donne    Li abbiamo, i soldi!

serafina I nomi sono appuntati sui vestiti. Andateveli a prendere. (Si volta ad Assunta) Hai sentito cosa mi ha detto mia figlia? Mi ha detto «fai ribrezzo»! (Entra nel­la casa, sbattendo la porta.Dopo un momento escono le ma­dri, cullandosi teneramente al petto i bianchi vestiti di tulle, sussurrando «beddu!». «carino!», «bellissimo!» Come le madri scompaiono la luce dell'interno aumenta e vediamo Serafina ritta davanti a uno specchio smaltato, in atto di guardarsi mentre ripete le parole della figlia). Fai ribrezzo!

         

La musica viene ripresa brevemente per segnare una divisione.

SCENA QUINTA.

Subito dopo.

I movimenti di Serafina, si fanno deliberati. Estrae da un cassetto una cintura dimenticata da molto tempo e se la posa sperimentalmente intorno alla vita. Scuote il ca­po dubbiosa, lascia cadere la cintura e improvvisamente afferra dal manichino il cappellaio da otto dollari e novant’otto centesimi e se lo pianta sulla testa. Si guarda intorno distrattamente, come non ricordandosi dov'è lo specchio. Ha un singulto di stupore quando si vede, si toglie con violenza il cappello e in fretta lo rimette sulla testa nuda del manichino. Esegue un altro paio di gira-volte confuse, poi con un singulto di nuova ispirazione strappa un vestitino da ragazza da un altro manichino -una sottana azzurra tipo Alice con margherite ricamate all'uncinetto. Il vestito non vuole separarsi dal manichino. Serafina borbotta furibonda in siciliano. Da ultimo supera questa difficoltà ma nell'esasperazione abbatte il manichino. Butta via il sopra e speranzosamente si infi­la la gonna. Ma scopre che non le sta sui fianchi. Di nuovo afferra la cintura; poi la scaraventa via, con ira. Il pappagallo la chiama: lei gli grida adirata di rimando, «Zitto! »

In lontananza comincia a suonare la banda del liceo. Serafina è presa dal panico all'idea di perdersi la ceri­monia della licenza, e si picchia la fronte col pugno, piangendo un poco. Esce dal vestito azzurro, torcendo­si disperatamente, e corre fuori sul retro nella sottove­ste di rayon proprio mentre fuori della casa compaiono Flora e Bessie. Flora e Bessie sono due buontempone, di mezza età e di temperamento giovanile. Flora è alta e angolosa: Bessie è piuttosto tarchiata. Sono vestite a festa. Flora sale di corsa i gradini e picchia alla porta della casetta.

bessie Non riesco a capire perché sia tanto importante ri­tirare una camicetta a pallini quando per tarlo rischiarirlo di perdere il treno delle dodici.

flora    Serafina! Serafina!

bessie Abbiamo solo un quarto d'ora per arrivare alla sta­zione e se prima di salire sul treno non ho preso un caffè, io svengo...

flora    Prenditi una coca sul treno,

bessie Per prendere qualcosa sul treno dobbiamo prima prendere il treno!

Serafina torna di corsa dalla camera da letto, ansante, in un abito di seta vermiglia. Passando accanto al manichi­no gli strappa di capo il cappellino e se lo rimette sulla testa.

serafina L'orologio! L'orologio! Dove ho messo l'orolo­gio? (Sente Flora che grida e bussa e corre alla porta).

bessie    Prova a vedere se la porta fosse aperta.

flora (spingendo la porta e entrando) Mi dica solo se è pronto, sì o no?

serafina Ah! È lei. Non mi secchi. Sto facendo tardi per la consegna del diploma di mia figlia e adesso non trovo il suo regalo.

flora  Ha tutto il tempo.

serafina  Non ha sentito la banda?

flora Sono i preliminari. Senta, Serafina, dov'è la mia camicetta?

serafina La camicetta? Non è pronta! Ho dovuto fare quattordici vestiti per i diplomi!

flora Le promesse sono promesse, e le scuse sono solo scuse!

serafina    Devo andare alla scuola!

flora E io devo andare alla stazione con quella camicetta!

38     

bessie Andiamo a New Orleans, alla parata della Legione Americana.

flora Eccola, eccola, eccola qua! (Afferra la camicetta dalla macchina da cucire) Si dia da fare, mi cucia questi volants! Se non lo fa la denuncio alla Camera di Com­mercio e le faccio togliere la licenza!

serafina (ansiosamente) Quale licenza? Io non ho nessuna licenza!

flora    L'hai sentita, Bessie? Non ha nessuna licenza!

bessie    Non ha nemmeno una licenza?

serafina (andando rapidamente alla macchina da cucire) Sì... glieli attacco! Ma guardi che se mi fa fare tardi alla ceri­monia di mia figlia, gliela faccio scontare... (Lavora con furiosa velocità).

Si sente il fischio di un treno.

bessie (ciecamente e colpendo Flora con la borsetta) Il tre­no sta partendo! Oh, Dio, tanto hai fatto che l'abbiamo perso!

flora     Sai benissimo che ce n:è un altro alle 12 e 45!

bessie È l'egoismo di questo... atteggiamento che mi fa star male! (Cammina rapidamente avanti e indietro).

flora Calmati. Non ti stancare i piedi prima di arrivare in città...

bessie Molly mi ha detto che 'a città è tutta un fermen­to. Tirano sacchetti di carta pieni d'acqua dalle finestre degli alberghi.

flora     Tirano sacchetti dì carta? E da quali alberghi?

bessie    Che domanda sciocca! Dall'Hotel Monteleone.

flora    È un albergo fuori moda.

bessie Sarà anche fuori moda, ma se sapessi certe cosette moderne e aggiornate che ci succedono resteresti a bocca aperta.

flora Ho sentito, ho sentito che i Legionari hanno ac­chiappato una ragazza a Canal Street! Le hanno strap­pato il vestito e l'hanno spedita a casa in tassì!

bessie Voglio proprio vedere chi si azzarderebbe a farmi una cosa simile!

9

flora A te? Come se avessi mai avuto bisogno di aiuto per spogliarti!

serafina (in tono di avvertimento) Signore belle, attenzio­ne a come parlate qua dentro. Questa è una casa cattolica. Nella stanza in cui vi trovate ci sono Nostra Signora e le ceneri benedette dì mio marito!

flora (acida) Be', scusi tanto! (Sussurra maligna a Bessie) Fa piacere vederla per una volta con un vestito addosso, Serafina, ma giacché c'era se lo poteva anche mettere della misura giusta. (A Bessie, forte) Una volta aveva un bel personale, un po' rotondo ma attraente, però dopo aver passato tre anni seduta davanti a quella macchina da cucire con un kimono addosso senza mai uscire di ca­sa come sì può capire ha ceduto sui fianchi!

serafina E meno male che ce li ho, altrimenti starei mol­to scomoda sempre qui seduta,

Il pappagallo squittisce. Serafina gli fa il verso.

flora   Polly vuole un biscotto?

serafina No. Non vuole nessun biscotto! Che ci fa alla finestra quella lì?

bessie    Passano dei Legionari sull'autostrada!

flora Un Legionario? Senza scherzi? (Salta su e raggiun­ge l'amica alla finestra).

Ridono entrambe frivole, sporgendosi dalla finestra e agitando la testa.

bessie     Sta guardando da questa parte, gridagli qualcosa!

flora (spenzolandosi dalla finestra, canta) Mademoiselle from Armentières, parlevvù!

bessie (facendole eco, beata) Mademoiselle from Armen­tières, parlevvù!

voce da dentro (restituendo galante il saluto) Mademoi­selle from Armentières, hadn't been kissed for forty years!

flora e bessie (insieme, allegrissime) Hinky-dinky parlev­vù! (Ridono e applaudono alla finestra).

         

Si sentono i Legionari che ridono. Si sente un clackson mentre i Legionari si allontanano. Serafina salta su e corre alla finestra, le allontana con violenza e gli sbatte in faccia le imposte.

serafina (furibonda) Ve lo avevo detto a voi due che que­sto non è un circo equestre! Ora prenda la sua camicet­ta e se ne vada! Andate fuori in mezzo alla strada, che è il posto per donne come voi. - Questa è la casa di Rosa­rio delle Rose e lì in quell'urna ci sono le sue ceneri, e io non tollero che qui ci siano... indecenze, e nemmeno dei discorsi sporchi!

flora  Perché, qualcuno fa dei discorsi sporchi?

bessie    Che faccia tosta.

flora     Mi stia a sentire!

serafina Voi, voi fate dei discorsi sporchi, tutto il tempo uomini; uomini, uomini! Non avete altro che gli uomini per la testa!

flora L'uva acerba... l'uva acerba, ecco il suo problema! E' pazza dì invidia!

bessie    Non è verde di gelosia? Eh?

serafina (di colpo e religiosamente) Quando penso agli uo­mini io penso a mio marito. Mio marito era siciliano. Ama azziccatu tutti i notti ra simana, abbiamo fatto l'amore ogni notte della settimana senza saltarne nem­meno una, dalla notte del giorno in cui ci siamo sposati a quella in cui è stato ammazzato nel suo camion su quella strada lì fuori! (Riprende fiato con un singhiozzo) E forse è pi chissu che non vado pazza per gli uomini e che non mi piace sentire le chiacchiere delle femmine che non pensano ad altro. Però ora mi interessa la feli­cità di mia figlia, che questa mattina si diploma al liceo. E io sto facendo tardi, e la banda già suona! E ho perso il suo orologio!... il suo regalo per il diploma! (Gira su se stessa come fuori dì sé).

bessie Andiamo, Flora!... Al diavolo quella maledetta camicia!

flora Oh, no, aspetta un momento! Io non accetto insulti da nessuno!

serafina Andate, andate a New Orleans, cacciatrici di uomini che non siete altro! E rimorchiateli a Canal Street, ma non a casa mia, dalla mia finestra, davanti al­le ceneri di mio marito! (in lontananza la banda del liceo suona un'aria marziale. Il petto di Serafina ansima violentemente; lei si tocca il cuore e per un momento sembra di­menticarsi che deve andare) A me non interessa affatto, non mi interessano uomini che ingrassano e perdono i capelli e girano vestiti da giovani esploratori a strappare ivestiti alle ragazze a Canal Street e che tirano sacchet­ti di carta dalle finestre degli alberghi. Queste cacce all'uomo semplicemente non mi interessano. Io ricordo mio marito con un corpo da adolescente e sulla testa ca­pelli fitti e neri come i miei e addosso una pelle liscia e dolce come un petalo di rosa gialla.

flora    Ah, una rosa, era?

serafina    Si. si, una rosa, una rosa!

flora Sì. una rosa di terronia! - un gangster, altro che rosa! - sparato mentre contrabbandava la droga sotto un carico di banane!

bessie  Flora, Flora, andiamo via!

serafina I miei erano contadini, ma lui... lui veniva da proprietari terrieri!Era signorile, mio marito!... La sera io me ne sto qui e sono contenta di ricordare, perché ho avuto il meglio... Non la terza scelta e nemmeno la seconda, ma  la prima scelta, l'unica!... Così ora me ne sto qui e sono contenta di ricordare...

bessie    Forza, usciamo! Andiamo alla stazione!

flora Aspetta un attimo, voglio sentire questa, non me la voglio perdere!

serafina Ho contato le notti in cui l'ho stretto fra le braccia tutta la notte, e vi posso dire quante sono. Ogni note per dodici anni. Quattromila - trecento - ottanta.

          Il numero delle notti in cui l'ho tenuto tutta la notte stretto fra le braccia. Certe volte non dormivo, lo tenevo così e basta, tutta la notte, fra le braccia. E questo mi basta. Lo piango. Sì, la notte il mio cuscino non è mai asciutto... ma mi basta ricordare. E mi sentirei svilita e degradata e non degna di vivere con mia figlia né sotto il tetto con l'urna delle sue ceneri benedette, quel­le... ceneri di una rosa... se dopo quel ricordo, dopo aver conosciuto quell'uomo, andassi da qualcun altro, da un uomo di mezza età, non giovane, non pieno di giovane passione, ma con la pancetta incipiente e i ca­pelli diradaci e addosso un odore di sudore e di alcool... e cercassi di illudermi che quello è l'amore! Io lo so com'era fare l'amore. E mi basta ricordare... (Ansima come se avene fatto le scale di corsa) Andate, voi, andate per le strade e fatevi buttare addosso quei sacchetti di acqua sporca!... Ame basta ricordare l'amore di un uo­mo che è stato mio... solo mio!Mai toccato dalla mano di nessuna! Nessun'altra che me!... Io sola! (Con un sin­gulto esce di corsa sul portico).

Il sole inonda la sua silhouette. Questo sembra colmarla di stupore. Si scopre in singhiozzi. Tuffa la mano nella borsetta alla ricerca del fazzoletto.

flora (andando verso la porta aperta) Mai toccato da nessuna?

serafina (con un orgoglio feroce]    Mai da nessuna oltre me!

flora Io conosco qualcuno che potrebbe raccontare una bella storia! E non sta neanche tanto lontano da qui. Non più lontano della Square Root, quel posto sull'Esplanade!

bessie    Estelle Hohengarten!

flora Estelle Hohengarten!... La croupier venuta dal Texas!

bessie    Infilati la tua camicetta e andiamo!

flora Lo hanno sempre saputo tutti meno Serafina. Di­co solo i fatti che sono venuti fuori all'inchiesta mentre lei era a letto con gli occhi ben chiusi e le lenzuola tira­te sulla testa come uno struzzo femmina! Abbottonami questo coso! E' stata una storia romantica, mica una botta e via, una relazione fissa che è andata avanti per più di un anno.


Serafina è rimasta ferma sul portico con la porta aperta alle spalle. E nel pieno della vampa del sole. Sembra tra­mortita dalle parole gridate dentro. Si volta lentamente. Vediamo che ha il vestito aperto sulla schiena, dove si vede la sottoveste rosa. Allunga a tentoni una mano e trova la colonna del portico cui si aggrappa mentre le parole terribili colpiscono sempre più a fondo. La banda del liceo continua come un contrappunto spietato.

bessie    Lasciala nell'ignoranza. L'ignoranza è beata.

flora Lui aveva una rosa tatuata sul petto, quel balordo, e Estelle era così partita che è andata a Bourbon Street e se n'è fatta tatuare una uguale anche lei. (Serafina vie­ne dal portico e Flora le si rivolge con cattiveria) Sì, una rosa tatuata sul petto, uguale a quella del terrone!

serafina (molto piano) Bugiarda... (Viene dentro; la paro­la sembra darle forza).

bessie (nervosamente)    Flora, andiamo, andiamo!

serafina (con una voce terribile) Bugiarda! - Bugi-arrr-da! (Sbatte la porta di legno con una violenza che scuote le pareti).

bessie (scossa e terrorizzata)    Andiamo via di qui!

flora Strilli pure fino a farsi scoppiare la testa! Non mi importa.

Serafina ha dato di piglio a una scopa.

bessie    Cosa fa adesso?

flora    Faccia quello che le pare!

bessie    A me questi terroni mi fanno paura.

flora    Io non ho paura di nessuno!

bessie    Ti vuole colpire.

flora Meglio che non mi sfiori nemmeno! (Ma entrambe le buontempone stanno battendo in ritirata verso la porta. Serafina d'un tratto le assale con la scopa. Colpisce Flora sui fianchi e sulle spalle, Bessie esce. Ma Flora è intrappola­ta in un angolo. Bessie, fuori, chiama la polizia, gridando: «All'assassino!» La banda del liceo sta suonando «The Stars and Stripes Forever». Flora esce ciecamente dalla gragnola dei colpi di scopa e scappa fuori della casa. Anche lei si mette a gridare chiedendo aiuto. Serafina le segue fuo­ri. Sferza con la scopa la luminosa aria del mezzodì. Le due donne scappano via, gridando, Flora voltandosi) Io la fac­cio arrestare! Polizia, polizia! Io la faccio arrestare! serafina Sì, fammi arrestare, sporcizia, demonio, bugiar-da!Bu-giarrrr-da! (Rientra in casa e rimane per un mo­mento appoggiata al tavolo di lavoro, ansimando forte. Poi corre alla porta, la chiude con un tonfo e tira il paletto. Quindi corre alle finestre sbatte le imposte e le assicura. Ora la casa è buia tranne per la lucetta perenne nella coppa di vetro color rubino davanti alla Madonna, e i delicati rag­gi di sole che passano fra le strisce delle imposte. Come una pazza): Sì, fammi... arrestare... sporcacciona... troia... bugiarda! (Si aggira impotente, senza sapere cosa fare del proprio grosso corpo ferito. Ansimando, ripete la parola «bugiarda» con monotonia e impotenza mentre si sbatte a destra e a sinistra. Le è necessario, vitalmente necessario, credere che la storia della donna sia una maliziosa inven­zione. Me le sue parole le si sono conficcate nella mente e le borbotta forte mentre continua a girare negli angusti confi­ni del soggiorno). Una fimmina... Estelle... (Si sente il suono della banda). La banda, la banda, è già... comin­ciata... Mi perdo... la cerimonia. Oh! (Rincula verso la Madonna) Estelle, Estelle Hohengarten?... «Una cami­cia per un uomo che amo! Quest'uomo... è... selvaggio come uno zingaro»... Oh, oh, Signora... La seta... color di rosa. (Si avvia verso la stanza da pranzo, quindi si ritrae terrorizzata) No, no, no, no! Non ricordo! Non era quel­lo il nome, il nome non me lo ricordo! (La musica della banda cresce di volume). La cerimonia alla scuola... è tar­di! Farò... tardi... Oh, Signora, dammi un segno! (Pun­ta il capo verso la statua in atteggiamento di pauroso ascol­to) Che cosa? Che dici, Signora? Oh, Signora! Dàmmi un segno!

La scena si oscura.

SCENA SESTA.

Due ore dopo.

L'interno della casa è totalmente al buio tranne la lucetta perenne. Con le imposte chiuse, l'interno è così buio che non ci rendiamo conto dela presenza di Serafina. Tutto quello che vediamo nitidamente è il manto azzur­ro cielo di Nostra Signora sopra la candela sfarfallante de]la coppa di vetro color rubino. In capo a qualche mo­mento sentiamo la voce di Serafina, molto piano, nel tono debole, ansimante di una persona prossima alla morte.

serafina (molto piano)    Oh, Signora, dammi un segno...

Si sentono voci allegre, ridenti fuori della casa. Appaio­no Rosa e Jack, con rose e doni. Parlano forte con altri in automobile.

jack    Dove si va per il picnic?

voce di ragazza (dall'autostrada) Andiamo con tre barche a vela a Diamond Key.

voce di uomo Ci troviamo al Molo Municipale fra mezz'ora.

rosa Veniteci a prendere qui! (Sale i gradini di corsa). Oh, la porta è chiusa a chiave! La mamma è uscita!C'è una chiave nella vaschetta dell'uccellino.

Jack apre la porta. Le luci del soggiorno si rinforzano un poco al loro ingresso.

jack    E' buio qua dentro.

rosa     Si, la mamma è uscita!

jack    Come lo sai che è uscita?

rosa La porta era chiusa a chiave e tutte le persiane sono chiuse! Posa quelle rose.

jack    Dove...

rosa Da qualche parte, dove vuoi!... Vieni qui! (Lui le si avvicina con una certa diffidenza). Voglio insegnarti una parolina di noi terroni... na paruledda ri niantri terroni. Sta paruledda è «vasuni».

jack    E che significa questa parolina?

rosaQuesto e questo e questo! (Lo copre di baci finché lui a forza non le stacca il viso dal suo). Ma pensa. Venerdì fa una settimana che... non sapevo nemmeno che esistesse­ro i ragazzi!... Tu prima del ballo lo sapevi che esistevano le ragazze?

jack    Sì che lo sapevo...

rosa (stringendolo) Ti ricordi cosa mi hai detto sulla pista da ballo? « Tesoro, tu ti stringi troppo? »

jack Be', faceva... caldo nella palestra e... sulla pista c'era una gran folla.

rosa Alla mia amica che mi insegnava a ballare avevo chiesto, «Come si fa a sapere da che parte andrà lui?» E lei mi ha detto, «Devi sentirlo tu col tuo corpo! » Io ho detto, «Come fai a sentirlo col tuo corpo?» E lei ha det­to, «Ti devi stringere!»... Per questo mi stringevo! Non mi rendevo conto che... Ah, ah! Sei diventato ros­so! Non te ne andare!... E dopo poco tu mi hai detto, «Ehi, ma sei bella!» E io ho detto, «Chiedo scusa», e sono corsa alla toilette. Lo sai a far che? A guardarmi al­lo specchio! E ho visto che era vero! Per la prima volta in vita mia ero bella! Mi hai fatta diventare bella tu quando me lo hai detto!

jack (umilmente)    Tu sei bella. Rosa! Tanto bella, che...

rosa Anche tu sei cambiato. Hai smesso di ridere e di scherzare. Perché sei diventato così vecchio e serio, Jack?

jack    Be! tesoro, sei tu che sei un po'...

rosa    Sono un po' che?

jack (trovando la parola esatta) Scatenata. (Lei ride. Lui le prende il polso fasciato) Non sapevo che potesse succede­re qualcosa di simile.

rosa Ah, questo, ma non è niente! Tolgo il fazzoletto, così non ci pensi più.

jack Come hai potuto farmi una cosa simile? Io non so­no... niente!

rosa    Nessuno è niente finche non lo ami!  

jack Dammi quel fazzoletto. Voglio mostrarlo ai miei compagni a bordo. Gli dirò, «Questo è il sangue di una bella ragazza che si è tagliata il polso con un coltello per­che mi ama! »

rosa Non alzare tanto la cresta. È quasi tutto mercuro-cromo!

serafina (con violenza, dalla stanza buia adiacente) Statti muta!... Scimunita!

Rosa e Jack si separano bruscamente.

jack (spaventato)    Lo sapevo che c'era qualcuno!

rosa (dolce e delicata)    Mamma? Sei tu, mamma?

serafina No, no, no, io non ci sono, sono morta e sepolta!

rosa    Si, c'è la mamma!

jack     Be', meglio... che vada, ti... aspetto fuori un po!..

rosa Tu non ti muovere!... Mamma?... C'è Jack qui con me... Sei vestita come si deve? (Nessuna risposta). Per­ché è così buio?... Jack, apri le imposte!... Ti voglio presentare a mia madre...

jack    Non è meglio se vado e...

rosa No. Apri le persiane! (Le persiane vengono aperte e Rosa scosta le tende che separano le due stanze. La luce del sole inonda la scena, Serafina è rivelata rannicchiata su di una sedia al suo tavolo di lavoro nella camera da pranzo ac­canto alla macchina da cucire Singer. È grottescamente cir­condata dai manichini, come se avesse condotto un collo­quio muto con loro. Il suo aspetto, in un trasandato desha­billé, è comico e scandaloso allo stesso tempo. Rosa, tremendamente imbarazzata) Mamma, mamma, hai detto che eri vestita come si deve! Jack, rimani lì un momen­to! Che è successo, mamma? (Jack rimane nel soggiorno, Rosa chiude la tenda, afferra una vestaglia e la butta sopra Serafina. Scosta i capelli di Serafina dal suo viso luccicante di sudore, le strofina il viso con un fazzoletto e lo cosparge di cipria. Serafino, si sottopone a queste iniziative cosmetiche con aria trasognata. Rosa, con gesto verticale) Su, su, su. su, su, su! (Serafina si risolleva un poco nella sua sedia, ma continua ad avere un'aria attonita. Rosa torna al sog­giorno e riapre la tenda) Entra. Jack! La mamma è pron­ta per riceverti! (Rosa trema di avida aspettativa mentre Jack viene avanti nervosamente dal soggiorno. Ma prima del suo ingresso Serafina torna ad afflosciarsi nella sua posi­zione di accasciamento, con un gemito sordo. Rosa, con violenza) Mamma, mamma, su mamma! (Serafina si rad­drizza parzialmente). Non ha dormito bene questa not­te... Mamma, questo è Jack Hunter.

jack Salve, signora delle Rose. Molto piacere di cono­scerla.

Una pausa, Serafina guarda il ragazzo con indifferenza.

rosa    Mamma, mamma, di' qualcosa!

jack Forse la tua mamma vuole che io... (Fa un goffo gesto verso la porta).

rosa No, no, la mamma è solo stanca. La mamma fa i ve­stiti; ha fatto tutta una serie di vestiti per la cerimonia dei diplomi! Quanti ne hai fatti, mamma, quanti vestiti hai dovuto fare per la cerimonia?

serafina (inerte)   Lascia stare...

jack   Speravo di vederla alla cerimonia, signora.

rosa   Credo che la mamma fosse troppo stanca.

serafina Rosa, chiudi la porta d'ingresso, chiudila bene e tira il paletto. C'era un... poliziotto... (Una pausa). Cosa?... Che ha detto?

jack Mia sorella prendeva il diploma. C'erano mia madre e mia zia... un sacco di cugini... speravo di potervi... far incontrare... tutti quanti...

rosa  Jack ti ha portato dei fiori.

jack Spero che le rose le piacciano come piacciono a me. (Le porge il mazzo).

Lei lo prende con aria assente.

rosa Mamma, di' qualcosa, di' qualcosa di semplice come «Grazie».

serafina     Grazie.

rosa   Jack, di' alla mamma della cerimonia; descrivigliela.

jack Mia madre ha detto che sembrava di essere nel pae­se delle fate.

rosa    Dille com'erano vestiti i ragazzi!

jack    E come... com'erano vestiti?

rosa Oh, ma lo sai com'erano vestiti. Ingiacca blu e cal­zoni bianchi e tutti col garofano all'occhiello! E c'erano tre coppie che hanno fatto un ballo di quelli antichi, un minuetto, mamma, sul Canto di Primavera di Mendelssohn! Non è stato bello, Jack? Però una ragazza è sci­volata; non era abituata ai vestito lungo. E scivolata e ha battuto una... oh, oh! Non è stato buffo, Jack, non è stato buffissimo?

jack (preoccupato)    Io penso che tua madre...

rosa Oh, il mio premio, il mio premio, ho dimenticato il mio premio!

jack    Dov'è?

rosa Hai posato tutto sotto l'insegna quando cercavi la chiave.

jack Sì, chiedo scusa, vado a prenderli. (Esce dal soggiorno).

Rosa corre dalla madre e si inginocchia accanto alla sua sedia.

rosa (sussurra terrorizzata) Mamma, ma è successo qualco­sa! Che è successo, mamma? Non puoi dirmelo? E per via di stamattina? Guarda. Mi sono tolta la fasciatura, era solo un graffio! Non ci pensare più, mamma! È sta­to solo un brutto sogno, non è mai successo! Oh, mam­ma! [Le dà parecchi rapidi baci sulla fronte).

Jack torna con due grossi libri legati con un nastro di raso bianco.

jack    Ecco qua.

rosa    Guarda cosa mi hanno dato, mamma.

serafina (sordamente)    Cosa ti hanno dato?

rosa    Il Compendio del Sapere!

jack Dentro c:è tutto, da Abracadabra a Zoo! Mia sorella c'è rimasta male. Lei ha avuto solo il diploma!

serafina (ravvivandosi un poco) E il diploma dov'è? Non ti hanno dato un diploma?

rosa Sì, sì, mamma! Eccolo! Guarda, guarda! (Mostra il diploma legato con un nastro).

serafina Va bene... Mettilo nel cassetto coi vestiti di tuo padre.

jack Signora delle Rose, lei dovrebb'essere molto, molto fiera di sua figlia. Sul palco, davanti a tutti, ha recitato una poesia.

rosa    Sì, è vero. Oh, com'ero emozionata!

jack E signora, sua figlia era talmente carina quando è sa­lita sul palco... che il pubblico ha fatto «Oooooooh»... così! Capisce cosa voglio dire? Hanno fatto tutti... «Oooooooh! » Come un... come una... come una folata di vento! Perché sua figlia, Rosa, era così'... deliziosa a guardarla! (Si è piegato verso Serafina, come per porgerle questa descrizione vicino al viso. Ora si raddrizza e sorride fieramente rivolto a Rosa) Che effetto fa esser la madre della ragazza più graziosa del mondo?

rosa (con una improvvisa esplosione di puro piacere) Ah, ah, ah, ah, ah, ah! (Getta indietro la testa, entusiasmata).

serafina (riscuotendosi)  Ssst!

rosa Ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah! (Non controlla la sua risata di entusiasmo. Si preme la bocca con la mano ma la risata continua a gorgogliarne fuori).

serafina (con un improvviso scoppio d'ira) Pazza, pazza, pazza! Finiscila! Basta, via! (Rosa esegue una giravolta per nascondere le sue convulsioni di gioia. Serafina rivol­gendosi a Jack) Metti quei libri in salotto e chiudi la por­ta d'ingresso; è stato qui un poliziotto per... certi pasticci...

Jack prende i libri.

rosa Mamma, non ti ho mai vista così! Che penserà Jack, mamma?

serafina Che me ne importa di cosa pensa Jack?... Pazza squilibrata, tu... con gli occhi di tuo... padre...

jack (di ritorno) Sì, signora, lei ha ogni sacrosanto diritto di andar fiera di sua figlia.

serafina (dopo una pausa) Io sono fiera del... ricordo di suo... padre... Era un barone... (Rosa prende Jack per il braccio). E tu chi sei? Che cosa sei tu?... Per piacere!

rosa Mamma, te l'ho appena presentato; si chiama Jack Hunter.

serafina    Hunter? Come cacciatore?

jack    Sì, signora, Hunter. Jack Hunter.

serafina    E che cosa cacci?... Jack?

rosa    Mamma!

serafina Di cosa vanno a caccia, tutti quanti? Del mi­glior modo di spassarsela, sotto a chi tocca? Non ne pos­so più degli uomini, mi hanno stufata quasi quanto le donne... Rosa, tu vai di là mentre io parlo con questo ragazzo! rosa    Non ho portato qui Jack per farlo offendere!

jack Vai, tesoro, lascia che tua madre mi parli. Credo che tua madre sia vittima di una impressione un po!.. sbagliata...

serafina (con tono che non promette nulla di buono) Un'im­pressione ce l'ho!

rosa Io mi vesto. Oh, mamma, non me lo rovinare!.. Il giorno più felice della mia vita! (Entra sul retro della casa).

jack (dopo una pausa imbarazzata)     Signora delle Rose...

serafina (correggendogli la pronuncia)    Delle Rrose!

jack Signora delle Rose, mi dispiace di tutto questo. Mi creda, signora, l'ultima delle mie intenzioni era immi­schiarmi in una situazione famigliare. Sono tornato a ca­sa dopo tre mesi in mare, abbiamo attraccato a New Orleans, e sono venuto qui a trovare i miei. Mia sorella an­dava a un ballo del liceo. Mi ha portato con sé e lì ho conosciuto sua figlia.

serafina    E che avete fatto?

jack Al ballo del liceo? Abbiamo ballato! Mia sorella mi aveva detto che Rosa aveva una mamma molto severa e non aveva il permesso di uscire con i ragazzi, così alla fi­ne ho detto, «Peccato che tu non abbia il permesso di uscire». E lei ha detto, «Ah! E chi ti ha messo in testa questa idea?» così ho pensato che mia sorella si fosse sbagliata e l'ho invitata a uscire la sera dopo.

serafina    Che avete fatto la sera dopo?

jack    La sera dopo siamo andati al cinema.

serafina    E che avete fatto... quella sera?

jack Al cinema? Abbiamo mangiato un sacchetto di pop-corn e abbiamo guardato il film!

serafina E' rincasata a mezzanotte e ha detto che era sta­ta da un'amica a studiare educazione civica.

jack Qualunque cosa le abbia raccontato, non è colpa mia!

serafina    E la sera dopo ancora?

jack    Martedì scorso? Siamo andati a pattinare!

serafina    E dopo?

jack Dopo i pattini? Siamo andati in un bar a prendere un gelato!

serafina  Soli?

jack Al bar? No, C'era un sacco di gente. Anche la pista di pattinaggio era piena di gente!

serafina Vuoi dire che non sei stato solo con la mia Rosa?

jack Solo o non solo, che significa questa domanda? Non lo capisco.

serafina Noi siamo siciliani. Non lasciamo le ragazze so­le coi ragazzi con cui non sono fidanzate.

jack    Signora delle Rose, qui siamo negli Stati Uniti.

serafina Ma noi siamo siciliani, e non abbiamo il sangue freddo... Mia figlia è vergine!O forse lo era... vorrei saperlo.

jack Signora! Devo dirle una cosa. Può anche non cre­derci. È difficile da dirsi. Ma sono... vergine... anche io...

serafina   Cosa? No. Non ci credo.

jack    Be', però è vero. E la prima volta che...

serafina  La prima volta che tu cosa?

jack     La prima volta che ho avuto veramente voglia di...

serafina    Voglia di che?

jack    Di fare... l'amore...

serafina  Tu? Un marinaio?

jack (con un profondo sospiro) Sì, signora. Ho avuto delle occasioni!... Ma ho... sempre pensato a mia madre... mi sono sempre chiesto, se lei avrebbe pensato o no... che... questa o quella persona erano... decenti!

serafina Ma con mia figlia, con la mia Rosa, tua madre ti dà via libera?... Continua, figliolo!

jack    Signora! (Con imbarazzo)... Signora delle Rose, io...

serafina Due settimane fa le davo le botte sulle mani perché si grattava le punture delle zanzare. Andava a scuola in bicicletta. Ora tutt'a un tratto... ho per casa una bestia selvaggia. Dice di essere innamorata. E tu? Tu dici che sei innamorato?

jack (solenne) Sì, signora, sì, sono innamorato!... moltissimo...

serafina    Bambini tutti e due, bambini!

Rosa rientra, vestita per il picnic.

rosa     Sono pronta per Diamond Key!

serafina    Esci sul portico. Diamond Key!

rosa (con una riverenza ironica)    Sì, mamma!

sfrafina    Cosa sei tu? Cattolico?

jack  Io? Sì, signora, cattolico.

serafina    A me non sembri cattolico.

rosa (gridando dalla porta) Oh Dio, mamma, come sono fatti i cattolici? Da cosa si distinguono rispetto a tutti gli altri?

serafina  Tu resta fuori finché non ti chiamo! (Rosa va alla vaschetta degli uccelli e prega. Serafina si volta a Jack) Voltati, per favore.

jack     Come ha detto?

serafina  Ho detto, voltati! (Goffamente, Jack si volta). Perché li fanno così stretti, i calzoni dei marinai?

rosa (in ascolto, in cortile)    Oh, mio Dio...

jack (avvampando) È una domanda che dovrebbe fare alla Marina, signora.

serafina    E quell'orecchino, a che serve quell'orecchino?

rosa (grida dalla porta) Perché hapassato l'Equatore, mamma; l'ha passato tre volte. E stato iniziato alla cor­te di Nettuno e deve portare un orecchino d'oro! È una conchiglia marina!

Serafina salta su e va a chiudere con un tonfo la porta del portico. Rosa disperata fa di corsa il giro della casa e si appoggia, esausta e a occhi chiusi, contro il tronco di un palmizio. La Strega si insinua nel cortile, in ascolto.

serafina Hai visto che cosa ho in casa. Una bestia selvaggia!

jack Mi sembra di capire che i siciliani sono gente molto emotiva...

serafina    Non voglio che nessuno se ne approfitti!

jack    Lei mi giudica male, signora,

serafina Io lo so cosa vogliono gli uomini... non mangia­re il popcorn con le ragazze, e nemmeno pattinarci! E i ragazzi sono uguali, solo più giovani... Vieni qui. Vieni qui!

Rosa sente la voce appassionata della madre. Esce di corsa da dietro il palmizio e va alla porta posteriore, che percuote con entrambi i pugni.

rosa    Mamma! Mamma! Aprimi. Jack!

jack     Signora, Rosa la chiama.

serafina Lascia che chiami!... Vieni qua. (Va al sacrario di Nostra Signora) Vieni qua! (Disperando di poter forzare la porta posteriore, Rosa fa di corsa il giro della casa. Pochi attimi dopo spalanca le imposte della finestra nella parete e si arrampica, entrando per metà. Jack segue preoccupato Serafina davanti alla Madonna). Hai detto che sei cattolico, vero?

jack    Sì, signora,

serafina     Allora inginocchiati davanti a Nostra Signora!

jack     Come... come ha detto?

serafina Ho detto, inginocchiati davanti a Nostra Si­gnora!

Rosa emette un gemito di disperazione alla finestra. Jack si inginocchia goffamente sull'inginocchiatoio.

ROSA     Mamma, mamma, e ora?!

Serafina corre alla finestra, spinge fuori Rosa e chiude l'imposta sbattendola.

serafina (tornando a Jack)     Ora ripeti dopo di me!

jack     Sì, signora.

Rosa riapre l'imposta.

serafina Giuro alla Santa Madre che rispetterò l'inno­cenza della figlia di...

rosa (angosciata)     Mammaaa!

serafina    Via da quella finestra!... Beh? Lo dici o no?

jack     Sì, signora. Com'era?

serafina    Giuro alla Santa Madre...

jack     Giuro alla Santa Madre...

serafina Com'è vero che spero di essere salvato dal San­gue Benedetto di Gesù...

jack    Com'è vero che spero di essere salvato dal...

serafina     Sangue Benedetto di...

jack     Gesù...

serafina Che rispetterò l'innocenza di Rosa, figlia di Ro­sario delle Rose.

jack    Che rispetterò l'innocenza... di... Rosa...

serafina Fatti il segno della Croce! (Lui si fa il segno del­la Croce), Ora in piedi, in piedi, in piedi! Adesso va be­ne... (Rosa salta dentro dalla finestra e corre da Serafina a braccia tese, con folli grida di gioia). Lasciami, fammi respirare!

Fuori la Strega ridacchia con derisione.

rosa    Oh, meravigliosa mamma, non respirare! Oh, Jack! Bacia la mamma! Bacia la mamma! Mamma, ti prego,dai un bacio a Jack!

serafina      Un bacio? Io? No, no, no, no!... Baciami la mano...

Serafina gli tende la mano, con timidezza, e Jack la ba­cia con uno schiocco sonoro. Rosa afferra la bottiglia del vino.

rosa    Mamma, prendi i bicchieri da vino!

Serafina va a prendere i bicchieri, e di colpo Rosa si vol­ta a Jack. Non più in vista della madre, gli afferra con passione la mano e se la stringe, prima alla gola, poi alla bocca e da ultimo al seno. Jack si libera la mano mentre Serafina torna coi bicchieri. Si sentono richiami dall'autostrada.

voci da dentro    Ro-osa!... Ro-osa!... Ro-osa!

Si sente un clackson.

serafina Ah, mi ero scordata il regalo della licenza. (Si rannicchia davanti alla scrivania e prende dal cassetto più basso un pacchetto regalo).

Il clackson continua a squillare, e le voci a chiamare.

rosa Chiamano noi! Eccoci!Jack! (Esce di corsa dalla porta gridando alla madre) Ciao, mamma!

jack (seguendo Rosa)     Arrivederla, signora!

serafina (vagamente) E' un orologio da polso Bulova con diciassette rubini... (Si rende conto di essere sala) Rosa! (Va alla porta, sempre tendendo il regalo. Fuori romba il motore dell'auto, e si sentono grida mentre questa si avvia. Serafina esce all'aperto barcollando, schermendosi gli occhi con una mano e tendendo il regalo con l'altra) Rosa, Rosa, il tuo regalo! Il regalo, il regalo, tesoro! (Ma l'auto è partita, con un frastuono di voci miste che gridano addii e che ben presto svaniscono. Serafina si volta qua e là vagamente nell'accecante luce del sola e cerca a tentoni la porta. Si sente il risolino dì derisione della Strega alla porta accanto. Distrattamente Serafina apre il pacchetto e ne estrae l'orologio d'oro. Lo carica e se lo tiene accanto all'orecchio. Lo scuote e di nuovo se lo porca all'orecchio. Quindi lo a-lontana da sé e lo guarda con indignazione. Poi, picchian­dosi sul petto tre volte) Tic... tic... tic! (Va a mettersi da­vanti alla Madonna) Parlami, Signora! Oh, Signora, dammi un segno!

La scena scivola nei buio.


ATTO SECONDO

SCENA PRIMA.

Due ore dopo, Io stesso giorno.

Serafina esce sul portico, scalza, in sottoveste di rayon. Grandi ombre le sono comparse sotto gli occhi; ha il vi­so e il collo lucidi di sudore. Lasottoveste di rayon è macchiata di vino. Si regge in piedi a fatica, ma non rie­sce nemmeno a star ferma seduta. Emette in continua­zione un suono gutturale come di gemito malato. Un vento caldo fra crepitare il canneto. Vivi, la bambi-netta, si avvicina al portico per fissare Serafina come un animale selvaggio in gabbia. Vivi mastica un bastoncino di liquirizia che le macchia la bocca e le dita. Resta li rit­ta a masticare e fissare, Serafina evita il suo sguardo. Stancamente trascina giù dal portico una grigia sedia malandata di vimini, la trasporta fino davanti alla casa e ci sprofonda pesantemente. Questa è sghemba per via dì una gamba rotta.

Vivi le si avvicina furtivamente. Serafina si volta mal­ferma per guardarla in faccia, adirata. La bambina con un risolino trotta in ritirata verso il portico.

serafina (tornando a sprofondare nella sedia) Oh, Signora, Signora, Signora, dammi un... segno... (Alza gli occhi verso il bianco splendore del cielo).

Padre De Leo si avvicina alla casa. Serafina si rannic­chia sulla sedia sperando di sfuggirgli. Lui bussa alla porta. Non ricevendo risposta. Padre De Leo guarda nel cortile, la vede e viene verso ka sua sedia. Aspetta di es­serle vicino per apostrofarla con gentile severità.

padre de leo  Buongiorno, Serafina.

serafina (con un filo di voce, e con una sorta di disgusto) Buongiorno...

padre de leo Mi sorprende di vederla qui fuori in quello stato. Cos'ha addosso?... Mi sembra una sottoveste!... Ha una spallina abbassata, e ha la testa come se l'avesse infilata in un secchio d'olio. Ora capisco perché le altre signore del vicinato non fanno la siesta pomeridiana! Si divertono di più a starsene fuori sul portico a guardare lo spettacolo che gli offre lei!... Mi ascolta?... Devo dir­le che il cambiamento nel suo aspetto e nel suo modo di fare dopo la morte di Rosario è scandaloso... scandalo­so! Una donna può essere dignitosa nel dolore ma quan­do lo si protrae troppo diventa una sorta di autogratifi­cazione. Oh, lo sapevo che sarebbe finita così; quando lei ha infranto la legge della Chiesa e ha fatto cremare suo marito! (Serafina si alza a fatica dalla sedia e torna sul portico strascicando i piedi. Padre De Leo la segue) ... Si è eretta in casa un piccolo santuario idolatra e si è messa ad adorare una bottiglia piena di ceneri. (Lei si affloscia sui gradini) ... Mi ascolta?

Due donne sono comparse sull'argine e scendono verso la casa. Serafina avanza pesantemente loro incontro, co­me un toro sfinito che si volta ad affrontare un altro at­tacco.

serafina E voialtre che volete? Non faccio lavori di cu­cito! Guardate, non li faccio più. (Tira giù l'insegna con scritto «cucito» e la scaraventa via) Se avete dove anda­re, andateci! Non restate qui a bighellonare davanti a casa mia!

padre de leo  Quelle donne hanno buone intenzioni.

serafina No, non vengono con buone intenzioni.. Credo­no di sapere qualcosa che Serafina non sa; credono che io abbia queste sulla fronte! (Si fa le coma ai due lati del­la, fronte) Be! invece no, non ce le ho! (Torna trascinan­do i piedi davanti alla casa).

         

Padre De Leo la segue.

padre de leo    Quando mi ha chiamato questa mattina c'era qualcosa che la turbava.

serafina    L'ho chiamata stamattina ma ora è pomeriggio.

padre de leo     Dovevo battezzare il nipote del sindaco.

serafina     I parenti del sindaco sono persone importanti, a differenza di Serafina!

padre de leo   Lei non viene a confessarsi.

serafina (avviandosi per tornare davanti al portico) No, non ci vengo, io non vado... ahhh! (Si mette a saltellare su un piede solo).

padre de leo  Ha messo il piede su qualcosa?

serafina (lasciandosi cadere sui gradini)      No, no, no, no, no, non ho messo il piede su... niente...

padre de leo  Venga dentro casa. Lo disinfettiamo. (Lei si alza a fatica e va zoppicando verso la casa). Se cammina a piedi nudi si infetta.

serafina    Non fa niente...

In cima all'argine un ragazzino sbuca di corsa con un aquilone rosso che sciorina in aria con movimenti rigidi, come se stesse facendo un segnale a qualcuno lontano. Serafina si scherma gli occhi con unpalmo per guardare l'aquilone, e poi come se le evoluzioni di quello trasmet­tessero un messaggio drammatico, emette un gridolino di stupore e torna barcollando sul portico. Si appoggia a una colonnina, passandosi rapidamente e ripetutamente la mano nei capelli. Padre De Leo torna ad avvicinarle-si, con una punta di timidezza.

padre de leo     Serafina?

serafina    Che cosa vuole?

padre de leo Ho sete. Mi prenderebbe un bicchier d'acqua in casa?

serafina Se la vada a prendere da solo. Il rubinetto fun­ziona... Io in casa non ci posso entrate.

padre de leo  Non può entrare in casa? E perché?

serafina   La casa ha il tetto di lamiera. Devo respirare.

padre de leo    E in casa non respira? serafina   No, non ci respiro, in casa. La casa ha il tetto di lamiera, e io...

La Strega si è insinuata nel canneto facendo finta di cercare una gallina.

la strega Pissi, pissi, pissi, pissi, pissi. (Si rannicchia per sbirciare nella casa).

serafina Cos'è questo? È la...? Sì, la Strega! (Prende un vaso di fiori con una pianta morta e attraversa il cortile) Strega! Strega! (La Strega alza la lesta, indietreggiando un poco). Sì, tu, dico tu! Non stai cercando nessuna galli­na! Fuori dal mio cortile!

La Strega batte in ritirata, brontolando malvagia, nel canneto, Serafina fa le corna a mo' di scongiuro. La ca­pra bela.

padre de leo    Non ha amici, Serafina.

serafina    Non voglio amici.

padre de leo Lei è ancora giovane. Ancora in età per l'amore... e per fare altri figli! Me la ricordo vestita di seta azzurro pallido alla Messa una mattina di Pasqua, sì, come una signora che si fosse messa addosso un... pezzo di... cielo! Oh. che portamento fiero aveva, an­che troppo fiero!... Mentre adesso se ne sta curva e si trascina a piedi scalzi. Fa la vita di una reclusa, vestita di stracci come una reclusa. Non ha un compagno; con le donne non si immischia. Lei...

serafina No, ché fimmini num mi ciammiscu. (Guatando furiosa le donne sull'argine) Sto meglio coi pupazzi che ho in casa, perché loro non m'ambroghianu!... Che raz­za di donne sono quelle? (miniando con forza) «Iiih. papà, iiih, picciriddu, io, io, io! » A trent'anni non sono più buone per il letto matrimoniale, nossignori. Il letto grande lo mettono in cantina! Si comprano dei lettini ai grandi magazzini e accussì si rommi a panza sutta!

padre de leo  Attenta a come parli!

serafina Fanno una vita senza sfarzo. A casa invece del cuore hanno il deep freezer. Gli uomini a casa nessuno sfarzo trovano, vicino aquelle femmine; e accussì vanno ai bar, si pigliano a bastonate tra di loro, si ubriacano, ingrassano, mettono le corna alle femmine perché le femmine non gli danno l'amore che è lo sfarzo... Io lo davo, invece, io glielo davo, lo sfarzo. Per me il letto grande era bello come una religione. Ora ci trovo dentro solo sogni e ricordi! Ma per me è ancora bello e non cre­do ca u masculu ro me cori m'avissa misu i corna! (Le donne mormorano). Ma che dicono, che dicono? Non sarà che tutti sanno qualcosa e solo io nun sacciu nen­ti?... No, io voglio solo un segno, un segno da Nostra Signora, che mi dica che la menzogna è menzogna! e al­lora io... (Le donne ridono sull'argine. Serafina fa per an­dare fieramente verso di loro. Quelle si sparpagliano). Qua, qua, qua, qua! come le oche quando gli tiri l'acqua addosso!

Il suono di risa di scherno.

padre de leo Ridono di lei, ciascuna davanti alla porta di casa sua.

seeafina Rido anch'io. Sentitemi, sto ridendo! (Esplode in una risata, sonora, artificiale, prima sul portico, quindi verso l'argine, infine andando davanti alla casa) Ah, ah, ah, ah, ah, ah, ah! Ora ridono tutti. Ah, ah, ah, ah, ah, ah!

padre deleo   Zitta, ora!... Pensi a sua figlia.

serafina (recependo la parola «figlia») Voi, voi pensate a mia figlia! Oggi avete distribuito i diplomi, oggi al liceo avete distribuito i premi, i diplomi; Avete dato a mia fi­glia un'opera in due volumi intitolata la Summa della Conoscenza! Cosa sa lei? Sa già come ci si vende per quattro soldi?... Oh, sì, ecco cosa c;è da imparare, a svendersi e a barare!.. Lo sapete voi cos'è che fanno in quel liceo? Rovinano le ragazze; Danno il ballo di pri­mavera perché le ragazze sono pazze per gli uomini. E li a quel ballo mia figlia si è messa con un marinaio che porta un orecchino d'oro! E dei calzoni così stretti che una donna non lo dovrebbe nemmeno guardare! Questa mattina, questa mattina lei si è tagliata il polso con un coltello per costringermi a mandarla!... Ora sono andati tutti quanti in un'isola, picnic lo chiamano, tutti quanti, in una... barca, sono andati!

padre de leo  Ma c'era davvero un picnic organizzato dalla scuoia, ed erano accompagnati dagli insegnanti.

serafina Oh, io so. lo so! Da quelle professoresse zitelle, pazze per gli uomini!... Sull'isola perdono tutte la testa!

padre deleo Serafina delle Rose! (Prende la sedia per la spalliera e la issa sul portico quando lei fa per rimettersi sopra) ... Le ordino di entrare in casa.

serafina Di entrare in casa!- D'accordo. Entro in casa se mi rispondete a una domanda... Mi rispondete a una domanda?

padre de leo  Certo, se so la risposta.

serafina Sì che la sapete, la risposta!... Una volta voi confessavate mio marito. (Si volta a guardare il prete negli occhi).

padre de leo   Sì, lo confessavo...

serafina (non senza difficoltà) Vi ha mai parlato di una don-na? (Un bambino lancia uno strillo e cade davanti alla ca­sa . Padre De Leo prende il proprio panama. Serafina avan­za lentamente verso di lui. Lai si avvia per allontanarsi dal­la casa. Serafina, correndogli dietro) Aspettate! Aspettate un momento!

padre de leo (intimorito, senza guardarla)    Che vuole?

serafinaRispondetemi! (Si percuote il petto) Vi ha parla­to di una donna?

padrf, de leo Sa bene che non deve farmi di queste do-mande. Ionon infrango le leggi della Chiesa. I segreti del confessionale sono sacri per me. (Si allontana).

serafina (inseguendolo e prendendolo per il braccio) Devo saperlo. E voi me lo potete dire.

padre de leo  Mi lasci, Serafina!

serafinaSolo se voi me lo dite, padre. Padre, ditemelo, ditemelo, vi prego! O io divento pazza! (Sottovoce, con forza) Torno dentro casa e sfascio l'urna con le ceneri... se non me lo dite! Divento pazza con questo dubbio nel cuore e sfascerò l'urna e spargerò le ceneri... del corpo di mio marito!

padre de leo Che potrei dirle? Se non vuol credere i fat­ti noti su di lui...

serafina    I fatti noti, chi li conosce i fatti noti?

Le vicine hanno sentito la discussione e cominciano ad affollarsi sussurrando scandalizzate per la mancanza di rispetto di Serafina.

padre de leo (spaventato) Mi lasci, mi lasci stare!... Oh, Serafina, sono troppo vecchio per questo... per favo-re! ... Tutti sanno...

serafina (sottovoce, sibilando con forza) Nuddu canuscieva a me rosa ro munnu, sulu io, e ora possono mentire perché la rosa non è più viva. Vogliono vedere l'urna di marmo rotta; vogliono vedere che la rompo. Vogliono che le ceneri della rosa siano sparse perché io ho avuto troppo sfarzo. Non vogliono uno sfarzo come quello dentro al cuore di nessuno. Vogliono... quei sorci che squittiscono!... fatti canusciuti. Ma i fatti conosciuti, chi li conosce? Voialtri - padri - voi vi vestite di nero per via del fatto che i fatti non li conosce nessuno!

padre de leo Oh,  Serafina! C'è gente che guarda!

serafina Che guardino qualcosa. Sarà una bella novità per loro... È da tanto tempo che volevo sfogarmi così, e ora...

padre de leo Sono troppo vecchio: non sono abbastanza forte. Ho sessantasette anni! Devo chiedere aiuto, adesso?

serafina Sì, chiamate! Chiedete aiuto, ma io non vi la­scio andare finché non me lo dite!

padre de leo  Non siete una donna rispettabile.

serafina  No, non sono rispettabile; sono una donna.

padre de leo No, non siete una donna. Siete un animale!

serafina Sì, sì. un animale! Sono un animale! Un ani­male. Ditelo a tutti, gridateglielo a tutti quanti, su e giù per tutto il quartiere! «La vedova delle Rose non è ri­spettabile, non è nemmeno una donna, è un animale! » Sta aggredendo il prete! Gli strapperà la tonaca di dos­so se non le dice che le puttane della città le stanno rac­contando una bugia! (Le vicine si sono accostate sempre di più via via che la discussione si animava, e ora interven­gono al salvataggio di Padre De Leo, aiutandolo a svinco­larsi da Serafina, che è sul punto di aggredirlo fisicamente. Padre De Leo grida: «Polizia! Polizia! », ma le donne gli strappano di dosso Serafina e lo portano via con mormorii consolatori. Stropicciandosi i polsi) Sì, sono io, sono io!! Rinchiudetemi, rinchiudetemi, rinchiudetemi! Altri­menti... sfascio!... l'urna... (Getta indietro il capo e si pre­me i pugni contro gli occhi. Poi corre come folle ai gradini e cade sui medesimi).

assunta    Serafina! Figlia! Figlia! Andiamo a casa!

serafina Lasciami in pace, vecchia. (Serafina torna lenta­mente sui gradini del portico e vi si accascia sopra, sedendo-visi come un uomo stanco, le ginocchio, divaricate e la testa appoggiata sulle mani. I bambini tornano furtivi da dietro la casa. Un bambinetto le tira un pisello secco con una cer­bottana . Lei sussulta con un grido. I bambini si sparpaglia­no, strillando. Lei di nuovo si accascia sui gradini, poi si piega indietro e fissa il cielo, dondolando il capo). Oh, Si­gnora, Signora, Signora, dammi un segno!

A mo' di ironica risposta compare un venditore ambulan­te e viene verso il portico. È un grassone con un abito di lino a righine e un cappello di paglia con un nastro gial­lo, rosso e vermiglio. Ha la faccia rossa come una barba­bietola e verdi mezzelune di sudore gli inzuppano le ascelle della giacca. Ha una camicia color lavanda e una cravatta a farfalla azzurro pallido a larghi pallini gialli. Il suo ingresso è accompagnato da un breve tema musicale di sapore satirico.

commesso viaggiatore Buona sera, signora. (Lei alza len­tamente lo sguardo. Il commesso viaggiatore parla dolce­mente, come recitando una preghiera) Ho qui una piccola novità che offro solo a pochi fortunati a quello che chia­miamo prezzo di lancio. Sa cosa voglio dire? Non un prezzo regolare, ma un prezzo inferiore a quanto costa confezionare l'articolo, un prezzo che stabiliamo allo scopo di presentare il prodotto sulla zona costiera del Golfo. Signora, questo oggetto che sto per farle piovere in grembo è un affare ancora più grosso della televisio­ne; è destinato a rivoluzionare la vita domestica in Ame­rica... Ora io non faccio vendite porta a porta, io vendo direttamente ai commercianti, ma quando mi sono fer­mato qui per fare benzina e l'ho vista che prendeva l'aria sui gradini, ho pensato di affacciarmi un momento per...

Si sente il rumore di un grosso camion che si ferma sull'autostrada: e una voce di uomo, Alvaro, che grida.

alvaro    Ehi! Ehi, pirata della strada!

commesso viaggiatore (estraendo un campione dalla borsa) Ora, signora, questo piccolo articolo ha un aspetto che può mettere fuori, strada. Per prima cosa voglio farle no­tare la sua compattezza. Non occupa più spazio di...

Alvaro scende dall'argine. Ha circa ventisette anni, è bruno e molto attraente. E un tipo mediterraneo ci quelli che sembrano lucidi torelli. Piccolo di statura, ha un torso massiccio e scultoreo e ricci neri con riflessi az­zurrini. Ha il viso e i modi del buontempone; ha una se­ducente goffaggine. Ha un che di sorprendente, di im­provvisato; sembra spesso sorpreso di quello che egli stesso dice e fa, come se non l'avesse completameli Le previsto. Nel momento in cui sentiamo la sua voce per la prima volta comincia un suono di timpani, prima pia-nissimo, ma crescente com'egli si avvicina, tino a rag­giungere un culmine vibrante con la sua apparizione a Serafina che è accanto alla casa.

alvaro    Be'?

commesso viaggiatore (senza guardarlo)    Be' fa la pecora, e il lupo se la mangia!... Allora, signora, vuol vedere co­sa succede quando premo questo tasto?

L'articolo esplode in faccia a Serafina. Lei lo scaccia con una manata e con un grido di irritazione. Allo stesso tempo viene avanti Alvaro, tremante di ira, verso i gra­dini del portico. Suda e balbetta, di furia compressa per tutto un mondo di frustrazioni che al momento sono concentrate nell'imponente figura di questo commesso viaggiatore.

alvaro Ehi, dico a te! Vieni un po' qui; Che ti è preso a quella curva? Mi hai buttato mori strada!

commesso viaggiatore (a Serafina) Mi scusi un attimo solo. (Gira i tacchi affrontando minaccioso Alvaro) C'è qualcosa che ti rode, maccheroni!

alvaro    Io non mi chiamo Maccheroni.

commesso viaggiatore    Va bene, Spaghetti.

alvaro (quasi in lacrime dal furore) Non sono macchero­ni. Non sono spaghetti. Sono un essere umano che por­ta un camion di banane. Porto un camion di banane per la Southern Fruit Company allo scopo di guadagnarmi da vivere, non di giocare ai cowboy sull'autostrada con un maledetto pirata. Da Pass Christian a qui hai avuto tutta autostrada a Quattro corsie. Ti ho dato via libera per superarmi. Invece tu ti sei accodato e mi hai suona­to. Hai gridato «Terrone!» e «Mangiaspaghetti». «Scansati, terrone, scansati, mangiaspaghetti». Poi a quella maledetta curva, finalmente mi hai superato e mi hai fatto uscire di strada e mi hai pure gridato «Terrone figlio di puttana! » Io non ci sto, no, no e poi no! Meno male che ti sei fermato qui. Togliti quel sigaro di bocca, togliti quel sigaro!

commesso viaggiatore    Toglimelo tu, capelli unti.

alvaro Se te lo tolgo io poi te lo caccio giù in gola. Ho tre persone a carico! Se faccio a botte mi licenziano, ma sono pronto a fare a botte e a perdere il posto. To­gliti quei sigaro! (Degli spettatori cominciano a radu­narsi sul bordo della scena. Serafina guarda il camionista, gli occhi come quelli di una sonnambula. D'un tratto emette un grido sordo e sembra sul punto di cadere). Via quel sigaro, via, via quel sigaro! (Gli toglie di bocca il sigaro).

Il commesso viaggiatore gli pianta con violenza il ginoc­chio nel basso ventre. Alvaro avanza barcollando verso il portico.

commesso viaggiatore (gridando, mentre si allontana) Ti ho preso il numero della targa. Maccheroni! E conosco il tuo capo!

alvaro (un ululato) Vai a farti fottere! (improvvisamente si avvia barcollando su per i gradini) Signora, signora, de­vo entrare in casa! (Non appena entra, scoppia in sin­ghiozzi laceranti, appoggiandosi contro una parete e in pre­da a un tremito convulso).

Gli spettatori fuori ridono mentre si disperdono. Serafina lentamente entra nella casa. La controporta a rete stride torte sulle molle arrugginite quando lei se la lascia chiudere gradualmente alle spalle, gli occhi sempre fissi con un'espressione di attonita meraviglia sulla sagoma singhiozzante del camionista. Dobbiamo capire la sua reazione che sale dal profondo dell'inconscio davanti a questo contatto improvviso con un dolore acuto come il suo. C'è una lunga pausa mentre la controporta emette il suo miagolio lamentoso oscillando fino a chiudersi gradualmente.

serafina C'è qualcuno... in casa mia? (Da ultimo, in un mormorio rauco, tremulo) Che cosa... ci fa lei qui? Per­ché è... entrato in casa mia?

alvaro Oh, signora... mi lasci in pace!... Per favore... ora!

serafina    Lei... non ha motivo... di trovarsi qui...

alvaro Ho bisogno di piangere dopo la lotta. Mi dispia­ce, signora. Io... (I singhiozzi lo squassano ancora. Si ap­poggia a un manichino).

serafina Non si appoggi al mio manichino. Se non si reg­ge in piedi, si sieda... Si può sapere che ha?

alvaro Piango sempre dopo aver fatto a botte. Ma non voglio che mi vedano. Non è da uomo.

C'è una lunga pausa; l'atteggiamento di Serafina sembra più solidale verso l'uomo.

serafina Gli uomini non sono mica diversi dalle altre creature... (Tutt'a un tratto il viso le si aggronda, e per la prima volta nella commedia Serafina si mette a piangere, dapprima senza rumore, quindi udibilmente. Ben presto piange rumorosamente come Alvaro. Parla fra i singhiozzi) ... Io piango sempre... quando vedo piangere qualcun altro...

alvaro No. no, signora, non pianga! Perché dovrebbe piangere, lei? Smetto. Fra un momento ho finito. Non è da uomo. Mi vergogno di me stesso. Ora smetto; la pre­go, signora... (Sempre un po' curvo per il dolore, una ma­no premuta contro l'addome, Alvaro si scansa dalla parete. Si soffia il naso con due dita).

Serafina prende un pezzo di tulle bianco e glielo dà per­ché ci si pulisca le dita.

serafina    Avete la giacca strappata.

alvaro (singhiozzando)    La giacca della ditta? Strappata?

serafina      Sì...

alvaro    Strappata dove?

serafina (in singhiozzi)    In basso sulla... schiena.

alvaro    Oh, Dio!

serafina Toglietevela. Ve la rammendo io. Io faccio lavori... di cucito.

alvaro Oh, Dio! (In singhiozzi) Ho tre persone a carico! (Alza tre dita e le scuote con violenza verso Serafina).

serafina    Datemi... datemi la giacca.

alvaro    Mi ha preso la targa!

serafina   La gente non fa che prendere le targhe delle macchine e i numeri del telefono e altri numeri che non significano niente... tutti quei numeri...

alvaro Tre, tre persone a carico! Che non hanno nem­meno la cittadinanza! Niente cassa mutua, niente di niente! (Serafino, è in singhiozzi). E quello mi fa rapporto dal capo.

serafina    Era tutto il giorno che volevo piangere.

alvaro Che ha detto che se non la smetto di fare a bot­te, mi licenzia!

serafina     Smettete di piangere, così smetto anch'io.

alvaro     Sono una pappamolla. Mi scusi. Mi vergogno.

serafina Non vergognatevi di niente, il mondo è troppo pazzo perché la gente che lo abita si possa vergognare. Io non mi vergogno e ho già fatto due scenate in mezzo alla strada e mia figlia mi ha detto che faccio ribrezzo. Questa ve la devo cucire a mano; ho rotto la macchina da cucire facendo a botte con due donne.

alvaro    Le chiamano... baruffe di gatti... (Si soffia il naso).

serafina Aprite le persiane, per favore. Non ci vedo. (Si è recala al suo tavolo da lavoro).

Lui va alla finestra. Come apre le imposte, la luce gli ca­de sul bel torso, con la maglietta che gli aderisce umida alla pelle scura e olivastra. Serafina è colpita e mormora: «Ohhh...» Si sente una musica.

alvaro     Come ha detto, signora?

serafina (con una voce strana) La luce sul corpo era come un uomo che abitava qui...

alvaro    Che dice?

serafina Niente... Ma com'è strano!... Siete napoleta­no? (Sta infilando un ago).

alvaro Io sono siciliano! (Serafina si punge e lancia uno strillo). Che c'è?

serafina Mi sono... punta... con l'ago! ... Perché... non vi date una lavata...?

alvaro    Dov'è il gabinetto?

serafina (quasi inudibile) Dietro. (Indica vagamente sul retro).

alvaro Con permesso. (Le passa accanto. Nel frattempo lei prende un paio di occhiali rotti sul tavolo da lavoro. Te­nendoli per la sala stanghetta superstite, a mo' di occhiali-no, esamina la sagoma di lui al passaggio con aria stupefat­ta. Uscendo, lui dice): Un calcio così può avere conse­guenze serie! (Esce sul retro della casa).

serafina (dopo una pausa) Matruzza Santa!... Il corpo di mia marito, con la testa di un pagliaccio! (Va davanti al­la Madonna) Oh Signora, oh Signora! (Fa un gesto im­plorante) Parlatemi!... Che dite?... Vi prego, Signora, non vi sento! È un segno? E un segno di qualcosa? Che significa? Oh, parlatemi, Signora!... Tutto è troppo strano! (Rinuncia alle inutili suppliche alla statua impassi­bile. Poi si precipita alla credenza, si arrampica su di una sedia e afferra una bottiglia di vino dallo scaffale in cima. Ma non riesce più a scendere dalla sedia. Stringendosi al petto la bottiglia polverosa, rimane lì rannicchiata gemendo come una bambina piccola).

Alvaro rientra.

alvaro     Salve.

serafina     Non riesco a salire...

alvaro    Vuol dire, a scendere?

serafina    Voglio dire che non... riesco a scendere...

alvaro    Con permesso, signora! (La solleva dalla sedia).

serafina     Grazie.

alvaro Mi vergogno di quanto è successo. Piangere non è da uomo. Mi ha visto qualcuno?

serafina    Nessuno, solo io. E a me non importa.

alvaro Lei è molto simpatica... Non è solo per le botte che mi sono saltati i nervi. E tutto il giorno che sono così!

(Scuote in aria il pugno serrato).

serafina    E anche io... Cosa c'era che non andava?

alvaro Mi chiamo Mangiacavallo. È un nome buffo, lo so. Forse duemila e settanta anni fa un mio bisbisnonno dalla farne si è mangiato un cavallo intero! non è colpa mia. Be', oggi alla Southern Fruit Company ho trovato sulla busta paga non «Mangiacavallo», ma «eat a horse » in stampatello! Ah, ah, ah, proprio spiritoso!... Ho aperto la busta paga! E ci trovo un avviso... Il salario è stato sequestrato!Lo sa che significa sequestrato? (Serafina annuisce, seria). Sequestrato!.. Eat a horse!... Il pi­rata della strada!.. Tutto in un giorno, è troppo! di­vento pazzo, friggo, strillo, e mi vergogno ma non riesco a farci niente!... Anche un camionista terrone è un essere umano! E gli esseri umani devono piangere...

serafina Sì, devono piangere. Io non sono riuscita a piangere in tutto il giorno ma adesso ho pianto e mi sen­to molto meglio... Vi rammendo la giacca...

alvaro (passandosi la lingua sulle labbra) Che cos'avete in mano? Una bottiglia di vino?

serafina È spumante. Viene dalla casa della famiglia di mio marito. I delle Rose! Una grandissima famiglia. Io ero una contadina, ma ho sposato un barone! - ... Anco­ra non ci credo! Ho sposato un barone, e non avevo nemmeno un paio di scarpe!

alvaro Scusate se faccio la domanda... ma dov'è il baro­ne, ora? (Serafina indica seria l'urna di marmo). Dove avete detto?

serafina    Le sue ceneri sono in quell'urna di marmo.

alvaro Ah! Scusatemi! Scusatemi (Si fa il segno delle cro­ce)... Spero che riposi in pace.

serafina Voi me lo avete ricordato prima... quando ave­te aperto le imposte. Non il viso ma il corpo... Per favo­re, prendetemi del ghiaccio dalla ghiacciaia in cucina. Ho avuto una... giornata bruttissima...

alvaro    Ah, il ghiaccio! Sì... il ghiaccio... ve lo prendo...

Quando esce, di nuovo lei lo guarda attraverso gli oc­chiali rotti.

serafina Nun ci pozzu cririri!... 'Na faccia i pagghiazzu comu chidda, co corpu i ma' maritu! (C'è il rumore di ghiaccio tagliaio in cucina. Lei inserisce un cavatappi nella bottiglia ma i suoi sforzi per aprirla sono goffi e non hanno successo, Alvaro torna con una bacinella piena di ghiaccio. La posa sul tavolo così bruscamente da farne volare fuori unpezzo. Cerca di recuperarlo a tentoni, alla fine ci riesce e se lo asciuga sulla maglietta sudata) Era più pulito in terra!

alvaro     Scusatemi!... Lo lavo?

serafina     Non fa niente.

alvaro    Io sono... pulito!... Io...

Serafina Non fa niente, non fa niente!.. Era meglio se la bottiglia fosse stata in fresco, ma possiamo sempre versare il vino sulla bottiglia.

alvaro    Volete dire sul ghiaccio?

serafina    Voglio dire sul...

alvaro L'apro io. Le mani vostre non sono abituate ai lavori pesanti.

Lei gli cede la bottiglia e di nuovo lo guarda attraverso gli occhiali rotti.

serafina Quei pezzetti di tulle bianco in terra non ven­gono da una tempesta di neve. Sono i ritagli dei vestiti che ho fatto per la cerimonia dei diplomi ai liceo... Uno per mia figlia e tredici per altre tredici ragazze... Un la­vorone che per poco non mi ha uccisa!

alvaro    Col vino si sentirà meglio.

Da fuori si sente un grido giovanile.

 

serafina C'è una una banda di picciotti e picciuttedde scatenati in questa città. In Sicilia i picciotti abballanu cu l'altri masculi picchì na femmina e m'picciottu nun putevunu abballari insieme se non erano ziti. Ma qui si scatenano sulle isole!... ragazzi, ragazze, professoresse ca céccunu masculi...

alvaro Ecco fatto! (Il tappo esce con un pop sonoro. Serafina lancia un grido e barcolla contro il tavolino. Lui ride. Lei gli fa eco, impotente, incapace di fermarsi, incapace di tirare il fiato) ... Mi piacciono le donne che ridono con tutto il cuore.

serafina    E le donne che piangono con tutto il cuore?

alvaro Mi piace tutto quello che le donne fanno col cuore? (Entrambi sono improvvisamente imbarazzati e il riso gli muore sulla bocca. Serafina si alliscia la sottoveste di rayon. Lui le porge un bicchiere dì spumante, con del ghiac­cio. Lei sussurra «Grazie». Senza rendersene conto lei si porta di nuovo il dito ferito alla bocca e si allontana dal ta­volo tenendo il bicchiere con mano malferma. Alvaro con­tinua, nervosamente) Vedo che avete avuto una giornata pesante.

serafina    Sono così... stanca...

alvaro (corre improvvisamente alla finestra e grida) Ehi, ra-gazzini, via da quel camion! Giù le mani dalle banane: (Alle parole «camion» e «banane» Serafina ha un altro sin­gulto e si versa del vino sulla sottoveste). Stronzetti!... Pardon...

serafina    Voi trasportate... trasportate banane?

alvaro    Sì, signora.

serafina      E' un camion da dieci tonnellate?

alvaro    Da otto.

serafina Mio marito trasportava banane in un camion da dieci tonnellate.

alvaro    Be', era barone.

serafina     Trasportate solo banane?

alvaro    Solo banane. Che altro dovrei trasportare?

serafina Mio marito trasportava banane, ma sotto le ba­nane c'era qualcos'altro. Era... scatenato come uno... zingaro. «Scatenato come uno zingaro?» Chi lo ha det­to?... Detesto cominciare a ricordare, e poi non ricorda­re... (Il dialogo fra di loro è pieno di strane esitazioni, frasi spezzate e gesti di assaggio. Entrambi hanno i nervi strema­ti dopo le dure prove che hanno rispettivamente affrontato. La loro comunicazione a tentoni ha una curiosa dolcezza e intimità, come l'incontro di due bambini solitari che si ve­dono per la prima volta. E' per entrambi uno strano lusso, voluttuoso come il primo vento fresco della sera dopo una giornata rovente. Serafina raccoglie oziosamente un carret­tino siciliano ricordo che è su dì un tavolo). Il prete era contrario.

alvaro    Contrario a cosa?

serafina    Al fatto che tenessi le ceneri. Era contro la legge della Chiesa. Ma io dovevo avere qualcosa, ed era tutto quello che potevo avere. (Rimette giù il carretto),

alvaro    Io non ci vedo niente di male.

serafina    Davvero?

alvaro No. Niente di male... Il corpo sarebbe marcito, invece le ceneri rimangono pulite per sempre.

serafina (con passione) Sì, sì, i corpi si corrompono, ma le ceneri rimangono pulite! Venite qui, vi faccio vedere questa foto... il mio matrimonio. (Stacca delicatamente una fotografia dalia parete) Questa sono io, sposa a quat­tordici anni, e questo... questo... questo! (Tamburellan­do col dito sulla foto e voltando il viso verso Alvaro con grandi occhi lustri) Mio marito! (C'è una pausa. Lui pren­de la fotografia dalla mano di lei e se la tiene prima vicina agli occhi, poi molto lontana, poi di nuovo vicina, emet­tendo gli appropriati saspiri di rispettosa ammirazione). Ehhh?... Ehhhh?... Che dite?

alvaro (lentamente, con grande enfasi) Bell'uomo! Bell'uomo!

serafina (riappendendo la foto) Una rosa d'uomo. Sul pet­to aveva una rosa tatuata. (Poi, di punto in bianco)... Voi credete nelle cose strane, o le mettete in dubbio?

alvaro Se le cose strane non succedessero io non sarei qui. Voi non sareste qui. Non staremmo parlando.

serafina Davvero! Voglio dirvi una cosa sul tatuaggio di mio marito. Mio marito aveva questa rosa tatuata sul petto. Una notte io mi sono svegliata con un dolore bru­ciante in questo punto. Ho acceso la luce. Mi sono guar­data il petto nudo e ci ho visto sopra la rosa tatuata di mio marito, addosso a me, sul mio petto, il suo tatuaggio.

alvaro     Strano!

serafina E questo è stato la notte che... bisogna che vi parli con franchezza...

alvaro    Parlate con franchezza! Siamo persone adulte.

serafina E stata la notte in cui ho concepito mio figlio... la creaturina che sì è persa la notte che ho perso mio marito...

alvaro Che cosa strana!... Me la fareste vedere, la rosa tatuata?

serafina Oh, adesso non c'è piò, è durata solo unmo­mento. Io però l'ho vista. L'ho vista con chiarezza... Mi credete?

alvaro    Certo che vi credo!

serafina Non so perché ve l'ho raccontato. Ma mi piace quello che avete detto. Che i corpi si infracidiscono mentre le ceneri restano sempre pulite... immacolate!... Però, sapete, ci sono persone che vogliono sporcare qua­lunque cosa. Due di queste persone gentili seno venute a casa mia oggi e mi hanno detto una tremenda bugia davanti alle ceneri... Una bugia così tremenda che se la credessi vera... runpissi l'urna... e ghittassi i cìnniri! (Improvvisamente scaraventa il bicchiere in terra) La farei a pezzi, la farei a pezzi così!

alvaro    Ma... baronessa!

Serafina impugna una scopa e spazza via I frammenti di vetro.

serafina E dopu pigghiassi sta scupa e i scupassi fora ra potta i rarreri comu tanta munnizza!

alvaro (colpito dalla sua violenza e un po' intimorito) Che bugia vi hanno detto?

serafina No, no, no! Non voglio parlarne! (Butta via la scopa) Voglio solo dimenticarlo; non era vero, era falso, falso, falso!... come i cuori delle due puttane che l'hanno raccontata...

alvaro Sì, dovete dimenticare tutto quello che vi rende infelice.

serafina Il ricordo di un amore non ti rende infelice a meno che tu non creda a una bugia che lo insudicia. Io non credo in quella bugia. Le ceneri sono puliie. Il ri­cordo della rosa nel mio cuore è perfetto!... Il vostro bicchiere piange...

alvaro Anche il vostro. (Mentre lei gli riempie il bicchiere, lui gira per la stanza, guardando qua e là. Lei lo segue. Ogni volta che lui prende in mano un oggetto per esaminarlo, lei delicatamente glielo toglie e lo esamina ella stessa con un nuovo interesse). Avete una bella casa, comoda, accogliente.

serafina Oh, è... molto modesta... Avete una bella casa anche voi?

alvaro   Ho un posto con tre persone a carico.

serafina    Che... persone?

alvaro (contandole sulle dita) Una vecchia sorella zitella, una nonna svampita, un paparino ubriacone che non va­le la polvere per farlo saltare in aria e spedirlo all'infer­no... Hanno la mania del domino. Giocano a domino mattina, pomeriggio e sera. Passandosi un secchio di birra intorno al tavolino...

serafina  Hanno anche la passione della birra?

alvaro Altroché. E quella delle lotterie. Questa prima­vera la sorella zitella ha avuto problemi femminili... so­prattutto mentali, io credo... e così ha passato le t'accen­de domestiche alla nonna svampita, che è una vecchiet­ta molto dolce che non pensa sia il caso di pagare il conto del droghiere fin quando ci sono soldi per giocare alle lotterie. Gioca alle lotterie. Ha un sistema perfetto, solo che non funziona mai. E il conto del droghiere sale, sale, sale, sale, sale!... diventa così alto che non lo si ve­de più... Oggi la Ideal Grocery Cornpany mi ha fatto se­questrare lo stipendio... Ecco fatto. Vi ho raccontato la mia vita... (Il pappagallo squittisce. Lui va alla gabbia) E allora, Polly, come va?

serafina Non si chiama Polly. E non è una femmina, è un maschio.

alvaro Come fare a distinguerli con tutte quelle penne sulla coda? (Ficca un dito nella gabbia, tocca il pappagallo e ne viene morso) Ahiii!

serafina (immedesimandosi) Auuu... (Alvaro si mette in bocca il dito ferito. Serafino si mette in bocca il dito corri­spondente. Lui va al telefono). Ve l'avevo detto di stare attento... Che fate, chiamate il dottore?

alvaro Chiamo il mio capo a Biloxi per spiegargli il mo­tivo dei mio ritardo.

serafina    La telefonata a Biloxi costa dieci centesimi.

alvaro    Non vi preoccupate.

serafina    Non mi preoccupo, perché voi me la pagate.

alvaro Avete un atteggiamento concreto verso la vita... Datemi la Southern Fruit Company a Biloxi... sette-ot­to-sette.

serafina Siete scapolo. Con tre persone a carico? (Lo guarda sotto la cintura).

alvaro    Vi dirò le mie speranze e i miei sogni!

serafina A chi? A me?

alvaro Spero di incontrare una signora concreta, più an­ziana di me. Magari un po' più anziana di me... Non mi importa se sarà un po' troppo rotondetta e nemmeno se non ci tiene troppo a vestirsi! (Imbarazzata, Serafina si ti­ra su una spallina dondolante). La cosa importante ir. una signora è la comprensione. Il buon senso. E io voglio cheabbia una casa bene arredata e una attività di qual­che genere, che le frutti qualcosa... (Si guarda intorno con intenzione).

serafina E una signora così, con una casa bene arredata e una sua attività, perché dovrebbe mettersi con un uo­mo con a carico tre persone maniache del domino e del­la birra, senza contare le lotterie?

alvaro Amore e affetto!... in un mondo che è solitario... e freddo!

serafina Sarà anche solitario, ma freddo non direi, al­meno in una giornata come questa!

alvaro Amore e affetto è quanto ho da offrire nei gior­ni caldi e in quelli freddi, in questo vecchio mondo soli­tario, ed è anche quello che sto cercando. Non ho nient'altro. Mangiacavallo non ha niente. Non per nulla è il nipote dell'idiota del villaggio di Ribera!

serafina (a disagio)    Vedo che vi piace... scherzare!

alvaro No, non scherzo! Dico davvero!... Correva die­tro a mia nonna in una risaia allagata. Lei scivolò su un sasso bagnato... Ed eccomi qua.

serafina    Dovreste avere più rispetto.

alvaro Per cosa dovrei avere più rispetto? Per il sasso che fece scivolare mia nonna?

serafina Per voi stesso, se non altro. Non lavorate per vivere?

alvaro Se nonlavorassi per vivere mi rispetterei di più. Baronessa, io sono un giovane pieno di salute, che esiste senza una vita amorosa. Guardo le foto sulle riviste. Le ragazze della pubblicità... capite cosa voglio dire? Una cosettina qui? Una cosettina là? (Si tocca due punti del proprio corpo).

Il secondo punto imbarazza Serafina che annuncia paca­tamente:

serafina La telefonata costa dieci centesimi per tre mi­nuti. La linea è occupata?

alvaro    Non la linea, il capo.

serafina Vuol dire che il costo della telefonata sale. Non state mica usando il telefono di una miliardaria!

alvaro Vi buttale troppo giù. (Prende in mano il salva­danaio e lo scuote) Questo maialetto mi sembra ben nutrito.

serafina    Monetine da dieci e da un quarto.

alvaro Meglio quelle da un quarto che quelle da cinque. (Serafina si alza, severa, e gli toglie il salvadanaio dalle ma­ni). Ah, ah, ah! Mi avete preso per un rapinatore di banche?

serafina Vi ho preso per un maleducato! Fatevi venire al telefono il vostro capo, oppure riappendete.

alvaro Pronto, pronto! Signor Siccardi? Come se la ca­va la Southern Fruit Company in questo torrido pome­riggio? Ah, ah, ah!... Mangiacavallo!... Eh? Avete già ricevuto il reclamo? Senta, per favore! Quel pirata del­la strada mi ha... Signor Siccardi? (Alza e riabbassa la forcella: poi lentamente riappende) Un uomo con tre per­sone a carico!... licenziato...

C'è una pausa.

serafina Be', perché non chiedete al centralinista quanto viene?

alvaro Ahia! Un uomo con tre persone a carico... senza pia lavoro!

serafina Non ci vedo più, non posso lavorare. Vi faccio una proposta. Aprite l'ultimo cassetto di quel comò. Ci troverete una camicia incartata nella velina. Potete met-tervela finché non vi ho rammendato questa. E ripren-dervela più tardi. (Lui va al comò)... Fu fatta per una persona che non la ritirò mai. (Lui prende il pacchetto). C'è un nome attaccato con uno spillo?

alvaro Sì, è...

serafina (con violenza, ma senza muoversi) Non ditemi il nome! Buttatelo via. dalla finestra!

alvaroPerché?

serafina  Buttatelo, buttatelo via!

alvaro (accartocciando il foglietto e buttandolo dalla fine­stra) Ecco fatto! (C'è un grido lontano di bambini men­tre lui disfa il pacchetto e spiega la camicia di seta rosa, con una esclamazione di piacere latino davanti al lusso della medesima). Colore di rosa! Seta; Seta pura!... Oh, ma questa camicia è troppo bella per Mangiacavallo! Tutto quello che c'è qui è troppo buono per Mangiacavallo!

serafina Niente è troppo buono per un uomo, se l'uomo vale.

alvaro Il nipote dell'idiota del villaggio non vale mica tanto.

serafina Potete essere il nipote di chi volete, mettetevela. Ve la offro volentieri.

alvaro (scivolando voluttuosamente nella camicia)  Sssss!

serafina    Che effetto vi fa la seta addosso?

alvaro     Sembrano le mani di una ragazza!

C'è una pausa, durante la quale lui le mostra il candore del propri denti.

serafina (sollevando i suoi occhiali rotti) Vi procurerà meno guai.

alvaro Non c'èniente di più bello di un dono fra due persone!... Ora sorridete!... Vi sono un po' più simpatico ora?

serafina (lentamente e con dolcezza) Sapete cosa doveva­no fare quando eravate piccolo? Dovevano appiccicarvi le orecchie coi cerotto per tenerle indietro. Adesso che siete grande non sporgerebbero come le ali di una picco­la gazza! (Gli tocca l'orecchio, un tocco molto leggero, tradendo un po' troppo del suo cuore)

Entrambi ridono un po' e lei sì volta dall'altra parte, im­barazzata. Fuori, la capra bela e c'è un rumore di legno scheggiato. Un bambino entra di corsa nel cortile ante­riore, gridando.

salvatore   Signora delle Rose! Ha la capra nel cortile!

Serafina corre alla finestra, spalanca violentemente le imposte e si spenzola fuori. Questa volta prova quasi sollievo nel turbamento. L'intermezzo con la caccia alla capra ha un che di esaltazione folle. Fuori si sente il be­lare selvaggio della capra e il tintinnio della sua bardatura.

serafina     I miei pomodori! Guarda i miei pomodori!

la strega (entrando nel cortile con un pezzo di corda rotta, chiamando)    Ehi, Billy! Ehi, ehi, Billy!

serafina (facendo le corna con le dita) C'è la Strega! Mi fa trasiri 'a crapa 'no cuttigghiu a mangiarmi i pumma-rori! (Ritraendosi dalla finestra) Chidda avi u mslocchiu, e accussi magara 'a crapa! Anche la capra ha il maloc­chio. Mi entrò nel cortile anche la notte in cui persi Ro­sario e il oìccirìddu! Maronnuzza mia! Faciti nesciri da' crapa ne' cuttigghiu! (Torna rinculando dalla Madonna, facendo le corna, mentre fuori la caccia alla capra continua).

alvaro Calmatevi, adesso! Lo prendo io, quel caprone nero, e gli do un calcio che se lo ricorda finché campa! (Esce di corsa dalla porta anteriore e si unisce alla caccia).

Il ragazzino sta sbattendo due coperchi di stagno che ri­suonano come piatti. L'effetto è strano e bello con le grida selvagge dei bambini e i belati della capra. Serafina rimane ansiosamente a metà strada fra le imposte e la protezione della Madonna. Esegue una furiosa imitazio-ne della capra belante, contorcendo il viso con odio. E' la furia di una donna davanti al desiderio che la fa sof­frire. Da ultimo il caprone viene preso.

bruno    Preso, preso, preso!

alvaro Vieni qui, diavolo! (Appare dai lato della casa te­nendo stretto il mozzicone di corda al collo del caprone. Il ragazzino lo segue, sbattendo gioiosamente i coperchi, e die­tro segue la Strega, col suo pezzo dì corda, i capelli grigi che le pendono sul viso e il bordo della sottana nera raccolto in una mano, rivelando piedi nudi e gambe pelose. Serafina esce fuori sul portico mentre la grottesca piccola precessio­ne le passa davanti, e alza la mano con le dita che fanno le corna al passaggio del caprone e della Strega. Alvaro conse­gna il caprone alla Strega e torna ansimante alla casa). Niente paura!... Ora devo andare... Siete stata troppo gentile, signora...

serafina Sono la vedova del barone delle Rose... Scusa­te il mio... deshabillé... (Lui le tiene la mano, ritto sui gra­dini del portico. Lei continua molto timida, ansimando un po') Non sono sempre così... Certe volte mi tiro su!... Quando era vivo mio marito, quando mio marito rinca­sava, quando era vivo... avevo addosso un vestito puli­to. E certe volte mi mettevo perfino... una rosa nei capelli...

alvaro    Dovete star bene, con una rosa nei capelli.

serafina    Ma per una vedova... non è tempo di rose...

Si sente una musica, è un mandolino che suona.

alvaro Ma no, ora vi sbagliate! Il tempo di rose è sem­pre, per tutti! La rosa è il cuore del mondo come il cuo­re è il... cuore del... corpo? Ma voi, baronessa... lo sa­pete cosa penso che abbiate fatto?

serafina    Cosa... cosa ho... fatto?

alvaro Voi avete messo il vostro cuore nell'urna di mar­mo con le ceneri. (Ora si sente cantare insieme con la mu­sica, che continua fino alla fine della scena). E se una volta per un temporale, o una volta che sull'autostrada pas­sa un camion da dieci tonnellate... l'urna di marmo si dovesse spezzare! (indica improvvisamente il cielo) Guar­date! Guardate, baronessa!

serafina (stupefatta) Che devo guardare? Non vedo niente!

alvaro Sto indicando il vostro cuore, uscito dall'urna e dalle ceneri!... Rondinella felice! (Fa un gesto ampio ver­so il cielo che si sta oscurando).

serafina Ah! (lui fischia a mo' di uccello e fa dei gesti di gratitudine, da uccello, con le mani). Pagliaccio, pagliac­cio... smettetela! Io vi sto a sentire sui serio... e voi scherzate... (Sorride involontariamente per i suoi lazzi).

alvaro    Quando posso riportarvi la camicia?

serafina   Quando ripassate di qui?

alvaro    Ripassoquesta sera per andare a cena. Va bene?

serafina Allora guardate la finestra questa sera. Se le im­poste sono aperte e vedete una luce alla finestra, potete fermarvi a prendere la vostra... giacca... ma se le impo­ste sono chiuse, farete meglio a non fermarvi perché vorrà dire che c'è Rosa. Rosa è mia figlia. E' andata a un picnic... forse... torna presto... ma sapete come sono questi picnic. Aspettano... la luna per... mettersi a can­tare. - Non che ci sia niente di male se due adulti fanno due chiacchiere in santa pace! - Ma Rosa ha quindici anni... devo stare attenta a darle il buon esempio.

alvaro Guarderò la finestra... Guarderò la finestra! (Imita un uccello che decolla, fischiando allegro).

serafina     Buffone!

alvaro (grida da fuori) Ehi, stronzetti, giù da quel ca­mion! Lasciate stare quelle banane!

Si sente il camion messo in moto e avviarsi. Serafina ri­mane ritta e immobile sul portico, a frugare il cielo con gli occhi.

serafina Rosario, perdonami! Perdonami per aver pen­sato che quella tremenda menzogna fosse la verità!

         

La luce nella casa si attenua. Un ragazzino corre nel cor­tile mostrando con gesto di trionfo un casco di banane. Una bambinetta lo segue con strida acute. Di corsa gira­no intorno alla casa. La luce si dissolve e cade il sipario.


ATTO TERZO

SCENA PRIMA.

È quella stessa sera.

I bambini del vicinato giocano intorno alla casa. Uno di loro conta di. cinque in cinque fino a cento, gridando i numeri, appoggiato al palmizio, Serafina è nel soggior­no, seduta sul sofà. Siede rigida, con addosso una sotta­na da cerimonia che non si è più messa dalla morte del marito. Ha una rosa nei capelli. Da come si muove è evi­dente che porta un busto che la stringe in modo insop­portabile. Si sente il rumore di un camion che si avvici­na sull'autostrada. Serafina si tira su assumendo una strana posizione rannicchiata. Ma il camion passa senza fermarsi. Il busto sta diventando intollerabile, e Serafina decide di togliersele; andando dietro il sofà per com­piere l'operazione. Con grandi grugniti è riuscita a tirar­selo giù fino alle ginocchia, quando fuori si sente il ru­more di un altro camion che si avvicina. Questa volta il camion si ferma sull'autostrada, con stridore di freni, Serafina capisce che è Alvaro, e i suoi sforzi per uscire dal busto, che a questo punto le inchioda le gambe, di­ventano frenetici. Serafina esce zoppicando da dietro il sofà mentre Alvaro compare davanti alla casa.

alvaro (allegramente) Rondinella felice! Ora guardo la fi-neee-stra! Signora delle Rose! (La reazione di Serafina a questo saluto è un gemito ài sofferenza. Serafina saltella e zoppica disperatamente verso la tenda che separa le due stanze e ci arriva appena in tempo per nascondersi mentre Alvaro entra nel soggiorno dal portico, attraverso la porta a molla. Ha in mano un pacco e una scatola di caramelle) C'è nessuno?

serafina (dapprima in modo inudibile) Sì, sì, sono qui. (Poi forte e rauca, mentre finalmente finisce dì sfilarsi il bu­sto dalle gambe) Sì, sì, sono qui! (Per dissimulare il suo imbarazzo, si dà da fare a preparare dei bicchieri di vino su un vassoio).

alvaro Sento tintinnare dei bicchieri! Vi do una mano! (Attraversa impaziente la tenda, ma qui si ferma di botto, stupefatto).

serafina  C'è... qualcosa... che non va?

alvaro Non vi aspettavo così carina! Voi siete una vedovella giovane!

serafina    Siete... servitevi...

alvaro Sono stato dal barbiere! Mi sono fatto fare il servizio completo!

serafina (flebilmente, ritraendosi un poco da lui) Avete... olio di rose... nei capelli...

alvaro Olio di rose! Vi piace l'odore? (Fuori c'è un sel­vaggio, lontano grido dì bambini, e dentro, una pausa. Serafina scuote lentamente la testa con la ferita infinita da un ri­cordo). A voi... non piace...questo odore? Ah, ma allora me lo tolgo, mi vado subito a lavare... (Si avvia verso il retro).

Lei alza la mano per fermarlo.

serafina No, no, no, non fa... niente. Mi... piace l'odo­re... (Un ragazzina entra di corsa nel cortile, schiva un proiettile invisibile, caccia fuori la lingua e urla: Yahkhh! Poi schizza via dietro la casa). Ci... sediamo in salotto?

alvaro Io dico che è meglio che stare in piedi in camera da pranzo. (Entra formalmente)... Ci mettiamo sul sofà?

serafina     Voi mettetevi sul sofà. Io prendo questa sedia.

alvaro (deluso)    Non vi piace stare seduta su un sofà?

serafina Su quel sofà ci sprofondo troppo. Mi piace ave­re lo schienale rigido dietro...

alvaro    Quella sedia non mi sembra comoda.

serafina    Questa sedia è comodissima, invece.

alvaro    Ma in due sul sofà si parla meglio!

serafina Io su una sedia ci parlo bene come sul sofà... (C'è una pausa. Alvaro si gratta nervosamente una spalla). Perché vi grattate la spalla?

alvaro    Ah... E un tic... nervoso...

serafina    Pensavo che il vestito vi andasse stretto...

alvaro Questo vestito me lo sono comprato per sposar­mi, quattro anni fa.

serafina    Però poi non vi siete più sposato?

alvaro Le avevo dato uno zircone invece di un diaman­te. Lo ha fatto stimare. E mi hanno sbattuto la porta in faccia.

serafina    Forse io avrei fatto la stessa cosa.

alvaro    Comprare io zircone?

serafina    No, sbattere la porta.

alvaro Aveva gli occhi poco sinceri. Voi avete degli oc­chi sinceri. Datemi la mano, che vi leggo la fortuna! (Lei indietreggia con la sedia). Vedo due uomini nella vo­stra vita. Uno molto bello. Uno non bello. Ha le orec­chie troppo grandi, ma sempre meno grandi del suo cuo­re! Con tre persone a carico... Anzi, per la verità ha quattro persone a carico! Ah, Ah, Ah!

serafina    Chi è la quarta persona?

alvaro Quella che hanno tutti gli uomini, che li fa spen­dere di più, che li caccia nei guai, che gli crea le peggiori responsabilità! Ah, ah, ah!

serafina Spero non stiate dicendo delle volgarità. (Si al­za e gli volta le spalle. Poi scopre la scatola di caramelle), Cos'è quella bella scatola rossa?

alvaro Un regalo che ho preso per una signora nervosa ma gentile!

serafina Cioccolatini? Grazie! Grazie! Ma sono troppo grassa.

alvaro Non siete grassa, siete solo rotonda al punto giu­sto. (Si sporge per pizzicarle la carne cremosa della parte su­periore del braccio).

serafina No, per favore. Non mi innervosite. Se mi in­nervosisco un'altra volta mi metto a piangere...

alvaro Parliamo diqualcosa che vi faccia dimenticare i vostri guai. Dite che avete una figlia giovane?

serafina (con voce soffocata) Sì. Ho una figlia giovane. Si chiama Rosa.

alvaro    Rosa, Rosa! È carina?

serafina Ha gli occhi di suo padre, e lo stesso sangue ri­belle, ostinato! Oggi era il giorno del suo diploma dal li­ceo. Era talmente graziosa con un vestito bianco di tulle e ungran mazzo di... rose...

alvaro Non certo più graziosa della sua mamma, ci scom­metto... con quella rosa che avete nei capelli

serafina    Ha solo quindici anni.

alvaro    Quindici?

serafina (lisciandosi la seta azzurra sul grembo con meno esi­tante)    Si, solo quindici...

alvaro    Ma ha un boyfriend, vero?

serafina    Ha conosciuto un marinaio.

alvaro Oh Dio! Non mi meraviglio che sembriate nervosa.

serafina Non volevo che uscisse con questo marinaio. Aveva un orecchino d'oro.

alvaro    Madonna santa!

serafina Stamattina si è tagliata il polso... non tanto, ma abbastanza da sanguinare... con un coltello da cucina!

alvaro    Ts, ts, ts! Una ragazza molto ribelle!

serafina Ho dovuto cedere e permetterle di portarmelo qui. Lui ha detto di essere cattolico. L'ho fatto inginoc­chiate davanti a Nostra Signora li sopra e gli ho fatto promettere a Lei che avrebbe rispettato l'innocenza della mia Rosa!... Ma chi me lo dice che era cattolico dav­vero?

alvaro (prendendole la mano) Povera piccola signora che si preoccupa! Però dovete affrontare i fatti. Prima o poi il rispetto per l'innocenza di vostra figlia, dovrà finire... Aveva... un tatuaggio?

serafina (stupita)    Se aveva... che?

alvaro Il marinaio amico di vostra figlia, aveva un tatuaggio?

serafina    Perché me lo chiedete?

alvaro Solo perché quasi tutti i marinai hanno un tatuaggio.

serafina Come faccio a sapere se aveva o non aveva un tatuaggio!

alvaro    Io ce l'ho, un tatuaggio!

serafina    Voi avete un tatuaggio?

alvaro    Sì, veramente.

serafina    E che tipo di tatuaggio avete?

alvaro    Voi che tipo pensate?

serafina Oh, io penso... che avrete... una ragazza dei Mari del Sud senza vestiti addosso...

alvaro    Niente ragazze dei Mari del Sud.

serafina   Be', forse un grande cuore rosso con la scritta MAMMA.

alvaro Altro fiasco, baronessa. (Si toglie la cravatta e len­tamente si sbottona la camicia, fissandola con un sorriso di intenso calore. Separa le due metà della camicia sbottonata; voltando verso di lei il petto nudo).

Lei emette un singulto e si alza in piedi.

serafina No, no, no!... Non una rosa! (Lo dice come se stesse respingendo i propri sentimenti).

alvaro    Sì, sì, una rosa!

serafina    Io... non mi sento bene! L'aria è...

alvaro    Che c'è, che c'è, che succede?

serafina La casa ha il tetto di lamiera!... L'aria e... devo uscire fuori per respirare! Scu... scusatemi! (Esce sul portico e si aggrappa a una delle colonnine affusolate del portico per sostenersi, respirando rauca con una mano alla gola).

Lui la segue fuori, lentamente.

alvaro (gentile) Non volevo sorprendervi!... Mi dispiace molto!

serafina (con calma forzata) Non... ne parlate! Chiunque potrebbe avere addosso una rosa tatuata... Non signifi­ca niente... Sapete come sono i tetti di lamiera. Assorbono il caldo tutto il giorno e non si raffreddano più fi­no... a mezzanotte...

alvaro Giusto, giusto, non prima di mezzanotte. (Lei emette un lieve suono di riso, è affatto senza fiato e appog­gia la fronte contro la colonnina del portico. Lui le posa de­licatamente le dita sul punto più stretto della schiena) Sarà caldo in camera da letto... dovrete dormire senza niente addosso...

serafina    No, solo... non si sopportano le coperte...

alvaro Scommetto che non sopportate nemmeno una... camicia da notte! (Con le dita la preme sulla schiena).

serafina Per favore. Alla porta accanto c'è una strega; e non fa che guardare!

alvaro Da quanto tempo non sentivo la morbidezza ci una donna! (Lei emette un singulto sonoro e si volta verso la porta). Dove andare?

serafina Torno dentro casa! (Rientra nel soggiorno, sempre con calma forzata).

alvaro (seguendola dentro)    Su, su, cosa c'è ora?

serafina Ho come la sensazione di avere... dimenticato qualcosa.

alvaro      Eh?

serafina     Non ricordo.

alvaro Se non ve lo ricordate non può essere niente di importante. Apriamo la scatola e prendiamoci un cioccolatino.

serafina (avida di un diversivo)     Sì! Sì, aprite la scatola!

Alvaro le mette in mano un cioccolatino. Lei lo fissa senza espressione.

alvaro Mangiatelo, mangiate il cioccolatino. Se non lo mangiate vi si squaglia in mano e vi ritrovate con le dita tutte appiccicose.

serafina    Per favore, io non...

alvaro    Mangiatelo!

serafina (debolmente e soffocandosi) Non posso, non pos­so, mi strozzerei! Tenete, mangiatelo voi.

alvaro      Mettetemelo in bocca! (Lei gli mette in bocca il cioccolatino). Ecco, avete visto? Avete le dita appiccicose!

serafina    Ah... Corro a lavarmi! (Si alza malferma).

Lui le prende le mani e le lecca le dita.

alvaro    Mmmmm! Mmmmm! Buono, buonissimo!

serafina    Fermo, fermo, Fermo! Non... è... carino...

alvaro    Ve lo pulisco io il cioccolato.

serafina    No, no, no!... Ho una figlia di quindici anni!

alvaro Voi avete l'età delle vostre arterie, baronessa. Ri­mettetevi giù, adesso. Avete le dita bianche come la neve!

serafina    Voi non... vi rendete conto di... come sto...

alvaro    Voi non vi rendete conto di come sto io.

serafina (dubbiosa) Come... state? (A mo' di risposta, lui protende verso di lei le palme delle mani come verso un ca­mino acceso in una stanza gelida)... Che vuol dire... questo?

alvaro La serata è calda ma mi sento le mani... ghiacciate!

serafina    Cattiva... circolazione...

alvaro No, troppa circolazione! (Alvaro diventa tremulo e implorante, avanzando un po' strascicando i piedi, un po' curvo come un mendicante) Dall'altra parte della stanza sento il dolce calore di una signora!

serafina (ritraendosi, dubbiosa) Oh, che paroline mielate. Io credo che con queste paroline mielate voi vogliate abbindolare qualcuno.

alvaro No, no, io so... io so che cos'è che scalda il mon­do, che cos'è che fa l'estate! (Afferra la mano che lei ten­de davanti a sé in atto dì difesa e se la preme contro il petto stringendola forte come per schiantarla) Senza, la rosa... la rosa non crescerebbe sulla siepe; il frutto non spunte­rebbe dall'albero!

serafina Lo so, e il camion... il camion non trasporte­rebbe le banane! Ma signor Mangiacavallo, questa è la mia mano, non è una spugna. Dentro ci ho delle ossa. E le ossa si rompono!

alvaro Scusatemi, baronessa! (Le restituisce la mano con un inchino) Per me è inverno, perché nella mia vita non ho il dolce calore di una signora. Io vivo con le mani nel­le tasche! (Si caccia con violenza le mani nelle tasche dei calzoni, quindi le ritira fuori. Un piccolo disco avvolto nel cellophane gli cade in terra, senza che lui se ne accorga; ma se ne accorge Serafina)... Non apprezzate la poesia!... Co­me vi deve parlare, un poveraccio?

serafina (non promettendo niente di buono) A me la poe­sia piace quando è buona, E' una poesia che vi è caduta di tasca? (Lui guarda in terra)... No, no, proprio accanto al piede!

alvaro (inorridito rendendosi conto di quello che lei ha visto) Ah, non... è niente! (Con un calcio lo spinge sotto il sofà).

serafina (con energia) Tante paroline mielate sulle don­ne. E poi vi cade una cosa simile dalla tasca?... Via di qui, vigliacco (Esce solennemente dalla stanza, tirandosi dietro la tenda)

Lui abbassa la testa prendendosela fra le mani, dispera­to. Poi si avvicina timidamente alla tenda.

alvaro (con una vocina)    Baronessa?

serafina Raccogliete quella cosa che vi è caduta e porta-tevela allo Square Roof. Buonanotte!

alvaro    Baronessa! (Apre la tenda e si affaccia dentro).

serafina Vi ho detto buonanotte. Questa è una casa pri­vata. Io non sono una puttana!

alvaro  Bisogna capire... è importante!

serafina Io capisco un sacco di cose. Voi credete di aver fatto un bel colpo, un buon affare!

alvaro Voi commettete uno sbaglio, baronessa! (Entra e si inginocchia accanto a lei, premendole il viso contro il fianco. Parla, rapsodicamente) Com'è morbida una signo­ra! Com'è morbida, morbida, morbida... è una signora!

serafina Via, sporcaccione, andatevene a casa vostra! Lasciatemi stare! Lasciatemi! (Salta su e corre nel soggiorno).

Lui la segue. L'inseguimento è di grottesca violenza e comicità. Un lume da pavimento viene abbattuto. Lei afferra la scatola dei cioccolatini e lo minaccia di sbat­tergliela in faccia se continua a venirle dietro. Lui cade in ginocchio, il viso a terra, e martella il pavimento coi pugni, in singhiozzi.

alvaro    Tutto nella mia vita va sempre a finire così!

serafina Alzatevi, alzatevi!... nipote dello scemo del vil­laggio! Vi vedono, sapete, da quella finestra, c'è la... la strega della porta accanto... (Lui si tira su lentamente). E dov'è la camicia che vi avevo prestato?

Lui trascina abbiettamente i piedi attraverso la stanza, quindi le porge un pacchetto ben fatto.

alvaro Ve l'ha incartata mia sorella... Mia sorella era così contenta che avessi conosciuto una signora tanto gen­tile!

serafina Magari pensa che le pagherò il conto del dro­ghiere mentre lei gioca alla lotteria! 

alvaro Non pensa niente del genere, È una zitella anzia­na, mia sorella. Vuole... dei nipotini... delle nipotine...

serafina Ditele a nome mio che non distribuisco né ni­potini né nipotine! (Alvaro si gratta violentemente le spal­le dall'imbarazzo e va trascinando i piedi a riprendersi il cappello. Ne soffia via la polvere e strofina la tesa con la manica. Serafina si preme una nocca alle labbra guardando i suoi gesti goffi. È un po' smontata dalla sua umiltà. Poi parla con la grande dignità di una vedova la cui rispettabi­lità ha superato la prova). Ora, signor Mangiacavallo, vi prego di dirmi la verità su di una cosa. Quando vi siete fatto fare quel tatuaggio sul petto?

alvaro (timido e mesto, gli occhi abbassati sul cappello) Questa sera... dopo cena...

serafina È quello che pensavo. Ve lo siete fatto fare per­ché vi ho detto del tatuaggio di mio marito.

alvaro    Volevo esservi... vicino... farvi... felice...

serafina    Andate a raccontarlo ai marines! (Lui si mette il cappello con un gesto apologetico). Dopo cena vi siete procurato il tatuaggio e la scatola di cioccolatini, e siete venuto qui a prendermi in giro!

alvaro La scatola di cioccolatini l'avevo presa molto tempo fa.

serafina Quanto tempo fa? Se non è una domanda troppo personale?

alvaro L'avevo presa la sera in cui mi sbatté la porta in faccia la ragazza a cui avevo dato... lo zircone...

serafina Che vi serva di lezione. Non cercate di prende­re in giro le donne. Non siete abbastanza furbo!... Ora riprendetevi la camicia. Potete tenervela.

alvaro      Eh?

serafinà    Tenetevela. Non la rivoglio. 

alvaro    Avete appena detto il contrario.

serafina  E una camicia da uomo, no?

alvaro     Mi avete appena accusato di aver tentato di rubarvela.

serafina Be', mi innervosite!

alvaro    È colpa mia se siete vedova da troppo tempo?

serafina    Avete commesso un errore!

alvaro    L'errore lo avete commesso voi!

serafina    Ci siamo sbagliati tutti e due!

C'è una pausa. Entrambi sospirano profondamente.

alvaro Dovevamo essere amici, ma io dico che non ci siamo incontrati nel giorno giusto... E se uscissi e rien­trassi dalla porta e ricominciassimo tutto daccapo?

serafina No, io penso che non serva a niente. Il giorno era sbagliato tanto per cominciare, per via di due donne. Due donne che questa mattina mi hanno detto che mio marito mi aveva messo sulla testa le corna della capra!

alvaro Come si possono mettere delle corna a una vedova?

serafina Era stato prima, prima! Mi hanno detto che mio marito aveva una relazione fissa con una donna allo Square Roof. Com'era il nome sulla camicia, su quella striscetta di carta? Vi ricordate il nome?

alvaro    Voi mi avete detto di...

serafina    Ditemelo! Ve lo ricordale?

alvaro Mi ricordo il nome perché conosco quella donna. Il nome era Estelle Hohengarten.

serafina Portatemici! Portatemi allo Square Roof! Un momento, un momento! (Si tuffa nella camera da pranzo, acchiappa un coltello dal cassetto della credenza e se lo cac­cia nella borsa. Poi torna indietro di corsa, con la lama del coltello che le sporge dalla borsa).

alvaro (notando il coltello) Li fanno... fanno pagare l'ingresso...

serafina Ci penso io all'ingresso! Portatemici ora, in questo minuto preciso!

alvaro    Il movimento non comincia prima di mezzanotte.

serafina    Lo farò cominciare io prima.

alvaro    I numeri cominciano a mezzanotte,

serafina Li faccio cominciare io! (Corre al telefono) I taxi, per favore. Taxi, voglio andare allo Square Roof, partendo da casa mia! Sì, venite a casa mia e portatemi allo Square Roof, immediatamente! Il mio numero è... com'è il mio numero? Oh mio Dio, com'è il mio nume­ro?... 64 è il mio numero di Front Street! Subito, subito... fate presto!

La capra bela, fuori.

alvaro Baronessa, vi spunta il coltello dalla borsa. (Le prende la borsa) Che ci volete fare con quest'arma?

serafina Tagliare la lingua bugiarda dalla bocca di una donna! Che dice che ha sul petto il tatuaggio di mio ma­rito perché lui mi aveva messo le corna di una capra! Io taglio il cuore di quella donna così come lei mi ha taglia­to il mio!

alvaro    Nessuno taglierà il cuore a nessuno!

Si sente una macchina fuori, e Serafina corre al portico.

serafina Ehi, taxi, taxi, taxi... (La macchina passa senza fermarsi. Con un gemito malsano lei esce in cortile. Lui la segue con un bicchiere di vino in mano) ... Qualcosa mi fa male... nel cuore...

alvaro (guidandola dolcemente dentro casa) Baronessa, bevete questo vino sul portico e tenete gli occhi impic­chiati su chidda stidda. (La guida verso una colonnina del portico e le mette un bicchiere nella mano tremante. Ades­so lei è sottomessa). Sapete come si chiama quella stella? Quella stella è Venere, E la sola stella femmina di tutto il firmamento. Chi ce l'ha messa lassù? Il signor Siccardi,direttore dei trasporti della Southern Fruit Com-pany? No. Ce l'ha messa Dio. (Entra nella casa e le toglie il coltello dalla borsa) E tuttavia c'è gente che non crede in nulla. (Prende il ricevitore) Esplanade 9-7-0.

serafina    Che state facendo?

alvaro Bevete quel vino e vi risolverò tutto questo pro­blema. (Al telefono) Voglio parlare con la croupier del tavolo di blackjack, la signorina Estelle Hohengarten.

serafina Non parlate con quella donna, vi dirà una bugia!

alvaro Estelle Hohengarten? Escluso. Lei dà delle carte pulite... Estelle? Parla Mangiacavallo. Devo farti una domanda che è una domanda personale. Riguarda un ca­mionista molto belloccio, che non è più vivo ma che una volta pare sia stato un personaggio molto noto allo Square Roof. Si chiamava... (Si volta interrogativo verso la porta sulla quale è ritta Serafina) Come si chiamava, baronessa?

serafina (quasi senza fiato)    Rosario delle Rose!

alvaro Rosario delle Rose, si chiamava. (C'è una pausa). Davvero?... Mah! Che peccato...

Serafina lascia andare il bicchiere e salta nel soggiorno con un grido selvaggio. Strappa il telefono di mano ad Alvaro e ci grida dentro.

serafina (selvaggiamente) È la moglie che parla! Che ne sapere voi di mio marito, qual è la bugia?

Si sente una voce metallica dall'apparecchio.

la voce (forte e chiara) Non si ricorda? Le portai la seta color di rosa per fargli una camicia. Lei disse, «Per un uomo?», e io dissi, «Sì, per un uomo che è selvaggio co­me uno zingaro!» Ma se crede che io sia una bugiar­da, venga qui e le mostrerò la sua rosa tatuata sul mio petto!

Serafina allontana da sé il telefono come se si fosse in­cendiato. Poi con un grido terribile lo scaraventa in ter­ra. Barcolla ciecamente verso la Madonna. Alvaro la prende per il braccio e dolcemente la spinge sul sofà.

alvaro Piano, piano, baronessa! Passerà, andrà via in un momento. (Le mette un cuscino dietro la schiena, quindi riattacca il ricevitore).

serafina (alzandosi barcollando dal sofà) A cammera mi furria tunnu tunnu...

alvaro Dovreste restare ancora un po' distesa. Io lo so, io lo so di cosa... avete bisogno! Un asciugamano con del ghiaccio da mettersi sulla fronte... baronessa... Voi restate qui mentre lo preparo! (Va in cucina e da lì grida) Torno subito, baronessa!

ragazzino (Corre nel cortile. Si appoggia contro il tronco del palmizio che si piega e conta forte) Cinque, dieci, quin­dici, venti, venticinque, trenta...

Rumore del ghiaccio spezzato in cucina.

serafina    Dove siete, dove siete?

alvaro    In cucina!... Il ghiaccio...

serafina    Venite qui!

alvaro    Subito, subito...

serafina (volgendosi al sacrario, coi pugni serrati) Non vo­glio, non voglio farlo! (Ma lentamente, come trascinata viene verso il sacrario, con un braccio tremante teso).

ragazzino Settantacinque, ottanta, ottantacinque, no­vanta, novantacinque, cento! (Poi, con foga) Chi non ha fatto resta a me!

A questo grido Serafina prende l'urna di marmo e la sca­raventa con violenza nell'angolo più lontano della stan­za. Poi, subito, si copre il viso. Fuori si sentono le madri che richiamano i figli a casa. Le loro voci sono tenere come musica, aprendosi e chiudendosi in dissolvenza. I bambini compaiono lentamente sul lato della casa, sfini­ti dal gioco scatenato.

giuseppina    Vivi! Vi-vi!

peppina    Salvatore!

violetta    Bruno! Torna a casa, a casa!

I ragazzini si sparpagliano... Entra Alvaro con lo scalpello del ghiaccio.

alvaro    Mi si è rotta la punta dello scalpello.

serafina (togliendosi le mani dal viso) Non voglio ghiac­cio. (Si guarda intorno, ed è come se radunasse una forza fe­roce nel corpo. La sua voce è rauca, il suo corpo trema di violenza, gli occhi le si restringono e mandano lampi, i pu­gni stretti) Ora vi faccio vedere fino a che punto una donna può essere pazza e forte come un uomo! (Va alla sovrapporta, la apre e grida) Buonanotte, signor Mangiacavallo!

alvaro    Voi... voi mi fate andare a casa, ora?

serafina No, no: senti na cosa, scimunitu! (Con un sus­surro stridulo) Fai come se te ne andassi. Allontanati col camion finche non si vede più, fin dove la strega non può più vederlo. Poi torna e io ti lascio aperta la porta di die­tro. Ora dammi la buonanotte in modo da farti sentire da tutto il vicinano! (Grida) Ni viremu [Arrivederci]!

alvaro Ah, ah! Capito! (Grida anche lui). Arrivederci! (Corre ai piedi dei gradini dell'argine).

serafina (ancora più forte)    Buonanotte!

alvaro    Buonanotte, baronessa!

serafina (con voce soffocata) Salutatemeli; salutatemeli tutti... molto caramente... Arrivederci!

alvaro Ciao! (Alvaro si arrampica su per i gradini e se ne va).

Serafina scende nel cortile. La capra bela.

serafina (borbotta selvaggiamente fra sé) Sono una bestia, una bestia feroce! (Fa rapidamente il giro della casa pas­sando sul retro. Come scompare, si sente il camion che si al­lontana; le luci attraversano la casa. Serafina entra dalla porta posteriore. Si muove con grande violenza, ansimando e con singulti. Corre dalla Madonna e la apostrofa appassio­natamente, con gesti esplosivi, chinandosi fino ad avere il viso sullo stesso piano di quello della statua). Mi sintissi, Signora! Tu aventu na manu sta casuzza, e ha tuttu! Ha stuccatu comu a scoccia ri n'acciduzzu na to manu [l'hai spezzata come il guscio di un uccellino nella tua mano], picchì nun ci vo' bene a Serafina?... A Serafina che ti adorava!... No, no, no, tu non parli! Io non ti credo, Si­gnora! Tu si solu 'na pupidda ca' vernici ca si spicchia, e ora iu astutu a luci e mi scoddu [stacco la luce e ti di­mentico], comu tu t'ha scuddatu i Serafina! (Spegne con un soffio la lucetta permanente) Ecco fatto!

Ma adesso tutt'a un tratto è spaventata; la veemenza e l'audacia sono terminate. Con un piccolo singulto arre­tra dal sacrario, gli occhi che guardano apprensivi a de­stra e a sinistra. Il pappagallo squittisce. La capra bela. La notte è piena di rumori sinistri, rauchi stridii di uc­celli, l'improvviso battito di ali nel canneto, un grido di­stante di risa negre. Serafina si ritira alla finestra e apre di più le imposte per far entrare la luce della luna. È rit­ta e ansimante accanto alla finestra, con un pugno pre­muto contro la bocca. Sul retro della casa una porta vie­ne aperta rumorosamente. Serafina inspira e si muove come in cerca di difesa dietro il manichino della sposa. Entra Alvaro attraverso la porta posteriore, chiamando piano e rauco, con grande eccitazione.

alvaro    Dove sei? Dove sei, cara?

serafina (piano)    Sono qui...

alvaro     Hai spento la luce!

serafina      Basta la luna... (Lui avanza verso di lei. I suoi denti bianchi luccicano mentre sorride. Serafina si ritrae da lui di qualche passo. Parla tremula, facendo un goffo gesto verso il sofà) Ora possiamo continuare la nostra... con­versazione... (Tira il fiato, di colpo).

Cala il sipario.

SCENA SECONDA

Poco prima dell'alba, il giorno dopo.

Rosa e Jack compaiono in cima ai gradini dell'argine.

rosa Credevo che non se ne andassero più. (Scende i gra­dini e arriva davanti alla casa, donde gli grida) Scendiamo laggiù.

Lui obbedisce con esitazione. Entrambi sono molto seri. La scena dev'essere recitata il più vicino possibile al pubblico. Lei si siede molto rigida. Lui rimane in piedi dietro a lei con le mani sulle sue spalle.

rosa (reclinando all'indietro la testa contro di lui) E stato il giorno più felice della mia vita, e questa è la notte più triste...

Lui si accoccola davanti a lei.

serafina (da dentro la casa)    Aaaaaahhhhh!

jack (saltando su esterrefatto)    Che è?

rosa (con risentimento)     Oh! È la mamma che sogna mio padre.

jack       Io... mi sento un... verme!Mi sento un verme schifoso!

rosa    Perché?

jack    La promessa che ho fatto a tua madre.

rosa    La detesto per quello.

jack    Tesoro... Rosa, lei... voleva proteggerti.

C'è un grido prolungato dal retro della casa: «Ohhhhh... Rosario!»

rosa    Non voleva che io avessi quello che sta sognando...

jack    No, no, tesoro, lei... voleva... proteggerti...

Il grido da dentro viene ripetuto piano.

rosa Sentila! Fa l'amore mentre dorme! È questo che vuole che faccia io, che mi limiti... a sognarlo?

jack (con umiltà) Lei sa che la sua Rosa è una rosa. E vuo­le che la sua rosa abbia qualcuno... migliore di me...

rosa Migliore di... te! (Parla come se l'eventualità fosse troppo assurda per pensarci).

jack Tu mi vedi attraverso degli... occhiali colorati di rosa...

rosa    Io ti vedo con l'amore!

jack Sì, ma tua madre mi vede con... buon senso... (Serafina grida un'altra volta). Devo andare! (Lei lo tiene con forza. Un corvo gracchia). Tesoro, è così tardi che i corvi stanno gracchiando!

rosa    Sono scemi, sono scemi, è presto!

jack Tesoro, su quell'isola mi sono quasi dimenticato la mia promessa. Quasi, ma non del tutto. Mi capisci, tesoro?

rosa    Dimentica quella promessa!

jack L'ho fatta in ginocchio davanti a Nostra Signora. Ora devo andare, tesoro.

rosa (stringendolo ferocemente) Dovrai rompermi le braccia!

jack    Rosa, Rosa! Vuoi farmi impazzire?

rosa     Voglio che ti ricordi.

jack Sei molto giovane! Quindici anni... quindici anni sono troppo pochi!

rosa    Caro, caro, carissimo!

jack Un po' di tutto questo amore devi tenerlo da parte per quanto sarai grande!

rosa    Carissimo!

jack Hai capito? Tienine un po' da parte per quando sa­rai grande!

rosa     Sono grande già da due anni!

jack    No, no, non è questo che...

rosa Abbastanza grande da sposarmi e avere un... bambino!

jack (saltando su) Oh, buon... Dio! (Le gira intorno pic­chiandosi ripetutamente il palmo della mano col pugno e serrando i denti con una smorfia. Improvvisamente parla) Devo andare!

rosa Vuoi che gridi? (Lui geme e si volta da lei per ripren­dere il suo giro in tondo disperato. Rosa gli sbarra il passo col suo corpo) ... Io lo so, lo so! Tu non mi vuoi! (Jack geme attraverso ì denti senati). No, no, tu non mi vuoi...

jack Ora stammi a sentire! Stavi per metterti nei guai og­gi su quell'isola! Ci sei andata vicina, ma non ci sei riu­scita! ... Per fortuna non è successo e non ci sono stati danni e puoi semplicemente... dimenticarlo...

rosa E' la sola cosa di tutta la mia vita che voglio ricor­dare!... Quando torni a New Orleans?

jack    Domani.

rosa    Quando parte la tua... nave?

jack     Domani.

rosa    Per dove?

jack     Guatemala.

serafina (dalla casa)    Aaahh!

rosa  E un viaggio lungo?

jack Dopo il Guatemala, Buenos Aires. Dopo Buenos Ai­res, Rio. Poi intorno allo Stretto di Magellano e su di nuovo lungo la costa occidentale del Sudamerica, con sosta in tre porti prima di fare scalo a San Francisco.

rosa     Non credo che ti... rivedrò mai più...

jack    La nave non affonderà mica!

rosa (con un filo di voce, desolata) No, ma... io penso che potrebbe magari succedere una volta, e che se non suc­cede quella volta, non succederà più... dopo... (Un corvo gracchia. Si guardano l'un l'altra con calma e tristezza). Non c'è bisogno di essere molto grandi per capire come funziona. Una volta, una volta, una volta sola, può esse­re... divino!... da ricordare... Altre volte? Sì... possono essere qualcosa... Ma una volta sola, Dio... da ricorda­re. .. (Con un piccolo sospiro va a prendere il berretto bian­co dì lui e glielo porge tutta seria) ... Mi dispiace che per te non avesse... tanta importanza...

jack (prendendo il berretto e buttandolo in terra) Guarda! Guardami le nocche! Li vedi i segni che ho sulle noc­che? Lo sai come ci sono venuti questi segni? Ci sono venuti a forza di tirar pugni con tutta la forza, sul ponte della barca a vela!

rosa Perché... non è successo tutto? (Jack alza e abbassa violentemente la testa assentendo con grottesca veemenza alla sua domanda. Rosa raccoglie il berretto e glielo resti­tuisce) ... Per via della promessa alla mamma! Non glie­lo perdonerò mai... (C'è una pausa). A che ora devi esse­re sulla nave oggi pomeriggio?

jack    Perché?

rosa     Tu dimmi a che ora.

jack    Alle cinque!... Perché?

rosa    E che farai fino alle cinque?

jack Be', potrei mentire spudoratamente e dirti che an­drò a... cogliere un mazzolino di margherite nell'.. Au-dubon Park... È questo che vuoi che ti dica?

rosa    No, dimmi la verità.

jack E va bene, ti dico la verità. Prendo una camera in qualche pulcioso alberghetto di North Rampart Street. Poi mi sbronzo come si deve! E allora mi trovo... (Non finisce la frase, ma lei lo capisce).

rosa (gli assesta con più grazia il berretto sul capo bion­do) Fammi un piccolo favore. (La mano di lei scende lungo la guancia e infine alla bocca di lui) Prima di sbron­zarti e prima di... prima di...

jack    Eh?

rosa Guarda nella sala d'aspetto della stazione degli au­tobus, per favore. A mezzogiorno in punto!

jack    Perché?

rosa    Potresti trovarci me che ti aspetto...

jack     E a che... a che servirebbe?

rosa Non sono mai stata in un albergo ma so che hanno dei numeri sulle porte e certe volte... i numeri sono... fortunati... Non è così?... Certe volte?... Non sono fortunati?

jack    Vuoi regalarmi una diecina d'anni di galera?

rosa Voglio che tu mi dia quell'anellino d'oro che hai all'orecchio per portarlo al dito... Voglio darti il mio cuore perché tu lo tenga per sempre! E per sempre! E per sempre! (Lentamente e con un sospiro appena udibile appoggia il viso contro dì luì) Cercami! Ci sarò!

jack (senza fiato) In tutta la mia vita non ho mai provato niente dì così dolce come il tuo piccolo corpo caldo fra le braccia... (Si stacca e corre verso la strada. In fondo ai gradini si volta a guardarla ferocemente come una tigre at­traverso le sbarre di una gabbia).

Lei si stringe alle due colonnine del portico, il corpo spenzolato in avanti.

rosa    Cercami! Ci sarò...

Jack si allontana di corsa dalla casa. Rosa rientra. Irre­quieta, si toglie il vestito e si getta sul sofà in sottove­ste, scalciando via le scarpe. Poi si mette a piangere, come si piange una sola volta nella vita, e la scena si abbuia.

SCENA TERZA.

Tre ore dopo.

Vediamo in un primo momento la veduta esterna del piccolo edificio contro il cielo notturno, che è simile all'azzurro marno stellato di Nostra Signora. Si sta schiarendo un poco.

La luce fioca rivela Rosa dormiente sul sofà. Le coperte sono scostate perché la notte è stata calda, e sulla super­ficie concava della stoffa bianca, simile al cavo vaga­mente lucido di una conchiglia, è il corpo della fanciulla addormentata, vestito solo dì una semplice sottoveste bianca. Un corvo gracchia. Un vento delicato muove le tende bianche verso l'interno e i viticci di vite alle fine­stre, e il cielo si illumina quanto basta per distinguere le trombe vermiglie della gloria mattutina contro l'azzurro molto pallido del cielo nel quale il pianeta Venere non ha ancora perso la sua lucentezza. Sul retro della casetta si sente qualcuno tossire rauco e gemere come fa un uo­mo che ha bevuto torte la sera prima. Cigolio di molle di letto mentre una sagoma pesante si alza. La luce si ri­versa fioca dalla tenda, ora chiusa, che separa le due stanze frontali. Ci sono passi pesanti, strascicati, e Alvaro viene a tentoni, rapidamente, nella stanza da pran­zo con l'ultima bottiglia di spumante nell'incavo di un braccio, gli occhi semiaperti, le gambe di gomma, dicen­do, «Uah-uah-uah-uah-uah...» come il respiro di un vec­chio cane. La scena va recitata con la leggerezza panto­mimica, quasi con la fantasia, di una farsa del primo Chaplin. Alvaro indossa solo i pantaloni ed è a torso nu­do. Entrando entra in collisione con il manichino della vedova, rincula barcollando, gli dà dei colpetti sul seno gonfio con fare timido, apologetico, osservando:

alvaro     Scusami, signora, ma sono il nipote dello scemo dei villaggio di Ribera!

Rinculando Alvaro cozza contro il tavolo ed è spinto dall'impatto fino all'ingresso del soggiorno, schermato dalla tenda. Apre la tenda e ci rimane attaccato, sbir­ciando nella stanza. Alla vista della fanciulla addormen­tata chiude e riapre gli occhi parecchie volte, improvvi­samente emette un rumore di russare dalle narici e si agita con forza una mano davanti agli occhi come per scacciare una visione. Fuori la capra emette un lungo «Beeeeeeeeeeeeh! » Come per rispondere, Alvaro sussurra, nella stessa chiave di basso. «Che bella! » La pri­ma vocale di «bella» è enormemente prolungata come il «beeeh» della capra. Sulle sue gambe di gomma trascina qualche passo avanti e si sporge per contemplare più in­tensamente la visione. La capra lancia un altro belato. Alvaro mormora più forte: «Che bella! » Finisce di vuo­tare la bottiglia di spumante, poi barcollando cade in gi­nocchio, e la bottiglia vuota rotola sul pavimento. Stri­scia a quattro gambe fino ai piedi dei letto, dopodiché vi si appoggia come un bambino che sbircia dentro una ve­trina di pasticciere, ripetendo: «Che bel-la, che bel-la! » con risposte antifonali della capra fuori. Lentamente, con uno sforzo tremendo, come se fosse sulla discesa di un precipizio, si arrampica sul sofà e si rannicchia sulla fanciulla dormiente in posizione di rana prima del bal­zo, dicendo «Che bel-la! » molto forte, questa volta, in tono di sorpresa gioiosamente innocente. Di colpo Rosa si sveglia. Grida, anche prima di essere del tutto sveglia, e salta giù dal sofà con tanta violenza che Alvaro finisce per terra.

Serafina lancia un grido quasi subito dopo Rosa. Attra­versa con un balzo la camera da pranzo nella sua camicia da notte lacera e disordinata. Alla vista dell'uomo ran­nicchiato accanto al sofà il momentaneo stupore si muta in uno scoppio di furia selvaggia. Gli piomba addosso come un grande uccello, graffiando e artigliando la sua sagoma esterrefatta. Con un braccio Alvaro storna i suoi colpi, gettandosi a terra e strisciando nella camera da pranzo. Serafina dà di piglio a una scopa con la quale lo flagella sul capo, sulle natiche e sulle spalle mentre lui tenta goffamente di sottrarsi strisciando via. L'aggres­sione è quasi muta. Ogni volta che lo colpisce lei sibila: «Sporcaccione!» Lui continua a gemere: «Soldi, soldi, soldi! » Alla fine lui si aggrappa al manichino della ve­dova e se lo tiene davanti a mo' di scudo mentre suppli­ca le due donne.

alvaro Senti, baronessa! Signorina! Non lo so cosa sta­vo facendo, sognavo, stavo solo sognando! Giravo per la casa, ho perso l'orientamento! Ti avevo preso per la tua mamma!... Sono ubriaco! Per favore!

rosa (prendendo la scopa)     Basta così, mamma!

serafina (correndo al telefono)    La polizia!

rosa (prendendo il telefono) No, no, no, no. no!... Vuoi che Io sappiano tutti?

serafina (debolmente) Che lo sappiano?... Che sappiano che, cara?

rosa Dagli i suoi vestiti, ora, mamma, e fallo andare via! (Si copre con un lenzuolo).

alvaro Signorina... signorina! Vi giuro che stavo sognando!

serafina Non rivolgere la parola a mia figlia! (Poi, vol­tandosi a Rosa) ... Chi è quest'uomo? Come ha fatto quest'uomo a entrare qui?

rosa (con freddezza) Mamma, non dire altro. Dagli i suoi vestiti che sono in camera da letto, così che possa andarsene!

alvaro (ancora rannicchiato) Mi dispiace tanto, tantissi­mo! Non ricordo niente, solo che sognavo!

serafina(spingendolo con la scopa verso il retro della stanza) Forza, vestiti, tu... nipote dello scemo!... Svelto, svel­to, più svelto! (Alvaro continua a borbottare le sue scuse nella stanza posteriore). Non mi rivolgere la parola, non dire niente! O ti ammazzo!

Pochi istanti dopo Alvaro corre intorno alla casa, messo abbottonato e con la camicia fuori dai pantaloni.

alvaro Ma baronessa, io ti amo! (Una teiera gli sfreccia sopra la testa, lanciata dal retro della casa. La Strega scop­pia a ridere. Sfiduciato, Alvaro batte in ritirata, infilandosi la camicia e scuotendo la testa) Baronessa, baronessa, io ti amo!

Mentre Alvaro scappa via, si sente ridacchiare la Strega.

voce della strega I terroni hanno ricominciato. Si è tenuta in casa un camionista tutta la notte!

         

Rosa si sta vestendo febbrilmente. Dal comò ha afferra­to una sottoveste di raso bianca e luccicante, scompa­rendo per un momento dietro un paravento per indos­sarla mentre Serafina torna nella stanza strascicando i piedi e con aria imbarazzata, la camicia da notte ora co­perta da un kimono di rayon nero e cosparso di papave­ri, la voce tremula di paura, vergogna e apologia.

rosa (dietro il paravento)    Se n'è andato quell'uomo?

serafina    Quell'... uomo?

rosa    Sì, «quell'uomo! »

Serafina (inventando disperatamente) Non so come sia en­trato. Forse la porta di dietro era aperta.

rosa    Certo, forse era aperta!

serafina    Forse è... entrato da una finestra...

rosa O magari è caduto dal caminetto! (Esce da dietro il paravento, con addosso la bianca sottoveste nuziale).

serafina Perché ti metti la biancheria bianca che ti ten­go da parte per quando ti sposi?

rosa Perché mi va. E una ragione sufficiente. (Si pettina con foga).

serafina Voglio che tu capisca a proposito di quell'uomo. Era un uomo che... era... era un uomo che...

rosa    Non sai inventare una bugia?

serafina Era un... camionista, cara. Si è trovato in una zuffa, era inseguito dalla... polizia!

rosa Lo hanno inseguito fino dentro la tua camera da letto?

serafina Mi ha fatto pena, l'ho soccorso, gli ho permes­so di dormire sul pavimento. Mi ha promesso... che...

rosa Si è messo in ginocchio davanti a Nostra Signora? Ha promesso di rispettare la tua innocenza?

serafina Oh, cara, cara! (Abbandonando ogni finzione) Iera sicilianu; ne' capiddi aveva l'ogghiu re rosi [l'olio di rose], e 'a rosa tattuata ri ta patri. Na cammara o scurii nun puteva abbiriri a so' faccia ri pagghiazzu, haia chiu-rutu l'occhi e m'amiamagginati ca era ta patri! Hai chiurutu l'occhi e m'haia mmaggìnatu ca era ta patri... [Nella camera buia non potevo vedere il suo viso di pagliaccio. Ho chiuso gli occhi e ho sognato che era tuo padre! Ho chiuso gli occhi! Ho sognato che era tuo pa­dre...]

ROSA Basta, basta, non voglio sentire più niente! La sola cosa peggiore di una persona che dice bugie è una bu­giarda che sia anche ipocrita!

serafina Senti, per favore! (Rosa fa un dietrofront dallo specchio e fissa la madre con uno sguardo lungo e fulmi­nante. Serafina si contorce sotto quello sguardo) Non mi guardare con gli occhi di tuo padre! (Si copre il viso co­me per difendersi da una luce insopportabile].

rosa Si, ti guardo con gli occhi di mio padre. Ti vedo co­me lui ti vedeva. (Corre al tavolo e prende il salvadanaio) Come questo, questo maiale! (Serafina emette un lungo grido di brivido come un grido di partoriente), Mi servono cinque dollari. Li prendo da qui! (Rosa sfascia il salvadanaio in terra e prende alcune monete che si mette nella borsetta).

Serafina si china in terra. C'è il sibilo di un treno. Rosa a questo punto è completamente vestita, ma esita, un po' vergognosa della propria crudeltà - ma solo un poco. Serafina non riesce a sostenere lo sguardo della figlia.

serafina    Com'è bella... mia figlia! Vai da quel ragazzo! rosa (come sul punto di chiedere scusa)    Mamma? Non mi ha toccata... ha detto solo... «Che bella! »

Serafina si volta lentamente, vergognosa, a fronteggiarla. E come una contadina davanti a una giovane princi­pessa. Rosa la fissa ancora per un momento, poi di colpo tira il fiato ed esce di corsa dalla casa. Mentre la ragaz­za esce, Serafina le grida dietro:

serafina Rosa. Rosa, l'... orologio! (Serafina afferra il pacchettino regalo ed esce di corsa fuori sul portico. Fa per chiamare ancora la figlia, ma le manca il fiato) Rosa, Ro­sa, l'... orologio... (Le ricadono le braccia. Si volta, col dono ancora una volta non dato. Insensatamente, con fare assente, si porta di nuovo l'orologio all'orecchio. Lo scuo­te un po', quindi emette una lieve risata sorpresa. Compa­re Assunta accanto alla casa e si dirige dentro senza esita­zione, come se Serafina l'avesse chiamata). Assunta, l'ur­na è spezzata. Le ceneri sono sparse in terra e non le posso toccare.

Assunta si china a raccattare i frammenti dell'urna. Serafina si è diretta al tabernacolo e riaccende la candela davanti alla Madonna.

assunta    Non ci sono ceneri.

serafina    Dove... dove sono? Dove sono finite le ceneri?

assunta (andando al tabernacolo)  Il vento le ha portate via. (Mette i resti dell'urna infranta nelle mani di Serafina).

Serafina se le passa delicatamente nelle mani e quindi le rimette in cima all'inginocchiatoio davanti alla Ma­donna.

serafina Un uomo quando brucia lascia solo una mancia­ta di ceneri. Nessuna donna può trattenerlo. Bisogna che il vento lo spazzi via.

Si sente la voce di Alvaro che chiama dalla cima dell'ar­gine dell'autostrada.

voce di alvaro  Rondinella felice!

Le donne del vicinato sentono il richiamo di Alvaro, e c'è uno scoppio di risa beffarde da parte di qualcuna di loro. Poi tutte convergono sulla casa da direzioni diver­se e si riuniscono davanti al portico.

peppina    Serafina delle Rose!

giuseppina    Baronessa! Baronessa delle Rose!

peppina    Sulla strada c'è un uomo senza la camicia!

giuseppina (deliziata)    Sì, sì! Senza la camicia!

peppina    Sul petto non ha altro che una rosa tatuata! (Alle donne) Gli ha chiuso a chiave la camicia per non farlo andare al liceo?   

Le donne strillano ridendo. Nella casa Serafina afferra il pacchetto con la camicia di seta, mentre Assunta chiude le imposte delle finestre del soggiorno.

serafina Un momento! (Straccia la carta del pacchetto e corre fuori sul portico tenendo la camicia alta sulla testa in gesto dì sfida) Ecco la camicia! (Con un grido sommesso lascia cadere la camicia, che viene immediatamente afferra­ta da Peppina).

A questo punto ricomincia la musica, con un boato di percussioni, e continua fino alla fine della commedia. Peppina agita la camicia in aria come uno stendardo e la getta a Giuseppina, che adesso si trova sull'argine. Giuseppina la lancia a Mariella, e questa a sua volta a Vio­letta, che è sopra di lei, così che la camicia vivacemente colorata si muove in un percorso a zigzag attraverso l'er­ba piuma della pampa fino alla cima dell'argine, come una striscia di fiamma che salga fulminea un colle inari­dito. Le donne gridano passandosi la camicia.

peppina     Guardate questa camicia! Culuri di rose!

mariella (gridando verso l'alto, ad Alvaro) Coraggio; si­gnore!

giuseppina    Avanti, avanti, signore!

violetta (in cima all'argine, facendo eseguire alla camicia uno svolazzo definitivo sulla sua testa) Coraggio, corag­gio! La baronessa aspetta!

Scoppi di risa si mescolano alle grida delle donne. Poi queste si sparpagliano come un nugolo di uccelli striden­ti, e Serafina rimane sola sul portico, gli occhi chiusi, una mano stretta al petto. Intanto, dentro la casa, As­sunta ha riempito un bicchiere di vino. Ora viene sul portico, offrendo il vino a Serafina.

         

assunta (sussurrando)     Stai tranquilla.

serafina (senza fiato) Assunta, ti dirò qualcosa che forse non crederai.

assunta (con tenero umorismo) È impossibile dirmi qualcosa che non creda.

serafina Proprio ora ho sentito di nuovo sul petto il bru­ciore della rosa. So cosa vuole dire. Vuol dire che ho concepito! (Si porta per un momento il bicchiere alle lab­bra e quindi lo ridà ad Assunta) Di nuovo due vite in un corpo! Due, due vite di nuovo, due!

voce di alvaro (più, vicina ora, e dolcemente impellente) Rondinella felice!

Alvaro non è visibile sull'argine, ma Serafina comincia a muoversi lentamente verso la sua voce.

assunta    Dove vai, Serafina?

serafina (gridando ora, ad Alvaro) Vengo, vengo, amore!

(Si avvia su per l'argine verso Alvaro).

Il sipario cade mentre la musica cresce con lei in grandi glissando di suono.