La signora è servita

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LA SIGNORA E’ SERVITA

Commedia in un atto

Di ANDRÈ BIRABEAU

Traduzione di Vittorio Guerriero

PERSONAGGI

MADDALENA

GIOVANNI

FRANCESCA

IL SIGNOR GAILLETIN

Un piccolo salotto. Bue porte', una che dà sull'anticamera; l'altra che, conduce alla camera da letto di Maddalena. Sulla scena, all'alzarsi del sipario, non c'è nessuno. Si sentono però due voci femminili, provenienti dalla camera. La scena rimane vuota per qualche secondo. Poi la porta della camera si apre e Francesca, la cameriera, entra recando sul braccio un vestito.

Voce di Maddalena      - (dall'interno della, camera) Attenta a dare i punti! Fate una cosa provvisoria. Caso mai la rifa­rete domani, con più calma.

Francesca                      - Va bene, signora. (Chiude la porta; va a se­dersi a un tavolino e comincia a cucire. Una pausa. Poi la porta dell'anticamera si apre lentamente. Francesca, spaven­tata, esclama: « Chi c'è? » Si mostra una testa: è quella di Giovanni. Francesca si tranquillizza) Il signore !...

Giovanni                       - Zitta, per carità... (A voce bassa) Dov'è la signora ?

Francesca                      - Nella sua camera.

Giovanni                       - E che cosa fa? Francesca   - Si sta vestendo.

Giovanni                       - Allora abbiamo un po' di tempo per parlare fra noi. Buongiorno, Francesca.

Francesca                      - Buongiorno, signore. Ma come ha fatto il signore a entrare?

Giovanni                       - Semplicissimo: per la porta. E' ancora il mezzo più semplice per entrare in una casa.

Francesca                      - Ma la porta era chiusa!

Giovanni                       - Sì, ma all'ultimo momento mi sono ricordato di aver ancora la chiave. Allora me ne sono servito...

Francesca                      - Ma perchè il signore?...

Giovanni                       - Sentite, Francesca. So benissimo che una donna per vestirsi ci mette molto tempo. Ma se continuiamo così, non ce la caveremo. E' inutile fare tutti e due delle domande e risposte. E' molto meglio che uno solo di noi faccia le domande e che l'altro dia le risposte. Per esempio, voi po­treste dare le risposte

. Francesca                    - Come vuole il signore...

Giovanni                       - Sì, sarà meglio, tanto più che io ho assoluta­mente bisogno di domandarvi qualche cosa. E' un quarto d'ora che vi aspetto in cucina..

. Francesca                    - Oh, signore. Perchè?

Giovanni                       - Perchè non volevo vedere la signora, prima di avere visto voi

. Francesca                    - Ma perchè, signore?

Giovanni                       - Vi ho detto di dare semplicemente delle ri­sposte. Io ho ricevuto poco fa un espresso della signora, con un invito a venire subito qui. Un espresso, dopo diciotto mesi che siamo divorziati! Ora voi dovete sapere che io tutte le mattine leggo i giornali... Francesca (spaventata) Ah!

Giovanni                       - E ogni mattina nel giornale, c'è una storia di questo genere: «Il signor Tal dei Tali, di 35 anni, si era separato alcuni mesi or sono da una certa Tal dei Tali, di trent'anni. Durante un ultimo appuntamento che il Tal dei Tali ebbe la debolezza di accordare alla sua ex moglie, questa lo supplicò di dimenticare il pas­sato e di ricominciare la vita in comune. Il Tal dei Tali rifiutò e allora l'ex moglie, irritata, fece fuoco con la rivoltella ». Io non credo che Maddalena sia capace di compiere dei gesti così vivaci; ma nella vita, non si sa mai! Ecco per­chè, prima di parlare con Maddalena, ho voluto prendere qualche informazione da voi. Perchè, ve lo confesso, se sì tratta di avere delle noie, preferisco far finta di non aver ricevuto l'espres­so. Voi non sapete di che cosa si tratta?

Francesca                      - No, signore.

Giovanni                       - La signora non vi ha detto nulla?

Francesca                      - No, signore.

Giovanni                       - Ma avrà detto qualcosa a delle amiche ?

Francesca                      - Non saprei, signore.

Giovanni                       - Ma che. cameriera siete? Non ascoltate dunque alle porte, per sapere quello che si dice?

Francesca                      - No, signore.

Giovanni                       - Viviamo decisamente in una tri­ste epoca! I domestici non si interessano più di nulla : nemmeno delle faccende intime dei loro padroni. Forse Maddalena mi rimpiange...

Francesca                      - Non credo, signore.

Giovanni                       - Che cosa ne sapete, voi? Voi probabilmente non mi rimpiangete; ma può dar­si benissimo che Maddalena mi rimpianga. Non ho lasciato gli stessi ricordi a voi e a Madda­lena. E' chiaro, dunque, che non potete rim­piangermi nello stesso modo. Quando vi parla di me, che cosa vi dice Maddalena?

Francesca                      - Non dice niente.

Giovanni                       - Come: non dice niente quando parla di me?

Francesca                      - Ma la signora non parla mai del signore.

Giovanni                       - Mai?

Francesca                      - Mai.

Giovanni                       - La cosa è ancora più grave. Pre­ferirei essere rimpianto. E com'è Maddalena in questi giorni? E' nervosa?

Francesca                      - Abbastanza. L'altro giorno, sem­plicemente perchè avevo rotto il vaso cinese...

Giovanni                       - Vi ha licenziata?

Francesca                      - Non esageriamo. Non mi ha li­cenziata; però mi ha detto: « Bisognerà che stia­te più attenta un'altra volta ». Per rimproverare così una domestica, bisogna essere molto ner­vosi.

Giovanni                       - Lo credo. Be' tanto peggio... Io mi azzardo. Venite ad aprire!

 Francesca                     - Aprire che cosa?

Giovanni                       - La porta.

Francesca                      - Quale porta?

Giovanni                       - La porta d'ingresso. Dal momento che ho bisogno di entrare. (Esce. Francesca, un po' stordita, lo segue. Si sente suonare. Fran­cesca va ad aprire la porta. Giovanni entra, con moitai dignità).

Francesca                      - Se il signore vuole sedersi. V:«do ad annunciarlo.

Giovanni                       - Certo! (Francesca prende il ve­stito che stava cucendo, ed entra nella camera. Si sente Francesca, che dice: « Signora, è il si­gnore »).

La voce di Maddalena - Digli che vengo su­bito. (Giovanm siede. Francesca ritorna).

Giovanni                       - (a Francesca) E' carina la mia casa, non è vero?

Maddalena                    - (entra) Buongiorno, Giovanni.

Giovanni                       - Buongiorno, Maddalena. State bene?

Maddalena                    - Oh! no...

Giovanni                       - Malata?

Maddalena                    - Niente affatto.

Giovanni                       - Allora, perchè mi dite « no » quando vi domando se state bene?

Maddalena                    - Non ho detto di no allo « state bene ». Ho detto di no allo « state ». Quando ci si è amati usando, il tu; quando si è litigato usando il tu, mi sembra stupido dirsi buongiorno usando il voi.

Giovanni                       - E' abbastanza giusto. Come stai?

Maddalena                    - Benissimo... E tu?

Giovanni                       - Benissimo.

Maddalena                    - E tua moglie?

Giovanni                       - Vedo che ti hanno detto che mi sono riammogliato.

Maddalena                    - L'ho saputo.

Giovanni                       - Ti secca?

Maddalena                    - No, ti ammiro.

Giovanni                       - Perchè?

Maddalena                    - Un uomo che torna a buttarsi nel fiume, subito dopo essere stato salvato... E' una cosa ammirevole, eroica. Insomma, tutto questo non riguarda che te. Ti ringrazio però di essere venuto così spontaneamente.

Giovanni                       - Era il mio dovere.

Maddalena                    - No, non era il tuo dovere. A-vresti potuto aver paura...

Giovanni                       - E di che cosa avrei dovuto aver paura?

Maddalena                    - L'ultima volta che abbiamo li­tigato, mi pare di averti lanciato qualcosa sulla testa.

Giovanni                       - Sì, una scatola di caramelle.

Maddalena                    - Sono molto nervosa lo ricono­sco.

Giovanni                       - Sì, cara, ma si trattava di cara­melle...

Maddalena                    - Sì, ma pensando alle caramelle, avresti potuto benissimo rifiutarti di venire.

Giovanni                       - Come mi conosci male;! Io non ho mai paura di niente...

Maddalena                    - Di' la verità, che cosa hai pen­sato, quando hai ricevuto il mio espresso?

Giovanni                       - Niente. Ho pensato che dovevi chiedermi qualche cosa.

Maddalena                    - E' proprio così.

Giovanni                       - Non ci voleva molto a indovinare. Una donna ha sempre qualcosa da domandare. Solamente, bisogna vedere che cosa domanda...

Maddalena                    - Prima di tutto vorrei farti una domanda. Mi dirai la verità?

Giovanni                       - Ma sì, dal momento che non sia­mo più marito e moglie...

Maddalena                    - Ecco: ti sono diventata un po' antipatica? Dimmi la verità!

Giovanni                       - Ma niente affatto. Al contrario...

Maddalena                    - Non esagerare, mi raccomando.

Giovanni                       - Ti giuro che non mi sei affatto antipatica.

Maddalena                    - Eppure io ti ho fatto soffrire...

Giovanni                       - Ma no, tu mi hai torturato molto; ma non hai fatto di me un infelice. Non è la stessa cosa. Se tu mi avessi fatto soffrire, adesso ti odierei oppure ti adorerei ancora. Invece ho per te una specie d'interesse, di curiosità, un sentimento che assomiglia molto alla simpatia... Certo, non ricomincerei a vivere con te, nemme­no per tutto l'oro del mondo ; ma per il semplice fatto che so di non dover mai più vivere in­sieme a te, io mi sento felice di essere, oggi, vicino a te.

Maddalena                    - Grazie.

Giovanni                       - Non ti sei offesa per quello che ti ho detto?

Maddalena                    - No, perchè io provo esattamente la stessa cosa per te.

Giovanni                       - Esiste una simpatia fra divorziati, come esiste una simpatia fra antichi camerati di reggimento.

Maddalena                    - Il piacere amaro di ricordarsi di alcuni cattivi momenti, che non si vivranno mai più...

Giovanni                       - Sì, il piacere di dire: « Ti ri­cordi la caserma di S. Vincenzo? ».

Maddalena                    - I giorni di consegna...

Giovanni                       - Che tristezza!... (La guarda ridendo) Ah! Maddalena, se tu sapessi come hai saputo essere noiosa...

Maddalena                    - Ero noiosa, non è vero?

Giovanni                       - E quando dico noiosa, uso ancora un termine impreciso, insufficiente.

Maddalena                    - Indovino il termine esatto. Ma anche tu, se sapessi come sei stato irritante!

Giovanni                       - Tu avevi soprattutto una mania... Una mania insopportabile. Quella di farmi delle domande stupide, superflue... « Se ti ingannassi che cosa faresti?... Se non ti volessi più bene, che cosa diresti?... ». E se non ti rispondevo a tono, cioè, secondo i tuoi desideri, mi tenevi il broncio per otto giorni di seguito. Avevi sempre l'aria di bocciarmi a un esame.

Maddalena                    - E la tua mania, dove la metti?

Giovanni                       - Come? Io avevo delle manie?

Maddalena                    - Una mania terribile... Te l'ho spesso rimproverata, non ti ricordi?

Giovanni                       - Mi hai sempre rimproverato tan­te cose!... Tu mi detestavi, non solamente in parte, ma al cento per cento...

Maddalena                    - D'accordo, ti detestavo. Ma de­testavo soprattutto la tua mania di riempire la conversazione di luoghi comuni, di frasi fatte, di proverbi. Frasi da giocatori di scopone...

Giovanni                       - Piccole frasi innocenti...

Maddalena                    - Sì, ma quelle frasi mi davano terribilmente ai nervi.

Giovanni                       - Acqua passata non macina più.

Maddalena                    - Vedi che me lo dici ancora? Idiota!

Giovanni                       - Vedi che hai ancora della sim­patia per me? Mi dai dell'idiota.

Maddalena                    - Allora, ecco. Ho un favore da chiederti.

Giovanni                       - Se è nelle mie possibilità...

Maddalena                    - Mi ricordo benissimo che si tratta di un favore che è nelle tue più sicure pos­sibilità.

Giovanni                       - Ho capito: si tratta di denaro.

Maddalena                    - No.

Giovanni                       - Meglio così. Di che cosa si tratta, allora? Di una pratica da sbrigare?... Una pra­tica che non hai voglia di sbrigare da te...

Maddalena                    - (sorridendo) Infatti... io...

Giovanni                       - Una pratica per la quale hai bi­sogno dì un uomo di fiducia?

Maddalena                    - Perfettamente.

Giovanni                       - Ebbene, di'...

Maddalena                    - Ecco... Vuoi accompagnarmi?

Giovanni                       - Dove vorrai.

Maddalena                    - Si tratta semplicemente di ac­compagnarmi al piano.

Giovanni                       - Accompagnarti al pianoforte?

Maddalena                    - Io canterò a vorrei essere ac­compagnata da te.

Giovanni                       - E che cosa vuoi cantare?

Maddalena                    - Una canzone qualunque.

Giovanni                       - Benissimo. (Suona la musica di una canzonetta di moda, una canzonetta qualuque) Questa ti piace?

Maddalena                    - Se vuoi...

Giovanni                       - Io non voglio nulla. Sei tu che vuoi cantare.

Maddalena                    - Va bene. Andiamo.

Giovanni                       - (comincia a suonare; poi fra se) Ma che sia diventata pazza?

Maddalena                    - (canta la prima strofa1 della can­zone; pai domanda) Ebbene?

Giovanni                       - Ebbene che cosa?

Maddalena                    - Non hai notato nulla?

Giovanni                       - No.

Maddalena                    - Allora canterò la seconda stro­fa. (La canta) Ebbene?

Giovanni                       - Ebbene, che cosa?

Maddalena                    - Continui a non notare nulla?

Giovanni                       - Non ho notato nulla.

Maddalena                    - Come? Non ti sei neppure ac­corto che stono?

Giovanni                       - Ah, per questo sì... Stoni...

Maddalena                    - E' precisamente quello che vo­levo farti notare. Da qualche tempo a questa parte, quando canto, stono...

Giovanni                       - Non si tratta di una malattia grave. Niente di male.

Maddalena                    - Sì.

Giovanni                       - Come, sì? Non fai mica la can­zonettista di professione...

Maddalena                    - No, ma...

Giovanni                       - Avevi forse l'intenzione di de­buttare in un varietà?

Maddalena                    - No.

Giovanni                       - Allora c'è modo di aggiustare le cose. Basta non cantare. Mi permetto di ag­giungere, in via di consolazione, che ci sono molte persone che stonano quando cantano; ma che continuano egualmente a cantare con en­tusiasmo.

Maddalena                    - Smettila, per carità. Sono io che debbo dirti qualche cosa e non tu. Andia­mo, lasciami parlare...

Giovanni                       - Parla.

Maddalena                    - Ti ho citato il caso del canto, come avrei potuto citarne cento altri. Per esem­pio, io sono sicura che se prendo qi\esto vaso in mano, finisco col lasciarlo cadere per terra. Però, siccome è un vaso a cui tengo molto, preferisco che tu mi creda sulla parola. Faccio per dirti, che potrei citarti mille esempi.

Giovanni                       - Se tu mi permetti di dire una parola, vorrei dirti che non capisco niente.

Maddalena                    - Quando si vuol domandare un servigio a qualcuno, bisogna prima di tutto di­mostrare a costui che il servigio chiesto è ne­cessario. E' appunto quello che sto cercando di dimostrarti. Non ti sei ancora accorto in che stato sono?

Giovanni                       - Un po' nervosa, come sempre.

Maddalena                    - Nervosissima, come non sono stata mai... Le mie dita tremano... La mia gola serrata mi costringe a stonare... Ho l'impressio­ne che tutti i miei muscoli danzino... Nelle mie gote... Nelle mie gambe...

Giovanni                       - Debbo sempre crederti sulla pa­rola?

Maddalena                    - Quando penso che diriotto mesi or sono, subito dopo il nostro divorzio, ero così calma... Calmissima!... Bei tempo!

Giovanni                       - Passò il tempo che Berta filava...

Maddalena                    - Ah, no, ti, prego... Niente frasi fatte.

Giovanni                       - Oh, scusa!

Maddalena                    - Allora ero piena di serenità... Pensa... Mi ero liberata di un marito... Mi ero liberata di te... Avevo scoperto la ragione pro­fonda del mio desiderio di divorzio... Avevo creduto che fosse... (Ride) Tu non lo sai anco­ra, scommetto, perchè ho divorziato da te?

Giovanni                       - Perchè litigavamo continua­mente.

Maddalena                    - Se tutte le coppie che litigano continuamente dovessero divorziare, non esiste­rebbe più nessuna coppia.

Giovanni                       - Allora, perchè ti avevo tradita...

Maddalena                    - Macché...

Giovanni                       - Eppure, a pensarci bene, mi pare proprio di averti tradita.

Maddalena                    - Se non si fosse trattato che di questo, ti avrei perdonato. No, io ho voluto divorziare da te, per colpa del tuo nome.

Giovanni                       - Giovanni.

Maddalena                    - No, per il tuo cognome.

Giovanni                       - Quarantanni... Perchè mi chia­mo Quarantanni?

Maddalena                    - Sì... Un giorno, in un salotto, ho sentito un signore domandare a una signora, dopo avermi indicata: « Chi è quella signo­ra? ». La signora ha risposto: « E' la signora di Quarantanni ». E' una cosa noiosa sentirsi chiamare « la signora di Quarantanni », quando non se ne hanno che trenta.

 Giovanni                      - Ed è per questo che hai divor­ziato?

Maddalena                    - Proprio per questo.

Giovanni                       - Ma tutto ciò è idiota. I Quaran­tanni sono una vecchia famiglia francese. Io credevo che tu fossi fiera di avere sposato un Quarantanni.

Maddalena                    - Dipende dal giro della frase... Se avessero detto : « Quella è la moglie del mar­chese di Quarantanni », non avrei detto nulla. Al massimo, si sarebbe potuto credere che i quarant'anni fossero i tuoi. Ma quando diceva­no: «Quella è una Quarantanni», mi irritavo. Perchè in questo caso i quarant'anni avevano l'aria di essere i miei... Se tu ti fossi chiamato Furfante o Tradito, avresti sempre potuto fare una domanda per cambiare il tuo nome... Esi­ste apposta il Consiglio di Stato... Ma non si può domandare di sostituire un nome che è se­colare, nonostante la facilità con cui questo no­me si presta alle freddure...

Giovanni                       - Ed è per colpa di queste scioc­chezze che hai voluto divorziare?

Maddalena                    - Se tu fossi una donna, mi com­prenderesti benissimo.

Giovanni                       - Ma sai che quello che mi dici è inquietante?

Maddalena                    - Perchè?

Giovanni                       - Perchè potrebbe darsi che una volta compiuti i quarantacinque anni, ti venis­se la voglia di risposarmi una seconda volta.

Maddalena                    - Non aver paura. Ciò che io desidero è non sposare più nessuno. Stavo per dirtelo. In un primo tempo, ho creduto che la ragione del mio desiderio di divorziare fosse il tuo nome. Ma il tuo nome non era che la ragione superficiale, apparente. La ragione véra è che tutto il mio essere ha bisogno di indipen­denza. Io sono stata magnificamente felice non appena ho cessato di vivere con te.

Giovanni                       - Grazie.

Maddalena                    - Non perchè si trattava di te in particolare; ma perchè si trattava di un marito, di un uomo. Da quando sono libera...

Giovanni                       - Libertà va cercando, che è sì cara...

Maddalena                    - Ancora una frase celebre con la barba.

Giovanni                       - Scusa.

Maddalena                    - Da quando sono libera, sto me­glio. La verità è che io non sono nata per essere una moglie.

Giovanni                       - E allora?

Maddalena                    - Sono nata meno ancora per essere l'amante di qualcuno. Non voglio pro­nunziare delle frasi difficili; ma debbo ricono­scere che non posso sopportare né la servitù, ne l'associazione.

Giovanni                       - Insomma, sei una individualista.

Maddalena                    - Essere in due, mio caro, signi­fica essere la metà di una unità.

Giovanni                       - E' proprio per questo, che la moglie si chiama la metà, ma...

Maddalena                    - Vedi, è come per gli uomini... Ci sono degli uomini che sono nati apposta per rimanere celibi. Io sono probabilmente un gio­vane celibe, che ha sbagliato sesso.

Giovanni                       - i Maddalena, è meglio essere la si­gnora di Quarantanni, che la vecchia zitella di trenta.

Maddalena                    - Non fare dello spirito. Sto par. landoti di cose molto serie. Voglio cercare di spiegarti il mio temperamento. Io non sono una selvaggia. Una conversazione mondana non mi fa affatto paura e so quel che debbo dire e tacere in qualsiasi salotto. Ma guai se il gruppo in cui mi trovo è composto di due sole perso­ne... Se finisco con l'essere sola con un signore, non va! Non sono più socievole. Ho paura di parlare, di essere approvata in quello che dico, mi sento tutta disancorata...

Giovanni                       - Ma è una malattia!

Maddalena                    - Mi rannicchio come un istrice. Divento diffidente, brontolona, bugiarda, osti­nata, litigiosa, vendicativa, infelice; sì, mio caro, soprattutto infelice. Tu ne sai qualche cosa, perchè siamo stati marito e moglie...

Giovanni                       - Un buon consiglio, cara: non ti rimaritare mai più.

Maddalena                    - E' il mio più ardente desi­derio.

Giovanni                       - Dipende solamente da te fare di questo ardente desiderio una calma realtà.

Maddalena                    - Per l'appunto.

Giovanni                       - Non capisco.

Maddalena                    - Accompagnami.

Giovanni                       - Ancora al pianoforte?

Maddalena                    - Sì.

Giovanni                       - Sempre la stessa canzone?

Maddalena                    - Sì. (Canta la terza strofa).

Giovanni                       - Sei più stonata di prima.

Maddalena                    - Perchè poco fa erano le cin­que. Adesso, invece, sono le cinque e un quarto. E siccome siamo più vicini alle cinque e mezzo...

Giovanni                       - r Questo mi sembra indiscutibile.

Maddalena                    - Ma, insomma, continui a non capire?

Giovanni                       - Ti confesso, con la massima ver­gogna, che non capisco...

Maddalena                    - Andiamo... Tu comprenderai facilmente che, da quando sono libera, esiste un certo numero di uomini che mi hanno fatto la corte, per cercare di rubarmi la libertà.

Giovanni                       - Lo immagino senza sforzo.

Maddalena                    - Ebbene, li ho messi tutti alla porta.

Giovanni -                     - La porta chiusa, parabola...

Maddalena                    - Ancora le tue frasi celebri...

Giovanni                       - Scusa.

Maddalena                    - Ma oggi...

Giovanni                       - Basta. La luce della verità piove su di me. Oggi tu aspetti qualcuno.

Maddalena                    - Precisamente.

Giovanni                       - E lo aspetti alle cinque e mezzo.

Maddalena                    - Perfettamente.

Giovanni                       - E all'idea che questo qualcuno sta per venire, le tue mani tremano, la tua gola si stringe e tu stonj più fortemente che alle cinque, perchè sì avvicina il momento in cui questo qualcuno arriverà.

Maddalena                    - Hai perfettamente indovinato.

Giovanni                       - Ma mia cara, tutto ciò è fatale, è umano. Arriva sempre, nel destino di una donna sola, un uomo più bello di tutti gli altri...

Maddalena                    - Non è affatto più bello di tutti gli altri.

Giovanni                       - Oppure più intelligente.

Maddalena                    - Ma non è affatto più intelli­gente.

Giovanni                       - Insomma, un uomo, che senza essere né più bello ne più intelligente di tutti, appare a te come il più bello e il più intelli­gente.

Maddalena                    - No, Giovanni, non è così.

Giovanni                       - Allora non capisco... E' così brutto e così idiota e tu lo ami lo stesso?

Maddalena                    - Ma non lo amo affatto.

Giovanni                       - Insomma, vuoi prendermi in giro?

Maddalena                    - Io parlo, invece, molto seria­mente.

Giovanni                       - Lo conosco?

Maddalena                    - Forse.

Giovanni                       - Chi è?

Maddalena                    - Il signor Gailletin.

Giovanni                       - Un signore alto, bruno, molto peloso?

Maddalena                    - Proprio lui.

Giovanni                       - Una specie di orangutango, con delle sopracciglia alla Charlot?

Maddalena                    - Sì.

Giovanni                       - Deve avere le braccia pelose come spazzole e le gambe da scimmia.

Maddalena                    - Non lo so. Può darsi.

Giovanni                       - Non lo sai ancora, ma vorresti saperlo.

Maddalena                    - ' No.

Giovanni                       - Scusa, allora perchè stoni di più alle cinque e un quarto che alle cinque?

Maddalena                    - Io non l'amo affatto. Ne cono­sco cento che sono più interessanti di lui e non voglio essere sua. E' chiaro.

Giovanni                       - Per essere chiaro, è chiaro.

Maddalena                    - Eppure è proprio così : io stono di più alle cinque e un quarto che alle cinque. Stono talmente, che alle cinque e mezzo non saprò resistere al signor Gailletin.

Giovanni                       - Perchè?

Maddalena                    - Te l'ho detto. Perchè da una parte ho un carattere da zitella; ma dall'altro sono un celibe mancato. Perchè un corpo si atrofizzi, bisogna impedirgli di sbocciare. Il mio è già sbocciato.

Giovanni                       - (sorridendo) Mi ricordo...

Maddalena                    - Ebbene, anche il mio corpo qualche volta se ne ricorda.

Giovanni                       - Ah!

Maddalena                    - Sono stata donna con te e poi, dopo di te, non lo sono, mai più stata. Capisci?

Giovanni                       - Indovino.

Maddalena                    - E siamo divorziati da un anno e mezzo.

Giovanni                       - E' effettivamente molto.

Maddalena                    - Aggiungi che io sono una don­na onesta... Eppure, qualche volta, la presenza di quest'uomo, che non amo, mi turba, mi os­sessiona... Mi sento attratta, debole, vinta. E* spaventoso... Basterebbe che lui posasse una mano su di me...

Giovanni                       - Capisco, se la posasse non po« Iresti più cantare del tutto...

Maddalena                    - Gli griderei : « Non voglio » con tutta la mia voce; ma lo lascerei fare.

Giovanni                       - Capisco... E' la vita.

Maddalena                    - Ammettiamo pure che io riu­scissi a liberarmi da lui. La stessa storia ricomincerebbe poi con un altro, con qualunque altro...

Giovanni                       - E il qualunque altro potrebbe anche essere peggio del signor Gailletin.

Maddalena                    - Ti giuro, Giovanni, che non si tratta assolutamente di avere una fantasia ecci­tata o eccitabile, ma...

Giovanni                       - Capisco, la fame... Non è più appetito: è fame. Tutto ciò è perfettamente na­turale, mia cara. Per vivere, bisogna qualche volta mangiare...

Maddalena                    - Proprio così... Ecco... Hai ca­pito benissimo, Giovanni. Ma come vedi, tutto ciò è terribile. Io sono una donna onesta...

Giovanni                       - L'onestà è una cosa che com­plica sempre le cose...

Maddalena                    - Se un giorno, mio malgrado, mi lascio prendere fra le braccia da quest'uo­mo, sarò costretta a restarci, e io anzitutto non l'amo, e poi non voglio più saperne di ma­trimonio.

Giovanni                       - E poi, divorziando, ricomince­resti da capo con un altro, qualche mese dopo.

Maddalena                    - E' vero. Insomma, sono in­felice...

Giovanni                       - Mia povera Maddalena...

Maddalena                    - Se sapessi come tutto ciò mi irrita. Gailletin sta per venire e io sento che sarò senza forze. La cosa accadrà. Quando penso che per ritornare calma, per ritrovare la forza di rimanere indifferente, per ritrovare la forza di ascoltare tranquillamente la sua corte, baste­rebbe una piccola cosa...

Giovanni                       - Capisco, ti basterebbe un pic­colo pasto... Non avresti più fame...

Maddalena                    - Gli uomini, in questo senso, sono più fortunati. Se per caso hanno a che fare con una donna troppo civetta e se vogliono rimanere indifferenti con questa donna, non è loro difficile arrivare dopo aver pranzato.

Giovanni                       - Bisogna riconoscere che, a pro­posito di queste circostanze, la vita è stata mol­to cortese con gli uomini.

Maddalena                    - Ma una povera donna onesta, che cosa deve fare? Non può mica andare a do­ mandare ai passanti la sua placidità. ,

Giovanni                       - Evidentemente.

Maddalena                    - (dopo una piccola pausa) A meno che...

Giovanni                       - Che cosa?

Maddalena                    - A meno che una donna non sia già stata maritata.

Giovanni                       - (ridendo) Ah! Ah!

Maddalena                    - Bisogna naturalmente che il marito non detesti la sua antica moglie... che si renda conto della gravità della situazione e che abbia un po' di cuore per aiutare la donna a evitare la catastrofe.

Giovanni                       - Sì; è un questione di cuore...

Maddalena                    - .Tu mi capisci? Non si cessa di essere una donna onesta per il fatto di appartenere una volta di più a un uomo a cui questa donna ha già appartenuto tante volte.

Giovanni                       - Una volta di più, una volta di meno...

Maddalena                    - Aggiungi ancora che la Chiesa non riconosce il divorzio...

Giovanni                       - E poi è una questione di date.

Maddalena                    - Lo stesso gesto, che era un do­vere l'anno prima... Tu capisci bene, Giovanni, che se mi permetto di domandarti una cosa si­mile, è proprio perchè...

Giovanni                       - E' proprio perchè non puoi fare altrimenti. (Guarda Vorologio) Le cinque e venti.

Maddalena                    - E allora?

Giovanni                       - La camera è sempre là?

Maddalena                    - Sempre.

Giovanni                       - (aprendo la porta) Vai avanti... Il peggior passo è quello dell'uscio.

Maddalena                    - Giovanni, ti prego.

Giovanni                       - Oh, scusa!... (Entrano nella ca­mera. Nello stesso tempo si sente suonare alla porta. Francesca va ad aprire. Il signor Gaille­tin entra. Si vede che ha fatto una accurata toe­letta. Ha un mazzo di fiori in mano).

Gailletin                        - Io sono un po' in anticipo. Ma non disturbate la signora. Aspetterò. (Si siede. Posa il mazzo di fiori. Tira fuori i polsini. Si pettina i capelli. Sfoglia un giornwle. Mangia un cioccolatino. Poi un caucciù profumato, per migliorare l'alito. Ispeziona i mobili della stan­za. Riprende il giornale. Poi, a un tratto, sente del rumore. Guarda l'orologio. Si impazienti­sce) Ma che cosa fa? (La porta si apre e Madda­lena e Giovanni rientrano).

Maddalena                    - Non vi conoscete? Il signor Gailletin, un buon amico... Il signor Quarantanni, mio ex marito.

Gailletin                        - Signore.

Giovanni                       - Signore...

(Strette di mano. Giovanni e Maddalena guar­dano Gailletin, sorrìdendo. A un tratto Giovan­ni va al pianoforte e riprende la canzone di poco prima. Maddalena si mette a cantare; que­sta volta senza stonare. Gailletin ascolta, sbalor­dito).

Giovanni                       - (chiudendo il pianoforte) Adesso mi sembra che possa andare...

Maddalena                    - Sì, può andare... Grazie, Gio­vanni.

Giovanni                       - Nulla, signora. Sempre a vostra disposizione. (Saluta) Signore... La signora è servita. (Esce, mentre cala in fretta il sipario).

FINE