La scarpina

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LA SCARPINA

LA SCARPINA

FIABA TEATRALE IN DUE TEMPI CON MUSICHE DI SCENA

Di

GIORGIO CASINI

Personaggi

LA VOCE

ZAIRA

TILDE

TRICE

CENERENTOLA

LA FATA

BERTUCCIO

L'ARALDO

RUGGERO

GIANDUCCIO

OGERIO

EUSEBIO

MAGGIORDOMO

DUE ANCELLE - DUE SERVI

''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''''

In un regno imprecisato - in un tempo indefinito

PRIMO ATTO

QUADRO 1 - CUCINA IN CASA DI ZAIRA

LA VOCE, ZAIRA, TILDE, TRICE, CENERENTOLA.

MUSICA: FF pochi secondi, poi sottofondo.

LA VOCE- (A sipario chiuso). C'era una volta, tanto tempo fa, un paese lontano lontano, adagiato sul fondo di una verde vallata, dominata da un castello principesco. (Si apre il sipario. Penombra). In una vecchia casa in fondo al paese, vivevano tre ragazze e la loro madre... O meglio: Zaira, così si chiamava la donna (luce su Zaira) era la madre di due soltanto di esse, Tilde e Trice (luce su Tilde e Trice) della terza, era la matrigna. (Colpi di grancassa). La poverina si chiamava Cenerentola (luce su Cenerentola) dato che, nella casa doveva pulire, spolverare... e mangiare in un angolo del camino, fra la cenere appunto.

MUSICA: fine

LUCE: piena

Inizia l'azione: Cenerentola inginocchiata, struscia per terra; Tilde e Trice si imbellettano. Zaira osserva compiaciuta le figlie; accigliata Cenerentola.

ZAIRA- Bambine, non imbellettatevi troppo. Gli uomini amano le ragazze ben colorite ma l'eccesso di carminio fa somigliare a marionette.

TILDE- Mammà, appena un velo di cipria.

TRICE- Le labbra son troppo rosse?

ZAIRA- No, Trice, va bene così... Quando ero giovane passavo ore e ore fra tinte e pennelli.

TILDE- Eri bella, vero mammà?

TRICE- Sei ancora una bella donna.

ZAIRA- Tutti si voltavano a guardarmi: tutti i giovani del paese... e anche i forestieri.

TILDE- Credi che qualcuno si volterà a guardare me?

ZAIRA- Certo, Tilde... Magari un po' più di rossetto sulle guance... sei smorta, figlia mia

TRICE- Io sto bene, mammà?

ZAIRA- Devi colorare di più gli occhi. Gli uomini adorano gli occhioni blu, ben marcati

TILDE- (A Cenerentola che, pulendo, inginocchiata, il pavimento, è arrivata fino a loro e ha preso uno specchio). Cenerentola! Posa subito quello specchio! Non son cose per te!

TRICE- Ci ruba sempre i rossetti, quella maleducata! Mammà, chiudila in cantina!

ZAIRA- Cenerentola! Come ti sei permessa?! Lo sai che certe cose non le devi nemmeno sfiorare!

CENERENTOLA- Volevo solo guardarmi. Non mi sono mai vista in uno specchio... non so nemmeno come sono fatta.

ZAIRA- Sei brutta!

TILDE- Sei sporca!

TRICE- Sei orrenda!

ZAIRA- Il tuo posto è là, in un angolino del focolare!

TILDE- Fra la cenere!

TRICE- Così potrai sporcarti e impolverarti come più ti piace!

ZAIRA- Ora, renditi utile: pulisciti le mani e vai a prendere i vestiti per le tue sorelle! Debbono uscire... farsi vedere: debbono trovare un marito, loro. (Cenerentole esce).

TILDE- (Sospira) Un marito...

TRICE- (Sospira) Un innamorato...

MUSICA: azione coreografica della vestizione.

Cenerentola torna con i vestiti che Tilde e Trice indossano sopra i cerchi e mutandoni che già avevano. Al termine della musica, ormai vestite escono con la madre, imponendo con gesti a Cenerentola di rintanarsi nel suo angolo sul focolare.

QUADRO 2 - ESTERNO

FATA, BERTUCCIO.

LUCE: Via. Rimane appena visibile Cenerentola fino alla fina della prima battuta della Fata, poi via anche quella. Taglio laterale su Fata e Bertuccio per rendere irreale la scena.

MUSICA: sottofondo, tema della Fata.

FATA- Povera bambina; perché le sorelle la odiano tanto? È così carina! E sua madre, non sente nessun affetto per lei?...Sua madre!

BERTUCCIO- Dovete sapere, mia buona signora, che la vedova Zaira non è la madre di quella bambina.

FATA- Ah no? Ma se vivono insieme... Tutti sanno che è sua figlia.

BERTUCCIO- Figliastra, mia buona fata. La vedova Zaira ne è soltanto la matrigna.

FATA- Come è possibile? Raccontami, Bertuccio, tu conosci la storia.

BERTUCCIO- Sono ormai abbastanza vecchio per conoscere i segreti di tutti gli abitanti di Graffenburgo.

FATA- Lo so, Bertuccio, lo so. La notte torni ad essere uno spirito folletto e ti introduci, invisibile nelle case.

BERTUCCIO- Lo facevo quando ero giovane... e non possedevo ancora un corpo in sembianze umane.

FATA- Già, ti eri follemente innamorato di non so quale fanciulla. L'amavi come puro spirito ma, non potendo essere visto da lei, il tuo amore non era contraccambiato.

BERTUCCIO- Ne soffrivo tanto! Così pregai voi, buona fata. di vestire il mio spirito con un corpo.

FATA- Ed io te ne feci uno bello, giovane, da far innamorare tutte le fanciulle.

BERTUCCIO- Ma fu tutto inutile. Quando mi presentai a lei, bello, giovane, forte... era ormai troppo tardi: aveva già sposato un altro. Ed ora, quel corpo meraviglioso è diventato vecchio, cadente, brutto. Non mi è servito a niente... Aspetto solo di restituirlo.

FATA- Così è la vita; anche gli spiriti folletti e le fate, non sempre riescono a ottenere ciò che vogliono. Ma dovevi raccontarmi la storia di quella Cenerentola...

BERTUCCIO- Dovete sapere, mia buona fata, che il padre di Cenerentola era il nobiluomo Alceste Alfonso Maria, signore di Roccarossa, gran contabile del gran connestabile del principato di Graffenburgo.

FATA- Ora ricordo: la madre di Cenerentola era una nobile dama, morì che essa era ancora una bambina.

BERTUCCIO- Il padre volle risposarsi. Conobbe Zaira, che era governante nel feudo dei Roccarossa. Nacquero due bambine: Tilde e Trice, appunto... Ma le fortune del feudo cominciarono a declinare; Alceste dovette vendere tutti i suoi beni e si ritirò presso il gran connestabile, che era come un ministro di quei tempi.

FATA- Il povero Alceste, se ben ricordo, minato dai dispiaceri e dalla vergogna morì poco dopo...

BERTUCCIO- ...lasciando Cenerentola in balìa della matrigna e delle sorellastre, che cominciarono a odiarla; forse perché la vedevano più bella, più intelligente, più corteggiata dai giovani del posto. La umiliavano continuamente facendole fare la serva: peggio che una serva!

FATA- Bisogna aiutarla!... Troverò qualcosa per tirarla fuori da quell'ambiente.

BERTUCCIO- Magari un bel giovane, che si innamori di lei.

FATA- Bertuccio! Vorresti per caso un altro corpo umano?

BERTUCCIO- No no; ne ho già abbastanza di questo.

FATA- Qualcosa troveremo. Mi sta a cuore quella bambina. (Escono)

QUADRO 3 - ESTERNO

ARALDO, RUGGERO, GIANDUCCIO

LUCE: illuminato il proscenio, spot su Araldo.

MUSICA: trombe e tamburi per l'ingresso dell'Araldo.

ARALDO- (Legge una pergamena) A tutti i buoni sudditi delle città, dei villaggi, dei casolari sperduti. Noi, principe Ruggero Ramiro Raimondo Maria di Roccabruna, dei conti di Walstein, cugino dell'imperatore Wilfredo il Conquistatore, gran Ciambellano del reame di Bramalpurga, nipote onorifico del gran Visir di Bukamàn, grazioso signore delle terre e delle montagne di Graffenburgo e paesi circonvicini; sentito il parere del Gran Consigliere dello Stato, interrogati i dodici sapienti che siedono in permanenza nell'aula della Saggezza; abbiamo deciso di scegliere una fanciulla, tra le fedeli nostre suddite e fare di costei la nostra sposa legittima, davanti agli uomini e davanti a Dio.

MUSICA: rullo di tamburo

A tale scopo decidiamo e decretiamo di dare una gran festa, con un ballo che durerà fino alle prime luci dell'alba, alla quale interverranno tutte le fanciulle del principato. Tra di esse, sceglieremo quella che sarà la nostra graziosa consorte, con la quale regneremo mille anni sulle nostre ubertose contrade. (Esce)

MUSICA: trombe e tamburi per l'uscita dell'Araldo.

LUCE: via lo spot, rimane la luce al proscenio.

Entrano: Ruggero vestito da servo, Gianduccio vestito da principe.

RUGGERO- Ebbene, Gianduccio, che ne dici di questa trovata?

GIANDUCCIO- Non è la prima volta che mi fate indossare i vostri panni Altezza.

RUGGERO- Non chiamarmi Altezza. Nessuno deve sapere che io sono il principe.

GIANDUCCIO- Sì Altezza... Volevo dire: è lo stesso stratagemma che abbiamo adoperato quando si trattò di conquistare la bella moglie di ser Guidone il maniscalco. Era un po' restia ma quando mi presentai a lei come principe di Roccabruna, la bella sposa non oppose resistenza... e "voi" andaste a raccogliere i frutti della "mia" opera.

RUGGERO- Certo: un servo può giungere là dove ad un principe risulterebbe difficile entrare. Un principe serve per fare colpo, per i preliminari...

GIANDUCCIO- E il servitore raccoglie... Per questo mi fate vestire sempre da principe.

RUGGERO- È tanto più comodo, per me.

GIANDUCCIO- Anche ora, padrone, si tratta di corteggiare qualche bella donzella?

RUGGERO- No, ora la cosa è di più ampio respiro. Tu sai che il mio vecchio genitore vuol darmi moglie... e io non ci sono abituato.

GIANDUCCIO- Già. A voi, Altezza, piacciono molto le donne, un po' meno le mogli... a meno ché non siano le mogli degli altri!

RUGGERO- Malalingua... Ma un pizzico di vero c'è in quello che dici... Purtroppo, ora la cosa si va facendo seria: il vecchio genitore vuole un nipotino, vuole un erede che perpetui il suo nome e le cospicue sostanze del principato.

GIANDUCCIO- E mi sembra piuttosto deciso, se posso permettermi...

RUGGERO- Decisissimo. Se non mi sposo dentro un mese, ha stabilito di diseredarmi e di passare tutte le sostanze, titolo compreso, a mio cugino Gualberto, che vive in un paese al di là dei mari.

GIANDUCCIO- Suo nonno fu esiliato perché aveva voluto sposare una donna bellissima ma sulla quale, ahimè, aveva posato gli occhi il vostro rispettabile nonno, all'epoca regnante su Graffenburgo

RUGGERO- Tu capisci, mio buon Gianduccio, che non posso rinunciare alle mie ricchezze. (Sconsolato) Pazienza: mi sposerò, sarò un marito felice, avrò un erede...

GIANDUCCIO- Che volete farci, nobile Ruggero, così va la vita.

RUGGERO- Allora mi sono detto: se proprio devo legarmi, voglio conoscere un po' più da vicino le mie suddite, per scegliere quella che farà al caso mio.

GIANDUCCIO- La più bella?

RUGGERO- Non necessariamente.

GIANDUCCIO- La più ricca?

RUGGERO- Non ho bisogno di nuove ricchezze.

GIANDUCCIO- La più buona.

RUGGERO- Forse...

GIANDUCCIO- Scusate, Altezza... voglio dire... padrone: come deve essere la donna che cercate?

RUGGERO- Bella sì ma comprensiva, indulgente; che sappia ricamare e che sappia suonare il liuto o la mandola... per non annoiarsi quando io sarò... diciamo... a caccia...

GIANDUCCIO- Di animali? (Ride)

RUGGERO- Non necessariamente. (Ride)

GIANDUCCIO- Di sottane!... (Ridono) Ma come farete a trovare una tale perla di femminilità?

RUGGERO- Introducendomi in tutte le case dove ci sono ragazze in età da marito, vestito da servo, per portare l'invito al ballo che tu, Gianduccio, vestito da principe, darai al castello di Roccabruna.

GIANDUCCIO- Dovrò fare il principe anche durante la festa?

RUGGERO- Certo! Finché non avrò sistemato la cosa, tu sarai me... (si inchina furbescamente) Altezza!...

GIANDUCCIO- Altezza... voglio dire, padrone...

RUGGERO- Chiamami Ruggero: sono il tuo servo, ... nòo?

GIANDUCCIO- Si, Altezza Ruggero... voglio dire: padrone Ruggero Ramiro... Insomma: principe! Non sarò mai capace di fare una cosa simile!

RUGGERO- Sarai circondato da belle figliole... e danzerai con tutte.

GIANDUCCIO- Non so ballare... e i piedi mi fanno male.

RUGGERO- Vai al castello e fatti un bel pediluvio; chiedi a ser Calisante, il mio cerusico, di prepararti quel balsamo che si fa portare dall'Oriente. (Si inchina) Vai, Altezza... Sparisci!

GIANDUCCIO- (Esce brontolando) Benedetti nobili; hanno sempre voglia di beffeggiare i poveri servitori... ma un giorno o l'altro...

RUGGERO- Perla di servitore!... Come farei senza di lui... (Esce).

QUADRO 4 - CASA DI ZAIRA

ZAIRA, TILDE, TRICE, CENERENTOLA, RUGGERO, LA VOCE

MUSICA: accordi sul cambio scena.

LUCE: spento il proscenio; luce piena.

Cenerentola arrotola un gomitolo di lana. Entrano Zaira, Tilde e Trice.

ZAIRA- Bambine, presto in casa! Forse è la volta buona! Mi raccomando: dovrete comportarvi da vere gentildonne.

TILDE- Per nascita, un pochino lo siamo.

TRICE- Nostro padre era un antico possidente.

ZAIRA- (Denigratoria) Sì... molto tempo fa.

CENERENTOLA- (Interviene, sognante) Aveva un bel castello: Roccarossa, si chiamava. Aveva più di cento paia di buoi per lavorare la terra. E nelle stalle, i suoi servitori tenevano più di cento cavalli...

TILDE- Ma stai zitta, tu!

TRICE- Che ne sai di queste cose?

CENERENTOLA- Era anche mio padre... Alto, buono, aveva un cavallo bianco: si chiamava Fulmine... mi teneva in collo quando lo montava...

ZAIRA- Stai zitta! Abbiamo da fare!

CENERENTOLA- Non riuscivo a respirare dal vento della velocità... Mi aggrappavo al collo del babbo... Avevo paura ma con lui sarei volata in capo al mondo: era così forte, così buono...

TILDE- Si ridusse in miseria.

TRICE- Senza dote, come facciamo a trovare marito?

CENERENTOLA- (Continua a sognare) Era buono... era forte... era bello...

ZAIRA- Smettila di sognare, signorina! Datti da fare: prepara i vestiti di Tilde e Trice! Dovranno andare al ballo... Tira fuori i nastri! E i cappelli!... Fannullona! (Esce con Cenerentola, per rientrare a tempo con i vestiti).

TILDE- Un ballo al castello! Ma saremo veramente invitate?

TRICE- L'hai sentito l'araldo: tutte le fanciulle del principato... Fino alle prime luci dell'alba... Io metterò il vestito rosa.

TILDE- Sai che il rosa non ti dona. Sei piena di lentiggini.

TRICE- E tu sei piena di brufoli! Non ti guarderà nessuno, al ballo!

TILDE- (Chiama) Cenerentola!... Il mio vestito rosa!

TRICE- (Chiama) Cenerentola! Portalo a me il vestito rosa!

TILDE- Cenerentola... Le mie scarpette di raso rosso!

TRICE- Cenerentola!... Anche le mie scarpe di raso!

Rientrano Zaira e Cenerentola.

TILDE- Cenerentola!... Portami il mio cappello di paglia!

TRICE- Cenerentola! Quello è il "mio" cappello!

ZAIRA- Cenerentola! Fai quello che ti dicono!

CENERENTOLA- Ma... non possono indossare in due lo stesso vestito.

ZAIRA- Cenerentola! Ubbidisci! Vai a prendere tutti i vestiti che ci sono! E anche le scarpe! (Si sente bussare alla porta. Tutte restano impietrite). Chi sarà?

TILDE- Chi sarà? (Si stringe alla madre).

TRICE- Chi sarà? (Si stringe alla madre).

ZAIRA- Cenerentola! vai ad aprire!

TILDE- (Con apprensione) Cenerentola...

TRICE- (Con apprensione) Apri...

Cenerentola va ad aprire. Entra Ruggero.

LUCE: spot segue Ruggero.

MUSICA: lievissimo sottofondo.

RUGGERO- La signora Zaira?

ZAIRA- Proprio io. Chi abbiamo il piacere di ricevere?

RUGGERO- Perdonatemi. Mi chiamo Gianduccio e sono il primo maggiordomo del principe Ruggero Ramiro Raimondo Maria. Sono incaricato di visitare tutte le case dove abitano ragazze in età da marito...

ZAIRA- (Si avvicina di qualche passo. Chiama a sé le figlie) Sì... dite buon uomo... il principe si è ricordato di noi?

RUGGERO- Certo. Sua Altezza si ricorda di tutte le sue suddite fedeli... Volevo appunto avvertirvi che tra poco riceverete l'invito ufficiale per il grande ballo di questa sera. Ne avrete sentito parlare.

MUSICA: fine sottofondo.

ZAIRA- Certo, certo... Troppo buono. (Invita le figlie a dire qualcosa).

TILDE- Ci sarà anche il principe... Leopoldo Filippo... come si chiama?

RUGGERO- Ruggero Ramiro Raimondo Maria.

TRICE- Che bel nome... (Sospira)

ZAIRA- (Prende in disparte Ruggero) Sentite, buon uomo... sapreste mica dirmi se a Sua Altezza piace il rosa... o il celeste?

RUGGERO- Non capisco.

ZAIRA- Il vestito: rosa o celeste?

RUGGERO- Ma, non so... forse il giallo!

TILDE- Non abbiamo un vestito giallo.

TRICE- Colpa tua! Io volevo comprarlo!

ZAIRA- Bambine! Andate di là a prepararvi; Qualcosa da mettervi addosso lo troveremo... Grazie, giovanotto. (Complice) Saprò ricompensarvi... Perdonatemi: si va facendo tardi e abbiamo ancora molte cose da fare. Intanto potete trattenervi qui con la nostra fantesca. Cenerentola! Offri da bere al signore! (A Ruggero) Un po' di malvasìa... un calice di vino di Spagna... o un bicchierino di rosolio... (Ruggero rifiuta) Un pezzo di torta al cacao... preparata dalle mie figliole... con le loro manine? Sono tanto brave! (Nuovo rifiuto) Noi andiamo; con permesso. (Rude) Cenerentola! Pensaci tu! (Leggero inchino. Esce con Tilde e Trice).

MUSICA: sottofondo.

LUCE: penombra. Spot su Ruggero, altro spot su Cenerentola

CENERENTOLA- Gradite qualcosa, signore?

RUGGERO- No, grazie. (La osserva. Pausa) Allora tu, saresti la fantesca, la serva. (Cenerentola china il capo e annuisce) C'è molto da fare in questa casa?

CENERENTOLA- Sì, molto.

RUGGERO- Sono buone le tue padroncine? Ti trattano bene?

CENERENTOLA- Hanno sempre bisogno di qualcosa: un vestito, un belletto per il viso, lo specchio... lo consumano quello specchio, per farsi belle, per trovare un marito... che non troveranno mai.

RUGGERO- Tu, il belletto non lo metti. Non ne hai bisogno; sei già molto carina, così come sei.

CENERENTOLA- Siete troppo buono, signore.

RUGGERO- Non chiamarmi signore: sono un servo, come te

CENERENTOLA- Un servo al castello, è un signore al mio confronto. Bei vestiti, buon cibo... avrete un letto comodo... Scommetto che dormite su un materasso di foglie di granoturco e lenzuoli di canapa.

RUGGERO- E tu, dove dormi?

CENERENTOLA- Sulla pietra del camino. Stendo un sacco sulla cenere, perché non sia troppo dura. A volte, qualche brace rimasta accesa mi dà la scottatura.

RUGGERO- Come ti chiami?

CENERENTOLA- Cenerentola. Non è il mio vero nome. Mi chiamano così perché dormo in mezzo alla cenere... e a furia di pulire il pavimento sono sempre sporca e brutta. (Si siede. Ruggero le si inginocchia a fianco)

LUCE: unico spot sui due.

MUSICA: sottofondo molto tenue.

RUGGERO- Non è vero... I tuoi occhi sono bellissimi. Hanno il colore del mare... di notte... e sono limpidi, non c'è traccia di cenere... e non ci sarà mai. Niente potrà offuscarli. Dentro di loro si legge, come in un libro, tutta la tua anima, la tua bontà... Cenerentola. Qual è il tuo vero nome?

CENERENTOLA- (Insegue un ricordo). Non me lo ricordo più... Mi hanno sempre chiamato Cenerentola.

RUGGERO- In fondo, un nome non ha importanza. Quello che conta è l'anima, il cuore, i sentimenti ... e gli occhi... la bocca, che pare fatta per dire soltanto parole dolci e affettuose... Come sarebbe bello sentire il mio nome pronunciato dalle tue labbra.

CENERENTOLA- Mi state prendendo in giro, signore.

RUGGERO- Ti ho detto di non chiamarmi signore. Sono come te: un servo... e tuo amico, spero.

CENERENTOLA- Non ho mai avuto amici. Solo qualche passerotto che viene a beccare le briciole che metto sul davanzale... o quello scoiattolo marrone che ha la sua casina proprio sulla grande quercia di fronte... Io ci parlo e loro mi stanno a sentire; gli racconto di come sono infelice... come li invidio perché hanno una casa, dei figli... sono liberi...

RUGGERO- Anche tu lo sarai un giorno! Avrai il tuo amore, il tuo principe.

CENERENTOLA- I principi non vanno a rovistare fra la cenere... Ma mi fa piacere avere un amico... anche se non ci rivedremo più Gianduccio, così ti chiami, vero?

RUGGERO- No... cioè, sì. Non me lo ricordo. Chiamami come vuoi: amico... forse amore.

ZAIRA- (Di dentro) Cenerentola!! Svelta, vieni di qua! Aiutaci, fannullona!!

CENERENTOLA- Scusami Gianduccio, devo andare (Sulla porta) Ci rivedremo?... Scusami (Esce)

MUSICA: fine del sottofondo.

LUCE: buio. Spot su Ruggero.

Ruggero passeggia, si sofferma, pensa, sottolinea con appropriata controscena le parole della Voce.

LA VOCE- (Di dentro). Amore... pensava il nostro principe Ruggero... Amore. Eppure è una donna come tutte le altre; più carina forse ma sempre donna... E allora perché... perché mi sento battere forte forte il cuore... perché il sangue mi corre così veloce nelle vene, da riscaldarmi tutto? Perché lo stomaco mi si chiude e mi fa dolere tutto... Dolore bellissimo, però... Che malattia sarà? Amore? Pagherò un medico perché trovi qualche tisana per non farmi guarire...

MUSICA: sottofondo, crescendo sul finale.

LUCE: via spot. Luce piena.

RUGGERO- (Si aggancia alle parole della Voce, senza creare interruzione). Cenerentola... occhi profondi, dolcissimi... No, no! Mi è proibito innamorarmi di una serva! Mio padre e tutti i ministri non lo permetteranno mai!... Perché si deve nascere principi... e servi?!... Dovrò scegliere una moglie: prenderò la più brutta, la più stolta tra tutte le ragazze di Graffenburgo, cosicché l'immagine della mia Cenerentola mi rimanga negli occhi e nel cuore... per sempre... Perché si deve nascere principi e servi! (Esce).

QUADRO 5 - ESTERNO

OGERIO, EUSEBIO.

MUSICA: trombe e tamburi per l'entrata di Ogerio ed Eusebio.

LUCE: al proscenio.

OGERIO- (Entra seguito da Eusebio che reca, ben fissato con cinghie, sulle spalle, un librone apribile, grande quanto lui). Vieni avanti, mio buon Eusebio, ancora questa casa e abbiamo finito.

EUSEBIO- L'ultima! Fino ad ora ne abbiamo visitate quattrocentoventicinque... e tutte in salita!

OGERIO- Torneremo finalmente al castello, dove potremo riposarci.

EUSEBIO- Ogerio caro, non ce la faccio più. È da stamani all'alba che cammino con questo peso sulle spalle.

OGERIO- È il gran libro dell'anagrafe di Graffenburgo, mio caro Eusebio. Ci sono annotati i nomi di tutti i sudditi, fino da quando fu costituito il principato.

EUSEBIO- Quanti anni sono, nobile Ogerio?

OGERIO- Quanti anni?! Quanti secoli vorrai dire! Sono... sono (conta sulle dita)... fai il conto te, nobile Eusebio: dai tempi della prima Crociata, quando un lontano proavo dell'attuale principe, Guglielmo il Vittorioso, ebbe il feudo in dono dal Papa in persona.

EUSEBIO- E in tutto questo tempo, ogni volta che nasceva qualcuno, mio caro Ogerio, veniva iscritto su questo libro?

OGERIO- È il libro delle nascite, Eusebio carissimo; ci sono i nomi di tutti: i passati, i presenti… e i futuri.

EUSEBIO- I futuri?! Sappiamo già i nomi di quelli che verranno, Ogerio carissimo?

OGERIO- Stolto di un Eusebio! non possiamo saperli. Ci sono degli spazi vuoti da riempire al momento giusto.

EUSEBIO- Scusa la mia impertinenza, nobile Ogerio: i morti, non si potrebbe levarli dal libro; peserebbe un po' meno, Ogerio degnissimo.

OGERIO- Non si può, non si può! I morti, Eusebio colendissimo, stanno bene dove si trovano.

EUSEBIO- Al camposanto, nobilissimo Ogerio.

OGERIO- Sul libro, nobilissimo Eusebio.

EUSEBIO- L'ho già detto io.

OGERIO- Cosa?

EUSEBIO- Nobilissimo... Ogerio.

OGERIO- E va bene, scusami... Allora dirò: Eusebio nobilissimo.

EUSEBIO- Va meglio.

OGERIO- Andiamo a visitare questa ultima casa, nobile... (Si accorge di ripetere l'appellativo) Ehm... Eusebio. La casa della vedova Zaira. Fai strada.

EUSEBIO- Mi pare si passa di qua, nobile... (Si interrompe) Ehm... Ogerio. (Si spostano dal proscenio al centro della scena).

QUADRO 6 - CUCINA DI ZAIRA

OGERIO, EUSEBIO, ZAIRA, TILDE, TRICE, CENERENTOLA

MUSICA: accordo

LUCE: via il proscenio. Luce piena.

OGERIO- È permesso?C'è alcuno in casa?

TILDE- (Fa capolino. È già vestita per il ballo, come Trice e Zaira) Chi è?

OGERIO- Sono Ogerio, l'ufficiale anagrafico del principe; e questi è il mio aiutante Eusebio.

TRICE- (Spinge Tilde in scena ed entra con lei) Tanto piacere. Chi cercate?

OGERIO- È questa la casa della vedova Zaira?

TILDE- Per l'appunto.

TRICE- (Chiama) Mammà, ti cercano.

TILDE- Accomodatevi.

TRICE- (Ad Eusebio) Vuol sedersi? (Eusebio indica il librone che glielo impedisce)

ZAIRA- (Entra). Chi mi cerca?

TILDE- Il signore è un ufficiale.

TRICE- L'ufficiale dell'anagrafe, vero?

EUSEBIO- Io sarei il suo aiutante.

ZAIRA- Parlate. Vi ascolto.

OGERIO- Essendo stato incaricato da Sua Altezza Serenissima, il principe Ruggero Ramiro Raimondo Maria di Roccabruna, di invitare ufficialmente e personalmente tutte le fanciulle del principato, al ballo di questa sera...

EUSEBIO- Quattrocentoventicinque... e tutte in salita...

OGERIO- Passo ad estendere l'invito alle tre fanciulle che abitano questa casa.

ZAIRA- Treee?... Scusi, signor anagrafico.

EUSEBIO- Ogerio, si chiama.

ZAIRA- Signor Ogerio... ci deve essere un errore. Io ho soltanto due figlie: le qui presenti, graziose damigelle.

OGERIO- Nessun errore, cara signora.

EUSEBIO- Su questo libriccino c'è scritto tutto! Dalla prima Crociata...

OGERIO- Eusebio! (Lo interrompe) Inginocchiati, che devo consultare il libro!

EUSEBIO- Oggi mi sono già inginocchiato quattrocentoventicinque volte!

OGERIO- In ginocchio! (Eusebio si inginocchia, Ogerio apre il libro e lo consulta). Ecco qua. C'è scritto nero su bianco: casa della vedova Zaira... Fanciulle presenti: signorina Tilde (Tilde si inginocchia) signorina Trice (Trice si inginocchia) e la fanciulla chiamata Cenerentola.

ZAIRA- Ma quella è la serva! Non è mia figlia! Ci mancherebbe altro!

EUSEBIO- Posso alzarmi, Ogerio egregio?

OGERIO- Resisti un altro poco, mio distinto Eusebio... Qui dice che la soprannominata Cenerentola è in effetti... Donna Ines Cinères Bella, figlia del nobiluomo Alceste di Roccarossa, lo stesso padre delle altre due... Ergo: le tre fanciulle hanno tutte lo stesso "status familiaris" e quindi l'invito per il ballo deve essere esteso a tutte. Così è scritto e la legge è legge! (Chiude il libro con una gran botta che manda Eusebio per terra). Introducete la fanciulla! (Tilde e Trice, con cenni, fanno entrare Cenerentola. Ogerio la osserva). Bene bene. Il ballo inizierà non appena il campanile avrà battuto l'ora della notte. Con permesso.

EUSEBIO- Con permesso. (Escono).

ZAIRA- Ci mancava anche questa!

TILDE- Inaudito!

TRICE- Inammissibile!

TILDE- Io, al ballo con quella, non ci vado!

TRICE- Io, piuttosto, resto a casa!

ZAIRA- Non vi angustiate, figlie care... Chi volete che la guardi, così vestita di cenere? Tutti gli occhi saranno puntati su di voi... Cenerentola! Andiamo al castello!... Tu seguici, a mezzo miglio di distanza!... Ricordati: non ci conosciamo!... Bambine; buttate in dentro le spalle, testa alta. Incedere maestoso; sorriso luminoso ma sprezzante sulla bocca. Avanti! (Tilde e Trice escono) E tu, ricordati: mezzo miglio! (Esce. Cenerentola si porta al proscenio dove, accasciata su uno sgabello, piange).

QUADRO 7 - SPAZIO IRREALE

CENERENTOLA, BERTUCCIO, FATA, DUE ANCELLE

MUSICA: pianto di Cenerentola. Sottofondo a sottolineare l'azione scenica.

LUCE: spot su Cenerentola.

BERTUCCIO- (Entra nello spot, osserva Cenerentola. Parla non sentito da lei). Povera Cenerentola, hai ben ragione di piangere... Ma la giustizia, in questo mondo, qualche volta arriva... Quando meno te lo aspetti; ma arriva!... Lasciare a casa una così bella fanciulla!... D'altro canto, come introdurla al castello, così vestita di stracci?... Ma sì, si può fare... (Chiama) Signora fata... Per favore, volete entrare? (Entra la Fata).

MUSICA: continua il sottofondo.

LUCE: via lo spot su Cenerentola. La scena viene illuminata da tagli laterali, bianchi e azzurri, che creano una ambientazione irreale.

BERTUCCIO- Una volta, mi avete dato un corpo: un bel corpo... A questa poveretta basta un vestito: un bel vestito.

FATA- La piccola Cenerentola. È arrivato il suo momento... (La osserva) Sì. Possiamo farcela. (Batte le mani. Entrano due ancelle con un gran mantello, con il quale ricoprono Cenerentola. Le mettono poi una parrucca, infine le scarpe).

BERTUCCIO- (Commenta, a tempo, la vestizione) Con un bel mantello sarà come tutte le altre. La parrucca la farà sembrare una gran dama. Le scarpine da ballo: quel che ci vuole per volteggiare. (Rumore di zoccoli e sonagli). E c'è anche una carrozza! Un bellissimo cocchio dorato tirato da sei cavalli bianchi, bardati di azzurro e quattro cocchieri in livrea d'argento...

Cenerentola è pronta. La fata la ferma con un gesto.

FATA- Sarai la più bella della serata. Arriverai al ballo alle undici precise. Nessuno saprà chi sei. Ballerai con il principe ma... a mezzanotte in punto dovrai venire via, altrimenti la tua matrigna capirà chi sei... Un'ora sarà sufficiente, al principe, per innamorarsi di te... Ora vai... Ricorda: a mezzanotte!

Cenerentola esce. Rumore di zoccoli e sonagli. Fata con ancelle e Bertuccio, la seguono con lo sguardo. Restano immobili.

MUSICA: finale.

LUCE: si affievolisce, fino a spegnersi insieme alla musica.

SECONDO ATTO

QUADRO 1 - SALA DEL TRONO AL CASTELLO -

LA VOCE, RUGGERO, GIANDUCCIO, ZAIRA, TILDE, TRICE, MAGGIORDOMO, CENERENTOLA, FATA, BERTUCCIO

MUSICA: ballabile, inizio sostenuto, poi sottofondo fino alla fine del quadro.

LUCE: bassa; riflessi dalla sala attigua dove si svolge il ballo.

LA VOCE- (Di dentro). Il gran ballo è nel pieno della festa. Le fanciulle di Graffenburgo fanno a gara per esibirsi davanti al principe o, per meglio dire, a colui che esse ritengono sia il principe.

RUGGERO- (Ancora vestito da servo, passeggia nervosamente. Si rivolge alla quinta dove si suppone sia il ballo. Chiama, con un gesto. Entra Gianduccio vestito da principe). Ebbene, mio caro Gianduccio, come procede la festa?

GIANDUCCIO- Benissimo, Altezza (Ruggero gli fa cenno di non chiamarlo così). Volevo dire: tutto procede meravigliosamente. Le quattrocentoventicinque fanciulle di Graffenburgo sono tutte affascinanti; ho ballato con tutte!... Se non fosse per questi benedetti piedi che mi dolgono... Non ci sono abituato io, a queste fatiche.

RUGGERO- Non hai chiesto al mio cerusico?

GIANDUCCIO- Sì, mi ha dato certi sali da sciogliere in acqua calda... per il pediluvio, con licenza di Vostra Altezza... ma è stato tutto inutile... Non ci sono abituato, io!

RUGGERO- Resisti ancora un poco... sarai ricompensato.

GIANDUCCIO- Ma perché, Altezza, non volete partecipare? In fondo, è la vostra festa.

RUGGERO- La mia festa... Piuttosto, la mia condanna! ... Sarebbe bello, mio buon Gianduccio, ma non potrò mai sposare la fanciulla che amo.

GIANDUCCIO- Come è possibile? Siete un principe!

RUGGERO- Anche i principi, a volte, non possono avere ciò che desiderano... Esistono le classi sociali, amico mio. Un principe, che sta al vertice, non potrà mai sposare... una servetta.

GIANDUCCIO- Neanche se fosse bellissima?

RUGGERO- Neanche se avesse gli occhi fatti con l'azzurro del cielo... e le labbra con il rosso della fragola matura.

GIANDUCCIO- Ma se avesse buoni sentimenti...

RUGGERO- L'unico sentimento che può avere una regina, è la ragion di stato... Torna di là, caro Gianduccio, balla ancora con le mie suddite... poi ti prenderai tre giorni di riposo... E scegli una moglie... una moglie per me.

GIANDUCCIO- Altezza...

RUGGERO- Vai... vai. (Si apparta).

Gianduccio fa per tornare nella sala del ballo. Viene intercettato da Zaira che, con le figlie lo sta cercando. Le due ragazze lo prendono sottobraccio e lo depongono sul trono.

MUSICA: continua il ballabile, sottofondo.

LUCE: piena.

ZAIRA- Altezza, eravate scomparso! Avete fatto bene! Qui si può stare in confidenza... Le mie bambine hanno ancora molte storielle da raccontarvi.

GIANDUCCIO- Fanciulle, siete affascinanti. La vostra conversazione è superlativa!... Le storielle che mi avete raccontato sono... sono... Non ne conoscevo nemmeno una!

ZAIRA- Le mie bambine, Altezza, sanno come intrattenere: sono state educate al vivere mondano... ma sempre nei limiti di un pudibondo conversare.

GIANDUCCIO- Certo, certo signora... (ride) Ma quella storiella... di quel frate... come dice, come dice?... Ah, furfantelle! Mi avete fatto veramente divertire.

TILDE- Abbiamo cercato soltanto, di sollevare Vostra Altezza dal grigiore della vita del palazzo.

TRICE- Anche di là, al ballo: che noia! non si è sentita una risata..

GIANDUCCIO- All'infuori delle vostre. Siete due simpaticone!

ZAIRA- Vostra Altezza, quando pensa di prendere... la sua decisione...

GIANDUCCIO- Decisione?

ZAIRA- Sì, riguardo alla sistemazione della sua vita.

GIANDUCCIO- La mia vita... mi sembra sistemata piuttosto bene,

RUGGERO- (Finora in disparte, si avvicina). La signora Zaira intendeva riferirsi al matrimonio, alla sposa che Vostra Altezza dovrà scegliere...

ZAIRA- Grazie buon uomo, però non immischiatevi! Sua Altezza sa benissimo come comportarsi.

TILDE- La scelta di una sposa è cosa molto personale.

TRICE- E i servi non devono intromettersi!

GIANDUCCIO- Come vi permettete?! (A Ruggero) Vogliate scusare...

RUGGERO- (Lo interrompe con un gesto). Naturalmente la scelta, ricade interamente sulle spalle di Vostra Altezza.

GIANDUCCIO- Già, già... certo... Ci dovrò pensare... (Ruggero si allontana)

TILDE- Che razza di impudenza! Che strafottenza!

TRICE- Quando sarò la padrona... Cioè: se fossi la padrona, quell'uomo lo caccerei immediatamente!

GIANDUCCIO- (Terrorizzato) No!... Vi prego, belle fanciulle... raccontatemi ancora una storiella, ma che sia divertente.

ZAIRA- Dovete scusarle, Altezza; non hanno ancora l'abitudine alla vita di corte... Ma guardatele: due tesori! Non perché sono figlie mie, ma sono intelligenti, colte, conoscono la musica, il ricamo, il disegno... in confidenza: ciascuna delle due sarebbe una moglie ideale... (Fra sé). Perché i principi non possono sposare due donne contemporaneamente!!

MAGGIORDOMO- (Entra e annuncia) Una giovane dama chiede di essere ammessa al cospetto di Vostra Altezza. (Gianduccio guarda Ruggero il quale si stringe nelle spalle e gli fa segno di decidere).

GIANDUCCIO- Chi è costei, che si permette di arrivare in ritardo al mio ballo? Qual è il suo nome?

MAGGIORDOMO- Non ha voluto dirlo. (Confidenziale) È arrivata su di una carrozza tutta d'oro, con i sedili di raso azzurro tempestati di rubini, smeraldi e topazi. Sei cavalli bianchi la tirano, tutti bardati in azzurro... la faccio passare?

GIANDUCCIO- (Dopo un cenno di Ruggero) Che entri, la bella misteriosa! (Maggiordomo esce)

ZAIRA- (Preoccupata) Altezza, Vi rammento quella decisione le mie bambine aspettano...

CENERENTOLA- (Viene introdotta dal Maggiordomo che esce subito. Si inchina a Gianduccio, sul trono) Altezza, mi è di grande diletto prostrarmi ai vostri piedi.

GIANDUCCIO- (Si alza e va a sollevarla dall'inchino) Suvvia, madamigella, non prostratevi... Sono io che debbo rendere omaggio alla bellezza.

Ruggero è rimasto attonito. La guarda intensamente, sempre appartato.

CENERENTOLA- Che dite Altezza, mi confondete.

GIANDUCCIO- Chi siete? Non vi ho mai veduta, passando per le strade del mio paese... Volevo dire: durante le mie visite ufficiali in occasione di cerimonie...

CENERENTOLA- Conduco una vita molto ritirata. In quanto alla mia identità, permettetemi di non rivelarla, per ora.

GIANDUCCIO- I vostri desideri sono ordini, mia bella sconosciuta.

ZAIRA- Altezza, la mia figliola maggiore, Tilde, si è rammentata proprio ora di una storiella molto divertente. (Sollecitata da Trice) Anche la mia figliola minore, Trice, ne sa una nuova nuova.

TILDE- Conoscete, Altezza, quella del contadino che aveva perso il mulo...

TRICE- E quella del mulo che cercava il padrone...

GIANDUCCIO- (Viene allontanato da Cenerentola) Si, care fanciulle, raccontate... (A Cenerentola) Torno subito. Aspettatemi, non ve ne andate.

LUCE: si abbassa. Spot su Cenerentola e Ruggero.

MUSICA: continua il sottofondo.

RUGGERO- (Si avvicina a Cenerentola) Chi sei?... Io ti ho già vista... No, non è possibile...

CENERENTOLA- Nulla è impossibile a questo mondo.

RUGGERO-No... quella fanciulla... non potremo mai amarci... le nostre posizioni sociali ce lo impediscono

CENERENTOLA- Quando saprai chi sono... non esisteranno più barriere sociali fra noi due.

RUGGERO- Dimmi come ti chiami.

CENERENTOLA- Non posso, per ora... Ma domani, finita la festa, vieni a cercarmi. Saremo uguali: poveri ma felici.

RUGGERO- Dove potrò trovarti?

CENERENTOLA- Segui il cinguettio dei passerotti che vengono a beccare le briciole che metto sul davanzale, o lo scoiattolo marrone che ha fatto la sua casina sulla quercia grande. Sono miei amici.

RUGGERO- Ma tu sei... È impossibile... quella fanciulla... cenciosa...

CENERENTOLA- Una serva? Anche tu sei un servo...

RUGGERO- Ma io sono... tu sei... I tuoi occhi hanno il colore del mare di notte, sono limpidi; ci si legge come in un libro tutta la tua anima, la tua bontà... Come ti chiami?

CENERENTOLA- Non lo ricordo più. Che importanza ha un nome?

RUGGERO- Quello che conta è l'anima, il cuore, gli occhi... la bocca, che pare fatta per dire soltanto parole dolci e affettuose.

CENERENTOLA- Mi stai prendendo in giro.

RUGGERO- No! Io voglio te! Tu sei l'altra!... L'altra che non potevo sposare... Voglio sposare te!

CENERENTOLA- Ma tu sei un servo.

RUGGERO- Mia bella sconosciuta... È arrivato il momento di dire la verità.

MUSICA: stop. Rintocchi di mezzanotte.

CENERENTOLA- Mezzanotte! Devo scappare! (Ruggero la trattiene, lei si divincola. Appare la Fata che, con un gesto, immobilizza tutti).

LUCE: buio. Tagli laterali.

Continuano i rintocchi. Cenerentola, prima di uscire si toglie una scarpa e la depone in terra. Fata fa un gesto ed esce: tutti tornano a muoversi)

MUSICA: fine rintocchi. Sottofondo, crescendo in finale.

LUCE: via tagli laterali. Luce piena.

RUGGERO- Dov'è? Dove è andata? Inseguitela! (Si lancia per inseguirla, vede la scarpa, la raccoglie, la stringe al petto) Una scarpa... Ha lasciato una scarpina...

MUSICA: dopo il crescendo, stop.

LUCE: buio.

QUADRO 2 - ESTERNO

COMPARSE.

LUCE: al proscenio, illumina comparse che parlottano fra loro.

LA VOCE- Il giorno dopo la grande festa. Nel paese pare giorno di mercato. Si vedono dappertutto capannelli di donne che parlano e discutono: le più fortunate, che hanno partecipato al ballo, raccontano con ampiezza di particolari le bellezze del castello, le toilettes da gran sera, i servitori in livrea, i pasticcini squisiti che sono stati serviti... gli ufficiali. Tutti gli ussari della guardia erano presenti per far ballare le invitate: alti, solenni... come battevano i tacchi!... Non ne capiteranno mai più serate simili.

QUADRO 3 - CASA DI ZAIRA

ZAIRA, TILDE, TRICE.

MUSICA: accordi sul cambio scena.

LUCE: piena.

TILDE- Che serata meravigliosa! Tutti quegli ufficiali della guardia: come erano affascinanti!

TRICE- Io non ho perso tempo con un misero ufficiale.

TILDE- Dicevo così per dire... anch'io sono sempre stata accanto al principe.

TRICE- Io l'ho fatto ridere con le mie storielle.

TILDE- Rideva per compiacenza: è una persona tanto educata.

TRICE- Vorresti insinuare che i miei racconti non gli sono piaciuti?

TILDE- Non dico questo, Trice. Ma si vedeva benissimo che aveva una gran voglia di sbadigliare.

TRICE- Tilde, sorellina mia: mi dispiace dirtelo, ma quando parlavi te, dormiva addirittura.

TILDE- Non è vero!

TRICE- Sissignora! E se non ero io a distrarlo, avrebbe passato tutta la sera con quella sconosciuta!

ZAIRA- Bambine! Calme! Non è questo il momento di litigare... Però, quella sconosciuta non mi piace per niente.

TILDE- È troppo bella!

TRICE- Il principe la guardava.

ZAIRA- Il principe guardava voi, figliole mie. È una persona tanto alla mano, che non pare nemmeno avvezzo all'etichetta di corte... Sicuramente ha messo gli occhi su di voi... Peccato che dovrà sceglierne una sola!

TILDE- Sarò io quella!

TRICE- Povera illusa! Sarò io!

ZAIRA- Bambine, state calme... fra poco sentiremo rullare i tamburi, squilleranno le trombe e un araldo ci porterà la bella notizia

QUADRO 4 - ESTERNO

TUTTI

MUSICA: trombe, tamburi.

LUCE: spot su Araldo.

ARALDO- (Legge una pergamena) A tutti i buoni sudditi delle città, dei villaggi, dei casolari sperduti. Noi, principe Ruggero Ramiro Raimondo Maria di Roccabruna, dei conti di Walstein, cugino dell'imperatore Wilfredo il Conquistatore, gran ciambellano del reame di Bramalpurga, nipote onorifico del gran Visir di Bukamàn, grazioso signore delle terre e delle montagne di Graffenburgo e paesi circonvicini; decidiamo di scegliere la nostra graziosa sposa fra tutte le donzelle intervenute al gran ballo di corte. La prescelta è quella graziosa dama, rimasta incognita, che allo scoccare della mezzanotte è fuggita, lasciando una scarpina sul marmo del pavimento. Allo scopo di ritrovarla, un nostro fido incaricato misurerà la scarpina a tutte le ragazze intervenute alla festa. Colei che riuscirà a calzarla perfettamente, sarà la nostra adorata sposa e futura regina del Graffenburgo. (Esce).

MUSICA: trombe, tamburi su uscita dell'Araldo. Pausa, poi tema della scarpina in sottofondo.

LUCE: via spot. Luce piena.

Ogerio entra portando la scarpina sopra un cuscino. Eusebio lo segue, ancora con il libro sulle spalle; due Servi portano una sedia, uno sgabello e un tappeto per la prova della scarpa: sistemano il tutto durante la scena seguente.

OGERIO- Nobile Eusebio, dobbiamo provvedere a sistemare per la prova.

EUSEBIO- Nobile Ogerio, è questa l'ultima casa? Ne abbiamo già visitate quattrocentoventicinque! E tutte in salita, Ogerio mio caro.

OGERIO- Mio buon Eusebio, rallegrati. questa è l'ultima casa. E voglia il cielo che finalmente si trovi la padrona della scarpa.

EUSEBIO- Tutte le ragazze hanno provato la scarpa, carissimo Ogerio, e tutte inutilmente.

OGERIO- Abbiamo girato il principato in lungo e in largo, sublime Eusebio.

EUSEBIO- Abbiamo scalato le montagne...

OGERIO- Guadato i fiumi...

EUSEBIO- Ma non ne abbiamo trovata nessuna...

OGERIO-... che potesse calzare la scarpina.

EUSEBIO- Quattrocentoventicinque, Ogerio degnissimo... e tutte in salita.

OGERIO- Abbi fede, Eusebio carissimo.

MUSICA: fine.

LUCE: tagli laterali (Fata). Spot su sedia.

Entrano Fata e Bertuccio che si posizionano sul lato destro. Commentano la prova della scarpina.

BERTUCCIO- Mettiamoci qui, mia buona fata, è un posto di osservazione buonissimo.

FATA- Sì; e voglio proprio vedere come va a finire.

BERTUCCIO- Anch'io!... Ma, le fate dovrebbero conoscere il futuro.

FATA- Questa volta ho voluto dimenticarlo, per non guastare la gioia del finale.

BERTUCCIO- Allora ci sarà un lieto fine?

FATA- Non lo so... Ma spero proprio di sì!

OGERIO- Olà, fanciulle! (Entrano Tilde e Trice, accompagnate da Zaira). Mio buon Eusebio, inginocchiati.

EUSEBIO- Nobile Ogerio (si inginocchia) quattrocentoventicinque... (mima una salita).

OGERIO- Pazienza, grandissimo Eusebio. (Apre il libro) La signorina Tilde! Si avanzi e si sieda!

MUSICA: ogni prova è evidenziata da squilli di tromba all'inizio e colpi di grancassa alla fine.

Tilde saluta trepidante la madre e si siede. I servi le provano la scarpina, con adeguato cerimoniale. Tilde fa smorfie di dolore poiché la scarpa, evidentemente, è troppo piccola.

BERTUCCIO- Io dico che non le entra!

FATA- È troppo stretta per lei.

BERTUCCIO- Neppure mastro Gandulfo, il calzolaio di corte, potrebbe allargarla tanto!

ZAIRA- (Fra sé) Bisognerebbe, con un coltello tagliare una parte del piede. Una principessa, anche zoppa, è sempre una principessa.

FATA- È quasi svenuta. Povera Tilde: non sarà mai principessa!

OGERIO- (Un servo gli sussurra all'orecchio). La scarpina non è stata calzata! Esito negativo! (grancassa).

Tilde torna piangendo dalla madre che ormai, ripone le sua residue speranze in Trice.

EUSEBIO- Qui, se non troviamo il piede giusto, mio sovrastante Ogerio, temo di dover rifare tutto il giro del principato... in salita.

OGERIO- Nessuna salita, pazientissimo Eusebio. Il piedino giusto, dovrà pur venire fuori... (consulta il libro) Si avanzi la signorina Trice! E si sieda! (trombe)

Trice va a sedersi. Nuova prova con solito cerimoniale. Smorfie di dolore da parte di Trice.

BERTUCCIO- No no, non ce la fa! Non può farcela!

FATA- È impossibile che ci riesca!

ZAIRA- Forza Trice! Hai sempre calzato un numero meno di tua sorella!

BERTUCCIO- Gioco mille scudi che non entra!

FATA- Anch'io! Duemila scudi!... Bertuccio, che mi fai dire?! Una fata non scommette. Mai.

BERTUCCIO- Scusate mia signora, mi è scappato.

FATA- E neppure uno spirito folletto fa simili sciocchezze!

ZAIRA- Perché, quando erano piccole, non gli ho chiuso il piede in una morsa di ferro, per impedirgli di crescere?!

Un servo parla all'orecchio di Ogerio.

OGERIO- La scarpina non è stata calzata! Esito negativo! (Grancassa).

Ogerio consulta ancora il libro, ci batte sopra con una mano, Eusebio si alza, poi fa un cenno verso il fondo della scena: entra Cenerentola con l'altra scarpina stretta al seno, poi la offre ad Ogerio che la confronta con l'altra e le fa cenno di sedersi. I servi le calzano entrambe le scarpe. Sull'azione, dialogo Bertuccio - Fata.

BERTUCCIO- Avrei vinto mille scudi!

FATA- (Euforica) Anch'io!... (Riflessiva) Bertuccio, mi farai pentire di averti dato un corpo!

BERTUCCIO- Guardate: ne arriva un'altra.

FATA- È Cenerentola!... Cosa stringe al seno?

BERTUCCIO- Una scarpina!... È simile all'altra!

FATA- È uguale! Sono lo stesso paio!

BERTUCCIO- Voi ne sapete qualcosa, vero signora Fata?

FATA- Beh... proprio per caso...

BERTUCCIO- Scommetto che quelle scarpine, gliele avete date voi!

FATA- Si era detto che non sta bene scommettere.

BERTUCCIO- Ma esultare, si può? Perché la scarpina le sta proprio bene! È lei, è Cenerentola la nuova principessa!

FATA- Aspettiamo il responso ufficiale.

Un servo parla all'orecchio di Ogerio.

OGERIO- La scarpina è stata calzata! Esito positivo!

MUSICA: inno gioioso.

LUCE: via i tagli laterali. Luce piena.

Fata batte le mani: entrano le Ancelle che vestono Cenerentola con il vestito della festa, parrucca e diadema. Al termine della vestizione, Ogerio fa un cenno, chiamando verso sinistra.

MUSICA: stop.

GIANDUCCIO- (Entra vestito con livrea da servo) Fate largo al nobile principe Ruggero Ramiro Raimondo Maria di Roccabruna, grazioso signore di Graffenburgo e paesi circonvicini.

Tutti si inchinano. Entra Ruggero in abiti sfarzosi.

MUSICA: chiarine trionfali sull'ingresso di Ruggero, poi stop.

OGERIO- Altezza, vi presento la nobile dama che, alla festa, volle restare incognita... Inginocchiati, mio diletto Eusebio.

EUSEBIO- Ancora, Ogerio mio adorato?... Quattr...

OGERIO- (Lo interrompe) Per l'ultima volta, Eusebio, anima nobile.

EUSEBIO- Speriamolo, Ogerio, spirito eccelso... (Si inginocchia)

OGERIO- (Apre il libro, lo consulta) Altezza Serenissima: la dama che vi sta davanti, che Voi avete incontrato per la prima volta, vestita da serva, in casa di Zaira, in realtà è la nobildonna Ines Cinères Bella del Pilar, figlia del defunto nobiluomo Alceste Alfonso Alessandro Maria, signore decaduto di Roccarossa, gran contabile del gran connestabile del principato; l'unica che sia riuscita a indossare la famosa scarpina.

Le Ancelle sollevano la veste a Cenerentola per scoprirne la caviglia. Ruggero vede la scarpa, le si avvicina, le prende le mani.

RUGGERO- Cenerentola; finalmente posso dirti che tu sarai la principessa di Graffenburgo... ma soprattutto la regina del mio cuore.

MUSICA: marcia nuziale.

OGERIO- Evviva i principi!

EUSEBIO- viva gli sposi!

OGERIO- Puoi alzarti, fedelissimo Eusebio.

EUSEBIO- Grazie, eccellentissimo Ogerio.

Si forma il corteo: servi e ancelle, Eusebio con il libro, Gianduccio fra Tilde e Trice, Ogerio con il cuscino vuoto dà il braccio a Zaira, Fata e Bertuccio, infine Ruggero e Cenerentola. Un giro della scena e uscita attraverso la platea.

LA VOCE- Tutto questo successe molto, molto tempo fa... o forse non è ancora successo o, chissà, sta succedendo proprio in questo momento in qualche angolo di questo mondo... I nostri eroi si stabilirono in un castello incantato dove vissero mille anni felici e contenti... e dove ancora oggi si possono vedere con gli occhi della fantasia. Ma, badate bene: li potrà vedere solo chi ha l'animo candido e puro come Cenerentola e il suo principe.

MUSICA: marcia nuziale in crescendo sull'uscita del corteo.