La sedia rotta

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LA SEDIA ROTTA

LA SEDIA ROTTA

di Solieri Girogio

Personaggi:

Giacomo

Valeria

Scena: una cucina-tinello. Epoca: contemporanea.

Giacomo è da solo in mezzo alla stanza. E’ oltre i quaranta, l’espressione stanca e sfiduciata. E’ bloccato su di una sedia a rotelle.

All’alzarsi del sipario, Giacomo cerca qualcosa nelle tasche. Le sigarette. Non le trova, poi le vede su di un tavolo a circa un metro da lui. Cerca di avvicinarsi, ma il freno della sedia è bloccato e lui non riesce a sbloccarlo.

Si sporge, tende il braccio fino allo spasimo, ma il tavolo è troppo lontano. Giacomo impreca sottovoce, si sporge ancora, cerca di spostare la sedia a sobbalzi e finisce con il farla ribaltare. Nella caduta rovinosa viene coinvolto anche il tavolo e tutto quello che c’è intorno.

Al rumore accorre Valeria. E’ giovane (non oltre i venticinque) e bella, ma reca sul viso evidenti segni di stanchezza profonda e di dolore silenzioso.

VALERIA                Giacomo! Giacomo, ma che fai, cosa è successo?

GIACOMO             E’ questa cazzo di sedia che si è bloccata un’altra volta! Bisognerà proprio che la cambi… (amaro) vuol dire che ne approfitterò… ho sentito che è appena uscito il modello sport tutto cromato… magari la faccio anche modificare!

VALERIA                (rialzandolo innervosita e spaventata) Ma come hai fatto a cadere?

GIACOMO             Volevo una sigaretta…

VALERIA                Potevi chiamarmi: ero di là…

GIACOMO             …una sigaretta… ma dove sono finite… (trova il pacchetto schiacciato e distrutto sotto di lui. Esplodendo in un accesso d’ira) Ecco fatto! L’ultimo pacchetto! Per Dio, era l’ultimo pacchetto! Guarda qua: un mucchietto di sigarette sfrante! Me lo dici, tu, adesso cosa cazzo mi fumo?

VALERIA                (paziente) Ti do una delle mie…

GIACOMO             (urlando) Non fumo quella immondizia: sono troppo leggere!

VALERIA                (c.s.) Vado a comprartele…

GIACOMO             (c.s.) Voglio fumarmi queste, hai capito?… Questa merda di sigarette qui, prese da me, con le mie mani dal tavolo di cucina di casa mia…maledetto freno, maledetto freno, maledetto freno…

VALERIA                (c.s.) Ma perché non mi hai chiamato?

GIACOMO             (c.s.) Non voglio le tue sigarette, non voglio che le compri tu per me, non voglio che tu faccia per me un maledetto metro per prendermi le mie!

VALERIA                …ma se non ce la fai…

GIACOMO             Non lo dire! Non ce la faccio più della tua pietà! Non la voglio! Non voglio la pietà di nessuno! Ma perché devo essere condannato a rompere l’anima al mondo intero? Perché non posso permettermi nemmeno il lusso di lasciare le sigarette su di un tavolo?

VALERIA                Ma non è vero… è solo colpa del freno della sedia… oggi la faccio riparare…

GIACOMO             Ma che fai, mi prendi per il culo? E’ colpa del freno? Non magari della sedia, eh? Non magari del fatto che dalla cintola in giù sono già un cadavere marcio e puzzolente… inerte, come una pietra inutile, come un fantoccio… un manichino rotto a metà e buttato nei fondi di magazzino!

VALERIA                (cercando di calmarlo) Oggi sei nervoso… ti porto le tue gocce…

GIACOMO             Basta, Valeria! Non fare un passo, hai capito? E’ umiliante, per me, ci vuole tanto a capirlo, dannazione?!? Vattene… Vattene via, dalla cucina, dalla casa, dalla mia vita! Non la sopporto più la tua dedizione, il tuo sorriso perenne, la tua calma! Incazzati, per Dio: ti sto trattando a pesci in faccia… ti sto urlando contro… Se vuoi ti insulto: stronza! …ma incàzzati, per carità! Mandami a fa’n’culo, ti prego… come faresti con chiunque altro… a uno normale che ti dice “stronza!” non gli porti le goccine!

VALERIA                …ma ti fanno stare meglio…

GIACOMO             Ma io non voglio stare “meglio”, lo vuoi capire sì o no?!? Lo volete capire, tutti quanti, che non voglio stare “meglio”, voglio stare “bene”?!? Mi fate ridere… lo sai cosa mi ha detto il fisioterapista, ieri, in piscina? Che “almeno” ho messo su un tronco “da statua greca”… sì… l’Apollo del Belvedere, con le gambe tagliate! E quell’altro, l’altra sera da Giovanna? C’eri pure tu… com’e che ha detto… ah, sì… “certo che di questi tempi avere un contrassegno per entrare e parcheggiare in centro è una bella fortuna!” Ammazza che culo! Se ci avessi pensato, me la sarei schiantata prima, la schiena! Lo volete capire che cercare a tutti i costi di godere quei brandelli di vita che questa dannata sedia mi lascia non fa altro che farmi pensare a tutto quello che mi è negato!?! (pausa di tensione) Vuoi veramente fare una cosa per me? Dammi l’incoscienza, l’oblio… dammi un mondo in cui da questa sedia rotta io posso alzarmi! …preparami una siringa, Valeria.

VALERIA                No, ti prego…

GIACOMO             Una siringa, Valeria. Come quella dell’altro giorno.

VALERIA                Avevi promesso che era l’ultima…

GIACOMO             Valeria… una… siringa…

VALERIA                Giacomo, è una follia stupida…

GIACOMO             E allora io sono un pazzo e con i pazzi non si discute! Preparami questa maledetta siringa! La roba sta nel terzo cassetto della credenza. (Valeria prepara una siringa di liquido e la poggia sul tavolo, poi fa per uscire) Valeria! Sbloccami il freno! (Valeria esegue e si riavvia) Dove vai, adesso?

VALERIA                Non voglio guardarti mentre ti uccidi.

GIACOMO             (pausa) Valeria…

VALERIA                Che c’è?

GIACOMO             Perché?

VALERIA                Cosa?

GIACOMO             (con intenzione) Perché?

VALERIA                Non capisco…

GIACOMO             Perché fai tutto questo?

VALERIA                Giacomo, ti prego…

GIACOMO             Non tirar via come al solito! Perché mi sei rimasta vicina, in questi tre anni? Perché ti pigli tutto questo odio che ho dentro e che non so far altro che sputare con disprezzo su quelli che mi stanno intorno? Perché annulli te stessa rimanendomi accanto?

VALERIA                Perché ti amo.

GIACOMO             Ma è amore o solo tanta pietà? No, non mi fraintendere, non lo dico con risentimento, ora… prima ho detto un sacco di fesserie… è che sono stanco… tanto stanco, di tutto.

VALERIA                Lo so.

GIACOMO             Io lo vedo, quando vado in ospedale o in piscina o in palestra, che è possibile vivere nelle mie condizioni… ci sono ragazzi di vent’anni che la loro strada l’hanno ritrovata, anche se su due ruote… c’è Filippo, per esempio, che l’anno prossimo andrà alle Olimpiadi per disabili e probabilmente le vincerà anche… vive per questo… e Laura continua a insegnare e vive dei suoi bambini… loro ce l’hanno fatta… semplicemente io no.

VALERIA                E’ solo questione di tempo e di pazienza

GIACOMO             No, Valeria. E’ questione anche di altro. C’è chi ce la fa e chi no… a me questa legnata è arrivata troppo tardi, forse, per trovare la forza e la voglia di ricominciare… o forse semplicemente non ho abbastanza carattere per affrontarla.

VALERIA                Tu? Senza carattere?

GIACOMO             Ti sorprende? Eppure sono tre anni che lo vedi… che lo vivi sulla tua pelle… questa è paura.

VALERIA                E’ umano…

GIACOMO             Forse hai ragione… Però sono cambiato… per me prima era diverso… ti ricordi quando ci siamo conosciuti, in montagna… quella gita…

VALERIA                (felice di cambiare discorso) Sì, certo! Come potrei scordarlo?

GIACOMO             Lo credo che te lo ricordi! Ti facesti una scivolata di più di trenta metri, in quel ghiaione! Roba da rompersi davvero il collo!

VALERIA                Davvero una fortuna che presi solo una distorsione…

GIACOMO             Una fortuna per me…

VALERIA                Il più classico dei trucchi: il prode cavaliere in soccorso della bella sconosciuta!

GIACOMO             Direi più cavallo: quattro chilometri di ritorno portandoti sulle spalle! (ridono) Davvero non so cosa mi prese, quel pomeriggio… in vita mia non ci avevo mai “provato” in modo così sfacciato con perfette sconosciute, così giovani, poi…

VALERIA                Probabilmente quello che prese me: nemmeno io avevo mai dato retta a nessuno così, al primo incontro, con te invece… credo lo chiamino amore…

GIACOMO             (ironico, ma non troppo) Colpo di fulmine!

VALERIA                (seria) No… non per me, almeno. Simpatia, quella sì, tanta e subito, ma nient’altro. E’ stato dopo, i giorni successivi, piano piano…

GIACOMO             Perché ti sei innamorata di me, Valeria? Vecchio, comune, nemmeno tanto un granché, con la pancetta da quarantenne…

VALERIA                Non lo so, Giacomo. Onestamente non lo so. Certo, eri così gentile, pieno di attenzioni… e poi i tuoi racconti: qualunque cosa accadesse avevi sempre un aneddoto pronto… Stare insieme con te era divertente e piacevole e… ecco, forse è questo: avevo vent’anni e mi sentivo a mio agio con un uomo di quaranta… era la prima volta che un adulto mi trattava da pari a pari… per la prima volta mi sentivo donna. Dev’essere stato questo… Mi ricordo una sera: tu eri tornato di corsa in città…

GIACOMO             Sì, ricordo anch’io: il tubo rotto in casa e la telefonata del mio vicino.

VALERIA                Ecco, sì… stavo con quei ragazzi di Firenze e ad un certo punto si misero a sfottere tutti i clienti… erano bravi a fare le macchiette e molto divertenti, ma quando presero di mira te, improvvisamente mi sentii offesa personalmente e, soprattutto, sentii di colpo che mi mancavi da morire

GIACOMO             (sognante) …mi accorsi subito, quella mattina, che qualcosa era cambiato… era l’8 agosto… tu, solo tu in tutto l’albergo, mi aspettavi… quel tuo abbraccio stretto… così diverso…

VALERIA                …anche il tuo…

GIACOMO             (dopo una pausa)  No. Il mio no.

VALERIA                Che vuoi dire?

GIACOMO             Ero già pazzo di te.

VALERIA                Cosa?

GIACOMO             Mi sono innamorato di te a vista… anzi, no… appena ti sentii dire due parole… due sole parole e mi hai fatto tuo per la vita…

VALERIA                Non me lo hai mai detto.

GIACOMO             Mi sembrava così ridicolo…

VALERIA                Brutto figlio di buona donna! Ti sei lasciato corteggiare per dieci giorni… hai giocato per dieci giorni con i miei sentimenti… in quei maledetti dieci giorni ho sofferto le pene dell’inferno pensando che non sarei riuscita mai a farmi amare da te! Io la sera piangevo da sola, e tu ti stavi divertendo?! Cos’era, un gioco?

GIACOMO             No. Solo paura. Tanta.

VALERIA                Di me?

GIACOMO             Ti sorprende così tanto? Dopo una vita solitaria, fatta solo di lavoro, di avventure di una notte, di millantato cinismo verso i sentimenti umani, un miracolo simile? Una esplosione improvvisa di giovinezza a mia disposizione già oltre la metà della strada? Un’ultima occasione così incredibilmente bella? Tu, proprio tu, Valeria, solo per me? E soprattutto la tangibile realtà dei miei sentimenti così, di colpo, ringiovaniti al punto da farmi amare un bocciolo come te?

VALERIA                Hai sempre detto che l’età non conta…

GIACOMO             Balle! Il cuore non resta giovane… possono restare giovani i pensieri, i sogni, i desideri… ma il cuore, in realtà, è solo un muscolo che pompa sangue e che il tempo deteriora inesorabilmente come tutto il resto del corpo… senza remissione né sconti… e vent’anni di svantaggio fanno paura!

VALERIA                Ma se io non avevo paura…

GIACOMO             Ma io sì… ero io ad essere in svantaggio… ero io che avevo davanti lo spettro del mio decadimento gettato sulle tue spalle… era un’idea che non potevo sopportare! Era la paura di essere destinato a diventare un macigno piazzato in mezzo alla tua vita… E avevo ragione, cazzo, ad avere paura! Valeria, se quel maledetto giorno, al mare, non mi fossi rotto la schiena, sarebbero cambiati solo i tempi ma non il nostro destino!

VALERIA                Io credo che il nostro destino fosse quello di stare insieme…

GIACOMO             Ti prego, niente frasi da cioccolatino, Valeria! E’ assurdo che tu stia qui ancora con me! Tre anni! Tre anni a lubrificare una stramaledetta sedia a rotelle!

VALERIA                E questo tu non lo chiami destino? Non lo chiami amore?

GIACOMO             No! Io amore chiamo quel mese e mezzo passato veramente insieme… da quelle montagne al mare di Sirolo… al maledetto mare di Sirolo… fino a quel maledetto 30 settembre! Fino a quel tuffo da deficiente sugli scogli! Pensare che io il mare lo detesto!

VALERIA                (a mezza voce) Non avrei dovuto insistere… non dovevamo partire…

GIACOMO             (apparentemente senza ascoltarla) …un deficiente! Tutto per fare il galletto di fronte a te! …Tre anni fermo… tre anni! E chissà quanti altri! (brandendo la siringa) sarebbe meglio se di questa robaccia ne prendessi una dose tripla! Un bel viaggetto e via!

VALERIA                (esplodendo con rabbia a lungo repressa) E allora perché non lo fai? Se proprio non ti riesce di prenderti e tenerti caro quello che ti è rimasto, allora falla finita! Tu dici che non sopporti la pietà? Tu vivi di pietà… della tua per te stesso! Hai paura, dici? Ma non sarà che ti fa comodo, questa paura, per non dover ricominciare? Su di una cosa hai ragione: sei cambiato. Tre anni fa non avesti un attimo di esitazione a cambiare la tua vita e la mia! Paura… cosa credi, che io non sappia cosa sia la paura? Tre anni fa… fu facile per te… ma io? Non è facile affrontare tutto ciò che di cattivo si può inventare su di un amore come il nostro! Sono tre anni… tre anni che non sento i miei! Sono tre anni che nemmeno faccio una telefonata a mia madre!

GIACOMO             Lo vedi che ho ragione a chiederti perché…

VALERIA                La forza me l’hai data tu, per farlo… l’amore che provo per te! Tu continui a chiedermi perché non me ne vado… ma ti rendi conto che non mi hai mai detto – mai in tre anni! – “vattene!”? Tu lo sai benissimo che per te sarei disposta a fare tutto… che se tu me lo chiedessi chiaramente io me ne andrei immediatamente! E allora sono io che ti chiedo –adesso! – perché non me lo chiedi?

GIACOMO             Valeria…

VALERIA                Rispondi: perché?

GIACOMO             (Pausa) Perché ti amo e senza di te sarei perduto… e non per lubrificare questa sedia o per prendere le sigarette… (le consegna la siringa ancora piena)

VALERIA                Grazie

GIACOMO             Vado a comprarle… (si avvia verso la porta) Valeria…

VALERIA                Sì?

GIACOMO             (amaro) Non buttarla… servirà. (esce)

(Valeria ripone la siringa, poi si aggira per la cucina con stanchezza e disperazione finché, presa quasi da un raptus, prende il telefono e compone un numero)

VALERIA                (con evidente imbarazzo: non sa cosa dire) Pronto…? Mamma…? Sì… sono io. (pausa prolungata) Mamma…? Sei ancora lì? Sì… sono proprio io… Come stai? …e papà? …bene… Sì… anche io… bene… (pausa) Mamma, mi sei mancata! (pianto) Ti voglio bene, mamma… Cosa? Perché…? No… no, non lo so perché ho chiamato… ho sentito che dovevo farlo… Giacomo? Bene… cioè… sempre uguale. (pausa) No, non c’è niente da fare: è irreversibile. Mamma… mamma, che felicità risentire… no, ti prego, non ricominciare… Mamma! Non ci sentiamo da tre anni e non sai fare altro che ripetere le stesse cose di allora? No! Non è cambiato niente! Niente! NIENTE, TI DICO! Niente! Niente! Niente… (scoppia a piangere – pausa) Hai ragione, mamma… non ce la faccio più. Non ce la faccio più a vederlo così… a vederlo arrendersi… a non fare altro nella mia vita che… Mamma, sono giovane e mi sento tanto vecchia! (pausa) Cosa? Ma allora proprio non vuoi capirlo… nessuno riesce a capire che io… (via via più alterata) Come? Ancora? Ma siete tutti uguali? Ah, sì? Anche papà? Beh, allora sappi che la pensa così anche Giacomo! …no, non me lo dirà mai, ma lo so che pensa che io mi sento in colpa… che rimango accanto a lui perché quella vacanza al mare la volli io… perché lui volle tuffarsi da quel maledetto scoglio per quella mia battuta idiota sui giovanotti da spiaggia… Io non sono qui perché mi fa pena o perché sia colpa mia se tutto questo è successo… io sono qui perché lo amo! (pausa) Mamma? Mamma? No, non riattaccare… ci sei? Sì, sono qui. No…sì… scusami… è che sono così stanca… Ancora? Non posso… certo che mi piacerebbe… una vita diversa… non ce la faccio proprio più, ma finché lui esiste, qualunque cosa sarebbe peggio, senza di lui… Ora lo capisci quanto lo amo? …Sì, è per questo che ho chiamato, perché tu lo capissi… sì, mamma… lo farò… ciao mamma… (riattacca) …Sono tanto stanca… tanto, tanto, tanto stanca, mamma… (lentamente reclina il capo sul tavolo e si addormenta)

Entra Giacomo

GIACOMO             …questa maledetta sedia! Questa maledetta sedia rotta! Se questo freno non lo faccio sistemare, non avrò altro che guai… non si può andare avanti così: basta un niente e non posso nemmeno prendere un ascensore e mi tocca tornare a casa…e ascoltare la verità. Valeria, piccola mia, perdonami: non avevo capito niente. Mi sembrava così impossibile poter credere ancora all’amore… al tuo amore… io credevo davvero fosse pietà o senso di colpa… e mi ci sono crogiolato. Ero sicuro che prima o poi ti saresti stufata di fare l’angelica infermiera dell’invalido e te ne saresti andata… e da vigliacco quale sono diventato ho cercato di spremere il più possibile questo ultimo frutto dolce che mi era rimasto… Ma tu mi ami davvero… mi ami, ami me! Alla fine posso dire veramente di avere trovato la mia strada nuova… sei tu… potresti veramente essere tu… (pausa prolungata) Non posso permetterlo. …”Finché lui esiste…” (si avvia alla credenza, prende la siringa piena e un’altra boccetta e prepara una dose tripla) “Finché lui esiste…” Non sono mai esistito tanto come in questo momento… non mi sono mai sentito così vivo… basta una dose sbagliata... (si inietta la dose letale) …un viaggetto e via! (lentamente perde conoscenza) mai… così…vivo… Grazie, amore mio…

Mentre lentamente si accascia sulla sedia rotta, Giacomo prende tra le sue le mani di Valeria addormentata e muore.