La scuola delle vedove

Stampa questo copione

 


Commedia in un atto

di Jean COCTEAU

Titolo originale dell'opera: L'ÉCOLE DES VEUVES

Versione italiana di Sergio Cenalino

da IL DRAMMA n. 189

del 15 Settembre 1953

LE PERSONE:

LA VEDOVA

LA NUTRICE

LA GUARDIA

LA COGNATA DELLA VEDOVA

* Tutti i diritti sono riservati anche per la radio, il cinema e la TV.


(Una tomba del cimitero di Efeso ornata con gran profusione di motivi decorativi. Al fondo, due aperture; al centro un abbaino all'altezza d'uomo; una porta aperta a destra dalla quale si scorge il chiaro di luna e delle masse di fiori. Di fianco all'abbaino, a destra - fra l'abbaino e la porta - un sarcofago in piedi rivolto verso la scena. A sinistra in primo piano un grande letto ricoperto di pel­licce. A destra, sempre in primo piano, tavoli e sedie. Sul tavolo un lumicino da notte e delle fo­cacce per il defunto a forma di statuette umane).

La Nutrice   Signora!

La Vedova    Se è soltanto per ripetere sempre la stessa cosa, non aprir bocca.

La Nutrice   Vostro marito sarebbe stato il primo a dirvi...

La Vedova    Mio marito è morto: sono vedova e lui non ha più niente da dire. Sono io che comando.

La Nutrice(cambiando discorso)    Finché era giorno mi sentivo in forza, ma appena è scesa la notte... in un cimitero... in una tomba... Due donne sole con un... (Indica il sarcofago).

La Vedova    Con...?

La Nutrice   Con... il signore. La signora mi ca­pirà. Era molto buono il signore, molto giusto... ma è morto, e si dice che nel cimitero i morti rivivano...

La Vedova    Non dir sciocchezze. Il signore non può farti alcun male. Io amo la sua presenza perché mi rassicura. Attraverso il piccolo oblò del sarcofago ammiro il suo caro volto...

(S'avvicina al sarcofago seguita dalla nutrice).

La Nutrice    Com'è cambiato il signore dopo...

La Vedova    Dopo che cosa?

La Nutrice   Dopo l'impagliatore.

La Vedova(inorridita)   Imbalsamatore, imbalsamatore.

La Nutrice(riprendendosi)   Beh, impagliatore o imbalsamatore... Per conto mio, quegli ebrei ru­bano soltanto e trovo che il signore non rassomiglia più a quello che era in vita.

La Vedova    Forse gli occhi non sono precisamente i suoi... le narici... la bocca e le guance sono un po' troppo rotonde. Ma no, nell'insieme lo ritrovo iden­tico e la sua presenza mi riconforta.

La Nutrice   Non capisco come una donna gio­vane, bella e ricca, la più bella e la più ricca della città possa prendere la risoluzione di andare a mo­rire nella tomba del suo sposo.

La Vedova    E tu, che ti ostini a seguirmi?

La Nutrice   È naturale che non vi abbandoni.

La Vedova    Che mi condanni a morire perché è morto mio marito è una cosa che riguarda me sola, ma è un suicidio che tu muoia della stessa mia morte. È pazzesco, barbaro. Ti ordino di lasciarmi morire da sola.

La Nutrice   Macché pazzesco e barbaro! Vi ri­peterò invece mille volte che è pazzesco e barbaro prendere una decisione funesta e seguirla sino alla fine. Come ha potuto venirvi in mente una tale mo­struosità?

La Vedova    La leggerezza delle donne delle città - a cominciare da mia cognata - la loro avarizia, la loro aridità, il loro ammiccare malizioso per sottin­tendere la libertà che ho riacquistato, hanno fatto presto a convincermi che la mia decisione era buona. Occorreva dare un esempio. Occorreva insegnare alle donne di che cosa è capace una donna. È inu­tile che tu cerchi di sviarmi dal mio proponimento. È impossibile: morirò in questo sepolcro e l'avve­nire ricorderà il mio nome. Chissà... forse mi fa­ranno un busto d'oro sotto il portico del tempio e le mogli infedeli arrossiranno passandovi davanti.

La Nutrice   Così voi morirete per testardaggine e, orgogliosa, volete stupire il mondo.

La Vedova    Le donne...! Ricordate lo splendore del corteo che mi ha accompagnata sin qui: le mu­siche, i profumi, i cori di sacerdoti e tutte quelle donne in ginocchio...

La Nutrice  Erano troppo contente, quelle sgual­drine! La vostra bellezza, intelligenza, ricchezza ed eleganza le schiacciavano. Se ci fosse l'abitudine di bruciare la vedova sul rogo dello sposo, ciascuna di quelle donnacce avrebbe portato un tizzone. Erano tutte in ginocchio, eh? Apparentemente singhioz­zavano, ma in realtà sghignazzavano sotto i veli. Come avete potuto lasciarvi ingannare da quella volgare commedia?

La Vedova Sei ingiusta e qualsiasi mezzo ti sembra buono per salvarmi.

La Nutrice   Oh, signora...

La Vedova     Taci e non ostinarti a seguirmi negli inferi. Del resto sappi che è a te, e a nessun altro, che ho assegnato tutta la mia fortuna.

La Nutrice   A me?

La Vedova     A te. Ho riservato questa bella sorpresa a mia cognata.

La Nutrice   A me...

La Vedova    Proprio a te.

La Nutrice   Che peccato!

La Vedova    Perché, peccato?

La Nutrice   Perché non ho famiglia e tutti quei beni non serviranno a nessuno.

La Vedova    Serviranno a te.

La Nutrice   Ma siccome sarò morta...

La Vedova    La tua anima, la tua fedeltà sono troppo belle ed è impossibile arrabbiarsi con te. Tut­tavia ascoltami: bisogna che tu viva, perché la mia morte deve rimanere un esempio unico. Ecco il mio piano.

La Nutrice   Bell'affare! Credete che non fareste loro maggiormente dispetto annunciando di ritor­nare a casa vostra?

La Vedova    Finirò per impedirti d'aprir bocca e di demoralizzarmi. Qualunque cosa tu faccia, non muterai i miei piani; tutto al più rischi di render­mene più difficile la realizzazione.

La Nutrice   Tenterò di salvarvi come se si trat­tasse della mia persona. Se sarà il caso strillerò come una civetta. La primavera, il chiaro di luna, i fiori, i marmi, le stoffe, le pellicce... tutto invita all'amore. Invece, una giovane donna che non ha mai cono­sciuto l'amore...

La Vedova    Vuoi tace...

La Nutrice(interrompe gridando)    Che non ha mai conosciuto l'amore e che col pretesto che il suo vecchio marito è morto e che l'impagliatore l'ha messo in conserva...

La Vedova    L'imbalsamatore...

 La Nutrice   (continuando)    Col pretesto che la licenziosità della città merita un esempio e che occorre punire le male lingue, si punisce lei per prima e si lascia morire di fame in una tomba. Ah se foste stata innamorata... a quest'ora non saremmo qui.

La Vedova    Innamorata di chi?

La Nutrice Non di vostro marito, certo. Ma esistono, grazie a Dio, altri uomini sulla terra i cui occhi non devono la loro bellezza all'imbalsamatore...

La Vedova    Amavo mio marito, io.

La Nutrice Giusto...

La Vedova    E non ho mai avuto la tentazione di ingannarlo con nessuno.

La Nutrice   Perbacco! Dovete aver visto pochi uomini.

La Vedova    Tu scherzi.

La Nutrice   Spero che non intenderete per uomini quei giovanotti smidollati che facevano la ronda alla vostra ricchezza. Devono essere così scemi da non interessarsi troppo delle grazie del nostro sesso. Quando vi giravano attorno, indossavano degli abiti più ampi dei vostri, e ciò impedisce alle donne di sapere cosa pensino.

La Vedova    La luna e i profumi di questa notte di primavera ti hanno fatto perdere ogni ritegno. Secondo te, nella società che frequentava la mia casa, non ce ne sarebbe stato neppure uno che potesse ritenersi uomo. Ma dimmi un po', questo uomo ideale, dove potrei vederlo? dove incontrarlo? esiste veramente? piomberà dal cielo a cavallo di un ippogrifo per strapparmi da questa tomba?

La Nutrice   È inutile cercare tanto lontano. Il primo figlio del popolo che incontrerete, al quale voi neghereste persino uno sguardo, ve ne forni­rebbe un esempio.

La Vedova    Vediamo: citamene uno.

La Nutrice   Subito : la guardia.

La Vedova    Quale guardia?

La Nutrice   La guardia che vigila il cimitero.

La Vedova    Quel tipo strambo che passa di qui ogni tanto a prendere mie notizie?

La Nutrice   Lo trovate strambo perché è timido e di buon cuore. La vostra eleganza lo sconcerta. La vostra morte lo sconvolge... Non riesce neppure a convincersi che sia vero.

La Vedova    E di quello almeno, le donne potreb­bero sapere ciò che pensa?

La Nutrice   Non mi pare troppo difficile.

La Vedova    È giovane? bello?

La Nutrice   Non l'avete guardato?

La Vedova    Avevo altre gatte da pelare. E poi, perché immagini che mi metta a guardare i militari?

La Nutrice   Beh, quando avrete finito di pelare le altre gatte, date un'occhiata alla nostra giovane guardia e vi convincerete che una donna non deve abbandonare la terra senza aver conosciuto un uomo, un vero uomo che non rassomiglia affatto alla gioventù smidollata dell'alta società, né a quella... (in­dica il sarcofago)   cosa che mi fa terribilmente paura.

La Vedova    Non voglio sentirti parlare in questo modo del signore.

La Nutrice   Il signore non ha molto l'aria di essere un signore. Conciato così non rassomiglia all'originale più di quanto rassomigli alle focacce a statuetta che gli amici hanno portato. Sono ben fortunati i morti: possono mangiare.

La Vedova    Adesso basta! O resti e stai zitta, o te ne vai. La porta è aperta. Se vuoi rimanere, rispetta il mio silenzio e lascia che la morte mi prenda tranquillamente.

La Nutrice   Ecco qui che arriva la guardia. Non dimenticatevi di sbirciarlo un po'. Ne vale la pena.

La Vedova(si corica velocemente sul letto)    Presto, presto, io dormo. Parlate sottovoce per favore... ma che non mi si rivolga la parola.

La Nutrice   Dormite con un occhio solo; con l'altro guardatelo. Le donne sono maestre in questo.

La Vedova    Chi lo direbbe che non si può neppure morire in pace... (Si corica irritata).

La Guardia    (entrando impacciata)   Dorme...

La Nutrice   Sì, ma entrate pure.

La Guardia   Povera donna!

La Nutrice   Fareste meglio a dire testarda.

La Guardia   È da ieri sera che non ha mangiato, vero?

La Nutrice   Oh, le è già capitato di restare una settimana digiuna per dimagrire... Sono piuttosto io da compiangere. Ho una fame...!

La Guardia   Vi ho offerto di dividere con me il mio pasto.

La Nutrice   La signora rifiuta di mangiare ed io imito la signora. La signora vuol morire pazza e pazza morirò anch'io. È il destino di una serva fedele il mio.

La Guardia   Non posso fare a meno di pensare a questo amore.

La Nutrice   Quale amore?

La Guardia   Un amore così grande che vi porta a morire dopo la morte di chi si ama. Era giovane lui? bello?

La Nutrice   Guardate. (Lo conduce davanti all’oblò del sarcofago)   Ecco di che si tratta.

La Guardia   Impossibile; è impossibile che per un uomo così, questa donna...

La Nutrice   E invece è proprio per un uomo così che questa donna...

La Guardia   L'ammiro ancora di più allora. La passione fa commettere delle follie, ma morire per dovere, per semplice dovere... Ah, non ho mai saputo che esistessero delle donne così nobili!

La Nutrice   Così sciocche.

La Guardia   Non potete capire voi. I soldati non conoscono  che  le ragazzine e  quasi  mai  capita loro di incontrarsi con delle donne, delle vere donne. Non potrei veder meglio la vostra padrona?

La Nutrice   Può darsi, se le sue forze le permet­tono ancora di tenersi in piedi. Domani io non mi sentirò certamente molto sicura sulle gambe.

La Guardia   Beh, adesso vado a dare un'occhiata ai miei tre morti.

La Nutrice   Di quali morti parlate?

La Guardia   Di tre briganti ai quali lo stato ha rifiutato la sepoltura. Li hanno esposti alla berlina e i nostri comandanti temono che quelli delle loro bande o delle loro famiglie cerchino di recuperarne le spoglie. Con permesso... Se avete bisogno di qual­cosa, chiamatemi. (Esce).

La Nutrice    (rivolgendosi alla padrona)     Eb­bene... Dormite sul serio?

La Vedova    No, no.

La Nutrice   L'avete guardato?

La Vedova    Intravisto...

La Nutrice   Come lo trovate?

La Vedova    Mi sembra che abbia un profilo gra­zioso. Deve essere molto forte e si direbbe che...

La Nutrice   Molto forte...

La Vedova    Renderà felicissima una donna del suo ceto... Che gli dèi lo assistano.

(Va a sedersi al tavolo sul quale sono poste le focacce per il defunto. Rimane assorta).

La Nutrice   Ci avete ripensato?

La Vedova(con un soprassalto)    A che cosa?

La Nutrice   A cosa direbbe il signore che sapesse...

La Vedova    Innanzi tutto lui lo sa... approva, mi chiama e mi osserva. In secondo luogo il parere del signore non c'entra per niente. Sono sempre stata in­dipendente. Il signore mi ha sempre lasciata molta libertà...

La Nutrice   Certo: sapeva conservare la libertà alla signora e a se stesso. Ciò vuol dire che con grande probabilità non ci tiene proprio niente che la signora lo segua e vada a raggiungerlo dove ora si trova. Spesso mi diceva : non dire mai alla signora quando rientro e quando esco; detesto le spie pettegole.

La Vedova    Un momento. Che mi vieni a raccon­tare? Mio marito usciva e rientrava dì soppiatto?!

La Nutrice   Di soppiatto non è la parola giusta. Amava la libertà e sapeva prendersela.

La Vedova    Ed io non ho mai... (Batte un pugno sul tavolo)   Le donne saranno sempre delle povere sciocche. E tu l'aiutavi a tradirmi... Ma è il colmo! Mi vendicherò.

La Nutrice   Bene, vendicatevi rifiutando il sacri­ficio che vi siete imposto: fuggite da questa tomba, ma non dite che aiutavo il signore a tradirvi. Aiu­tavo il signore a mantenere l'accordo in casa.

La Vedova    Ah, il furbacchione!

La Nutrice   Ecco che esagerate ancora. Il si­gnore era il contrario del furbo. Era un bravo pa­drone... la franchezza in persona. Detestava i dram­mi, ed è per questo che sono sicura che detesta ora il  ruolo che gli costringete ad assumere.

La Vedova    Bene, difendilo ancora tu! Continuate pure i vostri intrighi! Per fortuna che mio marito c'entra ben poco nella mia morte verso la quale mi spingono gli interessi superiori.

La Nutrice   Chiamate interessi superiori, che vi spingono a morire, l'egoismo di vostra cognata e le linguacce cattive di qualche stupidona...

La Vedova(trasognata)  Così lui se ne usciva alla chetichella... Rientrava... ti parlava... (Seguitando a parlare con gli occhi socchiusi, lo sguardo nel vuoto, prende distrattamente una delle focacce del defunto e la mangia)

Molto dignitoso tutto questo!... Sono felice di raggiungerlo per regolare i conti con lui...

La Nutrice   Non direte al signore che sono stata io a dirvi...

La Vedova     (continuando a rimanere assorta e  a mangiare le focacce)  Sappi che gli « ha detto che mi hai detto » non sono nel mio repertorio... Tuttavia... è ben strano... si crede di conoscere i propri intimi... Si crede (mangia un'altra focaccia) di conoscere gli intimi solo perché si abita sotto lo stesso tetto...  Si abita con degli  sconosciuti però. È  incredibile, incredibile... e dire che proprio ieri pensavo... (S'accorge che sta mangiando le focacce)  Oh!

La Nutrice   Che c'è?

La Vedova    Ho mangiato per disattenzione delle focacce del defunto... Parlavo... Sognavo...

La Nutrice   È un sacrilegio.

La Vedova    Soprattutto perché m'ero ripromessa di non mangiar nulla.

La Nutrice   Giacché la signora ha mangiato e io la imito sempre, non c'è nessuna ragione che non mangi anch'io di quelle focacce. Signora, permette? (Mangia una focaccia).

La Vedova    Tanto peggio. Questo primo giorno non conta. Incominceremo il digiuno da domani. L'essenziale è che nessuno possa dubitarne. Occorre che la guardia ignori che abbiamo mangiato.

La Nutrice   Al contrario. Siccome voleva divi­dere con noi la sua cena e il digiuno è rimandato a domani, io propongo d'accettare la sua offerta.

La Vedova    Ascolti i consigli del ventre, eh?

La Nutrice   Eccovi già più saggia.

La Vedova    Ma... che ti diceva di me, quel gio­vane? Debbo sembrargli completamente folle.

La Nutrice   Ho tentato di contraddirlo ma non ha servito a niente. La vostra padrona, mi ha detto deve trovarsi in quel periodo in cui le donne vor­rebbero sparire ma non sanno come. Lei è più astuta delle altre e un giorno passerà per vedova sublime mentre non è che una donna matura che si ritira in tempo.

La Vedova (si alza) Ha detto questo? Ha osato tanto?!

La Nutrice   Vedete... non riusciva ad ammirarvi bene nell'oscurità...

La Vedova    È lui...

(La testa e il busto della guardia appaiono presso l'abbaino della tomba).   

La Guardia   (affacciandosi dal di fuori dell'abbaino)  Signore!

La Nutrice   (fra sé, sottovoce)   Ho esagerato un poco.

La Vedova (gridando)  Guardia! Rimanete nell'abbaino. Guardate.

(Volge le spalle al pubblico e, scostando gli abiti, gli offre la visione del suo corpo nudo).

La Guardia   Acc...!

La Vedova    E adesso potete dire ai signori e alle signore della città che non sono sciancata, né gobba, né grassa e né magra; che ho abbandonato la vita nello splendore delle mie forme e che non mi sono servita del primo pretesto per scomparire.

La Guardia   Ma signora...

La Nutrice   Non fate lo stupido. Venitevene via da quell'abbaino. Sembrate la luna piena.

(La guardia si ferma sulla porta).

La Vedova(con violenza)    Entrate o uscite. Non state lì a contemplarmi con quell'aria sciocca...

La Guardia   Esco, signora. Esco. (Esce di corsa).

La Vedova    Guarda come scappa. (Alla nutrice)   Corrigli dietro... Acchiappalo... imbecille!

La Nutrice   State tranquilla... ve lo riporto subito. (Mentre si appresta ad uscire si vedono delle luci e si sentono i tamburi a rullare. La nutrice si ferma).

La Vedova    Cosa vogliono dire queste musiche e queste torce accese?

La Nutrice   Qualche guaio?

La Vedova(dall'abbaino)  Quasi. È una visita di mia cognata. È vero che è accompagnata dagli schiavi, tuttavia per avventurarsi ad un'ora simile in un cimitero, bisogna che ci sia qualche motivo grave. Vai a pescarmi quel nostro scioccone; io frat­tanto me la sbrigherò alla svelta con mia cognata. (Uscendo la nutrice si  imbatte  nella cognata, di un'eleganza chiassosa, e la saluta sottovoce).

La Cognata             Uscite?... Ve ne andate fra le tombe?

La Nutrice   Vado a fare una commissione per la signora. (Scompare nel buio).

La Cognata             Cara!

La Vedova    Cara.

(S'abbracciano).

La Cognata             Cara, cara... che orrore!

La Vedova    Perché, che orrore?

La Cognata             Che orrore abitare in un posto si­mile! Questa mattina con il sole e tutta la gente del corteo sembrava meno sinistro... Cara, sono venuta a te spinta da una grande forza. Ho sentito che bi­sognava compiere un estremo tentativo per strap­parti da questa fine mostruosa.

La Vedova    La mia decisione è presa. Del resto, non avrei neanche più la forza di scendere da questo letto di riposo.

La Cognata             Ma è atroce. Atroce. Ti ammiro, sì, sì. ti ammiro... ti ammiriamo tutte... Hai una bella cera, però.

La Vedova    Mi riposo e non faccio altro.

La Cognata È evidente. Io ho la mia mistica, la mia dottrina e stimo più difficile rinunciare alle piccole che alle grandi cose. Cosicché sacrificherei facilmente la mia vita, se fosse necessario, ma non potrei invece fare a meno della doccia, dei miei biscotti... Sopporterei veder decapitare qualcuno, ce la farei, si, ma basta che mi graffi un dito per sentirmi molto male. Purtroppo sono la donna delle piccole cose... A proposito, vorrei domandarti un particolare che ti potrà sembrare volgare... E il tuo testamento?

La Vedova    L'ho fatto. Dopo la mia morte riservo a te, a tutti, una bella sorpresa.

La Cognata             Se te ne parlo è perché faccio i tuoi interessi. Avevo paura che il tuo eroismo ti impe­disse di pensare a delle quisquiglie talvolta indispen­sabili. (Si alza)   Uff!

La Vedova    Non ti riaccompagno.

La Cognata             Oh, cara!... Detto fra noi non credo che tu persista nel tuo orribile proposito. La notte porta consiglio e domani la luce del giorno spazzerà via tutti questi fantasmi. Rientrerai in città e vivrai a lungo tanto da vederci sotterrare tutti. Ti piace il mio abito?... Ma no, andiamo, andiamo. (Passando davanti al sarcofago)   Salute a te!

La Vedova(seccata)    Ascolta...

La Cognata             Ohi, ohi, non mi si farà cambiare tono solo perché uno è vivo o morto. Ho il mio stile, io ed una mia mistica. Che vuoi, non ho bisogno di lasciarmi morire per vivere con dei morti... Addio, cara.

(Scompare. La luce delle fiaccole e il rullo dei tamburi si dileguano).

La Nutrice   Signora, signora!

La Vedova    Che c'è?

La Nutrice   Siete sola?

La Vedova    Sì, spicciati a parlare.

La Nutrice(rivolgendosi alla guardia)   Entra... Signora, è successo un grosso guaio alla nostra guardia.

La Vedova    Un guaio? Però come sei rossa tu.

La Nutrice   Ho mangiato e bevuto un po'.

La Guardia   Un grosso guaio, signora. Facevo la guardia a tre cadaveri posti alla berlina senza pri­vilegio di sepoltura... ma mi sentivo tanto attratto a guardare da quell'abbaino  (china il capo)   che ho abbandonato il mio posto. Ora ì famigliari di uno dei briganti ne hanno rubato il corpo. Perderò il mio posto e non vi potrò più rivedere...

La Vedova    Ed è questo che vi preoccupa?

La Guardia   Confesso che farei qualunque cosa pur di trovare un morto recente e metterlo al posto del mio che mi hanno rubato.

La Vedova    Mio marito sarà felicissimo, ne sono certa, di rendervi questo piccolo servizio.

La Nutrice   Come?

La Guardia   Signora, è impossibile...

La Vedova    Perché impossibile? I vivi corrono troppo spesso in soccorso dei morti perché questi sì rifiutino di venire una volta tanto in aiuto ai vivi. Un morto è un morto. Mio marito, ad esempio, non morrà certamente di più rimpiazzando il vostro ca­davere, mentre voi rischiate di perdere il posto. Le disgrazie servono sempre a qualcosa. Tutto sta ad esaminare da quale parte il danno è maggiore.

La Guardia   Non oserei mai...

La Vedova    Non fate complimenti. Questo sarcofago cominciava già a rappresentare un incubo. (Alla nutrice)   Aiutaci.

La Nutrice   Volete tirar fuori il sarcofago?

La Vedova    In tre ce la facciamo appena appena. (Alla guardia)   Spingete, voi che siete il più forte. Noi due frattanto tireremo. (Armeggiano attorno al sarcofago).

La Nutrice   Signora, cercate dì rendervi conto che il sarcofago non può uscire dalla tomba. Occor­rerebbe disimballare il signore.

La Vedova(batte stizzita il piede per terra)    Se è entrato, deve uscirci, sciocca!

La Guardia   Bisognerebbe inclinarlo leggermente.

La Vedova    Giusto.

La Nutrice   Il suo volto si scomporrà... l'impa­gliatore ha detto...

La Vedova  Il volto! Il volto! Ci rassomiglia così poco... Non lasceremo certo questo giovanotto nei guai per una crisi di sentimentalismo grottesco.

La Guardia   Ecco, passa.

La Vedova    Bravo! È passato.

(Il sarcofago vien portato fuori dalla tomba).

La Guardia   Signora... come farò a sdebitarmi?

La Vedova    Molto semplice. (Alla nutrice)   Spiegagli come.

La Nutrice   Subito...

(Sussurra qualcosa all'orecchio della guardia).

La Guardia    (arrossendo)    Oh!

La Vedova    Adesso ti dirò il mio nome all'orec­chio. Senti. (Glielo dice. Lungo abbraccio).

La Nutrice   La signora ha avuto buon naso a lasciarmi in eredità tutta la sua fortuna. Ora non abbandonerà più la tomba dì famiglia. Siamo ricchi!

La Guardia   Ricchi! Che delizia, che sogno, vi­vere assieme qui.  Il silenzio...  i fiori...  Voi  non morirete più. Tu vivrai!

La Vedova    Sì, infatti ho pensato che il mio primo marito aveva una natura estremamente indipen­dente, che era bene lasciargli perciò le briglie sul collo e di non assumere mai l'aria di uno che sta sorvegliando.

La Guardia   Pensa a tutto, questa donna.

La Nutrice   È una donna di testa fine...

La Guardia   E di gran cuore!

La Vedova    Ormai ho l'età della ragione.

La Guardia   Briccona! Adesso tocca a me sussur­rarti il mio nome all'orecchio.

(Altro lungo e ap­passionato abbraccio).

La Vedova    Mi farai morire, tesoro.

La Nutrice   Ma siccome voi lo farete vivere, siete a posto. La morte è la morte. Non parlate più d'altro che della vita!

F I N E