La sacrosanta verità

Stampa questo copione

La sacrosanta verità

La sacrosanta verità!

Commedia in due atti di Massimo Meneghini

Sinossi:

In un raffinato ed intimo ristorante il bel Franco vorrebbe vivere l’ennesima relazione extraconiugale. Questa volta la “fortunata” prescelta è l’intraprendente Paola. Purtroppo i tentativi di Franco sono continuamente ostacolati dall’invadenza del cameriere Felice. A far precipitare la situazione contribuisce il fortuito arrivo della moglie di Franco, Marisa, desiderosa di saggiare la qualità del ristorante, dato che c’è presto in programma un anniversario da festeggiare. Riuscirà Franco a mentire sia a Paola, che non deve sapere che è sposato, sia a Marisa, che vorrà sapere perché sta pranzando con una bella donna? L’unica possibilità è farsi aiutare dal cameriere, ma difficilmente questi darà il suo aiuto senza chiedere nulla in cambio… E non è nemmeno detto che l’eventuale aiuto di Felice porti a qualcosa di buono…

Personaggi:

Franco, marito infedele

Paola, signora elegante

Felice, cameriere invadente

Marisa, moglie infelice



Scena: la sala da pranzo di un elegante ristorante arredata con 2 soli tavolini apparecchiati per 2 persone. In tavola una coppia di bicchieri, un piatto, tovagliolo, posate per ciascun commensale. Inoltre una elegante candela abbastanza alta. Il tavolo a sinistra è leggermente più avanzato rispetto a quello di destra. Quadri vistosi alle pareti, mensole con vasi di fiori recisi, un attaccapanni. Una porta a destra conduce all’esterno, una a sinistra alla cucina, due sulla quinta; una per la toilette, l’altra allo spogliatoio per il personale. Queste due possono avere un cartello con “toilette” e “riservato” Entrano Franco e Paola

Scena 1: Franco e Paola

Franco: (Disinvolto) Eccoci qui. Come ti dicevo il ristorante è proprio nelle vicinanze della macchina. Che ne dici?

Paola: (Guardandosi intorno, un po’ indecisa) Sì, è proprio carino, semplice e sofisticato allo stesso tempo…

Franco: Eh già, le contraddizioni della vita. Essere e non essere…

Paola: Direi che mi piace. Che ne dici? Ci accomodiamo?

Franco: Direi proprio che si può fare. Dove potremmo sederci?

Paola: Propongo una sedia. Non sta bene sedersi sulla tavola, o peggio, per terra. Mi ricordano usi e costumi che non ci appartengono

Franco: Concordo. Sono stato una volta a un pranzo in uno di quei ristoranti strani dove ci si siede per terra, ma non fanno per me. Tanto meno io faccio per loro.

Paola: Io faccio per me!

Franco: E chi fa da sé, fa per tre!

Paola: E’ la sacrosanta verità! Io invece una volta sono stata un buffet senza sedie.

Franco: C’erano le panche come quelle degli alpini, tipo sagra paesana? O piuttosto era una cena in piedi?

Paola: Esatto, la cena in piedi. Ma preferisco di gran lunga sedermi. Anche tu?

Franco: Certamente. Allora sediamoci. A quale tavolo?

Paola: Io mi siedo a questo. (Indica quello a sinistra) Tu?

Franco: Oh, dato che ti ho invitata a pranzo, se non fosse cosa troppo audace, gradirei sedermi anch’io a quel tavolo. Ti disturba la cosa?

Paola: No, nessun disturbo. Se ti siedi tu a questo, io mi siederò all’altro.

Franco: Ma no!

Paola: Sì, ti prego. Te lo cedo volentieri!

Franco: Intendevo dire che avrei piacere se pranzassimo insieme, allo stesso tavolo…

Paola: Oh, intendevi questo… Ma sì dai, direi che si può fare. Accomodati allora!

Franco e Paola si siedono al tavolo di sinistra. Franco gigionescamente accomoda la sedia di Paola. Poi si offre di portarle la giacca o il cappotto all’attaccapanni. Mentre si reca all’attaccapanni con le giacche ostenta una certa sicurezza. Paola intanto si sistema il trucco. Franco torna al tavolo e si siede.

Franco: Dov’eravamo rimasti?

Paola: Stavamo riflettendo sull’universo.

Franco: (Sognante)Ah, sì, l’universo…

Entra Felice in perfetto abito da cameriere.

Scena 2. Franco, Paola, Felice.

Felice : (Stizzito) Mai una volta, mai una volta, ma è possibile! No, dico, mai una volta che i clienti aspettino di sentirsi dire dove sedersi? Arrivano e TAC, si siedono dove vogliono loro, così! E io che ci sto a fare, eh? Costa tanto chiedere: “Mi scusi signor cameriere, possiamo sederci qua?”

Franco e Paola si guardano come due bambini che capiscono di averla fatta grossa. Si alzano e vanno a sedersi sull’altro tavolo.

Felice: Ma no, cosa fate! Così è peggio! Quel tavolo è prenotato da una tardona che verrà dopo! Tornate da dove siete venuti!

Franco e Paola si guardano, si alzano e fanno per uscire.

Felice: Ma no, che avete capito! Me li trovo tutti io i matti? Intendevo di tornare all’altro tavolo!

Franco: (Seccato) Bastava dirlo!

Franco e Paola tornano al tavolo dov’erano seduti prima. Felice riconosce Franco.

Felice: (Moderandosi) Ah, ma è lei! Scusi, non l’avevo riconosciuta!

Franco: (Sdegnato) Mi pareva infatti strano un simile trattamento da parte sua. Considerando che sono un abituale cliente di questo modesto ristorantino.

Felice: (Servile) E’ vero. Ma vede, sono abituato a vederla entrare con donne di tutti i tipi, ma mai con una signora fine ed elegante come questa. Complimenti, questa volta ha fatto centro!

Paola: (Indignata) Ma come si permette!

Franco: (Indignato) Esatto! Come si permette, villanzone! Osa insinuare che io porto qui delle poco di buono? Ma lo sa che le signore con cui talvolta, solo talvolta, potrebbe forse magari anche avermi visto altro non sono che clienti del mio studio?

Felice: Ginecologo?

Franco: (Stizzito) Architetto! Se vengo a pranzo qui con loro è solo per motivi professionali!

Felice: Uh, com’è permaloso! Basta toccargli la pollastra e guarda come si scaldano!

Paola: Facciamoci offrire da bere per rimediare alla maleducazione del cameriere.

Franco: Esatto! Ci porti, gratis, una bottiglia di Dom Perignon!

Felice: Se le scuse fossero proporzionali all’offesa, dovrei offrirvi un’acqua gassata!

Paola: Troviamo una via di mezzo

Franco: (Alzandosi in piedi) Moscato d’Asti!

Felice: Un tavernello in cartone!

Franco: (Sale sulla sedia) Rilancio! Recioto della Valpolicella!

Felice: Facciamo una caraffa di vino sfuso da pasto e non ne parliamo più.

Paola: Mi pare un giusto mezzo. Che ne dici?

Franco: (Con sufficienza) Ma sì dai, può andare. Vada per il vino. (Scende dalla sedia)

Felice: Come desiderate. Vado subito a scaraffarlo. Ve lo scaraffo nella caraffa.

Via Felice.

 Scena 3. Franco e Paola

Paola : (Preoccupata) Ma…

Franco: Che succede?

Paola: Sono vere tutte quelle brutte cose che ha detto? Che tu vieni qui con altre donne?

Franco: Io?

Paola: Sì, tu. Se vuoi che tra noi due nasca qualcosa di forte, devi dirmelo. Un rapporto si basa sulla sincerità, sulla fiducia, sul rispetto…

Franco: (Prendendole la mano e guardandola negli occhi)Ascolta. Sai che da quando ti ho conosciuta non ti ho mai mentito. È vero, vengo spesso qui con altre donne, ma sono rapporti di lavoro, pranzi di lavoro, colazioni di lavoro, merende di lavoro... È per questo che conosco questo incantevole posticino. Ma quando oggi per la prima volta ti ho vista, ho capito che nei tuoi occhi c’è qualcosa di diverso.

Paola: Non abbindolarmi con i soliti discorsi da uomo. Sono molto maturato, con te è diverso, sono pronto a cambiare, bla bla bla… Voi uomini siete tutti uguali!

Franco: Esatto! Gli uomini sono tutti uguali! Lo dicevano i più grandi pensatori della storia dell’umanità, da Gesù Cristo a Karl Marx! È il principio su cui si basa il mio pensiero, penso. Gli uomini sono tutti uguali! Se arrivasse il vinello farei un brindisi all’uguaglianza dei popoli.Liberté, Égalité, Fraternité!

Paola: (Incantata) Oh, come sei profondo! Tu sei diverso dagli altri!

Franco: Certo! Tutti siamo diversi!

Paola:  (Sorpresa) Ma un istante fa hai detto che siamo tutti uguali!

Franco: Sì, uguali o diversi, è uguale. O diverso… Insomma ci sono diverse persone che sono uguali tra loro, ma è uguale dire che le persone per quanto uguali hanno qualcosa di diverso. C’è anche la canzone: Tu, tu che sei diverso, almeno tu, nell’universo… Hai presente?

Paola : No, ma mi piace ascoltarti. Parli bene!

Franco : Ma razzolo male! Ma basta parlare di me. Parliamo di te. Che fai di bello nella vita?

Paola : Lavoro in un ufficio.

Franco: Dirigente?

Paola: No.

Franco: Segretaria del capo?

Paola: Amante del capo! Ma oggi ho la giornata libera. Tu invece sei architetto, ho sentito.

Franco: Sì, ma come ben sai ho la passione per cambiare le gomme delle auto.

Paola: Già, sei stato gentilissimo! Senza la mia accidentale foratura non ci saremmo mai conosciuti. Certo che mi ha proprio colpito vederti arrivare con una ruota di scorta sotto braccio!

Franco: (Compiaciuto) Sai com’è, sono un uomo galante, anzi, sono la galanteria fatta uomo! Un galantuomo insomma!  Giro sempre con una ruota di scorta sottobraccio nel caso una gentile signora come te avesse bisogno di una mano perché vittima di non una ma addirittura due forature! Certo questi disgraziati che lasciano in giro i chiodi nei parcheggi! Meriterebbero la galera!

Paola: E’ la sacrosanta verità! Se non fosse stato per te, chissà come avrei fatto!

Franco: Non pensarci più ora. È tutto finito. Ci sono io con te, mia cara… Possiamo guardare al domani!  Ma sai che non ci siamo nemmeno presentati? Ero così preso con il cricco, la chiave, i bulloni che ho dimenticato di dirti il mio nome!

Paola: E’ vero. Poco male. Ho dimenticato di farlo anch’io.

Franco: Allora dimmi il tuo nome!

Paola: Cosa c’è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome serberebbe lo stesso dolce profumo!

Franco: Anche un carciofo con qualsiasi altro nome serberebbe lo stesso sapore amarognolo…  Non mi dici il tuo nome?

Paola: Mi chiamo Paola.

Franco: E io sono Franco. Visto? Anche la formalità delle presentazioni è stata superata. Mi meraviglio di quanto sappiamo essere alla mano!

Paola: E’la sacrosanta verità! Ora scusami, devo andare alla toilette.

Franco: Mi mancherai finché ti aspetterò.

Paola: Non temere, torno presto.

Franco: (Come se fosse la scena d’addio di un film strappalacrime)Ah, Paola! Devo dirti una cosa importante!

Paola : (Come sopra) Dimmi Franco!

Franco: (Freddo) Il bagno è in fondo a destra!

Paola: Grazie!

Paola va alla toilette e si incrocia con Felice che porta la caraffa e 2 menu a Franco.

Scena 4. Felice e Franco

Felice: Ecco il vino signore. Mi scusi per l’incidente, non capiterà più…

Franco: Va beh, oramai è andata. Con la mia arte affabulatoria  me la sono cavata. Posa qui il vino. Ah, aspetta, ti do una cosa.

Felice posa il vino e i menu sulla tavola. Franco gli da un lungo chiodo.

Franco: Questa volta hai fatto un ottimo lavoro. Credo che tornerò anche a cena. Vedi di bucare le ruote di una donna di classe, non una sciacquetta come le solite! Questa sta nel mazzo.

Felice: D’accordo.

Franco: E ricorda di chiamare il gommista. La mia scorta di ruote di scorta è terminata. È una contraddizione in termini…

Felice: Provvederò. Ora vado. Ripasserò  quando la signora sarà tornata, così potrò prendere le ordinazioni.

Franco: Molto bene. Comunque me la sento! Questa volta nessuno potrà fermarmi! (Fa un gesto d’esultanza)

Felice senza essere visto lancia un’occhiata di sfida a Franco, poi esce. Paola torna e si siede a tavola.

Scena 5. Franco e Paola

Paola: Eccomi!

Franco:Finalmente! Ci conosciamo da oggi, per una galeotta foratura, e già cominciavo a stare male a causa della tua assenza. Ma come ho fatto a vivere fino a poco fa, senza di te?

Paola: (Vede le mani di Franco e resta sconvolta) Ma… ma… ma...

Franco: Che c’è?

Paola: Ma quella è una fede! Tu hai una fede al dito! Tu sei sposato!

Franco: (Stizzito) Cazzarola! La fede, ho dimenticato di toglierla…

Paola: Allora sei sposato?

Franco: Ma no cara, è un trucco! (Imbarazzatissimo gesticola molto, si passa le mani nei capelli, asciuga il sudore dalla fronte) Un uomo affascinante come me rischierebbe sempre di essere abbordato da ragazze, giovani donne, mogli insoddisfatte dei loro mariti… La fede è… è… è un ottimo strumento di autodifesa, come il karate, il kung fu, un cane da guardia, un fucile mitragliatore… le donne la vedono, mi credono sposato e mi lasciano in pace!

Paola: (Rassicurata) Sei un uomo incredibile! Ma sei sicuro di non esserti mai sposato?

Franco: Certo che no! Se l’avessi fatto ricorderei quel giorno come il giorno più bello della mia vita. Ci sono giorni che resteranno per sempre scolpiti nella mente di un uomo, come le immagini dei presidenti degli Stati Uniti sul monte Rushmore!

Paola: Il giorno del matrimonio?

Franco: Ma no! Che centra il matrimonio?  Parlavo dell’addio al celibato!

Paola: Sembravi così sensibile…

Franco: L’apparenza inganna! Pensa che una volta in occasione dell’addio al celibato di un amico abbiamo noleggiato un pullman e siamo andati a Monaco di Baviera, agli stabilimenti della Birra HB. Alla fine eravamo talmente bevuti che nessuno di noi ricordava nulla del viaggio!

Paola: Allora come fai a essere certo di esserci andato?

Franco: E’ una domanda che ogni tanto ci poniamo quando ci troviamo al bar con gli amici… Sai, le solite domande: “Ma siamo andati veramente all’addio al celibato di Antonio?” “Si è sposato veramente Antonio?”, ma soprattutto, “Chi diavolo è questo Antonio?”

Paola: (Stralunata) Quante domande…

Franco: E nessuna risposta… L’importante è andare sempre in cerca della verità! E anche credere in qualche cosa! Tutti abbiamo bisogno di qualcosa in cui credere, non credi?

Paola: E’ la sacrosanta verità! Tu in cosa credi?

Franco: Credo che se non verrà il cameriere mangerò il tavolo!

Paola: E’ ricco di fibre!

Entra Felice con un blocchetto di appunti. Accende la candela che c’è sul tavolo, ma è esattamente all’altezza degli occhi di Franco e Paola. Franco ci soffia sopra per spegnerla, ma Felice lo guarda male e la riaccende. Poi Paola fa lo stesso. Felice allora platealmente spegne la candela con le dita dopo essersele inumidite con la saliva , la toglie ed estrae di tasca un lumino funebre, lo accende e lo posiziona sul tavolo. Franco lo spegne, felice lo riaccende. Paola lo spegne, felice lo riaccende, Franco lo spegne e lo getta via. Attimo di silenzio.

Scena 6. Felice, Franco, Paola.

Felice:  (Seccato) Niente candela presumo… Addio al romanticismo…Allora? Avete deciso cosa ordinare o no?

Franco: Ma che modi!

Paola: Scandaloso! Franco, non verremo mai più in questo ristorante

Franco: Va beh dai, mangiamoci su. Che prendi cara?

Paola: Non saprei. Non ho voglia di leggere il menu. Ma forse dovrei farlo. Che dici? Leggiamo il menu o ci facciamo consigliare dal cameriere?

Franco: Non saprei… Lei che dice? Leggiamo il menu o ci consiglia lei?

Felice: Vi consiglio di leggere il menu. Così avete entrambe le cose: il mio consiglio e il menu!

Paola: (Piacevolmente sorpresa) Questa uscita non è niente male! Devo dire che il cameriere sta recuperando; viene fuori alla distanza!

Felice: Ci metto un po’ a partire, ma poi non mi ferma nessuno. Sono un diesel!

Franco: Allora guardiamo il menu. Vediamo che c’è scritto: “Per le nostre specialità fatevi consigliare”

Paola: (Delusa) Pareva troppo bello. Va bene dai, che ci consiglia?

Felice: Quello che volete!

Franco: (Entusiasta) Ottimo consiglio. Sarebbe sconveniente se ci portasse qualcosa che non vogliamo. Tu che vuoi cara?

Paola: Quello che vuoi tu!

Franco: Perfetto. 2 allora!

Felice: 2 cosa?

Franco: Quello che prende la signora.

Felice: Non capisco. Facciamo che io propongo qualcosa e voi mi dite se vi va bene, d’accordo?

Paola: Mi pare una buona idea.

Felice: Allora vi propongo degli antipasti misti.

Paola: Perfetto. Mi piacciono le consonanze. Antipa-sti, mi-sti…

Franco: Pure a me. Faccia 2.

Felice: Molto bene. Se non sono stato chiaro nell’illustrarvi questo piatto di rara bontà si tratta di un antipasto fatto di assaggi…

Franco: E’ quello che ci vuole! Ci porta un po’ di tutto, noi assaggiamo, e come si dice nel mondo del lavoro, le faremo sapere!

Felice: Ma cosa vuole farmi sapere? Non serve a scegliere l’antipasto. La peculiarità di questo piatto è che c’è un po’ di tutto, in modo da avere un antipasto variegato che soddisfi anche i palati più esigenti.

Paola: L’ho letto sulla scatola dei salatini surgelati che tiene il mio supermercato di fiducia!

Felice: Sa come siamo noi camerieri, parliamo per frasi fatte. Sono sempre i migliori che se ne vanno…

Paola: Che centra?

Felice: Nulla. Una delle solite frasi fatte.

Franco: E magari qua una volta era tutta campagna!

Felice: Esatto, lei come lo sa? Ma non parliamo di queste cose. Parliamo di cibo. Vanno bene gli assaggi allora?

Franco: Va bene, va bene. Vada per gli assaggi. Di primo che ci consiglia?

Felice: La specialità della casa è il risotto.

Paola: Buono il risotto. Per me si può fare.

Franco: Anche per me. Faccia 2.

Paola: 2 anche per me allora!

Franco: Intendevo 2, uno per me, uno per te!

Paola: Io intendevo 2 perché ho una fame stratosferica.

Felice: Facciamo una porzione abbondante per la signora allora.

Franco: Abbondi pure anche con me. Melius abundare quam deficere!

Felice. Abbondiamo… Ma come lo volete il risotto?

Paola: Io molto cotto!

Franco: Io decisamente al dente!

Felice: (Ironico) Allora potremmo fare così. Mettiamo prima a cuocere quello che dovrà essere molto cotto. Poi a metà cottura aggiungiamo quello che dovrà essere al dente, mescoliamo per bene e poi vi divertirete a cercare ciascuno il proprio riso, va bene?

Franco: Che permaloso!

Paola: Potremmo fare una media algebrica allora: faccia due risotti a metà cottura.

Franco: Giusto. In medio stat virtus!

Felice: Ci siamo dati al latino, vedo!

Franco: Ogni tanto mi parte l’embolo classicista. Così, non so perché. Lei parla latino?

Felice: (Serio) Sicuro! Sono laureato con 110 e lode in lettere classiche. Cosa crede?

Paola: E lavora come cameriere?

Felice: (Incenerisce Paola con lo sguardo) E’ una storia lunga… Il mercato del lavoro, la congiuntura… Non mi avete detto come volete il risotto. Asparagi?

Franco: Io non lo contraddirei…

Paola: Asparagi va benissimo.

Franco: Pensi che sono presidente onorario del club degli amici degli asparagi…

Felice: Perfetto. Basta mettersi d’accordo… Come secondo piatto cosa vi porto?

Paola: Ci consigli lei.

Felice: Abbiamo dell’ottimo vitello.

Paola: No!

Felice: Manzo?

Paola: No!

Felice: Agnello?

Paola: No!

Felice: Capretto?

Paola: No!

Felice: Coniglio?

Paola: No!

Felice: Pollo?

Paola: No!

Felice. Tacchino?

Paola: No!

Felice: Vitello?

Franco: Eh eh! L’ha già detto! Che fa? Ricomincia il giro?

Felice: La signora rifiuta tutti i miei piatti! Nessuno è di suo gradimento?

Paola: No. Sono vegetariana.

Felice: E non poteva dirmelo prima? Evitavo tutta la sfilza.

Paola: Tengo alla mia privacy!

Felice: Giusto. Il cliente ha sempre ragione.

Paola: La cliente!

Felice: Esatto. La cliente. Che le porto? Insalata verde? Insalata mista? Patate lessate? Spinaci al burro? Melanzane alla parmigiana?

Paola: Ma sì dai, delle melanzane alla parmigiana andranno benissimo… Tu caro che prendi? Prendi pure la carne, non sono una di quelle vegetariane che si lamentano se gli uomini con cui escono mangiano carne.

Franco: Perfetto. Pensavo… E’ possibile avere della cacciagione?

Felice: (Sarcastico) Ma come no? Basta che lei vada a rinnovarmi la licenza di caccia e mi procuri un fucile e un cane, e vedrà che in poco tempo le procurerò un fagiano, una starna e un paio di quaglie.

Franco: Facciamo allora una cotoletta alla milanese. Di fagiano.

Felice: Il fagiano l’abbiamo terminato. Vuole provare l’elefante? La balena? Il canguro saltato in padella?

Franco: Mi scusi! Mi ha fatto una sfilza di roba che credevo aveste da mangiare per un reggimento. Mi porti quello che vuole!

Felice: Va bene, fantasia dello chef. Arrivo subito con gli antipasti.

Felice va verso la porta della cucina, vi entra con metà corpo e prende i piatti con gli antipasti, che erano evidentemente già pronti.

Franco: Mamma mia, che fatica per ordinare.

Paola: Spero non ti abbia deluso con la mia vegetarianità, o vegetarianezza, o vegetarianitudine... Sembro una donna forte, ma sono sensibile agli animali indifesi…

Franco: Il coraggio di credere nei tuoi valori è la tua forza!

Arriva Felice con gli antipasti.

Felice: Eccovi gli antipasti misti.

Paola: Già arrivato? Com’è possibile?

Franco: Li avevate già pronti! Saranno cose già pronte! Altro che piatti genuini come c’è scritto sul depliant!

Felice: Non avete capito! Io e il cuoco abbiamo un’intesa telepatica. Quando avete ordinato gli antipasti io li ho pensati intensamente e si sono visualizzati nella mente del cuoco e li ha preparati subito. Per questo erano già pronti

Paola: Incredibile!

Felice: Sono tecniche di pensiero orientali. Voi non avete idea di quante potenzialità nascoste abbia la nostra mente. Sapete che noi usiamo solo il 10% del nostro cervello?

Franco: Se lei usa il 10% del suo cervello capisco tante cose…

Paola: Mi scusi, cameriere, mi illustra gli antipasti?

Felice: (Sprezzante) Che devo fare? Vuole che le faccia i disegnini? Cosa sono? Gli antipasti illustrati?

Franco: La mia signora intendeva dire…

Felice: La mia signora! Viene qui con l’amichetta di turno e la chiama la mia signora!

Paola: (Offesa) Ma come si permette! Volevo solo sapere in cosa consistono gli antipasti! In cosa si differenziano gli uni dagli altri!

Felice: (Si ricompone) Ah, bastava dirlo! Allora: crostini di pane con trionfo di prosciutto cotto, tripudio di prosciutto crudo con salsa verde, ovazione di bresaola al mascarpone ed erba cipollina, timidi applausi di speck con cetrioli…

Franco: Timidi applausi?

Felice: Sì. Il piatto non è male, ma non regge il confronto con il tripudio, il trionfo e l’ovazione.

Paola: Mi rifiuto di mangiare questa roba!

Felice: Oh, la signora fa la sputina! Solo perché non c’è un’ovazione di speck ma solo timidi applausi non mangia l’antipasto!

Paola: Le ho detto che sono vegetariana, e lei mi porta un piatto dove non c’è altro che carne?

Franco: E’ vero! È una vergogna! Altro che 10 % li userà il 5% del suo cervello! Cambi subito i piatti!

Felice impassibile scambia i piatti di Franco e Paola.

Paola: Va beh, lasciamo perdere… Io non mangio l’antipasto. Mi rifarò col risotto

Felice resta dietro di loro a fissarli. Franco indispettito gli da una banconota da 10 euro per farlo andare via.

Felice: Ora vado in cucina a verificare che l’equipe di cuochi prepari a dovere il risotto.

Paola: Sì, se ne vada, assassino, ammazzamaiali!

Felice esce.

Scena 7. Franco e Paola

Franco: (Guardando intensamente Paola negli occhi )Ma sai a che pensavo?

Paola: A cosa?

Franco: Pensavo che dato che tu non mangi carne e dato che io ho molta fame, potrei quasi quasi mangiare io la tua parte di antipasti, che dici?

Paola: Sì, è una buona idea. Non mi piace che si sprechi il cibo. E poi come ti ho detto non mi permetto di giudicare quei bastardi senza cuore che se ne fregano del fatto che la carne che mangiano apparteneva a un essere vivente che ora, per il loro egoismo, non vive più. Mangia sereno, non preoccuparti…

Franco: (Colpevole) Sei sicura? Non voglio metterti in difficoltà… Rinuncio volentieri.

Paola: Ma no, mangia, ti pare?

Franco prende il piatto di Paola e comincia a mangiare i crostini

Paola: Padre, siamo qui riuniti per salutare per l’ultima volta il nostro amico maiale, immolato sull’altare dell’ingordigia umana…

Franco: (Seccato) E va beh, se la metti così non mangio più!

Paola: Scusami, è più forte di me! Amo troppo gli animali.

Franco: Senza contare che tu parlavi di maiale mentre mangiavo la bresaola… Comunque non preoccuparti. Dopo dirò al cameriere di commutare il mio secondo a base di carne con un piatto vegetariano. Per oggi niente carne!

Paola: Ti ringrazio di cuore. (Languida)  Dopo se vuoi, ti dimostrerò tutta la mia gratitudine… Non so se mi spiego…

Franco: Ti spieghi, ma lasciamo perdere. Niente carne abbiamo detto. Mi dimostrerai la tua gratitudine in modo platonico.

Paola: Come vuoi. Sei uno all’antica insomma. Niente di particolare al primo appuntamento.

Franco: Esatto. Mi piace centellinarmi! Ma soprattutto sai cosa mi piace?

Paola: Cosa?

Franco: Il fatto che siamo rimasti soli, senza quello scocciatore acido come una mozzarella di bufala marinata nel succo di limone!

Paola: E’ la sacrosanta verità! Finalmente un attimo di tranquillità senza nessuno che ci disturbi.

Entra Felice con un rumorosissimo carrello colmo di cibarie.

Scena 8. Felice, Franco, Paola.

Felice: Eccomi qua! Ho deciso di venire incontro alle vostre esigenze! Un bel carrello con ogni bendiddio per la signora che, chissà poi per quale balzana idea, non mangia la carne.

Paola: E’ una scelta libera e responsabile. Se tutti facessero come me gli animali vivrebbero!

Felice: Se tutti facessero come lei, i macellai morirebbero di fame. Lei non ha cuore!

Franco: Si calmi. Grazie per il carrello, ora vada pure.

Felice resta a guardare, Franco gli da una banconota, Felice se ne va.

Scena 9. Franco e Paola

Franco: Che inopportuno quell’uomo!

Paola: Simpatico come un’ortica! Ma che c’è sul carrello?

Franco: Guardo. Una torta salata agli spinaci, insalata russa, olive…

Paola: Beh dai, almeno ci ha provato a essere gentile.

Franco: Lasciamo stare! Quello che veramente conta è che ora ci siamo solo noi due, io e te, tu e io…

Paola: Oh Franco, nulla potrà turbare la nostra tranquillità, la nostra pace dei sensi…

Entra Felice che passa a sparecchiare i piatti dell’antipasto.

Scena 10. Felice, Franco, Paola

Felice: Eccomi qui. Sentivate la mia mancanza, eh? Porto via i piatti dell’antipasto. Ma vedo che non avete ancora toccato il carrello di antipasti vegetariani! Io mi faccio in 4 per farvelo avere e voi niente! Nemmeno un assaggio, nemmeno una fetta di torta salata, nemmeno una badilata di insalata russa. Nemmeno un’oliva. Nemmeno un’oliva! Ma è possibile?

Paola: (Mortificata) Mi scusi…

Franco: Ma no cara, non devi scusarti! L’ha appena portato, neanche il tempo di accorgerci che era qui…

Felice: Eh no, signore! Io pretendo le scuse! Cosa crede? Che io stia qui a lavorare per nulla? Che vi porti da mangiare su questo superbo carrello, capolavoro dell’ingegneria meccanica per nulla?

Paola: Capolavoro dell’ingegneria meccanica?

Felice: Ma certo! Questo carrello ha la scocca rinforzata, sospensioni progettate dalla Citroen per migliorare il comfort di marcia delle portate, sistema di sterzo di derivazione aeronautica, impugnatura motociclistica progettata dalla Moto Morini, il tutto per permettere a voi di gustare al meglio le pietanze!

Franco: Capito. Vede, apprezziamo il suo gesto, ma gradiremmo un po’ di tranquillità…

Paola: Di intimità…

Felice: Ma per chi mi avete preso? Per cosa avete preso il mio ristorante? Per un albergo a ore? Anzi, per un ristorante a ore?

Franco: Ma insomma! Chiediamo solo di essere lasciati un po’ tranquilli. Facciamo così. Annulli le ordinazioni precedenti. Mangeremo solamente (pomposo, per fare dell’ironia) i superbi antipasti a base di verdure da lei portatici a bordo di questo fantastico carrello…

Paola: Capolavoro della scienza e della tecnica.

Felice: Dell’ingegneria meccanica! Dell’ingegneria meccanica! Ma mi tocca ripetervi tutto?

Paola: Mi scusi, mamma mia! Mica sono un tecnico!

Felice: Va bene. Andrò di là. Appena ne avrò voglia…

Franco da una banconota a Felice che se ne va.

Scena 11. Franco e Paola

Franco: Eccoci finalmente tranquilli.

Paola: Non credevo che la tranquillità fosse così cara.

Franco: Eh sì, la tranquillità mi è cara. Come la poesia, hai presente? “Sempre caro mi fu quest’ermo colle…”

Paola: Intendevo che non pensavo che il prezzo da pagare per avere un po’ di tranquillità fosse così alto

Franco: Invece è così. Senza contare una cosa.

Paola: Cosa?

Franco: Che non puoi scaricarlo dalle tasse. Ma basta parlare di soldi. Parliamo di noi. Parlami di te. Che donna sei?

Paola: Oh Franco, mi cogli alla sprovvista… Cosa posso dirti?

Franco: Descriviti. Se fossi un fiore? Se fossi una città? Se fossi un colore?

Paola: Non lo so, non ci ho mai pensato. Rispondi tu a queste domande.

Franco: E che ne so che fiore saresti? Non ti conosco!

Paola: Intendevo che fiore saresti tu, che città, che colore…

Franco: Non lo so, non ci ho mai pensato. Odio questi giochino

Paola: Allora perché me l’hai proposto?

Franco: Perché alle donne di solito piacciono molto.

Da qui Franco e Paola sono come due piccioncini

Paola: Oh Franco, tu per farmi felice hai accettato di propormi un gioco che non ti piaceva?

Franco: Ebbene sì. Ma non piace nemmeno a te, a differenza di tante altre donne!

Paola: Oh Franco, in realtà mi piace tantissimo, ma ho detto di no sapendo che di solito a voi uomini non piace!

Franco: Paola, tu per farmi felice hai finto che un gioco di tuo gusto non ti piacesse?

Paola: Sì. Io ho mentito per te!

Franco: E io ho mentito per te!

Paola: Da adesso in poi non ci saranno più segreti tra di noi, me lo prometti?

Franco: Oh sì Paola, nessun segreto. Ma nessuno nessuno!

Paola: Così mi piace.

Franco: (Facendosi serio, come se tornasse alla realtà) Ma se per esempio uno di noi dovesse essere, vediamo un po’… Dovesse essere un po’ sposato, cosa dovrebbe dire all’altra persona? Tu per esempio se avessi, che ne so… un… un marito, mettiamo, come ti comporteresti con me?

Paola: Ma Franco, che domande! Se io avessi un marito non sarei qui con te! Io credo nel matrimonio, è un legame indissolubile! Io ho sempre avuto rispetto di TUTTI i miei mariti!

Franco: Tutti?

Paola: Ma certo! Tutti! Non potevo rispettarne alcuni e altri no. Forse i primi 3 o 4 erano una cosa un po’ diversa, sai com’è è una cosa nuova… ma poi con l’abitudine…

Franco: Ma quanti ne hai avuti?

Paola: Franco, mi meraviglio di te! Che domande fai? Il matrimonio è amore, passione, sentimento…  Non è una cosa da contabili! Mi metto a contare i miei mariti adesso? Saranno stati 7-8… Di ognuno di loro porto con me qualcosa. L’appartamento in centro di uno, la villa al mare dell’altro, lo chalet in montagna di un altro…

Franco: (Interessato)  Interessante. Quindi sei pure smodatamente ricca!

Paola: Direi di sì. Ricca d’amore, di sentimenti, di affetti… Una donna che ha amato i propri mariti ma che mai ruberebbe il marito di un’altra! Questo mai!

Franco: Parole sante! È quello che dico anch’io! Quindi se io per esempio avessi una moglie…

Paola: Ma Franco, sei sposato?

Franco: Ma no! Come può venirti in mente una cosa del genere? Chiedevo così, per chiedere, per sapere. Non confondere la mia curiosità col fatto che sia sposato. Capita a tutti di chiedere un’informazione. Questo mica vuol dire che uno sia sposato per questo, no?

Paola: Comunque se tu fossi sposato credo che ti farei fare delle foto che manderei a tua moglie e ti ricatterei

Franco: Ah… Ma che dici, cambiamo discorso? Stavamo parlando di fiori, città, colori… Io se fossi un fiore sarei… Boh, che sarei?

Paola: Io sarei un bucaneve…

Franco: Bello! Ma sai che pensavo?

Paola: Cosa?

Franco: Parlare di fiori mi ha ricordato che stare qui con te e sentire il suono della tua voce è bello come essere su un prato in campagna, dove un quartetto d’archi allieta la nostra colazione sull’erba…

Paola: Preferisco una colazione da tiffany. Sai, i gioielli…

Franco: Oh sì, campagna, gioielli, è lo stesso. Mi basta la tua presenza che mi accompagna come una musica soave…

Entra Felice con uno strumento musicale (violino, fisarmonica, o quello che si vuole). Si avvicina al tavolo e comincia a suonare rumorosamente.

Scena 12. Felice, Franco, Paola

Franco: Ma che fa?

Felice. Mi stavo preoccupando di rallegrarvi l’atmosfera. Lei vuole concupire la signora, ma non ha ancora capito che un po’ di musica crea l’atmosfera?

Paola: Guardi, la musica è una cosa, il suo rumore un’altra!

Felice: Rumore? Ma lei sa con chi sta parlando? Lo sa che io ho suonato per anni nella banda del mio paese? E lei chiama “rumore” la mia musica?

Paola: Non ho mai sentito nulla di peggio!

Franco: Concordo. Non potrebbe pensare al suo lavoro? Non ha piatti da lavare, fornelli da smacchiare? Non potrebbe dare una pulita per terra in cucina? Basta che ci lasci un po’ tranquilli…

Felice: Veramente io avrei fatto tutto… Ora non ricordo ce mi resta ancora qualche faccenda in sospeso… Dovrei pensarci un po’…

Franco da a Felice la carta di credito.

Felice: Ora ricordo! C’è il tavolo da pulire. Vado. Ah, dimenticavo!

Franco: Che c’è ora?

Felice: Volete il dolce? Un caffè? Un amaro?

Paola: Amaro è stare qui ad ascoltare lei…

Felice: Era un complimento? Boh… Va beh, se avete bisogno chiamate.

Felice esce portando via il carrello rumorosissimo.

Scena 13. Franco e Paola

Franco: Non ci posso credere. Pure quella musica assordante…

Paola: Non temere caro. Ora è tutto finito. Siamo qui noi due da soli. Quel seccatore non ci darà più noia. Ma parliamo di noi, non di lui. Non mi hai raccontato dei tuoi progetti.

Franco: Oh, i miei progetti… (Sognante)  Vorrei avere una casa tutta mia, in campagna, con mia moglie, i figli, tanti figli che colorano la vita… La felicità delle piccole cose, il profumo del pane appena sfornato, il latte appena munto, l’erba appena tagliata…

Paola: Come sei romantico! Io invece vorrei un altro appartamento in centro, vicino ai negozi.

Franco: E’ questo che vuoi? Dimmi, è questo che vuoi?

Paola: Sì, lo voglio. Aspetta… Questa frase l’ho già detta. Sì, lo voglio… Boh, è una specie di deja vu…

Franco:  (Risoluto) Paola, se tu lo vuoi, io te lo posso dare…

Paola: Oh Franco, mi stai chiedendo di sposarti?

Franco: (Confuso )Sì, cioè, no, cioè, sì, ma bisogna aspettare un momento! È ancora troppo presto!

Paola: Troppo presto? Ma è l’una!

Franco: Ho alcune cose nella mia vita privata da sistemare.

Paola: Non sarai mica sposato?

Franco: Ancora questa storia? Ma no, non sono sposato. Quante volte te lo devo dire… Solo che per un po’ non posso.

Paola: E perché mai?

Franco: Perché… perché… perché la chiesa è occupata!

Paola: Quale chiesa?

Franco: Quella dove ci sposeremo. Ho promesso a mamma che mi sarei sposato nella nostra vecchia chiesa parrocchiale a cui lei è tanto affezionata, ma non si può perché ci sono i lavori. Stanno bitumando il transetto, e la navata centrale…

Paola: (Stupita)Tu hai fatto una promessa così alla tua mamma?

Franco: Sì, stamattina, prima di uscire. Sai, sentivo che c’era qualcosa nell’aria. Sentivo che mi sarebbe capitato qualcosa di bello, e bevendo il caffè che lei con tanto amore mi ha preparato le ho detto: “Mamma, credo che oggi troverò la donna della mia vita”, e lei mi ha detto “Franchino mio, se progetti di sposarti prometti che ti sposerai nella nostra chiesa parrocchiale!” al che io ho detto “Va bene!”

Paola: E sposarci altrove? In un’altra chiesa, o in comune?

Franco: (Deciso) Un matrimonio in comune no. Voglio sposarti solo io. E poi deluderemmo mia madre. Lei vuole così.

Paola: Oh Franco, come invidio il tuo rapporto con tua madre!

Franco: Modestamente…

Paola: E quando saranno terminati i lavori?

Franco: Non saprei. Dovrei chiedere a un mio amico, avvocato matrimonialista.

Paola: Che c’entra l’avvocato matrimonialista? Devi informarti sui lavori, non sul divorzio di qualcuno!

Franco: Ah sì, è vero… è che il mio amico avvocato ha lo studio vicino all’ufficio dell’impresa che si occupa dei lavori di restauro della chiesa.

Paola: Ah, ora tutto torna!

Franco: Meno male, mi sono salvato.

Paola: Che dici allora? Ordiniamo uno spumantino per brindare al nostro fidanzamento? Anche se non c’è l’anello possiamo festeggiare ugualmente, no?

Franco: Sì dai. Magari posso ordinare degli anelli di cipolla fritti. Non sarà un anello con brillante, ma sempre anello è!

Paola. Un’idea brillante!

Franco: Vedi che il brillante c’è? Chiamo il cameriere. Garçonne!

Entra Felice

Scena 14. Felice, Franco e Paola

Felice: Vedo che mi avete preso in parola! Mi avete chiamato! Ma non avete colto che stavo scherzando? Vi ho chiesto se volevate qualcosa d’altro e mi avete detto di no. La prima risposta è quella che conta.  Ora invece mi chiamate. Cos’altro volete?

Franco: Champagne!

Paola: Della migliore marca.

Felice: E’ rimasto solo un prosecco da supermercato di una sottomarca sconosciuta che sta per scadere. Va bene uguale?

Franco: Va bene, benissimo! L’importante non è con cosa si festeggia, ma cosa si festeggia!

Felice: E cosa festeggiate, se mi è lecito chiedere?

Paola: Il matrimonio.

Felice: E chi si sposa?

Franco: Noi, tra un po’. Dobbiamo aspettare che finiscano i restauri.

Felice: (Stizzito) Cosa? Voi vi sposate? Venite qui per consumare un fugace rapporto extraconiugale nel mio ristorante e dopo un antipasto decidete già che è il momento di sposarvi? Ma stiamo scherzando? Non tollero un affronto simile!

Franco: Un affronto? Ma che dice?

Paola: Ancora questa storia delle avventure extraconiugali! Lei continua a offendermi, cameriere da strapazzo!

Felice: Ah sì? Siete voi che offendete me!

Felice toglie di tasca un guanto di gomma e con quello schiaffeggia Franco

Felice: La sfido a duello!

Franco: (Sconcertato) Eh?

Felice: (Risoluto) Scelga l’arma! In cucina c’è tutto il necessario! Cosa vuole? Gli spiedi? I coltellacci da cucina? Il coltello da pesce? L’affettatrice?

Franco: (Sorpreso) L’affettatrice?

Felice: Bene. Combatteremo all’arma bianca con l’affettatrice. Ci troveremo all’alba con i testimoni davanti al ristorante. Sarà un duello all’ultimo sangue, come una buona bistecca!

Paola: Ma mi scusi signor cameriere. Il mio fidanzato che ha fatto per meritarsi il suo guanto di sfida?

Felice: Devo dirlo? Non ci arrivate da soli?

Franco e Paola si guardano

Franco: Sinceramente no…

Felice: Si è preso gioco di me! Sapete cosa mi è successo?

Paola: (Sarcastica) Guardi, non leggo molto i giornali ultimamente…

Felice: (Dignitosamente triste) Il mio matrimonio si sta sciogliendo. A Bagnomaria!

Paola: Oh, mi dispiace! E perché?

Felice: (Trattenendo una lacrima) Io e mia moglie non ci capiamo!

Franco: Dovreste cercare di avere un dialogo

Felice: Impossibile! Lei è moldava e non parla l’italiano, io sono italiano e non parlo il moldavo… Durante il periodo di passione si parlava quella lingua universale, ma poi, finita la passione ce la siamo dimenticata.

Paola: Avete dimenticato l’esperanto?

Felice: No, la nostra lingua era quella dell’amore! Quella che non ha grammatica ma che permette alla gente di capirsi ugualmente!

Franco: Ma ora non c’è qualche interprete che possa aiutarvi?

Felice: Sua cugina, moldava, ha sposato un romeno la cui sorella si è fidanzata con un macedone che una volta stava con un italiano, e quindi conosce un po’ la lingua.

Paola: Perfetto! Potreste chiedere a loro di farvi da interpreti!

Felice: Ma vi immaginate che intimità ci può essere con una moldava, un romeno e una macedone che girano per casa?

Franco: In effetti non è il top…

Felice: Tutto questo mi logorava. Per colpa di una situazione difficile in casa sono diventato intrattabile, così un po’ alla volta tutti i miei collaboratori mi hanno lasciato. Il cuoco, il maitre, la cameriera, la lavapiatti, il sommelier…

Felice scoppia a piangere. Franco e Paola lo consolano. Si abbracciano tutti e tre

Paola: E come fa senza di loro?

Felice: Faccio tutto io! Capite? Cucino, servo in tavola, lavo i piatti… Per questo gli antipasti ve li ho portati subito. Erano già pronti, perché tanto convinco sempre la gente a prendere gli antipasti misti… Per i primi piatti uso le buste surgelate… Per i secondi piatti uso solo il petto di pollo. Basta inondarlo di spezie e non si capisce più che gusto abbia.

Franco: (Sorpreso) Dunque il vitello del mese scorso era…

Felice: Pollo!

Franco: E il manzo di tre settimane fa…

Felice: Pollo!

Franco: E il maiale di due settimane fa…

Felice: Pollo!

Franco: Meno male che la settimana scorsa ho ordinato del pollo!

Felice: Il pollo della settimana scorsa era tacchino. Il pollo era finito. Comunque voi non mi capite. Da quando io e mia moglie non ci capiamo più sono diventato un altro. Ero una persona briosa, brillante, solare… Ora sono depresso. Lavoro tutto il giorno qui dentro, non dormo la notte, non dormo di giorno… Sono uno straccio d’uomo. Che posso fare?

Paola: Beh, uno straccio può servire per pulire per terra…

Franco: E’ vero!

Felice: (Dignitoso) Vedete, prima sono stato molto scortese con voi perché sono tremendamente invidioso. Non sopporto di vedere coppie felici, come voi, vicino a me. È una cosa bruttissima, lo so, e vi chiedo scusa. Ora che mi sono sfogato sto molto meglio, e ho recuperato il mio equilibrio psicofisico. Ora posso congratularmi con voi, e  mi permetto di offrirvi una bella bottiglia di champagne! Non è vero che ho solo il prosecco di una sottomarca!

Franco: Sono felice!

Felice: Pure lei? Ma che combinazione!

Franco: Penso che sia normale essere felici dopo che un cameriere ha offerto una bottiglia di spumante!

Paola: Ma soprattutto dopo aver evitato un duello all’arma bianca all’ultimo sangue con delle affettatrici!    

Felice: E’ vero, avevo capito male! Le ho chiesto “pure lei” perché credevo si stesse presentando! Vedete, io sono Felice! È il mio nome! E lei come si chiama?

Franco: Sarò Franco!

Felice: Sì, risponda con sincerità!

Franco: Franco è il mio nome!

Felice: Allora “è” Franco, non “sarà”.

Franco: No, non ha capito. Io sono Franco Sarò. Sarò è il cognome, Franco il nome.

Felice: Oh, mi scusi!

Paola: Io invece sono Paola.

Felice: Bene, ora che ci conosciamo siamo e siamo diventati amici propongo un bel brindisi. Vado a prendere lo champagne! E mi ricompongo un po’, dato che tra poco dovrebbe arrivare la tardona per festeggiare l’anniversario. Scusate, torno subito!

Felice esce. Entra Marisa e si siede al tavolo libero. Franco la riconosce, rimane un istante paralizzato e poi diventa rigidissimo. Cerca di coprirsi col menu per non farsi vedere da lei. Marisa si guarda intorno, incrocia lo sguardo di Paola e scambia con lei un sorriso di circostanza.

Scena 15. Marisa, Franco e Paola

Paola: Ma che ti succede?

Franco: Mi è venuta fame. Volevo vedere sul menu se c’è qualcosa di appetitoso.

Paola: Ma perché parli così piano?

Franco: Mi è venuto un po’ di male alla gola. Quasi quasi cerco sul menu qualcosa che lo faccia passare.

Paola: Non ti capisco proprio.

Marisa si guarda intorno aspettando il cameriere. Arriva Felice che si guarda intorno cercando i menu. Vede Franco che si copre col suo e glielo prende porgendolo a Marisa che comincia a guardarlo. Franco cerca di dare le spalle ad Marisa, poi si butta per terra, sotto al tavolo.

Paola: Ma che fai?

Franco: Mi è caduta una forchetta!

Paola: Ma non è vero!

Franco prende dal tavolo una forchetta e la getta verso la porta del bagno

Franco: Adesso è vero! Vado a prenderla!

Paola: ma cosa fai? Aspetta!

Franco gattonando e tenendo la testa bassa va verso la porta del bagno  ma entra nella porta dove è scritto “riservato”. Paola lo rincorre ed entra pure lei

Felice: Cosa fate? Non potete entrare lì!

Felice rincorre Paola e Franco. Trova la porta chiusa dall’interno, allora entra nel bagno. Marisa lo chiama, lui non risponde così Marisa lo segue nel bagno. Si apre la porta riservata ed esce Franco vestito diversamente, con lunga parrucca bionda e occhiali vistosi, stile mosca. Scappa in cucina. Poi Paola esce dalla porta riservata e va in bagno. Dal bagno esce Felice che corre verso l’uscita  e si incrocia con Marisa che invece rientra dalla porta d’ingresso. Ciascuno dei due torna indietro, Marisa esce dalla porta d’ingresso, Felice va in cucina. Dalla porta del bagno esce Franco che va nella porta riservata. Dalla porta principale entra Paola che va in bagno. Quando tutti sono fuori si spengono le luci.

Fine primo atto

Secondo atto

Scena 16. Marisa e Paola

Stessa ambientazione. Paola e Marisa sedute ciascuna al proprio tavolo.

Marisa: Lei viene spesso qui?

Paola: No, è la prima volta! Sono venuta col mio fidanzato. Sa, ci sposiamo!

Marisa: Ma che bello! Felicitazioni vivissime! È l’uomo che era al tavolo un istante fa?

Paola: Esatto. Ha detto di non sentirsi molto bene. Infatti ha visto come si è alzato di scatto per andare al bagno?

Marisa: Già! Aveva talmente fretta che non si è nemmeno accorto di avere preso la porta sbagliata!

Paola: E’ vero. E quel cameriere assai zelante si è subito precipitato a dirgli che lì non poteva entrare! Manco ci avesse nascosto qualcosa di segreto!

Marisa: Chissà poi cosa poteva esserci di nascosto! Magari ha una doppia vita: di giorno cameriere e di notte… chissà!

Paola: Esatto! Che so, un travestito! E là tiene nascosti i vestiti da donna. Comunque mi scusi. Il cameriere si è precipitato al nostro inseguimento proprio mentre lei stava ordinando!

Marisa: Eh sì, ma sono cose che capitano! Comunque non vedo arrivare il suo fidanzato. Non starà scappando? Ma no dai, scherzavo! Che fortunata che è!

Paola: Grazie, è la sacrosanta verità! Anche se mi pare un tipo assai strano, coem anche lei ha potuto vedere… Ma che vuole, l’amore è più forte di ogni stranezza!

Marisa: L’amore è di per se stesso strano!

Paola: Verissimo! E io me ne intendo, sa? Ho avuto 7 mariti…

Marisa: (Sorpresa) Ammazza!

Paola: Ma no! Sono morti da soli, tutti! Mica li ho ammazzati io.

Marisa: Ah, meno male. Cause naturali?

Paola: Purtroppo sì. Avvelenamento da cibo, roba del genere. Poi ho assunto una cuoca e tutto si è risolto.

Marisa: Bene. Spero che l’ottavo duri un po’ di più.

Dalla stanza riservata esce Franco col nuovo abbigliamento, ma vede che Paola e Marisa parlano insieme e torna dentro spaventato

Paola: Lo spero anch’io. E lo spera anche lui. Anche se… a essere sincera non gli ho detto nulla dei precedenti. Sa che ci sono stati, ma tutto qui, niente dettagli… Sa, gli uomini sono gelosi del passato di una donna…

Marisa: Verissimo! Pensi a mio marito, che per fortuna sua lei non conosce. È gelosissimo dei miei compagni della scuola elementare! Eppure lui è sempre fuori a pranzo e a cena con colleghe di lavoro e clienti varie! Ma che ci vuole fare, gli uomini sono tutti uguali!

Paola: Esatto! Lo dicevano i più grandi pensatori della storia, da Gesù Cristo a Carlo Marx!

Marisa: Non me lo ripeta! Lo dice sempre mio marito.

Paola: Pure il mio fidanzato. Allora è vero che gli uomini sono tutti uguali!

Paola e Marisa ridono, poi si guardano starne e smettono di ridere. Silenzio imbarazzato Poi riprendono a ridere, ma è una risatina di circostanza

Paola: Ma se posso permettermi, come mai lei che è sposata viene qui a pranzo da sola?

Marisa: Stasera c’è una cena importante per un’occasione importante.

Paola: Non mi dica che è un anniversario di matrimonio!

Marisa: Esatto! Un anniversario di matrimonio! Allora ho deciso di venire a pranzo qui per verificare la qualità del ristorante ed eventualmente prenotare per questa sera.

Paola: La trovo un’idea molto saggia! Deve essere una bella cosa l’anniversario. Peccato io non sia riuscita a festeggiarne nemmeno uno…

Marisa: Non si preoccupi! Vedrà che questa volta andrà meglio!

Paola: Lo spero. E poi ora che ho la cuoca non dovrebbero esserci più rischi!

Entra Felice per prendere le ordinazioni. Si ferma al tavolo di Marisa. Dalla stanza riservata entra Franco, camuffato. Si reca con passo felpato al tavolo.

Scena 17. Marisa, felice, Franco e Paola

Franco: (Disinvolto) Eccomi qua. Mamma mia che caldo… Non ho ancora capito perché questa mattina sono uscito di casa così coperto: questo vestito e sopra quello che avevo prima. Ora mi sono levato quell’altro e sto finalmente bene.

Paola: (Sorpresa)Ma Franco, che succede? Come mai hai quella parrucca in testa?

Franco: (Dopo una pausa, con fare solenne) E’ bene che tu lo sappia. Ho un problema congenito che fa sì che quando provo una forte emozione i capelli mi crescono in fretta, ebbene sì…

Paola: Ma è incredibile!

Franco: I medici mi stanno studiando. Sono un caso clinico. Ma io li lascio fare per il bene dell’umanità.

Paola: Franco, che grande uomo che sei!

Franco: Lo so!

Paola: Ma cambiando discorso, vedi quella donna all’altro tavolo?

Franco: (Vago) C’è una donna all’altro tavolo? Ma sai che non me n’ero accorto?

Paola: No?

Franco: Ma certo che no! Secondo te quando sono al ristorante con una donna come te io mi metto a guardare le altre? Impossibile!

Paola: Ma che gentile che sei! Comunque quella donna è qui per provare il ristorante perché stasera festeggerà l’anniversario di matrimonio. Non è romantico?

Franco: Cosa? L’anniversario? Porca zozza… (Si batte la mano sulla fronte) L’avevo scordato!

Paola: Che c’è?

Franco: Ehm… Dovevo controllare una cosa sull’agenda. Ma l’ho lasciata in bagno, nella giacca. Mi è venuta in mente una cosa, sai, parlando di anniversario…

Paola: Che ti è venuto in mente?

Franco: Che oggi dovrebbe essere l’anniversario di… di… di una coppia che conosco, ecco.

Paola: Ah, amici?

Franco: No, sposi. Non è che gli amici festeggiano l’anniversario.

Paola: Intendevo dire se è una coppia di tuoi amici.

Franco: Oh, sì, amici, amici…

Paola: Mi pari strano.

Franco: Strano io? Strano…

Paola: Comunque dopo te la presento. Abbiamo fatto conoscenza prima.

Franco: (Spaventato) Non sia mai!

Paola: E perché?

Franco: (Improvvisando) Porta sfortuna. Porta sfortuna ad una donna che festeggia l’anniversario farsi presentare un uomo quel giorno. Eh sì, è una superstizione nata dal ceppo uro-finnico…

Paola: Oh Franco, quante cose sai…

Felice ha finito di prendere l’ordinazione di Marisa e rimane a finire di scrivere sul blocchetto. Marisa si fa indicare il bagno, passa davanti al tavolo di Paola e Franco. Franco si nasconde il volto con le mani

Paola: Meglio che la raggiunga. Non sta bene che in un locale una donna vada alla toilette da sola.

Paola e Marisa escono

Scena 18. Felice e Franco

Felice: (Stizzito) Ma quella è la mia parrucca!

Franco: (Sorpreso) La sua? L’ho trovata di là! E lei che se ne fa?

Felice: Quello che faccio fuori dall’orario di lavoro non è affar suo…

Franco: Mi scusi. Posso tenerla? Sa, la signora che pranza da sola…

Felice: E’ sua moglie?

Felice: Certo che no! È una vecchia amica delle elementari. Se mi riconoscesse mi attaccherebbe un bottone… Sa come sono le compagne di scuola

Felice: Compagna delle elementari… Va beh… Che donna strana. Ha ordinato ¾ del menu per  valutare cosa ordinare questa sera. Non mi stupirei se una così fosse moglie sua…

Franco: Le assicuro che non è così… Certo che è proprio una donna previdente…

Felice: Già. Beato chi l’ha sposata!

Franco: Beh insomma… A meno che lei non lo conosca.

Felice: No, non lo conosco. Non conosco molte coppie sposate io. Tutti quelli che conosco si separano, si dividono, divorziano.

Franco: E come mai?

Felice: E che ne so? Porterò sfiga io… Pensi che una coppia di amici una volta ha rapidamente divorziato, e sa perché?

Franco: Non ci crederà caro Felice, ma non lo so!

Felice: Perché lei era andata al ristorante da sola per provarlo, dato che voleva organizzarci la cena per l’anniversario. Poi il cameriere si è seduto un attimo al tavolo con lei, in quel momento è entrato il marito traditore assieme all’amante, ha visto la moglie con il cameriere, le ha fatto una foto, ha mandato la foto all’avvocato che gli ha fatto ottenere il divorzio seduta stante.

Felice spiega gesticolando, Franco segue attentamente il discorso seguendo con il capo i gesti delle mani di Felice

Franco: (Illuminandosi) Pazzesco!

Felice: Così lui, traditore, ha convinto tutti che la traditrice fosse lei! E ha sposato l’amante subito dopo.

Franco: Ma lo sa Felice che è una storia molto interessante? Mi ha dato un’idea…

Felice: Buono a sapersi. Ora vado a preparare da mangiare per la tizia. E mi raccomando la parrucca. La tratti bene! Stasera mi serve. Seratona al Priscilla! (Ammiccando)  Non è che vuole venire anche lei? Un gruppo di miei amici vengono vestiti da Village People. Si è ammalato quello che fa il poliziotto, ha presente? Se vuole sostituirlo lei… E’ il più gettonato, per via delle manette…

Franco: No grazie. Non amo il… genere. Genere musicale si intende…

Felice esce. Mentre Franco è solo al tavolo si ripassa i movimenti di YMCA. Potrebbe anche canticchiarla.  Rientrano Marisa e Paola che si recano ai loro tavoli. Quando vede arrivare Paola Franco si ricompone

Scena 19. Marisa, Franco, Paola

Paola: Ecco fatto. Ma che fai?

Franco: Eh? Ah, no, nulla, ballavo… Sai, la felicità di averti qui con me…

Paola: Che uomo dolce…

Franco: (Fa un sospiro come per prepararsi a dire una frase importante) Ascolta Paola, vuoi fare un bellissimo regalo di anniversario alla tua nuova amica?

Paola: Perché no? Cosa dovrei fare?

Franco: Vedi, mi è partito un embolo di romanticismo esagerato.

Paola: Oh Franco, amo il tuo romanticismo…

Franco: Modestamente… Ascolta. Bisognerebbe organizzare un pranzetto col cameriere e la signora

Paola: (Irata) Franco! Come ti salta in mente una cosa del genere? Lei festeggia l’anniversario e tu vuoi che tradisca il poooooovero marito con un cameriere?

Franco: Ma lo facciamo per lei. Senti un po’. Questo ristorantino ti piace?

Paola: Sì, è meraviglioso.

Franco: Anche per me lo è, ma ti dico una cosa. Io qui ci vengo quotidianamente, ma non mi è mai parso così bello. Sai perché?

Paola: Perché non avevano ancora cambiato i quadri alle pareti?

Franco: No, perché oggi sono qui con te. E con la compagnia giusta ogni luogo sembra più bello…

Paola: Oh Franco, che dolce che sei!

Franco: Modestamente… Quindi anche lei se vuole provare le emozioni, le sensazioni che proverà stasera con suo marito, bisogna che ci sia un uomo vicino a lei.

Paola: E’ la sacrosanta verità! Ma perché non vai tu?

Franco: No, no, non è possibile! Meglio il cameriere. Io sono qui con te…

Paola: E chi cucinerà? E chi servirà in tavola? Io non so cucinare!

Franco: Ci penso io. Durante il servizio militare ero cuciniere assaltatore. Ci sarà qualche scatoletta in cucina. Carne in scatola, primi piatti in busta, razione K…

Paola: Ma sì dai, è una buona idea. Mi raccomando Franco, siamo nelle tue mani… Dicono che per la riuscita di una cena sia importante anche il cibo…

Franco: Già, l’ho sentito dire anch’io. Ma tu non temere. Parla con la signora e illustrale il nostro progetto. Ma non dire che è stata una mia idea, non si sa mai… Io brinco il cameriere e spiego a lui cosa deve fare. Poi io cucinerò e tu servirai in tavola. Va bene?

Paola: Perfetto!

Paola si siede al tavolo di Marisa. Intanto esce dalla porta Felice e Franco cerca di fermarlo ponendosi davanti a lui. Felice cerca di aggirarlo, ma Franco riesce a portarlo in disparte.

Scena 20. Marisa, Felice, Franco, Paola

Paola: (Complice) Senti Marisa, avrei un’idea.

Marisa: Un’idea?

Paola: Sì. Vedi, stasera ci sarà una cena molto importante.

Marisa: Certamente!

Paola: E io pensavo: se vuoi collaudare un ristorante per una cena romantica devi avere un accompagnatore, se no non rende l’idea, mi segui?

Marisa: Per avere una serata romantica ci vuole un accompagnatore romantico!

Paola: Non ci vuole un accompagnatore romantico, ma un romantico accompagnatore!

Marisa: E’ vero. Ma io non ho nessun accompagnatore!

Paola: Te l’ho trovato io!

Marisa: (Entusiasta) L’uomo dalla chioma fluente che siede con te? Quello con un paio di occhiali che sembra Mina?

Paola: No. Il cameriere!

Marisa: (Delusa) Ah…

Paola: Ma non temere. È un uomo gentilissimo. Ora sta parlando col mio fidanzato e  poi vedrai che appena sarà libero verrà qui da te.

Marisa: Sarà…

Paola e Marisa parlottano tra di loro. Intanto Franco ha raggiunto Felice

Felice: Ma che vuoi?

Franco: Ascolta Felice, vedi la signora che c’è al tavolo da sola, quella dell’anniversario?

Felice: Certo che la vedo.

Franco: Non hai notato che fin dal momento in cui è entrata non aveva occhi che per te? Non hai visto come ti cercava con lo sguardo?

Felice: (Freddo) Beh… è normale in un ristorante cercare il cameriere. Chi avrebbe dovuto cercare? Il cuoco? Il lavapiatti?

Franco: Ma no, lei non cercava un cameriere, una semplice figura professionale! Lei cercava un uomo, Felice, un uomo! Non hai visto lo sguardo da donna in crisi col marito che nonostante tutto cerca di mantenere in piedi un rapporto oramai estinto per salvare le apparenze? Non hai notato lo sguardo da donna che ha trovato quello che cerca e non vuole farselo scappare? Non hai notato lo sguardo che lampeggia come un’insegna al neon, un insegna che dice: “Felice”, “Felice”… Non hai notato lo sguardo…

Felice: (Scocciato) Insomma! Quanti sguardi dovevo notare?

Franco: Scusa hai ragione. Non fossilizzarti sullo sguardo, te lo dico sempre! Felice, quella donna è qui per te. Vuole te, la tua compagnia! Te lo meriti dopo tante sofferenze di cuore… non puoi farti scappare la donna della tua vita! Felice, vai!

Felice: Allora è vero quello che mi ha detto il tale che legge i tarocchi! Mi ha soffiato un sacco di soldi, ma aveva ragione! Mi ha detto: un giorno succederanno delle cose! E oggi è un giorno, e stanno succedendo delle cose! È il mio giorno, lo sento!

Franco: Allora va’!

Felice. Vado!

Felice si lancia verso il tavolo, sposta la sedia con sopra Paola e ne prende un’altra  e vi si siede. Paola ruzzola a terra e si rialza goffamente. Marisa è estasiata da Felice. I due si guardano negli occhi. Franco esulta e si nasconde dietro la porta per seguire la scena.

Felice: Cameriere, champagne!

Paola: (Ricomponenedosi e cercando di darsi un contegno da cameriera) Veramente è finito. Forse abbiamo del lambrusco… magari agitando per bene la bottiglia si fa un effetto spumeggiante…

Felice: Poche chiacchiere signorina. Nello scompartimento in fondo c’è una porticina segreta. Lì c’è il miglior champagne che si possa bere. Lo porti subito!

Paola: Va bene… vado.

Paola esce.

Scena 21. Marisa e Felice

Felice: (Languido) Mi scusi signora per la mia irruenza nel recarmi qui al suo tavolo, ma non ho potuto fare a meno di notare il suo sguardo…

Marisa: (Gongolante) Non c’è nessun problema…

Felice: Spero di non esserle sembrato invadente.

Marisa: Ma no! Ma che ne dici di darci del tu? Io sono Marisa.

Felice: E io sono Felice. Lieto di conoscerti, Marisa.

Marisa: Il piacere è tutto mio. Vieni spesso in questo ristorante?

Felice: Sì, ci lavoro.

Marisa: E’vero, che sciocca! Non ci avevo pensato.

Entra Paola con il cigolante carrello. Sopra c’è la bottiglia di champagne, i bicchieri e i menu.

Scena 22. Paola, Marisa e Felice

Paola: Eccomi qua. Stappa maldestramente lo champagne, lo versa in qualche maniera nei bicchieri, poi porge il menu. Volete ordinare?

Marisa e Felice continuano a guardarsi negli occhi

Felice: Più tardi. Ora ci lasci godere un po’ della nostra ritrovata intimità

Marisa: Ben detto. Starei ora a guardarti negli occhi, Felice…

Paola fa cenno a Felice di aspettare la mancia

Felice: Cosa? Vuole la mancia per tornarsene in cucina? Ma scherziamo? Un cameriere che pretende la mancia? Non sia mai! Se ne vada!

Paola mortificata esce

Scena 23. Marisa e Felice

Felice: Scusami cara, ma quando ci vuole ci vuole. Non sopporto l’insolenza dei camerieri!

Marisa. Ti capisco! Ma che bell’orologio che hai! Ti sarà costato una follia!

Felice: Eh sì, l’ho comperato coi soldi delle mance. Ma basta parlare di denaro, di una cosa così vile e materiale. Parliamo di qualcosa di più etereo, di più spirituale… Per esempio, io ho una fame!

Marisa: Non dirlo a me! Che mi consigli?

Felice: Ti consiglierei… il ristorante qui di fronte! Si mangia bene, trattamento casalingo, prezzi modici…

Marisa: Che dici? Andiamo?

Felice: Si potrebbe. Tra l’altro qui non so nemmeno chi cucini. Prima facevo tutto io, ora non so. Credo si siano messi in cucina quei due dell’altro tavolo. O meglio, ci sarà lui. Lei serve in tavola.

Marisa: Ma io vorrei dare loro soddisfazione. Restiamo dai. Qui è tranquillo, romantico… Nessuno ci disturba…

Entra Paola con lo strumento musicale che aveva suonato Felice prima. Comincia a suonare, ma Franco entra in sala e la porta via prima che i due riescano a protestare.

Franco: Lasciali tranquilli!

Paola: Volevo creare l’atmosfera…

Felice: Meno male che c’è la solidarietà maschile. Ma che strano, pareva che quel tale ci tenesse tanto a farmi pranzare con te…

Marisa: Beh, lo ringrazierai allora. Ti dispiace essere qui con me?

Felice: Ma nemmeno un po’! Essere qui con te è quanto di più bello mi sia capitato da 20 anni a questa parte!

Marisa: Anche per me. Non ho mai trovato un cameriere così disponibile a farmi provare le sensazioni che si proverebbero se si fosse seduti a questo tavolo con una persona cara…

Felice: Non usare il condizionale, mia cara. Non sono le sensazioni che si proverebbero, ma le sensazioni che si provano!

Marisa: Hai ragione Felice!

Franco e Paola escono dalla porta e restano lì davanti. Paola ha due piatti con gamberi, Franco un flacone di salsa rossa.

Scena 24. Marisa, Felice, Paola e Franco

Franco: Ora porta loro questo piatto prelibato. È il mio antipasto preferito. Gamberetti in salsa al peperoncino. Poi va subito al supermercato all’angolo e compra un’altra confezione di questa ottima salsa.

Paola: Ma Franco, qualcosa non mi torna. Perché devo comperare un nuovo flacone se questo è pieno?

Franco: Perché lo userò tutto.

Paola: Ma non è troppo? Dicono che i gamberetti e il peperoncino siano afrodisiaci… Non vorrei che tra i due scoccasse qualche scintilla di troppo e… patatrac! Il matrimonio della signora va a rotoli! E poi magari capita qui il marito che vede la scena e chiede il divorzio!

Franco: (Sogghignando) Ma no, cosa dici! (Intanto inonda vistosamente i gamberetti di salsa). Ecco, vai. E poi al supermercato, mi raccomando!

Paola: Va bene…

Paola serve i gamberetti

Felice: Scusi signorina, cos’è questa roba?

Paola: Un piatto gentilmente offerto dalla casa. Gamberetti in salsa al peperoncino.

Felice: Un ardito accostamento!

Paola: Ora se non vi dispiace vado.

Paola esce

Marisa. Che gentili ad offrirci un antipasto così…

Felice: Così afrodisiaco!

Marisa intinge un gamberetto nella salsa e imbocca Felice. Felice ha un tremito. Poi comincia a ululare

Marisa: E’ così afrodisiaco?

Felice prende la caraffa d’acqua e la beve avidamente. Poi cerca un vaso di fiori recisi, getta i fiori e beve l’acqua

Marisa: Felice? Pizzica un po’?

Felice: Aiuto, aiuto, acqua, acqua!!!

Dalla cucina esce Franco con un estintore in mano. Dall’entrata entra anche Paola.

Franco: Che succede? (Finge di accorgersi solo ora di Marisa) Tu qui?

Marisa: (Stupita) Tu qui?

Paola: (Sorpresa) Come “tu qui”? Vi conoscete allora?

Franco: (A Paola) Tu qui?

Paola: Le domande le faccio io!

Franco: Ma ti ho mandata al supermercato!

Paola: Era chiuso!

Felice: Acqua, acqua!!!!

Franco: Comunque sì, io e la signora ci conosciamo. Ci siamo già visti da qualche parte.

Marisa: Franco, ti prego, non è come sembra!

Franco: Non è piccante come sembra?

Felice: Peggio! Acqua, vi prego! (Cerca altri recipienti da  cui bere)

Marisa: Intendevo dire che tra me e quest’uomo non c’è nulla! Piuttosto che c’è tra te e questa donna?

Paola: Vuoi dirmi Franco che sei legato sentimentalmente a questa donna?

Franco: Legato sì, sentimentalmente… non direi!

Marisa: La nostra relazione fa acqua da tutte le parti! Non sono io a tradire te, ma tu a tradire me! Se penso che siamo stati felici trent’anni!

Franco: E poi ci siamo conosciuti!

Felice: Acqua! Chiare fresche dolci acque… (Svuota un altro vaso di fiori, sbrodolandosi addosso) Ora va meglio…

Franco: Siamo uniti per la legge. In effetti siamo sposati, lo ammetto. Un errore di gioventù. Ma ora chiederò e otterrò il divorzio. Ma è possibile? Vengo in questo ristorante da quattro soldi e scopro che ha una tresca con questo qui! (Indica Felice)

Felice: Cosa? Che centro io?

Franco: Taci tu, inutile servo! Tienitela pure la mia ex moglie, che si è fatta beccare da me proprio il giorno del nostro anniversario! Credevi l’avessi scordato, eh?

Marisa: Il nostro anniversario? Ma sei scemo?

Paola: Non ci capisco nulla…

Franco: Sì, il nostro anniversario. Pensa che io sono venuto qui per testare il ristorante, perché era mia intenzione festeggiare con te l’anniversario questa sera, e non potevo venire qui a scatola chiusa! E ti trovo qui ad amoreggiare con lui…

Marisa: Ma guarda che oggi non è il nostro anniversario. È quello dei miei genitori! Mammà vuole venire a cena con mio padre e mi ha chiesto di trovare un ristorante adatto.

Felice: Questo è sicuramente il posto che fa per voi! Vuole che le illustri il menu?

Marisa: Ma anche no! Il nostro anniversario è stato un mese fa, cretino!

Felice: Cretino a me?

Marisa: No, cretino a lui! Cretino! (Questa volta a Felice)

Paola: Questa volta era per te…

Felice: L’avevo intuito…

Franco: Comunque me lo sarei ricordato! Certe date un uomo non le dimentica, come… come…

Felice: Come l’addio al celibato! Pensate che una volta in occasione dell’addio al celibato di un amico abbiamo noleggiato un pullman e siamo andati a Monaco di Baviera, agli stabilimenti della Birra HB. Eravamo talmente bevuti che nessuno di noi ricordava nulla del viaggio!

Franco: Le solite leggende metropolitane! Ma poi si è sposato veramente Antonio?

Felice: Me lo chiedo anch’io. E soprattutto, chi diavolo è questo Antonio?

Franco: Boh! Io comunque ribadisco che mi sarei ricordato se avessimo festeggiato l’anniversario!

Marisa: Non ricordi che siamo stati in crociera per un mese intero? Siamo tornati l’altro ieri!

Franco: Ma io credevo che fosse un  viaggio di lavoro. Ecco perché non lavoravo mai. Ma soprattutto ecco perché c’eri anche tu!

Paola: E così il nostro bel Franco si diletta a raccontare bugie…

Franco: Ma ciò non toglie che la mia oramai ex moglie sia qui con questo cameriere da strapazzo.

Felice: Da strapazzo ci sarà lei!

Marisa: Ero seduta al tavolo e lui si è precipitato qui da me.

Felice: E’ stato lei a suggerirmi di corteggiare la signora. Ora capisco perché! Voleva beccare la moglie con un amante così da chiedere il divorzio e  poter sposare Paola!

Marisa: Impossibile! È un piano troppo difficile per un decerebrato come mio marito!

Paola: E’ la sacrosanta verità!

Franco: Ma senti un po’! Io sono un mago del crimine, un genio del male…

Paola: Certo che sei un genio del male! Ogni cosa che fai la fai male!

Franco: Uff, quante storie. Ma come vedi Paola, la relazione tra me e mia moglie oramai è andata. Che dici? Lasciami il tempo di divorziare e poi sarò tuo.

Marisa: A questo punto Felice, potremmo farci un pensierino anche noi, ti va…

Paola: Ma fossi matta! Ti pare che io mi metto con un relitto d’uomo scartato da questa qua? Io posso ambire a ben altro!

Felice: Lo stesso vale per me!

Paola e Felice si guardano in silenzio per un attimo, poi ammiccano contemporaneamente

Paola: Felice, la prossima volta che ti do un chiodo per forarmi le gomme, fa’in modo che a cambiare la ruota sia uno un po’ più sveglio… Quello della settimana scorsa andava bene, ma questo…

Felice: (Servile) Mi scusi signora…

Paola: (Accomodante) Chiamami Paola

Felice: (Languido) Va bene… Paola

Paola e Felice si guardano ancora ammiccando

Paola: Felice, mi conosci da anni oramai. Ogni settimana sono venuta qui con uomini diversi, ma ho capito una cosa. L’uomo che voglio al mio fianco sei tu…In fin dei conti è per vedere te che da tanto tempo vengo in questo ristorante da quattro soldi…

Felice: Lo so bene, Paola. E lo stesso vale per me. È per vedere te che continuo a lavorare in questo ristorante da quattro soldi…

Paola: E’ il momento di dire basta alle avventure con uomini che credono di aver conquistato una donna solo perché le hanno cambiato una gomma. (Guarda con disprezzo Franco che fa un’espressione triste.)  Io voglio un uomo vero, che sappia stare al suo posto, come te!

Felice: Che belle cose che dici!

Paola: Felice, molla tutto e vieni con me!

Felice: Certo!

Felice ha in mano un vassoio, o una bottiglia, o un bicchiere, e lo molla per terra, abbraccia Paola e la bacia col casquet. Franco piange, Marisa scuote la testa

Paola: Signori, vi saluto, è stato un piacere!

Franco: Paola, ma te ne vai così? Una storia d’amore morta sul nascere…

Paola: L’amore chiama.

Felice: Beh, io vado, alla prossima!

Felice e Paola escono. Franco piange

Scena 25. Franco e Marisa

Marisa: Ma basta fare il patetico! Cosa vuoi correre dietro a una che non ha ancora trovato l’albero a cui impiccarsi! Vedrai che dopodomani sarà già stanca del suo camerierino…

Franco: Io la amavo…

Marisa: Se pensi a  quanto ti costerebbe divorziare da me cambi idea subito. E poi dove la trovi una che fa la pasta in casa come la faccio io?

Franco: In effetti…

Marisa: Dai Franco, abbiamo rischiato di perderci ma ci siamo ritrovati. Non è il caso di dimenticare tutto e festeggiare con una bella bevuta?

Franco: Io festeggerei la perdita, poi una bella bevuta la farei per dimenticare il ritrovamento.

Marisa: Franco, è il destino che ci tiene uniti!

Franco: Che destino crudele…

Marisa: Franco, volevi tradirmi e io ti ho perdonato. Ti pare poco? Credi che quella l’avrebbe fatto?

Franco: No, hai ragione. Non ti merito…

Marisa: Oh sì che mi meriti. Basta che faccia qualcosa per farti perdonare. Pelliccia, collier e macchina nuova basteranno.

Franco: Va bene dai…

Marisa: Andiamo in un ristorante a festeggiare, allora! Propongo quello di fronte. Si mangia bene, inoltre non posso prendere la macchina. Sai, ho forato. Un chiodo lungo così… Ma ti pare? Chi può essere così stupido da lasciarne in giro vicino a un parcheggio?

Franco: (Laconico) Probabilmente uno che è altrettanto stupido da voler tradire una donna fantastica come te…

Marisa: Oh Franco, ti adoro quando menti in questo modo.

Franco: Lo faccio per tenermi in allenamento. Meglio saper mentire quando serve.

Marisa: E’ la sacrosanta verità!

Marisa prende Franco sottobraccio ed escono.

Fine