La signora virtù

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LA  SIGNORA  VIRTU’

                                                        Atto unico

Personaggi:

SignoraPerella……………………………………La Virtù

ProfessorePaolino………………………………..L’amante

Capitano Perella…………………………………..Il cornuto

L’opera è tratta dalla commedia in tre atti di L. Pirandello “L’uomo, la bestia e la virtù”

Sulla scena è stata approntato lo studio del professore Paolino. In scena c’è detto professore e la SignoraPerella.

Sig.raPerella- (visibilmente turbata, facendo piccoli rutti) Sono perduta…sono finita, nonc’è più rimedio per me… La morte sola…-

Paolino- Ma non puoi sforzarti di non fare questi rutti, perdio?-

S. Perella- Mi viene qua, all’improvviso…Una specie di contrazione! Dio che vergogna e il “Segesta” arriva alle cinque! Dovevo avvertirti! E non ci sono più dubbi. (rutta) Lo vedi? Come farò? Come farò!-

Paolino- Sai quando partirà?-

S. Perella – Domani!-

Paolino- (riflettendo) Domani… domani…-

S. Perella … e starà via almeno per altri due mesi.-

Paolino.- Ah! Allora passerà qui soltanto questa notte? Quindi…-

S. Perella- Non t’illudere, farà come tutte le altre volte: Dormirà da solo!-

Paolino. No, perdio, no!-

S. Perella- Fa sempre così.-

Paolino- E ora non deve farlo!-

S. Perella- E come?  Come? Sono perduta!-

Paolino- Bisogna… escogitare…qualcosa…vediamo…un po’… Eco, ci sono: Devi provocarlo, in una parola: sedurlo!-

S. Perella- E come? Come una sciantosa? Non sono il tipo, lo sai.-

Paolino- No, macchè sciantosa… Ecco, una via di mezzo, magari con un’acconciatura, diciamo, seducente.-

S. Perella- Così? Come mi sono acconciata per incontrarti?-

Paolino- (esaminandola un po’ disgustato) No, macchè acconciatura così! No! Proprio no! Ci vuol altro… ci vuole…-

S. Perella- Perché, cosa c’è che non va?-

Paolino- (spazientito) Ohhh, ma perché così! Non va!-

S. Perella- Più di così? Dio questo vestito sa quanto m’è costato!-

Paolino- Lo vedo! Ma così non va!...proprio proprio. –

S. Perella- E come, allora?-

Paolino- (sempre spazientito) Come, come…insomma, devi compiere un sacrificio, ma bisogna che tu lo compia –intero! Ecco più…più (accenna al seno).-

S. Perella- Più… più scollata?-

Paolino- (categorico) Si! Vedi, tu hai delle grazie. Dei tesori di grazia nel tuo corpo, che tieni gelosamente nascoste, santamente custodite-. Ora bisogna che tu ti faccia violenza. Insomma: Mostragliele!-

S. Perella- No, no…poi sarebbe inutile… (sconfortata) non ci ha mai badato.-

Paolino.- Ma dobbiamo appunto forzarlo a badarci! Ecco – lascia fare a me – mettiamoglielo sotto gli occhi. Guarda…permetti? …così.-

S. Perella- Ma no! li sa già, ma non se ne cura.-

Paolino- Lo vedremo. Maora tu ricordagliele … eppoi, credo… credo che tu non hai mai saputo farli valere.-

S. Perella- Farli valere?  E come?-

Paolino- Come? Vedi, tu non immagini neppure come! Tante lo sanno bene!-

S. Perella- Ma come fanno! Come fanno!-

Paolino- (imbarazzato) Niente… ecco…ma no… insomma si: Non nascondono così tanto, ecco! Ora lasciami fare! Non abbiamo più tempo da perdere. Io ho avuto un’idea che ti dirò dopo. Ma tu, prima di tutto, metti via questa camicetta da funerale! Viola! Deprimente! E mettine una… una rossa, vivace. (la S. Perella sta per protestare e Paolino la blocca col gesto)Non protestare! Per carità! Metti quella di seta giapponese e… scollola! In nome di dio, scollola! Aprila bene, mostra, metti in vista, mi raccomando molto! Almeno fin qua (indica sul seno di lei, molto giù).-

S. Perella- Ma tanto no!-

Paolino- Ma tanto si! E pettinati un po’ meglio, per carità. Fatti qualche ricciolo sulla fronte. Qua, uno lungo in mezzo alla fronte, a gancio! E altri due sulle gote, sempre a gancio.-

S. Perella- A gancio? Oh Dio, come a gancio? Perché?-

Paolino- Perché si! Da’ ascolto a me! Vai, vai cara… e scolla, scollala molto, la camicetta! Renditi seducente. Almeno provaci. Ora vai a casa, più tardi ti raggiunerò io e ti darò una sistematina con tutto ciò che serve. Io intento metto in atto la mia idea. Vai, a dopo.-

Buio

Quando riprende la luce, siamo in casa Perella. In scena Paolino e la S. Perella.

Paolino- (esaminando la donna) La camicetta va bene, ora vai e provala. Io intanto esamino qua la tavola se non ci manca nulla per il pasto della belva! (sistema qualcosa) Così, così…E intanto quella marmotta di Totò, ancora non viene!(guarda l’orologio) Mi disse cinque, fra cinque minuti sarò lì… eccoli qua, i cinque minuti del signor farmacista! Un’ora! E’ passata un’ora!-

S. Perella- (da fuori scena) Paolino, che vergogna!-

Paolino- Sai, la tua vergogna non avrà nemmeno il coraggio d’arrossire. Ma ho qua l’occorrente, non temere, l’ho portato con me. Ho qua tutto. (tra se) Dico di quell’imbecille di Totò che non mi porta quelle cose. Sono sulle spine. A fidarsi! Se non fa in tempo! Mi disse: “ Vai, fra cinque minuti sarò da te…”-

S. Perella- (entrando) Eccomi, ma muoio dalla vergogna… oh no…(si copre il viso)-

Paolino- Via, via, giù codeste mani! Ma non capisci che bisogna che egli veda?-

S. Perella- Eccoti, eccoti…-

Paolino- Accidenti! Codesto spettacolo della virtù che si prostituisce così! Mi fa…mi fa…Ma su, su…bisogna che tu affronti tutto con coraggio! E tocca a me di fartelo il coraggio!-

S. Perella- Giovasse almeno.-

Paolino- Così no, di certo! Desi persuadertene! Così non giova a nulla! No! Sorridente, sorridente, cara! Provati, sforzati a sorridere!-

S. Perella- Non ce la faccio. Non ne posso più… non ne posso più…-

Paolino.- Come! Ti rimetti a piangere? Ridevi così bene quando t’ho fatto il buffone…Ah, è disperazione, lo so. Bene, ora ti debbo truccare! Su asciugati bene gli occhi. Le guance! Sei pallida! Sei smorta! Come vuoi che la bestia capisca la finezza del bello delicato, la soavità della grazia malinconica? Ti trucco! Alza la faccia!... così! (gliela alza)

S. Perella- Ah, Dio, fa’ di me quel che vuoi…-

Paolino.- Ecco, aspetta…prima le guance…così, così… per lui, che non capisce altro, devi essere come una di quelle! Così…la bocca adesso…Gli occhi. Non piangere sennò sciupi tutto.  Ora rafforzo col lapis le sopracciglia così, così…(s’allontana per ammirare il lavoro fatto) Lasciati vedere adesso! (soddisfatto) E ora dica il signor Capitano Perella, se…questa vale di più di quella signora di Napoli!-

S. Perella- Oh Dio sono uno spavento! Una maschera orribile!-

Paolino- Quella che ci vuole per lui! Sotto quella maschera, ci sei tu, che ne spasimi, tu come sei per te stessa e per me, cara! E tutto questo per il nostro amore!-

Bussano alla porta

Paolino- Vado io! (tra se uscendo) Dev’essere Totò che mi porta quello che m’occorre  (esce e rientra subito dopo raggiante) E questa è fatta!-

S. Perella- Chi era?-

Paolino- Era Totò il farmacista, m’ha portato la nostra salvezza (mostra con orgoglio una boccettina piena di pillole azzurre)-

S. Perella- Sono medicinali? (Paolino afferma con la testa) Servono a te? (Paolino fa cenno di no) E allora?-

Paolino.- E allora, mia signora purissima, con queste pillolette azzurrine, risolveremo il nostro problema.-

S. Perella- E come, di grazia?-

Paolino.- Come? Con una semplicità estrema… ah la scienza, a cosa arriva. Vedi cara, (scuote il flaconcino) queste pillole sono americane. Totò le ha avute tramite il Vaticano, e sono un portento! Tu, ora, da questo flaconcino di pillolette azzurre – nostra salvezza- diciamo che ne prenderai una…anzi due…meglio tre, e le metterai nel suo piatto, (trucemente) nel piatto della bestia! Dove grufolerà, le mangerà insieme alla pastoia…-

S. Perella- Pastoia? Non Capisco.-

Paolino- In senso metaforico, per bacco. Allora, dicevo, le metterai nel suo piatto, ben triturate, eh, mi raccomando, poi insaporisci la pietanza con qualche spezia, per evitare che(con disprezzo) il maiale s’accorga dello strano sapore che, forse, le pillole possono aver dato al pasto, e aspettiamo qualche ora, dopo vedrai che effetto! Effetto? No! Sarà un effettone! Siamo salvimia cara (tra se) E speriamo che quella specie di farmacista non si sia sbagliato…altrimenti lo strozzo! (poi alla signora) Anzi, facciamo così cara, per sicurezza mi inviterai a cena, io porterò il dolce, preparato a dovere con dentro altre pillolettine, e se va storta la prima ipotesi, andrà senz’altro bene la seconda. Ah, la bestia è goloso di dolciumi, mi pare, vero?-

S. Perella- Ghiottissimo.-

Paolino- Allora andrà tutto bene, vedrai.-

Buio in scena. Quando la luce riprende, ci sarà la tavola apparecchiata. In scena ci sarà il Capitano Perella e Paolino che bevono un liquore. Entra la SignoraPerella.

Capitano Perella- (sbuffando il liquore dalla bocca per la meraviglia) Uh… ma guarda…uh che abbondanza… e che cos’è? (aPaolino) Professore! Ah, ah, ah, ah! E non è sbalordito anche lei di questo spettacolo?-

Paolino- Io? Nien… niente affatto!...Scusi, perché? Vedo che…che la signora s’è… s’è messa con una certa cura…-

Capitano Perella- Cura? La chiama cura, lei? S’è mascherata! S’è… s’è scodellata tutta! Ah,ah,ah,ah!-

S. Perella- Ma Francesco... Dio mio…scusa…-

Capitano Perella-Ti sei forse mascherata così per me? No, no,no,nono! Ah, grazie!No, no, no, no! Puoi pure chiudere bottega! Non compero! (aPaolino) Passò il tempo, caro professore! Non me ne sento neanche toccar l’ugola! (alla moglie) Grazie cara, grazie! (brusco) Va’, va’ a lavarti la faccia, va’…Eppoi, voglio andare a tavola, io! Subito! Ho fame!-

S. Perella- E’tutto pronto, Francesco.-

Capitano Perella – Pronto? Ah, brava! Possiamo allora sedere? Lei professore, è con noi?-

Paolino- (guardando la signora) Ma… si, credo…-

S. Perella- Si, si. Francesco… il professore è invitato…-

Capitano Perella- Mi fa piacere. Venga, venga, professore, segga. Ma non si scandalizzi, perché, mangio, io, sa? Mangio! E si vede, eh? Si vede (mostra l’epa, poi alla moglie che sta per sedersi) No, no, cara: fa’ ilpiacere, senti…se non vuoi andare a lavarti, non mi seder di fronte, (disgustato) così conciata! Sennò mi metto a ridere di nuovo, e qualche boccone, Dio liberi, mi può andar di traverso. (poi tentennando la testa, incredulo) Ma che idea t’è venuta, dì?-

S. Perella- Oh Dio, nessuna idea, Francesco…-

Capitano Perella- E come, allora? Così (schiocca le dita) Ah, ah, ah, ah! Possibile che lei, sul serio, professore, dica che…-

Paolino- (interrompendolo livido in viso per la tensione) Ma si! Dico che lei dovrebbe riconoscere, scusi, sa’, dovrebbe riconoscere che la signora, così, sta benissimo!-

Capitano Perella- Benissimo, sì… non dico di no! Ma se fosse un’altra, ecco! Se fosse una…lei m’intende! Ma come moglie, no…scusi! Come moglie, così, dica la verità è buffa! (scoppia a ridere) Niente! Rido! (cercando di calmare la risata e facendo cenno)  Abbia pazienza, professore: la faccia sedere qua, al suo posto; e segga lei di fronte a me.-

Paolino- (riluttante) Oh, per me…(con rassegnazione) come vuole…-

Capitano Perella- Scusi,sa, grazie… (alla moglie) Oh, dunque, si mangia? Insomma, dico, si mangia, si o no?-

S. Perella- Ecco, ecco, Francesco…(s’affretta a preparare, ma per l’emozione prende tempo, s’attarda a sistemare , poi si decide, s’avvicina e scodella).-

Capitano Perella- Finalmente! Di grazia, che fa? Che fa? (scrolla la tavola) Che fa? Io voglio esser servito a tamburo! T’ho detto mille volte che a tavola non voglio aspettare. Da’ qua! (per la foga prende male il piatto) Ah, perdio! Come lo porgi (si versa addosso ilbrodo) Ecco! Me lo sono meritato! M’è passato l’appetito! Mangiate voi! Non voglio più mangiare! (s’alza, va per uscire)-

Paolino- (correndole dietro) No, guardi…per carità, signor Capitano …-

S. Perella- (accorrendo pure lei) Pensa, pensa che abbiamo un ospite a tavola, Dio mio, Francesco.-

Capitano Perella- (a Paolino) Mi fa dannare, caro professore, mi fa dannare in questa casa! Lei vede? (mostra il vestito macchiato di brodo)-

Paolino- Io la prego d’aver un po’ di pazienza.-

Capitano Perella- Ma che pazienza! Me lo fa apposta!-

S. Perella- Io… io cerco di far tutto per lasciarti contento…-

Capitano Perella- Guarda che faccia…guarda che faccia…Va bene, per lei, professore, sa! Mi arrendo a lei! Ma non garantiscoche arriviamo alla fine.-

Paolino- (veemente) No! non lo dica!(poi conciliante) Speriamo…insomma, sì,  speriamo che non troverà più ragione di lamentarsi, naturalmente per la signora…-

Capitano Perella- Che vuol sperare! Per colpa di …quella…non mi riesce più, da anni, a casa mia, d’arrivare alla fine del pranzo! (mangia poco e malvolentieri) Va bene, basta così…(allontana il piatto, sta per alzarsi).-

S. Perella- (intervenendo premurosa) Francesco, il professore ha portato il dolce, dovresti assaggiarlo…perlomeno un poco…s’offenderebbe…-

Capitano Perella- Non s’offende.-

S. Perella- Ti dico di sì.-

Capitano Perella- S’offenderebbe lei professore? (lievemente minaccioso)-

Paolino-(prima intimorito dal tono, poi per il mancato effetto delle pillole, deciso) Ecco…vede…insomma…(con coraggio come se affrontasse il plotone d’esecuzione, gonfiando il torace) Ebbene sì! M’offenderei!-

Capitano Perella- (sorpreso) Va bene, va bene, non s’offenda…per così poco. (alla moglie, risedendosi) Dammi il dolce.-

S. Perella- (servendo una fetta di dolce, con un sorriso invitante) Eccoti, caro…-

Capitano Perella- Questa la chiami fetta? Dammi quella! (prende il resto del dolce e mangia voracemente, sotto lo sguardo compiaciuto dei due) E prepara un po’ di marsala!-

Paolino- (ormai pago dalla golosità del Capitano) Oh, sa, se è per me…-

Capitano Perella- (continuando a mangiare voracemente) Ma è per la cosa in se stessa! Per tutto quello di previdenza, d’ordine, di buon governo a casa mia! E la signora, invece, pensa a lisciarsi!-

S. Perella- (ferita) Io?-

Capitano Perella- Ah, no? Lo negheresti?-

S. Perella- Ma… ma è la prima volta, Francesco…-

Capitano Perella- (afferrando la tovaglia, strappandola giù con tutto quello che vi sta sopra e balzando in piedi) Ah, perdio!-

Paolino- (spaventato) Capitano … Capitano!!-

Capitano Perella- Guardi! Osa rispondermi, perdio!-

S. Perella- Ma che ho detto?-

Capitano Perella.- E’ la prima volta? Sia l’ultima, sai! Perché, tanto, con me, è inutile! Non mi pigli! Non mi pigli! Piuttosto mi butto dalla finestra! Va’al diavolo! (esce furiosamente)-

S. Perella- Hai sentito? Dice che piuttosto si butterebbe dalla finestra!-

Paolino- (facendo il gesto di parlare piano) Ssst, aspetta! Bisogna aspettare!-

S. Perella- Tu ci speri? Io non ci spero più, Paolino.-

Paolino- Ha mangiato! E Totò mi ha detto di non dubitare… di star sicuro… farà effetto…(incurvandosi) speriamolo…-

S. Perella- Ma se non ne ha quasi mangiato…-

Paolino-… il pasto, ma il dolce? Ne ha mangiato tanto che potrebbe fare effetto anche su un elefante… (c.s.)  Speriamo…-

S. Perella- Pillole o non pillole, io dico che lui! Insomma, non lo conosci. Si, piuttosto si butterebbe dalla finestra…piuttosto di… Comunque, io sono qua, Paolino. Aspetto… aspetterò tutta la notte… purtroppo invano…-

Paolino- Ma bisogna un po’ di fiducia! Può giovare, se ne hai, per attirarlo. Si! Si! Io credo nella forza dello spirito! E tu devi averne! Pensa che, se no, c’è l’abisso aperto per noi! (disperandosi) Io non so che faccio…non so che faccio…domani! Per carità, anima mia.-

S. Perella- Ma si… ecco…vedi? Io mi metto qua…così…(si stende su una poltrone, e, goffamente fa la donna fatale)-

Paolino- Si… si… ecco… così… oh santa mia! Ti prego, ti prego di farmi trovare un segno domani, domani all’alba. Questa notte io non dormirò. Verrò domattina all’alba- si all’alba- davanti alla tua casa. Se è sì, fammi un segno (si guarda attorno): ecco guarda, uno di questi vasi di fiori qua, lo metti alla finestra della veranda là, perché io lo veda dalla strada, domani all’alba. Hai Capito?-

S. Perella- Io sonoqua. A domani, Paolino.-

Paolino- Così sia. (guardando verso l’alto)-

Buio. Quando la scena riprende, c’è il Capitano. Indossa la veste da camera. 

Capitano Perella – (affacciato al balcone) Oh, buon giorno professore! E come, fuori a quest’ora? Da queste parti? (tendendo l’orecchio) Che?... già…anch’io…un po’ d’aria… Questo venticello…si. Delizioso. Vuol venire su? Le offro una tazza di caffè…Si, bravo, venga (si sistema il fazzolettino nel taschino ecc. pochi secondi ed entra Paolino) Ehi, professore che sveltezza! E’ salito di corsa?-

Paolino- Si. Tornavo dallo scalo, quando ho visto gente davanti alla sua casa che guardava in su. Ho subito pensato che forse era caduto qualcosa dal suo balcone…che ne so, forse un vaso…un vaso di fiori…-

Capitano Perella- Vasi? Che io sappia,no.-

Paolino- No… m’era parso. Visto che la gente guardava in alto… allora ho immaginato che forse…qualcosa fosse caduta dalla sua finestra…-

Capitano Perella- Ma, credo nessuno…Eccoli i vasi, tutti e cinque.-

Paolino- (quasi addolorato) E allora… allora…niente…-

Capitano Perella – Niente!-

Paolino- (con un ultimo filo di speranza) Non parliamone più… vedo che è mattiniero...-

Capitano Perella- Ma anche lei, professore, s’è levato per tempo e s’è fatto una passeggiatina igienica. Fa bene, fa bene, igienico, passeggiare di buon mattino!-

Paolino- Igienico. Già!(tra se) Io l’uccido! Parola d’onore, io l’uccido!-

Capitano Perella- Eh, professore, non c’èdi meglio qua,per uno che è nervoso. Fuori si svaporano tutte le ubbie.-

Paolino- Infatti, si… non ho dormito bene questa notte, e…-

Capitano Perella- Ah! Neanche lei, Non me ne parli!-

Paolino- (ansioso) Non… non ha dormito bene…anche… lei?-

Capitano Perella- (con rabbia) Non ho dormito affatto, io!-

Paolino- Vedo, vedo… guardavo, difatti, che lei è molto sbattuto… un po’ pesto, ecco.-

Capitano Perella- Se non ho chiuso occhio! Una nottataccia d’inferno! Il caldo… forse… io non so!-

Paolino-Caldo, già…Ha fatto un gran caldo questa notte…e, forse si sarà anche alzato di letto…forse?-

Capitano Perella- Anche…si.-

Paolino- Eh, me l’immagino… quando illetto scotta…col caldo…in quella camera…-

Capitano Perella- Un forno!-

Paolino- E ne sarà uscito, no? m’immagino…-

Capitano Perella- Si… difatti ne sono un po’ uscito. Sa? ad un certo punto mi sono sentito di soffocare. E’ una disperazione questa maledetta casa. Vi soffoco! Vi soffoco! Non vi posso neanche dormire quieto… sarà anche il caldo …ma… una smania… ma una smania…(gridando) E m’arrabbio! M’arrabbio!m’arrabbio!-

S. Perella- (entrando preoccupata) Oh Dio… che cos’è-

Capitano Perella- E’ il caldo, il caldo… stanotte e anche adesso! Lo sa Dio cos’è, chi ce ne capisce…ma si soffoca dal caldo, m’affaccio alla finestra.-

S. Perella- Calmati, sì, prendi un po’ d’aria, ti farà bene. (a Paolino) Professore, guardi, piuttosto m’aiuti lei…( s’avvicina al portafiori e fa per prendere un vaso) M’aiuti, la prego…(con un sorriso splendido)-

Paolino- (raggiante) Ah, si? Eccomi signora. Questo vaso (lo prende) Vuole che lo porti in veranda?-

S. Perella- Si…malo dia a me questo… lei ne prenda un altro, se non l’ha a male…-

Paolino- (quasi ballando) Un altro? A male? io? Ma ne sono felicissimo!-

S. Perella- E allora… la prego…(colloca il vaso sul davanzale della finestra)-

Paolino- Ecco… ecco, dove lo mettiamo?-

S. Perella- Lì, grazie (seguitando a mettere altri vasi sul davanzale, seguita dallo sguardo soddisfatto di Paolino)-

Paolino- (correndo, quindi, ad abbracciare il Capitano)Ah, mi scusi tanto, caro Capitano, mi scusi.-

Capitano Perella- Scuso? E di che?-

Paolino- Di tutte le bestialità che ho detto circa i vasi di fiori. Sa un nervoismo…Ma ora è tutto passato. Sono contento…(affacciandosi) che brezzolina (guardando  in su) guardi che azzurro…che bella cosa l’azzurro. Veda, l’azzurro spreme i sensi, li stuzzica…li fa risvegliare (allusivo) … ah, che bella giornata s’è fatta! E questi vasi… uh quanti vasi, là!-

S. Perella- (ad occhi bassi) Fanno rinascere e ridanno la vita…-

Capitano Perella- (sornione) …a una casa, già! (sentenzioso) Eh, caro professore, bisogna essere uomini! Veri uomini! (si tocca il petto col dito)-

Paolino- Ah, certo, si capisce…(alludendo alle pillole contenute nella boccettina, con la quale sta giocherellando, avvicinandosi al capitano) A lei è facile, tutto facile…Capitano…poi, con una signora come la sua: una Signora Virtù! (contempla i vasi e accarezza i fiori, poi sentenzioso) Una vera Signora Virtù!-