La scommessa

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giugno 2011

aprile 2012

 


di   Mario Pozzoli

1ª rappresentazione:     Buccinasco,   23 e 24 marzo 2013

Auditorium della Fagnana, via Tiziano

Questa commedia è tutelata dalla SIAE    (codice SIAE: 903442A)


A PROPOSITO DI GESU’

- Quattro chiacchiere per ingannare il tempo -

Mio padre, una colonna! Fede incrollabile, certa, ragionata.

Qualche anno prima della sua scomparsa, si parlava, come a volte succede, e si esponevano, quasi confidando, tanti piccoli pensieri, avvenimenti, ragionamenti.

Così, a ruota libera.

«Sai» mi disse tra le altre cose «la transustanziazione... Durante la Messa, alla consacrazione, l’ostia e il vino si trasformano nel corpo e nel sangue di Cristo, rimangono immutate solo le apparenze esterne» mi spiegò pensando non conoscessi il significato del vocabolo.

«L’ostia, il vino...» continuò «Non simboli, magari con tutta la dovuta sacralità, non rappresentazioni, no. La Chiesa dice  SONO! 

Sono... sono... Non è facile credere...».

Dopo trentacinque anni - passati in “compagnia” di una fede superficiale, tramandata, abitudinaria - ho cambiato casa e nella nuova città avviene il mio casuale inserimento nella vita parrocchiale.

Attività, ritrovi, catechesi, riunioni.

Riunioni che spesso sono presiedute da persone dalla fede certa,  sicura,  ma spesso (purtroppo!) anche non discutibile, a volte integralista, spesso sussiegosa, come avviene in chi coltiva con orgoglio le proprie incrollabili certezze.

E nelle riunioni si parla, si discute, e, senza volerlo, si mettono a nudo i propri pensieri. Ecco allora che alla lente di ingrandimento, affiora qualche piccola crepa.

«Il diavolo? Sì, certo, anche se non è proprio da intendersi... »

«Gli angeli? Sì, quando si parla ad un bambino...»

«La risurrezione dei morti... Ecco...  Sì, l’Aldilà...»  Bla, bla, bla!  

Quanti vangeli!

Ognuno scrive il suo, personale, non confessato neppure a se stesso, anche senza prendere in mano la penna.

E’ che forse la maggior parte dei cattolici non segue il consiglio di Thomas Hobbes: “Con i dogmi della fede si deve fare come con le pillole delle medicine: ingoiarle subito, senza masticare.”      

«Quid est veritas?» disse Pilato mentre interrogava Gesù.

D’altra parte un dio che può essere afferrato e concettualizzato, non è Dio.

Giusto. E allora perché non dar vita finalmente ad un vecchio progetto e scrivere di Gesù con un’angolazione diversa: la mia?

Un proposito, il mio, sempre rinviato, sempre accantonato per la paura che ti incute la prospettiva di parlare in nome di Colui che fu vero Dio, ma anche vero uomo!

All’opera, dunque!

Ma che difficoltà!


Abituato a scrivere farse o comunque commedie brillanti, dove gli unici paletti sono il buon gusto e la decenza, mi sembrava di essermi inoltrato in  una “selva oscura”!

Ero come spaesato, impacciato, goffo.

E quanti aspetti da tener presente, da cogliere!

Ma alla fine, ecco: l’uomo!

Quell’uomo che ha vissuto, sofferto, sperato, gioito.

L’uomo Gesù, visto attraverso me stesso, quasi autobiograficamente, alla luce del mio difficile e impervio cammino di fede, un cammino esitante, spesso incerto, sempre dubbioso.

Il dubbio...

Uno dei temi per me più affascinanti e avvincenti: il dubbio e l’incertezza dell’ “uomo Gesù”.

Quanto grande fu il suo tormento?  Per quanto tempo e fino a che punto della sua vita, il suo cuore fu angosciato dal dubbio?

Certo era consapevole di possedere qualità straordinarie, ma con l’ansia di conoscere da Dio quale uso dovesse farne.  E allora la preghiera, continua, incessante; una preghiera che lo accompagna fino alla fine della sua vita.

Ma...  Si prega Dio se si pensa di essere Dio? Allora forse, non aveva certezze, ma dubbi!  Ma forse, qualcuno dirà: non era preghiera, ma “parlava” solamente con Dio.

E le sue ultime parole?

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato!»

Sono ancora un’angosciosa invocazione di un uomo verso il suo Dio.

Il dubbio.

Da questo sono partito e con questo ho lavorato.

Se scandalizzerò qualcuno, non me ne voglia.

Il “mio” Gesù è sicuramente parziale e sempre confutabile: è solo il mio punto di vista, pensato e scritto in buona fede; uno dei tanti aspetti dell’ “uomo Gesù” che ho voluto prendere in considerazione, con l’intenzione di costruire uno spettacolo non banale.

Se ci sarò riuscito, bene.

E se poi farà discutere, tanto meglio. Si ricorderanno di me!

                                                                                          Mario


P E R S O N A G G I


01)      GESU’                                                       08)      DIO

02)      GESU’ 1                                                    09)      OLGA

03)      SPIRITO                                                   10)      KATJA

04)      GIOVANNI                                               11)      GIUDA

05)      PILATO                                                     12)      ROMANO

06)      CLAUDIA                                                  13)      GIULIA

07)      MARIA                                                       14)      FIGLIA


NOTE  DELL’AUTORE

Ho indicato con la notazione  “- MUSICA + numero”  i punti in cui, durante la scrittura di questo testo, ho inserito una musica di scena (più avanti l’elenco completo) che aiuti a dare senso e atmosfera all’azione, ma naturalmente il regista ha piena libertà di decidere diversamente.

Per ricevere una copia del  CD  con le musiche di scena  originali (fornito senza alcuna spesa) , contattare l’autore:  Mario Pozzoli  - Tel.  334 3320184

Per quanto riguarda la scenografia il testo è stato scritto tenendo presente questa ripartizione, che naturalmente poi può essere modificata a piacere:

Al centro:  un piano inclinato. Dietro di esso uno stativo con due ribaltine. Fungerà da croce. Questa zona centrale rappresenta l’Orto degli Ulivi, dove opera il personaggio “Gesù”.

A destra:     la casa di Pilato.

A sinistra:   tutti gli altri avvenimenti.

Il personaggio di Gesù nel testo l’ho sdoppiato  (“Gesù”, solamente nell’Orto degli Ulivi, e “Gesù 1” per tutti gli altri interventi) ipotizzando di farlo interpretare da due diversi attori, ma anche qui naturalmente ampia libertà.


E L E N C O     S C E N E

scena  1       Ulivi:      la paura

scena  2       Giovanni  battezza

scena  3       Ulivi:      il dubbio

scena  4       Pilato e Gesù

scena  5       Maria e Gesù

scena  6       Ulivi:      l’infinito

scena  7       Giovanni  e l’Amore

scena  8       Ulivi:      l’Amore

scena  9       Il deserto

scena  23   Pilato, la buona novella

scena  24   Donne sperano

scena  25   Pilato e la verità

scena  26   Donne si organizzano

scena  27   Ulivi:  i miracoli          

scena  28   Donne scrivono

scena  29   Ulivi:  Satana

scena  30   Giuda non perdona

scena  31   La Figlia

scena  32  La fine

                                   

 

scena  10    Pilato, rexurrexit!

scena  11    Donne e la nuova

scena  12    Pilato, lo troveremo

scena  13    Giuda,un inutile profeta

scena  14    Pilato, apparso

scena  15    Giuda, il terzo giorno

scena  16    Pilato, io ci credo

scena  17    Giuda e la scommessa

scena  18    Pilato, un sosia

scena  19    Il Romano e Giulia

scena  20    Ulivi:  il valore dell’uomo

scena  21    Pilato e Giovanni      

scena  22    Donne piangono

 



E L E N C O   M U S I C H E *

*I tempi segnati sono quelli reali, senza il silenzio finale di 30 secondi.

CD 1 -  1° atto

01)      Inizio 1° atto                                  (Batteria + Anonimo)                                                     12,22

02)      «L’Amore è tra noi!»                    (Anonimo)                                                              5,22

03)      Inizio scena 4                       (Camille Saint-Saens: sinf. n.3 DOm - 1°mov.)    0,16

04)      «Proponi uno scambio»       (Camille Saint-Saens: sinf. n.3 DOm - 1°mov.)    0,09

05)      Fine scena 4                          (Camille Saint-Saens: sinf. n.3 DOm - 1°mov.)    0,21

06)      Maria piange                             (Edith Piaf/Marguerite Monnot: Hymne a l'Amour)   0,58   

07)      «Eccola!»                                      (J. Sebastian Bach:ouverture n.3 - 2°mov. Air)   1,33   

08)      Inizio scena 8                               (Anonimo)                                                              0,13

09)      Inizio scena 9                               (Leopold Godosky: The last waltz)                        2,02   

10)      «Un coro di Cherubini, grazie!»           (J. Sebastian Bach:Matthaus passion n.8, coro) 5,18

 


CD 2 -  2° atto

dal n. 1) al n. 10)  Silenzi da 0,30 sec.

11)      Inizio 2° atto                                   (Antonio Vivaldi: Credo MIm  RV.591)                  0,21

12)      «Cimbro!»                              (C. Saint-Saens: sinf.3 n.3 DOm-1°mov. + Anonimo)  5,04

13)      «La sua storia finisce qui!»        (Camille Saint-Saens: sinf. n.3 DOm - 1°mov.)    0,16

14)      Inizio scena 19                             (Fryderyk Chopin: Notturno op. 9 n.2)                  8,08

15)      «Le hanno tagliato la gola»       (Giuseppe Verdi: Dies Irae CD2 n.5- finale)         0,06

16)      «Che non sia vero...»                  (Giuseppe Verdi: Dies Irae CD2 n.5- finale)         0,08

17)      «Sei un’ipotesi inutile!»              (Giuseppe Verdi: Dies Irae CD2 n.5- finale)         0,20

18)      «E’ veramente risorto!»         (E.Piaf/M.Monnot: Hymne a l'Amour + Anonimo)           4,20

19)      «E noi con lui!»                        (Edith Piaf/Marguerite Monnot: Hymne a l'Amour)   0,38

20)      «Voglio dire a mia figlia»            (Anonimo)                                                              6,21

21)      «Certo che potete!»                     (J. Sebastian Bach:ouverture n.3 - 2°mov. Air)   5,44

22)      «Io no!»                       (J.Goldsmith/D.Zippel: No one like you - Sarah Brightman)   0,30

23)      «Il più bel libro del mondo!»      (Camille Saint-Saens: Settimino mov. 3°)            4,45

24)      «Tra le mie braccia»                (Edith Piaf/Marguerite Monnot: Hymne a l'Amour)   0,36

25)      Applausi                                    (Edith Piaf/Marguerite Monnot: Hymne a l'Amour)   2,18


 ATTO   PRIMO

scena  1

Ulivi:  la paura

                               Gesù è seduto sul piano inclinato.

                               - MUSICA  1

GESU’ -                Tra poco verranno a prendermi.

                               Crederanno di sorprendermi. Ma io li aspetto.

                               Cercano un accusato. Troveranno un complice.

                               Cercano una vittima e troveranno me.

                               (un tempo)

Avrei potuto essere altrove questa sera. Insieme ad amici, a festeggiare la Pasqua.

                               E domani ripartire per Nazareth e raggiungere una casa, che non ho; una moglie, che non ho; dei figli, che non ho.

                               Invece sono qui, che attendo.

                               Qui, dove mi ha condotto il mio sogno, dove la mia scommessa mi ha portato. Qui, che attendo la morte.

(un tempo)

                               I grilli cantano. I miei amici dormono. Ed io... ho paura!

                               (un tempo)

Come è iniziato tutto ciò?

                               Non lo so. Forse che il destino ha un inizio?

                               I sogni arrivano, e tu non li conosci.

                               Come quelli della mia infanzia, un’infanzia confusa, vissuta nei sogni, più che nella realtà.

                               Nel silenzio della notte uscivo. Poi correvo tra i prati e... volavo!

                               Ero un re, onnipotente, immortale.

Mi sentivo Dio, come tutti i bambini non ancora sconfitti.

                               Poi... ci fu il solito gioco al rialzo.

E così là, su quello sperone di roccia, sopra il vuoto, ebbi paura.

Ero cresciuto e nel sogno si era insinuato... il dubbio.

                               Il dubbio aveva reso pesanti le mie spalle mentre mi chiedevo se avessi mai volato veramente.

Non si era per caso trattato di un semplice sogno?

                               Il dubbio...

                               (un tempo)

                               E là, su quello sperone di roccia, sopra il vuoto, sentii sulla nuca il soffio umido della Morte.

                               Da quell’istante nulla fu come prima.

                               Dov’erano finiti i miei poteri?

                               Naufragati nel dubbio.

                               Dov’era finita la mia sicurezza, la mia convinzione di essere immortale, di essere Dio?

Naufragata nel dubbio.

                               Quella notte ero cresciuto e mi ero smentito.

                               Ero un uomo. Un uomo come tanti.

                               Già... ma cos’è un uomo?

SPIRITO -             (entrando, subito risponde. Spesso è leggermente ironico)

Un uomo è qualcuno che non può.

                               E’ qualcuno che non può fare tutto.

                               Che non può sapere tutto.

                               E’ qualcuno che non può fare a meno di... morire.

GESU’ -                Chi sei?

SPIRITO -             Domanda insidiosa! Siamo tutto e il contrario di tutto.

GESU’ -                Ma chi sei?

SPIRITO -             Siamo un vento che soffia.

Non si vede, ma ne senti la voce.

                               Ecco il Padre e il Figlio si guardano, e si amano in modo assoluto, totale.

E’ l’Amore. Con la A maiuscola, s’intende.

                               Noi siamo quell’Amore, lo Spirito d’Amore.

Il nostro Spirito.

GESU’ -                Non capisco.

SPIRITO -             Eh... Non vuoi capire!

                               Ah, tra parentesi volevo precisare che uso il NOI, perché intendo sempre: io, te e... (guardando in alto) quell’altro.

Non è che ho manie di grandezza. Proprio io!... Cioè: NOI.  (gli sorride)

                               Questo almeno l’hai capito?

GESU’ -                No. Ora capisco solamente di essere un uomo, un uomo che soffre e che attende la morte. Prostrato dalla paura.

SPIRITO -             La paura...  Cattiva consigliera!

GESU’ -                Perché sono giunto fin qui?

SPIRITO -             Che domanda! Lo sai benissimo!

GESU’ -                Prima c’era il sogno, con le sue certezze, poi è arrivato il dubbio.

Si è impadronito di me e ha fatto naufragare i sogni, le speranze, la mia sicurezza.

                               E’ stato il compagno della mia vita.

                               Non mi ha più lasciato libero di volare; mi ha fatto precipitare sulla terra; mi ha fatto perdere la consapevolezza della mia identità.

                               Il dubbio di non sapere chi sei.

                               Sempre, tutti i giorni, la stessa domanda:  “Chi sono io, realmente?”

SPIRITO -             Dai, dai che lo sai! Non vorrai farci credere di essere giunto fin qui, in questo luogo, senza saperlo?

                               I tuoi amici, ad esempio, sembra che lo sappiano benissimo!

GESU’ -                Ah, certo! Gli altri lo sanno! Gli altri sanno tutto! Nessun dubbio!

                               Incrollabili nella loro convinzione, sputavano sentenze.

SPIRITO -             «Chi dite che io sia?»

GESU’ -                «Tu sei, tu sei, tu sei...» Speravano ardentemente che io fossi l’incarnazione dei loro desideri, della loro fame, della loro sete...

                               Tutti imploravano, tutti mi erano intorno con le loro richieste.

Ed io ero solo, senza risposte...

SPIRITO -             Il mondo è un posto dove uno chiama e nessuno risponde.

                               Un posto strano, il mondo.

GESU’ -                Tutti. Assillato, senza tregua, senza un attimo di pace.

                               Per quanti anni? Tre? Quattro?

                               Ma come è iniziato tutto ciò?

                               Giovanni!

                               Lui fu l’inizio, lui il responsabile di questo mio tormento.

Giovanni.

SPIRITO -             Giovanni?...  Ah, si parla di tuo cugino!

                               Un brav’uomo, dai. Un po’ collerico forse, e, diciamolo pure, dalla lingua troppo pronta all’insulto, soprattutto verso chi conta.

                               E allora... zac!

 


scena  2

Giovanni  battezza

                               Giovanni entra, deciso.

C’è silenzio, mentre osserva per alcuni secondi, con occhi di fuoco, la platea. 

Poi, all’improvviso, urla:

GIOVANNI -         Razza di vipere! Luridi maiali!

                               Vi credete puri solo perché vi attenete alle formule della Legge!

                               Ah! La Legge!

La legge non vi salverà, se non ne capite lo spirito.

                               Non fate violenza; né torto. Chi ha molto dia a chi non ne ha.

                               Questa è la legge!  (un tempo)

                               No, no, no! Io non sono il Messia, ma colui che ne spiana la strada.

                               Io precedo colui che... E’!

                               (fissa uno spettatore che per lui da ora sarà Gesù)

                               Eccolo! Sta arrivando.

Il figlio di Dio è in mezzo a noi!

                               (fissa implacabile lo spettatore-Gesù, per tutto il tempo in cui Gesù parla)

GESU’ -                Avevo avvertito un leggero malessere, mi sembrava che nonostante la distanza a cui ero, Giovanni mi avesse fissato, dritto, negli occhi.

                               Ma fu un attimo e poi pensai: «Un altro falso profeta».

                               Sì, perché Giovanni sembrava la caricatura di un profeta: magro, barbuto, irsuto, puzzolente. I suoi occhi erano di fuoco, facevano paura. Tutto il suo atteggiamento era talmente ostentato da apparire una posa.  Stavo forse assistendo alla parodia di ciò che avevo sperato andando da lui?

                               Appena lo vidi avrei voluto andarmene.            Ma... Aveva parlato della Legge.

«Formule vuote, se non le vivi.» aveva detto.

                               Anch’io la pensavo così.  Allora mi avvicinai, interessato.

GIOVANNI -         (indica lo spettatore-Gesù)

Ecco l’uomo! Io ti riconosco! So chi sei! 

                               Mio cugino? Io non ho cugini, io ho solo fratelli.

                               Tu! Tu sei!

                               (alla platea)

Ecco, è Lui! Finalmente Lui!  L’Eletto di Dio!

(fissa lo spettatore-Gesù. Poi verso la platea, urlando, gridando, ispirato e come felice)

Ecco l’agnello di Dio! E’ qui, di fronte a voi!

Egli è colui che toglie il peccato del mondo!

                               (un tempo, usato ridendo)

Io non sono degno di baciargli i piedi e lui mi chiede di essere battezzato!

                               Io! Io, ho bisogno della tua purificazione.

Io, che ti chiamo con tutte le mie forze. Io, che...  TI AMO!

                               (fissa implacabile lo spettatore-Gesù, per tutto il tempo in cui Gesù parla)

GESU’ -                Era troppo. Le mie gambe vacillarono.

                               Nei miei primi trent’anni avevo temuto di essere diventato un mostro di vanità, credendomi chi sa chi, ed ero andato da lui per purificarmi, per avere una guida, un maestro.

                               Forse mi aspettavo di incontrare il Messia in persona. E lui...

GIOVANNI -         Dio, Dio, Dio!

                               Avresti potuto cadere come un fulmine e scuotere il mondo!

                               Avresti potuto abbatterci, accecarci.

                               Ma tu sai che noi siamo solo polvere e vermi e tu a questa polvere e vermi hai affidato il più grande tesoro.

                               Convertitevi e credete in Dio!

Un Dio divorato dall’amore che prova per le sue creature.             

(indica lo spettatore-Gesù)

                               Ecco l’uomo! 

L’Amore è tra noi!

                               - MUSICA  2

GESU’ -                Dopo di allora, nulla fu come prima.

                               E il dubbio mi stringeva ancor più nella sua morsa.


scena  3

Ulivi:  il dubbio

GESU’ -                Com’è dolce questa notte!

                               Non ho fretta di morire, no... ma vorrei smettere di aspettare.

                               L’attesa mi svuota.

                               Persino i serpenti sanno dove riposare.

                               Io non ho un posto dove appoggiare la testa, un affetto a cui abbandonarmi.

                               Mentre la morte mi attende in questo giardino.

SPIRITO -             “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi ed io vi darò ristoro.”

                               Matteo,11, 28-30.  Se la memoria non mi inganna.

GESU’ -                Ho paura.

SPIRITO -             Tutto è giustificato. Tutto è bene.

                               La morte non è paura.

La morte è una buona sorpresa.

                               Il corpo se ne va. L’essenziale resta.

                               - MUSICA  3

                        

scena  4

Pilato e Gesù

                               Entra Pilato. Si siede.

                               Entra Gesù 1.

PILATO -               Oh, ecco il nostro uomo! Mi dicono che tu sia un re. (si alza)

E allora mi sembra giusto che io stia in piedi, in atteggiamento rispettoso.

                               Siediti. Quello è il posto che ti spetta!    

(cammina volgendosi da un’altra parte. Poi accorgendosi che Gesù 1 è rimasto al suo posto)   Siediti, ti dico!

                               Gesù 1 si siede.

PILATO -               Bene.    Che ne dici di fare quattro chiacchiere? Vediamo...

Cosa ne pensi dei romani? Gente scellerata, eh?

                               Non è che con tutti i tuoi stracci, vorresti farci la guerra?

                               Ogni tanto c’è qualcuno di voi che raduna un po’ di fanatici e pensa di sconfiggere l’Impero romano. Stupidi! Mi creano sempre un sacco di grattacapi. Ma inesorabilmente finiscono tutti sulla croce.

                               Silenzio.

                              

PILATO -               Dicono che tu sia anche un mago. E’ vero? Che compi un sacco di prodigi. (un tempo)   

Non sei molto loquace! Più che quattro chiacchiere, questo mi sembra un monologo!

                               Parliamo allora delle imposte. La pecunia è sempre un argomento che infiamma i cuori!

                               Secondo te è giusto pagare le imposte ai romani? Voi giudei, più di altri, avete molto in odio questo fatto.  Tu che ne dici?

GESU’ 1 -             Si dia a Cesare quello che gli spetta. Il mio regno non ha nulla a vedere con il suo.

PILATO -               Brillante! Devo dire che sei un mago abile e brillante. Me l’avevano detto.

                               (silenzio)

Allora? Parla! Non vedi di quante cose ti accusano?

                               Difenditi, dunque! Se non ti difendi, come faccio a salvarti?

                               Dicono che tu sia il re dei giudei. E’ vero?

GESU’ 1 -             Tu lo dici.

PILATO -               Ah, bella risposta! E direi, oltremodo enigmatica.

                               Potrebbe voler dire:  tu lo dici, ma non è vero.

                               Oppure:  tu lo dici, perché è vero.

                               Oppure:  sei riuscito ad arrivare a questa verità persino tu.

                               Cosa devo scegliere?

GESU’ 1 -             Quello che vuoi. Non è importante.

PILATO -               Insomma non sai nemmeno tu cosa fare della tua vita.

GESU’ 1 -             Io sono venuto al mondo per rendere testimonianza alla Verità.

PILATO -               Verità!  Già, ma... Quid est veritas? Che cos’è la verità?

                               (lo guarda attentamente)

                               Un re! Tu! Uno straccione, figlio di falegname.

                               No, non credo proprio che tu sia un re. Un mago, forse. Questo te lo concedo.  Ma ti manca la diplomazia.  Ti manca... ti manca il savoir-faire, come dicono in Gallia.

                               Volevi conquistare gli Zeloti, i Farisei, i Sadducei... Volevi trascinare con te il mondo, ma sei riuscito soltanto ad averli tutti contro.

                               Povero il mio re, credo che tu abbia fatto male i tuoi conti.

(lo guarda intensamente)  

                               Però mi sei simpatico!   (un tempo)

                               Sì, ma parla, gioia mia! Di qualcosa con cui possa dire a quella gente la fuori: «Guardate che costui è assolutamente innocuo, lasciamolo andare.»    (un tempo)

                               Senti, a me non interessa assolutamente niente. Per me sei solo un povero diavolo con la testa piena di sogni, di filosofia spicciola, di illusioni. Ma tu, col tuo silenzio, mi costringi a condannarti per una colpa che... forse non hai.           

(un tempo; lo guarda)

                               E va bene, vattene allora!   Vattene via, stupido!

                               Gesù 1 esce.

PILATO -               Qualcosa mi sfugge di mano. Non sto facendo la giustizia di Roma, ma quella dei miei nemici. Sto liberando questi giudei dalla presenza di un loro simile che li contraddice.  E’ questo il mio compito?

CLAUDIA -           (entra, indicando dietro di sé)

                               Tu stai permettendo che lo condannino!

                               Non puoi fare questo!

                               (scandisce) Tu, non puoi / farmi / questo!

                               Senza di lui, io non sarei più.

                               Lui mi ha salvato, lo sai. Morivo e lui mi ha salvato.

                               Tu, ora, devi salvare lui.

                              

PILATO -               Non posso, Claudia. Io non sono la giustizia in questa terra maledetta, ma solo il rappresentante di Roma.

CLAUDIA -           Roma dice: “In dubio, pro reo”. E tu sei consapevole della falsità dell’accusa. Ma lasci che lo uccidano!

PILATO -               La mia decisione è solo di carattere politico. Non ho niente contro di lui, ma non posso mettermi contro i gruppi più influenti per salvare uno straccione. Già qui la situazione è già talmente delicata...

CLAUDIA -           (lo interrompe) Uno straccione che ha salvato la mia vita!

                               (un tempo. Ora supplichevole) Fa qualcosa, ti prego, fa qualcosa!

PILATO -               Cosa posso fare? Tra l’altro non vuole difendersi, sembra che goda ad andare incontro a morte certa.

CLAUDIA -           Proponi  uno scambio.

                               - MUSICA  4

                              

                               Si avvicinano entrambi al proscenio e guardano verso il pubblico come da una finestra.   Lo scambio non è avvenuto. Gesù è stato crocifisso.

CLAUDIA -           E’ morto.   (un tempo, si gira verso il marito.)

                               Non capisco, hanno scelto Barabba.

                               Grazie comunque, Pilato. Alla fine hai fatto quello che potevi.

PILATO -               Lui non mi ha aiutato.

CLAUDIA -           Lo so. Col suo comportamento ha attirato su di sé la morte.

                               Sembrava volesse morire. Forse... voleva morire.

                               Ora ha ottenuto ciò che voleva.

                               Non ci resta che aspettare.

PILATO -               Aspettare cosa?

CLAUDIA -           Capire cosa che vuole dirci con la sua morte.

PILATO -               Capire... ?  Ah, le donne! Le donne, le donne...

Per loro tutto è un Segno.

                               Le donne non guardano, decifrano.

                               Le donne non chiedono di capire, interpretano.

                               Cosa vuoi che voglia dirci? Niente! E’ morto.

                               Perché ogni cosa deve sempre avere un significato?

CLAUDIA -           La sua morte ce l’ha, Pilato. Io lo so. Ne sono certa.

Lo spero...

PILATO -               Claudia, Claudia... La morte non è altro che la morte. 

Punto, e a capo!  (esce)

                               - MUSICA  5

Claudia si siede, pensierosa. Più tardi uscirà.

 


                        

scena  5

Maria e Gesù

                               Entrano Maria e Gesù1.

                               Gesù tiene in mano un attrezzo da lavoro.

MARIA -                No, Gesù mio, non sei molto dotato come falegname.

GESU’ 1 -             Mi impegno.

MARIA -                Una persona senza gambe, anche se si impegna, non salterà mai un muro!

GESU’ 1 -             Scoraggiante.

MARIA -                Lo dico perché non è il tuo lavoro!  Dovresti fare il Rabbino.

                               (riferendosi all’attrezzo che Gesù 1 ha nelle mani)

E poi oggi non devi lavorare, è sabato. Non si può lavorare nel giorno di sabato.

GESU’ 1 -             Perché?

MARIA -                Perché!  Gesù dai mille “perché”!

                               «Perché Dio punisce invece di perdonare. Perché non si può mangiare carne di maiale.»

                               Perché, perché, perchè! E’ la Legge!

GESU’ 1 -             Ah! La Legge! L’Amore dovrebbe preoccuparti, mamma, non la Legge! L’amore per il miserabile che ha fame; per i brutti, per i noiosi, per i dimenticati e anche per tutti coloro che non se lo meritano.

                               L’Amore, mamma!

MARIA -                Certo, l’amore. Non ci vogliamo forse bene?

GESU’ 1 -             Ma non basta! Bisogna amare anche chi non ci ama; persino i nostri nemici!

MARIA -                Ma su quale libro l’hai letto? Amare i nostri nemici... Come si può amare chi ti fa del male?

GESU’ 1 -          Ho imparato che quando serbi rancore, la felicità se ne va da un’altra parte.

MARIA -                E allora riprendi bene il fiato e fai una grossa provvista d’amore, perché di nemici ne avrai moltissimi.

GESU’ 1 -          Farò una grossa provvista.

MARIA -                Oh, Gesù, Gesù mio! Ma lo capisci dove stai andando?

GESU’ 1 -             Mamma, io non sono fatto per una vita normale. Io...

                              

MARIA -                (interrompendolo, quasi irosa)   Io, io, io! 

(si calma)   Povero il mio ragazzo!

                               Come puoi essere tanto intelligente e allo stesso tempo fare tante sciocchezze?  Che genere di vita ti stai preparando?

GESU’ 1 -             La mia, mamma. Io non voglio vivere per me.

E non voglio morire per me.

MARIA -                Ecco un’altra bella pensata!  Gli altri! Sempre gli altri! Hai in bocca solo questa parola!  Ma pensa per te, innanzitutto!

GESU’ 1 -             Mamma, ascolta, non ne ho mai parlato con nessuno, a te lo dico: spesso scendo nell’abisso del mio io...

MARIA -                Dove vai!?

GESU’ 1 -             Nel profondo della mia anima. Là, dove ognuno di noi può ritrovare sé stesso.

                               Ebbene, io, là, non trovo me stesso. Discendo in questo pozzo d’amore e trovo... GLI ALTRI.

MARIA -                Gesù, tu stai diventando pazzo!

GESU’ 1 -             (sorride) Vedi? Oggi ho due opzioni. Posso scegliere tra la carriera di pazzo e quella di cattivo falegname.  Preferisco diventare un buon pazzo.

MARIA -                (piange) Oh, Gesù...

                               Gesù 1 l’abbraccia.

                              

- MUSICA  6

GESU’ 1 -             Ti voglio bene, mamma. Ti voglio bene.

                               (scherzoso, mentre le asciuga le lacrime)

                               Ma voglio bene anche a... GLI ALTRI!

MARIA -                (seguendo il testo della canzone)

E se un giorno / la vita / ti strapperà a me.

                               Se morrai / o sarai lontano da me,

                               non importa / se tu m’ami.

                               E poi / morirò anch’io...

                               Dammi retta, Gesù. Ascolta tua madre: non bisogna amare troppo, sai, altrimenti si soffre, e molto!

(piange ancora abbandonandosi tra le braccia di Gesù 1)

GESU’ 1 -             (consolandola)  Mamma...

                               E, sempre abbracciati, escono.

SPIRITO -             Non importa, Maria. Noi siamo Amore. Teneramente amore.

                               Coloro che si amano, in noi si ritroveranno.

 


scena  6

Ulivi:  l’infinito

GESU’ -                Perché questa sera sono tutti qui, come presenze inquietanti?

SPIRITO -             Non è facile da spiegare. Ma proviamo.

                               I numeri. Con loro si può fare tutto.

                               Da una parte c’è l’uno, il due, il cento, un milione... e via, fino all’infinito.

                               Dall’altra il meno uno, il meno due, meno un milione... e via, fino all’infinito.  I numeri! Che creazione meravigliosa!

                               Ah, per inciso, lo sai  che tra due numeri ci sono infiniti numeri? Tra lo zero e l’uno, ad esempio, c’è lo zero virgola uno, zero virgola due, zero virgola zero zero uno, zero virgola zero zero due...

                               L’infinito racchiuso nel finito. Che forza che abbiamo! Che pensata geniale!  Che ne dici?

GESU’ -                Oh, mio Dio!

SPIRITO -             Eccoci!

GESU’ -                Ho proprio la testa per pensare ai numeri!

SPIRITO -             Ci devi pensare, invece, perché loro ti spiegano tutto.

                               Se da una parte vanno all’infinito e dall’altra al meno infinito, ma poiché l’infinito è uno solo, cosa ne consegue?

GESU’ -                Non lo so! Non lo so...

SPIRITO -             Ne consegue che questi due infiniti si incontrano, (fa il gesto di un cerchio che si chiude) e allora il cerchio si chiude, come una gigantesca hula hop.

GESU’ -                Cos’è l’ hula hop?

SPIRITO -             Lascia perdere!   Su questo cerchio scorre la vita e il tempo. Ma dov’è l’inizio? Dov’è la fine su un cerchio? Dov’è il prima? Dov’è il dopo?

Su l’hula hop non c’è né inizio, né fine; né prima, né dopo.

C’è solamente per l’uomo, che sopra ci cammina; in una sola direzione, perché non ha lo spazio per voltarsi.

                               Per noi, che stiamo al centro del cerchio, non c’è passato, non c’è futuro; c’è solo il presente. Tutto è...  (fa un gesto circolare) presente!  Bello, eh?

GESU’ -                Bello...

SPIRITO -             Noi eravamo PRIMA e saremo DOPO.

                               Anzi noi non eravamo, né saremo.

                               Noi... SIAMO!  Qui. In mezzo.  E vediamo tutto!


scena  7

Giovanni  e l’Amore

Giovanni avanza minaccioso. Ha in mano una verga.

Arrivato al proscenio, arringa la platea.

GIOVANNI -         Mai potrete sapere come Dio la pensi! Mai!

Tutto quello che potete sapere è che Dio ci ama.

                               Perché Dio ha creato il mondo?

                               Ma per la stessa ragione che commettiamo ogni sciocchezza! Che desideriamo, che soffriamo, che ci rallegriamo. Per la stessa ragione senza la quale nulla sarebbe... L’Amore!

Creati per amore! Che meraviglia!

Ecco chi è Dio! Egli è l’apparire di una tenerezza immensa, la tenerezza di un amore che mai nessuno potrà immaginare.

                               Già, ma che ne sappiamo noi uomini di un Dio che ama, di un Dio che sempre, in ogni caso , ci accoglie?

                               Un Dio che tuona! Ecco cosa vogliamo! Vendicativo, col fulmine tra le mani.             

«Queste sono le regole. Guai a chi sgarra!»

Ecco cosa vogliamo!          

Un Padre terribile, piuttosto che un Padre amorevole, che non riusciamo a capire.

                               Un Dio davanti al quale ci si inginocchia, non un Dio che si mette in ginocchio!

                               Certo, anche Lui ha i suoi momenti di...

E un giorno volle farla finita. Un bel diluvio e... tutti sott’acqua!

                               Ma poi, eccola!

- MUSICA  7  

                               Giovanni abbandona la verga e segue estasiato nel cielo una LUCE  - che dovrebbe rappresentare la musica - per 20 secondi circa e poi:

GIOVANNI -         «Cosa succede? Cosa si effonde nello spazio infinito?» si chiede il nostro Signore.

Da prima avrà creduto un vento, smarrito fra le galassie; o le braccia di una madre, aperte, dal fondo dell’infinito...

                               Ma no, no! E’ una musica!

Una musica celestiale, sublime. Perfetta.

                               E’ una creazione dell’uomo!

                               E allora di nuovo, per l’ennesima volta, Dio si è lasciato commuovere, e ha creduto in lui.

La sua rabbia, sbollita.

La sua ira, superata.

                               Il nostro Signore è un bimbo, che sempre si meraviglia della vita.

(riprende la verga e arringa)

Ciò che ci reca il figlio di Dio non avrà mai fine!

                               Voi morirete. Cadranno i potenti e ne verranno altri con i loro imperi.

                               Si spegneranno le stelle e altre verranno. Ma la sua parola resterà.

                               LUI resterà.  Innamorato, debole, minacciato... e sempre eterno.

                               E il figlio di Dio morirà, mentre il mondo continuerà a correre per la sua strada.

                               Ma ora, correrà come un uomo, nel cui fianco si sia conficcata una spada. 

- MUSICA  8

 


scena  8

Ulivi:  l’Amore

GESU’ -                Sono confuso, e ho paura. 

(un tempo)     

                               La morte mi ha dato la caccia, da subito, mentre cercavo di mescolare le carte del mondo.

                               Vedevo il gioco capovolto e lo annunciavo. Ma nessuno mi capiva.

                               Nemmeno i miei parenti. Soprattutto i miei parenti!

SPIRITO -             “Nemo profeta in patria”, dicono.

Tua madre nel vederti, pianse.

E uno della tua famiglia ti aggredì:«A causa tua, abbiamo vergogna a mostrarci in giro. Sei diventato lo zimbello di tutti. Guarda chi hai al tuo seguito!  Una truppa di vagabondi, straccioni e buoni a nulla. Uomini inutili e ragazze perdute.»

GESU’ -                «Io vado con loro. Loro sono la mia famiglia.»

SPIRITO -             E il colpo arrivò!

GESU’ -                Uno schiaffo.

SPIRITO -             «Colpisci anche l’altra guancia!» hai replicato.

GESU’ -                Stava per farlo. Ma riabbassò la mano, e se ne andò. Smarrito.

                              

SPIRITO -             Amare l’altro fino al punto di accettarlo nella sua stupidità.

GESU’ -                Rispondere all’aggressione con l’amore è come violentare la violenza. Lei si aspetta la tua reazione, ma tu la spiazzi. Le metti davanti agli occhi uno specchio, dove possa vedere la sua faccia odiosa.

SPIRITO -             E quando ci si ama, si diventa Unità.

 

GESU’ -                Avevo mescolato le carte del mondo.

                               Vedevo il gioco capovolto e lo annunciavo.

SPIRITO -             Le grandi passioni dell’uomo: l’avere, l’apparenza, la ricchezza...

GESU’ -                E io capovolgevo tutto.

SPIRITO -             «Avete ridotto la mia casa di preghiera in una spelonca di ricchi nababbi!

                               Chi ha indurito il vostro cuore a tal punto?»

                               E giù a rovesciar tavoli e a spaccare tutto! Dai, è stato divertente!

GESU’ -                Fu una reazione incontrollata.

SPIRITO -             Spirito, ma anche uomo. E non c’è vita senza violenza.

Sta all’uomo tenerla a freno.

GESU’ -                Poi nel silenzio della notte, mi chiedevo: «Chi sono io per predicare tutto ciò?  Chi ispira le mie parole?  Dio?  Satana?»

                               Schiacciato da consigli; sperduto tra centinaia di piste; riconosciuto, deriso, ignorato, venerato, non ero più un uomo, ma un rifugio, dove ciascuno arriva con il suo bagaglio personale.

                               Ero come un magazzino, dove ognuno prende ciò che gli serve e, senza voltarsi, se ne va.

                               Così, sono fuggito.

- MUSICA  9


scena  9

Il deserto

                               Dio entra con due sedie moderne, pieghevoli.

Si guarda attorno. Fa caldo. Allora si toglie il golf o altro a piacere.

                               Apre poi una sedia e si siede, prima in un angolo, ma poi ci ripensa e si porta al centro della scena, portando con sé anche l’altra sedia.

                               Durante questa sua performance, può ogni tanto seguire con un dito la musica di sottofondo.

Con un bastoncino ora traccia dei segni sulla sabbia.

                               Entra Gesù 1. Lo vede e lo guarda meravigliato. Innanzitutto nel vedere un uomo in quel luogo, poi per l’abbigliamento e infine per le sedie.

DIO -                      Oh, ma guarda chi si vede! Ti aspettavamo.

GESU’ 1 -             Chi sei?

DIO -                      Tanto non ci crederesti.

Caldo, eh? Nel deserto fa molto caldo o molto freddo. Non ci sono mezze misure.

GESU’ 1 -             Chi sei?

DIO -                      Potremmo risponderti in mille modi. Questa ad esempio:

“Padre di tutti, al di sopra di tutti, presente in tutti.”  Paolo ha sempre delle belle pensate.  (guardandogli i piedi)

                               I tuoi piedi sanguinano. Abbiamo gironzolato parecchio, eh?

Diciamo... quaranta giorni. Non sono pochi. Ma tu sei sempre il solito testone: non vuoi mai chiedere informazioni!            (declama)

                               “E nel deserto fu salvato da una carovana di passaggio...”

                               No, no, non va bene. Il lieto fine fa perdere l’interesse per l’eroe.

GESU’ 1 -             Ma chi sei?

DIO -                      Perché non provi a immaginarlo?

Siediti, dai. Sarai stanco, no? Ne abbiamo portata una anche per te. Sapevamo che saresti venuto.  

Nel deserto non sai mai dove sederti!

GESU’ 1 -             Chi sei? (armeggia con la sedia come fosse un oggetto misterioso)

DIO -                      Mai viste così, eh? Grandi magazzini!

                               Gesù 1 alla fine si siede. Lo guarda.

DIO -                      Non guardare il vestito. E’ la prima cosa trovata nell’armadio.

GESU’ 1 -             Chi sei?

DIO -                      Uffa! Come sei noioso!  Perché non facciamo due chiacchiere invece?

GESU’ 1 -             Sono venuto qui per fare un solo incontro: quello con me stesso.

(un tempo. Lo guarda) Ma tu sei Satana!

DIO -                      Ma ti pare?

GESU’ 1 -             Perché no?

DIO -                      Perché non rifletti! Sei venuto fin qui per meditare, dici, e dai, e dai, sei caduto, precipitato dentro te stesso, nel pozzo della tua anima. Giusto?

GESU’ 1 -             Sì.

DIO -                      E in quel pozzo chi hai trovato? Non te stesso, come credevi, ma hai trovato Dio.  Cioè: noi tre, la verità che non tramonta mai.

GESU’ 1 -             Dammi una prova.

DIO -                      Eh! Non siamo qua?

GESU’ 1 -             Non è una prova.

DIO -                      Dio in persona non è una prova? Questa è proprio bella!  

E poi, scusa, devi avere fiducia.

La fede deve nutrirsi di fede, non di prove.

                               Certo, in giro si dice che l’uomo fabbrica Dio perché ha bisogno di credere.  (come se leggesse un’affermazione su un libro)

“Legge di marketing: il bisogno crea l’oggetto.”

Ma non è il tuo caso, stai tranquillo.

Io ci sono. Cioè: CI SIAMO!

GESU’ 1 -             Se sei Dio, perché sei venuto da me e non sei andato da un Rabbino?

DIO -                      Uuuh, non c’è niente di più noioso che conversare con un ammiratore!

GESU’ 1 -             Come posso sapere che non sei un miraggio, un’apparizione?

DIO -                      Io non “appaio”. Io... SONO!  Cioè... SIAMO!   (un tempo) 

Ascolta, vogliamo farti una proposta. Anche perché con tutti i tuoi dubbi, non se ne può proprio più!

GESU’ 1 -             A chi lo dici?! Quale proposta?

DIO -                      Una scommessa.

                              

GESU’ 1 -             Una scommessa?

DIO -                      Sì; quella di pensare che le tue meditazioni, le tue immersioni in te stesso, ti conducano a Noi e non a Satana.

                               Oh, guarda che uso il NOI, perché intendo sempre: io, te e... (indica lo Spirito) quell’altro.

Non è che ho manie di grandezza.  Proprio io!  Cioè: NOI.  (gli sorride)

GESU’ 1 -             Ho l’impressione di averla già sentita...

DIO -                      No, come uomo non ancora. Ma poiché finalmente nel tuo “io” sta affiorando un po’ della tua natura divina, può essere che tu faccia un po’ di confusione col Tempo.

GESU’ 1 -             Quale tempo?

 

DIO -                      Niente, lascia perdere.  Allora, dicevamo, prova a fare la scommessa di credere d’avere qualcosa di buono da fare.

La scommessa di credere in Noi. Di... essere Noi.

                               “Tutto è stato dato a me dal Padre mio. Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio”

                               Matteo,11, 26.  Oppure 27?

GESU’ 1 -             Come?

DIO -                      Si citava un tizio. Ma la memoria... Bisogna aver pazienza: l’età!

GESU’ 1 -             E dove mi porterà questa scommessa?

DIO -                      Beh, beh, beh... Poi vedremo. Magari in un orto, con tanti ulivi. O magari sopra a un monte...

GESU’ 1 -             A fare cosa?

DIO -                      Uh, non anticipiamo i tempi!

Un giorno tu stesso dirai: «Non affannatevi, dunque, per il domani. Non datevi pensiero per la vostra vita. Ogni giorno ha il suo affanno, e tanto basta.»  Più o meno...

Comunque tu, in cuor tuo, lo sai già dove ti porterà questa scommessa.

                               (cambiando discorso)

E Giovanni? Cosa dice Giovanni?

GESU’ 1 -             Che non è neppure degno di allacciarmi i sandali.

DIO -                      Ha ragione! Lo vedi che c’è qualcuno che sa chi sei.

Ti ricordi cosa ha detto quando ti ha visto?

GESU’ 1 -             «Ecco il figlio di Dio. Ecco colui che toglie il peccato dal mondo».

DIO -                      “Del mondo!” Per la precisione.

                               Eh sì, Giovanni è un po’ verboso, però a volte ha le sue belle intuizioni!

GESU’ 1 -             Se veramente sei Dio, dimmi chi sono?

DIO -                      «Il nostro figlio prediletto, nel quale ci siamo compiaciuti.»

GESU’ 1 -             Giovanni non è l’unico ad essere un po’ verboso!

                               “Ci siamo compiaciuti”!  Vuol dire tutto e non vuol dire niente.

                               E in questo modo non hai risposto alla mia domanda sulla mia identità.

DIO -                      E va bene, sarò più esplicito:  tu sei me e io sono te.

                               Gesù 1 rimane sconcertato e dubbioso.

DIO -                      E se proprio non sai chi sei o non riesci a capirlo, fai come ti ho detto: scommetti di saperlo.

GESU’ 1 -             Un po’ di tempo fa, credevo di saperlo. Ma poi il dubbio...

DIO -                      Basta con questi dubbi!

GESU’ 1 -             Ma un uomo non può essere Dio! O sei uomo o sei Dio!

DIO -                      Proprio perché siamo Dio, possiamo tutto, no?

GESU’ 1 -             Ma io vivo, mangio, amo come un uomo. Quindi: sono uomo. E come tale morirò.

DIO -                      Al tuo posto non ne sarei così sicuro. Ma questa è un’altra faccenda.

GESU’ 1 -             E con questa scommessa cosa vorresti da me?

DIO -                      Per ora: niente. Un giorno: tutto.

GESU’ 1 -             Cosa significa “tutto”?

DIO -                      Beh, la vita.

GESU’ 1 -             Lo sapevo! Tu togli sempre la vita che dai.

DIO -                      Eh, lo so, lo so... Ma, d’altra parte, chi dà la luce, crea anche le ombre.

                               E l’ombra è come la Morte che segue un corpo che cammina.     

                               Non si può avere una cosa senza dover prendere anche il suo contrario.

                               Chi nasce, muore. E poi, dai, non star sempre lì a guardare tutto!

                               Siamo Dio, no?

GESU’ 1 -             Non mettermi in mezzo.

DIO -                      Guarda che questa benedetta vita a cui l’uomo si attacca come una sanguisuga, non vale poi così tanto, come credono quaggiù.

                               E’ un’esperienza bellissima, non lo metto in dubbio, ma nulla di più.

                               E’ quello che c’è dopo che è interessante!

GESU’ 1 -             Mio padre è morto...

DIO -                      Come? Scusa.

GESU’ 1 -             Niente. Mi è venuto in mente mio padre, Giuseppe.

Per tutta la sua vita è vissuto nel rimorso di tutti quei bambini uccisi.  Il rimorso per essere fuggito senza avvisare gli altri genitori.

Non se lo è mai perdonato.

DIO -                      Non sarebbe servito comunque.

GESU’ 1 -             Ma che senso c’era?

DIO -                      Non lo sappiamo.

GESU’ 1 -             Se sei Dio, devi sapere tutto! O no?

DIO -                      Perché non lo domandi a Erode? Noi abbiamo creato l’uomo libero.

GESU’ 1 -             Libero di fare il male?

DIO -                      Libero di fare il bene e il male, a sua scelta.

Altrimenti che libertà sarebbe, scusa?

GESU’ 1 -             E quindi sei contento di quello che hai fatto?

Davanti a tutto questo non hai qualche dubbio?

DIO -                      Guarda che siamo in due, anzi in tre a dover rispondere: tu, io e...

GESU’ 1 -             (lo interrompe) No! Io di risposte non ne ho. Tu dovresti averle! Non sei onnisciente e onnipotente?

DIO -                      Dovremmo, ma forse da quando abbiamo voluto creare l’uomo libero, lo siamo un po’ meno...

Però! Bella questa! E proprio una di quelle affermazioni che fanno perdere la testa a tutti quei sapientoni che chiamano: “Padri della Chiesa”. Qui c’è da argomentare per secoli!

GESU’ 1 -             Se veramente sei Dio, sei molto strano, sai?

DIO -                      E tu sei molto impertinente, sai?

GESU’ 1 -             E’ la vita che mi ha reso così. Ogni giorno lottare contro tutto e contro tutti. Contro il modo di vivere sbagliato degli uomini. Contro...

DIO -                      Un disastro, vero? Ma quanto male, ma quanto odio c’è quaggiù?

                               Storie di quotidiana violenza, massacri, ferocia, perversità, formano la giornata tipo di questo mondo. Una giornata costellata di crudeltà, ma... anche attraversata da voli di bontà e di altruismo.

                               Così è l’uomo: imperfetto, amorevole, ingiusto, generoso, feroce.

                              

GESU’ 1 -             E non sei un po’ depresso?

DIO -                      Un tantino.... Ma solo un tantino, perché in ogni caso siamo...

Aspetta, come ha detto Giovanni?  Siamo “divorati” dall’amore che proviamo per le nostre creature.

Anche se a volte, a dire il vero, ci fanno quasi un po’ di paura!

GESU’ 1 -             Nulla ormai mi fa più paura.

DIO -                      L’avrai. La paura arriva sempre. Persino all’uomo nel quale vive lo Spirito di Dio.

GESU’ 1 -             (dopo un breve silenzio)E va bene. Farò questa scommessa che dici.

DIO -                      Oh, bravo!  Caino ci ha risposto: «Non sono il guardiano di mio fratello!». Ebbene: lo diventerai tu, di tutti i tuoi fratelli.

                               Lui ha cominciato con un errore, tu rimedierai.

GESU’ 1 -             Se ne sarò capace!

DIO -                      Sarai una splendida baby-sitter!

Silenzio.

GESU’ 1 -             E prima di creare il mondo, cosa facevi?

DIO -                      Eeeeeeh?!

Forse è meglio che tu vada. Fa troppo caldo qui per te. (ironico) Uomo!

GESU’ 1 -             Avevi detto che non ero un uomo.

DIO -                      Mai detta una cosa del genere! Se mai, usando un termine tecnico, diciamo che ti sei... “incarnato”.

Incarnato, per annunciare quanto Dio sia sempre vicino ad ogni uomo.

Oppure: incarnato, per render noto a tutti che abbiamo stabilito la nostra tenda tra l’indifferenza dell’umanità.

O ancora: incarnato, per dire a questi stupidotti che sono stati creati da un Dio che li ama a tal punto, da inginocchiarsi davanti a loro per lavargli i piedi.

Dai, tre belle opzioni! Scegli quella che ti piace di più.

GESU’ 1 -             Sì belle. Ci penserò. Però non hai risposto alla mia domanda.

DIO -                      Quale domanda? Ne hai fatte talmente tante...

GESU’ 1 -             Prima di creare il mondo, cosa facevi?

DIO -                      Oh, Signore, ma è una domanda stupida! Per noi non esiste il “prima” e il “dopo”. Noi siamo fuori dal Tempo.

GESU’ 1 -             Lo so. Ma come uomo, che non riesce a comprendere questa cosa del Tempo, posso avere anch’io una stupida curiosità?

Cosa facevi prima di creare il mondo?

DIO -                      Preparavo l’inferno per chi pone domande simili!

Contento?  Vai, vai, che è meglio!

GESU’ 1 -             Va bene, vado. ( ora ironico)

Ma sempre come uomo, in che modo dovrei ritirarmi dal tuo cospetto?

DIO -                      Teoricamente è lo stesso. Per noi non esiste né davanti né dietro.

Però di solito è buona usanza allontanarsi indietreggiando e inchinandosi con deferenza.

GESU’ 1 -             Anche spiritoso!

DIO -                      Sì, mi piace essere spiritoso! C’è forse qualcosa di male?

GESU’ 1 -             No, nulla, per carità!

DIO -                      Ironico, spiritoso e, perché no?, anche un tantino imprevedibile!

                               Vai, caro, vai. ( guardando verso il cielo)  Un coro di Cherubini, grazie!

- MUSICA  10

                               Gesù esce ironicamente a ritroso e inchinandosi più volte.

                               Dio accompagna benignamente e ironicamente, la sua uscita con una benedizione papale.

Seguendo poi, estasiato, la musica cantata dai sui Angeli, con calma si alza ed esce.

FINE   DEL   PRIMO   ATTO


ATTO   SECONDO

scena  10

Pilato, rexurrexit!

                               Sono in scena Gesù e Spirito al centro, Pilato a destra.

- MUSICA  11

CLAUDIA -           (entrando) Il corpo è scomparso!

PILATO -               Come?

CLAUDIA -           Il corpo è scomparso.

PILATO -               Il mago di Nazareth?

CLAUDIA -           Sì, lui. Dicono... La gente dice che sia risorto.

PILATO -               Come “risorto”?

CLAUDIA -           Risorto. Tornato in vita.

PILATO -               Tornato... Per tutti gli dei! Ma in questo paese sanno cos’è la logica?

                               Lo sapevo che anche dopo morto quello straccione mi avrebbe dato dei problemi!

                               Dobbiamo trovare subito il corpo. Se questa storiella comincia a circolare, i suoi seguaci sono capaci di insorgere, accusandoci di aver messo a morte il loro dio. 

(uscendo)  Cimbro!

- MUSICA  12

 


scena  11

Donne e la nuova

Entrano Olga e Katja.

OLGA -                  Katja.

KATJA -                Dimmi.

OLGA -                  E’ arrivata una nuova. Chissà se avrà con sé...?

KATJA -                Quando vieni perquisita, dove mai puoi nascondere qualcosa?

OLGA -                  Allora dici che non c’è speranza?

KATJA -                Olga, in questo luogo non c’è speranza. C’è solo miseria, abbrutimento, degradazione. E poi, forse... la morte.

OLGA -                  Mio Signore e mio Dio!

                               Pausa.

KATJA -                Si chiama Sofia.      

OLGA -                  Sofia è un bel nome.

KATJA -                Hai visto che capelli?

OLGA -                  Sì.

KATJA -                A me non piacciono. Sembra la criniera di un leone!

OLGA -                  Io invece ho sempre sognato di avere dei capelli come i suoi.

KATJA -                Però potrebbero... nascondere la soluzione.

OLGA -                  Dici?

KATJA -                In mezzo a quei capelli puoi nascondere di tutto.

OLGA -                  E’ vero.

KATJA -                Già, ma bisogna vedere se ci ha pensato.

OLGA -                  A me, prima di essere condotta qui, non è proprio venuto in mente.

KATJA -                A me sì. Ma dove nascondere? Sapevo che mi avrebbero perquisita... Tutta.

OLGA -                  Perché sarà qui?

KATJA -                Che domanda stupida! Era la fidanzata di Stalin. Poi lui si è stufato di lei!

OLGA -                  Dici?

KATJA -                Ma Olga!

OLGA -                  Era una battuta?

KATJA -                Era una battuta.

                               Pausa.

OLGA -                  Katja.

KATJA -                Dimmi.


OLGA -                  Perché non glielo chiediamo?

KATJA -                Perché è qui?

OLGA -                  No. Per quella cosa di cui parlavamo prima. Se ci ha pensato.

KATJA -                E’ una che sta un po’ sulle sue. Lasciamo passare un po’ di tempo, che si ammorbidisca un po’.

OLGA -                  Beh, qui di tempo ne abbiamo.

KATJA -                O forse... non ne abbiamo... Quanto ci lasceranno in vita?

OLGA -                  Mio Signore e mio Dio! (e lentamente scivola rannicchiandosi per terra)

                               Katja si gira, la guarda un istante, poi la prende tra le sue braccia.

 


scena  12

Pilato, lo troveremo

PILATO -               (entra) Siamo stati dai suoi amici. Li ho interrogati.

CLAUDIA -           E allora?

PILATO -               No, non sono stati loro. Io gli uomini li conosco. E’ il mio lavoro.

Sono solamente degli straccioni, paurosi, con un sogno infranto, e che domani la gente tratterà da imbecilli.

                               Troppo delusi, per agire con furbizia.

                               Troppo vigliacchi, per barare.

                               (con disprezzo)  Solopescatori! Puah!

CLAUDIA -           E allora dov’è?

PILATO -               Non lo so. Nessuno sa niente. Nessuno ha visto niente.

                               Anche Erode, di cui sospettavo, non c’entra.

                               Troppo malato e annientato dal rimorso di aver fatto uccidere Giovanni e poi questo Gesù.

                               No, Erode non è più quella volpe astuta di un tempo.

CLAUDIA -           E quindi?

PILATO -               Non lo so.

Questa terra è un vulcano di doppiezza, di astuzie, di macchinazioni.

                               Gli animi sono tortuosi, le dicerie dei pugnali.

Qui, tutto è speranza, speranza e nebbia.

                               Ma stai tranquilla, troveremo chi è stato a fare questo stupido scherzo.

                              

CLAUDIA -           Bene, allora non ci resta che aspettare di sapere se il corpo sia stato realmente trafugato.

PILATO -               Come “se”? Che altro dovrebbe essere?

CLAUDIA -           Pilato, mio caro, devi esibire una prova. Quello che sostieni devi dimostrarlo!

PILATO -               Io non sostengo niente! Io ragiono, con questa (indica la sua testa). Anche se non lo trovassimo, questo non dimostrerebbe assolutamente nulla.

CLAUDIA -           (vaga) Non è detto... Potrebbe dimostrare...

PILATO -               Dimostrerebbe solo che chi l’ha nascosto è più furbo di me e di tutti quelli che lo cercano, Caifa e Farisei compresi.

CLAUDIA -           Per essere il Messia aveva l’età giusta.

PILATO -               Può darsi. Ma è morto!

CLAUDIA -           Gli oracoli parlano di un uomo...

PILATO -               (la interrompe) Ma quali oracoli!? Claudia, ti prego, resta nella realtà. E’ morto. Semplicemente morto.

CLAUDIA -           Compiva prodigi...

PILATO -               Va bene. Ma è morto.

CLAUDIA -           Sai, sono convinta che trascinerà dietro di sé un’armata di fedeli.

Senza armi, senza guerre.

PILATO -               Un’armata senza valore. Il loro capo è morto!

CLAUDIA -           E noi l’abbiamo ucciso, Pilato. Te ne rendi conto?

                               Forse era proprio LUI...  e noi l’abbiamo ucciso!

PILATO -               Ma “lui” chi?

CLAUDIA -           Dio! Il Dio in terra.

PILATO -               Per tutti i numi! (ironico) “Il Dio in terra”!

Ma quando mai si è sentita una...

Ascolta: la logica ti deve dire che abbiamo potuto ucciderlo proprio perché non era Dio.

Un dio non si sarebbe lasciato uccidere, non si sarebbe lasciato trattare come l’abbiamo trattato.

Ragiona, Claudia! Quell’uomo non era ciò che in questo momento speri.

                               E’ morto come un uomo qualsiasi. Anzi, peggio.

                               E la sua storia finisce qui!

                               - MUSICA  13

Pilato si siede, pensoso.


scena  13

Giuda, un inutile profeta

Entrano Giuda e Gesù1.

GIUDA -                Non nasconderti, Gesù! Sai benissimo chi sei e cosa significhi tutto ciò.

GESU’ 1 -             Io non so nulla. Ciò che ha detto mio cugino Giovanni non lo capisco.

                               Io sono solo un falegname scadente e un mediocre credente. Questo so. Se fossi il Messia, lo saprei.

GIUDA -                Ma tu lo sai! E non vuoi saperlo...

Ne hai la consapevolezza, i segni. Ma non vuoi ascoltare la prima e interpretare i secondi.

Tu sei il Figlio di Dio vivente! E solo perché sei diventato uomo, e sei entrambe le cose, hai dei problemi a riconoscerti.

Ma io che ti guardo, da fuori, ne sono certo.

GESU’ 1 -             Giuda, Giuda Iscariota, ti prego, metti a tacere nel tuo cuore questa tua errata convinzione. E fallo anche tra coloro che ci seguono.

Io sono solo un profeta. E forse un inutile profeta.

GIUDA -                No, no! Tu, sei la conferma degli annunci. Elia, Geremia, Ezechiele, Osea, tutti hanno parlato...

GESU’ 1 -             (lo interrompe) Minuzie. Senza importanza. Conosco bene la Scrittura. Se si comincia a giocare con le analogie, puoi trovare somiglianze tra il Messia promesso e chiunque dica di esserlo.

GIUDA -                E le guarigioni? I prodigi? Tutto converge verso di te.

Giorni fa, sulla via del cimitero, hai risuscitato il bimbo di Rebecca.  Era morto e...

GESU’ 1 -             (lo interrompe) Lascia perdere! Sai benissimo come sia difficile riconoscere la morte. Forse era solo... addormentato.

GIUDA -                E tu credi che Rebecca, una madre, avrebbe potuto sbagliarsi fino al punto di condurre suo figlio, ancora vivo, alla tomba?

GESU’ 1 -             Non lo so!  Non lo so.  (si gira di spalle)

 


scena  14

Pilato, apparso

CLAUDIA -           (subito)  Pilato.

PILATO -               Dimmi.

CLAUDIA -           Dicono che sia apparso.

PILATO -               Oh, finalmente! Chi l’ha trovato?

CLAUDIA -           Apparso... Vivo.

PILATO -               Vivo! Per tutti i numi! Ci mancava anche questa!

                               Che senso del teatro ha questa gente!

                               Solo in un posto come questo poteva nascere un tipo simile!

CLAUDIA -           Apparso a una donna.

PILATO -               Ah, beh, allora non c’è pericolo. Qui le donne non sono credibili. Non valgono nulla.

CLAUDIA -           Lui le ha riabilitate.

PILATO -               Certo, certo. E chi sarebbe questa donna?

CLAUDIA -           Una prostituta.

PILATO -               Non ci crederà nessuno!

CLAUDIA -           Guarda che una prostituta attira di più l’interesse. Sai come sono fatti gli uomini? Il tutto diventa molto più intrigante.

PILATO -               Già. (è sempre seduto, pensoso)

Claudia è rivolta verso il pubblico e fissa un punto lontano.


scena  15

Giuda, il terzo giorno

GIUDA -                (subito)  Il Cristo sarà umiliato, torturato, ucciso.

Sarà un momento difficile, lo so.

                               Tu morirai.

GESU’ 1 -             Morirò...

GIUDA -                Ma il terzo giorno tornerai tra noi!

GESU’ 1 -             (sorridendo)  Dovrei esserne sicuro...

GIUDA -                Lo sono io per te!

GESU’ 1 -             Già, ma a me non basta...

GIUDA -                Gesù! Il terzo giorno tu ritornerai e io ci sarò!

Sarò lì, ad aspettarti, il terzo giorno, e ti stringerò tra le mie braccia!

                               Gesù 1 lo guarda fisso e rimangono entrambi immobili.


scena  16

Pilato, io ci credo

CLAUDIA -           (subito)  Pilato.

PILATO -               Dimmi.

CLAUDIA -           Pilato...  io ci credo.

PILATO -               (balza in piedi) Ma Claudia! (un tempo) Siamo seri, per favore!

CLAUDIA -           Perché quella donna dovrebbe mentire?

PILATO -               Ma per mille ragioni! E magari non mente.

                               Le sarà apparso in sogno o in un momento di estasi, di allucinazione.

CLAUDIA -           Mah...

PILATO -               Corpo di Bacco! Se tu, Claudia, una romana, ti lasci incantare da questa favoletta, chissà quanti di questi creduloni ti seguiranno.        

Devo fare qualcosa! Al più presto! Prima che la faccenda mi sfugga di mano.   (un tempo)

                               Già, ma cosa fare?

                               Entrambi guardano verso il pubblico e fissano un punto lontano.

 


scena  17

Giuda, la scommessa

GESU’ 1 -             (lo sta guardando ancora fisso. scrolla leggermente la testa)

Dio mio, perché non ho la tua fede? Senza dubbi, senza incertezze.

(un tempo per pensare)

                               E va bene, Giuda, ascolta.

                               Davanti a te, che sei il mio più caro amico, faccio una scommessa.

                               Scommetto, dal profondo del mio cuore, di essere colui che tutto Israele attende.

GIUDA -                Gesù! Gesù mio! Finalmente!

GESU’ 1 -             Da oggi le mie parole saranno le Sue (con le mani verso il cielo).

                               E coloro che crederanno in me, crederanno in Lui.

                               Io mostrerò al mondo il vero volto del padre.

GIUDA -                Oh, Signore, ti ringrazio!

GESU’1 -              Non ti agitare troppo, amico mio, è solo una scommessa che faccio.

GIUDA -                A me basta.

GESU’ 1 -             Lo so, la tua fede smuove le montagne. Sono io che...

Ma voglio provare ugualmente.

Provare a scommettere su me stesso

A scommettere di essere il Figlio di Dio.

                               Se perdo, non perdo nulla. Solo la mia inutile vita.

                               Se vinco, vinco tutto.

E faccio vincere tutti noi.

                               Gesù 1 esce deciso.

 


scena  18

Pilato, un sosia

CLAUDIA -           (subito)  Pilato.

PILATO -               Dimmi.

CLAUDIA -           E’ apparso ad altri.

PILATO -               Misericordia! Che disastro!

(una illuminazione)   Che stupido! Perché non ci ho pensato prima?

CLAUDIA -           A cosa?

PILATO -               Un sosia!

CLAUDIA -           Un sosia?

PILATO -               Ma certo, un sosia!

                               Dici che non lo riconoscono subito, e che per dimostrare la sua identità deve esibire delle ferite, fare dei gesti simbolici...

CLAUDIA -           Spezzare il pane...

PILATO -               Certo. Si mostra per pochi attimi, di notte, con poca luce e poi si defila.

                               E allora chi lo vede è un testimone in buona fede, ingannato da una sapiente messa in scena.

Finalmente ho trovato: un sosia! (esce deciso)

                               - MUSICA  14


scena  19

Il Romano e Giulia

                               Entra il Romano.

Quando parla da solo, non si rivolge al pubblico, ma è come se tra sé ricordasse.

ROMANO -           Giulia. Mia figlia.

Bella, mia figlia.

Capelli color miele pallido. Un bel corpicino. Tutto al punto giusto!

                               Per strada si girano, e fischiano.

Ci credo!  Tra l’altro certe volte si veste un po’...

                               In verità lei li adora quei fischi, servono a rendere il suo passo ancora più slanciato.

                               Il silenzio sarebbe, per lei, quasi un insulto!

                               Giulia. Mia figlia.

Cristiana, da sempre.

                               Al suo fianco lei si figura sempre una governante, invisibile, per assicurarsi che le spalle siano sempre ben dritte, che prima di coricarsi le preghiere non siano dimenticate, che il segno della croce sia fatto a dovere.

                               A volte però succede che l’invisibile governante sia distratta, e allora Giulia, vicina alle terme, sbircia per vedere come sia fatto un uomo nudo. Ma ad una ragazza di dodici anni sono concesse anche queste piccole licenze.

                               Giulia. Mia figlia.

Che tipo!

Entra Giulia.

ROMANO -           Una sera mi colse in fallo: stavo pregando.

                              

GIULIA -                Papi, cosa fai?

ROMANO -           (a Giulia) Prego. Ti sembrerà strano, lo so, ma qualche volta è anche bello fare qualcosa che contraddica le proprie convinzioni.

Prego perché tu sia una buona cristiana, anche se io non riesco proprio a crederci.

GIULIA -                Non te la prendere, Papi, non è colpa tua. Tu sei invincibilmente ignorante in questo.

ROMANO -           Ah, grazie!

GIULIA -                Non ti sto offendendo. E’ che la Grazia non ti ha ancora toccato.

Ma non preoccuparti, sarai salvo, anche tu, comunque, come tutti i buoni cristiani. (si gira dolcemente verso un’altra parte)

ROMANO -           (ricorda)    Così era fatta Giulia!

                               (a Giulia) Domani ti porterò con me alle terme. Ormai sei grande abbastanza per conoscere il mondo.

GIULIA -                (si gira verso il padre) Oh, gloria Patri!

ROMANO -           Ma come? Hai sempre detto Alleluia!

GIULIA -                Solo fino a ieri, Papi. Oggi è il mio compleanno. Sono una donna, e ora le mie esclamazioni devono essere quelle adatte ad una donna!

(un tempo)   

Sai, ho recitato due novene perché il Signore ti ispirasse questo invito. Lo so che tu non credi a queste cose, ma come vedi, hanno funzionato! Andremo alle terme di Nerone, vero?

(si gira dolcemente verso un’altra parte)

ROMANO -           (ricorda) Rimango un po’ lì. Quelle terme sono le più... le meno... Sì, insomma, c’è un po’ di tutto... E allora le dico:

                               (a Giulia)  No, Giulia, quelle no, non credo siano adatte...

GIULIA -                (si gira verso il padre, scherzosa) Stai tranquillo, papi, non mi creeranno alcun problema. Io ho una vocazione speciale per i... peccatori!

ROMANO -           Come Cristo, Giulia?

GIULIA -                Come Cristo, Papi. Uguale a lui. (si gira dolcemente verso un’altra parte)

ROMANO -           (ricorda) Eh sì, Giulia era fatta così!

                               Mia figlia. Il mio cuore.

                               Lo studio è fatto per Giulia e anche la riflessione.

                               Proprio ieri, 24 agosto dell’anno 410, calcolato dalla nascita di Gesù Cristo, proprio ieri, dicevo, Giulia se ne uscì con questo ragionamento:

GIULIA -                (si gira verso il padre) Sai, papi, qual è la cosa più giusta? Comportarci tutti come i pagliacci.

Il pagliaccio inciampa in un sasso e cade dritto in un secchio d’acqua.

E lo fa tutte le sere! Non impara nulla dall’esperienza.

Ecco, noi dovremmo fare come lui.

ROMANO -           Come i pagliacci...?

GIULIA -                Certo. Anche Dio, sai, si comporta come un pagliaccio.

Non so se lo faccia apposta o meno, ma Lui non impara mai nulla dall’esperienza, altrimenti come potrebbe sperare in qualcosa di buono nell’uomo e aspettarlo ogni giorno a braccia aperte?

E sì, Dio è saggio, e non tiene conto delle esperienze passate.

                               L’uomo invece, no. Fa tesoro dell’esperienza di chi è venuto prima e ne trae vantaggio.

                               Guarda Alarico. Ha imparato dagli errori di Attila e così è riuscito ad arrivare fino a noi.

Ha conquistato Roma e ora i suoi uomini stanno facendo scempio dei suoi abitanti.      (un tempo)

E io... ho paura...    (un tempo)

                               Pensa, se Alarico fosse nato pagliaccio, non avrebbe tenuto conto degli sbagli di Attila, avrebbe rifatto gli stessi errori, ed ora non sarebbe qui.

Se tutti noi fossimo nati pagliacci, non potrebbe accaderci nulla di male, a parte qualche livido e un leggero raffreddore.

ROMANO -           Già. Il sasso... Il secchio d’acqua...

GIULIA -                Proprio. Meglio non imparare mai nulla dall’esperienza, Papi, è una faccenda che rovina la nostra serenità e le nostre esistenze. (esce)

ROMANO -           Che tipo, Giulia. Mia figlia. Che tipo!

                               Silenzio per un tempo moderatamente lungo.

ROMANO -           Questa mattina...  l’hanno stuprata.

Gli uomini di Alarico sono entrati nella nostra casa e l’hanno stuprata.

Per non so quanto tempo...   (un tempo)

Poi, sazi... (un tempo)  le hanno tagliato la gola...

                               - MUSICA  15

Silenzio.

ROMANO -           Spero di svegliarmi.

Spero sia solo un brutto sogno.

Prego di scoprire che non sia mai successo...

Prego di scoprire che non sia vero...

                               - MUSICA  16

Silenzio.

ROMANO -           Ecco, io non sono cristiano, non ci sono mai riuscito, ma se lo fossi e questa sera Dio fosse qui...

Questa sera, in cui il mondo piange le donne di Roma, violentate, gli uomini, massacrati, i suoi bambini, bruciati vivi...

Beh, questa sera se Dio fosse qui, gli direi:

                               «Tu, non esisti!

Se esistessi, dovresti essere onnipotente, ma se sei onnipotente, allora sei cattivo per permettere tutto ciò.

                               Se invece mi dici che non sei cattivo, se mi dici che tu sei Amore, allora non sei onnipotente, perché non riesci a opporti a queste atrocità.

                               (un tempo)

No, non sei un dio all’altezza di Dio e quindi: non esisti!

                               La Dea Fortuna, o il Caso, bastano e avanzano per spiegare un mondo così ingiusto.

                               Di te non ce ne facciamo niente.

                               Sei un’ipotesi completamente inutile!»

                               - MUSICA  17


scena  20

Ulivi:  il valore dell’uomo

SPIRITO -             E ne verranno altri di orrori e di atrocità.

GESU’ -                E tu non fermerai la mano dell’uomo?

SPIRITO -             No. Non la fermeremo.

GESU’ -                Perché? Dimmi il perché.

SPIRITO -             Perché, perché! Ne abbiamo già parlato nel deserto di questa faccenda.

E poi, pensaci bene: se fossimo un arbitro imparziale e severo, chi si salverebbe?   

GESU’ -                Già.

SPIRITO -             Ma il nostro forte è... il Perdono, e l’Amore. L’Amore che non è Vendetta, e neppure Giustizia, è semplicemente Amore.

La bontà e la comprensione verso i difetti degli uomini.

Noi siamo sempre pronti a soccorrerli più che a giudicarli.

GESU’ -                Soccorrere chi commette tali atrocità?

SPIRITO -             Lo so che per l’uomo è incomprensibile, ma non è accettabile giudicare gli uomini dalle loro azioni, ma per i motivi delle loro azioni.

                              

GESU’ -                Molti dovranno esibire dei motivi veramente validi a fronte del loro operato, non credi?

SPIRITO -             Certo.

Il valore ultimo di uomo non è: ciò che egli sa, e neppure: ciò che fa, ma: il perché lo fa.

Lui stesso, alla fine, posto di fronte a se stesso, si domanderà:  «Perché l’ho fatto?».

E allora determinerà il suo vero valore con il chiedersi che uso ha fatto della sua libertà.

Noi, nel frattempo, ci chiniamo verso i sofferenti, e li consoliamo.

E poi, con somma indignazione di tutti gli uomini, prendiamo tra le nostre braccia gli emarginati, i poveri, gli ultimi, facendoli protagonisti della storia.

GESU’ -                I poveri, gli emarginati... Ho passato la mia vita ad aiutarli.

                               Ma purtroppo i miracoli sono sempre stati la mia vera fonte di guai.

SPIRITO -             Annoso problema!


scena  21

Pilato e Giovanni

PILATO -               (subito)  Ho fatto pedinare un certo Giovanni, un suo seguace. Tra i più fedeli dicono. Gli assomiglia e avrebbe potuto essere il suo sosia in questa ridicola recita. (tace)

CLAUDIA -           Ma!

PILATO -               Ma mentre i miei lo pedinavano, a vista, e sorvegliavano anche altri tizi sospetti, il signor Gesù sarebbe apparso di nuovo... o così dicono.

CLAUDIA -           Oh povero il mio Pilato!

                              

PILATO -               Già!  (un tempo)

Ho fatto arrestare quel Giovanni, per interrogarlo, per capire... (tace)

CLAUDIA -           Per capire...?

PILATO -               Niente. Più lo interrogavo e meno riuscivo a scorgere chi tira le fila di  questa astuta macchinazione.

CLAUDIA -           (tra sé) Io... ci credo.

PILATO -               Alla fine, stavo per lasciare la cella di Giovanni, quando lui mi ha sussurrato:  «Ti voglio bene, Pilato».

                               «Giovanni,» gli ho risposto «non dire sciocchezze! Tu non puoi volermi bene!»

                               «Ti voglio bene, Pilato»  insisteva.

                               «Smettila di parlare come lui!»

                               «E’ stato lui ad insegnarmelo. Io ti voglio bene.»

                               Allora ho cominciato ad alterarmi.

(urlando) «Non puoi volermi bene!  Ti ho fatto arrestare, fustigare. Forse non ti farò mai più rivedere la luce del giorno, e tu pretendi di volermi bene!  Guarda: ho persino mandato a morte il tuo Maestro!»

                               E lui ancora: «Ti voglio bene comunque, Pilato».

                               (turandosi le orecchie) «Smettila! Smettila!»

                               Claudia si avvicina e lo consola posandogli una mano sulla spalla.

PILATO -               Ma continuava, continuava, testardo, incrollabile nella sua convinzione:  «Lui sulla croce ti ha perdonato».

                               (si divincola e gesticola in un crescendo di voce fino ad urlare)

«Taci! Non me ha perdonato!

Lui non può avermi perdonato!

                               E tu non devi volermi bene! Io non voglio!

                               Non ho bisogno di voi! Lo capisci?»

                               (si calma)  Pazzi, pazzi...  Sono tutti pazzi!


CLAUDIA -           Pilato, devo dirti una cosa.

PILATO -               (iroso, ma padrone di se stesso)   Io non voglio il suo amore! Scelgo io chi mi deve amare! Proprietà privata!

CLAUDIA -           Pilato, devo dirti una cosa importante!

PILATO -               Risuscitato! Puah!

CLAUDIA -           Pilato, mi ascolti?

PILATO -               Sì, certo, scusa. Ti ascolto.  (ma ancora:)  Risuscitato...

CLAUDIA -           Pilato, devo dirti una cosa... incredibile, sconvolgente...

PILATO -               Allora?

CLAUDIA -           Questa mattina, (sottolinea) alla luce del sole, l’ho visto, vivo, in carne ed ossa.

E’ veramente risorto!

                               - MUSICA  18

 


scena  22

Donne piangono

KATJA -                Cosa fai?       

OLGA -                  Piango.

KATJA -                Non serve.

OLGA -                  Tu non pensi che Dio si commuova alle lacrime, vero?

KATJA -                Non credo.

OLGA -                  Beh, forse hai ragione, ma bisogna provare tutto, anche piangere.

KATJA -                (scivola rannicchiandosi vicina ad Olga) Ma sì, piangi... piangi.

Poi, se anche piangere non serve, proveremo qualcos’altro.

OLGA -                  Forse la situazione è disperata, ma non grave.

KATJA -                E’ una battuta?

OLGA -                  Sì, è proprio una battuta.   (un tempo)

                               Sai piango per tutti i minuti, per tutti i momenti della mia vita che ho sprecato, che non ho gustato, pensando che ce ne fossero sempre, pensando che non finissero mai.

KATJA -                Si dovrebbe dare alla vita un assetto tale, che ogni suo attimo diventi importante.

OLGA -                  Già. Si dovrebbe.

KATJA -                Ma il tempo passa, senza far rumore.

OLGA -                  E noi non ce ne accorgiamo.

 


scena  23

Pilato, la buona novella

PILATO -               (subito) 

Per Giove! Per Venere! E per tutti gli dei!

                               E questo pseudo-mago si sarebbe mostrato proprio a te? Perché poi?

CLAUDIA -           Come posso saperlo? Forse perché attraverso me, tu ti possa convincere.

PILATO -               Io? Convincermi? Questa è bella!

Guarda che io non mi convinco. Anzi io non mi voglio convincere!

E ricordati che un romano non potrà mai credere ad una assurdità simile!

(con spregio)  Un uomo che risorge! Ridicolo! 

Vada dai suoi amici, dalla sua gente; gente che è disposta a credere a tutto, ma lasci in pace me!

CLAUDIA -           Lui vuole portare la Buona Novella a tutti, non solo alla sua gente.

                               Chissà, forse attraverso te, spera di arrivare a Roma.

PILATO -               Povero illuso! Pilato è un uomo moderno, razionale, e non vuole saperne di queste follie!  (con spregio)  Giudei!   (un tempo)

                               E... cosa sarebbe questa “Buona Novella”?

CLAUDIA -           Che c’è un Dio che ti ama... sempre, comunque tu sia.

                               Ti ama come un padre, una madre che non smette mai di aspettare suo figlio, qualunque cosa egli faccia.

PILATO -               (pensa un attimo e poi) Io non ci credo.

Come posso credere che quello straccione, che mi hanno portato per giudicare, sporco, puzzolente, dagli occhi spiritati, dalla mente annebbiata e la parola confusa, possa essere un dio?

CLAUDIA -           Probabilmente ciò che dici è vero.

Quell’uomo era frastornato, angosciato, e forse... dubitava.

Ma Lui era... DIO!

PILATO -               E tu come lo sai?

CLAUDIA -           Perché se tutto fosse finito con la sua morte, direi: «Ave, Gesù. Ave atque vale!»

Che importerebbe allora di come è nato, delle sue parole, dei miracoli?

                               Ma Lui è risorto!  Questo è il prodigio. E ora la Buona Novella è questa:

La Morte è sconfitta! Lui ha vinto!

E noi con lui!

                               - MUSICA  19

CLAUDIA -           (seguendo il testo della canzone)

                               E avremo / per noi / l’eternità

                               nel blu / di tutta l’immensità.

                               Lassù / non ci saranno più problemi.

Dio riunisce coloro che si amano!

 


scena  24

Donne  sperano

                               Sono sempre rannicchiate e abbracciate.

KATJA -                Dobbiamo correre il rischio.

OLGA -                  Di chiederglielo?

KATJA -                No. Di farglieli vedere.

OLGA -                  E se fosse una spia?

KATJA -                Non ha l’aria di una spia.  E poi cosa deve spiare?

Più... impotenti di così! Che pericolo possiamo essere per loro?

                               Nessuno sa più se esistiamo o no.

                               E forse tra un po’ non esisteremo più!

OLGA -                  E allora dai, facciamo presto. Andiamo!

                               Si alzano lentamente e si girano frontali al pubblico.

                               Guarderanno sempre il pubblico.

KATJA -                Anche tu hai lasciato dietro delle persone che ami?

Ah, una figlia. Io due.

OLGA -                  Io una sola, come te.

KATJA -                In questa baracca ci sono solo donne con figlie femmine.

OLGA -                  Lo avranno fatto apposta?

KATJA -                E’ una battuta?

OLGA -                  Sai che non lo so!

KATJA -                Ma sì, certo, non preoccuparti, ti capisco. Appena arrivate ci siamo sentite tutte un po’...  E’ un dolore che distrugge.

                              

OLGA -                  Ma noi madri abbiamo un segreto: non rinunciamo mai alla speranza di rivedere i nostri figli.

KATJA -                Lo sapevi che se sei gentile con i guardiani, ti danno qualche pezzo di pane e delle sigarette?

OLGA -                  Noi siamo gentili... Però non fumiamo.

KATJA -                Come? No. Non vogliamo vendertele. Del resto con cosa ce le pagheresti?  Le usiamo in un’altra maniera.

                               Togliamo il tabacco e incolliamo insieme le cartine fino a formare un foglio, una pagina.

OLGA -                  Beh, per scrivere. Che altro ci potremmo fare?

                              

KATJA -                Vorremmo mandare un messaggio, a coloro che amiamo. Alle nostre figlie.  Ma...

OLGA -                  Ma, come vedi, i fogli sono vuoti.

KATJA -                Perché? Ma perché non abbiamo niente con cui scrivere.

OLGA -                  Abbiamo pensato che la cosa potesse far piacere anche a te.

Mandare un messaggio a qualcuno, intendo.

                              

KATJA -                E allora vorremmo farti una proposta: noi ti diamo una pagina e tu il necessario per scrivere.

OLGA -                  Scusa?... No, no, non lo sappiamo... Abbiamo solo sperato, e te l’abbiamo chiesto.

KATJA -                Sì, è vero, è la prima cosa che ti levano quando ti prendono.

OLGA -                  Ma abbiamo sperato.

KATJA -                Certo, ti perquisiscono da cima a fondo.

OLGA -                  Ma abbiamo sperato.

KATJA -                Sai, vedendo i tuoi capelli...

OLGA -                  Abbiamo sperato... in una matita!


scena  25

Pilato e la verità

PILATO -               (subito)

Non ho trovato niente.

Niente furti, niente sosia, niente morte apparente.

                               Ogni volta che ho creduto di trovare la soluzione, sono stato smentito.

CLAUDIA -           (leggermente ironica)  E allora, Pilato?

PILATO -               Allora, allora...

Claudia, io non riesco ad accantonare come te il buon senso. Tu mi presenti una realtà assurda, inaccettabile, impossibile.

(un tempo)

                               A chi credere? A chi non credere?

Ubi est veritas? Dov’è la verità?

CLAUDIA -           Quid est veritas? Piuttosto. Qual è la verità?

Forse in questo caso è qualcosa che sfugge alla tua comprensione.

PILATO -               E allora, dovrei deporre le armi della ragione?

CLAUDIA -           No, mio buon Pilato, ma essere consapevole che in questo enigma, ciò che interessa non è la verità, ma il mistero che esso racchiude.

PILATO -               Mistero... Ai misteri bisogna credere. Credere senza troppo pensare.

                               Risorto...

                               Ed io, senza aver visto nulla, dovrei credere alla testimonianza di persone ignoranti?

CLAUDIA -           Ti capisco, hai ragione anche tu, ma questo nuovo “credere” esige una doppia fiducia: non solo in Dio, ma anche negli uomini.

PILATO -               Negli uomini...  (un tempo) 

Io, come romano, ho fallito.

CLAUDIA -           E come uomo?

PILATO -               Anche. Non sono più quello di prima. Ora...

CLAUDIA -           Dubiti, forse?

PILATO -               (urla) Sì, dubito! Dubito anch’io! Va bene? 

Tu hai detto che quell’uomo dubitava? Ecco, ce n’è un altro!

(più calmo)

                               Ero un romano che “sapeva”, ora sono un romano che “dubita”.

CLAUDIA -           Dubitare e credere è la stessa cosa.


PILATO -               E chi lo dice?

CLAUDIA -           Io, Pilato. Fidati.

PILATO -               Dici che dubitare e credere è la stessa cosa...?

CLAUDIA -           Certo, mio buon Pilato.

                               Solo l’indifferenza è atea!

 


scena  26

Donne  si organizzano

                               Sempre rivolte verso il pubblico.

KATJA -                (subito)  Lo sapevo! Lo sapevo...

OLGA -                  Mio Signore, ti ringrazio!

KATJA -                Allora, d’accordo. Non più di due pagine a testa, altrimenti questo mozzicone di matita non basta per tutte.

OLGA -                  E senza cancellature!

KATJA -                Certo, sarebbe matita sprecata.

                               Prima di iniziare a scrivere, ognuna di noi deve avere già tutto in testa, ogni pensiero e ogni parola.

                               - MUSICA  20

OLGA -                  Io voglio dire a mia figlia che anche se il mondo fa schifo, bisogna continuare a sperare nell’uomo.

KATJA -                Io voglio parlare dell’amore...

                               Dell’amore che c’è stato tra me e loro padre.

                               Come ci siamo conosciuti, come ci siamo amati, come loro siano il frutto di questa nostra storia d’amore, intensa e meravigliosa.

OLGA -                  Mi piacerebbe raccontare a mia figlia di quando l’ho messa al mondo.

                               Forse il momento più bello ed emozionante della mia vita.

KATJA -                Io di quando ero giovane.

                               Delle mie speranze, delle mie illusioni, della mia spensieratezza.

OLGA -                  E io farla ridere, raccontandole tutti i sotterfugi che inventavo con mia madre per vedermi con i ragazzi.

                               Gli stessi sotterfugi che lei ha fatto con me.

Sotterfugi che sapevo, ma che fingevo di non capire.

KATJA -                Io voglio scrivere tutto ciò che vorrei fare per loro.

OLGA -                  Io di quando mi sono sposata...

KATJA -                Io... di quanto le ami...

OLGA -                  Io magari... anche di Dio...

KATJA -                Io della mia...

OLGA -                  Io della...

KATJA -                Io...

OLGA -                  Io...

                               Sfumando.

KATJA -                Io...

OLGA -                  Io...

 


scena  27

Ulivi:  i miracoli

GESU’ -                Mi sono fatto la reputazione di operatore di prodigi.

                               All’inizio succedeva senza che me ne rendessi conto.

SPIRITO -             Qualcuno lassù ci pensava!

GESU’ -                Certamente uno sguardo, una parola, possono curare. Ma non ero certo il primo.

SPIRITO -             E non sarai neppure l’ultimo.

GESU’ -                Mi concentravo su chi soffre. Prendevo sulle mie spalle l’altrui dolore.

                               Parlavo, cercando di trovare una via d’uscita alla sofferenza altrui.

                               Tentavo di scoprire quanto amore ci fosse in loro affinché riuscissero ad aprire quella porta che, in fondo ad ognuno di noi, conduce a Dio.

                               E allora chiedevo: «Hai fede? Solo la fede ti può salvare».

SPIRITO -             «Si possono curare le malattie della pelle?»

GESU’ -                «Hai fede? Solo la fede ti può salvare».

SPIRITO -             «E la peste?»

GESU’ -                «Hai fede? Solo la fede ti può...».

SPIRITO -             «Mio figlio soffre di...»

GESU’ -                «Hai fede? Hai fede?».

Alla fine diventò una formula magica senza più nessun valore.

La gente mi aveva trasformato in uno stregone.

                               Mi attribuivano i più disparati miracoli.

Acqua in vino, moltiplicazione di cibarie...

SPIRITO -             Beh, può succedere.

E’ anche scritto!  “Solo chi divide, riuscirà a  moltiplicare.”

GESU’ -                Lo so.

Ma a volte sospettavo anche dei miei discepoli.

                               Brava gente, ma travolti dalla passione.

Come ogni buon giudeo, esageravano le loro parole.

E allora perché non avrebbero potuto esagerare anche le loro azioni?

                               Convinti della verità del mio annuncio, perché non azzardare qualche bugia, qualche piccolo stratagemma per smuovere l’indifferenza della massa?

SPIRITO -             In buona fede, s’intende.

GESU’ -                Come rimproverarglielo?

SPIRITO -             Uomini! Soltanto uomini.

GESU’ -                E così, oppresso, strattonato, senza pace, cercavo di sfuggire a tutta quella moltitudine di bisognosi che non mi dava respiro.

                               E quando ero circondato, parlavo, raccontavo loro delle storie, per fare capire come dovessero vivere, come dovessero comportarsi.

SPIRITO -             (quasi ironico, declama, ripetendo le parole del Vangelo) 

                               “Ama il prossimo tuo come te stesso”!

                               “Beati gli afflitti...  Beati i misericordiosi...”

GESU’ -                Ma loro non ascoltavano.

                               Le mie parole fluttuavano nell’aria senza raggiungerli.

                               Forse non ascoltavano neppure.

                               A loro interessava il piatto forte: i miracoli, il mago che guarisce, che compie... (rallentando) prodigi...

SPIRITO -             Mi sa che stiamo pensando a Lazzaro!

                               «Gesù, Lazzaro è morto!»

GESU’ -                Com’era pesante quel dolore!

                               Pregai e una volta ancora sprofondai in me stesso.

                               E lì mi parve come di sentire una voce...

SPIRITO -             «Va tutto bene! Va tutto bene, non ti preoccupare».

GESU’ -                Risalii dal mio profondo, annebbiato, come ubriaco. Parlavo a fatica.

                               Feci spostare la pietra tombale. E lui... uscì! Vivo!

                               Mentre io ero morto, di paura!

Pietrificato!

SPIRITO -             Potenza dello Spirito!

GESU’ -                Più tardi mi accorsi che Lazzaro non era più lui. Solo l’ombra di sé stesso.

SPIRITO -             Forse il turbamento di essere risorto. O forse a causa della cattiveria ricevuta.

GESU’ -                Quale cattiveria?

SPIRITO -             Sì, dai, ammettiamolo, fu una cattiveria bella e buona. Se una cattiveria è per NOI... possibile! 

Ma forse in quell’occasione era prevalsa la nostra parte umana.

GESU’ -                Vista la possibilità, perché non avrei dovuto farlo?

SPIRITO -             Perché, perché! “Gesù dai mille perché!”

                               Dove eravamo con la testa quando nostra madre, un momento prima del fatto, posandoci una mano sulla spalla, ci sussurrò:

                               «Gesù, pensaci bene! Nessuno in vita sua ha mai compiuto così tanti e tali peccati, da meritare di morire due volte».

                               Silenzio.

GESU’ -                Già.

                               (un tempo)

                               Molti credettero. Ma io?

                               Ancora confusione, turbamento... E come sempre: il dubbio!

                               Incombente, devastante.

                               Il dubbio.

                               Più tardi, mentre chino su me stesso stavo pregando, per  dissipare quel dubbio, atroce, ecco Satana, che si avvicina, e mi discretamente mi sussurra:

                               «Sei proprio così sicuro che fosse... morto?»

                        

 scena  28

Donne  scrivono

OLGA -                  (subito, all’accensione della luce)  Ecco fatto! E’ bastata una sola pagina.

KATJA -                Una?

OLGA -                  Sì. E’ da mesi che pensiamo a cosa scrivere. E questo, e quello...

                               Ognuna di noi avrebbe dovuto comporre un romanzo.

                               Così mi è venuta un’idea.

                               All’inizio ho riso di me stessa, poi però, più ci pensavo e più mi convincevo che era la cosa più giusta da fare.

                               Chissà se mia figlia capirà questa mia... pazzia?

KATJA -                Ma... hai scritto tutto?

OLGA -                  Tutto!

KATJA -                Tutto quello che volevi scrivere?

OLGA -                  Sì.

KATJA -                Finito?

OLGA -                  Sì.

KATJA -                E non hai più nulla da aggiungere?

OLGA -                  Più nulla.

KATJA -                Sicura?

OLGA -                  Sicurissima. E’ tutto. Non serve altro.

                               Silenzio.

KATJA -                E... ci faresti... vedere...?

OLGA -                  Certo. Perché no? Non è un segreto. Tieni. Leggi.

                               Silenzio.

OLGA -                  Allora? Che ne pensi?

KATJA -                Penso... Penso che sei grande!

OLGA -                  Lo so.

KATJA -                Meravigliosa!

OLGA -                  Lo so.

KATJA -                Unica!

OLGA -                  Lo so, lo so...

                               Silenzio.

KATJA -                E... potremmo anche noi... ?

OLGA -                  Certo che potete!

                               - MUSICA  21

                        


scena  29

Ulivi:  Satana

GESU’ -                Ecco, scruto la notte.

                               Tra non molto conoscerò l’esito della mia scommessa.

                               Tra non molto conoscerò se sono veramente LUI, oppure un’altro pazzo, uno tra i tanti che girano per la Palestina.

                               Uno di più.

                               Con la mia morte saprò.

                               No! Purtroppo se mi sono sbagliato, non lo saprò mai.

                               Ma se ho avuto ragione porterò al mondo la Buona Novella.

                               Se perdo, non perdo nulla.

                               Se vinco, vinco Tutto. E faccio vincere tutti.

                               Che io sia all’altezza di tutto questo!

                               Che il dolore che mi aspetta non mi faccia dubitare!

SPIRITO -             Non temere. Ora tutto sta per compiersi. E nulla va perso.

GESU’ -                Il vento mi porta odore di morte.

Ciò che temo non è nulla a confronto di quello che spero.

Ma ho paura.

SPIRITO -             (si alza) E avrai paura, ancora paura, sempre di più.

E tutti rideranno di te, della tua meschina figura, là, appeso come un cencio, su quella croce.

E tu avrai vergogna, perché sarai nudo, sconcio, e non avrai più dignità.

«Eccolo lì, il Salvatore del mondo! Il re! Buffone!!!»

E Satana verrà.

«Gesù, togli quel riso dalle loro labbra!

Fa vedere a tutti chi veramente sei!

Salvati!

Tu che sei Dio, puoi farlo.

Salvati, e scendi da quella croce!».

Ma tu, uomo, non farti sedurre, non farti stregare.

Se a quel punto ti mostrassi, cosa rimarrebbe da decidere all’uomo?

(si avvia)

 Cosa rimarrebbe della sua famosa liberta? (esce)

GESU’ -                Dove vai?

Padre, perché mi lasci solo?

(un tempo)

Perché questo silenzio, mentre io sprofondo nel buio della morte?

(un tempo)     

                               Ma, ancora una volta, mi abbandono a te.

Sia fatto come tu vuoi.


scena  30

Giuda non perdona

GESU’ 1 -             (entra, triste) Uno di voi mi tradirà.

GIUDA -                Sono forse io?                

Gesù 1 tace.

GIUDA -                Sono io. Lo so.  Ma perché proprio io?

                              

Gesù 1 tace.

GIUDA -                Non lo sai neppure tu!

                               Il terzo giorno tu tornerai tra noi, ma io non ci sarò!

                               E non potrò stringerti fra le mie braccia.

GESU’ 1 -             Cosa vuoi dire?

GIUDA -                Gesù, io ti venderò. Condurrò le guardie nel giardino. Ti indicherò. Ti bacerò. Tutto come tu vuoi. Tutto come deve essere.

                               E poi... mi impiccherò!

GESU’ 1 -             Giuda!

GIUDA -                Mi impiccherò, anche se ho fatto soltanto quello che tu volevi.

GESU’ 1 -             Giuda, io... io te lo proibisco!

GIUDA -                Tu, me lo proibisci! Tu!

Tu ti fai crocifiggere, perché io non posso impiccarmi?

                               Tu, sacrifichi l’uomo che mi riveste; e allora non puoi proibirmi nulla.

(un tempo.  Sconsolato)  Questa doveva essere la nostra fine.

GESU’ 1 -             Giuda, ma io ti perdono.

GIUDA -                Io no!

                               - MUSICA  22


scena  31

La Figlia

Entra la Figlia. E’ vestita con abiti moderni.

Le porteranno un leggio, sul quale non appoggerà nulla.

FIGLIA -                Sono la figlia di Olga.

                               Lei è morta, insieme a tutte le sue compagne.

Uccise dalla crudeltà degli uomini.

                               Ma sono riuscite a farci pervenire questi pochi fogli, sottili, delicati e impalpabili, come le loro vite spezzate.

                               In quei luoghi senza speranza, si sono procurate il necessario e hanno scritto ai loro figli. Anzi, alle loro figlie, perché, ironia della sorte, pare che in quella baracca avessero tutte delle figlie femmine.

                              

                               (come mostrando i fogli) Ecco, questo è il loro ultimo grido di dolore, il loro ultimo saluto a noi, che siamo la vita che continua.

                               Un foglio ciascuna, fino a quasi formare un piccolo libro.

                               Queste madri hanno dovuto scegliere un pensiero, un pensiero che li contenesse tutti e che contenesse tutto il loro amore per noi.

                               E su questi fogli ognuna di loro ci ha dedicato... Una ricetta di cucina!

                               Il più bel libro del mondo!

                               - MUSICA  23

                        

scena  32

La  fine

GESU’ -                Ecco i soldati.

Ecco Giuda.

                               Si avvicina.

                               Mi addita

                               (un tempo)

FIGLIA -                E Lui? Dov’era?

                               Dove si trovava Dio in quel momento?

                               Doveva pur essere da qualche parte, no?

                               Che abbia forse una seconda residenza?

                               Oppure era impegnato in qualche suo hobby particolare, oltre a quello che sembra avere per l’uomo?

                               Che altro faceva se, mentre lui era assente, le hanno umiliate, torturate, uccise.

                               Come è stata possibile tanta ferocia, contro queste madri, regine dell’attenzione e della tenerezza, eroine anonime, donatrici di inesauribile amore?

GESU’ -                (va verso la croce)

Ho paura.

                               Dubito.

                               Sono disperato.

                               Vorrei... salvarmi!

                               (e si sdraia sul piano inclinato, supino e a braccia aperte)

Tutti si portano all’estremità del proscenio, in linea, rivolti verso il pubblico, in modo da occupare tutto il palco tranne la zona di Gesù..

FIGLIA -                Signore, ma tu... dov’eri?

KATJA -                Signore, dove sei?

OLGA -                  Dove sei?

GIUDA -                Perché mi hai lasciato andare? 

KATJA -                Signore, dove sei?

OLGA -                  Dove sei?

GIUDA -                Perché non mi sei venuto incontro? 

FIGLIA -                Signore, ma tu... dov’eri?

ROMANO -           Se esisti, dove ti sei nascosto quando...?

CLAUDIA -           Signore, dove sei?

GESU’ -                Padre, perché?  

Perché mi hai abbandonato?

Padre, dove sei?

- BUIO   per 1 secondo

DIO -                      Sono qui, che ti aspetto, che aspetto tutti voi, miei figli, offesi, ingiuriati, calpestati.

Sono qui, che vi aspetto, per accogliervi e consolarvi... tra le mie braccia.

                               - MUSICA  24

                               - MUSICA  25

F I N E