La scuola delle mogli

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La scuola delle mogli

Associazione Teatrando

E

TEATRO PEGASO

Presentano

LA SCUOLA DELLE MOGLI

Di Molière

Adattamento e riduzione a cura di Antonia Di Francesco

Personaggi:

ARNOLPHE

AGNES

HORACE

GEORGETTE

ANNETTE

CHRYSALDE

ORONTE

COPIONE DI

Roma, 10 settembre 2005

ATTO PRIMO

(La scena rappresenta una piazza, con una casa sulla sinistra; sul fondo una panca)

MUSICA 1

SCENA PRIMA

Chrysalde, Arnolphe

CHRYSALDE           Insomma, se ho ben capito, voi siete tornato per sposarvi.

ARNOLPHE             Sì, e intendo far tutto entro domani.

CHRYSALDE           Volete che vi parli da amico? Qua siamo soli, nessuno ci sente… State commettendo un grave errore.

ARNOLPHE             Voi dite? E perché?

CHRYSALDE           Avete ridicolizzato e offeso tutti i mariti della città divulgando gli intrighi delle loro mogli, e ora…

ARNOLPHE              Ma certo amico mio! Questa città è piena di mariti imbecilli che ignorano gli intrallazzi delle loro mogli! Mogli che spendono patrimoni al gioco o in sciocchezze; mogli che imbrogliano i mariti accettando regali di dubbia provenienza; mogli che coltivano amicizie immorali… Ovunque vi sono motivi di satira. Perché non dovrei riderne?

CHRYSALDE           Ridete pure se volete, ma aspettatevi che si rida presto anche di voi; e con la                                stessa sfacciataggine che adoperate voi nei confronti degli altri.

ARNOLPHE              Voi dite? Non temete amico mio, ho preso le mie precauzioni. Non corro alcun pericolo.

CHRYSALDE           Come fate ad esserne sicuro? Le donne sono astute,  per essere al riparo dalle                              corna dovreste sposare una sciocca!

ARNOLPHE             Infatti: sposo una sciocca per non diventare sciocco.

CHRYSALDE           Cosa?

ARNOLPHE             Meglio una sciocca che una intellettuale sempre pronta a parlare di letteratura                              o a far salotto… Una donna così ne sa sempre più del necessario. Mia moglie                              dovrà sapermi amare, pregare Dio, cucire e filare. Tanto basta.

CHRYSALDE           Il vostro ideale è dunque una donna stupida.

ARNOLPHE             Ma onesta.

CHRYSALDE           E come volete che una stupida conosca il valore dell’onestà? Ella potrebbe tradirvi senza nemmeno sapere quel che fa. E’ stupida!

ARNOLPHE             Impossibile.

CHRYSALDE           Non parlo più.

ARNOLPHE             Ognuno ha il suo metodo. Io ho il mio. Tanto basta. Sono abbastanza ricco da                             potermi permettere una moglie su misura; totalmente dipendente e            sottomessa.

Aveva appena quattro anni quando la conobbi; sua madre, povera contadina, me l’affidò perché era povera e non poteva mantenerla. Io la feci allevare in un convento ordinando che la si rendesse idiota al massimo grado possibile. Ora l’ho rinchiusa in questa casa che ho comprato sotto altro nome. Sta qui con due serve, gente semplice come lei. Non riceve visite, non vede nessuno. Beh, che ne pensate? Non sono dunque previdente? Vorrei che la esaminaste.

CHRYSALDE           Sono veramente incuriosito.

ARNOLPHE             Ella è così semplice che – lo credereste? – l’altro giorno venne a chiedermi se                               i bambini si facessero dalle orecchie! (ride)

CHRYSALDE           (a parte) Contento lui. (ride forzatamente) Me ne rallegro signor Arnolphe.

ARNOLPHE              Ah! Vi ho detto cento volte di non chiamarmi così!

CHRYSALDE           Scusate, mi viene alle labbra sempre Arnolphe, e il signor Del Ceppo non lo                                 ricordo mai! Ma come vi è venuto in mente di usare un tronco marcio per                                     farne un titolo nobiliare?

ARNOLPHE              Oltre al fatto che non voglio farmi riconoscere, Del Ceppo mi piace di più.

CHRYSALDE           Nobiltà fittizia! Ma è il prurito di tanta gente. Conosco un contadino che si                                  chiamava Pierone, possedeva un pezzetto di terra, e si fece scavare un fossato                             tutto attorno per potersi fregiare del titolo di Signore dell’Isola.

ARNOLPHE             Signore dell’Isola? Non lo conosco.

CHRYSALDE           Intendevo dire…

ARNOLPHE              Comunque trovo che signor Del Ceppo mi si addica meglio di Arnolphe. Ora vogliate perdonarmi, ma si è fatto tardi. Torno oggi da un lungo viaggio e sono piuttosto stanco…

CHRYSALDE           Bene, vi lascio alle vostre faccende… signor Del Ceppo. (a parte uscendo)                                  Parola mia, per me è matto completo.

ARNOLPHE             (a parte) Per certi argomenti mi pare un po’ tocco. (bussa) Olà!

SCENA SECONDA

Arnolphe, Annette, Georgette

ARNOLPHE             (bussa) Olà! Mi aprite sì o no?

ANNETTE                 (da dentro casa) Chi bussa?

ARNOLPHE             Aprite. Sono io.

ANNETTE                 (c.s.) Io chi?

ARNOLPHE             Io, il signor Del Ceppo!

ANNETTE                 (c.s.) Georgette…

GEORGETTE                       (c.s.) Che c’è, Annette?

ANNETTE                 (c.s.) Vai giù ad aprire.

GEORGETTE                       (c.s.) Io non posso, vacci tu.

ANNETTE                 (c.s.) Vacci tu.

GEORGETTE                       (c.s.) No, no… vacci tu.

ARNOLPHE             Oh insomma! Allora? Sono il vostro padrone, aprite subito!

ANNETTE                 (c.s.) Georgette, è il padrone, apri subito…

GEORGETTE                       (c.s.) Apri tu, Annette !

ANNETTE                 (c.s.) Io sto soffiando sul fuoco.

GEORGETTE                       (c.s.) Io sto badando al gatto.

ARNOLPHE             Chi di voi due non mi aprirà starà digiuna per quattro giorni!

ANNETTE                 (c.s.) Arrivo signore !

GEORGETTE                       (c.s.) Arrivo signore !

ANNETTE                 (c.s.) Sto andando io!

GEORGETTE                       (c.s.) Che vieni a fare se apro io? 

ANNETTE                 (c.s.) Levati di mezzo!

GEORGETTE                       (c.s.) Levati tu, io voglio aprire.

ANNETTE                 (c.s.) No apro io!

GEORGETTE                       (c.s.) Apro io!

ARNOLPHE             Quanta pazienza, quanta pazienza…. (grida) Aprite subito questa porta!!

ANNETTE                 (apre) Sono qui, signor padrone!

GEORGETTE                       (entra) Serva vostra, sono io!

ARNOLPHE             Finalmente!

ANNETTE                 Se non fosse per rispetto del signore io ti…. (colpisce per errore Arnolphe)

ARNOLPHE             Accidenti!

ANNETTE                 Chiedo scusa signore!

ARNOLPHE             Ma che imbecille!

ANNETTE                 Senza dubbio signore!

ARNOLPHE             Va’ a chiamare Agnès, subito!

ANNETTE                 Subito signore! (esce)

ARNOLPHE             E’ stata triste della mia partenza?     

GEORGETTE                       Triste? No.

ARNOLPHE             Come no?

GEORGETTE                       Eh? Come no? Sì, sì.

ARNOLPHE             Sì o no?

GEORGETTE                       Sì certo! Credeva sempre di vedervi tornare. E non passava qua davanti                                       cavallo asino o mulo che lei non prendesse per voi!

SCENA TERZA

Arnolphe, Annette, Georgette, Agnès

ARNOLPHE                         Il lavoro in mano ! buon segno. Ebbene Agnès, eccomi di ritorno dal mio                         viaggio. Siete contenta?

AGNES                      Sì signore, e dico grazie a Dio.

ARNOLPHE             Bene. Siete stata sempre bene?

AGNES                      Sì signore, e dico grazie a Dio.

ARNOLPHE             Ci sono stati problemi durante la mia assenza?

AGNES                      Problemi? No… ah sì, le pulci che di notte mi disturbano un poco.

ARNOLPHE             Faremo qualcosa per liberarvene. Contenta?

AGNES                      Sì signore, e dico…   

ARNOLPHE             …grazie a Dio. Che cosa state facendo?

AGNES                      Io? Niente signore!

ARNOLPHE             No dico, il lavoro che avete tra le mani?

AGNES                      Oh ? mi  sto facendo delle cuffie. Le camicie da notte per voi sono già fatte.

ARNOLPHE             Brava, molto bene. Ora rientrate, più tardi dovrò parlarvi di cose importanti.

AGNES                      Come volete signore. (rientra con le serve)

ARNOLPHE             Ah quanto valgono per me questa pudicizia e questa onesta ignoranza!

SCENA QUARTA

Arnolphe, Horace

ARNOLPHE              Non dalle ricchezze bisogna lasciarsi incantare, ma dall’onestà che… ma chi vedo? E’ lui o non è lui?

HORACE                  Voi…

ARNOLPHE             Non è possibile! Horace…

HORACE                  Signor Arnolphe.

ARNOLPHE             Ma che piacere. Da quanto siete qui?

HORACE                  Nove giorni. Sono passato subito a salutarvi ma non vi ho trovato.

ARNOLPHE             Ero in viaggio. Ma fatevi guardare. Quanto tempo! Che bel giovanotto. E                                                pensare che vi ho visto bambino. E vostro padre, il mio caro amico Oronte,                                  come sta? Sono anni che non lo vedo.

HORACE                  Benone! Sempre in gamba. Ho qui una sua lettera per voi. Ma poi con                                          un’altra lettera mi annuncia il suo arrivo insieme a un tale di cui mi parla                                      come se lo conoscessi, ma in fede mia, non so chi sia… un certo Enrique…                            Lo conoscete?

ARNOLPHE             Mai sentito. (legge la lettera)

HORACE                  E’ un vostro concittadino, dice, che torna a casa con molte ricchezze                                            accumulate dopo quattordici anni in America. Davvero non lo conoscete?

ARNOLPHE             (leggendo) No.

HORACE                  Strano. Mi scrive che faranno questo viaggio insieme per un affare molto                                     importante di cui però nella lettera non dice nulla

ARNOLPHE             Sarò felice di rivederlo. (riponendo la lettera) Agli amici non si scrivono                                      lettere tanto cerimoniose; e non c’era bisogno che mi scrivesse di aiutarvi:                        potete disporre di me e dei miei averi.

HORACE                  Vi prendo in parola. Avrei giusto bisogno…

ARNOLPHE             Dite.

HORACE                  Avrei giusto bisogno di cento franchi.

ARNOLPHE             Sono lieto di averli con me. Tenete pure la borsa.

HORACE                  Ve li renderò non appena…

ARNOLPHE             Con comodo.

HORACE                  Sapete, mi servono per….

ARNOLPHE             Non siete obbligato a dirmi niente. Come trovate questa città?

HORACE                  Grazie signor Arnolphe. Bella. Piena di gente, divertimenti…

ARNOLPHE             Ognuno si diverte come crede. Ma penso che qui, in quanto ad avventure, non                            manchino le occasioni: brune, bionde… e molto disponibili. E con mariti                                      ancor più disponibili. O no?

HORACE                  Veramente io…

ARNOLPHE             E voi siete un bel giovanotto, il che non guasta. Ditemi, avete già combinato                                qualcosa?

HORACE                  Io, ecco…

ARNOLPHE             Sapete, queste faccende mi divertono più del teatro. Raccontatemi, vi prego,                               non siate timido.

HORACE                  Ebbene: mi è capitata una certa avventura da queste parti.

ARNOLPHE             Oh, pregusto una storiella piccante…

HORACE                  Ma vi raccomando il segreto.

ARNOLPHE             Oh, ma certo!

HORACE                  Ve lo dico solo per l’amicizia che ci lega.

ARNOLPHE             Certamente. Ma dite…

HORACE                  Si tratta di una rara bellezza, che è rimasta colpita dalle mie attenzioni… e                                   oso dire, senza vantarmi, che le cose vanno molto bene…

ARNOLPHE             Dite, dite… la storia promette bene…

HORACE                  Una creatura un po’ sempliciotta a dire il vero, ma proprio questa ignoranza                                 fa risplendere la sua incantevole grazia. Forse la conoscete, si chiama Agnès.

ARNOLPHE             Ah? (tossisce) Mai sentita.

HORACE                  Abita proprio qui, segregata in casa da un uomo che le impedisce ogni                                          contatto col mondo. Davvero non la conoscete?

ARNOLPHE             (tra i denti) No. (a parte) Crepo.

HORACE                  L’uomo invece pare si chiami Del Zeppo o Del Ceppo, non so, non ricordo.                                 Ricco, mi hanno detto, ma piuttosto imbecille. Lui lo conoscete?

ARNOLPHE             (tossendo) Mai sentito.

HORACE                  Geloso fino al ridicolo, piuttosto stupido credo… Davvero non lo conoscete?

ARNOLPHE             (tra i denti) Sì, lo conosco. (a parte) Crepo.

HORACE                  Eh? Non è un bel soggetto? Insomma: l’adorabile Agnès mi ha conquistato;                                 ed è proprio per lei che vi ho chiesto il denaro: voglio sottrarla a quell’idiota                                che la tiene prigioniera, sarebbe un delitto lasciargliela… Grazie a voi                                      compirò il mio progetto… Ma vi vedo turbato. Disapprovate forse? ARNOLPHE                 (tossendo) No no, riflettevo.

HORACE                  Le mie chiacchiere vi hanno stancato. Addio. Tornerò per ringraziarvi ancora.                              (si avvia)

ARNOLPHE             Non c’è bisogno. (a parte) Bisogna dunque…

HORACE                  (torna) Mi raccomando la discrezione: ve ne prego. (si avvia)

ARNOLPHE             Non dubitate. (a parte) Sento nell’animo mio …

HORACE                  (torna) Soprattutto con mio padre che potrebbe andare in collera. (via)

ARNOLPHE             A me! Viene a raccontare questa storia proprio a me. Devo stare calmo…

SCENA QUINTA

Arnolphe, Annette, Georgette

ARNOLPHE             Devo dominarmi per conoscere fino in fondo il suo disegno. Devo sapere                                    tutto; e per sapere, devo stare calmo… calmo e tranquillo…

ANNETTE                 (entra) Ah, signore, questa volta…

ARNOLPHE             (urlando) Silenzio! Qua, tutte e due!

GEORGETTE                       Cielo, signore, mi fate paura…

ARNOLPHE             Silenzio vi dico! Parlate! (le serve si guardano confuse)

ANNETTE                 Cosa signore?

GEORGETTE                       Che c’è signore?

ARNOLPHE             Eh no, sono io che lo domando a voi! Così mi obbedite? Mi avete tradito!

ANNETTE                 Vi prego, non uccidetemi!

GEORGETTE                       Quale cane rabbioso lo ha morso?

ARNOLPHE             Voi dunque, canaglie maledette – soffoco - avete lasciato che un uomo… (le                               serve cercano di scappare) Chi si muove l’ ammazzo!! (le serve si fermano)

ANNETTE                 (cade in ginocchio) Pietà signore!

GEORGETTE                       (cade in ginocchio) Siate clemente!

ARNOLPHE             …avete lasciato che un uomo…entrasse in casa mia – soffoco – Parlate!

ANNETTE                 Mi sento mancare!

GEORGETTE                       Sto morendo! (piangono)

ARNOLPHE             (a parte) Ho bisogno di aria. E pensare che l’ho cresciuta io stesso… io! Per                                 arrivare a questo? No, io devo sapere. Meglio che sia lei a confessare, da                                      queste due non otterrò nulla. (alle serve) Voi!

ANNETTE e GEORGETTE             Signore?

ARNOLPHE             Andate a chiamare Agnès!

ANNETTE e GEORGETTE             Subito signore. (si alzano)

ARNOLPHE             Ferme! (a parte) La avvertirebbero della mia collera. Meglio che vada io                                      stesso a chiamarla. (alle serve) Aspettatemi qui! (esce)

SCENA SESTA

Annette, Georgette

ANNETTE                 Mio Dio, è terribile!

GEORGETTE                       Terribile.

ANNETTE                 I suoi occhi mi hanno fatto paura.

GEORGETTE                       Terribile. Pareva un mostro.

ANNETTE                 Io lo sapevo che quel signore gli avrebbe dato fastidio, te lo avevo detto.

GEORGETTE                       Già, sai sempre tutto tu!

ANNETTE                 Ma perché questa sorveglianza così stretta? Perché quella poveretta                                              non può essere avvicinata né vista da nessuno? Eh?

GEORGETTE                       Perché queste cose lo ingelosiscono.

ANNETTE                 Ah. E come mai queste cose lo ingelosiscono?

GEORGETTE                       Oh bella! Lo ingelosiscono perché… perché è geloso.

ANNETTE                 Ah. Sì, ma perché è geloso? Di cosa è arrabbiato?

GEORGETTE                       Diavolo, Annette, fai certe domande che… va bene, vieni qui che ti spiego.

ANNETTE                 Spiegami.

GEORGETTE                       Ti farò un esempio: immagina di essere a tavola, hai davanti la tua minestra.                                 Ad un tratto viene qualcuno, affamato, e sta per mangiarsela lui. Tu che fai?

ANNETTE                 Io gli spacco la testa.

GEORGETTE                       Vedi che hai capito? La donna in effetti è come la minestra per l’uomo; e                                     quando un uomo vede un altro che tenta di rubargli la minestra, si infuria… ANNETTE             …e gli spacca la testa.

GEORGETTE                       Esatto. Questa è la gelosia.

ANNETTE                 Ma io vedo tanti mariti che non si comportano così.

GEORGETTE                       Perché non tutti sono tanto ingordi da voler tutto per sé .

ANNETTE                 Eccolo che torna.

GEORGETTE                       Cielo, come è nero.

SCENA SETTIMA

Arnolphe, Agnès, Annette, Georgette

ARNOLPHE             Venite, Agnès. (alle serve) E voi, fuori. (ad Agnès) Facciamo quattro passi.                                  Vi piace la passeggiata?

AGNES                      Bellissima.

ARNOLPHE             E che bel sole.

AGNES                      Bellissimo.

ARNOLPHE             Avete qualche novità ?

AGNES                      E’ morto il gatto.

ARNOLPHE             Peccato, ma si sa, tutti dobbiamo morire.Quando ero furori ha piovuto?

AGNES                      No.

ARNOLPHE             Vi siete annoiata?

AGNES                      Io non mi annoio mai.

ARNOLPHE             Cosa avete fatto in questi nove o dieci giorni?

AGNES                      Sei camicie, mi pare, e sei cuffie.

ARNOLPHE              (dopo una pausa) Il mondo, cara Agnès, è cattivo. Quanta maldicenza… Dei vicini mi han detto che un giovanotto sconosciuto è venuto in casa durante la mia assenza e che voi lo avete accolto. Ma io non ho prestato fede a quelle malelingue; ho anzi scommesso che era tutto falso…

AGNES                      Dio mio, non avrete scommesso per davvero?

ARNOLPHE             Come?

AGNES                      Perdereste.

ARNOLPHE             Cosa? E’ dunque vero che un uomo…?

AGNES                      Sicuro. E non si è mai mai mosso dalla casa nostra.

ARNOLPHE             (a parte) Almeno è sincera. (a lei) Ma, mia cara, se non m’inganno, vi avevo                                proibito di ricevere chicchessia.

AGNES                      Ma non era Chicchessia, era un altro! E voi al mio posto lo avreste ricevuto.

ARNOLPHE             E per quale motivo?

AGNES                      Ascoltate, è una storia stranissima. E’ difficile da credere.

MUSICA 2

Mi ero affacciata al balcone per lavorare al fresco, quando vidi sotto gli alberi un bel giovane che incontrando i miei sguardi mi salutò con un profondo inchino. Per dovere di cortesia m’inchinai a mia volta; e un’altra volta lui, e poi di nuovo io, poi lui, poi io, e lui e io…. Egli si mise a passare e ripassare sotto il balcone e ogni volta si inchinava, per cui anche io dovevo inchinarmi. Quello scambio d’inchini sarebbe durato chissà quanto se non fosse sopravvenuta la notte, perché siccome non volevo passare per maleducata, avrei continuato a restituirgli tutti i suoi inchini.

ARNOLPHE             Benissimo.

AGNES                      Il giorno dopo, mentre ero sulla porta, arriva una vecchietta che mi dice : “figlia mia, Dio vi benedica e vi conservi a lungo. Egli vi ha donato la bellezza non perché ne usiate male; e dovete sapere che avete ferito un cuore che è costretto a soffrire…”

ARNOLPHE             Ah, cortigiana di Satana!

AGNES                      Io ferito qualcuno? – dico – e lei: “Sì, è quell’uomo che vedeste ieri dal balcone”. E come è possibile che l’abbia ferito se non l’ho nemmeno toccato? “Sono stati i vostri occhi. Da quando li ha guardati l’infelice langue e solo voi potete guarirlo” E come? – dico io – “Egli non chiede che di vedervi; solo così guarirà, altrimenti morirà!”

ARNOLPHE             Ah strega maledetta!

AGNES                      Così l’ho accolto in casa e come mi vide, guarì. (FINE M 1) Allora dite, ho                                 fatto bene, no? Potevo lasciarlo morire per mancanza di aiuto, proprio io che                               non farei male a una mosca e che piango davanti a un pollo arrosto?

ARNOLPHE             (a parte) Tutta colpa della sua ingenuità! Spero solo che quel furfante non ne                               abbia approfittato.

AGNES                      Siete arrabbiato? E’ forse male quel che vi ho detto?

ARNOLPHE             No no… ditemi, che faceva quel giovanotto durante le sue visite?

AGNES                      Era tanto felice, appena mi ha vista è guarito subito; poi ha regalato del denaro a Georgette e ad Annette, e ha me ha donato…

ARNOLPHE             Sì ! ma che faceva quando era solo con voi ?

AGNES                      Giurava di amarmi di un amore immenso, mi parlava con una dolcezza che mi scuote tutta e mi emoziona e provo quel che non ho mai provato, e…

ARNOLPHE             Sì !! Ma oltre questi discorsi… vi faceva anche qualche carezza?

AGNES                      Oh… tante ! mi prendeva le mani, le braccia e non si stancava mai di baciarle

ARNOLPHE             (a parte) Soffoco! (a lei) E non vi ha per caso preso qualcos’altro?

AGNES                      Be’ mi ha…

ARNOLPHE             Vi ha.. ?

AGNES                      Preso… la….

ARNOLPHE             Sì ? Vi ha preso… ?

AGNES                      No, non posso, voi vi arrabbiereste con me.

ARNOLPHE             No che non mi arrabbio. Dite.

AGNES                      D’altra parte non ho potuto impedirglielo. Le piaceva così tanto…

ARNOLPHE             Lo immagino.

AGNES                      Stava sempre a guardarla, la accarezzava…

ARNOLPHE             Ah, mostro maledetto !

AGNES                      E alla fine gliel’ho lasciata.

ARNOLPHE             Mio Dio, Agnès, che avete fatto ! come avete potuto!

AGNES                      Ecco vi siete arrabbiato. Siete arrabbiato? Non fate così, me la faccio                                           restituire.

ARNOLPHE             Come avete potuto…

AGNES                      Anche se l’ha portata via glielo dico che a voi dispiace…

ARNOLPHE             eh ? Agnès, di che stiamo parlando?

AGNES                      Di quella bella sciarpa che mi avete donato…

ARNOLPHE             Al diavolo la sciarpa !

AGNES                      Allora non ve ne importa ? meglio così, non devo richiedergliela indietro.

ARNOLPHE             No. (si calma) Io voglio sapere se oltre a baciarvi le mani e le braccia vi                                        faceva altre cose.

AGNES                      Perché, si possono fare altre cose?

ARNOLPHE             Sì... NO.

AGNES                      Ma state sicuro che per guarirlo dal suo male gli avrei dato tutto, se solo                                       me lo avesse domandato.

ARNOLPHE              Bene mia cara, la causa di tutto è la vostra ingenuità. Sia. Quel che è stato è stato. Quel giovanotto vi lusinga per poter poi ridere di voi.

AGNES                      No no. Me l’ha detto a me più di venti volte che mi ama, a me in persona !

ARNOLPHE             Sappiate che accettare doni, ascoltare le chiacchiere di questi giovanotti, farsi                              baciare le braccia e solleticare il cuore è peccato. Peccato mortale.

AGNES                      Uh, peccato! E perché? E’ una cosa così tenera e dolce… che non conoscevo.

ARNOLPHE             Sì, mia cara. Queste cose danno molto piacere, ma occorre purgarli d’ogni                                    peccato maritandosi. Capito?

AGNES                      Non è più peccato quando ci si marita?

ARNOLPHE             Precisamente. Vedete che avete capito?

AGNES                      Allora maritatemi subito, ve ne prego!

ARNOLPHE             Davvero lo desiderate?

AGNES                      Davvero davvero!

ARNOLPHE             E io sono tornato apposta per sposarvi.

AGNES                      Oh che felicità ! Se lo farete davvero vi darò tante carezze!

ARNOLPHE             E io ve le ricambierò.

AGNES                      E quando, quando ci sarà il matrimonio ?

ARNOLPHE             Questa sera stessa.

AGNES                      Questa sera ? oh che gioia ! (ride)

ARNOLPHE             Vedervi lieta è quel che desidero.

AGNES                      Questa sera sarò sposa. Grazie, grazie! Oh, come sarò felice con lui!

ARNOLPHE             Con chi ?

AGNES                      Beh, con…. Beh !

ARNOLPHE              Beh…  Il signor Beh  non lo conosco! Avete fatto presto a scegliervi marito. E’ un altro l’uomo che ho in serbo per voi. E quanto al signor Beh, esigo che non lo vediate più, anche se quel suo male dovesse portarlo alla tomba; se torna, gli chiuderete la porta sul naso, e se occorre gli tirerete un masso dalla finestra; chiaro? Io vi terrò d’occhio.

AGNES                      Ma lui è così bello… Io non avrò il coraggio….

ARNOLPHE             Ho sentito fin troppo. Andate in camera vostra.

AGNES                      Ma come potete…?

ARNOLPHE             Basta così. Io sono il padrone, io comando e voi obbedite. Via!

AGNES                      Come volete voi. Sì sì…. (esce)

MUSICA 3

                                   CAMBIO LUCE

SCENA OTTAVA

Arnolphe, Agnès, Annette, Georgette

ARNOLPHE             Avete eseguito alla perfezione I miei ordini. Voi due gli avete chiuso la porta                              in faccia con fredda determinazione…

ANNETTE                 Sappiamo riconoscere un ordine. Quel tipo ci imbrogliava…

GEORGETTE                       E ci offendeva dandoci continuamente del denaro!

ARNOLPHE             Ma la più brava di tutti è stata Agnès: gli ha tirato quel sasso con molta                                        precisione.

ANNETTE                 Io stessa non avrei saputo fare di meglio.

GEORGETTE                       State pur certo: dopo la scena della notte scorsa non tornerà.

ARNOLPHE             Tuttavia è bene che io vi faccia un piccolo discorso. (alle serve) voi, andate a                               preparare la cena. (le serve escono)

SCENA NONA

Arnolphe, Agnès

ARNOLPHE              Tutto quel che è avvenuto è stato a causa della vostra ingenuità, Agnès. Ma ora lasciate il vostro lavoro e ascoltatemi. Io vi sposo, Agnès. E voi dovete esserne felice. Ma dovete anche sapere che il matrimonio obbliga la donna a doveri solenni. Non esiste eguaglianza tra gli sposi: il marito comanda, la moglie obbedisce. Chiaro? Se il marito getta sulla moglie uno sguardo grave, ella abbasserà gli occhi per rialzarli quando lui le farà la grazia di uno sguardo dolce. Brava. Ho qui per caso uno scritto che insegna i compiti della moglie. (le porge un foglio) Non so chi abbia scritto lo scritto, ma è scritto molto bene. Volete leggerlo, mia cara?

AGNES                      (legge)    « Le massime del matrimonio ovvero i doveri della donna maritata                                con il loro esercizio quotidiano. » Leggo? «Prima massima: colei che va in                                   sposa ad un uomo deve mettersi in testa, malgrado la moda odierna, che                                              costui la sposa solo per sé». Che vuol dire?

ARNOLPHE             Poi ve lo spiego, continuate.

AGNES                      «Seconda massima: ella si abbiglierà solo per il marito; nulla le importi che altri la trovino brutta » (ci pensa) Sì sì! «Terza massima: no a creme, profumi, pomate: chi si fa troppo bella è garantito, non lo fa per piacere a suo marito » Che carino, qui c’è anche la rima!

ARNOLPHE             Andate avanti.

AGNES                      «Quarta massima: niente visite di uomini in casa, tranne chi viene per il padrone di casa » Niente niente? (a un’occhiataccia di lui riprende a leggere)  «Quinta massima: ella diffiderà dei regali degli uomini: a questo mondo non si fa niente per niente». Davvero? «Sesta massima: fra i suoi mobili non vi sarà scrittoio, né carta, né penna: solo il marito dovrà scrivere tutto quel che  si scrive in casa sua» (mostra il foglio) «Settima massima: No, no, no. No alle passeggiate di moda, alle merende all’aperto e così via. Si sa bene che poi a pagare sono sempre i mariti ». «Ottava massima….».

ARNOLPHE              Molto bene Agnès, continuate da sola. Mi sovviene che ho una faccenda da sistemare.

AGNES                      Sì sì. (uscendo) «Ottava massima: la moglie che tiene al proprio onore fugga                                il vizio del gioco come cosa pericolosa….»

SCENA DECIMA

Arnolphe, Horace

ARNOLPHE             Farne mia moglie è la cosa migliore. Certo ella è ingenua: ma l’ingenuità è                                    cento volte preferibile alla malizia. Plasmerò la sua anima a mio piacimento.                                 (fa per uscire) Ma chi vedo? Il galantuomo che torna.Bene. Continuerò a                                     fingere per scoprire qualcos’altro di utile.

HORACE                  (Ha la fronte bendata) Signor Arnolphe!

ARNOLPHE             Amico mio, che vi è successo?

HORACE                  Da quando mi sono confidato con voi le cose vanno male.

ARNOLPHE             Davvero? Come mai?

HORACE                  E’ tornato il tutore della mia bella.

ARNOLPHE             Accidenti!

HORACE                  E non so come, ha saputo della nostra tresca.

ARNOLPHE             Che disdetta!

HORACE                  Ieri andavo da lei all’ora convenuta, quando con malagrazia le serve mi hanno                             chiuso la porta in faccia!

ARNOLPHE             In faccia?

HORACE                  In faccia! “Non ci seccate!” hanno gridato. Allora ho fatto il giro e dalla                                      finestra ho chiamato Agnès; e lei per tutta risposta mi ha tirato un sasso.

ARNOLPHE             Un sasso?

HORACE                  Grosso così. In fronte!

ARNOLPHE             Trovo tutto ciò quanto meno irritante per voi, amico mio.

HORACE                  Questo ritorno non ci voleva. Anche perché ho subito capito che è stato il                                    tutore a organizzare tutto. Ma troverò il modo di eludere la sua sorveglianza.

ARNOLPHE             Siete furbo voi, non sarà un sasso a fermarvi. Siete certo che lei vi ami?

HORACE                  Certissimo.

ARNOLPHE             Nonostante il sasso?

HORACE                  Grazie al sasso. Non mi sarei aspettato una mossa simile da parte di una                                       ragazza così ingenua, sono stupefatto: è proprio vero che l’amore                                                  aguzza l’ingegno. Il sasso era avvolto in un messaggio.

ARNOLPHE             Un messaggio?

HORACE                  Eccolo. Ve lo leggerei volentieri, ma non voglio abusare del vostro tempo.

ARNOLPHE             Ma no, amico mio, abusate pure.

HORACE                  Se insistete. (apre il foglio) Che figura da tonto ci fa quel suo tutore, eh?                                      Mentre mi grida “andate via” e mi colpisce in testa – si vede molto? – la mia                               bella trova il modo di comunicare con me. E magari lui la stava pure                                          osservando. L’ ha preso in giro proprio per bene! (ride) Non è divertente?

ARNOLPHE             (tra i denti) Molto.

HORACE                  Allora fatevi una bella risata! (ride) Non ridete?

ARNOLPHE             Riderò dopo, a casa. Questo messaggio?

HORACE                  Sì, ve lo leggo. «Amore mio amato, penso dei pensieri strani ma non so come                               ve li posso dirveli per colpa della mia INORANZA in qui nella quale sono                                   tenuta. Forse non mi esprimo bene…»

ARNOLPHE             Direi di no.

HORACE                  Ma quale ingenuità in questo animo! (legge) « Forse non mi esprimo bene,                                   non è colpa mia se non mi hanno fatto studiare. Missi dice que i giovanotti                                  inganano le faciulle, ma io non ci credo che voi ingannate me, e quomunque                            io ve lo voglio dirvelo lo stesso que  io vi amo tanto. …»

ARNOLPHE             (a parte) Maledetta!

HORACE                  Avete detto?

ARNOLPHE             Nulla, ho tossito. Non si capisce niente di questo messaggio.

HORACE                  Si capiscono molte cose invece: si comprende la sua purezza d’animo e la                         cattiveria di chi ha voluto tenerla in stato di ignoranza. E grazie all’amore ora                              la sua intelligenza viene fuori, a dispetto di quel vigliacco, quel delinquente,                              quell’animale…

ARNOLPHE             Addio.

HORACE                  Dove andate?

ARNOLPHE             Mi sono ricordato di una faccenda urgente.

HORACE                  Un momento: dovete aiutarmi signor Arnolphe a sconfiggere quella bestia                                   che imprigiona il mio amore. Devo trovare il modo di entrare in quella casa…

ARNOLPHE             Lo troverete senza di me. Addio, ho da fare.

HORACE                  Vi lascio allora. Badate: mi confido solo con voi… (via)

ARNOLPHE             Che tormento. E devo nasconderlo di fronte a lui. Come può una  ingenua                                   escogitare un simile trucco? E’ il demonio che l’ha ispirata. Eppure sono stato                             attento, previdente… mi prenderei a schiaffi! Bene. Dopo questi fatti non  mi                               resta che punirla. E poi vedremo il da farsi. (uscendo grida) Agnès!

MUSICA 4

Fine primo atto

ATTO SECONDO

MUSICA 5

SCENA PRIMA

Arnolphe, Annette, Georgette

ARNOLPHE              Con che cinismo ha sostenuto il mio sguardo. Né turbata né pentita di quel che ha fatto; quei suoi occhi così spavaldi mi fissavano in un modo che non le conoscevo… Ero irritato contro lei,  disgustato, disperato, eppure provavo qualcosa che… Mio Dio quanto è bella. L’ho cresciuta fin dall’infanzia  e dovrei ora permettere a un bellimbusto di portarmela via sotto il naso? Mai! Annette! Georgette !

ANNETTE                 Signore !

GEORGETTE                       Siamo qui, comandate.

ARNOLPHE             Avvicinatevi. Voi siete le mie serve fidate.

ANNETTE                 Non dovete dubitarne, signore.

ARNOLPHE              Si attenta al mio onore, e sarebbe un guaio anche per voi se mi si ridesse dietro. Dovete impegnarvi, quel damerino non deve in alcun modo…

GEORGETTE                       Ci avete istruito a dovere, signore.

ARNOLPHE             Attente a non cedere alle sue lusinghe.

ANNETTE                 Per chi ci prendete?

GEORGETTE                       Sappiamo difenderci!

ARNOLPHE              Voglio proprio vedere. (ad Annette) Se per esempio ti dicesse: “Annette,                                      aiutami, soccorrimi!”, tu risponderesti…

ANNETTE                 Andate all’inferno, signore!

ARNOLPHE             Bene. (a Geogette) Se per esempio ti dicesse: “Georgette, tu che sei così                                      dolce e così buona…”

GEORGETTE                       Siete uno stupido, signore!

ARNOLPHE             Molto bene. (ad Annette) “Cosa c’è di male nelle mie oneste intenzioni?!”

ANNETTE                 Siete uno sfacciato!

ARNOLPHE             Benone. (a Geogette) “Se non hai pietà di me morirò!”

GEORGETTE                       Siete un buffone !

ARNOLPHE             Benissimo! (a entrambe) “Nessuno fa niente per niente: eccovi una piccola                                  mancia per i vostri capricci… (porge denaro che le serve prendono) Purché                                  mi facciate incontrare con la padroncina…!”

ANNETTE                 (con uno spintone) Come osate!

ARNOLPHE              Bene!

GEORGETTE                       (con uno spintone) Andate da altri!

ARNOLPHE             Benone!

ANNETTE                 (con uno spintone) Fuori  di qui!

ARNOLPHE             Benissimo!

GEORGETTE                       (con uno spintone) E in fretta!

ARNOLPHE             Olà! Basta così!

ANNETTE                 Ho fatto bene ?

GEORGETTE                       E’ così che devo agire ?

ARNOLPHE             Esattamente. Tranne che per il denaro, non dovevate prenderlo.

GEORGETTE                       Oh, che sbadate!

ANNETTE                 Facciamo un’altra prova?

ARNOLPHE             No, va bene così, tenete pure il denaro, l’avete meritato. Rientrate in casa.                                   Ora vi raggiungo, ho un piano di cui vi voglio parlare.

GEORGETTE                       Bene signore!

ANNETTE                 Grazie signore! (via con Georgette)

SCENA SECONDA

Arnolphe, Horace

ARNOLPHE              Chiederò al ciabattino qui all’angolo di fare la spia; e la terrò sempre chiusa in casa. Saranno bandite parrucchiere, pettinatrici, venditrici di fazzoletti… tutta gente capace di brigare sotto banco alle mie spalle. Il giovanotto dovrà essere molto abile per riuscire a farle giungere anche solo un messaggio…

HORACE                  Finalmente vi trovo! Ma voi state sempre qua? Dovevo vedervi, l’ho                                            scampata bella! Dopo avervi lasciato ho visto Agnès alla finestra; mi ha fatto                               segno, è scesa, mi ha aperto la porta del giardino. Ma mentre conversavamo è                                arrivato lui, il tutore, il pazzo imbecille. Mi sono nascosto nell’armadio e l’ho                               sentito urlare, imprecare. Senza dubbio ha saputo la faccenda del sasso.                                    Quando finalmente è andato via, ho tirato un sospiro di sollievo. Sono fuggito                                   di corsa ma stanotte tornerò là e ad un segnale convenuto Agnès mi farà                                      entrare. Credo che fuggiremo insieme. Ho voluto dirvelo, rendervi partecipe                                della mia gioia, ma mi raccomando, acqua in bocca. (esce)

SCENA TERZA

Arnolphe, Chrysalde

ARNOLPHE             dopo aver fatto quanto in mio potere dovrò rischiare di vedere la mia fronte                                adornata come quella di tanti mariti? Ah no, giammai… Gran fortuna, nella                                 disgrazia, almeno sapere per tempo a cosa vado incontro… Preparerò al                                            giovanotto una bella serata galante… o non mi chiamo più Arnolphe!

CHRYSALDE           Signor Arnolphe!

ARNOLPHE             Del Ceppo! Signor, Del Ceppo, ricordate?

CHRYSALDE           Ah già. Cosa fate in giro a quest’ora? Non si cena stasera?

ARNOLPHE             E voi allora?

CHRYSALDE           Io ho già cenato.

ARNOLPHE             E io sto a digiuno.

CHRYSALDE           Problemi con le vostre nozze? Sono andate a monte?

ARNOLPHE              Non mi pare che la cosa vi riguardi.

CHRYSALDE           Olà, che bell’umore! E che brutta faccia!

ARNOLPHE             E’ la faccia di uno che non tollera i cascamorti e non tollera le corna.

CHRYSALDE           Ancora con questa storia? Ma che strano. E’ per voi così grave la faccenda                                  delle corna? Andiamo amico mio, prendetela con più filosofia, e non legate                                 l’onore all’accidente di avere una compagna poco seria. L’onore di un                                          gentiluomo dipende da altro: dalla sua parola, dalla sua onestà…

ARNOLPHE             Avete finito?

CHRYSALDE           Non fraintendetemi: io condanno il tradimento della moglie. Ma siccome non                              dipende da noi, se capita, conviene prendere la cosa con leggerezza e non                                    ammalarsi per questo.

ARNOLPHE             (ironico) Grazie infinite.

CHRYSALDE           Di nulla. Guardate me. Se potessi scegliere preferirei avere una moglie                                         “leggera” ma tranquilla, piuttosto di una per bene ma con un caratteraccio,                                   che di un nonnulla fa una tragedia; una di quelle capaci di far pagare la                                            propria onestà con continue pretese assurde. Da una moglie così, amico mio,                              Dio ci scampi e liberi!

ARNOLPHE             La lezione è finita e questi scherzi mi disturbano. Non subirò mai tale                                           infamia; piuttosto giuro…

CHRYSALDE           Non fatelo! rischiate di divenire spergiuro. Se è destino che lo siate, lo sarete                               e basta!

ARNOLPHE             Essere cosa? Io, dovrei essere becco, io?

CHRYSALDE           Molti uomini eccelsi lo sono e non si cambierebbero con voi.

ARNOLPHE             Né io con loro. Buonasera.

CHRYSALDE           Siete adirato e non so perché. Vi lascio. Ma ricordatevi: giurare che non si                                    sarà mai cornuti è come esserlo già a metà. Buonasera. (via)

SCENA QUARTA

Arnolphe, Annette, Georgette

ARNOLPHE             E io torno a giurarlo, e intanto cerco un rimedio per evitare questo pericolo!                                 Annette! Georgette!

ANNETTE                 Sì signore!

GEORGETTE                       Eccoci signore!

ARNOLPHE             Ho bisogno del vostro aiuto. L’uomo che sapete ha intenzione di tornare                                      stanotte. Dobbiamo tendergli un’imboscata. Procurate dei bastoni e quando                                sarà il momento, colpiremo fino in modo che se ne ricordi per tutta la vita.                                 Ma senza mai fare il mio nome, mi raccomando! Siete pronte a soddisfare il                          mio desiderio di vendetta?

ANNETTE                 Se non si tratta che di picchiare, signore, lasciare fare a noi.

GEORGETTE                       Vedrete quanto pesa la mia mano quando picchia, signore.

ARNOLPHE             Bene, rientrate ora e acqua in bocca. (serve via) Se tutti i mariti della città                                    ricevessero in questo modo i spasimanti delle loro mogli, ci sarebbero meno                                 cornuti in giro.

MUSICA

CAMBIO LUCE (Notte, passaggio di tempo)

SCENA QUINTA

Arnolphe, Annette, Georgette

ARNOLPHE             (E’ avvolto in un mantello) Che avete fatto, disgraziate?

ANNETTE                 Abbiamo obbedito signore.

GEORGETTE                       Non era questo che volevate?

ARNOLPHE             No, accidenti! Dovevate picchiarlo non ucciderlo! Sulla schiena e non sulla                                  testa dovevate colpire. E’ rimasto là, certamente morto… rientrate in casa e                                 non parlate a nessuno di questa faccenda.

ANNETTE -   GEORGETTE                       Sì signore. (via)

SCENA SESTA

Arnolphe, Horace

ARNOLPHE             (siede sulla panca) Sta per spuntare il giorno, e bisogna che rifletta bene su                                  come comportarmi in  questa disgrazia…

HORACE                  (E’ tutto fasciato: siede, non visto dall’altro lato) Ah, povero me….

ARNOLPHE             Ah, che sarà di me? E che dirà il padre quando verrà a saperlo?

HORACE                  Se mio padre sapesse i guai che sto passando…

ARNOLPHE             Bisogna che mi confidi con qualcuno…

HORACE                  Se solo trovassi il mio amico….

ARNOLPHE             (si vedono) Ah!

HORACE                  Oh!

ARNOLPHE             Un fantasma! 

HORACE                  (allarmato) Oddio dove?

ARNOLPHE             (riprendendosi) Non fateci caso…

HORACE                  (sospettoso) Siete mattiniero.

ARNOLPHE             Sì, appunto, ho avuto un incubo e sono uscito. E voi… ?

HORACE                  (incalzandolo) Cercavo voi.

ARNOLPHE             Me?

HORACE                  (c.s.) Sì.giusto voi. Guardate come sono ridotto.

ARNOLPHE             Sì, stavo notando…

HORACE                  (c.s.) Riuscite a immaginare chi mi ha ridotto così?

ARNOLPHE             No… no, come… che avete fatto?

HORACE                  Sono vivo per miracolo. Non so come sapessero del mio appuntamento:                                       mentre raggiungevo la finestra, s’ è affacciata della gente armata di bastone                                che mi ha colpito. Per fortuna sono scivolato prima che potessero       farmi male                              seriamente; e sono svenuto. Certi di avermi ucciso, quegli            assassini si sono                                 spaventati e sono fuggiti. Questo l’ho saputo da Agnès, che rimasta senza                                      sorveglianza è venuta in mio soccorso; mi ha condotto via; mi ha curato e                                    vuol restare sempre con me.

ARNOLPHE             La… ragazza è fuggita?

HORACE                  Sì, a casa mia. Capite a cosa la espone quel pazzo con la sua gelosia?                                            Fortunatamente per lei, io l’amo davvero e non voglio si facciano chiacchiere                              sul suo conto. Per questo venivo da voi.

ARNOLPHE             Ah sì? Non capisco.

HORACE                  Voglio che prendiate in custodia la ragazza per un paio di giorni, il tempo di                                convincere mio padre. So che andrà su tutte le furie, ma poi accetterà il fatto.                              Potete aiutarmi?

ARNOLPHE             Ma certo amico mio.

HORACE                  Sapevo di poter contare sul vostro appoggio, come ho contato sulla vostra                                   discrezione. Siete un vero amico signor Arnolphe. Ella è qua dietro.

ARNOLPHE             Bisogna far presto, è già l’alba. Che nessuno ci veda, o nasceranno                                               chiacchiere.

HORACE                  Precauzione più che giusta. La conduco subito qua. (via)

ARNOLPHE             Ah cielo! Questo colpo di fortuna compensa tutti i mali che il tuo capriccio                                  mi ha procurato!

SCENA SETTIMA

Arnolphe, Horace, Agnès

HORACE                  (rientra con Agnès) Non temete, vi ho trovato un alloggio sicuro. Non potete                               stare a casa mia, rischieremmo di rovinare tutto.

ARNOLPHE             (a parte agguantandola) Eccola, la malandrina!

HORACE                  Questo mio amico è persona fidata. Avrà cura di voi.

AGNES                      E voi perché mi lasciate ?

HORACE                  E’ necessario, mia cara.

AGNES                      Tornate presto, vi prego.

HORACE                  L’amore non mi farà tardare.

AGNES                      Quando non vi vedo sono triste.

HORACE                  Anch’io sono triste lontano da voi.

AGNES                      Se fosse vero stareste qui.

HORACE                  Come potete dubitare del mio amore ?

AGNES                      Voi non mi amate quanto vi amo io… (Arnolphe la tira) Non tiratemi così!

HORACE                  Lo fa per il nostro interesse, anima mia.

AGNES                      Ma seguire uno sconosciuto…

HORACE                  Non temete, sarete sicura nelle sue mani.

AGNES                      Lo sarei di più nelle vostre… (Arnolphe la tira) E non tirate!

HORACE                  Addio, si fa giorno. Devo andare.

AGNES                      Ma quando vi rivedrò ?

HORACE                  Presto, vi assicuro.

AGNES                      E come soffrirò!

HORACE                  Addio! (a parte) Grazie al cielo non ho più rivali e posso dormire tranquillo.                                (via)

SCENA OTTAVA

Arnolphe, Agnès

           

ARNOLPHE             Andiamo, devo portarvi in un luogo sicuro. (si scopre) Mi conoscete?

AGNES                      Voi?

ARNOLPHE             Cosa c’è Agnès ? mi sembrate spaventata. Come mai?

AGNES                      Che significa? (cerca Horace con lo sguardo)

ARNOLPHE             Il vostro spasimante è già lontano, non vi aiuterà. Allora, com’è che                                              domandate se i bambini si fanno con le orecchie e poi riuscite a organizzare                                 un piano così diabolico? Chi  vi  ha insegnato la lingua con cui sapete                                         cinguettare con lui? Piccola serpe che ho cresciuto in seno!

AGNES                      Perché mi sgridate? Non vedo nulla di male in quel che ho fatto.  

ARNOLPHE             Scappare con il primo che passa non è un’azione infame?

AGNES                      E’ l’uomo che mi vuole in moglie. Ho seguito il vostro consiglio: non avete                                  detto che per non fare peccato bisogna sposarsi?

ARNOLPHE             Ma dovevate sposare ME! E non ditemi che non l’avevate capito.

AGNES                      Sì, ma detto fra noi, lui mi piace assai di più. L’idea di sposarmi con voi mi è                               triste e penosa…

ARNOLPHE             Come sarebbe?

AGNES                      …i vostri discorsi danno del matrimonio un quadro terribile. Lui invece ne dà                              un’immagine così gradevole e dolce che vien proprio voglia di sposarsi.

ARNOLPHE             Ah, allora lo amate, sciagurata!

AGNES                      Sì, infatti.

ARNOLPHE             E avete la faccia tosta di dirmelo!

AGNES                      Perché non dovrei dirvelo, se è vero? Non è colpa mia; è successo così.

ARNOLPHE             Non doveva succedere! Dovevate impedirlo! Sapevate di darmi un                                              dispiacere?

AGNES                      Un dispiacere? A voi? E perché?

ARNOLPHE             Soffoco! Voi dunque… non mi amate?

AGNES                      Voi?

ARNOLPHE             Sì.

AGNES                      Santo cielo, no!

ARNOLPHE             Come no?

AGNES                      Devo dire una bugia ?

ARNOLPHE             E perché non mi amate ? Ho fatto di tutto perché mi amaste, ma inutilmente!

AGNES                      Si vede che lui ne sa più di voi: per farsi amare non ha fatto nessuna fatica.

ARNOLPHE             Sentila come risponde ! E ditemi, visto che siete così saccente: io vi avrei                                     dunque mantenuta tutto questo tempo per quell’altro?

AGNES                      Non temete: lui vi rimborserà fino all’ultimo centesimo.

ARNOLPHE             Soffoco !!! E mi restituirà anche la riconoscenza che mi dovete? La                                              riconoscenza per avervi cresciuta, seguita, allevata, educata fin da bambina?

AGNES                      Educata ? bella educazione davvero, bella istruzione che mi avete data.                                        Credete che non sappia di essere ignorante, grazie a voi? Ma ora basta: sono                                stufa di provare vergogna, non voglio più passare per un’oca alla mia età.

ARNOLPHE             Ma davvero ? E prenderete lezioni da quel bellimbusto?

AGNES                      Certo. Devo ringraziarlo di quel poco che so; e devo molto più a lui che a voi.

ARNOLPHE             Vedervi così fredda e sprezzante mi fa impazzire!   Non so chi mi trattenga                                 dal prendervi a ceffoni.

AGNES                      Oh dio, potete farlo se vi fa piacere.

ARNOLPHE             (a parte) Le sue parole, i suoi occhi, disarmano la mia collera, e colmano il                                   mio cuore di tenerezza! Che cosa strana l’amore, che rende l’uomo debole e                                irrazionale! (a lei) Ebbene, facciamo pace, piccola traditrice. Ti perdono.                                     Comprendi da questo quanto ti amo, e ricambia il mio affetto per te.

AGNES                      Vorrei contentarvi con tutta l’anima: che cosa mi costerebbe, se potessi?

ARNOLPHE              Musetto mio, tu puoi se vuoi. (sospira) Ascolta questo sospiro d’amore; guarda questi occhi che muoiono, e manda al diavolo quel moccioso e le sue stregonerie. Con me sì, saresti felice: avresti abiti e gioielli e tutto quel che desideri. Io ti coccolerò, ti bacerò, ti coprirò di tenerezze! Il mio amore non ha eguali al mondo, come posso dimostrartelo? Vuoi che mi strappi i capelli? vuoi che mi uccida? Farò di tutto per provarti il mio amore!

AGNES                      Ecco vedete? I vostri discorsi non mi danno nessuna emozione; Horace con                                 due parole avrebbe fatto di più.

ARNOLPHE             Questo è troppo! Vuoi sfidarmi, aizzare la mia collera, gettarmi nel ridicolo!                                Ebbene, bestia indocile, l’avrete voluto voi. Lascerete la città, e prima di                                      stasera sarete chiusa in convento per sempre!

SCENA NONA

Arnolphe, Agnès, Georgette, Annette

GEORGETTE                       Signore! Correte presto! Non sappiamo come sia successo…!

ANNETTE                 Il morto è sparito!

GEORGETTE                       Non sappiamo come sia successo…!

ANNETTE                 La padroncina è fuggita!

ARNOLPHE             Agnès è qui. Chiudetela in camera sua. Il tempo di  cercare una vettura e sarò                              di ritorno. Fatele la guardia. Se succede qualunque cosa, vi strozzo con le mie                             mani. (Agnès e le serve via) Forse lontano da qui, dimenticherà quell’altro.

SCENA DECIMA

Arnolphe, Horace

HORACE                  Sono rovinato, signor Arnolphe, distrutto! Un guaio tremendo…

ARNOLPHE             Vi prego, ho premura.

HORACE                  No, ascoltate! Mio padre è tornato stamane, all’improvviso…

ARNOLPHE             Ne sono lieto, vogliate scusarmi…

HORACE                  …per dirmi che mi ha fidanzato senza avvertirmene! È qui per la                                                  celebrazione delle nozze, e ora? Che ne sarà di Agnès e di me?

ARNOLPHE             (interessato) E con chi vi avrebbe fidanzato?

HORACE                  E’ quell’ Enrique di cui vi parlavo ieri la causa di tutto. Sono destinato a                                      sua figlia. Avevo pensato di fuggire, ma poi ho sentito che mio padre vuol                                   parlare con voi, e vi sta cercando.

ARNOLPHE             Vorrà salutarmi dopo tanto tempo.

HORACE                  Vi prego, non ditegli nulla dell’impegno preso e cercate di dissuaderlo da                                    queste nozze. Vi prego, siete il mio più caro amico, io vi ho confidato…

ARNOLPHE             Va bene va bene, lasciate fare a me.

HORACE                  Spero solo in voi.

ARNOLPHE             Non mancherò.

HORACE                  Ditegli che… eccolo che viene. Mi raccomando.

SCENA DECIMA

Arnolphe, Horace, Oronte, Chrysalde

ORONTE                   Il mio amico Enrique ci raggiungerà fra breve, mio caro Chrysalde.

CHRYSALDE           Sono certo che insieme avete fatto la scelta giusta.

HORACE                  (ad Arnolphe) Consigliatelo di rimandare un poco.

ARNOLPHE             (ad Horace) Certamente.

ORONTE                   Ma dov’è il mio caro amico Arnolphe?

ARNOLPHE             Che felicità, rivedervi dopo tanto tempo! (si abbracciano)

ORONTE                   Sono venuto qui per…

ARNOLPHE             Non occorre che mi diciate, sono al corrente.

ORONTE                   Vedo, mio figlio mi ha preceduto. Tanto meglio.

ARNOLPHE              Ma forse ignorate che vostro figlio si oppone a queste nozze; difatti mi ha pregato di dissuadervi, o di consigliarvi di rimandare.

ORONTE                   (A Horace) Davvero figlio mio? Come mai?

ARNOLPHE             Ma io sono del parere che sia il caso di far valere la vostra autorità paterna,                                  senza perdere altro tempo.

HORACE                  Cosa?!

ARNOLPHE             I giovani bisogna farli rigar dritti: ad essere indulgenti si fa il loro danno.

HORACE                  Ah, traditore!

ORONTE                   Ma se al suo cuore ripugna questa unione, non sarò io a forzarlo.

HORACE                  Oh padre, come siete generoso e buono!

ORONTE                   Lasciamo andare dunque queste nozze. Certo, avevo impegnato la parola con                              il signor Enrique, ma a questo punto…

ARNOLPHE             Cosa devo sentire? No, signor Oronte, voi siete mio intimo amico, e tengo                                   alla vostra reputazione più che alla mia. Si dirà in giro che non mantenete la                                 vostra parola? Che vi fate comandare da vostro figlio? Non lo permetterò!

HORACE                  (ad Arnolphe) Ma come osate intromettervi…

ORONTE                   (a Horace) Silenzio! Chi ti ha autorizzato ad intervenire?

HORACE                  State parlando di me e della mia vita, padre! Ho il diritto di…

ORONTE                   (a Horace) Silenzio! Basta così!

ARNOLPHE             (a Oronte) Amico, sono desolato: ciò accade quando si dà troppa importanza                              ai figli. Non obbediscono più, e finiscono col prevaricare sui genitori.                                           Riflettete a ciò che fate, pensate che vi siete impegnato…(si allontana)

HORACE                  (tra sé) Ma che dice, che fa? Io non capisco questo voltafaccia.

CHRYSALDE           (ad Arnolphe) Mi sorprende questo vostro interessamento… Cosa c’è sotto?

ARNOLPHE             (a Chrysalde) Fatemi il favore, non immischiatevi, so quel che faccio.

ORONTE                   Vedete, signor Arnolphe, in effetti…

CHRYSALDE           (a Oronte) Quel nome lo indispone, vi ho detto: chiamatelo signor del Ceppo.

HORACE                  Cosa?!

ARNOLPHE             (a Horace) Già! Ed ecco svelato il mistero.

SCENA UNDICESIMA

Arnolphe, Horace, Oronte, Chrysalde, Georgette

GEORGETTE                       Signore, fate qualcosa, non riusciamo più a tenerla. Vuol fuggire a tutti i                                      costi, ha tentato di gettarsi dalla finestra….

ARNOLPHE              Che venga qui, la porterò via subito. (Georgette via; ad Horace) Non fate                                                quella faccia; la fortuna vi ha finalmente voltato le spalle. Come si dice: oggi                               a me, domani a te.

HORACE                  Mi sento morire…

ORONTE                   Che succede?

ARNOLPHE             (a Oronte) Sarà bene che affrettiate le nozze di vostro figlio; mi considero                                   invitato.

ORONTE                   Seguirò il vostro consiglio. Ma posso sapere che cosa succede?

SCENA UNDICESIMA

Arnolphe, Horace, Oronte, Chrysalde, Georgette, Agnès

GEORGETTE                       (entra con Agnès che si dibatte) E state un po’ ferma, accidenti! Avete steso                                la povera Annette con un calcio! Ma io dico se questo è il modo…

ARNOLPHE              Venite mia cara, salutate il vostro spasimante. So che non è andata secondo le vostre speranze, ma non tutte le storie d’amore hanno un lieto fine…

AGNES                      Horace, mi lasciate portar via così?

HORACE                  Sono così addolorato che non capisco più nulla.

ARNOLPHE              Meno chiacchiere, andiamo!

AGNES                      No, voglio restare qui! Horace!

ORONTE                   Qualcuno ha la bontà di dirmi che diavolo succede?

ARNOLPHE             Ve lo dirò, ma non ora, devo andare. Vi ho consigliato di affrettare le nozze e                             per ora è tutto, arrivederci. (si allontana trascinando Agnès)

ORONTE                   Fermo! E’ proprio ciò che ho intenzione di fare. Per questo sono qui: perché                                mio figlio sposi la figlia di Enrique, e cioè la fanciulla che vive in questa casa.

HORACE                  Cosa?

AGNES                      Cosa?

ARNOLPHE             Cosa? Vi sbagliate certamente. Costei non è figlia di nessun Enrique. Sua                                    madre era una povera contadina, e me l’affidò perché me ne prendessi cura.

ORONTE                   (ad Agnès) Come vi chiamate?

AGNES                      Agnès, signore.

ORONTE                   (a Crhysalde) Si chiama Agnès. (ad Agnès) Dove stavate prima di venire qui?

AGNES                      In convento, signore. Ma da piccola stavo in campagna. In una piccola casa                                 vicino al fiume.

ORONTE                   (a Crhysalde) In campagna.

CHRYSALDE           (a Oronte) Vicino al fiume.

ARNOLPHE             Ora basta, dobbiamo andare.

ORONTE                   (ad Agnès) Ricordate un signore ben vestito che veniva a trovarvi?

AGNES                      C’era un gentiluomo che mi portava dei doni. La mamma diceva che dovevo                               volergli bene, ma non so perché. Poi non l’ho visto più. La mamma diceva…

ARNOLPHE             Comincio a seccarmi, signor Oronte. Vi ripeto che   vi sbagliate. Agnès non ha                             nulla a che fare con il vostro amico venuto dall’estero. Sua madre era una                                    contadina. E ora, se volete scusarci…

ORONTE                   Enrique ebbe una figlia da un matrimonio segreto, ma la povera sposa che si                                chiamava Angelica morì di lì a poco; così lui affidò la bambina a una                                            contadina.

CHRYSALDE           Ma la sorte avversa lo costrinse a una improvvisa partenza; andò in America                                dove riuscì, dopo molti anni, a fare fortuna. Ed torna oggi, per riprendere sua                              figlia….

ORONTE                   … Che ha promesso a mio figlio. Ma quando è andato da quella contadina, ha                             saputo che ella aveva a sua volta affidato la bambina a voi, perché non la                                     poteva mantenere.

CHRYSALDE           Il signor Enrique vi è molto riconoscente per aver educato sua figlia, e non                                   vede l’ora di conoscervi…

ARNOLPHE             Oh…. (esce, Georgette lo segue)                             

ORONTE                   Ma dove va?

HORACE                  Padre, vi spiegherò io tutto. Io non volevo sposarmi con la donna che mi                                      avete destinato, perché è lei la donna che mi avete destinato. Chiaro?

ORONTE                   No, affatto.

HORACE                  Io mi ero già impegnato con questa fanciulla; e il caso ha realizzato quel che                                la vostra saggezza aveva deciso.

ORONTE                   Quand’è così, tutto è bene quel che finisce bene. Vieni figlia mia, fa’ che ti                                  abbracci!

            MUSICA

(restano sul fondo Horace, Oronte e Agnès; dalla casa rientra Arnolphe seguito dalle serve che lo consolano; Chrysalde viene avanti )

CHRYSALDE           E questa è la fine della storia. Fra poco entreremo in casa, e finalmente Agnès                             conoscerà suo padre. Arriverà anche la povera contadina. Sono tutti                                             riconoscenti al signor Arnolphe che si è preso cura della fanciulla; ci sarà una                            festa e sarà annunciato il fidanzamento di Agnès con Horace… insomma,                                         tutto è bene quel che finisce bene. A chi è proprio necessario cercare una                                              morale, posso dire – a questo punto –  che il sistema più sicuro per evitare le                            corna è forse quello di non sposarsi. (fa un inchino)

SALE LA MUSICA

S I P A R I O