La scartozzera

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LA SCARTOZZERA

 LA  SCARTOZZERA

Commedia brillante in due atti di: - Lino Liano BALDI

PERSONAGGI

PIETRO ………………………………..  Padrone di casa

MARIA………………………………….  Sua moglie

GIOVANNA…………………………. ...  Sua figlia

UBALDO……………………………….   Suo figlio

NILDE…………………………….…….  Vicina di casa

EUGENIO…………………………...  ...  Vicino di casa

PRIMO……………………………. ……  Figlio dl vicino

ALBA……………………………… …...  Figlia del vicino

VIRGINIA………………………………  Vedova

ROSA……………………………… …..   Figlia della vedova

GIUSEPPE……………………………..    Figlio del fattore

CLAUDIO………………………………   Musicista

1)

2)                            (Comparse)

3)              

TRAMA

Il luogo :- un paese della Toscana nel periodo dopoguerra intorno alla fine degli anni ’50.

All’uscita dalla messa, le donne si incontrano nella piazza del paese, spettegolano un po’ sulle vicissitudini paesane, si fanno meraviglie, e si danno appuntamento per la sera.

Infatti, alla sera sarà fatta la scartozzera. Gli uomini hanno occasione de trovarsi in piazza, parlare del loro lavoro, dei divertimenti, dei sogni di gioventù e pure loro fissano appuntamento per la sera.

Anche i giovani s’incontrano, in piazza dopo la messa. Lo fanno quasi di nascosto come avessero qualcosa da non far vedere o sapere. Infatti, ad insaputa dei genitori, le due coppie di giovani, si amano ma oltre ai minuti della domenica non riescono a rimanere insieme da soli. Si lamentano di questa situazione e fanno programmi futuri.

Virginia passa a braccetto di sua figlia Rosa, una bella ragazza, forse la più bella del paese, anche se a detta di tutti, da qualche tempo sembra dimessa e ingrassata. Incontrano il figlio del fattore ma non salutano.

Claudio il musicista, un non vedente, raggiunge il gruppo degli uomini, in ritardo perché aveva suonato a messa e s’interessa ai loro racconti vedendo con gli occhi delle parole.

Il tempo passa volentieri in piazza fino a quando una delle donne ricorda alle altre che è quasi ora di pranzo, mettendo fine ai pettegolezzi, meraviglie ed illazioni che chiaramente alla sera avranno il loro epilogo durante la scartozzera, dove verranno a nudo tutte le verità dei racconti mattutini, ma gelosie ed invidie nascoste avranno forme ben diverse, con l’immancabile trionfo dell’amore.

Atto Primo.

 La scena: - una piazza di paese, gli abiti dalla festa, non sgargianti ma ben puliti,  con un po’ di trasando nell’indossarli, come da gente non abituata. Solo Virginia e Rosa indossano vestiti un po’ più succinti, lo stesso dicasi per il figlio del fattore che sarà sempre in scena con un completo d’abito,  camicia bianca,  gilet e cravatta o papillon.

Nel secondo atto, indosseranno abiti contadini da lavoro stile anni ’50.

La scena: - una grossa stanza adornata da attrezzi del contado

NILDE - Ciao Maria tutto bene?

MARIA – Tutto bene, non c’è male.

NILDE – Ma stamani cosa aveva il Piovano? Come la tirava per le lunghe… Poi quella predica sui giovani… non l’ ho mica capita… cosa avrà voluto dire ..?

MARIA – Che cosa vuoi che ti dica, avrà avuto le sue ragioni. I preti ne sanno sempre una più del diavolo…

PIETRO – Più del diavolo, ma mai più delle donne, di cosa stavate parlando?

MARIA –   Niente, si parlava del più e del meno… tu piuttosto cosa stai a sentire, perché non vai dai tuoi amici? (indispettita)

PIETRO – Ci vado, ci vado, ciao Nilde, ci vediamo questa sera.

NILDE -  Maria, hai visto in chiesa la figlia della Virginia? Mi sembrava un poco sciupatella 

MARIA – Anche ingrassatella direi…secondo me, mangia troppo e dopo la notte non dorme. Dirlo a sua madre, non mi sembra il caso, è sempre così altezzosa che non gli si può dire niente… chissà come la prenderebbe?

NILDE – Poveraccia dalla morte di suo marito, non  sé più ripresa.

MARIA  -  O Nilde,  se s’è ripresa non lo so, ma qualche uomo se l’è ripreso di sicuro… L’ ha Teresa, mi ha raccontato, che una volta ha visto uno scappare dalla sua finestra con gli abiti in mano, qualcuno avrà suonato alla porta, dice, fatto sta che nudo, con gli  abiti  in  mano si rivestiva fuggendo tra gli alberi. Gli è sembrato fosse  Rodolfo, il lattaio…

NILDE –  Ma cosa dici! Sei  sicura ?

MARIA – Sicura no! Sai i  racconti della Teresa vanno ponderati…  Nilde sono passati degli anni e una come lei non vorrai mica che porti il lutto per tutta la vita? Le voci dicevano che prima di sposare Gismondo buonanima, avesse battagliato alla grande, poi ha trovato quel brav'uomo, due mesi insieme, il tempo di fare la Rosa e via in guerra per morire sul fronte Russo.

NILDE – Però  gli ha lasciato una bella pensione….

MARIA –  Se è per quello sì, e come se la gode. Tra lei e sua figlia…la domenica fanno a gara a chi è più bella e meglio vestita, sembrano uscite da una sfilata di moda, invece che di casa… per andare in chiesa ne potrebbero fare anche a meno di essere così appariscenti….

NILDE – Ma sua figlia non ha ancora nessuno che gli ronza intorno?

MARIA  – Che sappia io no! Ma queste cose non si possono mai sapere con certezza

NILDE  -  Se  non lo sai te… e tua figlia Giovanna, ha qualcuno che gli fa il filo?

MARIA - Cosa ti metti a dire Nilde, è ancora una bambina, Dio né guardi… se il mio Pietro avesse un ben che minimo sospetto… L’ammazzerebbe di botte.

NILDE – Anche mio marito la pensa come il tuo…povere le nostre figlie.

MARIA - Ma la tua Alba? Mi avevano detto che filava con uno di Firenze?

NILDE – Ma sì figurati di Firenze…no! Si erano conosciuti al mare… niente di serio. Finita la stagione, passato il vento… non c’era e non c’è stato niente, mia figlia è ancora pura come il sole.

MARIA – Cosa vorresti insinuare?  Se è per quello la mia lo è anche di più, io al mare mia figlia, da sola, non l’ ho mai mandata, ricordatelo!

NILDE – O Maria, non prenderla subito a rovescio, non ho detto niente di male, piuttosto fai silenzio che arriva la Virginia con sua figlia…

(entrano in Piazza Virginia e la figlia) Buongiorno Virginia, buongiorno Rosa, come và? E’ un pezzo che non vi si vede.

VIRGINIA - Abbiamo avuto un pò di influenza ma adesso è passata, voi come state?

MARIA – Bene. Vuoi venire stasera a casa mia? Facciamo la scartozzera, così stiamo un poco insieme, sempre che ti faccia piacere s’intende (con malizia) … e che tu non abbia qualcosa di meglio da fare

VIRGINIA - Cosa vuoi che abbia da fare… sono sempre sola con mia figlia vengo volentieri così mi passa la serata. Grazie!

MARIA - Porta anche tua figlia, vieni Rosa ?

ROSA – Ma sì! Tanto la mia mamma da sola a casa non mi lascerebbe, chi ci sarà? Ci saranno anche i vostri ragazzi?

MARIA -. Sì ci saranno anche loro. Allora a stasera, va bene?

VIRGINIA – Va bene. A stasera allora e buon appetito per oggi.

(s’allontanano e incrociano il figlio del fattore, risolini e sguardi d’intesa tra Rosa e Giuseppe che non passano inosservati a Virginia che però non dice niente, Giuseppe passa davanti alle due donne rimaste saluta a cenno ed esce dalla piazza sull’altro lato)

NILDE – Stasera prova a scavare qualcosa con la Virginia prova a farla parlare…vediamo se si riesce a capire qualcosa su di lei e la figlia…scoprire qualche altarino…

MARIA – E’ un osso duro… posso provarci ma non sarà facile.

(le due donne s’allontanano, entrano in scena i maschi con fruscio di voci)

PIETRO – Vi dico che era un cinghiale, una volpe non fa tutto quel rumore, era un cinghiale. Appena posso gli dò la caccia.

EUGENIO – Non è che avevi alzato il gomito, un cinghiale in paese…ma sarà…se lo dici tu. Stasera a che ora ci troviamo? Io verrei per le sei…

PIETRO – Sì per le sei va bene..!

MUSICISTA – (arrivando con affanno e picchiettando col suo bastone) Mi hanno detto che in chiesa c’era la Virginia, ditemi com’era vestita? Era bella?

EUGENIO – O Claudio, non è pane per i tuoi denti quello… era in chiesa sì ma non guardava nessuno come al solito, aveva un vestito tutto attillato, gli s’ intravedevano tutte le forme e che forme…

MUSICISTA – Dimmi, dimmi….

EUGENIO – Cosa vuoi che ti dica… è proprio una gran bella donna… più di come te che non la vedi, ti puoi immaginare, ma ti ripeto toglietela dalla testa, non fa per te, non ci puoi arrivare… e come sempre, era con sua figlia.

MUSICISTA – Quante volte me la sono sognata, mi ricordo ancora com’era prima di sposarsi e dopo sposata, prima che quella maledetta scheggia mi tolse la vista. Quella maledetta scheggia di bomba di quella maledetta guerra. A lei ha portato via il marito, a me ha tolto la speranza di poterla rivedere bella come la ricordo in sogno… Maledetta guerra, maledetto chi l’ ha voluta e chi ancora continua a farne.

PIETRO – Claudio rassegnati, ormai è passato tanto tempo… rassegnati cosa puoi farci è il destino. Stasera vieni a casa mia, dovrebbe esserci appunto anche donna Virginia, almeno mia moglie s’era presa compito d’invitarla… così hai l’occasione per fargli sentire come sai suonare…. Chissà che le note non possano aprirgli l’animo e sciogliere il cuore.

MUSICISTA – Vengo di sicuro Pietro. Anche se… suona in chiesa… suona di qua suona di là… ma un soldo non si vede mai.

EUGENIO– Sentilo che pretese, vorrebbe anche essere pagato non s’accontenta di vedere… la Virginia… che pretese, vorrebbe vedere anche i soldi. Claudio ti vuoi mettere in testa che sei ceco cosa vuoi vedere?  Scherzo Claudio, non prenderla male.

MUSICISTA – E va bene vengo ma suono solo se c’è Virginia.

(insieme, continuando a parlare escono da un lato, entrano i giovani,con fare languido e moine)

GIOVANNA – Smettila che c’è in giro mio padre. Dio ne guardi che solo s’ immagini qualcosa ci ammazza di botte tutti e due.

PRIMO – Allora promettimi che oggi vieni con me sulla sponda della via del treno?

GIOVANNA – Ci vengo solo se tu mi giuri che non mi metti le mani addosso come hai fatto domenica passata.

PRIMO – Te lo giuro… ma tu non ti fare attendere troppo ho voglia di stare con te da solo. Ecco tuo fratello. Ciao Ubaldo.

UBALDO – Ciao avete visto Alba? Da quando siamo usciti dalla messa non l’ ho più vista…

GIOVANNA – Ha fatto un passo da sua nonna, ha lasciato detto di aspettarla qui.

UBALDO – Primo io ti copro con Giovanna ma tu mi devi dare una mano con tua sorella. Oggi falla uscire insieme a te, poi ci troviamo, tu vai con la Giovanna e io vado via con Alba, avevamo pensato di andare giù al lago… volete venirci anche voi?

PRIMO – Veramente volevamo andare alla ferrovia, forse però è meglio se veniamo con voi, staremo più al sicuro. Anche se ci vedranno, nessuno farà brutti pensieri nel vedere insieme quattro fratelli…

GIOVANNA – Io al lago non ci voglio andare, c’è pieno di bisce e ranocchi che mi fanno schifo.

PRIMO – Ma dai… ti riparo io, quando sei con me non devi aver paura di niente. Ah, ecco Alba… ciao.

ALBA – Ciao a tutti, vi siete messi d’accordo per oggi?

UBALDO – Si andiamo tutti insieme fino al lago, poi vediamo

ALBA – (avvicinandosi all’orecchio di Ubaldo) Vediamo cosa? Non ti mettere in testa strane idee come hai cercato di fare domenica, perché io non parto neanche…

UBALDO – Faccio il bravo te lo giuro.

ALBA – Va bene …tanto…come se non sapessi come sei fatto… stavolta voglio vedere se sei di parola.

GIOVANNA – (rivolta al fratello) Ah! Ubà, dovresti avviarti a casa ad accendere il fuoco perché la mamma e il babbo devono fermarsi dalla Menichina non so a far cosa, ed io devo fare una commissione per la zia. Vai giù accendi il fuoco e metti sù la pentola.

UBALDO – Sempre a me tocca. Alba accompagnami per un tratto.

ALBA – T’accompagno ma a casa tua sola con te, non vengo e meno che mai entro.

PRIMO – Alba? E vorrei vedere, non dirlo neanche per scherzo…sola con un uomo…in casa…dico che siamo impazziti?

GIOVANNA – Ma stai zitto puritano, cosa vuoi che sia… mica la mangia. Ubaldo è un ragazzo serio, non per niente è mio fratello, non si comporterebbe mai male... Non misurare gli altri col tuo metro…

ALBA – Serio o non serio io in casa da sola con lui non ci vado né ora né mai UBALDO  – E quando saremo sposati come faremo a stare da soli se tu dici né ora né mai? Che dovremo chiamare gente? Non dire eresie che mi metti paura, (avvicinandosi) e pensare che ho tanta voglia di stare solo con te…

ALBA – Lo senti il tuo “serio “ fratello cosa mi propone?

PRIMO – Ma via Alba anche a me piacerebbe stare solo con Giovanna…

GIOVANNA – Tu stai zitto porco!

UBALDO – Porco? Giovanna dimmi che ti ha fatto che l’ammazzo…

GIOVANNA – Niente. Non mi ha fatto niente. Per chi mi prendi? Non sono mica una che si fa fare io…

ALBA – Siete tutti uguali voi uomini pensate solo e sempre a la stessa cosa.

UBALDO– Alba tu mi preoccupi, quanti uomini hai conosciuto per fare queste affermazioni? Io credevo d’essere il primo e l’unico. Quanti uomini hai conosciuto? Se è così al lago vacci pure da sola...

PRIMO – Non offendere e bada a come parli, non permetto a nessuno di sparlare di Alba.

UBALDO - Ma non hai sentito con quanta sapienza parla degli uomini! Che sono qui, che sono là. Perbacco, si deve difendere la categoria, o prenderanno galletto e sopravvento. Non siamo tutti uguali…

ALBA – Invece è proprio così!

GIOVANNA – Smettiamola và a finire che perdiamo anche questa domenica per i vostri capricci, fatela finita, fate pace e basta.

ALBA – Pace?

UBALDO – Pace!

PRIMO – E pace sia… allora d’accordo ci troviamo qui in piazza per le due e mezza. Va bene?

ALBA – Va bene!

GIOVANNA – Per me…

UBALDO – D’accordo, io mi avvio che devo accendere il fuoco, andiamo Alba vieni con me, che abbiamo tutta la casa libera…

ALBA - Ricominci…?

UBALDO – Ma dai, scherzavo, appena sposati… prima che tu esca di casa… ti farò uscire, forse dopo tre o quattro mesi… ti mangio tutta.

ALBA – Tu sei tutto matto, te lo dico io. Sei proprio matto ma mi piaci tanto, tanto….

UBALDO – Non ti cambierei con nessuna al mondo.

ALBA – Ciao ragazzi fate per il meglio, ciao Primo ci vediamo a casa. Ciao Giovanna… tienilo a freno.

( rimasti soli passa di nuovo Giuseppe, saluti e convenevoli a cenno, Alba s’inchina e sorride)

PRIMO –  C’era bisogno di tutti quei salamelecchi? Neanche fosse passato un principe, fra poco gli leccavi le scarpe col quel tuo inchino, e cos’era  quel  bel sorrisetto?

GIOVANNA – Intanto è il figlio del nostro fattore gli si deve rispetto, poi è anche un bel ragazzo, non sarà un principe ma i soldi non gli mancano di certo.

PRIMO  –  Allora lo ammetti che ti interessa?

GIOVANNA – Oh ! sei geloso? Sciocco ma quale interesse! A me piaci tu… anche se però

PRIMO  – Però?

GIOVANNA – Però se non ti comporti bene e non fai tutto ciò che voglio….

PRIMO  – Tutto quello che vuoi, tutto quello che vuoi…ma non mi far penare.

GIOVANNA – Caro il mio amore… è anche geloso, vieni scemetto, accompagnami a fare la commissione per mia zia, grullino.

( di tanto in tanto sulla piazza si muovono le comparse che passano da un lato all’altro o si fermano, facendo finta di chiacchierare. (sulla scena rientrano gli uomini, che  si erano allontanati per andare in cantina).

MUSICISTA – Io non ho visto quanto ne ha messo d’anice ma era ben coretto. Luduvico, non è un  avaro, la sua dose di liquore si sente in bocca. Secondo la mia modesta opinione, fa i coretti più buoni e “carichi” di tutto il paese.

PIETRO –  A te potrebbe metterci dentro anche il veleno. Basta che senti bruciare e ti va bene.

MUSICISTA –  Guarda che sono ceco, non scemo. I sapori li sento come e meglio di te! Ma cosa vuoi intendere tu che ti sei preso un caffèlatte. Anzi che bere un caffèlatte non bevo niente.

PIETRO – Ah! Per bere bevi! E’ pagare che non paghi mai…

MUSICISTA – Ma va a quel paese pidocchioso…

PIETRO –  Scherzavo, come prendi subito fuoco, non ti si può dire niente.

EUGENIO – Smettetela mi sembrate dei bambini, parliamo di oggi che si fa? Veniamo su in cantina per una partita a carte, o restiamo a casa? 

MUSICISTA –  Io giocherei volentieri ma ancora non hanno inventato le carte con i caratteri Braille. Io preferisco stare  in casa, così ripasso qualche canzone, stasera voglio fare bella figura con  Virginia. Tanto più che mi sa che cambi il tempo,  non vorrei si mettesse a piovere…mi duole la ferita

EUGENIO –  Ma se non ti si vede neanche più…

MUSICISTA - Non quella degl’occhi, quella della spalla…

EUGENIO – Oh Madonnina dei dolori! Potresti andare alla radio a fare le previsioni dal tempo. Non piove stai tranquillo. Frate Indovino mette sole su tutta la Toscana e guarda che Frate Indovino ci azzecca sempre.

 E guarda che Frate Indovino ci azzecca sempre.

PIETRO – Voi avete sempre delle segate… è ancora presto facciamo in tempo ad arrivare fin dalla Miglietta, a fare un’altra bevuta prima che arrivino le nostre mogli.

MUSICISTA – Ti ribevi un caffèlatte, guarda che ti viene la dissenteria..

PIETRO – Dalla Miglietta, si può bere anche un bianchetto di quel di Montepepe, andiamo…

EUGENIO –  Se non l’ ha riportato l’aveva finito, però aveva messo a mano una damigiana di quello di Lorè di Monterosso che se non  è meglio …

( s’avviano. (rientrano le donne)

NILDE – Quelle sei tazzine da tè, come erano belle, appena m’avanzano due soldi, le compero, non per me, le prendo  per farci il corredo alla mia Alba.

MARIA –Io vorrei comperare quella padella grossa per friggere, ho tutti tegami di terracotta. Mi farebbe proprio comodo…

NILDE – Beata la Virginia, lei, due soldi se li ritrova, può comperare tutto ciò che vuole e senza rendere conto a nessuno. Hai visto come era vestita,  che stoffe, come stava bene.

MARIA – Oh Nilde! Sei diventata invidiosa…

NILDE – Ma no!  Dicevo  così per dire, però stava veramente bene.

MARIA – Per quello anche troppo! Ma via andare in chiesa così vestita… mah! Dico un po’ di rispetto… ti dirò, l’importane è che non si avvicini a mio marito…

NILDE – Che? Sei sempre gelosa del tuo Pietro?

MARIA – Gelosa? Io glielo taglio! Deve  stare ben attento, glielo dissi all’altare “amico mio, attento neh! Guai a te”…

NILDE – E tu sei sicura che lui… che lui… insomma che non ti abbia mai cornificato?

MARIA – Una mano sul fuoco non la metterei,  a questo mondo, non si è mai sicuri. Però nonostante tutti i miei controlli ora non mi sono mai accorta di niente, tant’è che Pietro è ancora vivo, altrimenti sarebbe già sottoterra, al cimitero. Piuttosto guarda tuo marito! Mi sembra che più passa il tempo e più si tiene ben curato.

NILDE  - Cosa vuoi curare…non abbiamo altro che gli occhi per piangere, io questi pensieri non me li posso permettere, ci mancherebbe più di pensare a mio marito, io devo sì ma pensare ai miei ragazzi, loro sì che mi interessano.

MARIA – Fai un po’ come credi io il mio lo controllo, non che lo tenga alla catena, ma neanche lo lascio slegato come un cane bastardo, perché i cani sciolti trovano sempre una cagna in calore pronta a scaldarli. Mio marito se ha freddo sa che deve venire a scaldarsi a casa sua, magari al fuoco del camino, ma a casa. Tanto guarda Nilde gli uomini sono tutti uguali, basta che respiri, o sentano il profumo… che sono pronti a fare le bestie. Come ci sono  certe donne,  “sole” che seguono il puzzo del caprone

NILDE – Ma alludi forse a Virginia? No! Non puoi sospettare di lei, non l’avresti invitata  a casa tua stasera.

MARIA –  Io non penso a nessuna e sospetto di tutte, in ogni modo se è lì con noi danni non potrà farne, inoltre due pannocchie… di granoturco li sgranerà anche lei. Inoltre ci sarà Claudio a tenerla d’occhio…

NILDE –  Chi ? il musicista… Ma  se non ci vede…

MARIA – Non ci vede ma ci sente e vede con gli occhi dell’innamorato.

NILDE – E cosa dovrebbe  vedere o sentire…

MARIA – Niente, ma se ci fosse necessità…. Nilde! Dobbiamo aiutare Claudio nei suoi intenti, in fondo, ha perso la vista per una disgrazia, ciò non toglie che sia stato ed è un brav'uomo. Lui di Virginia è innamorato fin da ragazzo, vediamo se riusciamo a far qualcosa…

NILDE – Dici che dovremmo imbastire una  tresca?

MARIA – Dico, dico! Certo! Tanto che ci costa ?  Lei è sola, a parte qualche presunta scappatella, non ha nessuno… lui gli darebbe anche l’anima.Se si riuscisse a far intendere a Virginia che  in fondo un piccolo difetto, non è che un piccolo difetto, di fronte a tante doti e pregi. A proposito, lo sai che l’ hanno chiamato a Massa, per suonare  nella banda cittadina?

NILDE – Davvero? Che bella notizia e che successo per lui. L’ ho sempre        detto che Claudio ha talento. Bravo!

Si! Diamogli una mano…Maria, dimmi come fu che perse la vista, tu lo sai di certo…

MARIA - Durante la guerra, lui era artificiere col grado di sergente, era molto esperto. Per questo fu scelto insieme al suo gruppo di soldati  e mandato  a Cassino, dove gli americani avevano scaricato una enormità di bombe.  Aveva il compito di trovare e disinnescare quelle inesplose. In quella località, tra milioni di bombe, l’esercito alleato, ne aveva sganciate alcune di nuova generazione, disponevano di una doppia spoletta. Queste, rimanevano inesplose all’impatto col terreno, per poi esplodere al primo contatto, sia casuale sia di manomissione, erano state progettate esattamente per scoppiare in quel modo. Identiche alle altre, in realtà erano trappole realizzate per ferire o uccidere chiunque, anche chi cercava di renderle innocue. Nonostante la sua lunga esperienza, Claudio non aveva conoscenza di queste nuove bombe, il comando americano non aveva fornito nessuna indicazione in merito… (con astio) quei bravi papaveri dell’esercito di liberazione. Fu così che ingenuamente Claudio, senza saperlo,  trovandone una, con la consueta abilità cercava di renderla inefficace, quando all’improvviso, pur non avendo fatto alcuna manovra errata, la bomba gli scoppiò sul petto, ferendolo ad una spalla, mentre una scheggia impazzita gli finiva in faccia recidendo in maniera definitiva il nervo ottico… Destino immane. Il resto lo sai…

NILDE – Povero Claudio… E pensare che lui lavorava per salvare vite umane… che sfortuna.

MARIA – Eh già, ora andiamo che devo rintracciare mio marito.

( escono insieme con complicità, rientrano le figlie)

GIOVANNA – meno male che sei qui, devo confidarmi con te. E’da qualche giorno Alba che non sto molto bene.

ALBA – Anche tu, a me capita di sentirmi svenire, spesso poi mi vengono delle convulsioni… Tant’è che volevo io chiedere a te qualcosa in merito.

GIOVANNA – Ma dimmi un po’ te con Ubaldo, mica avrai fatto…fatto?

ALBA – No prima dimmi di te con mio fratello…

GIOVANNA – Non mi dire che…

ALBA – Si…. Fatto.

GIOVANNA – Oddio siamo incastrate…

ALBA – Incastrate ?  Incinta vorrai dire! Altro che incastrate.

GIOVANNA – Oddio Signore e adesso chi ce l’ ha il coraggio di raccontarlo ai nostri genitori. Ma a te quand’è  successo?

ALBA – Era la festa di S. Vito, siamo andati su per  la Zamparina e…. Insomma è successo. Eravamo sotto a un fico, all’ombra  e tra un fico e l’altro… io avevo caldo… e lui… mettiti in libertà, non c’è nessuno in giro…dai…poi un bacio, un fico, un fico, un bacio e… ma io non volevo giuro..!

GIOVANNA – Stessa sorte anche per me, solo che noi eravamo sotto ad un ciliegio, una ciliegia tira l’altra e tira, tira … Mi si era sporcata di rosso la camicetta e lui, toglila che la sciacquiamo alla sorgente… ed io cretina gli ho dato retta… un bacio dammi solo un bacio, diceva… poi il caldo, il sole, le frasche, ho perso la testa e non solo quella… o Signore… come faremo… come faremo…

ALBA – Ascolta, facciamo così per il momento non diciamo niente a nessuno, neanche a Ubaldo e a Primo, poi vedremo il da farsi.

GIOVANNA – E che vuoi fare ?  Se lo viene a sapere mio padre mi ammazza.

ALBA – Se lo viene a sapere… per ora non lo sa. Anche il mio mi ammazzerebbe  ma per il momento non lo sanno, quindi facciamo finta di niente. Oh! In fondo, in fondo un padre ce l’ hanno..! Non l’abbiamo mica fatto con lo spirito santo, e a proposito di santo vedrai che qualche santo provvederà.

GIOVANNA -  Perché esiste  un santo protettore delle donne incinta?

ALBA – Se non esiste, è ora di aggiungerlo sul calendario. Dai ci vediamo stasera… e mi raccomando acqua in bocca… non farti accorgere di niente.

GIOVANNA – T’invidio per il tuo coraggio, io ho una paura, farò come s’è detto, ciao Alba, ci vediamo dopo.

ALBA – Ciao e silenzio assoluto…

( escono)

(altra scena pomeriggio ore 14.30 in piazza)

PRIMO - Ecco lo sapevo, si deve sempre far desiderare, se non fosse che ho tanta voglia di stare con lei me ne tornerei a casa. Ma oggi non posso oggi se viene al lago, ho proprio voglia di sollazzarmi un po’ magari come quel giorno sotto al ciliegio, che giornata,  non potrò mai dimenticarla, la ricorderò per tutta la vita… che ciliegia colsi, rossa e vellutata, che ciliegia ragazzi…che bontà. ( arriva Ubaldo)

UBALDO – Sei già qua? Come mai sei solo? E l’Alba?

PRIMO – Tre domande sole in una volta, stai migliorando..! La prima o sei scemo o potevi anche non farla. Sei già qua? Certo se mi vedi qua, vuol dire che sono qui. Per la seconda e la terza, una sola risposta. Non sono solo, cioè sono solo ma non sono solo, insomma sono venuto con Alba che è andata un attimo da nonna, soddisfatto ora? Dimmi te piuttosto e Giovanna dov’è ?

UBALDO – Era già pronta ma poi ha dovuto correre in bagno, ed io mi sono avviato per essere puntuale.

PRIMO – Beh! Almeno uno in famiglia… Ecco Alba toh! Adesso saremmo tutti belli e pronti  ma si deve aspettare Giovanna, la donna del desiderio…

ALBA – E smettila vedrai che ora arriva… guarda, eccola, ciao Giovanna…

PRIMO – Tanto abbiamo molto tempo, perdine anche un po’ per strada, neanche tu non lo sapessi che prima di buio devi rientrare…

GIOVANNA – Smettila oggi non è giornata… poi sono qui no?  Andiamo…

ALBA – Al lago?

PRIMO E UBALDO – (all’unisono) Al lago certo!

ALBA E GIOVANNA -  Ma perché non stiamo qui in paese ?

PRIMO – Ecco ci risiamo. Cos’è questa ritirata?

ALBA – Ma lo sai…   a Giovanna  ranocchi e bisce fanno schifo. Dai, stiamo qui in paese.

PRIMO – Neanche per sogno s’era detto lago e lago sia.

UBALDO – Ben detto! O lago o morte…

GIOVANNA – Eccolo con le citazioni. Ma perché, se volete stare insieme con noi, non è la stessa cosa stare  qui in paese o al lago? Non possiamo per una volta essere noi a scegliere dove passare il pomeriggio?

ALBA -  (tra i denti) Magari l’avessimo fatto anche quel giorno…

UBALDO – Che dicevi Alba?

ALBA – Niente, niente…dicevo è proprio un bel giorno.

UBALDO – Ah !  Allora che si fa? Andiamo verso il lago o no? Qui finisce che viene buio a discutere senza muoverci di qua, col rischio che vengano in piazza i nostri padri a rimandarvi a casa…

GIOVANNA – No a casa no… anzi al lago

ALBA – Ma Giovanna… mi deludi!

GIOVANNA - Pensala come  vuoi ma io oggi a casa proprio no! Non ci sto! Andiamo Primo  e in tema di  citazioni, chi ci vuol bene ci segua.

UBALDO – Dai Alba andiamo anche noi.

ALBA – Va bene ma mi raccomando, giù le zampe… o torno a casa.

UBALDO – Le zampe hai detto giù le zampe? D’accordo le zampe… le terrò giù le zampe….

(escono  ed entrano in Piazza Pietro e Eugenio incontrano e salutano le comparse che rispondono a braccio.)

PIETRO – Fin qua ci siamo arrivati. Ora decidiamo dove andare, Andiamo dalla Miglietta o…

EUGENIO – Mah! Io starei anche qui, guarda che bel soletto…

PIETRO – Se dovevi venire fin qua per stare al sole si poteva anche rimanere nell’orto, almeno si faceva qualcosa.

EUGENIO – perché stare un po’ qua senza far niente a te  dispiace? Come se per tutta la settimana  si rimanesse con le mani in mano. E zappa di qua e spala di là, spargi il letame, volta il fieno. Un attimo di respiro che ti fa paura?

PIETRO – Per me stare senza far niente, non è abitudine, o facciamo qualcosa, o torno a casa.

EUGENIO – Si, a casa con Maria che non ti lascia in pace, Pietro ci sarebbe da fare qui ci sarebbe da fare là.  Goditi un po’ di pace, guarda che paradiso,  senti che tranquillità, ci sediamo lì sulla panchina e restiamo a veder passar la gente.

PIETRO – Sì a veder passar la gente! Neanche fossimo alla stazione, con gente che va e gente che viene. Chi vuoi che passi da qui?

( in quel mentre passa il figlio del fattore)

PIETRO – Buon pomeriggio signorino, anche lei in piazza oggi?

EUGENIO – Signorino Giuseppe…

GIUSEPPE – Ma sì è una bella giornata e me la voglio proprio godere, poi con questo sole si sta che è una meraviglia.

EUGENIO – (a Pietro sottovoce con aria di rivalsa)  Hai visto zoticone che anche i signori la pensano come me!

GIUSEPPE – Diceva?

EUGENIO – No, niente, facevo notare al mio amico Pietro, quanto lei sia elegante.

GIUSEPPE – Ma si figuri un abitino da niente, pensi me lo ha portato mio zio Gustavo dalla Svizzera una cosuccia, giusto per non mettere le stesse cose.

PIETRO –  Complimenti, le sta proprio bene. E mi dica come mai tutto solo? Non mi dica che non tiene una morosa?

GIUSEPPE - In confidenza ci sarebbe una che mi piace ma è tenuta sotto stretta sorveglianza. Sa non la fanno uscire quasi mai da sola, io vengo spesso in piazza con la speranza d’incontrarla ma…rimango spesso con le pive nel sacco.

PIETRO – Non mi dica che ne ha una sola, suvvia?

GIUSEPPE – Le altre non mi interessano, qui in paese come giù in città, parecchie ragazze dimostrano simpatia nei miei confronti, ma io nutro il dubbio che più che alla mia persona, siano interessate alla mia dote. Mentre questo fiore, mi si dà senza nulla chiedere,  però purtroppo  devono accontentarmi di vederla di sfuggita.

PIETRO – E dica, dica… non ci saranno mica anche le nostre figliole fra…

GIUSEPPE – No loro no. Mi sembra che abbiamo altro a cui pensare, vi saluto scendo un attimo fino alla fontanella, arrivederci.

PIETRO e EUGENIO – Arrivederla signorino Giuseppe.

PIETRO – cosa avrà voluto dire con: - mi sembra che abbiano altro a cui pensare?

EUGENIO – Mah! Forse ha usato un espressione gentile per non dire che è a lui che non interessano le nostre ragazze, povere e poco istruite come sono, non possono certo interessare al signorino. Saranno anche discrete per i nostri occhi da genitori ma il signorino, ha di certo ben altre mire. Chissà dove ha posato gli occhi, di sicuro non sulle nostre.

PIETRO – L’importante è che non rimangono in casa zitelle tutta la vita, vedrai Eugenio che prima o dopo, uno di suo pari lo troveranno anche loro. Tempo al tempo, tanto per ora sono sempre ragazze. Allora questa partita?

EUGENIO – Ma sei proprio di coccio eh? Non hai sentito quanto anche il signorino apprezzava questa splendida giornata di sole. Toh guarda chi arriva….

( la signora Virginia agghindata come al mattino entra in piazza salutando)

PIETRO e EUGENIO  - (in coro)  Buonasera sera a lei signora Virginia, sempre  bella, al pomeriggio più che al mattino.

VIRGINIA – Oh! Voi mi adulate oltre mio merito.

PIETRO – E la sua bella fanciulla non è con lei?

VIRGINIA – Aveva sete e si è fermata alla fontanella per bere, mi ha detto di attenderla qui, posso?

EUGENIO – Certoooo! E’ un piacere averla con noi. Si sieda (mentre si siede i due uomini sbirciano per vedere le gambe).

PIETRO – Dicevo a Eugenio, perché andare a giocare a carte, chiusi in cantina, con questa splendida giornata di sole…. ( Pietro si morde una mano con rabbia) si sta tanto bene all’aria aperta, non trova signora?

VIRGINIA – Più che giusto, più che giusto…

EUGENIO – Signora vuole che le vada a prendere un caffè. Un gelato…

VIRGINIA – Oh no.  Non si dia disturbo.

EUGENIO – Nessun disturbo mi creda, sarebbe un piacere. Se desidera…vado. Lei chieda io servo vostro eseguo.

VIRGINIA - La ringrazio ma guardi, ora appena arriverà mia figlia, dovrò scappare.

EUGENIO  - Di già? Che peccato!

VIRGINIA –  Oltretutto, non vorrei con la mia presenza recarvi fastidi in famiglia.

PIETRO – S’immagini le nostre mogli non sono mica gelose… (dando di gomito a Eugenio)

VIRGINIA – In ogni caso, chi ci vede potrebbe pensare male di me, in questo paese poi,  ci sono così tante malelingue… che la metà basterebbe.

EUGENIO – Signora se qualcuno si è permesso di parlare a sproposito di lei, me lo dica, mi dica il nome,  sono pronto a scendere in duello per difendere il suo onore.

PIETRO – E’ vero lo farei anch’io. Lei merita stima e rispetto.

VIRGINIA – Che gentiluomini non vi facevo così… così gentili. Vi ringrazio ma so difendermi da sola. Da quando mio marito mi ha lasciata  ho dovuto imparare tante cose… (con sentimento) Ogni volta che ne parlo mi viene sempre in mente la sua ultima lettera… Cara Virginia, sono in un avamposto con il mio battaglione, Siamo circondati dalla neve e dal nemico. Il freddo è glaciale, se non ci fosse il mio cuore colmo del tuo amore a rendermi meno pesante quest’inferno… Solo  sperare di tornare ad abbracciarti allieva le mie pene… ti amo, ti amo tanto. Non so cosa potrei fare se non avessi te a cui pensare, e Rosa come sta? E’ cresciuta? Dagli un bacio per me, spero di avere presto una licenza. Vivo nell’attesa di riabbracciarti… tuo Gismondo. Dopo solo tre giorni dal ricevimento di quella lettera, il maresciallo del distretto militare, mi comunicò che era morto. Morto da eroe. Per me, solo morto. ( riprendendosi) Oh scusate, mi sono lasciata trasportare dai miei pensieri. Non era mia intenzione tediarvi con i miei ricordi…

PIETRO – Si figuri, ha fatto piacere anche a noi il suo ricordo del povero Gismondo, in fondo ci si conosceva. Un po’ come con tutti in paese. Ma mi dica in tutto questo tempo….hum…mai… volevo dire.. mi scusi…più nessuno? Che so uno spasimante, un corteggiatore?

VIRGINIA – Non è che ne abbia avuto mai voglia…Gismondo è ancora vivo in me, poi c’è mia figlia, Rosa.  A dire il vero uno spasimante ci sarebbe… ma!

PIETRO – (interessandosi) …Maaaa?

VIRGINIA – Oh … niente, non ci badate. Non so neanche chi sia, forse è solo frutto della mia immaginazione. Scusate forse ho parlato un po’ troppo.  Grazie ancora, grazie per le vostre  attenzioni, ora vi devo salutare vedo che sta arrivando mia figlia Rosa, ci vedremo stasera alla scartozzera. Si farà vero?

PIETRO – Certo che sì!

ROSA – Mamma,  vogliamo andare, signori… (inchino) arrivederci.

VIRGINIA – Eccomi gioia mia.

PIETRO – Che donna…

EUGENIO -  Che fisico…

PIETRO – Che fisico…

EUGENIO – Che donna…

PIETRO –  Altro che mia moglie…

EUGENIO -  Altro che la mia Nilde. Ah! Qui si che si potrebbe sparare con la doppietta.

PIETRO – Si potrebbe tentare anche con un fucile a ripetizione.

EUGENIO – E tu che volevi andarti a rinchiudere in cantina, se non fosse stato  per me…

PIETRO – Guarda che io stavo meglio prima…

EUGENIO – Ma va là. Anche l’occhio vuole la sua parte, pensa al povero Claudio, lui per vederla deve dormire, mentre noi l’abbiamo vista da vicino e da svegli,  non sognata.

PIETRO – Si! Ma a me sembrava di sognare ..!

( stanno ancora estasiandosi, quando da un lato della piazza, giungono inferocite le loro mogli, una brandisce una pennata, l’altra agita nell’aria un grosso randello).

MARIA – Eccoli  lì, guardateli, stanno proprio bene in coppia…

PIETRO – Maria ma che ti prende.

MARIA – Che mi prende? Ora te lo faccio vedere io… (e giù un ceffone)

PIETRO – Eugenio fa qualcosa…

NILDE –  A Eugenio ci penso io… (e giù una randellata, che non va a segno)

EUGENIO – Dico ma che siete ammattite tutte e due?

MARIA – Ammattite? Vergogna avete cinquant’anni… due figli grandi, vergogna..!

EUGENIO – Vergogna?

NILDE – Stai  zitto schifoso! Vergognati!

EUGENIO – Schifoso? Vergognarmi? E di che?

PIETRO – Ma si può sapere cosa succede?

MARIA – Sentilo l’innocente, lui chiede cosa succede.

NILDE –  E io che non volevo crederci, meno male che tu Maria mi hai aperto gli occhi.

EUGENIO -  Aperto gli occhi? Tu li chiudi a me per sempre se mi prendi con quel randello.

NILDE – Zitto porco! Grugnisci.

PIETRO – Ora basta volete spiegarvi per Dio?

MARIA – Allora neghi eh? Nega se hai coraggio?

PIETRO – Ma cosa dovrei negare, spiegati.

EUGENIO – Fateci capire

NILDE – Grugnisci porco! Zitto.

EUGENIO – Adesso basta! O ci date una spiegazione o….

NILDE – O che? Attento a te bel tomo, sono finiti i tempi che Berta filava…

MARIA – Delinquenti… sai… oggi non ho voglia di stare per casa… vado con Eugenio… a fare… una partita a carte… invece vengono in paese a fare i giovanotti, i vitelloni, porci, siete due porci…

PIETRO – Io continuo a non capire…

EUGENIO – Io meno di te. Si può sapere cosa avremmo fatto.

MARIA – Fatto non lo so. Ma tentato è certo…

NILDE -  Meno male che sono venuti ad avvertirci per tempo, altrimenti noi come due sceme a casa tranquille…  mentre voi…

EUGENIO – Noi che? Vuoi spiegarti una volta per tutte.

MARIA – Non è forse vero che eravate in cortese atteggiamento con la bella Virginia?

PIETRO – E voi, avete fatto tutto questo casino, per questo?

MARIA e NILDE – Certo !

MARIA –  Questo è niente! Per ora.

NILDE –  Forse cornute ma mica sceme.

EUGENIO – Ma quale cornute ma quale sceme, qui l’unica persona delinquente è quella che è venuta a raccontarvi chissà quali cose e voi cretine gli avete dato filo credendoci, mentre ora starà ridendosela nascosta dietro l’angolo di qualche casa… (si guardano intorno) come si fa a credere alla prima persona che racconta delle bugie.

NILDE – Ma allora non è vero niente?

EUGENIO – Dipende da cosa vi hanno raccontato...

NILDE – A me l’ ha detto la Maria…

MARIA – E a me Teresa, lo sapevo, non dovevo dargli retta. Scusa Nilde,  tanto più che avevo  saputo, da fonte certa che le storia di Virginia non era vera. Quella pettegola, è riuscita a farmi credere  lucciole per lanterne ma se la incontro…

NILDE – O Eugenio, allora non  è successo niente?

EUGENIO – Niente! Successo, si …niente, niente no…

NILDE – Non mi far stare in pena. Parla, discolpati.

EUGENIO – Uno si discolpa se ha una colpa. Io non devo discolparmi di niente perché non ho colpe.

PIETRO – Ben detto! Ed io come  lui. Senza colpe e senza peccato. Tu donna, riponi la tua…pietra, non scagliarla. Siamo innocenti.

NILDE – Innocenti ma quanto? Con la Virginia vi hanno visto anche altri.

PIETRO – Non è stato niente di più che un incontro occasionale.Lei aspettava sua figlia e noi eravamo qua fermi. Come ci avete trovato eravamo. Solo un convenevole saluto e la conferma di averla con noi stasera poi è arrivata Rosa ed è subito andata per i suoi affari. Donne senza fede… avete preso un bel granchio. Così imparate a dar retta alle malelingue.

NILDE – Oddio Eugenio, perdonami non lo faccio più, mi sono lasciata convincere dai discorsi della Maria

MARIA – Oh cara..! E’ meglio aver paura che toccarle, oggi è andata così  ma dai retta, van tenuti sotto controllo questi birbanti. Loro se gli lasci la briglia sciolta, ritornano allo stato brado, dai ascolto, credimi!

PIETRO  - Oh Maria,  adesso falla finita torna a casa che fra un pò è buio. Almeno col buio hai la scusa di acchiappare lucciole per lanterne. Ma in pieno giorno…  buon Dio… in pieno giorno no!

MARIA – Per stavolta l’ hai passata liscia ma con me non ce la fai. Io sarò sempre la tua sentinella e come sai io monto la guardia mattina e sera – sera e mattina. A me non la si fa! E… ricorda l’altare. Se devi farla, falla da furbo, perché  io taglio … taglio, ricordatelo bene.

Andiamo Nilde che le penne, per oggi, gliele abbiamo belle e tarpate.

PIETRO – Fiuuuuùù… Bene per un pelo…Quella bagascia della Teresa  fra poco ci crea uno di quei casini…

EUGENIO – Io la Nilde così incavolata non me la ricordavo…

PIETRO – non ti preoccupare, appena gli passa la carica che gli ha dato la mia Maria ti torna normale. E’ mia moglie che diventa come una vipera, è più gelosa adesso, di quando eravamo giovani. Mah valle a capire le donne.

Comunque tutto è bene quel che finisce bene. Ce lo beviamo un bianchetto? Dopo questo spavento ci sta bene.

EUGENIO – Ce lo siamo anche meritati per la tenace ed  efficace difesa messa in atto. Anche se un po’ in colpa a dire il vero…

PIETRO – Eugenio non ti colpevolizzare da solo, guarda che non abbiamo fatto proprio ma proprio niente di male, rassicurati.

EUGENIO – Si lo so ma col pensiero…

PIETRO -  Ma và là coglione… col pensiero…. Senti cosa mi tocca sentire col pensiero, questo qui a cinquant’anni fa peccato col pensiero… allora come penitenza di un atto di dolore in silenzio, sarai assolto… ma va là… anzi andiamo  dalla Miglietta, oggi offro io…

(escono mentre rientrano i ragazzi)

UBALDO – Vieni qua, dammi un ultimo bacetto…

ALBA – No dai che ci vedono.

UBALDOI – Ma dai uno solo

ALBA – Non ne hai avuto abbastanza al lago?

UBALDO – Di te non sono mai sazio. Vieni dammi un bacio

ALBA – Uno solo sulla guancia però.

UBALDO – Finirai per farmi ammattire

ALBA –  (pensando a voce alta) Mi sa anche a me, quando saprai…

UBALDO – Che hai detto?

ALBA – Niente! Dicevo fino a quando mi amerai?

UBALDO – Per sempre e un giorno ancora. Ecco  Giovanna, tutto bene?

GIOVANNA – Tutto bene, Primo mi ha fatto fare un lungo giro in barca siamo finiti sull’altra sponda del lago, che bello c’erano tanti uccelli..

ALBA – Giovanna…

GIOVANNA – Che ho detto di male? Uccelli volatili. C’erano dei fiori meravigliosi…sembravano i fiori di loto che una volta avevo visto su un libro della Naide, Niede,

ALBA – Eneide, Eneide… si dice Eneide

GIOVANNA – Sì insomma quella roba li… poi abbiamo trovato una pianta di mele e ci siamo fatti una scorpacciata che mi sento ancora la pancia gonfia.

ALBA – Quella me la sento anch’io… pur non avendo mangiato le mele

UBALDO – Sarà un po’ d’aria

ALBA -  Aria? E che sono una gomma d’automobile?  No, no! Lo so io cos’è e ne sono più che certa…

UBALDO - Cos’è allora?

ALBA -  Credo proprio che mi sia rimasto qualcosa sullo stomaco, o per esser più precisi, giù di lì…

GIOVANNA –  (interrompendola)  Alba, lasciami finire il racconto…

ALBA -  Ma bisce e rospi, non c’erano?

GIOVANNA  - C’erano, c’erano. Primo con un bastone li scacciava passo per passo, ed io mi sentivo come una regina a cui il suo scudiero apriva il varco…

ALBA – (piano verso di lei) E te l’ ha aperto sì. (a tutti) Non si sa mai quanto la fantasia sia prossima alla realtà…regine scudieri…

GIOVANNA – Di un po’ ciò che vuoi ma siamo stati proprio bene. (rivolta ad Ubaldo) che dobbiamo già andare a casa?

UBALDO – Abbiamo ancora qualche minuto, e Primo?

GIOVANNA - Arriva, arriva s’e fermato a sentire i risultati di calcio, almeno indovinasse la SISAL. Sarebbe l’unica maniera per poterci sposare.

UBALDO – Giovanna c’è tempo per il matrimonio, anch’io e Alba si vorrebbe fare ma messi come siamo possiamo solo aspettare.

GIOVANNA  - Appunto messe come siamo… hai capito Alba, siamo in attesa..

ALBA  - (sempre tra loro)  Mai frase fu più vera. (a tutti)  Cara Giovanna con questi uomini per ora abbiamo guadagnato l’attesa…

UBALDO – E che possiamo fare? Lavoro non se ne trova, meno male che qualcosa riusciamo a fare nei campi… vedrete che fra un po’ andrà meglio.

GIOVANNA – Se lo dici tu… meglio…  forza Alba, speriamo..

ALBA – Io mi siedo sento le gambe che traballano.

UBALDO – Sarà la stanchezza

GIOVANNA -  No, no gliè-stancaz… (si chiude subito la bocca con la mano) gli-è stancà... stanca volevo dire… questi accenti. (cambiando discorso)  Ecco il Primo

UBALDO – Arrivare ultimo e chiamarsi Primo, è un colmo da settimana enigmistica.

PRIMO – Per favore… ho appena ricevuto una triste notizia…

UBALDO – Oddio che è successo?

PRIMO – una cosa gravissima che proprio non ci voleva, non ci voleva proprio…

UBALDO –  Che è successo? ( con apprensione)

GIOVANNA - Qualcosa ai tuoi?

ALBA – Sta mica male la mamma?

PRIMO – Peggio,  peggio.

UBALDO – Ma si può sapere cosa è successo.

PRIMO – Una vergogna, una vergogna…

( alla parola vergogna le due donne s’abbracciano pensando alla loro situazione)

UBALDO – Ma parla per Dio… che  è successo

PRIMO – Non posso, non posso è atroce.

UBALDO – Accidenti a te! Parla che è successo?

PRIMO – il Torino, il Torino ha perso il derby con la Juve.

UBALDO – Ma vàffan… Ci hai fatto prendere uno spavento…

GIOVANNA – Tu e le tue partite, prima fai i tuoi comodi poi di corsa a sentire le partite cosa ci troverai in quello stupido gioco dove prendono a calci una palla mah!

UBALDO – Di quali comodi parlavi Giovanna, non mi dirai mica che ha osato infastidirti? Ti ha messo le mani addosso?

GIOVANNA – Ma cosa vai a pensare dicevo i suoi comodi perché vuole fare sempre ciò che piace a lui, passa di qua passa di là… un po’ come fai te con Alba…. I comodi no?

UBALDO – Uh ! già..!

ALBA – E sì coi signorini si deve fare sempre ciò che vogliono loro…  e noi poverine  a dar retta come delle stupide…

GIOVANNA – Alba ha ragione…

PRIMO – Che differenza ci sarà a passare da una parte o dall’altra, vorrà dire che la prossima volta passeremo dove vuoi tu.

GIOVANNA – Troppo tardi, troppo tardi…ormai ci sei passato… è tardi.

UBALDO –  (ingenuamente) Uuuh! è vero è ora di tornare a casa… svelti, svelti…

ALBA – Ubaldo andiamo pure piano che fretta non ce n’è più…

GIOVANNA – Ma sì chi va piano va sano

PRIMO – Sì e salva il deretano… chi vi capisce è bravo?

ALBA – Domani è un altro giorno… chi vivrà capirà!

UBALDO –  Ecco a voi: - i misteri della sfinge…

PRIMO – Si, che prima caca e dopo spinge… ma vogliamo farla finita con questi stupidi riferimenti.

ALBA – Ma si! Uffa! Si stava scherzando.

GIOVANNA – Chi vive scherzando…

PRIMO – O Giovanna ricominci.

GIOVANNA – Eh già! Tu non lo puoi sapere ma non è  che l’inizio…

PRIMO – Mah chi vi capisce è bravo…

GIOVANNA – (sfottendo) Povero il mio piccolo ingenuo coccolone…

UBALDO – Giovanna un po’ di contegno.

GIOVANNA – Subito fratellino mio…

ALBA – Giovanna ma non avrai mica intenzione di… (pensa voglia spifferare tutto)

GIOVANNA – L’intenzione, solo l’intenzione. Per ora, andiamo che si fa tardi, stasera ci aspetta una bella scartozzera…

TUTTI - (se ne vanno cantando…) Andiam, andiam, andiamo a scartozzar…andiam, andiam, andiamo a scartozzar…

(passano di nuovo  in piazza alcune comparse, mentre al centro scena riappare Giuseppe che  con sguardi a destra e manca sembra cercare insistentemente qualcuno, scrutando  ogni angolo della piazza. (scendono le luci  annunciando la penombra della sera).

Fine del primo atto

 ( LIANO  2005)

2°   ATTO

La scartozzera

La scena si svolge all’interno di un ampia sala di fattoria di campagna che funge sia da grossa cucina sia da stanza di lavoro, intorno alle pareti gli attrezzi del contado, al centro un tavolo con attorno sedie, che saranno anche sparse qua e là per far sedere tutti i presenti. Giovanna è sola al centro della stanza e ripensa sottovoce alla sua situazione.

GIOVANNA -  Oh Signore… cosa mi doveva capitare, quando mio padre ne verrà a conoscenza… sono certa che m’ammazza… quello m’ammazza… devo parlarne con qualcuno, devo trovare un po’ di conforto… io quasi, quasi  lo dico almeno a Primo. Si è giusto che lui sappia… in fondo se sono messa così è opera sua… ah si, sì  io glielo dico…mal comune mezzo gaudio, non posso tenermi per me sola questo segreto che già mi logora dentro…

(entra Primo)

PRIMO – Permesso?

GIOVANNA – Anche se non era permesso… ormai sei già dentro.

PRIMO – (avvicinandosi guardingo)  Ciao amore…

GIOVANNA – Sì amore…tu la sapessi tutta!

PRIMO - Che cosa devo sapere?

GIOVANNA – Ma niente…

PRIMO – E no! Giovanna è tutto il giorno che sei strana, parli per proverbi, dici e non dici, si può sapere che hai? C’è qualcosa che non va?

GIOVANNA – Per andare và… è  che…

PRIMO  - Che?

GIOVANNA – Primo devo dirti una cosa …

PRIMO – E dimmela allora!

GIOVANNA – (nascondendo la faccia) Sono incinta!

PRIMO - Coooosa?

GIOVANNA – Sono incinta e anche Alba tua sorella si trova in questo stato.

PRIMO – Chi? Alba ma via, non è possibile!

GIOVANNA – Ti dico di sì… possibilissimo! Ce ne siamo rese conto insieme.

PRIMO – Oddio che guaio!

GIOVANNA – Ecco prima fai i danni, poi dici che guaio. Intanto sono io che sono qui sulle braci dell’inferno.

PRIMO – Ma come può essere successo?

GIOVANNA – Devo farti un disegnino? Oh ingenuo! In ogni modo deve essere successo quando siamo stati sotto al ciliegio, ricordi? Una ciliegia tira l’altra e tira, tira ... hai fatto il guaio.

PRIMO – Veramente…l’abbiamo fatto insieme

GIOVANNA –  Ma io non volevo…

PRIMO – E ... anche Alba?

GIOVANNA – No, lei no! Lei è rimasta sotto al fico!

PRIMO – Allora lei non è incinta?

GIOVANNA – Grullo! Sotto al fico, non come me sotto al ciliegio. La pianta era diversa ma il risultato… i..den..ti..co!

PRIMO – Che grosso guaio! E ora?

GIOVANNA – E ora preparati a rimanere vedovo ancor prima di sposarmi, perché quando lo verrà a sapere mio padre… Quello mi ammazza di botte.

PRIMO –  No! Questo no! Ci mancherebbe altro. Cercheremo di fargli capire… gli spiegheremo…sarà stato giovane anche lui no? Poi se non ricordo male, mi hai raccontato che quando i tuoi si sono sposati la tua mamma era già in attesa di tuo fratello Ubaldo.

GIOVANNA – Si! Ma erano altri tempi. Oh! Primo, sapessi quante prediche, Giovanna qui, Giovanna là, quante volte, Giovanna stai attenta gli uomini sono mascalzoni, non cadere in tentazioni, stai accorta, mentre io come una scema.

PRIMO  - Ma che scema e scema, io non sono un mascalzone e ti voglio bene sul serio.

GIOVANNA – Anch’io te ne voglio. Ma ti rendi conto in quale situazione ci siamo cacciati?

( entra Alba)

ALBA – permesso?

GIOVANNA – Ah ho capito è un vizio di famiglia, prima si entra poi si chiede permesso?

PRIMO – Oh Alba…che guaio ….Che guaio

ALBA –  Hai parlato, glielo hai detto?

GIOVANNA – Si sa tutto, anche di te, non ce l’ ha facevo più a tenermi tutto dentro…

ALBA – E va bèh, in  fondo prima o dopo si doveva sapere. Sì Primo è andata così tu con Giovanna io con Ubaldo stesso giorno stesso fatto, solo la pianta era diversa per il resto tutto uguale, La frittata è fatta

( entra Ubaldo, come accede all’interno, Primo lo apostrofa)

PRIMO – Bravo mascalzone, fare il porco con mia sorella… maiale hai disonorato un nome, una famiglia, bell’amico….

UBALDO – (sconcertato) ???…. Primo che dici?

PRIMO – Che dico ? sentilo il puttaniere dovrei menarti altro che dire, farabutto hai abusato della mia amicizia, fare questo a mia sorella…

ALBA – Giovanna ha detto tutto….

UBALDO – Ma  tutto di che? Perché?

ALBA – Perché? Perché? Perché? Solo perché sapete dire voi uomini… perché  Giovanna è incinta… e lo sono anch’io, volevi sapere perché? Ebbene ora lo sai.

UBALDO – Non è possibile…

GIOVANNA – E ridai! Possibilissimo, tant'è ch’è vero.  Ora il problema è come dirlo ai nostri genitori..

UBALDO – Alba, amore mio…

ALBA  - Amore mio un corno, te l’avevo detto, Ubaldo no, no, no. Ma tu sicuro…sta brava non è niente, non preoccuparti  accidenti a te  e tutte le tue moine… dai sto attento meno male che sei stato attento… toh! (toccandosi la pancia) Guarda il risultato… fra te e mio fratello… avete avuto una grande attenzione altro che

UBALDO – Caro il mio amico Primo, cosi io sarei un porco, un mascalzone che abusa della fiducia e tu ? Tu che saresti…. Che disastro! Che casino!

ALBA – L’ hai detto! E se i nostri genitori non ci ammazzano, giusto in un casino andremo a finire io e Giovanna.

UBALDO – Non lo dire neanche per scherzo, io sono un uomo d’onore, saprò assumermi le mie responsabilità e così farà il Primo.

GIOVANNA – Primo e… ultimo per me. Nostro padre mi ucciderà…

UBALDO – Suvvia basta piangere sul latte versato. Vedrai troveremo la maniera di farli intendere, in qualche modo ci riusciremo, in ogni caso ci saremo io e Primo con le nostre responsabilità e con tutto il nostro amore. Fidati…fidatevi, il nostro amore trionferà.

PRIMO – Si! Avanti popolo… Ma speriamo in bene… ssssst.. sento dei rumori..

    (E’ il musicista che arriva toccando col bastone gli ostacoli che si frappongono al suo passaggio).

MUSICISTA – (da fuori) E’ permesso?

GIOVANNA – Meno male, almeno uno educato esiste, Avanti Claudio avanti. E’ accesa la luce fuori?

PRIMO -  (piano all’orecchio di Giovanna) A lui lo chiedi?

GIOVANNA – Oddio hai ragione, ho la testa fra le nuvole…

MUSICISTA – Se era accesa non lo so, la porta l’ ho trovata ugualmente…

(sbatacchiando il suo bastone si fa largo nella sala alla ricerca della sua posizione) Che sono il Primo?

PRIMO – E no! Quando ci sono io, il Primo sono io!

GIOVANNA –  (con un calcio a Primo) Continua con le tue stupidate mi raccomando.

MUSICISTA – Intendevo il primo ad arrivare?

PRIMO – Anche lì…  sono stato il primo!

GIOVANNA – (altro calcio) Tu continua a scherzare che vedi!

MUSICISTA –  (non capendo) Mi dite dov’è il mio posto che intanto accordo lo strumento?

ALBA – Vieni Claudio, siedi qui.

MUSICISTA – Grazie angelo, sei Alba vero?

ALBA – Si sono io, sono io, anche se stasera mi sembra di essere un'altra…

MUSICISTA – A proposito di altri… quando arrivano? Avete notizie di donna Virginia?

GIOVANNA –  Dovrebbe arrivare a minuti con sua figlia Rosa.

MUSICISTA – Bene, bene. Ho approntato per lei una stupenda composizione.

UBALDO – Intanto vado al fienile a prendere un po’ di pannocchie, così ci anticipiamo. Ragazzi occhio…

GIOVANNA -  Ubaldo…  (gettando lo sguardo verso Claudio)

MUSICISTA – (che fraintende per la parola occhio)   Oh, ragazzi, non badate a me, ci sono abituato.

UBALDO –  (mimando silenzio) Acqua in bocca.

GIOVANNA – Acqua? Fiele vorrai dire!

   ( entra Maria)

MARIA – Meno male che siete già qui. Ho finito ora, ora di stendere una tinozza di panni. Ubaldo?

GIOVANNA – E’andato nel fienile a prendere le pannocchie.

MARIA – Che bravo!  Altrimenti se qui si aspetta quel pigro di tuo padre, si fa notte alta. Ciao Claudio, non ti avevo visto…

MUSICISTA – Non importa, tanto neanche io avevo visto te… (e continua ad accordare)

TUTTI – Ridono  (entra Eugenio)

EUGENIO – Eccomi…

MARIA –  Era ora! E mio marito dove lo hai perso?

EUGENIO –  Era dietro me…deve essersi fermato per un bisogno…

MARIA  - Già dimenticavo, lui ha sempre dei bisogni quando c'è da lavorare, dai scegliamoci le sedie che ora si comincia.

MUSICISTA – E donna Virginia arriva?

MARIA – Viene, viene sta tranquillo.  (entra Pietro)

PIETRO – Eccomi qua, incominciamo a lavorare? Tanto fino a quando Togliatti non vincerà le elezioni ci tocca lavorare.

EUGENIO – Perché se vince Togliatti, dopo non si lavora più?

PIETRO – Si lavorerà lo stesso ma almeno avremo la speranza che qualcosa di guadagno rimanga… Qui lavora, lavora ma non si vede il becco di un quattrino.

MARIA – Campa cavallo

MUSICISTA – Che l’erba “manca”.  Volete ascoltare la mia composizione

MARIA – Ma non aspetti la Virginia?

MUSICISTA – L’ ho composta per lei  ma sentite, sentite, cosi mi dite se vi piace… (comincia a cantare)

MUSICISTA - Che ne dite, gli potrà piacere?

PIETRO – Più che bella, tu sei sprecato qui Claudio, altro che in banda…alla scala, alla scala dovresti andare…

MUSICISTA – Non esageriamo non ho mica la voce di un tenore…so riconoscere i miei limiti.

PIETRO – Per me sei più bravo di Tajoli..

MUSICISTA – Magari…se non avessi perso la vista…forse…

PIETRO – Guarda che prima non eri mica cosi bravo. Si vede che con la botta t’è aumentato il talento, perso una cosa, trovato un'altra. Una volta è capitato anche a me persi una lire e il giorno dopo ne trovai cinque. Non  a caso anche agli uccelli da richiamo, si bendano gli occhi, per farli cantare meglio. Claudio nella tua disgrazia devi ritenerti fortunato. Pensa a tutti quelli che con quella maledetta guerra, ci han lasciato la pelle. Almeno tu con la tua arte, fai e puoi sognare.

MUSICISTA – Sì ma sognare non è come vedere… Quando sogno vedo tutto… E’ al mattino…  al mattino, quando per tutti voi si accende il giorno, io svegliandomi, volo nel buio della notte  Vi assicuro che a volte preferirei dormire per sempre…

MARIA – Dai Claudio su, non abbatterti… vedrai (accorgendosi di usare il verbo vedere) “e'ddajela”… scusa l’abitudine.

MUSICISTA – Figurati più abituato di me…

MARIA – dai su.  Ora arriva la Virginia fatti ved…  sentire allegro.

MUSICISTA – Sì ma tanto…

MARIA - E chi lo sa! Dio vede e provvede hai visto mai ? (rendendosi conto, anche lei, di aver usato più volte il verbo vedere) …Claudio non ti chiedo neanche più scusa e il modo di dire, di parlare… non vorrei ferirti. Comunque guarda, le sorprese nella vita sono sempre dietro l’angolo…

GIOVANNA – E’  vero!  E’ proprio cosi, le sorprese sono sempre pronte…. Ne  condividi Alba?

ALBA –  Eh si! Anche se a volte non siamo preparati a riceverle. Loro vengono inaspettate. Infatti, si chiamano sorprese!

MARIA – Ci vuole fiducia, prima o poi il destino sistema tutto…

GIOVANNA –  Beato destino…

MARIA – E’ cosi! Il destino sistema sempre tutto …. E tutti alla fine, con una bella croce e con addosso un metro di terra.

TUTTE –  (le donne, nome del padre)

TUTTI  –  (i maschi, si toccano)

GIOVANNA – Ecco Ubaldo che torna, mi sembra di riconoscere il suo passo.   ( è Giuseppe)

GIUSEPPE  –  Disturbo?

MARIA  –  Signorino buonasera. Quale onore… entri, entri.

GIUSEPPE – Buonasera,  (comincia a sbirciare in ogni dove)  stavo andando giù dallo zio Franino, ho visto  che la luce era accesa sia fuori che dentro, mi sono detto, facciamogli un saluto. Cosi eccomi qua..

MARIA – Mi dica la verità signorino, non l’avrà mica mandato suo padre per controllare il raccolto?

GIUSEPPE – Signora Maria che dice mai. Mio padre e tutta la mia famiglia ha piena fiducia in voi e nel vostro operato…

PIETRO – Vorrei vedere dopo tanti anni…

GIUSEPPE – Già è vero! Oggi è sempre più difficile trovare delle persone oneste ma voi meritate tutta la stima della mi famiglia, ve l’ assicuro.

MARIA – No, perché sa, mi era sembrato che entrando eravate un tantino attento nel guardarvi attorno… quasi indagante, direi.

GIUSEPPE – (sentendosi scoperto nei suoi intenti) Chi io? S’immagini… forse l’avrò fatto distrattamente senza accorgermi… comunque ora vi tolgo il disturbo, cosi non dubiterete più di me, caso mai  al ritorno dallo zio, torno a darvi il saluto della buonanotte… ma badino bene… nessun controllo,  ovvio, sempre che la  mia presenza vi sia gradita?

PIETRO – Venga pure signorino, venga quando vuole, la sua presenza in questa umile  ma onesta casa è per noi un onore. Anzi se mi dice che passa, metto mano ad un fiasco di fragolino…

GIUSEPPE – Allora ripasso più che volentieri. Mi dica è quello buono dell’altro anno?

PIETRO – Esatto!  Proprio quello. Proprio quello che piace a lei, a dopo allora, l’aspetto…

GIUSEPPE –  A più tardi …e grazie fin d’ora.

( rientra Ubaldo, senza il  sacco di pannocchie)

UBALDO – Corri babbo, corri … c’è il cinghiale… c’è il cinghiale, corri.

PIETRO – Il cinghiale?  Datemi un fucile, presto  a me un fucile…

( stacca dalla parete un vecchio schioppo e si precipita fuori, seguito da Eugenio)

MARIA – Ma dove vai? Con questo buio rischi solo d’impallinare qualcuno, torna indietro. Ubaldo era proprio necessario dirglielo?

UBALDO – Mamma è una settimana che lo aspettava…

MARIA – E proprio stasera doveva arrivare… mi sa che la polenta non si farà, quantomeno non con il granturco di stasera …

UBALDO – Ma dai cominciamo noi,  vedrai che il babbo tornerà presto, ora torno al granaio e carico il sacco.

MARIA – Si, però stavolta, tu vedessi anche Babbo Natale, con la slitta e tutte le renne, non dire niente, prendi il sacco e portalo in casa.

UBALDO – Primo mi dai una mano?

PRIMO – Certo! Fratello mio…

MARIA  - E no eh! Io di figli ne ho due e mi bastano.

GIOVANNA – I figli sono la gioia della casa, non sono mai troppi…

MARIA – E’ vero Giovanna, ma non già cresciuti. I figli si devono crescere, con tutte le gioie ma anche sacrifici.  Oggi, più che mai, non è tempo di mettere al mondo dei figli, senza poterli crescere con un minimo di decenza. Te ne accorgerai figlia mia e ti auguro che ciò t’accada più tardi che sia. Goditi la gioventù con spensieratezza fin che puoi… per un figlio  c’è sempre tempo. Una volta che arriva ti finisce la libertà… credimi.

GIOVANNA – (indagando) Mamma tu sei ancora giovane, succedesse potresti aiutarmi a crescerlo…

MARIA – Eh no! Mia cara, i figli sono di chi li fa e chi li fa li deve anche crescere nel bene e nel male. Io la mia parte  l’ ho  fatta. Quando sarà il tuo momento, fra qualche anno, toccherà a te. Potrei  essere una buona nonna ma la mamma no! Di mamme ce n’è una sola.

GIOVANNA – Quindi tu, rifiuteresti di crescere il sangue del tuo sangue…

MARIA – Non è questo che intendevo dire. Poi non sono discorsi da fare,  c’è tempo per queste cose. Quando sarà il tempo se né riparlerà…

(entra Nilde)

NILDE – Di cosa si deve riparlare?

ALBA – Si parlava di figli, tu mamma come la pensi? Se un domani e dico un domani… io dovessi… per ipotesi… fra qualche tempo… diventare mamma, mi aiuteresti a crescere tuo nipote?

NILDE – Che domande? Certo che sì, ci mancherebbe altro..

GIOVANNA – Questo è parlare! Hai sentito mamma?

MARIA – Tu non hai capito cosa volevo dire, comunque ripeto non è tempo per queste chiacchiere. I problemi vanno affrontati quando ci sono…

ALBA –  Giusto è vero!  Ma si faceva così per dire… certo ci fosse un problema andrebbe affrontato….Ma non c’è,  quindi…

MARIA – Quindi  è meglio che mi affacci a vedere se qualche maschio si decide a rientrare…

MUSICISTA – Perché adesso  io non sono più neanche appartenente alla razza dei maschi…

MARIA -  Claudio, non essere ridicolo. Intendevo quei matti dei nostri mariti e dei nostri figli, sono spariti come Matteotti.  Gli vado incontro…

GIOVANNA – Sta attenta che il babbo non ti scambi per il cinghiale, prendi una candela, al massimo potrà scambiarti per una lucciola… ma almeno non ti spara addosso.

MARIA – Hai ragione, meglio lucciola che cinghiale. ( prende una candela e esce)

NILDE – Alba, ma che discorsi eravate a fare… sono cose da grandi…

ALBA – Mamma si dovrà pur passare il tempo no? Non si può mica stare sempre sotto un fico o un ciliegio…

NILDE – Che c entrano  il fico e il ciliegio?

ALBA – C’entrano, c’entrano. Volevo dire, non si può mica stare sempre sotto le piante a fare niente, anche se per quel che ci riguarda sia  io che Giovanna, sotto le piante a far niente non ci siamo di certo state… e siamo abbastanza grandi per far... parlare di certe cose, non siamo più delle bambine…

NILDE  - Se ti sente tuo padre fare questi discorsi…

ALBA – Mamma, faglielo capire tu al babbo, non sono più una bambina…

NILDE – Amore ma hai solo 17 anni, Giovanna ha solo qualche mese più di te, ne avete di tempo davanti per stufarvi di essere diventate grandi. E’ ora la migliore età, la vostra! Fino ai vent’anni il tempo sembra non passare mai…E’ dopo i venti che gli anni cominciano a volare… s’invecchia in un attimo…a volte dentro, ancor prima che fuori…e non si torna indietro. La vita è un carro che marcia unicamente in avanti, a volte veloce a volte più lento, non importa, basta che avanzi… verso la più lontana delle fermate.

MUSICISTA – Belle parole, veramente belle parole… saranno lo spunto per una nuova canzone: - la gioventù ti passa come il vento e come il vento non la puoi fermare… si, sì ci sono, brava Nilde, mi hai dato un bello spunto.

NILDE – Caro Claudio almeno tu hai le canzoni…

MUSICISTA – Le mie canzoni non sono mie. Le mie canzoni appartengono a tutti,  potessi le regalerei al mondo.

MARIA – (rientra e spegne la candela all’interno)

GIOVANNA -  (Sentendosi stimoli di vomito ne approfitta) Mamma, la candela, che puzzo, mi viene da vomitare… go, go, go, potevi anche spegnerla fuori…

MARIA – Ma se l’odore di cera ti è sempre piaciuto, da bambina andavi volentieri al cimitero, per la ricorrenza dei morti, proprio per annusare i ceri.

GIOVANNA – Eh oh mamma che ti devo dire sarò diventata allergica, gòh, goh, goh,

MARIA – Ancora o povera figlia, scusami.

GIOVANNA – E’ passato, è passato. Visto? I puzzo non c’è più ed è passato.

MARIA –  Bevi un bicchiere d’acqua fresca, è della fontana della Baccanella…

GIOVANNA – E’ passato ti dico. Dove sono finiti gli altri?

MARIA – Tuo padre e Eugenio sono all’inseguimento del cinghiale e i vostri fratelli (rivolta a entrambe) sono sulle loro tracce per riportarli indietro. Mi sa che per stasera, la “festa” salta…

MUSICISTA – Torneranno presto, torneranno, al buio non si vede, ve lo dice uno che se né intende… mentre il cinghiale vede benissimo di notte e sa dove andare. I vostri cacciatori  non sanno, ne vedono dove andare… torneranno presto.

MARIA – Speriamo

NILDE – Si, Claudio ha ragione dove vuoi che vadano con questo buio…

ALBA –  Beh! Io mi sono portata l’uncinetto, quasi, quasi mi metto a far qualcosa, almeno passo il tempo…

GIOVANNA – (con sarcasmo) Prepari il corredo?

NILDE – C’è tempo, c’è tempo per quello, ma un bel centrino… è tanto brava con l’uncinetto…

GIOVANNA – (continuando) Ah, lo so, e non solo in quello…

ALBA – (rispondendo per le rime) In certe cose però, sei brava anche tu Giovanna,  forse, almeno quanto me, se non di più…

MARIA – Eh Nilde, non abbiamo di che lamentarci, le nostre bimbe sono proprio brave ragazze.

NILDE – Ah! Io non me ne lamento di certo. Caso mai è più suo fratello che mi dà da pensare, Vent’anni, non ha un lavoro serio, aiuta come può, ma non lo vedo realizzato, vorrei tanto trovasse un lavoro fisso, magari alla zona industriale, meno male che per ora non ha nessuna che gli interessa, altrimenti sarebbe un bel problema. T’immagini ai giorni nostri mettere su famiglia senza un lavoro fisso? Oggi non è  mica come ai nostri tempi, noi avevamo un zoccolo e una ciabatta… ma ora è tutto un altro mondo… un'altra vita, troppe esigenze: - fornelli a gas, la radio, l’acqua in casa…

MUSICISTA – Le canzonette…

NILDE – Anche! Troppe cose, tutte comode, tutte che piacciono. Chi se li può permettere certi lussi? Mi hanno detto che dall’america, è arrivata una macchina che lava i panni da sola, senza metterci le mani, solo il sapone e fa tutto il lavaggio, solo pigiando un tasto con un dito… chissà quanto costerà?

MARIA – E quella scatola dove si vedono le figure, la chiamano televisione,

Dovrebbero averla comperata al bar da Bonotti, giù alla Via Nuova. Chissà quante carte da mille l’avranno pagata…

NILDE – Quella non mi fa gola, La macchina per lavare quella si, ho tutte le ossa rotte a forza di stare china a lavare i panni alla gora o nella pozza.

MARIA –  Parlando di novità, al mercato di Camaiore, ho visto un ferro per stirare che non  necessita di essere caricato col carbone, si attacca alla luce si scalda da solo e permette di stirare senza sporcare gli indumenti.

NILDE – Meno male che abbiamo poche cose da metterci, altrimenti… ad avere per esempio, il guardaroba di Virginia ci sarebbe da spezzarsi la schiena a forza di lavare e stirare. A proposito ma non doveva arrivare?

MUSICISTA – Eh si, come mai, non è ancora qui?  E’ in gran ritardo!

MARIA – Arriverà, arriverà… tanto qui non si riesce a partire…anche se tarda….

GIOVANNA – Avverto un odore strano… come di topo morto, che schifo… goh, goh, goh,

MARIA – Ancora?

GIOVANNA – Che è colpa mia se i topi mi fanno schifo…

MARIA – Mah! Io non sento nessun odore. Tu senti niente Nilde?

NILDE – No, non mi pare…

ALBA –  (in complicità con Giovanna) Io lo sento benissimo, sembra provenga da là. ( indicando un punto a caso)

MARIA –  Io non sento ne vedo niente! Tu Claudio?

MUSICISTA – Ah! Io per  vedere… vedo mille topi…ma odori non ne sento.

ALBA – Eppure…

GIOVANNA – Mi sarò sbagliata…

NILDE –  Allora,  vomitavi per sbaglio?

GIOVANNA – Che ti devo dire, i topi mi fanno senso solo a pensarci.

MARIA – Quello è vero ha sempre avuto paura dei topi…

NILDE – (ilare) Da ragazza anch’io ne avevo paura. Dopo che ho conosciuto Eugenio, me ne mise uno in mano, e da lì non ho avuto più paura.                 E tu Maria?

MARIA – Nilde la mia storia la sai, io il topo non feci neanche in tempo a vederlo che mi entrò dentro… (pudicamente per la presenza di Claudio) dentro casa intendo, dopo ho imparato a viverci insieme, ora non mi fa più effetto.

NILDE – Tutti i tempi vengono, basta saperli aspettare…

ALBA –  Mamma, cosa intendi dire?

NILDE -  Che ogni frutto ha la sua stagione, quelli acerbi, se si mangiano rimangono indigesti sullo stomaco…

ALBA – Anche i fichi?

NILDE –  I fichi più di tutti. Si deve stare attenti al latte che ne esce fuori… al solo toccarlo crea dei grandi gonfiori.

GIOVANNA – Per quel che ne so io ... anche le ciliegie.

MARIA –   Lo sapevo io… lo sapevo, tutta colpa di quell’animale…

GIOVANNA e ALBA  (fraintendendo si guardano)

GIOVANNA – Non è un animale… (pensando a Primo)

MARIA – Si sta a vedere che ora un cinghiale ha anche l’anima…qui non se ne viene a capo mi sa la serata salta veramente del tutto.

(Giovanna si rinfranca, si sente bussare)

MARIA  - Avanti!

( Entra Rosa tutta affannata e impaurita)

ROSA -  Aiutatemi, aiutatemi…

MARIA – (tutti si interessano) Che è successo?

ROSA – E’ successo che… come sapete, io e mia mamma siamo sole, non abbiamo nessuno,  nessun parente nessuna amicizia, io non conosco che voi, vi prego, aiutatemi…

NILDE – Sì  ma … spiegati, dicci? Che accade?

ROSA –  La fine del mondo, l’apocalisse…

MARIA – Eh! Ora…

ROSA – Vi dico di si! E’ la fine… (sviene)

MARIA – Dio mio, Madonna, che succede? Presto la bottiglietta dell’aceto, presto, correte. (Giovanna prende una bottiglietta)

GI0VANNA – Eccola mamma…cosa sarà accaduto?

MARIA – Che ti devo dire, questa entra come un invasata e sviene, su facciamola riprendere (gli fa annusare, la schiaffeggia, a braccio, tutti si danno da fare)

ROSA – (rinviene) Dove sono? Ah! Son qui.

MARIA  - Certo che sei qui,  hai perso i sensi. Stai bene? Dicci racconta…

ROSA – C’è poco da dire… mia mamma…

NILDE – E’ successo qualcosa a tua mamma?

ROSA –  Si! No! Cioè a me…

ALBA –  Facci capire…

ROSA – Mia mamma, mia mamma ha saputo…

ALBA –  Saputo cosa?

ROSA – Giuseppe…

MARIA – Il signorino? Che c’entra il signorino!

ROSA -  C’entra, c’entra… io e Giuseppe… insomma io e Giuseppe, abbiamo una relazione, era un segreto, ma adesso è venuta a saperlo mia mamma. La Teresa… la Teresa ha fatto la spia…

MARIA – Sempre quella pettegola, se mi capita tra le mani…

ROSA – Gli ha detto  di averci visti abbracciati dietro al paese, in una strada buia… Mia mamma è andata su tutte le furie… ho avuto paura, sono scappata e ho fatto la prima cosa che mi è balzata in mente… sono arrivata qua da voi…

MARIA – Va bèh! Cosa vuoi che sia, tua mamma è una donna intelligente, avrà fatto una sfuriata, come di dovere, poi le passerà. Non è mica morto nessuno…

ROSA – Morto? Morto no! Anzi… vivo. Perché vedete, la mia paura non è per quanto ha riferito la Teresa… la mia paura è un'altra…

MARIA – Che altro c’è

ROSA –  C’è che… credo di essere incinta. Incinta capite?

ALBA e GIOVANNA (s’abbracciano, Nilde e Maria si guardano sbigottite)

MARIA –  Di Giuseppe?

ROSA –  Edi chi sennò? Non ho visto altri che lui e per una sola volta…

ALBA – Dove eravate? Mica per caso sotto un fico?

ROSA –  No! Mi aveva invitata a casa sua, i suoi non c’erano, ha cominciato a parlami, parlava, le sue parole erano dolci, il suo sguardo sincero, il fuoco acceso, le sue mani, io sentivo caldo…un attimo fu un attimo… persi il controllo, svanirono dalla mente i consigli di mamma e patatrac… successe. Aiutatemi vi prego. Io non ho il coraggio di dire tutto alla mamma. Mi sento in colpa per aver tradito la sua fiducia, più, più che per quello che ho fatto… Aiutatemi…

MARIA – L’ hai capito il signorino! Sempre solo, ligio allo studio, alla famiglia…  adesso ho capito perché girava sempre guardingo…aveva le sue mire il porco.

ROSA – No, non dite così, è tanto dolce, è stata colpa mia… mi ammazzo.     (fa per prendere un coltello ma le donne intervengono per impedirglielo)

NILDE – non fare così… a tutto c’è rimedio, vedrai. Un padre ce l’ ha, una madre è certa. Vedrai che le cose si accomoderanno. Lui lo sa?

ROSA – Ho cercato di dirglielo,  non trovavo il coraggio, oggi avrei voluto metterlo al corrente ma non sono riuscita a vederlo da sola… Ho paura che non la prenda bene. Lui, i suoi, mia mamma… che vergogna, che vergogna.

MARIA  –  Dai su sono cose che possono capitare…

GIOVANNA  –  Mamma ha ragione sono cose che capitano, non è vero Alba?

ALBA  –  Da che mondo è mondo…

MARIA  - Cosa potete saperne voi? Piuttosto pensiamo a cosa si può fare per aiutare questa pecorella smarrita. Tua mamma sa che sei qui?

ROSA –No,  mi starà cercando.

MARIA – Bene. Dovrebbe tornare il signorino a salutarci, era già passato anche prima, forse sperava di trovarti… il merlo. Lo metteremo alle strette, con le spalle al muro, ci faremo dire, con le buone o con le cattive, le sue intenzioni, lo costringeremo…

ROSA – Però senza fargli del male... io lo amo.

MARIA – Si, d’accordo! Ma dovremmo pur sapere come la pensa, capire se non abbia solo voluto divertirsi. Tutti uguali gli uomini, tutti porci.

GIOVANNA – Non dire così mamma, non è vero che gli uomini sono tutti porci… Giuseppe potrebbe essere veramente innamorato ed avere intenzioni serie.  Succede tra giovani di volersi bene…  pensa a te, al babbo…

MARIA – Ah si! Buono quello. Anche lui, anche lui approfittò della mia ingenuità ma fece presto sì a condurmi all’altare… gli andai davanti con la roncola e gli dissi: - amico mio, ora scegli, o morto o sposato. Scelse la seconda e gli ho fatto sempre rimpiangere di non aver scelto la prima…

ROSA  -  Che guaio, disonorata e sola…

GIOVANNA e ALBA (insieme) Hai tutta la nostra comprensione.

ROSA –  Sono veramente sulle spine, da una parte mia mamma, dall’altra lui….Mi faccio suora, mi faccio…

MARIA  - Mia cara guarda che in chiesa i chierichetti li vogliono già cresciuti, mica d’allevare.

ROSA – E se Giuseppe mi ripudiasse?

MARIA –  Non lo farà, se è un uomo saprà prendersi le sue responsabilità e portare a casa sua capra e cavoli. Vorrei vedere, per la Madonna! Il cavolo è suo.  Non è mica cresciuto da solo nel… campo!

GIUSEPPE  - (da fuori)  Permesso?

MARIA – Entrate signorino, prima lei ci ha fatto una sorpresa adesso ne abbiamo noi una per lei. Entri, entri…

GIUSEPPE – Tu qui?

MARIA –  Eh si!  E non è sola…

GIUSEPPE – Capisco, c’è anche la signora Virginia.

MARIA –  Carte in tavola giovanotto, sappiamo tutto.

GIUSEPPE –  Tutto? Rosa gli hai detto di noi due?

MARIA –  Di voi tre!  Caro il mio bel signorino, di voi tre…

GIUSEPPE – Rosa… io non capisco?

ROSA –  E’ stata Teresa, ha fatto la spia su noi due.  Ci aveva visto abbracciati in paese ed è andata a raccontarlo a mia mamma. Lei si è arrabbiata… non sapevo cosa fare, mi sono messa a correre, ho raggiunto la casa di  Maria… e mi sono fermata qui, in cerca di comprensione e conforto.

GIUSEPPE – Ah ora capisco. Voi tre?  La terza sarebbe Teresa…

MARIA – Se sarà femmina potrà essere anche Teresa,  se è maschio avrete tutto il tempo per cercargli un nome.

GIUSEPPE –  Che storia è questa?

MARIA – Non è… storia! E’ anatomia! Rosa è incinta. Mascalzone!

ROSA – Non lo offenda è stata colpa mia…

GIUSEPPE – Rosa che dice questa donna?

ROSA – La verità Giuseppe, la verità. Avrei voluto dirtelo oggi, non ce ne stata l’opportunità, venendo qua da loro, ho trovato la forza e il coraggio di raccontarlo, avevo paura mi sentivo sola, quando lo saprà mia mamma…     (piange)

GIUSEPPE –  Amore mio non piangere, adesso sono qui io, non sei più sola.

MARIA –  Signorino… dica un po’ che intenzioni ha?

GIUSEPPE –  Mi faccia riprendere…tutto così all’improvviso…

MARIA –  Che riprendere e riprendere, lei mio caro ha gia preso. Ora deve dire cosa ha in mente di fare? Ha visitato il giardino? Ah colto la rosa?  Adesso dica cosa vuol fare? Avanti, giardiniere bello, dica, dica…

GIUSEPPE – Ci sposeremo!

MARIA – Questo è ragionare!

ROSA –  I tuoi… i tuoi non lo permetteranno, devi finire gli studi. E colpa mia;  io ti ho rovinato la vita… è colpa mia, solo mia.

GIUSEPPE – Sciocchina. Tu non hai colpe, caso mai io. Ma nessuno di noi due ha responsabilità. La colpa, o meglio, il merito, se proprio si deve  trovare un colpevole, la colpa è dell’amore. Né tua né mia. Ma sii può, dare una colpa all’amore?

MARIA – Qui va a finire che a ridurla così, è stato lo spirito santo.

GIUSEPPE –  No! Non è questo che intendevo dire, sono stato io, ma non me ne faccio una colpa. Io, amo Rosa più di ogni cosa…

MARIA –  Bravo si metta anche a fare le rime…

GIUSEPPE – Amo Rosa, dicevo e niente mi impedirà di cogliere con lei il frutto del nostro amore. Con i miei genitori me la vedrò io. Gli imporrò di non indurmi a calpestare il mio onore, se non mi aiuteranno di loro spontanea volontà, li costringerò ad una scelta. Da parte mia tra loro e Rosa io scelgo Rosa. Sarò padre capite…  sarò padre…padre.

MARIA –  Questo è certo! Per il resto vedremo.

MUSICISTA – Comincerò fin d’ora a scrivere una bella canzone per il matrimonio, una per il matrimonio e una per il battesimo…

MARIA - Non vorrei che ne bastasse una sola per tutti e due. Rosa, da quanto pensi di… essere…

ROSA – Non lo so, non so fare questi conti, è la prima volta…

MARIA –  Vorrei vedere! Dunque quand’è successo il fattaccio?

GIUSEPPE –  Che fattaccio e fattaccio era amore.

MARIA – Lo chiami come vuole, quand’è  che è successo?

ROSA –  Sarà stato... circa tre mesi fa…

MARIA –  Bene c’è tutto il tempo, musico, fanne pure due. Oh signorino e pensare che i suoi spendono tanti soldi per mandarla agli studi… ma queste cose, non le insegnano all’università? Lasciamo perdere quell’ignorante di mio marito ma lei, così istruito, non lo sapeva che in fondo al manico c’è un foro? Va beh! Via, quel ch’è fatto è fatto. Tu Rosa sta tranquilla, a tua madre se arriva, parleremo noi, altrimenti ne riparliamo domani, ora voi andate pure a fare un giro, mi sa  che avete tanta voglia di stare un poco  insieme; tanto più che danni, ormai, non ne potete più fare.

ROSA – Grazie Maria, grazie a tutti che Dio vi benedica e ve ne renda merito. Mi avete rincuorato.

GIUSEPPE – Togliamo il disturbo…

MARIA –  Doveva toglierlo prima, signorino, ormai è tardi, buonanotte.

TUTTI  (salutano)

GIOVANNA – Mamma,  m’ hai sorpresa, non ti facevo così comprensiva…

MARIA – Che vuoi farci figliola, i cocci erano rotti, era l’unica cosa da farsi.  Sono cose della vita…. Anzi… (con malizia) dalla vita in giù.

GIOVANNA – E se succedesse a me?

MARIA – Giovanna, non vorrai mica che ti ammazzi subito?

GIOVANNA – Dicevo così… per dire…

MARIA – Non lo dire, non lo dire che le disgrazie sono sempre pronte. Vero Nilde?

NILDE –  Vero, vero.  Alba, Giovanna, state attente, state attente, avete visto? Le insidie sono sempre presenti…

ALBA – Oh mamma! Non ti far pensiero, chi vuoi che ci voglia noi, come bellezze non siamo gran che, dote non né abbiamo…faremo le zitelle.

MARIA – Quando sarà il suo tempo uno straccio d’uomo capiterà anche a voi, però, non alzate lo sguardo troppo in alto, altrimenti va a finire che zitelle vi ci ritrovate veramente. E date retta alle vostre mamme…

Nilde, senza stare qui a fare niente, andiamo incontro a quei perdi tempo, non vorrei si fossero dimenticati e magari infilati in cantina.

NILDE –   Andiamo, andiamo.  ( escono)

ALBA – (continuando col suo uncinetto) Cara Giovanna, mi sa che di bavaglini dovrò farne più di uno…

MUSICISTA – Perché, stavi forse  facendo un bavaglino?

ALBA –  Beato te Claudio che non hai pensieri…

MUSICISTA – Eh no! Cara la mia Alba, sono un non vedente, mica un non pensante, anch’io ho i miei pensieri come tutti, magari non li racconto ma anch’io li ho come tutti.

GIOVANNA – Claudio,  hai sentito che storia…

MUSICISTA – Ho sentito, o sentito. Così và la vita…

GIOVANNA -  Tu come faresti per dirlo ad una mamma…

MUSICISTA – Intanto è difficile che io possa rimanere incinta…poi non saprei, ci si deve trovare in simili frangenti…

GIOVANNA – Ammettiamo che tu sia Rosa, come glielo diresti.

MUSICISTA – Si ma… non sono Rosa. E ormai c’è poco da dire, se non lo sa da Rosa,  lo verrà a sapere…in un modo o nell’altro.

GIOVANNA – Ma non c’è un modo per dirlo, senza, senza… che so…

MUSICISTA – Giovanna mia, la frittata è fatta, si può solo toglierla dal fuoco. Le cose prima si sanno, prima si possono risolvere.

GIOVANNA –  Allora tu consiglieresti di dire tutto… subito?

MUSICISTA – Certamente.

GIOVANNA –   Ammettendo che io, o per dire Alba, ci si trovasse nelle stesse condizioni di Rosa, tu che ci consiglieresti di fare?

MUSICISTA –   Cosi per dire?

GIOVANNA –   Certo per dire.

MUSICISTA –  Ah. Perché m’era venuto un dubbio.

GIOVANNA  -  Toglietelo il dubbio, toglietelo…

ALBA  -  Che  ti salta in mente?

GIOVANNA  –  Alba, dobbiamo aver coraggio, hai visto Rosa? Claudio sai tenere un segreto?

MUSICISTA  –  Di pure, io già non vedo e quando occorre, non vedo, non parlo e non sento.

GIOVANNA -  Ebbene Claudio, non solo Rosa ma anche io e Alba siamo nei guai…anche noi siamo incinta.

MUSICISTA – Anche voi? Che  è passato  da questi parti, un uccello padulo? Com’è  possibile? Siete sempre sole non avete nessun corteggiatore, o siete con i vostri genitori o  siete assieme ai vostri fratelli… non ditemi che?

GIOVANNA – Proprio così! Siamo scivolate con i nostri fratelli

MUSICISTA – Beh, scivolate… non è il termine giusto ma rende l’idea. Quindi anche di voi, tutti sono all’oscuro e adesso non sapete cosa fare e come dirlo in casa…  vero?

ALBA – Si… è così, per ora lo sanno solo Primo ed Ubaldo… e adesso anche tu. Non tradirci, ti prego, Giovanna non doveva dirtelo…

MUSICISTA –  Tradirvi io? Figurati. Giovanna ha fatto bene a parlarne. Deve essere stato un grosso peso, tenervi tutto dentro in segreto. Loro… intendo i ragazzi che hanno detto?

GIOVANNA – Dicono di aspettare, di aver fiducia…intanto però la pancia cresce a noi, mica a loro… appena mio padre se ne accorgerà mi spacca in due. Quello uccide sia me che lui,  (indicando) ancor prima che nasca…

ALBA – Claudio che possiamo fare?

MUSICISTA – Trovare le giuste parole per dirlo alle vostre mamme. Sostanzialmente, nel caso di Rosa  sono state molto tolleranti… anche se c’è da dire che i dolori o i piaceri degli altri non sono i nostri…ma alcune parole le hanno spese, non possono rimangiarsi tutto. Inoltre, diventare nonne, via… non può che essere una gioia.  E’ sempre una gioia e una fortuna, per chi lo diventa.

ALBA –  Si ma… la vergogna… quando lo sapranno in paese, cosa mai diran le genti… cosa mai diran…

MUSICISTA –  Ecco brava, canta. Quel mazzolin di fiori… e cosa mai diran le genti, cosa mai diran di me. Cosa importa di quello che dice la gente. L’importante è ciò che pensate voi e i vostri futuri mariti, anche la Maria e la Nilde, faranno un po’ di scena ma poi saranno le nonne più felici del mondo. Penseranno loro ad ammansire i vostri padri vedrete.

GIOVANNA – Magari, magari fosse così, mia madre non vorrà neanche vederlo una volta nato, non hai sentito come la pensa?  Sempre che mio padre mi faccia arrivare viva al momento del parto. Oh! Claudio, perché, perché devono succedere certe cose…

MUSICISTA – Succedono, si dovrebbe informare con più insistenza che quella parte lì del corpo umano, non ha occhi, e come me non vede. Quando non si vede, ci vuole più attenzione…ma pur usando tutte le accortezze, a volte  capita di cadere… o di scivolare, come dite voi. Però, una volta a terra, vediamo come  fare a rialzarsi.

(chiamano, è Virginia che chiama Maria)

GIOVANNA –  Entrate signora Virginia, entrate.

VIRGINIA –  Non c’è tua madre?

GIOVANNA – E’ uscita con Nilde. Sono andate a cercare… è una storia lunga accomodatevi… si doveva fare la scartozzera no? Poi è passato un cinghiale, mio padre gli è corso dietro col fucile… Eugenio, dietro lui e dietro di loro, tutti gli altri. Noi eccoci qui, ad aspettare che tornino.

VIRGINIA –  Avete visto Rosa?

GIOVANNA – Si è passata da qui un attimo fa…

VIRGINIA –  Com’era? Era sconvolta? Tranquilla?

MUSICISTA -  Tranquilla direi, almeno quand’è uscita… Buonasera signora Virginia.

VIRGINIA - Buonasera Claudio, mi scusi sono un po’ preoccupata… per Rosa. L’avevo sgridata a casa, perché mi avevano  riferito di averla vista in paese abbracciata ad un uomo…

MUSICISTA – E voi, per questo l’avete sgridata?

VIRGINIA – Certamente, sono sua madre, è mio dovere.

MUSICISTA – Signora, forse le vicissitudini della vita, sono state ingrate con lei, ma Rosa è giovane, è una bella ragazza, non potete sperare di tenerla sempre sotto le vostre sottane, e anche voi siate più libera, sempre con vostra figlia a fianco, non c’è un solo momento che vi si veda sola…

VIRGINIA – Con quale permesso?

MUSICISTA – Scusate, pensavo ad alta voc. Vedete, se per un abbraccio, voi la sgridate, lei non vi sentirà più amica, vi nasconderà ogni cosa… specie se dovesse innamorarsi. Vi vedrebbe come una nemica… l’amore acceca e per amore si fanno pazzie…

VIRGINIA – Oh per quello è vero! Pensi, io ho uno sconosciuto spasimante che tutte le sere, da sotto al balcone, di nascosto, mi decanta una poesia, senza mai fermarsi, o farsi riconoscere, e pensare che… uh niente… torniamo a Rosa, vi ha detto dove andava?

MUSICISTA –  E’ uscita da qua con Giuseppe…

VIRGINIA – Con Giuseppe? Ma io quella… lei no…  ma lui lo bastono…

MUSICISTA – Calma signora non lo bastoni, sarebbe brutto in chiesa, uno sposo con bernoccoli e bende.

VIRGINIA – Sposo?

MUSICISTA – Eh si! Cara signora, lei, sta per diventare suocera, e si prepari… non solo suocera… ma anche nonna…

VIRGINIA – (sta per avere un mancamento)  Che dite mai…

GIOVANNA – Certo Claudio… che come tatto…

ALBA – Su signora non faccia così… su

VIRGINIA –  E va bene! Giacché sono l’unica a non sapere, almeno ditemi tutto…

GIOVANNA –  C’è poco da aggiungere. Ciò che Claudio ha detto è vero, Rosa e Giuseppe aspettano un bambino. Giuseppe, ha dichiarato in nostra presenza, di essere disposto ad assumersi tutte le responsabilità. Mia madre, si era presa la briga di informarla, appena sarebbe arrivata, poi sono successe un infinità di circostanze… e solo Claudio ha trovato il coraggio d’informarla, io non ci sarei mai riuscita.

VIRGINIA –  Nonna, non è possibile…però un nipotino…

MUSICISTA – La nonna più bella del mondo… (fra se e se) che titolo…che canzone.

VIRGINIA –  Sapete com’è? Io, corro ad abbracciarla… mia piccola Rosa… mio fiore.

MUSICISTA – Visto?  La morte, porta infelicità. Una vita che arriva, non può  che portare gioia.

GIOVANNA -  Che donna! Mia madre non la prenderà mai così.

MUSICISTA - Abbi fede. Non è detto…

ALBA – Perché non lo dici tu alle nostre madri, chissà che detto da te, non faccia buon effetto, come con  Virginia.

MUSICISTA – D’accordo. Andate nell’altra stanza lasciatemi solo, vedrò, vedrò con gli occhi dell’esperienza, come posso fare.

ALBA e GIOVANNA – (si chinano a ringraziarlo, porgendogli un bacio sulla fronte e stringendogli forte la mano)

MUSICISTA –  Qui ci vuole ben altro che una bella canzone. (fra se e se) Virginia, Virginia mia, quante notti ho recitato per te,  Quante volte avrei voluto fermarmi di più sotto quel balcone, dichiararmi. Ma ho  paura di un rifiuto, mi ha sempre frenato. Ora ho la speranza,  in caso di un rifiuto, non mi resterebbe niente… no, non mi fermerò… non ancora… non voglio bruciarmi la speranza. (intona una canzone)

IN CERCA DI TE

Solo me ne vo

Per la città

Passo tra la gente

Che non sa

Che non vede il mio dolore

Cercando te cercando te

Che ancor non ho

Io cerco invano di dimenticar

Ma il primo amore

Non si può scordar

È scritto un nome

Un nome solo

In fondo al cuor…

MARIA – (rientrando) Scommetto che quel nome io lo indovino? Non li abbiamo mica trovati, chissà dove sono finiti? Ma qui… sono spariti tutti, come mai sei rimasto solo?  E le ragazze? Dove sono?

NILDE – Già dove sono andate?

MUSICISTA – Calma una domanda per volta, una risposta per tutte. Sono di là, si stavano annoiando… ah, è passata la signora Virginia…

MARIA –  Oddio ed io non c’ero… avevo promesso a Rosa …

MUSICISTA – Mi sono permesso d’intervenire al suo posto, Maria.

MARIA – Tu! E che gli hai raccontato?

MUSICISTA – Tutto, tutto quello che ho sentito, parola per parola…frase per frase…

MARIA - E ora dov’è? Come l’ ha presa?

MUSICISTA –  Allora? Una domanda per volta. Presa? Bene! Dov’è? Ad abbracciarla.

MARIA  - Abbracciarla?

MUSICISTA – Si! Abbracciarla. Abbracciare lei e il suo futuro genero, felice come non mai, di diventare nonna. Che vi credevate? Mica ha il cuore di pietra come voi. Donna Virginia è una donna intelligente, ha saputo reagire da suo pari, con amore e comprensione, Ah certo, succedesse a voi due una cosa simile… m’immagino… bastonate, sangue di quà, sangue di là. Con la vostra contorta mentalità, di certo non sareste, né  tolleranti né comprensive….

MARIA  -  E chi lo dice. A me piacerebbe diventare nonna ma con le cose fatte per bene, senza fretta.

NILDE – Suvvia Maria, se succedesse… se l’ ha presa così Virginia, io non sarei da meno. Farei buon viso a cattiva sorte, ben felice di poter accudire il mio nipotino, il sangue del mio sangue.

MARIA –  Mescolato col sangue di uno sconosciuto. Vorrei proprio vederti…

NILDE – Conosciuto o sconosciuto, se Alba lo ha scelto per sé, non potrà che essere ben accetto, come genero, anche da me.

MARIA – E il tuo Eugenio, credi che sarebbe d’accordo con te?

NILDE  - Oh il mio Eugenio, come del resto il tuo Pietro, fanno si la voce grossa ma poi… non sei forse tu a comandare e prendere tutte le decisioni importanti? Basta fargli credere che sono stati loro a scegliere… almeno io ho fatto  e gli ho fatto fare sempre, tutto quello che volevo.

MARIA – E che io no?  Che bischeri gli uomini! In questo caso devo darti completamente ragione. Comunque, caro Claudio, tornando a Rosa il problema lo ha lei, se Virginia la presa cosi, meglio per lei. Non sono mica le nostre figlie ad essere incinta.

MUSICISTA – E…se invece lo fossero?

NILDE – Se lo fossero??!

MARIA – Se lo fossero… ma che razza di discorsi sono…lo fossero ma non lo sono. Quindi discorso chiuso.

MUSICISTA –  Riaprilo, riaprilo il discorso. Sembra  che ci sia in giro più di un uccello padulo…forse sarà il momento del passo… la stagione… una benedizione dal cielo… chi lo sa?  Fatto sta che anche le vostre figlie, sono incinta.

MARIA –  A te ha dato di volta il cervello. Non si scherza su certe cose.

NILDE – Non è che solo soletto, ti sei scolato il fiasco?

MUSICISTA – Forse non capite il vocabolo? Incinta, o se preferite gravide, pregne, in attesa… insomma aspettano un bambino. Lo aspettano, non perché l’abbiamo mandato a prendere la farina, lo aspettano nella pancia. Va bene così? Adesso è chiaro? E guardate non scherzo ne ho bevuto.

MARIA e NILDE (cercano le figlie per la casa, chiamandole, Rispondendo al richiamo, escono dalla loro stanza)

MARIA –  Disgraziata, come hai fatto?

GIOVANNA –  Esattamente come te mamma, come te col babbo.

MARIA –  Disgraziata, neanche lo neghi, bada, porta almeno rispetto (fa cenno di uno schiaffo ma non lo  tira, rimane con la mano minacciosa per un attimo)

NILDE –  Amore mio com’è accaduto?

ALBA – Eravamo sotto a un fico… era caldo… non lo so… mamma, mammina… io non volevo…

MARIA –  Chi sono? Chi sono i mascalzoni, fuori i nomi. Ci vado io a casa loro…

GIOVANNA –  Non importa mamma, non importa…

MARIA –  Importa a me, fuori i nomi … avanti gli scaldo io il fondo schiena a quei lazzaroni…

ALBA –   Non si deve cercare nessuno…

MARIA – Nessuno?  Vi faccio vedere io…

NILDE – Maria ha ragione, diteci almeno chi sono…

ALBA –   Si ma non c'è bisogno di cercarli, verranno qui loro… fra poco..

MARIA - Vengono qui? Bene i legni qui non mancano…Mascalzoni, voglio proprio vederli in faccia.

NILDE – Vengono qui?

ALBA –   Si! Li conoscete…

MARIA e NILDE – Li conosciamo..?

ALBA -  Si!  Ancora non l’avete capito?  Si tratta di Ubaldo e Primo…

MARIA – Cosaaaa? L’avete fatto con i vostri fratelli? Che sudiciume…

ALBA –   Ma  che capite!  Io con Ubaldo e Giovanna col Primo.

MARIA – Così va meglio…

NILDE –   E noi che eravamo preoccupate per Rosa…

MARIA –  E brave santarelline, non preoccuparti mamma, esco con Ubaldo non darti pensiero.

NILDE – Uguale, pari-pari, la mia. Esco con Primo… poi prendeva il secondo…

MARIA – E anche loro che farabutti, tutti e quattro d’accordo per farci fesse, che razza d’imbroglioni abbiamo messo al mondo?

NILDE – Chi poteva immaginare? Io pensavo, se esce con suo fratello, sarà al sicuro. Invece il pericolo era proprio dentro casa.

MARIA – Io stasera a qualcuno due legnate devo darle, loro in questo stato non si possono toccare… ma gli altri si, mi voglio proprio sfogare, stasera ce n’è per tutti…

MUSICISTA – Occhio, non vorrei entrare nella lista…

MARIA – No, a te no Claudio, e grazie per averci aperto gli occhi.

MUSICISTA – Ti pare, se non lo facevo io… chi meglio di me può aprire gli occhi.

GIOVANNA – Mamma, Nilde, lo so, vi abbiamo deluse. Non era nelle nostre intenzioni, vi giuro. Ci siamo lasciate trasportare dai sentimenti, neanche Primo ed Ubaldo, hanno colpe, l’amore non può, né deve avere colpevoli, l’amore appartiene a tutti, non ci sono  colpevoli o innocenti in amore. E’ vero… dovevamo tener fede ai vostri insegnamenti… ma… non ci siamo riuscite… non teneteci astio. Ora, ora più di sempre, abbiamo bisogno di voi. Adesso più che mai…per noi è stato, come quando ingenuamente si esce di casa con il cielo sereno e imbattersi, senza ombrello, in un improvviso temporale…

ALBA – E’ vero! Tuoni e fulmini. Se non ci aiutava Claudio, non avremmo trovato il coraggio  di raccontarvi tutto.

CLAUDIO – E’ già, non che si potesse andare tanto oltre,  occhio non vede, cuore non duole… ma qui fra un po’ si  sarebbe visto e come…                  

( mimando    il pancione )

GIOVANNA –  Adesso sapete tutto, perdonateci, per quello che vi abbiamo fatto, non penate oltre e non fateci penare. Il frutto nel nostro grembo, è il frutto del fiore dei nostri anni, della vita… il figlio dei vostri figli e delle vostre figlie…

MARIA – (toccata nell’animo) …La vergogna… le genti…

NILDE – Maria, al diavolo le genti. Qui si tratta del sangue del nostro sangue, la tua Giovanna ha ragione. ( avvicinandosi ad Alba) Alba amore mio abbracciami… io ti perdono… in qualche modo si farà, le vie del Signore sono infinite. Infinite Maria non finite… abbraccia anche tu la tua Giovanna,  e smettila… vecchia burbera…

MARIA – Non sono, né vecchia né burbera… Giovanna te la vedrai con tuo padre… se sta bene a lui, sta bene anche a me…

NILDE – Ma non eri tu quella che comandava in famiglia? E smettila, cuore di pietra. Stringila a te, dai che già si sente muovere…

MARIA – Dici sul serio, vieni qua (a Giovanna) fammi sentire… (con la scusa l’abbraccia a se fortemente piangendo ) piccola mia Giovanna che t’ hanno fatto, che t’ hanno fatto… ( trasportata ) Oddio è vero si muove.. si muove.. si muove!

NILDE – Si, al terzo mese! Và là! Ti sei sciolta finalmente… dai prepariamoci a dirlo ai nostri mariti.

( rientrano i giovanotti )

UBALDO –  Mamma li avevamo rintracciati, poi li abbiamo persi di nuovo.

Che faccio? Vado a prendere le pannocchie?

MARIA – Bravo schifoso. Prima le dai in giro… le pannocchie… ora vorresti andarle a prendere eh? Mascalzone, guarda cosa hai fatto ad Alba, guarda che pancia…

UBALDO – (tra meraviglia e sbigottimento)

NILDE –  E tu farabutto, con la Giovanna, vergognati spudorato, ed io che mi fidavo di te, non solo non hai protetto tua sorella ma anche disonorato Giovanna, non venirmi tra le mani sai, non venirmi accanto…

PRIMO – Ma, ma, mamma…

NILDE – Che fai tartagli ora? Allontanati da me non sei più mio figlio…

UBALDO – Ma come? Sanno tutto?

MUSICISTA – Tutto, tutto! Dalla A alla Z o meglio, dalle ciliegie al fico…

MARIA – Sappiamo tutto, porco, come avete potuto… ( gli va incontro minacciosa, lui si ritira ) non scappare, delinquente, tanto due legnate non te le toglie nessuno, prima da me,  il resto te lo darà tuo padre, sempre che se torna col fucile carico, non decida di spararti, tanto non c’è differenza tra un cinghiale e un porco come te, maiale!

Vedrai che tuo padre ti spara, deve  spararti due volte, una per Alba e una per Giovanna,  infido, traditore, giuda!

UBALDO –  Ma mamma!

MARIA – Non sono più la tua mamma. Io ho allevato un figlio, un  essere umano… mio figlio era un cristiano, tu sei un animale, un verme. Vergogna e disonore non erano mai entrati in questa casa, tu gli hai spalancato la porta, l’onta è entrata in me, non avrò più il coraggio di uscire. Vedo già la Teresa, a spettegolare al centro della piazza. Saremo sulla bocca di tutti, Nilde mia… Nilde mia… che figli.

NILDE – E non farla tragica! Sembri a fare una recita in teatro. Non saranno né le prime né le ultime che rimangono incinta. Poi le cose rimangono in famiglia… la mia col tuo, la tua col mio… siamo parenti… che parenti diventiamo io e te?

MARIA - Ti pare il momento? Se arrivano i nostri mariti fanno una strage…

NILDE -  Ma figurati… Nuore no!  Cognate? No! Non può essere… chissà come diventeremo… Bis-suocere..? Mah!... Qualcuno troveremo che saprà dirci, come dovremo chiamarci.

GIOVANNA – Goh …goh …goh…

MARIA – Guarda tua sorella la senti? E tu dovevi fargli da guardia, altro che montare la sentinella, altro che montare… (s’avvicina a Giovanna la sorregge)  bel capolavoro…

NILDE – Tu Alba non hai disturbi?

ALBA – Non come Giovanna, io ho la nausea, sono sempre stanca ma per ora non ho conati. Mamma non voglio che Ubaldo subisca conseguenze e neanche Primo.

MUSICISTA – Sarà meglio che me ne vada, qui va a finire che  gira -gira se vola un legno, me lo becco io in testa.

GIOVANNA – Rimani Claudio, rimani…ora arriveranno i nostri padri, voglio che tu rimanga. Sei l’unico esterno, non di famiglia né di parte… ci fosse bisogno… la tua presenza di sicuro, modererà l’ira di quei due… che già rientreranno nervosi,  figurati se hanno catturato il cinghiale? Quelli arriveranno già su tutte le furie e noi qua pronte come la ciliegia sulla torta, meglio ciliegie e fichi.

MUSICISTA – Va beh! Rimango ricordatevi che io non vedo…ma se qualche legnata mi arriva addosso… la sento e come.

(Rientrano i mariti)

PIETRO –  Dovevi darmi retta, dovevi passare di sotto, aggirarlo ed era fatta…

EUGENIO – Me lo sono visto a due passi, ma senza un arma…

MARIA – Buonasera…  scusate se intervengo… finita la caccia? Non avevamo in programma qualcosa per stasera?

PIETRO – Dio mio… la scartozzera, me ne sono dimenticato, tutta colpa di quell’animale…

MARIA – A proposito di animali…

UBALDO – Mamma..!

MARIA -  Zitto tu! A proposito di animali, dicevo, se stavi qui invece di andare a fare il safari notturno… uno lo catturavi di sicuro.

PIETRO – Un animale? Qui in casa?

MARIA –   Eccolo lì… il tuo figliolo… ecco l’animale.

PIETRO –  Ubaldo ? scommetto che non ha ancora preso le pannocchie?

MARIA –  Esatto! Prese no! Le ha date. In compenso hanno sgranato i piselli. Apri bene le orecchi, senti che robe! Allora, l’Alba è incinta e pare sia stato il “tuo“ figliolo, a fare il porco. Come vedi, altro che cinghiale, cinghiate. Ecco quello che ci vorrebbe, delle belle cinghiate.

EUGENIO – Oh Nilde! ( incredulo )

NILDE – Oh Eugenio!

EUGENIO –  Oh Nilde!

NILDE – Oh Eugenio!

EUGENIO – Oh Nilde!

MARIA – S’é incantato il disco…

EUGENIO – Nilde, dimmi che non è vero?

NILDE –  Lo farei volentieri…ma non posso…e non è tutto…non è tutto qui.

EUGENIO – Che altro c’è?

NILDE – Il Primo, ha messo incinta la Giovanna!

EUGENIO – E che le cicogne invece di migrare hanno fatto tutte il nido sulle nostre case?

PIETRO – Giovanna, dimmi che non è vero?

MARIA – (difendendola ) E’ vero, E’ vero, eh! Non è mica la fine del mondo…

PIETRO  - La fine del mondo la faccio io, ridatemi il fucile…

MARIA – Che fucile e fucile, non ti ricordi quello che avevi combinato tu a quei tempi, ora è toccato a Giovanna e ad Alba,  Ho avuto modo di riflettere, inutile piangere sul latte versato, quel che è stato è stato, noi i buoni insegnamenti non li abbiamo fatti mancare, Il nostro dovere di genitori, lo abbiamo fatto. Per il fatto che sia capitato… successe anche a me una sola volta e… che ti devo dire… si vede che siamo  una razza ch’attecchisce alla svelta. Una cosa è certa se ce l’abbiamo fatta noi, ad andare avanti, ce l’ ha faranno anche loro, Tanto più che noi siamo ancora giovani e potremmo aiutarli… e tu, Eugenio non fare quella faccia, d’ora in poi non sarai solo amico con Pietro ma anche…. Com’è la parola Nilde? Va beh!  Parenti…

EUGENIO – Io non so che dire…

NILDE – Ecco, bravo, sta zitto, così non sbagli parola.

( entra Virginia)

VIRGINIA – Scusate, sono tornata per ringraziare un brav’uomo, Claudio grazie, sulle prime l’avevo presa male poi ho capito. Grazie.

MUSICISTA – Sono io che devo ringraziare lei per avermi ascoltato e accordato fiducia, grazie!

PIETRO – Cosa sono tutti questi ringraziamenti? 

VIRGINIA - Claudio mi ha messo al corrente dello stato di mia figlia… era incinta ed io non lo sapevo…

PIETRO –  Caspita ma  allora di cicogne ne è arrivato uno sciame…

VIRGINIA – Adesso sto meglio so tutto, e so anche che chi è stato è un bravo ragazzo…

PIETRO – C’è pieno il mondo di quelli…(guardando Ubaldo)

VIRGINIA – Lui lo è veramente, si tratta di Giuseppe…

PIETRO - Chiiii? Il signorino, quello tutto studio, casa e chiesa? Le persone non si conoscono mai… Insomma, sembra che tocchi a noi incrementare le nascite in paese. Maria, la scartozzera non l’avremo fatta ma stasera mi risento giovane,  con tutte queste nascite…

MARIA – Non ci provare…neh!

MUSICISTA – Tre matrimoni, tre battesimi, ne avrò da scrivere di canzoni…

PIETRO – Ma che tre, tre e tre, Se la signora Virginia è d’accordo faremo tutto un matrimonio, e li battezzeremo tutti assieme… e dico di più, visto che a Rosa manca il babbo, faremo noi  a turno io e Eugenio  a fare da nonni…

VIRGINIA - Per le cerimonie va bene, per il nonno no! L’avrà.. avrà un nonno con animo gentile, romantico, dolce, come lo era il mio Gismondo è da tanto che desideravo conoscerlo, adesso so chi è. Sono riuscita a scoprirlo.

Prima quando sono passata, ho raccolto un soffio di una voce, identica a quella che di notte mi giunge in poesia…. Claudio sei tu vero, il mio misterioso spasimante. Sospettavo, di questo romantico uomo che non si rivelava e mi amava in silenzio, io non mi decidevo a verificarne l’identità per Rosa…ma ora….Se Claudio vuole…

ALBA – Claudio e tu, non dici niente?

CLAUDIO –  Che volete che vi dica...  io non ci vedo più dalla gioia..!

VIRGINIA –  Vedremo insieme, con gli occhi dell’amore.

EUGENIO – Stappa quel fragolino, c’è di che brindare.

PIETRO – Che fragolino e fragolino, qui ci vuole si… ma una buona bottiglia di “Oro di Monterosso”

(tutti in coro cantano)

Con te tutta la vita,

noi canteremo una canzone vagabonda

faremo il nido, sotto qualche gronda

come le rondini, in primavera…

Non ti chiedo le ricchezze

ma ti do le tenerezze del mio cuore

Con la schiuma che fa il mare

io ti voglio fabbricare

due stanzette…

Con te tutta la vita,

noi canteremo una canzone vagabonda

faremo il nido sotto qualche gronda

come le rondini, a primavera…

Come le rondini

mattino e sera…    

FINE